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Autore: _Dafne Johnson_    11/07/2016    3 recensioni
(In collaborazione con cassieDragon2002)
La magia non ha portato con se´ solo progressi, ma anche oscuri e antichi pregiudizi. Il sangue è ciò che conta...o almeno per le famiglie più vetuste.Ma i bambini non hanno preconcetti e vivono cercando libertà e compagnie per i giochi:proprio per questo due bambine appartenenti a due mondi distinti impareranno a fidarsi l´una dell´altra e a ricucire, nel loro piccolo, l´antica frattura. Andy, una bimba ribelle e sempre piena di energie, spesso scappa dall' orfanatrofio in cui vive alla ricerca di avventure; Layla, sottoposta a quei pregiudizi fin da piccola e a un rigido schema di vita, che trova conforto nella sua amica, sebbene molto diversa da lei.
-La vita non è un gioco. Non puoi avere amicizie che non puoi coltivare, sopratutto quelle. Devi scegliere.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Lestrange, Famiglia Malfoy, Harry Potter, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: Draco/Pansy, Harry/Ginny, Rodolphus/Bellatrix, Ron/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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In una villa di certo paragonabile in bellezza e immensità al maniero dei Lestrange si stava tenendo una grande festa: l’elegante  ed enorme salone era stato decorato  con parecchi striscioni d’argento, palloncini che recitavano un grande ‘quattro’ erano legati agli angoli della stanza e varie cameriere e camerieri giravano con un vassoio in mano, contenente quattro o più bicchieri di un pregiato e frizzante vino bianco. Nonostante la sala fosse decorata per festeggiare il figlio dei Malfoy, moltissimi adulti ne prendevano parte e i loro discorsi si dissolvevano in un pacato e soffuso vociare. Un bambino imbronciato sedeva sulle ginocchia di sua madre e guardava annoiato in mezzo alla folla di persone alla ricerca di una in particolare, di tanto in tanto distogliendosi da questa occupazione per fissare negli occhi i tanti adulti amici dei suoi genitori che gli portavano un regalo. Era molto pallido, nonostante spesso le sue gote si tingessero di rosa donandogli una tenera avvenenza che, insieme ai suoi capelli quasi bianchi, agli occhi di ghiaccio e nonostante i suoi pochi anni d’età, suscitava parecchi mormorii tra le bambine sue coetanee. Aveva già accumulato un mucchio di regali: tre o quattro  delle migliori scope giocattolo in commercio, un mini-set di quidditch, il nuovissimo Kit dell’alchimista: le pozioni adesso le fai tu! , libri di fiabe con moltissimi illustrazioni (evitando accuratamente le obbrobriose favole che mettevano i babbani in buona luce) e una enorme quantità di caramelle e dolcini.
-Mamma, posso prendere le caramelle?-domandò il bambino con aria annoiata, tirando il colletto del vestito della madre per attirarne l’attenzione.
-No, Draco, non è ancora ora di merenda.- rispose Narcissa, tirandolo più a sé e facendogli assumere una posizione più diritta.
-Mi sto annoiando! Quando arriva Eleanore?
Dopo pochi minuti, la famiglia Lestrange arrivò nel salone in cui si stava svolgendo la festa; molti mangiamorte, al loro passaggio, si zittirono e chinarono leggermente il capo. Bellatrix, malevolmente compiaciuta di ciò, si diresse a testa alta verso la sorella Narcissa, mentre Rodolphus strinse la mano ad alcuni dei suoi amici.
-Ti trovo bene, Cissy.-disse Bellatrix, sedendosi vicino alla sorella.
-Grazie, anche se Draco è molto irrequieto in questo periodo, non sta mai fermo…
-Forse, se lo lasciassi scendere da lì …- rispose la mora, inarcando le sopracciglia. –In ogni caso, buon quarto compleanno, Draco.- detto ciò agitò la bacchetta in moti circolari, e si materializzò una scatola di carta argentata con un fiocco celeste. Il bimbo, assai interessato, la prese in mano e la agitò per  indovinarne il contenuto: si sentì un rumore sordo e il bambino, soddisfatto, si rivolse alla zia.
