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Autore: SwanQueen98    09/07/2016    6 recensioni
[STORIA INTERATTIVA - ISCRIZIONI CHIUSE]
Dieci tra i più famosi e conosciuti studenti di Hogwarts sono stati rapiti durante la notte e portati all'interno della Foresta Proibita contro la loro volontà.
Scopriranno presto che niente accade per caso e si ritroveranno a lottare contro il tempo per salvare la loro vita.
Dovranno decifrare biglietti contenenti degli arcani quasi impossibili da risolvere, tutti diversi tra loro ma con solo una frase in comune:
"Can you Escape the Forest?"
Genere: Avventura, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive, Nuova generazione di streghe e maghi
Note: Lemon | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo 2: E adesso?



Willow si passò una mano sul viso, sfinita. 
Erano lì solamente da un'ora, una singola ora, e aveva già dovuto separare suo fratello e Alexander già due volte. 
Dal canto suo sapeva che Kaleb era esageratamente geloso e troppo protettivo nei suoi confronti, ma quel Alexander la innervosiva così tanto con la sua faccia da schiaffi e quell'atteggiamento da menefreghista che magari, se si fossero messi a litigare di nuovo, avrebbe lasciato fare a suo fratello quello che voleva. Che poi avrebbero dovuto portarsi dietro il Corvonero trasfigurato in una fisarmonica o in un portapenne era un fardello che poteva sopportare. 
Per ora però la calma regnava sovrana, Kaleb e Willow camminavano davanti, mantenendo lo stesso passo e dandosi qualche spintarella ogni tanto, mentre Alexander passeggiava qualche metro più dietro, guardando male il Serpeverde e lanciando qualche sbuffo sonoro. 
Dopo aver letto la lettera avevano deciso di continuare a camminare, non sapevano quante altre persone erano intrappolate lì con loro, ma era loro intenzione trovarne quante più possibile. 
Adesso erano solamente in tre contro quello psicopatico, ma se avessero trovato altri loro compagni con la loro stessa motivazione avrebbero avuto maggiori possibilità di uscire da quel groviglio di alberi. 
Alexander alzò lo sguardo verso il cielo, notando un chiarore sempre più evidente che andava a sopraggiungere al buio pesto che li aveva accompagnati fin ora in quell'inquietante gita. 
Era stato sveglio abbastanza notti per capire che ora, in quella freddina mattinata di metà Settembre, il ventitré per essere esatti, erano appena le sei del mattino, e poteva dirlo anche dal brontolio del suo stomaco che cominciava ad accusare i morsi della fame. 
Quel placido cielo azzurrino senza nuvole e, ancora per poco, senza sole, venne tagliato a metà da un gufo grigio che, dopo aver chinato la testa come per osservarli, volò via alla stessa velocità con la quale era arrivato. 
"Voi non avete fame?" chiese il moro ai due ragazzi a pochi metri da lui. 
"Da morire." rispose la Tassorosso con tono lamentoso, "E ho anche finito i miei chupa chups." aggiunse mettendo le mani dentro alle tasche e cercando ancora, come per essere sicura al cento per cento di non averne più nemmeno uno. 
Kaleb invece, dal canto suo, rispose solamente con un grugnito, non aveva nessuna voglia di cominciare una conversazione con quel tizio. 
Se glielo avesse chiesto sua sorella avrebbe risposte che sì, moriva dalla fame e avrebbe tanto voluto una buona tazza di caffè, magari con una bella fetta di torta, ma non voleva dare nessuna confidenza a faccia da troll - come lo aveva soprannominato lui. 
Poi ci fu un rumore sospetto. 
I tre ragazzi si guardarono tra di loro, chiedendosi cosa fare. 
Sarebbe potuto essere tranquillamente un altro di loro, ma se non fosse stato così? Se dietro quel cespuglio ci fosse proprio il loro rapitore? 
Alexander dopo un attimo di esitazione cominciò ad incamminarsi verso il suono, prese un ramo come arma e poi spostò lievemente il mucchio di foglie.
Oh Merlino, non se l'aspettava proprio. 
Dietro non c'era un loro compagno o un animale, ne tanto meno il pazzo psicopatico che li aveva rapiti. 
C'era un vassoio, un vassoio stracolmo di cibo.
"Hey ragazzi! Pappa buona!" esclamò alzando il coperchio e rivelando agli altri due quello che c'era dentro. 
All'interno c'erano due fette di torta, una alla ciliegia e una al cioccolato, una brioche fumante, un termos con del caffè ancora caldo e tre chupa chups alla fragola. 
Willow sgranò gli occhi marroni, saltellando su e giù e fiondandosi dritta sul cibo, suo fratello però non era della sua stessa idea e la fermò, trattenendola per una spalla. 
"No, potrebbe essere avvelenato." scosse la testa e si fece avanti, scrutando con attenzione il cibo e trovando in mezzo ai tovaglioli una lettera. 
"Visto?" sorrise appena vittorioso, guardando la sorella.
Scartò quella che era la seconda lettera nell'arco di un paio d'ore e lesse ad alta voce. 

