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Autore: Mirella__    10/07/2016    2 recensioni
Serie di one-shot inizialmente auto-conclusive. La raccolta partecipa alla Challenge: “Chi, con chi, che cosa facevano” indetto da Kukiness.
La challenge prevedeva di fare una lista casuale dei personaggi, l’ordine in cui sarebbero stati scritti avrebbe avuto una corrispondenza con i prompt. Per ulteriori spiegazioni rimando alla premessa.
È una storia che vuole andare a prendere la routine dei semidei, inventando aneddoti buffi e non. Le coppie saranno quelle canoniche, anche se magari ci può essere qualche ship in più.
1 prompt utilizzato: "4 e 9 cambiano sesso ops tutta colpa di 10"
2 prompt utilizzato: "1 e 7 sono ubriachi, e 5 ne approfitta"
3 prompt utilizzato: "Time Warp! 5 è diventato un bambino!"
Genere: Commedia, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: I sette della Profezia, Nico di Angelo, Reyna, Will Solace
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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4)

Primo giorno di lavoro per 6 e 2. Si vedranno le mutande di 6.

 

Scorci di vita al campo mezzosangue

( perché i mostri stanno sempre in agguato, ma i momenti belli non sono da meno)

La vendetta dei mattoncini

 

“Stai bene?” Chiese Jason, passandosi una mano tra i capelli biondi, per poi alzarsi, prendere a pugni il cuscino nel tentativo di dargli una forma più comoda e ributtarsi sul materasso duro dell’infermeria.

“Su una scala che va da schifo a la vita è una fregatura, direi che sto salendo tutti gli scalini,” borbottò Leo in risposta. Aveva l’occhio nero nel punto in cui lo aveva colpito quella sorta di ufo metallico: SOS, aveva detto la sua testa, oggetto metallico non identificato si avvicina a una velocità di… duecento chilometri all’ora. Sbam!

Come risultato c’era l’ematoma che aveva conquistato tutta la parte della sua faccia adiacente all’occhio destro.

“Appena esco di qui lo friggo,” borbottò Jason, alzandosi e avvicinandosi allo specchio. La sua faccia era messa persino peggio di quella di Leo. L’ambrosia aveva fatto molto, ma, dannazione, aveva la forma del coperchio della pentola impressa sulla fronte!

Dei colpi secchi alla porta. Piper entrò con un sorriso a trentadue denti, aveva in mano dei pasticcini. “Mi manda Chirone, dice che siete liberi di andare”

“Finalmente!” Disse Leo. “Calipso ha avuto un sacco di problemi a casa senza di me. Per esempio oggi doveva riprogrammare le mappe degli hotel che vuole mettere sulla sua isola. Sapete, Ogigia è una meta turistica ambita, specie dalle creature immortali, come demoni minori, spiriti e folletti. Abbiamo intenzione di crearci attorno un business”

Jason squadrò il suo migliore amico. “Credo proprio tu abbia bisogno di restare in infermeria, stai dicendo cose da persona responsabile”

Leo scoppiò a ridere. “Abbi fiducia in me, amico. Ti farò vedere che Calipso sarà il titano più ricco mai esistito, grazie a me”

Piper alzò gli occhi al cielo. “Forza, mangiate questi pasticcini e poi prendete le vostre cose!”

 

Al campo mezzosangue c’era un certo fermento. Tutti i semidei correvano avanti e indietro, c’era lo stesso brusio di quando si organizzava caccia alla bandiera, con la differenza che l’espressione sui visi dei semidei era terrorizzata.

“Cos’è successo?” Chiese Jason avvicinandosi a Percy. Il ragazzo intento a controllare che la pioggia non colpisse le abitazioni vicine e restasse concentrata sulla casa di Ares.

“A quanto ho capito  qualcuno dei semidei di Ares ha insultato Zeus in prossimità della sua casa e adesso si è creata una tempesta sulla capanna dedicata al dio della guerra. I fulmini stanno andando a colpire pericolosamente vicino il campo minato e possiamo solo sperare che non colpiscano le armi nucleari che ci stanno sul retro”

Leo spalancò la bocca: non era nuovo del campo mezzosangue, ma non aveva idea che i ragazzi di Ares avessero a disposizione delle armi simili! Un arsenale atomico vicino a casa sua non era una cosuccia da scrivere alla fine delle cose che si dovrebbero sapere sul luogo in cui si vive.

“Adesso spiegatemi perché non le abbiamo usate contro i romani quando serviv…” ma non gli fu permesso di parlare, perché Jason si stava già dirigendo verso il cuore della tempesta. Percy fece un sorrisetto e gli corse dietro, cercando di controllare l’acqua attorno al corpo dell’amico per farlo affaticare il meno possibile. Tuttavia Jason non riuscì né a incatenare i venti, né a far cessare i fulmini, però riuscì a deviarli da una mina lì vicino. “Il massimo che mi è concesso di fare è questo!” Urlò a Leo che era rimasto imbambolato sulla soglia.

