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Autore: Vala    19/04/2009    4 recensioni
Cosa fare quando tutte le tue speranze di crearti una vita sociale svaniscono sotto cumuli di timidezza ed inesperienza? Questa è la domanda che si pone Dennis, classico sfigato emarginato dal mondo, alla ricerca di una identità nella grande massa di giovani vogliosi di divertimento e amicizie. Nell'era della tecnologia, in cui internet regna sovrano, gli sfigati di tutto il mondo trovano rifugio nelle chat in cui possono realizzare i propri bisogni di socialità. Ma parlare con un computer non è come presentarsi ad una persona in carne ed ossa. Nascosta tra nickname e frasi non dette, un'arma a doppio taglio sta per abbattersi sulla vita di un computer-dipendente alle prese con la vita reale.
come sempre, se gradite (o no) fatemelo sapere.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Era una sua impressione o il sole quel giorno era particolarmente più luminoso del solito? Dennis socchiuse gli occhi resi ulteriormente sensibili alla luce dopo tanto tempo passato al chiuso. Si riparò con una mano per poter vedere bene in tutto il suo splendore un raggio che filtrava attraverso i rami e le foglie dell’albero contro il quale si era seduto. La corteccia particolarmente ruvida non gli dava affatto fastidio, anzi il contatto era piacevole. Era natura, e la natura era bella. Che pensiero banale…non riusciva a trovare nulla di più filosofico?! Insomma, era rimasto chiuso in casa per parecchio e l’unica cosa che gli veniva in mente ora che era libero da quelle quattro mura della sua stanza era che la natura era bella?! Sua madre aveva ragione, troppo PC fa male, forse è anche peggio delle troppe seghe…seghe…oddio, se n’era fatta una appena prima di uscire per allontanare l’eccitazione del contatto con Guido, ma a quanto pareva la cosa dava ancora problemi. A volte avrebbe preferito essere donna, a loro almeno non si rizza qualcosa in mezzo alle gambe a dimostrare la loro incapacità di contenere gli istinti animali. I suoi impazzivano a vedere l’amico giocare a pallavolo con gli altri.
Rendendosi conto della linea dei suoi pensieri, il ragazzo avvampò improvvisamente. C’era davvero qualcosa che non andava in lui, qualcosa che non capiva e lo spaventava. Una risata argentina attirò la sua attenzione, e si ritrovò per l’ennesima volta ad ammirare il corpo piegato di Guido che si teneva la pancia scolpita in un tentativo di reprimere le risate che lo scuotevano facendolo quasi tremare mentre Stef saltellava attorno a lui, una palla in mano, rincarando la dose con qualche altra battutina. Quei ragazzi erano pieni di energia, non stavano fermi un attimo. A volte avrebbe voluto essere come loro…per poi pensare subito dopo che era troppo stancante quella vita, molto meglio starsene lì a poltrire contro la natura, ecc. Magari dentro la sua stanza, a chattare con quella sua nuova interessante amica…
La gita fuori porta nella quale l’avevano costretto consisteva però in confronto a qualcosa di estremamente salutare: un picnic all’aria aperta in un parco. Anche se lui non se n’era reso conto, in effetti aveva piovuto parecchio negli ultimi tempi e quindi la compagnia aveva deciso d'approfittare di un momento di pieno sole per potersi godere una sana pausa tra l’erba fresca. Erbetta come quella che lui si stava divertendo ad accarezzare in quel momento con due dita. Era la prima volta che si concedeva una cosa del genere, non gli era mai capitato di essere coinvolto in un’attività di gruppo simile. In effetti, non gli capitava sul serio mai di essere coinvolto in particolari attività, a meno che non si trattasse di quel gruppo specifico. Provò a immaginare di essere coinvolto in un picnic dai suoi amici dei giochi di ruolo online, e gli venne da ridere. Come minimo si sarebbe trattato di un ritrovo di cosplay improvvisato dove scambiarsi le ultime novità tecnologiche ed i codici per sbloccare livelli bonus.
“Ciao amica coccinella…” mormorò mentre un grazioso insetto rosso a pallini gli saliva con delicatezza sulla mano posata a terra. La creatura era leggera, non l’avrebbe notata se le sue minuscole zampette non gli avessero causato un vago solletico. Abbassò gli occhi a guardarla meglio e si mise a contare i pallini sul dorso vivace. La coccinella si fermò, parve guardarlo male, poi spiegò le ali e gli volò sul naso. Per l’inaspettata azione, Dennis si spostò di colpo indietro andando a sbattere contro il duro tronco. Marta che aveva osservato la scena da distanza ravvicinata perché fanatica delle coccinelle, si mise a ridere tenendosi lo stomaco.
“Oh D, sei uno spasso!” gli disse tra una risata e l’altra.
“…felice di essere così esilarante…” rispose lui dolorante tenendosi la testa.
“E sei anche estremamente attraente…” aggiunse la ragazza facendosi più vicina. Dennis spalancò gli occhi. Erano impazziti tutti quel giorno? O era lui che emanava particolari richiami di cui non era a conoscenza? Marta si avvicinò a gattoni, su mani e ginocchia, incurante delle tracce di erba schiacciata che di certo avrebbero macchiato la sua tuta azzurra. Del resto quella ragazza si curava davvero poco di dettagli del genere. Dennis socchiuse gli occhi per evitare di fissarsi sul seno abbondante che stava avanzando verso di lui.
“Davvero moooooooolto attraente…” disse di nuovo Marta con un sorriso beffardo, mentre allungava una mano a sfiorargli una guancia “…almeno secondo la coccinella. Non ne voleva sapere di andarsene!”.
Dennis guardò da distanza ancora più ravvicinata la coccinella che si era trasferita sulla mano di Marta. Tutta colpa di quell’insetto. Insomma, ormai avrebbe dovuto capire che a Marta piaceva giocare, specie con lui e la sua presunta innocenza, ma ogni volta non poteva far altro che cascarci. Le sorrise da imbecille e la ragazza rise di nuovo.
“Marta!! Vieni a fare due tiri!” la chiamò un agitato Stef mentre faceva volteggiare quello scricciolo della sua ragazza che aveva appena segnato un punto a loro favore “Ci manca un elemento!”.
