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Autore: Arny Haddok    08/07/2016    3 recensioni
“Gli incontri avvengono sempre nei momenti in cui la mente è molto libera o molto affollata: nel primo caso avvengono per donare alla nostra anima qualcosa di nuovo, nel secondo per liberare la nostra vita da qualcosa di sbagliato”
Osho
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tobio Kageyama, Tooru Oikawa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Eccomi con il secondo capitolo! Ringrazio sempre Eliot per essere la mia beta e perché (povera crista) mi corregge le virgole (at ghe dae brusé dialetto). 
Non ho quasi nulla da dire perciò...buona lettura!






Capitolo secondo  "(Forse)Qualcuno"


 

Come fosse finita in quella situazione, ancora se lo chiedeva.

Il muretto era leggermente umido e subito la sua mente ebbe la geniale idea di farle immaginare chissà quale macchia sul retro della gonna.

Rimase a guardare le proprie mani per almeno una decina di minuti, mentre Iwaizumi, seduto di fianco a lei a distanza di circa una spanna, sembrava completamente assorto in una lunga sessione di pensieri. In qualche modo doveva occupare il suo tempo e pensare si era sempre rivelata una fantastica alternativa.

Quella ragazzina lo aveva incuriosito: non sembrava rapita dalla fisicità del suo compagno di squadra e aveva solamente accennato ad un debolissimo sorriso quando questo si era messo a scherzare.

Nel frattempo, con la coda dell'occhio, notò Haddok alzarsi e incamminarsi verso l'edificio delle classi e dopo qualche attimo prese a seguirla fino a raggiungerla.

 

- Ehi, ma Iwa-chan e la tua amica? - chiese Oikawa voltandosi nel mancato tentativo di coinvolgere il tenebroso Hajime in una conversazione.

- Oh, non li hai visti? Prima si sono alzati e sembravano intenti ad andare verso le classi, magari sono andati a mangiare insieme. - azzardò Aiko facendo spallucce. - Ora che ci penso, devo andare a recuperare il mio di pranzo! - esclamò improvvisamente ricordandosi dei due bento aperti sul banco della compagna.

Chissà che non nasca qualche cosa tra quei due...Haddok è abbastanza silenziosa da poter essere interessante per Iwaizumi e l'asso potrebbe finalmente trovare una ragazza! Pensò la mora intenta a battere le mani sulla gonna per evitare problemi o figuracce.

Recuperato il bento, tornarono al muretto per sedersi nuovamente. La ragazza si posò il cestino del pranzo sulle gambe e riprese a mangiare, mentre Oikawa sembrava intento ad elaborare una domanda particolarmente ostica.

Fu proprio così...

- E Tobio-chan? La situazione è migliorata tra voi due? - cominciò.

Probabilmente in tutto quel tempo passato a meditare si era chiesto dove fosse finito il suo odiato kohai, e come la “relazione” tra la sua amica e quell'alzatore infame fosse andata avanti.

Azumane per poco non si strozzò con una strisciolina di frittata, per poi rabbuiarsi e abbassare la testa sconsolata. Se c'erano argomenti che in quel momento non voleva proprio toccare, Kageyama era uno di quelli.

Il suo ex compagno di classe per un buon periodo fu la sua cotta segreta: fisicamente non si poteva assolutamente considerare un brutto ragazzo e come personalità...aveva invece deluso le aspettative.

Durante l'ultimo anno delle medie, quel palleggiatore dagli occhi blu aveva cominciato ad essere un individuo pessimo: nervi costantemente a fior di pelle e mancanza di empatia a livello totale. Chiunque poteva rendersene conto, tanto che il soprannome “Re del campo” non trovò nessun tipo di ostacolo nel diffondersi per l'intero istituto.

Azumane nei suoi confronti si era sempre comportata nel modo migliore possibile. L'interesse che provava per lui era perfettamente sincero, e, se solo il corvino non avesse dimostrato il suo lato scorbutico, avrebbe anche cercato di muovere un passo verso di lui, dichiarandosi.

- Non ho avuto la possibilità di parlargli. - confessò la ragazza inclinando leggermente la testa, cercando di non far piombare quella conversazione in un concentrato di rabbia e amarezza. - So solamente che avrebbe frequentato la Shiratorizawa, per cui non avrei più avuto modo di vederlo. -

Allora il capitano scoppiò in una fragorosa risata e la mora non mancò di guardarlo storto.

- Lui?! Alla Shiratorizawa?! Ti prego, dimmi che questa è semplicemente una pessima battuta. - si divertì, piegandosi con i gomiti sulle ginocchia.