La mente di Leo era passata dalla battaglia contro i romani all’energia di quei fulmini, mettendo da parte le armi nucleari ( era un informazione che sarebbe stata elaborata successivamente); non riusciva a pensare ad altro che alla corrente di quelle saette, di come potesse essere utile se giustamente immagazzinata, di come il giusto catalizzatore avrebbe potuto trasmetterla alle apparecchiature elettroniche del campo mezzosangue. Se solo avesse avuto qualcosa di simile…

Il suo cervello fece “ding!” all’improvviso.

“Eureka!” urlò. “Jason, Percy, mantenete tutto sotto controllo!”

“E come no!” esclamò Percy, poi sorrise a Jason. “Primo giorno di lavoro per voi due. Ve la siete presa comoda, eh?”

Jason spostò gli occhi azzurro ghiaccio sul figlio di Poseidone, che fece un passo indietro impaurito.
“Siamo tornati da una vacanza forzata,” rispose con un sorriso cordiale sulle labbra, anche se il suo tono glaciale fece ricordare a Percy ciò che gli aveva detto Reyna qualche giorno prima: “Sei nei guai, sirenetto”.

Meglio non pensarci al momento. Jason poteva controllare i fulmini e se Percy lo avesse disturbato rischiava di diventare un sirenetto alla griglia; la cosa non era propriamente rassicurante. Continuarono a tenere sotto controllo quegli elementi primordiali per un tempo indefinito, quando a entrambi iniziò a far male ogni parte del corpo, la figura di Leo fece nuovamente capolino.

Non appena Leo fu abbastanza vicino, i due ragazzi videro che alle sue spalle vi era una sorta di gigantesco imbuto delle dimensioni di un camion, collegato a cinque casse grandi quanto un auto, il tutto era trainato su una piattaforma guidata da quattro pegasi metallici. “Cosa diamine è quella roba?” Urlò Percy.

Leo agitò le braccia. “No alle domande, agire, adesso! Dirottate la tempesta all’estremità dell’imbuto!”

Percy annuì, aveva il controllo assoluto sui suoi poteri e non gli ci volle molto per spostare la pioggia nella direzione che desiderava. Per Jason era diverso: era stato in infermeria per due giorni, il colpo alla testa lo aveva davvero rincoglionito, i suoi occhiali si erano rotti nell’impatto e stava combattendo una tempesta contando solo sulla sua parte divina, visto che quella umana sembrava aver deciso di fare sciopero.

Leo vide la figura del suo migliore amico ingobbirsi, le ginocchia si piegarono, e la pressione divenne troppa.

STRAAPH!

Si udì un suono che era inequivocabilmente la lacerazione di un tessuto.

Lentamente le nuvole si concentrarono sull’apparecchio di Leo, quest’ultimo premette dei bottoni per catturarle all’interno. “Energia pulita! Grazie papà! Grazie discarica!” Detto questo abbracciò il suo imbuto gigante, “ti amo! Non sai quanto!” mentre i quattro generatori venivano caricati elettricamente.

Il sole fece finalmente capolino anche in quella parte del campo. Jason era l’unico ad essere bagnato, Percy, in grazia dei suoi poteri, era asciutto.

Clarisse si avvicinò ai ragazzi, ignorò del tutto il figlio di Poseidone, e strinse la mano di Jason e Leo. “Vi ringrazio per il vostro aiuto”

“Ehi!” mugugnò Percy, ma nessuno vi badò.

“Se mai dovreste avere bisogno di un favore,” continuò Clarisse, mentre il mugolio di Percy si trasformò in una risatina divertita, “ragazzi, la casa di Ares ha un debito con voi”

Leo annuì immediatamente. “Posso dare un’occhiata al vostro arsenale nucleare?” Altro risolino da parte di Percy.

Clarisse annuì e diede un  pugno sulla spalla al figlio di Efesto. “Fatti guidare da Frank. È pur sempre un figlio di Marte,” altro suono, ma Percy cercava di darsi un contegno e si limitò a sbuffare, “ma alla fine il dio è quello, quindi Frank sta con noi per adesso che soggiorna al campo mezzosangue e conosce bene la casa. Hai il mio lasciapassare” e qui Percy scoppiò di nuovo a ridere, tenendosi la pancia con le mani.

Clarisse si infuriò e - per sfortuna del ragazzo, visto che la guerriera fino a qualche minuto prima stava facendo esercitazione con la lancia - gli puntò l’arma alla gola. “Cosa ci trovi di tanto divertente?” chiese irritata per quella mancanza di rispetto.

Percy continuava a ridere e Clarisse gli avrebbe staccato un braccio, se Leo non si fosse unito alla sua risata, lasciandola confusa. Anche Jason sembrava confuso dalla reazione dei suoi amici, se non di Percy ( che va beh, era Percy), almeno di Leo… no, effettivamente nemmeno di Leo si sarebbe dovuto stupire.