“Va bene!!” urlò di rimando Marta alzandosi, i pantaloni effettivamente macchiati di verde fresco “Ma non rispondo dei punti che vi farò perdere o delle pallonate in faccia agli avversari…attenta a te Giò!” corse via ridacchiando mentre indicava la ragazza nella squadra avversaria che le mostrò la lingua provocante.
C’erano davvero tutti quel giorno. Comprese quelle due streghe delle gemelline Laura e Tippi. Quest’ultima si accostò a lui non appena la sua fotocopia si allontanò per una telefonata con qualche ragazzo, almeno a giudicare dal tono dolce e sensuale. Dennis la guardò avvicinarsi e cominciò a prepararsi spiritualmente alle frecciatine che di certo non avrebbe mancato di scoccare contro la sua persona. In un modo o nell’altro, aveva sempre qualcosa da ridire su di lui.
“Ciao!” lo salutò con sorrisone falso sedendosi di fronte, dove fino a poco fa stava Marta. Il ragazzo avrebbe di gran lunga preferito la compagnia della giocosa fangirl piuttosto della vipera che ora si trovava a dover gestire con estrema diplomazia e pazienza.
“Ciao a te!” rispose lui esitante, appena un sussurro. Non si fidava di lei, ma era nel gruppo molto più di lui e quindi doveva scambiarci qualche parola. Tra le due streghe era di certo quella che detestava di più, anche perché era quella che si strusciava di più a Guido mettendo le mani ovunque, provocandolo e cercando di…no, questo non è un valido motivo per detestarla…Dennis, torna in te, se anche si dovesse mettere con Guido, cosa che non accadrà finché io sarò in vita…cancelliamo l’ultimo commento…comunque, se mai dovesse diventare la sua ragazza, tu non farai nulla di strano per impedirlo, sono fatti loro e tu non rientri tra i possibili candidati a tale ruolo, anche se di sicuro ci rientri più di quel manico di scopa che…aiuto, sto degenerando sul serio!
“Caspita, fa proprio caldo oggi!” commentò casualmente la strega Tippi accucciandosi con attenzione accanto a lui, abbastanza vicino da fargli percepire il suo profumo costoso ma non così vicino da permettere alla sua profumata persona di toccare il ragazzo evidentemente considerato troppo impuro perché venga a contatto con la sua augusta figura da anoressica.
“Già, davvero!” rispose pacato lui senza muovere un muscolo per paura di suscitare qualche strana reazione che avrebbe interrotto il momentaneo ed illusorio equilibrio pacifico tra loro due.
Tippi gli sorrise con quel modo assurdo da “ora ti frego” prima di inclinare vagamente la testa in avanti e fissare con insistenza la sua maglietta all’altezza delle ascelle.
“Fa talmente caldo che si suda come in una sauna, vero?” gli disse ridacchiando beffarda mentre le guance di Dennis si facevano di fuoco alla provocazione ed incapace di starsene fermo di fronte al suo sguardo, si strinse nelle spalle cercando di coprire il vago alone di sudore sotto le sue braccia. Non ci voleva molto a intuire che quella frecciatina non era rivolta solo al sudore, ma soprattutto al fatto che da quando erano arrivati non aveva mosso un muscolo. Non aveva fatto nulla perché non avrebbe saputo cosa fare! Avevano già fatto tutto loro, cibo e allestimento, tutto pronto in meno di cinque minuti, e quanto a giocare a pallavolo…con Guido davanti…in pantaloni di tuta…
Ma Tippi non poteva accontentarsi di così poco, no, quel commento era solo l’inizio. Non avrebbe mai potuto fermarsi di fronte ad una così ghiotta occasione di sminuirlo e rovinargli la giornata, era troppo facile cibarsi del suo disagio ora che era isolato dagli altri e lei non correva il rischio di essere rimproverata da qualche componente a cui il nuovo venuto stava simpatico.
“E c’è un tale sole poi, che se ci allontanassimo dall’ombra rischieremmo di scottare la nostra candida pelle!” insistette la strega Tippi mentre si accarezzava distratta un braccio dall’abbronzatura ambrata alle lampade identica a quella di Laura, e allo stesso tempo dedicava un’occhiata perplessa al braccio bianco latte di Dennis che non poté fare altro che tremare tra sé e sé non osando nemmeno tentare di nascondere il suo pallore spettrale, ancora più accentuato dopo una settimana chiuso in casa.
“Davvero, non so come facciano a giocare con tanto entusiasmo” parlò poi volgendo lo sguardo ammirata ai ragazzi che si scambiavano pacche da amiconi dopo un passaggio particolarmente lungo e divertente a giudicare da come ridevano di gusto “ma dev’essere un elemento comune a tutti i ragazzi, la fibra del maschio…”.
Dennis si sentì ribollire. Davvero, non perdeva occasione per fargli capire che non era desiderato, che non era degno, e ora anche che non era maschio. Come se lei poi fosse il massimo come ragazza, sotto strati e strati di cerone, diete che mettevano in risalto solo le costole e quell’aria da saputella che non piaceva proprio a nessuno a parte allo specchio della sua camera. Al diavolo il pacifismo, quella ce l’aveva con lui senza valido motivo e lui se ne doveva stare lì a subire aspettando che arrivassero tempi migliori?! Non era mica un santo! Ma stava proprio per decidersi ad aprire bocca quando la lingua tagliente di quella vipera riprese a muoversi per fargli del male.
“…meno male che ci sono anche le altre accanto a loro, altrimenti di sicuro quel gruppo di oche che sono passate poco fa li avrebbero puntati…le ho viste passare mentre Laura rispondeva al telefono, era impossibile non notare come li mangiavano con gli occhi e come odiavano Marta che ci scherzava!”.
Dennis si morse un labbro. Se c’era una cosa che aveva capito in quei mesi di amicizia forzata era che quella stronza non diceva mai parole a caso, almeno non a lui. E anche quella volta non faceva eccezione. Non ci voleva un genio per capire a che momento si riferisse, a quando lui era da solo con la coccinella. E non ci voleva nemmeno un genio a intuire che Tippi stava mettendo l’accento sul fatto che lui non era stato nemmeno preso in considerazione dalle ragazze che erano passate, nonostante fosse solo e dello stesso gruppo. Se Guido fosse stato nella sua stessa situazione poco prima, di certo lo avrebbero avvicinato. Lui invece, non era buono nemmeno per essere degnato di un’occhiata distratta da delle passanti.