Aiko approfittò del momento scherzoso per sollevare un po' di riso sulle bacchette e tornare seria poiché la reazione dell'amico d'infanzia mosse l'atmosfera pesante che si era creata nella sua mente.

- Sono seria, so perfettamente che non resisterebbe nemmeno ad un solo allenamento con il carattere che si ritrova e probabilmente non sarà neanche riuscito a superare l'esame di ammissione. - sospirò rilassando le spalle.

Tooru sollevò lo sguardo sulla ragazza dagli occhi verdi e lo mantenne fermo per un paio di secondi - Certo che porti iella, tu. - decise con occhi quasi curiosi e con la mano portata a sostenere il mento e le dita a coprire la bocca. - Le aspettative che hai per Tobio-chan non sono tra le più rosee. -

Azumane arricciò il naso e per riflesso si alzò l'angolo destro della sua bocca:

- Non è mia intenzione essere portatrice di sfortuna, sono semplicemente realista: ammettiamolo, l'esame in quella scuola è veramente difficile ed è un corso che segue le medie, inserirsi al liceo non è sicuramente facile! E poi, - e qui la ragazza abbassò il viso divertita, - il suo livello di preparazione è scarsissimo, sappiamo benissimo che pensa più alla pallavolo che alla scuola. -

- Però sai, il tuo ciondolo a forma di gufo sembra essere contrario alla definizione che dai di te stessa...proprio sicura di non essere una gufatrice seriale? -

A quel punto entrambi scoppiarono a ridere, forse per smorzare la tensione del dialogo o semplicemente perché ne avevano bisogno, di per certo, la battuta di Oikawa, non era divertente. Respirare un po' di allegria era sempre stato fondamentale per la loro amicizia; senza quella sarebbero state due persone troppo suscettibili e talvolta complicate.

Azumane era in grado di cadere quasi in depressione a causa della sua famiglia, la quale spesso si rivelava essere contraria alle decisioni della figlia. Dall'altra parte invece c'era Oikawa, un involucro di pietra e di apparenze invalicabile.

Decisamente troppo per un solo Iwaizumi.

 

Ha le caviglie sottili e dei polpacci abbastanza muscolosi...sicuramente pratica qualche attività sportiva. Magari fa atletica, però lavorerebbe solo con la corsa...una centometrista? Si chiese Hajime raggiungendo la ragazza dai capelli chiari.

In quei pochi metri che li separavano, l'attaccante del club di volley era riuscito a scorgere una ciocca di capelli turchesi della più bassa e ne era rimasto colpito, come un particolare di una fotografia che si tende ad ignorare.

Un leggero colpo di tosse proveniente dalla gola del ragazzo dai capelli crespi attirò l'attenzione di Haddok che si girò di riflesso.

- Scusami se ti ho seguita, volevo semplicemente scusarmi per Oikawa e per il suo atteggiamento poco rispettoso. - il pallavolista cercò una sorta di scusa per cominciare la conversazione inchinandosi, mentre Arny aveva posato i suoi occhi chiari sulla figura del senpai, alquanto agitata.

- N-non fa niente, davvero. - replicò la più bassa sorridendo delicatamente e arrossendo.

- Probabilmente ti sarà sembrato avventato e anche stupido, ma ti prego di non lasciare che questo suo comportamento ti convinca. In realtà è una persona completamente diversa. - continuò Iwaizumi coprendo per l'ennesima volta le spalle all'amico.

Non era la prima volta che capitava, ma questo suo “rimedio” era nato solo quando le ragazze avevano cominciato a capire che Oikawa non era solamente un cucciolo capace di sorridere e accettare cioccolatini.

Poteva sembrare un elemento simile, ma solo pochi erano a conoscenza della vera natura di Tooru Oikawa: si trattava di un liceale decisamente più profondo e sensibile di quello che la maggior parte credeva. Una persona pessima sotto certi punti di vista. Poteva addirittura sembrare un approfittatore, ma se si trattava di Iwaizumi nessuno osava dire nulla del suo migliore amico.

Oikawa era una persona troppo particolare per essere riassunta in qualche battuta, troppo diverso.

- Tranquillo Iwaizumi senpai...non sono così superficiale. - e il sorriso di Haddok svanì in pochi istanti, lasciando spazio ad un ben più grande imbarazzo, il tutto unito ad una cascata di pensieri privi di pause quasi incomprensibili anche per se stessa.

Quindi gli ho praticamente detto che lui ha creduto che fossi una persona superficiale, gli ho dato del superficiale! Oddio davvero l'ho fatto no, non posso averlo fatto, non con lui che è stato così gentile da venirmi incontro no Arny perchè?!