 
"Salve cari Kaleb, Willow ed Alexander.
So che starete pensando il peggio riguardo questo cibo. 
Ma non preoccupatevi, è totalmente innocuo, non voglio che vi succeda qualcosa prima del previsto. 
Spero vi piaccia, l'ho scelto appositamente per voi. 
A molto presto, 
John Doe." 

 
"Visto?" disse questa volta Willow, facendo il verso a suo fratello. 
Certo era preoccupata da tutta quella situazione, quasi terrorizzata avrebbe osato dire, ma la fame era così tanta da sovrastare qualsiasi altro sentimento. 
Afferrò così la sua torta alle ciliegie e i suoi amati lecca lecca e si sedette per terra a gambe incrociate, cominciando a divorare il tutto e dopo pochi secondi anche gli altri due la raggiunsero, imitando le sue mosse. 
Kaleb mangiò lentamente e silenziosamente, per quanto quella fetta di torta fosse buonissima non riuscì a godersela a pieno. 
"Non voglio che vi succeda qualcosa prima del previsto", quella frase lo aveva lasciato molto scosso, non tanto per la sua incolumità, quanto per quella della sua sorellina. 
Una cosa era certa, avrebbe lottato con le unghie e con i denti per farla uscire viva da quell'inferno. 


**

 
Aveva bisogno di più tempo e soprattutto di più informazioni per capire dove si trovasse e come uscire da lì.
Jessie sbuffò, non sapeva cosa fare ed era una cosa che odiava e Coraline seduta di fronte a lui sembrava pensare la stessa cosa. 
Avevano deciso, dopo lunghi minuti di dibattito, di starsene seduti ad aspettare che il sole sorgesse completamente, così da avere una visuale più limpida di tutto l'insieme. 
Ed ora per passare il tempo avevano deciso di sedersi e accendere un bel fuoco, nonostante il suo compagno di avventura inizialmente fosse titubante riguardo l'idea.
Cosa che però senza magia si era rivelata più difficile del previsto. 
Prima Jessie aveva provato sfregando due pietre insistentemente e, dopo dieci minuti di tentativi, le aveva scaraventate il più lontano possibile dalla sua vista. 
Poi Cora prese il possesso della situazione, afferrando due legnetti belli grossi e cominciando a girare l'estremità di uno contro l'altro che era poggiato a terra, cercando di far uscire la fiamma grazie all'attrito, e quando lui l'aveva guardata perplesso, lei gli aveva risposto di averlo visto in un film Babbano, e che se i tre papà stupidi in campeggio c'erano riusciti, allora ce l'avrebbe fatta anche lei. 
Infatti dopo qualche minuto quelle che prima erano solamente scintille, si trasformarono in una piccola fiammella e poi, dopo averci aggiunto altro legname, in un in vero e proprio focolare. 
"Ah! Così si fa un fuoco, altro che le tue stupide pietre!" esclamò vittoriosa raccogliendo un sassetto da terra e lanciandolo dietro di se. 
Jessie stava giusto per replicare quando sentì che quel sasso aveva colpito in qualcosa di stranamente metallico. 
"Hai sentito?" chiese alla Grifondoro. 
"Cosa?" chiese lei che dal canto suo stava ancora facendo il suo balletto della vittoria. 
"Niente tranquilla, io vado a controllare, tu resta qui." 
Neanche lo avesse sentito la rossa si alzò pochi secondi dopo il suo compagno di casata, seguendolo verso la fitta boscaglia. 
"Ti avevo detto di restare là." sussurrò alla sua amica, senza però girarsi a guardarla.
"E chi sei mia madre?" lo prese in giro lei sorridendo. 
Qualche passo dopo trovarono, davanti ad un tronco d'albero bello grosso, un piccolo vassoio di cibo che sembrava aspettare proprio loro. 
I due si chinarono di fronte all'oggetto fatto di metallo ed alzarono il coperchio. 
"Woooow!" esclamarono insieme osservando con tanto d'occhi la ricca colazione formata da due cornetti ripieni di cioccolato e due termos, uno contenente latte e caffè e l'altro stracolmo di caffè nero zuccherato. 
Jessie fece per allungare una mano verso il cibo ma Coraline gliela colpì con la sua, guardandolo torva. 
"Ma tu trovi del cibo in giro nel bosco e poi lo mangi come se niente fosse?" gli chiese Coraline osservando meglio il vassoio e trovandovi dentro una lettera. 
Diede una sguardo al Grifondoro come a dirgli "Te lo avevo detto." e cominciò poi a leggere ad alta voce quello che vi era scritto all'interno.
"Niente da preoccuparsi quindi." sorrise trionfante Jessie dando un sorso a quel meraviglioso latte e caffè. 
Coraline invece alzò il vassoio con una mano portandolo con se, mentre con l'altra afferrò il suo amico per la manica della camicia, trascinandolo via verso il focolare. 
Si sedette e mangiò silenziosamente con una domanda che continuava a tormentarla. 
Se quello psicopatico aveva appena portato loro del cibo doveva essere ancora lì vicino da qualche parte. Ma dove di preciso?
Non lo sapeva ovviamente, ma tutto d'un tratto ebbe la sensazione di sentirsi osservata. 
Si guardò in torno alla ricerca di un segno, ma c'erano solamente loro due lì, fatta eccezione per un uccello appollaiato sul suo nido e per un gufo che dormiva all'interno di un buco scavato in un tronco d'albero. 
Possibile che non ci fosse nessuno lì con loro? 