Alzò battagliero gli occhi a guardare Tippi che rabbrividì di piacere pregustando il battibecco che ne sarebbe di certo seguito. Quel ragazzo non aveva mai risposto, nonostante tutte le provocazioni, forse ora avrebbe avuto l’occasione che aspettava per distruggerlo definitivamente e liberare lei e Laura dalla sua immonda presenza nel loro regno. Forza bello, rispondimi pure, non vedo l’ora.
“Senti…!”.
“PALLAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!” una pallonata dalla potenza non indifferente calò con terribile precisione poche spanne sopra la testa di Tippi che strillò terrorizzata di fronte a tanta brutalità contro la sua magnifica persona. La ragazza si gettò a terra tenendosi la testa tra le braccia e rotolando il più lontano possibile dall’albero, mentre Dennis si ritrovò con una palla tra le mani senza nemmeno sapere come. Il ragazzo che si era morso la lingua per la sorpresa del colpo giunto non appena aveva trovato la forza di controbattere la strega, si ritrovò a ridere anche se dolorosamente e in silenzio di fronte allo spettacolo di un’inferocita Tippi che sbraitava a pieni polmoni contro una radiosa Marta che saltellava in mezzo al gruppetto riunito a giocare sotto il sole cocente. Ancora lei, sempre lei. Pareva quasi che avesse votato la sua vita quotidiana a tirarlo fuori dai guai. Le sorrise riconoscente facendogli segno di vittoria, e lei rispose nel medesimo modo.
“Ehi, Lilli non ce la fa più! Alza il deretano da quell’erba e vieni a fare due tiri con noi!!” gli strillò da lontano, mentre anche Guido e gli altri le davano manforte in modo simile.
Dennis si alzò da sotto l’albero lasciando a malincuore quel rifugio momentaneo, ed il sole pieno gli ferì gli occhi tanto che inciampò e rischiò di cadere. Dal fondo della collinetta gli altri ridacchiarono naturalmente.
“Ehi, devi ancora cominciare e già barcolli?!” lo prese bonariamente in giro Stef mentre faceva un rapido massaggio ai polsi di Lilli, le guance in fiamme per il piacere del contatto con la pelle di lei. Dennis si unì alle risate generali, per nulla pervaso dalla sgradevole sensazione generata dalle prese in giro. Quelli erano suoi amici, erano il suo nuovo mondo. Loro potevano permettersi tutto. O quasi.
“Tremate, ho giocato a pallavolo per ben cinque anni!” parlò lui cercando di assumere un tono serio di minaccia.
“Sì, quando eri alle elementari!” risposte con lo stesso tono serio, canzonatorio, Guido, mentre gli veniva incontro. La sua maglietta era talmente tanto sudata che gli stava appiccicata alla pelle, lasciando vede qualunque curva dei muscoli si potesse volere. Seguendo lo sguardo di Dennis, anche Guido si rese conto del suo stato e alzò l’orlo della maglietta per sventagliarla facendo sì che l’odore del suo sudore arrivasse ad ondate fino a Dennis che rischiò di barcollare di nuovo. Era allergico, di sicuro stava diventando allergico, non poteva essere altrimenti, non doveva essere altrimenti o…
“Che dite, me la  tolgo???” chiese Guido rivolto agli altri del gruppo.
“E levate camesella…!” canticchiò Marta felice battendo le mani.
“Nudo, nudo!!” strillò Giò battendo le mani a ritmo con Marta.
“Dai che così oggi rimorchi di sicuro!” lo incoraggiò Stef strizzandogli l’occhio mentre dai polsi passava a massaggiare le spalle della ragazza mingherlina davanti a lui.
“Cerca di non esagerare…” mormorò mesta Lilli guardandolo da sotto le ciglia mentre faceva le fusa al suo ragazzo.
“Ehi…ma…uno…due…tre…quattro…” mormorò perplesso Dennis contando i partecipanti al gioco.
“Bravo!” esclamò Marta mentre gli faceva segno di lanciare la palla che teneva ancora tra le mani “Sai contare! Tranquillo, Lilli continua a giocare, non siamo in svantaggio numerico…! Vogliamo fare una partita maschi contro femmine! Ti va?”
“Ho scelta…?” commentò Dennis lanciandole la palla con una parabola perfetta. Almeno si ricordava ancora come si faceva.
“Direi di no!” rispose per lui Guido mentre gli voltava la schiena con un sorriso incoraggiante, prima di cominciare a sfilarsi la maglietta. Dio, grazie di aver creato la schiena maschile in generale, e la sua in particolare! Aveva delle linee talmente aggraziate che avrebbe potuto posare come modello per gli studenti di scultura dal vivo. Seguendo le scapole, giù lungo la colonna vertebrale fino al limitare dell’orlo dei pantaloni, non scorgeva difetti a parte qualche neo ed una sottile cicatrice poco sotto la quarta vertebra. Dennis deglutì a fatica e si costrinse a richiudere la bocca avendo notato come gli occhi a stelline da fangirl si fossero posati su di lui per analizzare la reazione al denudamento di quel fig…ehm…di quel bell’esemplare maschile che era il suo migliore amico.
“Pronto o no, io vado!!” urlò di colpo Marta, senza dargli quasi il tempo di prendere posizione nelle retrofile di quell’improvvisato campetto di pallavolo amatoriale la cui rete non era altro che una siepe ornamentale del parco. La schiacciata di Marta lo colse talmente tanto di sorpresa che a malapena riuscì a scorgere il movimento della palla alla sua destra.
“MIAAAAAA!!” e con un urlo poderoso che fece volare via spaventati gli uccellini incauti che si erano posati su un albero vicino al loro campo da gioco, Stef si tuffò. Un tuffo da campioni olimpici, un tuffo degno da record, un tuffo che aveva del miracoloso…un tuffo che permise ai polsi serrati di Stef di prendere il rimbalzo e riportare la palla a livelli umani. Da lì, con facilità quasi ridicola Guido riuscì ad alzarla nella sua direzione. Aspetta…nella sua…la palla!!
