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Autore: KyraPottered22years    13/07/2016    1 recensioni
27th Court Road, Edimburgo, 1996.
E' proprio qui che tutto ha inizio, è proprio in un freddo giorno d'inverno che Amelia Helbinger, una bambina timida e codarda, trova un passaggio segreto che la conduce in un mondo completamente diverso da quello in cui abita; un mondo popolato da Æsir e non da esseri umani, un mondo dove magia e creature con capacità eccezionali sono del tutto normali.
Sembra un sogno, tutto sembra così irreale che perfino una bambina piena di fantasia come Amelia stenta a crederci. Ma come potrebbe negare a sé stessa l'esistenza di Loki, il suo amico dagli straordinari poteri magici, anche se sua madre e il suo psichiatra lo considerano "immaginario"?
Come può essere frutto della sua immaginazione se Amelia farà ritorno in quel bellissimo mondo altre due volte?
E come ci si potrebbe sentire quando una verità così irreale, che è stata depistata dalla vita di una ragazzina per tutta la sua adolescenza, diventasse una realtà così raccapricciante che metterebbe a rischio l'intero pianeta Terra?
Ragione o follia?
Verità o menzogna?
Odio o amore?
[Pre-Thor] [TheAvengers]
Genere: Fantasy, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Wahnssin

                                                                       

                                “Il diavolo può sempre cambiare. Una volta era un angelo ed è ancora in una fase di evoluzione.”                                                                                -  Laurence J. Peter.



Fu come se il mondo avesse improvvisamente smesso di girare. Ogni legge della fisica, scomparsa. Come se la gente in preda al panico dietro di lei si fosse dissolta nel nulla. Dimenticò ogni cosa. Come se nel mondo intero quei pochi secondi fossero stati creati soltanto per loro, per quello scontro di occhi, quella collisione di sguardi, quella pioggia di meteoriti  di emozioni. E loro non poterono fare altro che guardarsi l’un l’altra, mentre le loro anime si sfioravano dopo così tanto tempo.

Quando lui aveva alzato gli occhi su di lei, fu come se lei avesse visto il suo viso per la prima volta, ma non perché non lo aveva riconosciuto (eccome se lo aveva fatto), ma perché quegli occhi verde smeraldo erano più scuri, tetri, intrisi di sofferenza. E Amelia aveva assorbito tutto quel dolore in un solo secondo, mentre lui l’aveva guardata pronunciando il suo nome con confusione.

Aveva approfittato di quell’attimo in cui lui aveva riportato la sua attenzione nell’uomo sdraiato sulla scultura per svanire via dal suo campo visivo. Con uno scatto si era nascosta dietro una colonna, fortunatamente abbastanza ampia da eclissare completamente la sua figura esile. Si portò una mano alla bocca quando si accorse che il suo respiro era troppo affannoso, quando sentì i passi di lui avvicinarsi all’uscita.

Camminava piano, fermandosi di tanto in tanto.

Mi sta cercando.

Iniziò a piangere silenziosamente, reprimendo dei furiosi singhiozzi infondo alla gola, ma questi si accumulavano, costruendo e allacciando un nodo opprimente alle corde vocali. La paura e lo shock le scuotevano la schiena in brividi congelati. Pregò un qualunque dio di darle la forza di non urlare, di non piangere forte, di rimanere zitta ancora per altri pochi secondi.

Lo vide camminare verso l’uscita con una lentezza felina e notò che non indossava più gli abiti di prima, ma la sua armatura verde, nera e oro da asgardiano, completa di elmo e scettro.

Quando fu abbastanza sicura che se ne fosse completamente andato, tolse la mano dalla bocca e gemette forte, cercò di respirare, ma il nodo era troppo duro e opprimente. Così urlò per liberarsene. Si sfogò, si sfogò fino a farsi del male. Si accasciò a terra e provò a regolarizzare il cuore e il respiro, ma l’aria era rarefatta e pesante per i suoi fragili polmoni.

«Perché sto piangendo?» Domandò a se stessa in un sussurro. Scosse la testa e aggrottò le sopracciglia, guardando il vuoto. Pensieri, ragionamenti, emozioni e sentimenti iniziarono a scorrere davanti a lei come una vecchia pellicola consumata dal tempo.

Il dolore che aveva letto in quegli occhi verdi scorreva nelle vene di Amelia come se fosse suo.

Pianse le ultime lacrime mentre si alzava in piedi, ascoltando con ribrezzo le grida di terrore che provenivano da fuori. Poi udì la sua voce, quel timbro leggero e intenso, ordinare con rabbia a tutti i presenti di inginocchiarsi al suo cospetto.

Non poteva credere alle sue orecchie.

Non poteva credere ai suoi occhi, anche se si era appena avvicinata all’uscita e vedeva ogni cosa.

Stava utilizzando la magia, stava riproducendo una decina di cloni al fine di circondare la piazza piena di uomini e donne in ginocchio, mentre il vero lui avanzava tra la folla impaurita.

«Questo non sei tu…» sussurrò, e alcune ciocche fulve sfuggirono dall’acconciatura.