**

 
Scarlett stava bevendo il suo the nero con una lentezza disarmante. 
Aveva tutt'altro per la testa, e a dirla tutta non aveva poi così tanta fame. 
Osservava in silenzio la povera Camille cercare di cavare qualche parola da Benjamin, inutile dire che lei ci aveva già rinunciato ore prima, le era bastato il suo incessante balbettio per stancarsi subito del ragazzo. 
C'era da dire però che le faceva abbastanza tenerezza, sembrava come un cerbiatto d'avanti al suo cacciatore, terrorizzato e senza via di scampo. 
Inizialmente credeva fosse per la stupida situazione in cui si trovavano, ma con il passare del tempo credeva ci fosse dell'altro, forse il ragazzo era timido per natura e ritrovarsi in mezzo a due ragazze totalmente estranee non era la situazione ideale per lui. 
Si alzò dalla roccia in cui si era seduta, poggiò il termos dentro il vassoio vuoto e si diresse dai due ragazzi che stavano avendo una sottospecie di conversazione sulla vacanza in Italia che Benjamin aveva fatto anni prima.
"Credo sia ora di andare, il sole è appena sorto e abbiamo un' ottima visuale del bosco così." disse in tono fintamente amichevole, guardando prima il Serpeverde e poi la Tassa che annuirono e si alzarono velocemente da terra.
Scarlett camminava a due metri di distanza da loro, guidando il gruppo e osservando tutto con attenzione. 
Quel pazzo era lì da qualche parte, se lo sentiva. Voleva solo trovarlo e spaccargli la faccia. 
E poi non aveva alcuna voglia di parlare con quei due, certo Camille le stava abbastanza simpatica e con Benjamin non aveva avuto ancora una conversazione completa, quindi non poteva ancora essere certa di provare o meno antipatia nei suoi confronti, ma erano le sei, forse sette, del mattino e in quel momento voleva soltanto starsene al calduccio nelle coperte calde del suo letto a baldacchino. 
Camille invece dietro di lei passeggiava con aria soddisfatta, era riuscita nel suo intento ed aveva fatto uscire Benjamin dal suo guscio, anche se era ancora un po' titubante quando si rivolgeva a lei, era già un grande passo se si paragona al mutismo che aveva messo su fino ad un ora prima. 
"E così sono andata da lui e gli ho detto "No Mike, non puoi trasfigurare il mio compito in classe in un gatto da regalare a tua sorella per il suo compleanno!" e poi mi ha messo il broncio per una settimana." esclamò, finendo di raccontare il suo aneddoto. 
Benjamin rise per la prima volta in quelle ore infernali e si sentì molto più rilassato di quanto lo fosse prima. 
Le piaceva Camille, aveva il potere di farlo sentire stranamente a suo agio ed ora stava acquistando altri punti per averlo fatto ridere. 
"Sai una volta a trasfigurazione ho trasfigurato per sbaglio un calice in un mattone, il problema era che la professoressa ci aveva detto di trasformarlo in un topo." disse lui ridendo insieme alla Tassa "Lì ho preso la mia prima insufficienza, ma ripensandoci ne valeva la pena!" continuò a ridere, questo finché un rotolo di pergamena caduto giù dal cielo lo colpì in piena testa. 