“Vai D!!!” urlò Guido mentre la palla calava come al rallentatore sopra la sua testa. Non doveva fare nulla, solo saltare e buttarla dall’altra parte. Sembrava facile a dirsi. Gettò uno sguardo preoccupato davanti a sé, Giò era pronta in posizione di ricezione. Ce la poteva fare. Ce la doveva fare.
“Arriva!” e saltò. E lo vide. Ma era troppo tardi. Avrebbe dovuto notare prima quel sorrisino diabolico nel volto della sua avversaria.
“Attack!!!” Giò con naturalezza si alzò dalla posizione di ricezione, aprì le braccia quasi spiegasse delle ali affilate e con uno stacco di gamba non indifferente non ebbe problemi a parare il debole attacco di Dennis. La palla batté con un tonfo attutito contro la pelle ambrata degli avambracci della giovane giocatrice e ritornò al mittente. Crudele, era l’unico aggettivo che gli veniva in mente mentre osservava la palla scendere davanti a lui con ineluttabilità mentre svelava il sorriso beffardo della sua avversaria alla rete. Un muro perfetto. Non avrebbe potuto salvarla nemmeno se si fosse buttato in avanti. Non avrebbe fatto altro che finire nella rete. O forse poteva. Se provava a tendere un braccio, se si piegava in avanti, in fondo non era ancora sceso, non aveva ancora toccato terra…ma era in un parco umano o si trovava in una puntata di Mila & Shiro?! E non appena ebbe formulato quel pensiero, la palla cadde a terra dinanzi ai suoi piedi.
“Punto!” strillò saltellando Lilli e mostrò la lingua al suo ragazzo che si rialzò in tempo per vedere l’espressione trionfante di Giò con le braccia conserte e quella sconcertata di Dennis che fissava il prato come se volesse essere inghiottito. Una pacca amichevole di Guido fece rialzare gli occhi allo sconfitto…e riabbassarli subito dopo per l’imbarazzo di trovarselo a pochi centimetri mezzo nudo. Maledizione, non poteva rimettersi quella maglia?!
“Non ti preoccupare…non è grave…è solo l’inizio!” lo consolò l’amico continuando a dargli pacche amichevoli, senza rendersi conto che stava mandando in confusione il già depresso ragazzo che ora sul serio avrebbe preferito essere sotterrato sul momento piuttosto che essere costretto a trattenere…ehm…a sopportare gli ormoni che…ehm…gli odori che emanava il perfetto corpo sudato del suo rag…AMICO, migliore AMICO. Prima o poi avrebbe dovuto stamparsi le parole in fronte.
“Non è nulla, in fondo non potevi prevederlo…” ridacchiò Lilli mettendo una mano tra i corti capelli per tirare indietro un ciuffo, mentre Stef la fissava come se avesse voluto saltarle addosso da un momento all’altro.
“Già, siamo state cattive cattive!!” affermò abbracciando Giò la sempre saltellante Marta che aveva stampato sul viso il suo sorrisino da “ora ti frego”.
“…c’è qualcosa che state tramando alle mie spalle…?” chiese con un filo di voce un preoccupatissimo Dennis, rabbrividendo mentre Giò metteva una mano su un fianco spostando il peso sull’altra gamba, una posa provocante da “sei spacciato”.
“Giò è nella squadra di pallavolo dell’università, in quella del quartiere, in quella della città e partecipa regolarmente ai campionati regionali…” ammise dolorosamente Guido togliendo finalmente la sua mano dalla spalla del confuso amico.
“Ah…grazie al cazzo!” esplose Dennis guardandola come se la vedesse per la prima volta in vita sua. Non conosceva affatto quel gruppetto, non sapeva nulla di loro. Ma almeno quello avrebbero dovuto dirglielo prima di mettergli davanti un avversario simile! Altro che innocente amante dello shopping dallo sguardo truce! Quella poteva distruggerlo in meno di un secondo!
“D, ma che volgarità! Dai, giochiamo!” lo sfidò Giò mettendo anche l’altra mano sui fianchi mentre il gruppetto esplodeva in una risata spontanea.
“D, ma da quando hai imparato a dire certe parole!” lo canzonò Guido riprendendo la sua posizione dietro di lui “Non credevo nemmeno che le pensassi certe cose!”.
“Fidati, penso ben di peggio…” mormorò Dennis di riflesso prima di rendersi conto che quello che stava dicendo…e che Guido probabilmente in quel momento gli stava fissando con tutta calma il sedere. No, non sarebbe stato da lui! Non avrebbe mai fatto una cosa simile, non avrebbe mai rischiato di offenderlo e se si fosse girato e l’avesse visto con gli occhi puntati sulla sua protuberanza posteriore si sarebbe offeso eccome! …o gli avrebbe fatto piacer…no! Ragazzo, ti devi curare…
“Pallaaaaaa!!”.
Il gioco riprese con una battuta di media potenza di Marta. Stavolta non ebbe problemi a ricevere, passò la palla con un buon tiro a Guido nelle retrovie che la alzò per Stef. Il ragazzo saltò con agilità degna di un felino, e schiacciò di potenza. La traiettoria della palla puntava con sicurezza in direzione di Marta, ma tra lei e quella bordata si mise con ancora più sicurezza la dolce Lilli…che in quel momento non aveva più nulla di dolce a giudicare dal viso deciso a ritornare al mittente quel colpo.
“MIA!” urlò con voce potente che non era da lei, mentre prendeva la palla con appena un grugnito di dolore all’impatto, già pronta alta per Giò. Giò saltò. E Dennis saltò con lei. Non avrebbe potuto fare altro. Grosso errore. In quel preciso momento si ricordò della puntata in cui a Mila veniva sparata una pallonata in piena faccia. Ma Giò non era tipo da fare una carognata simile…insomma…non ne avrebbe avuto il motivo…era un gioco amatoriale…era…e i pensieri gli morirono sul nascere quando rivide quel sorrisino maligno. Non c’erano dubbi: quella ragazza ce l’aveva per qualche strano motivo proprio con lui.
