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Autore: _Girella_    07/07/2016    2 recensioni
-Va bene, Atsuya. Hai vinto. Puoi tornare sulla Terra, tuo fratello ha ancora bisogno di te.
Vivrai ancora per un po’. Ma ci sono dei limiti, e tu li conosci bene.
E soprattutto, non potrai restarci per sempre. Arriverà il momento in cui la tua anima terrena si consumerà
e sarai costretto a dire addio una volta per tutte a Shirou. Sei sicuro di volerlo fare?-.
Dal cap. 13
-Non manca molto ormai-.
-Cosa? Di già?-
-Atsuya sta per fare la sua scelta. E il suo destino si compirà-.
Gabriel non rispose. Semplicemente, si ritrovò a sperare che facesse la scelta giusta.
Ben sapendo che non sarebbe stato così. 
Genere: Angst, Generale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Piccolo angelo
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Il braccio teso, gli occhi fissi in quelli di Lucifer, Atsuya era pronto ad andare incontro al proprio destino. Avrebbe posto fine a quella storia, una volta per tutte. Per una volta, li avrebbe salvati.

Lo avrebbe fatto, si.

Se non fosse stato per quel grido, che lo bloccò sul posto.

-No, Atsuya!-. Shirou si era divincolato dalla presa di Gabe, e gli stava correndo incontro. Atsuya abbassò la mano e lo accolse tra le braccia. –Non puoi farlo!-.

-Shirou-.

-Ascoltami. Io non voglio che tu lo faccia!- esclamò il fratello, le lacrime agli occhi.

 
Nemmeno io voglio farlo.

Ma non posso perderti.

Non di nuovo.”

 
Luc rise. –Come se un umano- e sputò la parola con immenso disprezzo. -Potesse interferire nelle decisioni di Inferno e Paradiso. Vieni, Atsuya, non ascoltarlo-.

Atsuya però, non poteva. La disperazione che leggeva negli occhi del fratello gli gelò il cuore.

-Shirou, sono destinato all’Inferno. Sarebbe accaduto comunque, e in questo modo voi non soffrirete a causa mia. Non ho altra scelta-.

-C’è sempre un’altra scelta. Io non credo nel destino-.

 
Non credi nel destino, fratello?

Ingenuo.

E' stato il destino a separarci.

Doveva andare così”.

 
-Shirou, vi ucciderà! Vi ucciderà tutti, e poi mi costringerà a seguirlo comunque-. Scosse la testa per bloccare Shirou, che già stava per dire qualcosa.

Le lacrime presero a rigargli le guance mentre Gabriel lo allontanava dal fratello, delicatamente, ma senza lasciargli la possibilità di liberarsi.

Atsuya si voltò di nuovo verso Luc, che osservava sorridendo la scena. I singhiozzi di Shirou gli squarciavano il cuore, scavavano in profondità una ferita che non sarebbe mai guarita, che avrebbe continuato a sanguinare dolore e lacrime.

 
Io...non voglio.

Fratello, aiutami.

Per favore”.

 
-Devi promettermi che li lascerai in pace. Lascerai in pace Shirou, e tutti gli altri- gridò Atsuya, allontanando con forza quei pensieri. Non importava cosa lui volesse, se fosse servito a far sì che Shirou e i suoi amici fossero al sicuro, avrebbe rinunciato a qualsiasi cosa.

-Lo farò- sorrise Lucifer mentre allungava di nuovo la mano e, questa, Atsuya la afferrò senza esitazione.

 
Shirou...fa male...”.
 

Un tremito gli percorse il braccio, come una scarica elettrica, attraversandogli tutto il corpo. Avvertì il bisogno di interrompere quel contatto, subito, non sarebbe riuscito a sostenerlo oltre. Ma Lucifer gli strinse forte la mano, al punto che Atsuya sentì le ossa delle dita scricchiolare. La puzza di zolfo gli arrivava alle narici e gli dava la nausea.  Le sue ali smisero di brillare così di colpo che gli occhi dei ragazzi necessitarono di qualche secondo per abituarsi all'improvvisa penombra.