"Ahi." sussurrò massaggiandosi il punto di collisione con una mano, mentre si chinava per vedere cosa lo avesse colpito. 
Osservò la pergamena arrotolata su se stessa e trattenne il respiro mentre scioglieva il fiocco di nastro verde smeraldo che la chiudeva. 
"Cavolo!" sussurrò dopo averlo letto "Cavolo, cavolo e ancora cavolo!" continuava imperterrito mentre consegnava il foglio alla Serpeverde che, vedendolo imprecare, si era avvicinata per capire che cosa fosse successo.
"Non va bene, non va bene per niente." disse dopo aver finito di esaminare le parole scritte in un inchiostro dello stesso colore del nastro mentre si guardava attorno preoccupata. 


**

 
"Ma se invece-" 
"No." 
"Nemmeno se-" 
"No." 
"Ma con-" 
"No, finiscila!" 
"Uffa, quanto sei noiosa." 
Le cose andavano così ormai da almeno mezz'ora. 
Avevano finito di fare colazione  in silenzio e Rebekah sperava davvero che il ragazzo fosse talmente traumatizzato da non proferire più parola. 
Ma purtroppo sbagliava. 
Sbagliava di grosso. 
Il Serpeverde infatti appena incominciato a camminare, non si era fermato nemmeno un attimo, continuando a chiederle domande su domande sul perché non volesse smettere di muoversi e accoccolarsi con lui dietro ad un cespuglio. 
"Siamo in una situazione tragica, rendiamola divertente." gne gne gne, per lei una situazione divertente sarebbe stata prenderlo a sassate in testa, almeno se ne sarebbe stato zitto. 
"Almeno potevamo passare il tempo!" asserì lui "Siamo in mezzo alla foresta, se trovi qualcos'altro di divertente da fare dimmelo!" si lamentava, superandola a grandi passi e mettendosi a camminare all'indietro per guardarla in faccia. 
"Senti, mi hai davvero stufata quindi zittisciti, altrimenti giuro che prendo e me ne vado." 
"Certo questa volta sei tu che te ne vai." borbottò lui con aria imbronciata. 
"Che cos'hai detto scusa?" chiese lei non capendo che cosa volesse dire, le era stato attaccato per tutto il tempo come una cozza, come poteva quella frase inserirsi in quel contesto? 
"Niente." rispose velocemente, forse un po' troppo, rigirandosi e mantenendo gli occhi fissi contro gli alberi che si estendevano davanti a lui. 
Mantenerono un passo stabile e veloce, camminando per una santissima volta in completo silenzio quando qualcosa cadde ai piedi del ragazzo.
Piovevano pergamene? Strano, il cielo era sereno. 
"Hey vieni qui!" disse alla ragazza dopo aver raccolto il foglio dal terreno. 
Lei lo raggiunse velocemente, incuriosita dall'oggetto. 
"Che aspetti, aprila!" Rebekah gli diede una piccola spinta con il gomito, vedendo che il ragazzo se ne stava guardando un punto fisso dietro di lei. 
"Oh sì, scusa." 
Sciolse il fiocco e srotolò il foglio lentamente, assaporando gli ultimi istanti di liberà prima di entrare nel bel mezzo di quel gioco perverso. 

