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Autore: Coleottero    07/07/2016    1 recensioni
E forse il fuoco non è solo sinonimo di morte
Forse il fuoco può portare nuova vita
Dalle ceneri la Fenice può risorgere
Ma c'è un problema:
è solo una bambina
~Dan R. Jumper~
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per una volta, Jenny aveva seguito il filo del discorso senza porsi domande; forse perché era troppo distratta dalle fiamme che ancora avvolgevano Venius, poiché stavano assumendo una sgradevole gradazione di colore sempre più scura. Moiry ridacchiò 
-Non potete battere la saggezza millenaria di questo vecchio-
-Anziano- tossicchiò Ettore.
-Come prego?-
-Si dice anziano. "Vecchio", come lo stai dicendo tu, è dispregiativo. Le buone maniere, insomma!- .
Jenny guardò il Minotauro meravigliata. Non credeva fosse in grado di formulare una frase così complessa. Fino a quel momento aveva praticamente mugghiato e basta!
La voce dell'Erede di Grifon divenne più acuta, come quella di un adolescente isterico -Beh DEVE esserlo, stupido caprone!-
-Sii gentile- continuò Ettore -Sii gentile o ti pentirai di avere i capelli rossi-.
-Immagino che le corna stiano premendo sul tuo piccolo cervello, per farti dire tali scemenze- osservò Moiry. A proposito di corna, Jenny notò che quelle di Ettore si stavano ingrossando. Il pelo del manto si stava allungando, rimanendo però con un estremo sospeso, come in assenza di gravità. René si mise una mano davanti alla bocca -Ettore? Ettore si sta arrabbiando. Tolgo mantella, sennò si rompe-. Si fece sollevare dal maestro Cremly per raggiungere l'altezza del collo del Minotauro, i cui occhi erano stati completamente invasi dal colore rosso. Jenny ricordò tutte quelle voci che dicevano che i tori impazzivano per quel colore. 
Nel tempo che René impiegò per slacciare la mantella, Moiry impartì a Venius -Dai, vecchio, attacca-. 
-Si dice "anziano"- ripeté Ettore l'istante prima di partire in una corsa sfrenata verso l'Erede di Grifon, lasciando René di stucco, ancora con in mano la mantella. 
Anche Venius, come gli era stato ordinato, partì all'attacco, correndo proprio verso Ettore.
Ma quando i due si raggiunsero e uno scontro diretto sembrava ormai inevitabile, il Minotauro si lasciò cadere a terra. Per la rincorsa presa, scivolò avanti di parecchi metri, schivando così un potente pugno di Venius, che sorrise, felice di aver fatto cilecca. Ettore si rialzò e riprese a correre verso Moiry, che sembrò impallidire. Ettore ce l'aveva in pugno.
Ma poi qualcosa andò storto. Dopo aver mancato Ettore, Venius non era rimasto lì impalato ed aveva iniziato ad inseguirlo. Era parecchio veloce, tanto che raggiunse il Minotauro e addirittura lo superò. Spiccò un salto, lo afferrò per il corno buono e, grazie allo slancio preso, lo tirò verso il basso, fino a quando il corno non toccò il pavimento. A quel punto Venius mollò la presa e si scansò. Il corno di impuntò nel marmo ed Ettore cadde rovinosamente a terra, raggiungendo rotolando l'ormai sorridente Erede di Grifon. Le corna tornarono alla loro dimensione normale e i peli della folta pelliccia si accorciarono, afflosciandosi di nuovo sotto l'effetto della gravità. 
René cacciò un urletto mentre Jenny si voltò e si rivolse al resto della squadra -Dobbiamo intervenire!-. Gli altri si riscossero dalla sorpresa e si scambiarono una serie di sguardi per verificare che fossero tutti pronti. Non avrebbero attaccato uno alla volta, sarebbe stato stupido. Stavano per avanzare quando una voce sibilante intervenì -Se vi può interessare, avrei un consiglio-. Tristan individuò a fatica chi aveva parlato, tanto si mimetizzava tra le ombre, e poi esclamò con un moto di terrore -TU cosa ci fai qui!?-.