Il ragazzo non potè fare a meno di chiedersi che diavolo avesse detto di male per adottare un'espressione simile, ma decise di ignorare questo quesito per avanzare di qualche centimetro verso quella figura apparentemente indifesa.

- Stavi andando a mangiare? - chiese deciso e tranquillo, dopotutto, non aveva assolutamente nulla da temere. Allora si ricordò di un famoso modo di dire “Non avere paura di un ragno, lui ne ha sicuramente più di te”. Quindi sto comparando Haddok ad un ragno? Sì, lo sto facendo...che persona orribile, pensò l'asso di se stesso, mentre Arny aveva spostato lo sguardo alla sua sinistra, senza però alzare la testa.

Nemmeno la stessa Haddok si rese conto di quanto potesse risultare carina in qual momento e, anche se Hajime si era sempre ritrovato ad agognare una ragazza decisa e decisamente più formosa, quella piccoletta possedeva qualcosa che lo incuriosiva, il problema era che neanche lui sapeva che cosa.

- S-sì, devo finire di pranzare. - rispose tenendo un profilo basso, cercando di auto-controllarsi il più possibile e mantenendo un'espressione atona.

Non poteva lasciarsi andare ai suoi scatti di emotività, sarebbe risultata un'idiota agli occhi di una persona apparentemente così seria come Iwaizumi. Sapeva quanto l'apparenza contasse, lo aveva provato sulla sua stessa pelle.

- Anche io devo finire di mangiare, ti andrebbe di concludere la pausa pranzo insieme? - riuscì a proporre sorridendo debolmente.

Il suo era un sorriso dedicato ad Haddok e lei lo colse sollevando gli occhi ed incrociando quelli verdi decorati minuziosamente con leggere sfumature grigie di Hajime.

- Sì, va benissimo. - replicò restando a bocca socchiusa, per poi rendersi conto del fatto che stava guardando l'asso negli occhi. Allora distolse immediatamente lo sguardo tornando a contemplare le mattonelle che formavano una graziosa stradina color terra che attraversava i giardini di tutto il complesso scolastico. Le era parso che queste le mancassero sotto i piedi in più di un'occasione durante quella conversazione, ogni volta che il suo cuore saltava un battito.

Forse sarebbe stato meglio finire di pranzare da sola.

 

Quando Iwaizumi invitò la ragazza nella sua classe la vide sbiancare, ma lei insistette sul seguirlo al secondo piano, dov'erano collocate, come le era stato spiegato quella mattina, le classi delle terze.

Entrati, in pochi agili mosse il pallavolista riuscì a spostare una sedia di fronte al suo banco per far sedere Arny.

Si sta decisamente sforzando per rimanere qui, è evidentemente a disagio oltre che essere pallida notò Iwaizumi mentre la guardava accomodarsi e guardarsi timidamente in giro.

Devo trovare qualcosa che possa catturare la mia attenzione...non mi resta tanto cibo, e presto non avrò più nulla da guardare se non un bento vuoto, e non posso guardare un bento vuoto! Devo mangiare lentamente...altrimenti sarò costretta a guardare lui, ed è l'ultima cosa che voglio! Si rese conto la più bassa già in paranoia per l'ambiente che si era creato intorno a loro.

Entrambi cominciano a mangiare: Hajime con una tranquillità disarmante, bacchette ferme, occhi calmi, gambe immobili, una postura degna di un vero giapponese nel bel mezzo di un colloquio di lavoro; Arny sul punto di morire, bacchette in perenne movimento, mani infette da un tremolio simile alle convulsioni delle peggiori categorie, sguardo traballante che vaga dal più infimo dei dettagli, al più importante dei gas presenti nell'aria, gambe attaccate da un inferno di formicolii, la postura di un vero e proprio bambino che, desideroso di scendere dal seggiolone, ha la necessità di liberarsi, e quindi decide sia meglio farlo nel pannolino.

- Sicura di stare bene, Haddok? - decise di chiedere il moro ormai convinto dell'imminente collasso della ragazza.

In quel momento, proprio quando Arny stava riuscendo a darsi anche solo un briciolo di contegno, ecco che la domanda irruppe nell'aria che li divideva arrivando fino al suo canale uditivo. La piccola foglia di alga che aveva trovato posto sulle sue bacchette, cadde inevitabilmente nel porta pranzo, mentre la castana rimaneva immobile di fronte a quella scena tragica.