“Attack!!” gli urlò nei timpani Giò mentre dava una sberla alla palla con tutta la forza del suo braccio. Ed il naso di Dennis fece “crick”.

Stelline e fiorellini. E passerotti che cinguettano. Ma principalmente stelline. Era questo quello che vedeva mentre sdraiato a terra cercava di mettere a fuoco il mondo attorno a lui. I fiorellini gli facevano da cuscino, e i passerotti da ninna nanna. Ma erano passerotti ben strani, passerotti parlanti…passerotti che al momento lanciavano acuti allucinanti ed inveivano con furia contro qualcuno. Dennis aprì un occhio e intravide una Marta in versione Medusa scagliarsi con tutti i suoi serpentelli e poteri maledetti contro una piccola piccola Giò che chiedeva scusa fissando il terreno di gioco. Terreno di gioco…ah, allora la pallonata gli era arrivata sul serio.
“AHI!” pigolò forte quando Guido gli spostò il naso a destra e a sinistra. Marta rinnovò gli sforzi per assassinare a parole la ragazza colpevole della situazione.
“Non sembra rotto, va tutto bene…” mormorò Guido inginocchiato accanto a lui. Dennis aprì anche l’altro occhio. Andava tutto bene. Non c’era pericolo. Niente di preoccupante all’orizzonte. Guido si era rimesso la maglietta. Dennis si alzò in piedi con l’aiuto dell’amico che lo sostenne facendo leva con i suoi muscoli.   
“Grazie, sto bene…” mormorò in imbarazzo per la figuraccia…e perché Guido non gli lasciava la mano.
“Sicuro? Le schiacciate di Giò fanno parecchio male, vuoi che ti stendo da qualche parte…?” e nel preciso momento in cui quella frase a doppio senso gli uscì di bocca, Guido arrossì violentemente. Allora non era solo lui che si immaginava le cose! Entrambi in imbarazzo, si separarono guardando da tutt’altra parte, come se la domanda non fosse mai stata posta. Come al solito, arrivò Marta a toglierlo dai guai.
“D!!!” strillò saltandogli al collo “Ero tanto preoccupata! Meno male che Guido ha le mani d’oro!!”.
E basta, non ti ci mettere anche tu! Ma le sorrise dolcemente scompigliandole i capelli. Dietro di lei, si avvicinò con passo colpevole anche Giò, che però a parte quello non aveva nulla del colpevole. Probabilmente la sgridata dell’amica non aveva fatto altro che ravvivare il suo orgoglio e infervorarla ulteriormente. Al prossimo tiro l’avrebbe ammazzato. Ed un brivido di minaccia gli passò lungo la schiena.
“Beh…giochiamo?” domandò in tono innocente alla ragazza, come se nulla fosse. In fondo non era accaduto nulla di particolarmente drammatico, non era stato in grado di riprendere un colpo e la diretta conseguenza era una cocente sconfitta. Sconfitta che avrebbe rimediato ben presto. Giò dovette intuire la sfida perché sorrise compiaciuta facendo saltellare la palla che teneva tra le mani. Forse aveva guadagnato qualche punto nella sua scaletta di stima. Lo sperava tanto. A parte farsi massacrare e tornare in piedi, non sapeva che altro fare per conquistare l’amicizia di quella modella dal cuore di ghiaccio.
“Giochiamo!” invitò Giò lanciandogli la palla “Prego, a te la battuta!”.
Si rimisero ridacchiando allegri in posizione. Stef si staccò a malincuore dalla bocca della sua ragazza per tornare al posto di combattimento. Dopo essersi accertato che respirava, era corso immediatamente a consolare Lilli per lo spavento…a modo loro.
“Palla!” chiamò Dennis, e batté.
La partita procedette senza intoppi per venti minuti buoni, con un equilibrio quasi perfetto. Giò tratteneva la sua furia omicida, Stef continuava a tuffarsi a destra e sinistra, Marta saltellava e pareva presente ovunque per prendere le palle che lanciavano, Guido era sempre dietro di lui pronto a sostenerlo, Lilli aveva le braccia livide ma continuava come se nulla fosse, e lui non stava più commettendo errori, anzi se la cavava discretamente. Era perfino riuscito a murare un attacco di Marta. La quale Marta si era poi vendicata mandando all’attacco Giò che ovviamente l’aveva distrutto con una schiacciata veloce. Ma a parte questi amorevoli scambi di favori, era un bel gioco. Carico di risate e battutine tra amici. Una di quelle partite a cui lui non aveva mai veramente partecipato. Anche quando giocava a pallavolo da piccolo, non era mai veramente parte della squadra. Ok, se la cavava, ma non era mai inserito appieno a causa della sua timidezza, quindi alla fine non riusciva a capirsi con i compagni e sbagliava spesso i passaggi per incomprensioni. Del resto non è che i suoi vecchi compagni di squadra ci tenessero a passargli la palla. Preferivano sbagliare di brutto piuttosto che darla a lui. Lì invece era tutto diverso. Si facevano quasi sempre tre passaggi, e lui toccava palla di continuo. Ok, erano anche solo in tre, ma anche in tre avrebbero potuto escluderlo facilmente semplicemente relegandolo a ricevere dietro e dimenticarlo. Invece lo volevano in prima fila o al massimo al fianco di Guido il quale amava stare dietro, chissà poi perché. Era un sensazione bellissima, una di quelle che ti restano dentro. E sapeva anche cos’era: sentirsi accettati.
“Attenzione!!” Dennis che si era perso nel suo mondo abbassò la testa appena in tempo per evitare un’altra pallonata diretta al suo volto, stavolta senza colpevolezza, dalla dolce Lilli che non appena si era accorta della distrazione dell’avversario aveva urlato un avvertimento e portato le mani alla bocca, pronta a lottare con il senso di colpa per averlo colpito di nuovo sul naso. La sua fu una mossa quasi da Matrix, e dietro di lui come al solito c’era Guido pronto a riparare. Un altro punto per loro, Guido aveva tirato la palla nella parte di campo di Lilli che era ancora troppo preoccupata per quello che sarebbe potuto succedere per colpa del suo tiro, che non riuscì a muoversi in tempo facendo perdere l’occasione alla squadra delle ragazze.
