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Autore: Viktor_Tidus    07/07/2016    1 recensioni
Benvenuti su Mithra! Vi sembrerà familiare, forse ci siete già stati in sogno oppure ne avete sentito parlare in qualche racconto, sempre diverso, o appena sussurrato a bassa voce dal vento che è qui da molto prima dell'uomo, leggende che rievocano le gesta di eroi di un antico mondo.
Tutto sembra scorrere noralmente, il Bene che vince il Male, il cattivo che viene sconfitto, l'eroe portato in trionfo, ma non fatevi illudere, siete su Mithra adesso. Qui il Bene ed il Male si fondono in un tutt'uno, un unico involucro capace di scatenare forze al di là della comprensione umana e sovrumana. Due giovani, molto simili per quanto completamente diversi affrontano la vita cercando di capire i motivi dell'esistenza del Bene e del Male scoprendo le risposte a loro spese. Noi, semplici osservatori della loro storia, ci poniamo domande che fino ad ora sembravano assurde: cos'è il Bene? Da dove nasce il Male? Perchè Luce e Tenebre non possono coesistere? E se un giorno fosse il Male a trionfare? Domande secolari rinchiuse nel nostro subconscio dall'alba dei tempi, lasciate nell'oblio senza trovare risposte, ma forse, su Mithra, una risposta c'é...
GRAZIE ;)
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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REAME OSCURO

Non ci sono ombre, non ci sono ripari, il calore del sole non bacia la tua pelle e non colora i cieli e i campi fioriti, e per quanto ti sforzi di vedere lontano non vedrai mai la tua meta finchè non la raggiungi, la notte copre ogni cosa, come un velo oscuro, irradiato soltanto dalla pallida luce della luna che per quanto si sforzi di inondare con i sui candidi bagliori la terra sotto di essa questa rimane implacabilmente velata.
Il freddo vento del nord ormai ha spogliato gli alberi lasciando dietro di se tronchi vuoti e rinsecchiti, le foreste sono soltanto ammassi di legna morta, per quanto in alto possano arrivare i tronchi i loro rami non riescono più a fiorire, soffocati dal peso di quel velo invisibile che la notte porta con sè. Solo il fuoco la contrasta, ma al contrario di ciò che si pensi, anche lui deve sottostare alle leggi della notte, la sua fiamma per quanto alta ed intensa possa essere non illumina nulla, il calore viene trattenuto al suo interno impedendogli di propagarsi fino a che non si estingue, anche lui è destinato ad una morte lenta e dolorosa, come tutto ciò che nasce in questo mondo oscuro.

Treyu non dorme, non può. Sa che nella notte si celano i pericoli maggiori, nelle sue profondità si nasconde qualcosa che ti guarda, che ti osserva, e che vuole ucciderti, farti soffrire, lui lo sà e la guarda a sua volta con aria di sfida.

"Non dormirò fin quando non avrò raggiunto il mio obbiettivo" pensa disteso fuori dalla tenda, mentre gli altri al suo interno riposano tranquilli, beati, come se non sapessero cosa c'è fuori nel buio.

Ma non era solo la notte a tenerlo sveglio, nella sua mente era entrato qualcosa che ora faceva parte di lui e che non riesce a scacciare:

"quella lancia, mi stava chiamando... Di chi poteva essere? Perchè vuole me?..."

La sua mente viaggiava, cercava di ricordare i racconti uditi nel Salone dei Dannati, storie perse nel tempo che parlano di cavalieri, soldati dall'armatura lucente, guerre epiche combattute in terre ormai scomparse, leggende di bestie e creature uccise da uomini capaci di qualsiasi potere. I racconti e le storie scorrevano fino ad arrivare lì, a Colle Spento, teatro dell'ultima vera battaglia fra i due Reami, ormai luogo sacro e cimitero di centinaia di uomini valorosi.

"Devono essere passati 137 anni, lì ormai non è rimasto nulla, niente, solo terra intrisa di sangue. Ma allora perchè ogni mia membra, ogni parte del mio corpo vuole raggiungerla? Cosa si nasconde in quel cimitero di guerra?" Le sue domande non trovavano risposta. Da quando i suoi occhi si sono posati su quella lancia la sua mente non ha più trovato pace, inondata da sensazioni sottili che solo un essere dai sensi sviluppati come i suoi può percepire.

La notte si infittisce, inizia la sua ora più cupa, le fiaccole sparse per il villaggio si spengono come fossero fiammiferi, il battere del martello sull'incudine si placa, nessuno più lavora il ferro e chiunque si trovi per la strada cerca riparo nelle piccole case di legno. Anche all'interno del tendone il bere e mangiare si ferma, improvvisamente, e tutti interrompono il loro gozzovigliare per prestare orecchio alla notte. Nessun suono, nessun rumore, il vento ormai ha smesso di sospirare fra le strade di Ovarion, non si ode neanche lo scorrere del piccolo ruscello che passa per il villaggio, le tenebre riempiono l'aria addensandola creando un muro invisibile che separa tutto ciò che è vivo.
Un uomo si avvicina verso Treyu, barcollante. Treyu lo osserva, forse è ubriaco, avrà bevuto troppo. L'uomo si accascia su di lui, completamente imbrattato di sangue. Treyu nota le ferite profonde che partono dal collo fino a raggiungere l'addome, il sangue continua a fuoriuscire copiosamente.

L'uomo guarda il giovane negli occhi ed esclama «Gli spiriti delle montagne... sono tornati...»