-Voglio solo vendicarmi di chi mi ha rinchiuso, nient'altro. Ora, se mi prestaste un attimo della vostra attenzione...-. 
-Assolutamente no. Anzi, vattene. Non ci faremo guardare le spalle da un mostro- iniziò a ringhiare Tristan, sempre più adirato. Jenny, ancora una volta, non poteva capire, non conoscendo i trascorsi. Heban si avvicinò come per supportare Tristan, ma invece gli cinse le spalle e in qualche modo lo addormentò. Poi lo fece sdraiare a terra e infine fissò l'Uomo Nero, in attesa del consiglio. Nessuno protestò, avevano davvero bisogno di una buona idea e non era il momento adatto per inimicarsi il Babau. Lui sorrise di sbieco -Immagino che voi cercherete di non fare del male a Venius, ma la cosa non sarà reciproca. Il mio consiglio è di lasciare agire me; da solo, perché non so lavorare in squadra, non ci ho mai provato. Avendo posseduto l'Oggetto Segreto per molti anni, conosco il suo punto debole. Io libererò Venius senza torcergli un capello, ma in cambio non dovrete intervenire qualsiasi cosa io faccia per vendicarmi su Moiry-. 
-Perché dovremmo intervenire dopo tutto quello che ha fatto?- domandò Trond. 
Gli occhi del Babau scintillarono -Perché siete i "buoni" della situazione e quelli come voi non sanno evitare di impicciarsi, se vedono accadere qualcosa che ritengono sbagliato-. Heban guardò tutti i compagni negli occhi, per capire chi fosse d'accordo o meno con la proposta. Non riuscì a leggere negli occhi lattiginosi di Cremly e lui non disse niente per far capire la sua posizione. Heban e l'Uomo Nero si strinsero la mano per sigillare l'accordo. -Vai tu? Allora veloce! Veloce!- esclamò René spazientito. Il Babau lo ignorò e si incamminò verso l'Erede di Grifon, che si era accucciato per esaminare l'unico corno integro di Ettore, probabilmente riflettendo se prendersi anche quello o meno. Quando notò l'Uomo Nero, si drizzò in piedi e, con un gesto della mano, ordinò a Venius di andare a contrastarlo. Visto che il Babau procedeva con calma, neanche Venius ebbe fretta di raggiungerlo. 
Ad ogni passo, l'oscurità sembrava condensarsi intorno all'Uomo Nero, diventando qualcosa di tangibile. Lui sbarrò sempre più gli occhi e le pupille si rimpicciolirono, mentre sulle sue labbra iniziò a nascergli un sorriso crepato da venature nere che crebbe, crebbe fino a raggiungergli quasi le orecchie. Era spaventoso. Ma Venius non si fermò, non poteva. Non smise di avanzare nemmeno quando l'aura dell'Uomo Nero lo investì in pieno, facendogli provare una paura tale da sentirsi le gambe molli, da desiderare di svenire per non sentire più niente. Ogni passo si faceva sempre più pesante, difficile da compiere, e quando arrivò davanti all'Uomo Nero, si paralizzò. Il fuoco che lo avvolgeva si era fatto sempre meno intenso, sarebbe bastato un soffio per spegnerlo, come una candelina di compleanno. Il Babau inclinò appena il busto in avanti e bisbigliò qualcosa all'orecchio di Venius, il quale sbiancò, sbarrò gli occhi (che si rovesciarono) e svenne. 
Jenny sussultò e si chiese cosa gli avesse detto. 
Il Babau afferrò Venius per le spalle prima che cadesse e lo poggiò delicatamente a terra, senza scottarsi. Poi rivolse la sua attenzione all'Erede di Grifon, il quale si era fatto sempre più nervoso, e gli disse 
"Oh, io lo so di cosa hai paura".
   
 
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