“Lilli! È una partita! Non dobbiamo perdere per così poco! Tira fuori le palle, donna!!” la rimproverò Giò, infervorata dallo scontro.
“Forza Lilli!! Distruggili!! Metti al tappeto i maschietti!!!”.
Si voltarono a vedere la nuova venuta, Laura, che evidentemente aveva terminato la sua telefonata amorosa, e si era avvicinata al campo di gioco per osservare lo scontro epico, con la sua amichetta gemella al fianco che sorrideva innocentemente. Se avesse potuto scagliare contro quella vipera di Tippi una pallonata, lo avrebbe fatto volentieri, ma dubitava che con quelle infradito con il tacchetto si sarebbe messa a giocare a pallavolo con loro. Laura invece sembrava di tutt’altra opinione.
“Voglio giocare anche io!!” esclamò la ragazza liberandosi con un calcio delle scarpine identiche a quelle dell’amica che la guardava incredula.
“Sicura? Allora esco io!” esclamò convinta Lilli lanciando un’occhiata molto poco equivocabile al suo ragazzo che immediatamente alzò il braccio in segno di resa.
“Eh no! Così i ragazzi sono svantaggiati! Tippi, giochi anche tu?” domandò Marta con fare da santarellina alla cara Tippi alla quale bastò un’occhiata al sorriso sadico di Dennis per scuotere con vigore la testolina perfetta.
“No grazie! Preferisco fare il tifo!”.
“Stef, non osare lasciare il campo! Non abbiamo ancora finito!!” parlò grave Giò bloccando il ragazzo a metà di un passo mentre stava tendendo le braccia alla sua amata, la quale a sua volta guardò torva l’amica. Evidentemente non era solo Stef il love-dipendente tra i due. Stef sospirò teatralmente, diede un bacio veloce alla sua ragazza sussurrandole qualcosa che la fece ridacchiare maliziosamente, poi riprese il suo posto in campo. Lilli andò a sedersi accanto a Tippi con naturalezza, mentre la vipera le sorrideva falsamente in segno di benvenuto, mossa inutile dato che la piccola biondina non la degnò di uno sguardo. Probabilmente i loro rapporti non erano mai stati buoni, ma dall’esplosione di Lilli in difesa di Dennis si erano incrinati ulteriormente.
“Palla!!” esclamò Laura battendo con vigore. La palla volò alta, un colpo facile facile.
“MIA!” urlò Stef, e si posizionò pronto per riceverla…in apparenza. In realtà lo sguardo che lanciò a Lilli prima che la palla toccasse le sue braccia rivelò a Dennis che avrebbe sbagliato quel colpo apposta. Dennis si ritrovò a ridacchiare per loro due. E anche Guido che aveva capito. L’unica che non ridacchiò quando effettivamente la palla volò dall’altra parte del mondo rispetto a dove avrebbe dovuto, fu Giò che sbuffò con violenza e si girò a parlare con Laura di scarpe con il tacco. Marta intanto si era andata a sdraiare sotto un albero per riprendere fiato, e con tutta naturalezza Stef aveva dimenticato la palla sparata chissà dove, per afferrare la sua ragazza per una mano e rotolarsi insieme a lei da qualche parte tra il riparo fornito dalle altre siepi del parco. E la palla? Dennis e Guido si guardarono e dolorosamente convenirono che toccava proprio a loro due andarla a recuperare.
“Da che parte è andata?” domandò Dennis mettendo una mano sopra gli occhi a scrutare l’orizzonte.
“Beh, data la potenza esagerata che ci ha messo a lanciarla via per essere sicuro che noi ci mettessimo il più tempo possibile a ritrovarla…oltre la collinetta”.
Dennis guardò la collinetta in questione e sospirò. Alla faccia della forza dell’amore, per tirare una palla lontano oltre quel falsopiano doveva aver preso parecchie vitamine stamattina…o essere in terribile astinenza! Cavoli, non si vedeva nemmeno la pianura al di là della salita!
“Dobbiamo proprio…?” domandò speranzoso Dennis all’amico che per tutta risposta lo afferrò per le spalle e cominciò a spingerlo. Doveva proprio.
“Metteteci tutto il tempo che volete!” parlarono in coretto Marta e Stef con aria complice. Se avesse potuto avrebbe mandato loro due a prendere la palla, a calci in…
“Ce la faccio da solo!” si districò Dennis aumentando il passo. La salita non era affatto difficile, era piacevole camminare sul prato fresco anche se sua madre avrebbe avuto il suo bel daffare a togliere le macchie di erba dal fondo dei pantaloni. A causa della pioggia, era scivoloso per cui più di una volta si trovò a mulinare le braccia…con Guido dietro pronto a prenderlo al volo. Ma per fortuna non cadde mai. Arrivati sulla cima, si voltò indietro a vedere gli altri. Stavano ancora immersi nelle loro attività. L’unica che guardava verso di loro era la vipera. Le diede le spalle senza il minimo senso di colpa. Come osava guardarlo! Dopo che lo tormentava, che lo rendeva ridicolo, che gli faceva capire in tutti i modi che non era accetto quando invece tutti si facevano in quattro per coinvolgerlo nelle loro attività! Quella serpe, non la sopportava! Non era da lui provare sentimenti di odio verso qualcuno, non si era mai sorpreso particolarmente a maledire qualcuno, ma in quel caso avrebbe volentieri…
“Attento!” esclamò Guido notando che l’amico era perso nel suo mondo dei sogni, ma ormai era tardi. Nella discesa Dennis non stava prestando attenzione, per cui mise un piede su un ciuffo di erba e fango dall’aria molto scivolosa…sul quale scivolò rovinosamente. A nulla valse tentare di mulinare le braccia per riprendere l’equilibrio, scivolò e basta, stavolta senza l’effetto rallentatore alla Mila & Shiro, in pochi attimi si trovò con il sedere dolorante a terra e le mani sbucciate. Che bella figura di merda, fu il suo primo pensiero. Perché non mi ha preso al volo, fu il suo secondo pensiero che tentò immediatamente di eclissare.
“Tutto ok?” domandò amichevolmente Guido tendendogli una mano per rialzarsi.