- Sicurissima! - rispose. Nulla di più, nulla di meno, una replica che poteva chiarire tutto e niente contemporaneamente.

- Guarda che possiamo anche scendere se sei cosi a disagio qui. - spiegò pazientemente il senpai lanciandole uno sguardo quasi divertito. - Se mi dici che va bene così allora...Aiko ha detto che vieni da fuori, sei di un'altra nazionalità per caso? -

A quella domanda Arny si bloccò per un momento, quel tanto che bastava perché una persona perspicace come Oikawa notasse la sua mancanza di volontà nell'affrontare quell'argomento.

Ma si trattava di Iwaizumi e non se ne accorse.

- No, vengo da Tokyo, mio padre però è del Nord Europa... -rivelò la ragazza dagli occhi del colore del mare del nord in tempesta. Le sue labbra si piegarono in un invisibile sorriso che poi scomparve a contatto con la plastica trasparente della bottiglietta d'acqua.

- Ora capisco perché hai un cognome straniero. - sorrise l'attaccante del club di pallavolo. - E Tokyo com'è? Ci sono stato solo anni fa, quindi non la ricordo... - cominciò, nel tentativo di costruire un dialogo per capire qualcosa in più su quella ragazza metà giapponese che in quel momento sedeva di fronte a lui.

- Non vengo proprio dal centro città, ma posso affermare che la notte è affascinante. Quando ci andavo per i festival sembrava di essere in un altro paese. - rise Haddok al ricordo di quell'ultima avventura vissuta tra bancarelle e attrazioni.

In compagnia dei suoi amici poteva fare qualsiasi cosa, nonostante fosse di natura timida e talvolta fredda e scontrosa. Quando aveva i suoi compagni al suo fianco, aveva la forza per distruggere le apparenze e diventare se stessa.

Sarebbe riuscita a trovare qualcuno che fosse in gradi di farle lo stesso effetto? Qualcuno che fosse in grado di liberarla dai vincoli sociali?

A sentirsi parlare della propria città, la giovane si sentì rincuorata e una ventata di malinconia la soppresse, nonostante fossero solo due settimane che non metteva piede sulle rive del ruscello che scorreva accanto al suo quartiere.

Si dimenticò di essere in una classe di ragazzi più grandi in compagnia di una persona che nemmeno conosceva.

Il mondo le aveva messo in mano quella qualità, quella di estraniarsi completamente dal mondo circostante; quando pensava, solo una persona fino ad allora era sempre stata in grado di riportarla alla realtà.

- Spero di poterci tornare prima o poi, almeno il prossimo anno frequenterò un'università là, quindi non dovrò più lamentarmi dell'impossibilità di prendere un treno e correre verso la capitale. - continuò il moro rendendosi conto del fatto che la piccoletta quasi non lo stesse ascoltando.

Non sembra più così agitata come prima...non capisco cos'abbia adesso, si chiese Hajime guardando gli occhi della più bassa.

Non era mai stato uno dei personaggi più desiderati del liceo, ma la situazione non gli era mai pesata in alcun modo. Vedere il proprio migliore amico circondato da ragazzine ogni giorno non lo infastidiva, anzi, quasi si riteneva fortunato: non avere tutte quelle femminucce urlanti intorno gli sembrava veramente eccezionale. Nulla di cui preoccuparsi, non c'era bisogno di essere perfetti ogni giorno, si evitavano perdite di tempo nei tragitti, non si era obbligati ad essere carini e gentili con tutte. Le uniche aspettative che si era sempre curato di non deludere erano quelle dei suoi genitori, della squadra, e degli insegnanti.

Solo quando aveva la possibilità di avvicinarsi tanto ad una persona, si sforzava di risultare piacevole. Anche se lo era sempre, doveva darne la prova immediata, ed era sempre stato in questo che aveva faticato: sembrare quello che era davvero.

Se una persona sapeva qualcosa sul suo conto, il primo aggettivo che risuonava nella testa di chiunque era “serio”. Iwaizumi Hajime era serio. Serio e responsabile.

Ma sapeva essere molto di più, solo i suoi più cari amici erano però in grado di riconoscere il vero Iwaizumi, e quella ragazza poteva diventare una di quelle poche persone.

- Allora sarà sicuramente una bellissima esperienza Iwaizumi senpai. - e fu su quell'ultima parole che la campanella trillò impaziente.

Arny e Hajime si voltarono l'uno verso l'altro, contemporaneamente.

Subito dopo la ragazza distolse gli occhi da quelli dell'asso per chiudere il bento vuoto e alzarsi dalla sedia di legno.