Improvvisamente il silenzio che accompagna la notte viene squarciato da urla provenienti da ogni angolo del villaggio. il suono delle lame e delle carni tagliate fanno schizzare Treyu in piedi, la tenda è dietro di lui, unico luogo sicuro del villaggio, ma Treyu non sta andando lì, non si sta nascondendo, corre il più velocemente possibile seguendo le scie di sangue sotto ai suoi piedi, si aadentra sempre di più fra i vicoli del villaggio cercando di capire cosa sta uccidendo tutti.
Ode suoni di passi provenire dal vicolo successivo e si appresta a girare l'angolo...

«Credevi davvero che ti avremmo lasciato solo ragazzo?» erano Venoras e Zorbas.
«Ne avete messo di tempo per raggiungermi. Li avete visti?» rispose Treyu.
«No» ribattè Venoras «sono veloci, dannatamente veloci, uccidono e scompaiono nel nulla, sembra quasi che le profonde ferite sui corpi di questi cadaveri siano causate dall'aria».
«La notte non uccide, ma ciò che vi dimora si. Qualunque cosa abbia causato queste ferite è qualcosa che può morire» Treyu parlava come se avesse combattuto mille battaglie, Venoras ammirava quel ragazzo forte e sicuro di se, sarebbe diventato un ottimo cacciatore se non il migliore.
Venoras si rivolse a Zorbas «sali sui tetti e sorveglia la zona da lì, inoltre se dovessimo essere in difficoltà tu saresti la nostra arma segreta».

Zorbas ubbidì e comincio a seguire Treyu e Venoras dai tetti delle case muovendosi come un rapace notturno pronto ad affondare i sui artigli nella preda.
Treyu e Venoras continuarono a correre, ma per quanto veloci andassero non videro altro che cadaveri, tutti uomini e tutti morti, colpiti in punti vitali, nessuno di loro per quanto ancora agonizzante si sarebbe salvato da tanta brutalità. Delle donne neanche l'ombra, le poche rimaste nei paraggi al di fuori della tenda erano scomparse, non vi era traccia. I due continuarono a correre e a cercare un nemico che continuava ad essere sfuggente, improvvisamente un gemito attirò l'attenzione di Treyu che abbattè la porta di una delle case vicine. Dal lato opposto dell'uscio una creatura dai grandi occhi gialli trascinava una donna svenuta dalla finestra, il ragazzo raggiunse l'estremità opposta della stanza con un solo balzo ma della donna e della creatura non vi era traccia, spariti nelle tenebre.

«Treyu hai visto qualcosa?» disse Venoras mentre cercava di stare al passo con il ragazzo.
«Qualcosa ha trascinato via una donna da questa finestra» rispose Treyu.
«Ma qui intorno non ci sono tracce ne di colluttazione ne di trascinamento, il terreno qui dietro è fangoso, dovrebbe esserci almeno segno di passaggio di qualcuno o qualcosa...» ribattè Venoras che proseguì «Zorbas tu hai visto qualcosa?».
«Niente, da questa casa non è entrato ed uscito niente».

Treyu non capiva, cosa stava succedendo. La sua mente incomincia a fargli dei brutti scherzi, prima è distratto da pensieri e ricordi fino a quella sera lontani da lui, ed ora non riesce a distinguere cosa è reale dall'immaginazione. Se davvero qualcosa avesse superato quella finestra avrebbe trovato almeno un segno, un impronta, un capello, ma niente, sembrava che quella cosa fosse disabitata da anni.
I tre si ricongiunsero, ormai sembrava tutto finito, non si udiva più il suono dei corpi mutilati che si accasciavano al suolo, qualsiasi cosa stesse uccidendo quelle persone aveva placato la sua sete di sangue. Tornarono sui loro passi, increduli di quello che i loro occhi vedevano, ormai ogni abitante del villaggio era stato sterminato, solo l'enorme tenda rimaneva eretta al centro di Ovarion, ma quando i tre la raggiunsero scoprirono qualcosa di ancora più angosciante. La tenda era ridotta a brandelli e le decine di uomini poste al loro interno a protezione delle donne erano stati sterminati, solo qualche valoroso fra cui il Lord Nappa era sopravvissuto, ma per gli altri non ci fu nulla da fare, e le donne scomparse nel nulla.

«Gli spiriti, sono arrivati, hanno distrutto ogni cosa e portato via le donne. Ovarion è destinata a scomparire» borbottò Lord Nappa mentre si trascinava fuori dalla tenda in fiamme verso i tre che continuavano a guardare quello spettacolo increduli, consci del fatto che qualcosa si è scatenato su questo villaggio più forte e grande di loro e che presto potrebbe spezzare via in un attimo anche le loro vite.

Venoras e Treyu si ripresero dalla paralisi che li aveva colti un attimo prima e tirarono un profondo sospiro dopo che i loro polmoni si erano inconsciamente arrestati. Si guardarono attorno senza capire bene cosa stessero cercando, d'un tratto Venoras esclamò:

«Dov'è Zorbas?»

Gli occhi di Treyu ancora una volta furono attirati nel vuoto, verso un angolo sperduto della foresta che circonda il villaggio, lì nell'oscurità riuscì ad intravedere di nuovo quegli occhi gialli, non si vedeva il corpo ma quegli occhi, quegli occhi lo fissavano e lo scrutavano, ai piedi della creatura qualcosa si muoveva, si dimenava, qualcosa di familiare, che Treyu aveva già visto.

«Zorbas!» esclamò improvvisamente il giovane facendo sobbalzare Venoras «hanno rapito Zorbas».
   
 
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