Erano diventate nere. Nere come la pece. Nere come la notte. Erano ancora bellissime, ma di quel tipo di fascino che ti spinge ad assaggiare un cibo che sai che odierai, che ti spinge verso l'orlo del burrone nonostante tu soffra di vertigini.

Delle immagini iniziarono a scorrere davanti agli occhi di Atsuya. Immagini di morte, di distruzione. Vide vite iniziare e finire in un solo secondo. Vite foreste che bruciavano, animali che morivano, il sangue che scorreva ovunque. Vide intere esistenze spezzate, vide il dolore, e lo avvertì tutto su di sé. In pochi istanti, vide tutta la devastazione che Luc e i suoi avevano causato e sentì l'impulso di vomitare.

 
Questo mondo non mi piace, Shirou.

Tu non ci sei.

Non mi piace un mondo in cui tu non ci sei”.
 

-Benvenuto all’Inferno, Atsuya- rise Luc, ben conscio delle immagini che popolavano la mente del ragazzo. Poi, fece un cenno agli altri demoni. –Uccideteli-.

Nonostante il dolore lancinante al petto e alla testa, Atsuya tentò di liberare la mano dalla stretta.

-Cosa?- esclamò a bocca aperta, lottando per chiudere le immagini di morte fuori dalla propria mente. Stava iniziando a faticare a distinguere cosa fosse reale e cosa non lo fosse. -Che stai facendo? Hai fatto una promessa!-.

Luc rise forte, stringendo la presa sul suo polso, al punto da farlo sanguinare. –Ascolta il mio consiglio, piccolo angelo, non fidarti mai delle promesse di un demone-.

Atsuya stette a guardare impotente mentre i demoni accerchiavano Shirou e i suoi amici. Gabriel e Michael si sollevarono in volo, pronti a combattere.

Erano in schiacciante inferiorità numerica, e si sarebbero fatti uccidere, Atsuya ne era sicuro.

-No, fermo! A cosa serve ucciderli?-.

-Sanno il nostro segreto. E’ la legge-.
 

Sono un idiota, Shirou.

Non posso proteggerti.

Scusami”

 
Atsuya sentì una stilettata al cuore. Come aveva fatto a essere così stupido? Come aveva potuto credere a Luc? Luc era un demone! I demoni non dicevano mai la verità!

Alle immagini che affollavano la sua mente, si aggiunsero quelle di Tokyo devastata, della Raimon distrutta, della casa di Shirou tra le fiamme.

Poi, vennero le immagini dei corpi dei suoi amici. Erano immobili, bianchi, freddi, silenziosi, morti.

Sapeva che erano solo allucinazioni, che niente di tutto quello stava accadendo, ma era difficile, terribilmente difficile trattenersi dallo sprofondare nell'oscurità.

Presto, quelle allucinazioni sarebbero diventate realtà.

E, ancora una volta, era solo colpa sua.

Shirou lo guardò, gli occhi lucidi. –Non è colpa tua, Atsuya- gridò. –Sei stato ingannato, come tutti noi. Non è colpa tua se i demoni ci hanno attaccati. Non è colpa tua se qualche volta abbiamo sofferto. E…- Chiuse gli occhi. –E non è colpa tua se sei morto!-.

 
Non è colpa mia, Shirou?

Stai per morire e ancora ti ostini a dire che non è colpa mia?”

 
-Shirou ha ragione!- esclamò Gouenji, mentre il cerchio di demoni attorno a loro si stringeva. -Inizialmente non mi fidavo di te, ma ho capito che stavo sbagliando. Sei un angelo, Atsuya, non dimenticarlo mai!-.

 
Ma guarda, Gouenji, stai ancora sorridendo...”