"Salve di nuovo ragazzi. 
Come avrete già capito sta arrivando la parte eccitante.
Pochi passi avanti a voi, dopo quei cespugli troverete due scatole verde smeraldo, dentro ci saranno due prove: una facile e una difficile. 
Sta a voi scegliere quale scatola prendere, ma una volta che l'avrete aperta non potrete più cambiarla. 
Non imbrogliate, sapete che me ne accorgo e dopo non vorrei essere nei vostri panni. 
Avete un certo tempo per superare la prova che vi sarà comunicato dopo.
Se entro quel lasso di tempo non ce l'avrete fatta allora non avrete nessun indizio per tornarvene a casa, e nemmeno nessuna ricompensa. 
Che i giochi abbiano inizio. 
Can you Escape the Forest?
John Doe. 

 
"Merda!" esclamò Elnath lanciando via la lettera e facendo saltare Rebekah, che dal canto suo era rimasta immobile, dopo aver letto quelle parole. 
"Che pensi ci sia lì dentro?" chiese lei al biondo, appoggiando la schiena contro il tronco di un albero. 
"Non lo so, ma scommetto che ora la prospettiva di accoccolarti con me dietro i cespugli non ti sembra troppo brutta, vero?" rispose lui, rivolgendole uno sguardo preoccupato ma da cui spuntava il suo solito ghigno. 
"Possibile che tu sia così stupido? Stiamo andando incontro a chissà cosa e tu te ne stai lì a fare l'idiota!" esclamò superandolo e sparendo dietro i cespugli. 
"Dove vai?" le urlò contro una volta che fu sparita dalla sua vista. 
"A scoprire che diavolo c'è dentro!" strillò lei di rimando, camminando a passo veloce per una trentina di metri, fino a trovarsi davanti quelle eleganti quanto inquietanti scatole. 
Si fermò di scatto. 
Voleva davvero farlo? 
Che cosa avrebbe fatto poi? 
Non ne aveva idea, ma sapeva che la curiosità era troppa per resistere. 
Doveva aprirla. 
E così fece.


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Angolo "autrice": 

Lo so, lo so, sono un'idiota. 
Prima vi dico che non arriverà un capitolo prima di una/due settimane, poi me ne esco con un capitolo alle otto del mattino scritto dopo solo tre giorni dall'ultimo, sono imperdonabile ma questa notte mi è venuta l'ispirazione e non potevo mica lasciarla andare così, senza contare che starò via tutto il weekend, e mi sembrava giusto aggiornare in anticipo piuttosto che farlo lunedì sera. 
Allooora: che ne pensate? Ho una gran paura di sbagliare i caratteri dei personaggi, li ho resi troppo OOC?
Come al solito vi prego di essere totalmente sinceri, non mi offendo mica. 
Non ho altro da dire, quindi vi lascio. 
Al prossimo capitolo, 
Genny.
   
 
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