-E’ un boccino, vero?
-Lo vedrai.- gli rispose Bellatrix con aria misteriosa.
Eleanore si stava facendo strada tra dieci mila vesti scure, alla ricerca del suo cuginetto. Lo trovò in braccio a sua madre e si gettò subito a salutarli rischiando di far cadere sia la zia sia Draco, già di per sé in precario equilibrio; quando ricevette una sonora sberla sulla testa.
-Ahi!-protestò lei e voltandosi verso sua madre, sapendo già di chi era quella odiosa mania di punirla in quel modo.
-Che modi sono?- la minacciò lei puntandole la bacchetta a pochi centimetri dal viso: Eleanore ne guardò la punta che iniziava a illuminarsi timorosa, e non cambiò espressione fino a quando la bacchetta non fu al sicuro lontano dal suo visetto.
-Scusami. -esordì dopo un lungo sospirone. -la prossima volta farò più attenzione.
-Lo spero bene-ringhiò di rimando lei-ho parecchi incantesimi…interessanti da insegnarti quando sarai più grande, ma prima devi imparare almeno le buone maniere. Anche se un tale entusiasmo non mi dispiacerebbe da parte tua, se mai ti verrebbe chiesto di porre giustizia a una misera esistenza di traditori del loro sangue e babbani.- Bellatrix fissava intensamente la punta della bacchetta, ormai luminosa e incandescente per l’eccitazione, assaporando il ricordo di tutte le orrende imprese da essa compiute. Eleanore non comprese a pieno le parole della madre e fissò la zia con sguardo interrogativo, che le rispose con un sorrisetto complice. Ma perché mai gli adulti dovevano essere tanto complicati?
-Possiamo giocare, ora?-domandò la bimba alle due donne, che acconsentirono; prese il cuginetto per un braccio e lo trascinò fuori da quel vociare confuso di lunghe vesti nere e incuranti dei loro repentini spostamenti. Vennero raggiunti anche da alcuni amici di Draco , o meglio, da figli di amici di suo padre e una bambinetta che Eleanore non conosceva.
-Loro sono i miei amici. Gregory, Vincent, Blaise e Theodore, Theo. E tu…Pansy, giusto?.- Draco li presentò uno per uno: il primo era un bimbo dalla fronte spaziosa , piuttosto alto e dai capelli color topo che fece un cenno a Layla quando venne pronunciato il suo nome; l’altro bambino era abbastanza basso per la sua età e un poco grassoccio, e  quando le rivolse un sorriso ebete a Eleanore baluginò nella mente l’immagine di un piccolo gorilla ottuso, motivo per cui arretrò di un passo. Blaise era un bimbo di colore che sembrava abbastanza scocciato, forse perché aveva sempre le sopracciglia aggrottate o la bocca serrata in un broncio. L’ultimo maschietto era piuttosto carino, e con i capelli castano chiaro che gli ricadevano sul viso e il sorrisetto furbo aveva un aria da piccola peste: la salutò facendo un cenno con la mano, quasi fosse una vecchia amica con cui aveva diviso una recente marachella. Pansy era piuttosto bassina, portava un terribile caschetto di capelli castani e, nonostante avesse un naso abbastanza proporzionato e una bocca abbastanza sottile, gli occhi erano piuttosto piccoli e con gli angoli tendenti verso il basso da ricordare un carlino. Strana come associazione, visto che non appena si accorse che non era completamente circondata da maschietti la guardò con una gratitudine implorante, come sperasse di poter finalmente giocare alle bambole in pace e lontano dai maschi.
-Ciao a tutti, sono Eleanore, ma chiamatemi Layla.-rispose con un sorriso accattivante.
-Come, Layla?!? E questo da quando l’hai deciso?-chiese con un broncio Draco.