“Sì, grazie…!” commentò lui ridendo come un idiota per mascherare l’imbarazzo della figuraccia, ma siccome una non basta, nel rialzarsi mise la mano sullo stesso ciuffo scivoloso di prima. Aveva appena staccato il sedere da terra, che ci ripiombò di nuovo, stavolta trascinandosi sopra Guido che non aveva appigli a cui tenersi. I due a causa della pioggerella che aveva reso l’erba uno scivolo ideale, planarono di qualche metro più in basso e continuarono a rotolare avvinghiati senza che Dennis si spiegasse perché mai rotolassero in quel modo.
“Tutto ok?!?” domandò un preoccupato Guido quando si fermarono. E allora Dennis capì perché avevano rotolato a quel modo, perché Guido aveva cercato di proteggerlo dai sassi tenendolo stretto. Per poco non si mise a piangere per la commozione. Un vero amico. Nessun altro avrebbe fatto lo stesso per lui, nemmeno sua madre che piuttosto che rischiare il suo corpo per salvare quello del figlio avrebbe fatto il contrario usandolo come slittino. Ma ora Guido pesava su di lui come un macigno, il corpo premuto sul suo rischiava di togliergli il respiro, ma non osava dirgli di togliersi dopo che era stato così gentile con lui. E imbarazzante tornò il ricordo di appena quella mattina, del contatto della loro pelle, e divenne rosso rosso. Guido se ne accorse ma lo interpretò alla figuraccia che aveva appena fatto, per cui gli diede un’amichevole testata in fronte.
“Ahia…” mormorò Dennis strofinandosi il punto leso con la mano sporca di terra ed erba causando un attacco di risata da parte dell’amico. “Che c’è…? Oh…!” commentò rendendosi conto delle condizioni della sua mano e del suo viso. Imbarazzato, si pulì la mano alla meglio sulla maglietta, mentre strofinò come un cucciolo la fronte sporca contro il petto di Guido avvertendo un acceleramento del respiro…e qualcosa di freddo che cominciava a picchiettare contro la sua pelle. Alzò gli occhi di colpo e trovò Guido che fissava preoccupato il cielo sopra di loro. Delle brutte nuvole si stavano radunando e qualche goccia sporadica cominciava a cadere. Proprio una di quelle gocce cadde nell’occhio destro di Dennis che gemette sorpreso. Guido abbassò immediatamente lo sguardo per vedere cosa avesse turbato l’amico, e lo trovò che si strofinava con il pugno chiuso un occhio in modo assolutamente tenero [n.a. il termine migliore sarebbe “puccioso” ><]. Impossibile resistere, impossibile contenersi, impossibile non alzarsi. Guido fece leva sulle braccia muscolose per togliersi da quella posizione equivoca e liberare il corpo sotto di sé, ma non aveva fatto i conti con l’erba fangirl che tanto per cambiare non era d’accordo con la loro idea di posizione eretta. Le mani slittarono inesorabilmente, a nulla valse lo scarso tentativo di Guido di fare resistenza con gli addominali alla caduta e, stavolta come al rallentatore, il suo viso si abbassò, abbassò, abbassò sempre più verso quello stupito di Dennis che smise di strofinarsi l’occhio per puntarlo assieme al gemello in quelli magnetici di un verde sporco del migliore amico di cui si fidava ciecamente. I loro nasi si sfiorarono, le loro fronti cozzarono stavolta dolorosamente, e infine il contatto che Dennis aveva sognato come un incubo e insieme inconsciamente desiderato: le loro labbra si sfiorarono agli angoli, un tocco leggero, rapido come se non fosse mai accaduto, ma che bruciava come fuoco liquido nell’animo del ragazzo che non seppe che fare se non giacere immobile a guardare la pioggia aumentare d’intensità e cadere su di loro sorpresi colpevoli di qualcosa di innominabile. Non avrebbe dovuto. Ma non aveva avuto scelta. O sì? Avrebbe potuto ritrarsi? Frenarlo? Ma non era stata colpa sua, lui non lo aveva voluto…o sì? In cerca di conforto, di salvezza, di una qualche forma di certezza, per assicurarsi che era davvero Guido quello sdraiato sopra di lui, quella persona il cui cuore aveva accelerato di moltissimo nel giro di pochi istanti tanto da rischiare l’infarto, Dennis cercò ancora quegli occhi che gli restituirono la sua immagine specchiata: confusione, incertezza e qualcosa di più terribile e profondo nascosto sotto la superficie, e che ora che il lago era stato turbato sarebbe uscita potente come un geyser a travolgerli distruggendo l’equilibrio che avevano creato tra loro. Equilibrio compromesso in eterno, a giudicare dall’espressione di Guido, un misto di paura e trionfo, qualcosa d’indefinibile che lui stesso non era in grado probabilmente di controllare. Come si poteva controllare qualcosa del genere? Ma in fondo…suvvia, era stato solo un istante, magari non se n’era nemmeno reso conto, era solo un angolo, un lembo di pelle senza importanza…ma gli occhi di Guido che rispecchiavano anche i suoi dicevano che se n’era ben accorto, e che non era un lembo di pelle qualunque, era Quel lembo di pelle e a causa di quella disattenzione o scherzo del destino le cose sarebbero mutate, in bene o male non avrebbe saputo dirlo. Non era durato abbastanza per stabilirlo. Ma a quanto pareva Guido sembrava intenzionato a non avere dubbi in proposito: i loro nasi si sfiorarono di nuovo, dolcemente, piano, per non spaventarsi a vicenda. E Dennis non si ritrasse. Non lo fece non perché non avrebbe saputo come fare, non lo fece perché era tranquillo. In una situazione del genere, non era in panico, era calmo e rassicurato dalla presenza di Guido, proprio da quella presenza invasiva che avrebbe dovuto terrorizzarlo. Vicino, troppo vicino. Eppure avrebbe voluto in un certo senso averlo ancora più vicino. La pioggia cadeva su di loro ma non la sentivano. Non sentivano nemmeno il pigolio dei piccioni che si andavano a riparare nei nidi. Nemmeno l’ondeggiare delle fronde degli alberi scosse dal vento. Né gli insetti che ronzavano alla ricerca di un riparo. Ma qualcosa oltre al loro battito accelerato la sentirono, eccome.