“Allora?” ripeté la figlia di Ares, “volete parlare o dovete continuare ancora per molto?”

Leo indicò Jason e il ragazzo dovette abbassare lo sguardo, ma non vide nulla. “Non c'è niente qui”

Leo continuava a ridere, “non lì!” disse, “dietro di te!”

Jason fece uno stupido giro su se stesso e, finalmente, con la coda dell’occhio la vide: le sue mutande con i mattoncini erano in bella mostra, come a rivelare la sua segreta passione per l’edilizia e tutto ciò che la riguardava. “Oh miei dei,” borbottò, arrossendo di colpo e abbassandosi la maglia arancione del campo mezzosangue. “Devo andare a casa”

“Vai, vai!” Rise Percy.  “Sono sicuro che sarai molto geloso dei tuoi mattoncini”

Jason si voltò verso di lui e Percy dovette ammettere che l’occhiataccia che gli aveva riservato era molto eccit… terrificante - certamente -  stava per dire terrificante. Doveva avere qualcosa in mente, ne era sicuro.

Jason iniziò a incamminarsi, con Leo alle sue spalle, era una bella mossa strategica per non mostrare quanto c’era da vedere.

 

Quella sera il campo mezzosangue era più tranquillo del solito. Il chiacchiericcio tra i tavoli era piacevole e il fuoco riscaldava ulteriormente l’aria tiepida, tipicamente estiva.

Reyna toccò la spalla di Annabeth, era un'abitudine che aveva preso in quei due giorni per orientarsi in un nuovo spazio, poi sospirò: “Mettono per la prima volta al campo un proiettore per mostrare un filmino e io non lo posso nemmeno guardare”

Annabeth ridacchiò: “a quanto ho capito è stato Jason a scegliere il film, sarà qualcosa tipo Sparta o Il gladiatore”

Reyna annuì, “presumo che non mi perderò niente di che allora”

Minuto di silenzio. Reyna avvertì degli strani suoni di sottofondo, poi iniziò a distinguere alcuni singhiozzi. “Non ricordavo che all’inizio del gladiatore qualcuno piangesse”

Annabeth era stranamente silenziosa.

“Lo giuro!” diceva la voce del filmato, “non farò mai più arrabbiare il signor D.”

Altri singhiozzi disperati. “Io non voglio sbucciarvi, cipolle! Smettetela di farmi piangere, non me la volevo prendere con voi! C… cipolline, vi prego!”

Reyna spalancò la bocca. “Non mi dire che è…”

Annabeth annuì. “Deve essere stato dopo quella partita disastrosa di caccia alla bandiera. Jason deve aver fatto il video a Percy durante la punizione”

Il figlio di Giove appena nominato si sedette accanto a loro; secondo le regole non avrebbe dovuto, ma erano tutti intenti a guardare l’eroe che aveva sconfitto Crono venir sopraffatto da degli ortaggi. “Vedere Percy così imbarazzato non ha prezzo” e in effetti Annabeth vide che il suo ragazzo era rosso almeno quanto i capelli di Rachel.

Leo spuntò alle loro spalle, assieme a Piper e Calipso, che salutò le ragazze allegramente. Reyna rimase sbalordita dal legame che collegava Calipso ad Annabeth: era nero per metà, frastagliato da infinite pagliuzze verdi, il resto di quel filo era completamente bianco. Annabeth doveva proprio odiarla! Mentre Calipso, per Annabeth, non provava niente, era neutrale.  Era molto più carino il legame tra il titano e Leo: dorato e rosso, con piccole sfumature bluastre. Reyna capì che i due non andavano esattamente d’amore e d’accordo, ma tenevano molto l’un l’altro.

“Jason Grace!” Un urlo dal tavolo di Poseidone la riportò alla realtà. Reyna avvertì Jason tendersi all’attacco e l’aria farsi elettrica. Poi Percy fece esplodere una diet coke del signor D, vicino alla faccia di Jason, peccato che accanto a lui ci fossero almeno un’altra decina di persone.

“Percy,” sibilò Annabeth, strizzandosi i capelli diventati appiccicosi per colpa di quella bevanda, “considerati morto”

 

Angolo dell’autrice

Eccomi!
Questa volta sono stata più veloce, ma il prompt mi piaceva davvero tanto! E poi ho avuto modo di inserire qualche accenno della Jarcy, coppia che amo! (Piccole grandi confessioni(?)) Sì, amo anche la Percabeth, ma… Percy e Jason… sono così litigarelli che non si può non shipparli(?).

Bene, detto questo, corro di nuovo a randomizzare la situazione! Vediamo cosa becco di carino. Grazie ancora per aver aggiunto la storia in una delle tre liste! Me felice *.*

Alla prossima!
  
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