-E’ da secoli che lo ripeto.- sentenziò lei guardandosi le unghie con sprezzante noncuranza. Non sapeva nemmeno il perché di quel gesto, ma quando mamma lo faceva, tutti la guardavano con più attenzione.- se dopo quindici volte non l’hai ancora imparato, non è colpa mia.- e concluse la frase alzando le sopracciglia e guardandolo divertita mentre lui  le rivolgeva una bruttissima occhiata, seguita dagli sghignazzi dei quattro bambini e la risatina di Pansy. In effetti, a casa non aveva molta considerazione, e diventare la leader di un gruppetto simile le faceva molto piacere. Era forse in uno di quei giorni che scoprì, nonostante la giovane età, l’importanza della scelta delle parole giuste e degli atteggiamenti, per avere il controllo della situazione.  Inutile dire che da lì a poco tutti, persino Blaise l’Imbronciato (l’aveva periodicamente rinominato così), pendevano dalle sue labbra aspettando un’altra delle sue battutine.
-Eleanoreeee, a cosa giochiamo?
-Oh, ma proprio non ci arrivi?- alzò gli occhi al cielo in una finta e profonda esasperazione- Sono Layla! L-a-y-l-a!
-E’ uguale, dai! Giochiamo a nascondino!-Draco era veramente arrabbiato adesso: non gli capitava molto spesso di giocare con i suoi coetanei, poiché era assai raro che gli amici di suo padre portassero i propri figli a Villa Malfoy o che andasse con la sua famiglia a casa di uno di questi, se ancora sua cugina gli faceva fare la figura dello stupido...! Spesso e anche volentieri si trovava a giocare con sua cugina nel grande salone di Villa Malfoy, sotto la sorveglianza di Dobby l’elfo domestico. Fortuna fosse che sua cugina non gli chiedesse di giocare troppo alle bambole, anche se alcune volte gli era capitato di fare il bambolotto,  cosa di cui si vergognava profondamente. Nonostante  queste…piccole interpretazioni imbarazzanti, solitamente si divertiva con lei e spesso sperava che i suoi genitori, specialmente suo padre, rimanessero fuori casa ancora per un po’ per giocare e divertirsi. Non sapeva dove andassero quando li vedeva sparire per qualche ora e poco gli importava, ma sovente gli capitava di sentire alcuni dei loro discorsi di cui ricordava solo alcune parole, come “marchio nero”, “scomparsa”, “fedeltà” e “sangue”.
-Ma io sono più grande! Devi fare quello che voglio io!- questo era ciò che gli capitava sempre sentire da Eleanore –o anzi, Layla- quando protestava. In effetti era vero, sua cugina aveva un anno in più di lui, e ogni tanto abusava di questa fortuna, anche se la maggior parte delle volte giocavano a nascondino o a rincorrersi.
Quel giorno decisero di andare in giardino, siccome faceva un gran caldo. Draco aveva una zona del giardino solo per lui, con altalene, scivoli e un piccolo campo da quidditch: era molto verosimigliante  a uno effettivo a parte per i sei anelli alti solamente tre metri; ma siccome non aveva ancora scope giocattolo per tutti –che tra l’altro volavano veramente basso, persino le mini-Nimbus non superavano il metro e mezzo-  decisero di giocare a nascondino.
-Facciamo che contano due? Altrimenti ci sono troppe persone da cercare!-propose Theodore. La proposta fu approvata e vennero sorteggiati i primi due che avrebbero contato: Gregory e Pansy.
-Ma io non voglio contaree!-frignò la bambina-Non volevo nemmeno giocarci a questo stupido gioco!
-Beh, la sorte ha deciso.- disse Draco con freddezza: stava imparando qualcosa dall’atteggiamento della cugina.- Se non ti va puoi tornartene a frignare tra le gonne della mammina.- alle sue parole, Pansy mugugnò qualcosa e si girò brontolando verso l’albero su cui avrebbe fatto la conta. Non ci furono altri problemi, e i due “malcapitati” cominciarono a contare.
-Vale tutta la villa, d’accordo?-disse correndo via Draco. Detto ciò, andò insieme a Layla, cercando un posto dove nascondersi: sua cugina propose le segrete del maniero, e lui accettò: per prima cosa, perché gli era proibito andarci ed era curiosissimo di scoprire cosa c’era dentro, per seconda cosa, invece, perché c’era una porta che dalle segrete portava di nuovo in giardino, da cui era molto facile giungere di nuovo all’albero. Scesero senza esitazione verso la porta che conduceva dentro, scoprendo poi che era incredibilmente aperta  a differenza di tutte le altre volte in cui Draco aveva provato ad aprirla, anche sgraffignando la bacchetta di uno dei due genitori.