“Ehi, in tutto questo tempo come minimo di palle ne avete trovate due a testa!!” parlò forte la voce di Giò in modo più malizioso che volgare. Li aveva visti? Probabile. Anzi, quasi certo. Appena aveva avvertito il primo richiamo Guido si era tolto immediatamente da sopra il suo petto, ma non potevano sapere da quanto era lì e cosa esattamente fosse riuscita a vedere dalla cima della collina. Dennis percepì la ghigliottina calare con precisione sul suo collo.
“Avanti maschietti, sta per piovere di brutto! La palla, la palla giusta, l’ho trovata io incastrata su un albero qui sopra! Venite, recuperiamo la nostra roba e andiamo!”.
Giò si voltò prima ancora di dare tempo ai due seduti a terra di replicare. Immersi in un imbarazzato silenzio, non sapevano come muoversi o cosa dire per rompere il ghiaccio. Alla fine fu la pioggia a salvarli perché offrì loro l’occasione di alzarsi e correre via da quella discesa maledetta. Non si toccarono. Stavolta Guido evitò con molto tatto di toccare Dennis che d’altra parte non ne sentì la mancanza. I suoi pensieri erano tutti occupati da congetture su cosa eventualmente Giò aveva visto e su quello che avrebbe potuto riferire. Il suo cuore minacciò di fermarsi quando arrivati in cima alla collina la vide china su Marta a parlottare, come se le stesse raccontando un pettegolezzo interessante, e l’altra ragazza tutta presa ad annuire con enfasi, gli occhi che brillavano di entusiasmo. Si voltarono all’unisono a guardarli che scendevano il pendio con estrema circospezione mentre le gocce aumentavano d’intensità a bagnare nuovamente la maglietta di Guido che si appiccicò alla sua schiena. Ma per Dennis avrebbe potuto sfilargli davanti nudo in tutto il suo splendore che non l’avrebbe visto, preso com’era a cercare di interpretare lo sguardo complice delle due amiche che ridacchiavano maliziose additandoli.
“Piacevole la passeggiata?” commentò Marta porgendo a Dennis la felpa che aveva portato via per ogni evenienza e che ora s’infilò quasi alla rovescia nella fretta di fare qualcosa, qualunque cosa pur di non rispondere a quella provocazione.
“Istruttiva!” commentò al suo posto Guido che gli dava le spalle “Abbiamo potuto ammirare da molto vicino una serie d’insetti che popolano l’erba e la terra umida, e soprattutto il loro comportamento in situazione estreme come un corpo pesante che minaccia di schiacciarli!”.
Dennis trattenne il respiro. Impossibile che non ci fosse un riferimento per lui in quella frase, era fin troppo esplicita. Gettò un’occhiata preoccupata a Giò che però non reagì in alcun modo, mentre Marta si divertiva a scompigliare i capelli già incasinati di Guido. Il ragazzo pareva abbastanza a suo agio, l’unico in confusione era lui. Lo stava forse lasciando da solo con il suo piccolo grande dramma personale? Per un momento s’immaginò ad afferrarlo per le spalle e costringerlo con la forza a voltarsi per guardarlo in viso, per vedersi di nuovo specchiato nei suoi occhi e leggervi una risposta. Ma si limitò a stringere i pugni con frustrazione senza sentire la risposta scherzosa di Marta.
Le gocce caddero con forza su di lui a lavare via l’imbarazzo, il dolore e la confusione. Perfino la rabbia allontanarono mentre lasciavano il parco e i momenti appena vissuti non diventavano altro che ricordi che sbiadivano ad ogni passo. Ormai non era più nemmeno certo di quello che era accaduto, mentre seguiva come un cagnolino, anzi come una pecora, il gregge che correva a ripararsi sotto le tettoie delle fermate degli autobus. Laura e Tippi se ne andarono verso la loro macchina dopo un saluto veloce e promesse di ripetere l’esperienza presto.
“La prossima volta però voglio sul serio giocare anche io!” fu la frase di commiato finale di Laura mentre faceva ciao ciao con la mano dalle unghie perfette, imitata come sempre alla perfezione dalla vipera al suo fianco.
“Se non perdiamo di nuovo la palla per colpa degli istinti di qualcuno, volentieri!” rispose allegra Marta. Lo sapeva benissimo che quel commento non era rivolto a lui, in realtà era una punzecchiata nei confronti di Stef e Lilli, ma non poté fare a meno di sentirsi preso in causa. E Guido? Guido rideva tranquillo con gli altri.
Anche Stef e Lilli alla fine se ne andarono verso la loro macchina, seguiti a ruota da Giò che intendeva scroccare un passaggio data la pioggia, passaggio offerto molto volentieri.
“Però io sto davanti! Non vorrei mai che in un momento critico ci scappasse un bacio!” ecco, un altro commento innocente. Probabilmente non aveva la minima affinità con lui e la sua situazione, ma Dennis si sentì preso in mezzo comunque. Stava forse diventando paranoico? Tutto attorno a lui pareva puntare il dito ed accusarlo.
“Beh…il nostro autobus…a presto D, fai il bravo e salutami tanto tua madre!” lo salutò Marta con un bacio sulla guancia, qualcosa di spontaneo e affettuoso che gli scaldò il cuore. Sarà pure una fangirl, ma lei mi vuole bene. Guido invece non si avvicinò per abbracciarlo, non gli rivolse altro che un cenno con il capo prima di sparire sull’autobus dietro Marta che imprecava contro la pioggia e salutava allegra il conducente senza nemmeno sapere chi fosse.
Si separarono così, senz’altro che un saluto amichevole, un sorriso che a lui parve quasi falso, e molte frasi non dette. E proprio quello, voleva dire molto.


E con questa si chiude il settimo capitolo. Bravi, siete arrivati fin qui! Ed il vostro premio per tanto coraggio è che d'ora in poi la storia si complica ^^ non posso che augurarvi buona lettura e a presto, vvb
nel prossimo capitolo: Dennis alle prese con le sue pare mentali (tanto x cambiare) ed i suoi tentativi di scoprire cosa Giò sappia in realtà. Guido e Dennis si rivedono. ed una domanda scomoda posta dalla sua amica di chat che lo costringerà a molte notti in bianco...
  
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