 
Le loro voci giungevano ovattate, come attraverso uno spesso vetro. Atsuya guardò gli altri e non lesse nei loro occhi il rimprovero o l’accusa. Nessuno di loro pensava che fosse colpa sua. Nessuno di loro lo odiava per quello che aveva fatto.

Improvvisamente, sentì un grande calore invadergli il cuore. Il calore della fiducia, dell'amore, che gli impediva di crollare nonostante attorno a lui fosse tutto distrutto.

E che fosse dannato se per quell'amore non avesse lottato con tutte le sue forze.

I suoi capelli iniziarono ad ondeggiare, mossi da un vento impercettibile, e la luce della determinazione tornò ad animare i suoi occhi. Le ali nere ebbero un tremito ed esplosero in mille pezzi, con lo stesso rumore di una bottiglia che va in frantumi. Il bagliore delle vere ali di Atsuya ferì gli occhi dei ragazzi.

Quando li riaprirono, Atsuya volteggiava a mezz’aria sopra Luc, il polso ancora stretto nella morsa del demone, il sangue che gocciolava a terra. Il battito delle sue ali generava un forte vento che scuoteva loro i capelli e gli abiti.

Luc lo fissò stupefatto.

-Io non sono un demone- esclamò a quel punto Atsuya. La sua voce era almeno dieci volte più potente del normale, come se stesse parlando attraverso un microfono. Il sole parve ridurre la propria luminosità e convogliare in lui.

Guardarlo faceva male agli occhi e bene al cuore.

-Lo sei!- esclamò Luc mentre stringeva la presa su di lui. –Lo sei e niente potrà cambiarlo-.

-Sono un angelo. Sono un angelo e proteggerò i miei amici- gridò Atsuya e con uno strattone liberò il polso.

Con un ghigno, le sembianze umane di Luc scomparvero. Al posto del bel ragazzo dai capelli neri e il sorriso sghembo apparve una creatura grande il doppio. –Non sfuggirai al tuo destino, Atsuya!- risuonò la voce di Luc, nonostante il mostro non avesse aperto bocca.

Gabriel e Michael si precipitarono verso di lui alla velocità della luce, ma non poterono impedire al mostro di lacerargli la pelle con i lunghi artigli e di scavargli quattro lunghi tagli nel petto.

Atsuya gridò di dolore.  Rabbia e determinazione si fusero in quel grido ed esplose. Non Atsuya, ma la sua luce, si riunì attorno al suo cuore e, con un boato, abbandonò il corpo di Atsuya e colpì i demoni, che sparirono all’istante tra le grida.

Prima di svanire, la risata di Luc risuonò nell'aria. -Sei finito, Atsuya-.

Dopodichè fu silenzio.

Il solo movimento percettibile era quello del battito delle ali di Atsuya che atterrava, e il suo respiro ansante. Nessun altro pareva in grado di emettere un singolo suono.

Gabriel e Michael si fissarono, parlandosi silenziosamente. Non avevano mai visto una cosa del genere, ma sapevano cos’era accaduto.

Atsuya si era ribellato. Li aveva combattuti.

Atsuya aveva vinto.

-Li hai sconfitti!-. Anche Shirou pareva aver capito la situazione. Fece un sorriso a trentadue denti. –Astuya, li hai battuti!-.

Gabriel annuì. –Ce l’hai fatta. Sei davvero un angelo. Sono orgoglioso di te, Atsuya-.

Il piccolo angelo sorrise loro, un sorriso felice ed esausto, poi, incapace di reggersi un secondo di più in piedi, cadde sull’erba del prato. Il fratello gli fu accanto in un istante.

-Fratello! Che succede?-.

Gabriel, inginocchiato accanto a lui, osservò le ferite sanguinanti sul petto del ragazzo e, per la prima volta in vita sua, ebbe paura.

Stette ben attento a non sfiorarle.

-Il veleno di un demone- sussurrò con un filo di voce. –Una delle poche cose in grado di uccidere un angelo-. 

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