- È stato un piacere conoscerti Haddok, ti auguro che Aiko non ti trascini più in quel modo. - e sorrise il più alto.

- Anche per me senpai. - si inchinò la ragazza dagli occhi chiari.

 

Arrivata in classe, Azumane trovò la sua compagna di banco già seduta al proprio posto.

Scommetto che se le chiedo qualcosa di Iwaizumi non risponderebbe nemmeno sotto tortura, domani chiederò direttamente a lui, pianificò la mora mentre le presentazioni dei programmi che avrebbero affrontato durante quell'anno scolastico passavano sotto i loro occhi indifferenti.

 

Fu la prima ad alzarsi dal proprio banco. Si fiondò in palestra a falcate veloci e impazienti: il momento tanto atteso era finalmente arrivato.

Negli spogliatoi arrivò, a quanto sembrava, per seconda: la porta già aperta con un borsone poggiato su una panca di legno chiaro. Non passarono troppi istanti che anche il suo ci finì sopra.

Sfilò gonna e camicia per poter indossare pantaloncini e maglietta.

Dato che ancora non possedeva magliette della scuola, si preoccupò di usarne una della Kitagawa Daiichi, un po' perché non ne aveva molte che le andavano ancora bene, un po' per chiarire nuovamente l'esperienza pallavolistica vissuta fino a quel momento.

Non mancavano calzettoni, ginocchiere bianche e un paio di scarpe nere e rosse di un modello maschile, scelto perché al negozio non ne avevano di una certa qualità per ragazze.

L'ultimo passaggio era quello della coda di cavallo che, a differenza di come molti credevano, richiedeva un'infinità di tempo e di energie: riuscire a raccogliere tutte le ciocche in maniera ordinata e abbastanza stretta per evitare che i capelli finissero sulla fronte non era affatto semplice.

Con le scarpe prese per il tallone, camminò a passo spedito verso la palestra, per poi entrare e consegnare il modulo di presentazione precedentemente compilato in maniera accurata e precisa.

-Azumane Aiko eh? E vieni dalla Kitagawa? Sembri proprio interessante, lasciatelo dire, in più sei alta!- constatò una ragazza del terzo anno alta almeno 1,70m.

Capelli neri, sguardo profondo definito in due iridi marroni. Inutile dire che il fisico era quello di una giocatrice di pallavolo: spalle leggermente più larghe del dovuto, gambe lunghe, un lato b quasi perfetto.

-Comunque io sono Miyoko Ikeda, alzatrice e capitano della squadra. Per cominciare dobbiamo aspettare tutte, sembra proprio che quest'anno ci siano più iscrizioni.- notò in direzione di altre due ragazze che si presentarono alla porta.

Infine, con un paio di minuti di ritardo rispetto all'orario programmato, una ragazza abbastanza bassa per la media dei pallavolisti, dai capelli chiari stretti in una treccia alta e con il resto della testa coperta di forcine e mollette, fece il suo ingresso sul parquet lucido.

I pantaloncini da uomo neri lasciavano pensare ad una persona abituata alla palestra e in grado di adattarsi ai vari ambienti che questa proponeva.

I calzettoni bianchi e un paio di ginocchiere dello stesso colore erano impregnate di tuffi e salvataggi.

Una maglietta dalle maniche decisamente troppo lunghe per essere quelle della taglia giusta.

Un paio di manicotti blu scuri senza gomitiera incorporata.

Un paio di scarpe blu oltremare con inserti arancione fluo.

 

- Haddok, che cosa ci fai qui? -

 

 

“I tuoi occhi, grandi, scuri e belli, per un istante si sono aggrappati ai miei e insieme ci siamo raddrizzati e rialzati, grazie quasi alla sola forza dello sguardo”
 

David Grossman


 

Spazio (in)utile: anche questo capitolo si rivela essere un po' vuoto di contenuti ma, se sarete pazienti, arriverà qualcosa di più interessante le prossime volte >.> .
Qui abbiamo un Hajime alle prese con Arny, di cui saprete molto altro successivamente. Comunque direi che non se la cava troppo male eh. Tooru invece è ancora una terra inesplorata (quali magici paragoni) ma ho intenzione di prendermela con calma per quel che riguarda il suo personaggio. 
Le due protagoniste potrebbero rivelarsi un duo comico alla 
"All Hanshin Kyojin", ma anche per questo si dovrà attendere.  Scrivere con le soundtrack dei film Ghibli non è il massimo dell'allegria è-è .
Ringrazio tutti coloro che sono arrivati fino a qui e che hanno letto il primo capitolo. 
Alla prossima!

 

   
 
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