Man mano che ci si addentravano, però, il coraggio e la spavalderia venivano meno, a causa in parte della scarsa illuminazione ma soprattuttoi rumori inquietanti che vi risuonavano. L’oscurità s’infittiva sempre più, e i due bambini si tenevano per mano per farsi coraggio a vicenda, mentre Layla sfiorava con una mano la dura parete di pietra, trovando un poco di conforto nei brevi tratti illuminati da una torcia. Era lei che aveva proprosto quel nascondiglio, ma non poteva immaginare di certo una cosa del genere… a un certo punto, sentirono due voci maschili provenire da una cella isolata, al centro delle segrete: malgrado la paura, si acquattarono vicino alle sbarre e stettero a sentire. Una voce molto dura e profonda, dal tono metà tra il divertito e il furente, stava minacciando un altro uomo molto basso, forse perché era disteso per terra.
-Vuoi fare la fine di tuo fratello, Prewett? Ho tutto il tempo e i mezzi per persuaderti a dirmi quello che sai. Parla!
-Non ti dirò niente…non saprai…niente da me…-la voce di quest’ultimo, rotta per lo sforzo, persisteva ancora, facendo arrabbiare l’uomo dalla voce profonda. Layla si sporse un poco di più per vedere la scena, tenendo Draco nascosto dietro di sé: noto che l’uomo in piedi portava uno spesso cappuccio nero e non se ne intravedeva il volto, mentre quello per terra tremava anche solo per lo sforzo di reggersi con il braccio. A quel punto, l’uomo incappucciato gli puntò la bacchetta addosso e chiuse gli occhi, e gli riaprì quasi subito.
-Occlumanzia, eh? Crucio!- l’uomo emise gemiti di dolore fino a quando il mangiamorte non interruppe il contatto. Andarono avanti per una buona mezz’ora, e ogni volta che l’uomo incappucciato diceva quella parola, Crucio, l’altro iniziava a provare dolore. Layla era stupita e spaventata, credeva che la magia servisse solo a fare del bene o magie spettacolari, però se quell’uomo veniva punito di sicuro aveva fatto qualcosa di sbagliato e se lo meritava. E il senso di potenza che emanava l’uomo incappucciato, dopo il primo spavento, ora l’attirava… avere una bacchetta e fare magie, punire chi aveva sbagliato… non era di per sé una sensazione meravigliosa?  Sarebbe stata secoli a guardarlo… evidentemente l’uomo da punire non la pensava allo stesso. Aveva iniziato a singhiozzare, fino a quando pronunciò le fatidiche parole.
-Basta! Parlerò. Si dice che voi-sapete-chi si nasconda… in…Albania- e finì la frase singhiozzando. Il mangiamorte rise.
-Non hai mai avuto il coraggio di tua cognata e tuo fratello, Gideon e Fabian, vero? Nel caso, meglio per me. Addio, Prewett. Avada Kedavra!- l’uomo morì ancora prima di cadere sul pavimento, accompagnato da una luce verde che  illuminò il volto compiaciuto del mangiamorte e il visino spaventato di Layla, avente il cuore che batteva fortissimo per lo spavento.
 
 
Scritto da Dafne Johnson
Angolo dell’autrice:
Ciao! Userò questo piccolo spazio per comunicarvi le mie e nostre news riguardanti la storia. Come avrete capito, io e Cassie Dragon scriviamo un capitolo a testa, per cui io i dispari e lei i pari. Se cambieremo ritmo vi informeremo quanto prima. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, anche se più lungo del solito, e vi invito a lasciare una recensione per sapere cosa ne pensate J Un'altra  notizia è che probabilmente saremo assenti fino ad agosto, per impegni vari. Nel frattempo, cercheremo di essere più puntuali possibili e di continuare a scrivere!
A presto,
Dafne!
   
 
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