«Non vi sembra semplice?» Iniziò a parlare e Amelia perse il respiro all’udire un’altra volta la sua voce. «Non è questo il vostro stato naturale? È la verità taciuta dell'umanità: voi bramate l'asservimento, il luminoso richiamo della libertà riduce la gioia della vostra vita ad un folle combattimento per il potere, per un'identità. Voi siete nati per essere governati. Alla fine vi inginocchierete sempre.»

Quelle parole la delusero, non la stupirono, non la confusero: la delusero immensamente. Si sentì offesa, ferita, nel profondo della sua anima.

«O restavo a crogiolarmi nella mia confusione, o mi rimboccavo le maniche per rendere il mondo un posto migliore.»

Pensò alle parole di Steve Rogers e dentro di lei cominciò a crescere una determinazione e una rabbia che non sapeva di avere.

«Se deciderai di aiutarci davvero, ogni cosa risulterà più chiara ai tuoi occhi. Devi solo decidere da che parte stare.»

E lei sapeva da che parte stare.

Si sciolse i capelli velocemente, lasciandoli incolti e gonfi, ma non le importava, aveva bisogno delle forcine. Utilizzò i piccoli ferretti per tagliuzzare il vestito a metà coscia e avere la possibilità di muoversi liberamente. Quando strappò via la stoffa pregiata non ebbe nemmeno il tempo per sentirsi un po’ in colpa: sfilò le piccole pistole dalle cinture e con il cuore che palpitava a mille e con il vestito malamente strappato, corse a piedi nudi verso la piazza.

Durante la sua breve corsa, mise a fuoco la terribile scena che vi era in corso: un anziano si era alzato in piedi, rammentando al dio che uomini  forti, potenti e crudeli come lui ci sono sempre stati e ci saranno sempre, e che non si sarebbe mai inginocchiato. Per risposta, il dio aveva riso e gli aveva puntato lo scettro contro. «La voce saggia del popolo,» disse, quando Amelia era quasi arrivata. «che lui sia d’esempio.»

Non arriverò mai in tempo.

Improvvisa, Amelia, improvvisa!


«Scappate!» Urlò, sparando in aria più volte. Richiamò così l’attenzione di tutti e solo una decina ebbe il coraggio di alzarsi e correre via.

Loki si voltò verso dove provenivano quegli spari e rimase sbigottito da ciò che vide.

Allora non se l’era immaginato.

L’aveva vista davvero.

Dopo anni, che parevano secoli, Loki perse un battito.

Non riuscì a fare niente se non restare immobile ad osservarla.

Amelia arrivò nella piazza e sparò con entrambe le pistole, urlando ancora più forte di scappare via, sia in tedesco che in inglese.

Quando anche l’ultima persona era andata via di lì, si guardò intorno lentamente e notò che i cloni magici erano scomparsi.  Sentiva lo sguardo di lui bruciare sulla schiena.

Si voltò.

Occhi contro occhi.

Viso contro viso, in due sguardi che si fondevano in uno un’altra volta.

Solo che stavolta Amelia gli puntava entrambe le pistole e nel suo viso vi era stampata un’espressione che esprimeva tutta la sua rabbia e la sua delusione.

«Amelia Helbinger.» Pronunciò il suo nome con una sprezzante ironia. «La bambina che attraversò il quadro,» fece una pausa, avvicinandosi di più a lei a ogni passo. «è adesso una donna.» Le si fermò davanti, le pistole sfioravano quasi il suo petto. Amelia non riusciva ad indietreggiare, non riusciva a parlare, solo a guardarlo negli occhi. Le braccia iniziavano a farle male, tremavano, sentiva sui gomiti due pesi opprimenti. «Me lo sarei dovuto aspettare da parte tua: tradirmi un’altra volta

«Non ti ho mai tradito.» Parlò per la prima volta e Loki rimase  meravigliato della voce che lei aveva maturato durante i suoi anni di crescita e formazione fisica. Era una bella voce, soave, candida, dolce, anche se intrisa di rabbia.

«Hai anche la faccia tosta di negarlo?»

«Sì, perché non l’ho mai fatto.»

Loki serrò la mascella e in un semplice movimento la disarmò da entrambe le pistole, la afferrò dal braccio e la avvicinò a sé con uno strattone rude. Lo scettro si illuminò improvvisamente di blu e Amelia, tra lacrime silenziose a una debolezza psicologica e fisica che le appesantiva tutto il corpo, non cercò minimamente di liberarsi dal suo tocco, che, se tempo fa lo aveva definito dolce e delicato, in quel momento era terribilmente stretto e possessivo. «Avanti,» gli disse in un sussurro, mentre la rabbia svaniva, rivelando tutto lo sconforto che sgorgava via dal suo sguardo spento che non aveva abbandonato quello smeraldo del dio nemmeno un secondo. «metti quell’affare sul mio petto. Diventa un parassita della mia testa, trasformami in una schiava, privami della libertà, ma sappi che a me non importa più di tanto. Niente riuscirà a peggiorare le cose.» Quando Loki schiuse le labbra per parlare, trafitto da quelle parole, Amelia lo precedette, continuando: «Dire che mi hai deluso è un eufemismo, non potrei mai spiegare a parole come io mi senta.»

Come lei aveva avuto empatia di lui qualche minuto fa dentro quell’edificio, adesso era lui che stava per essere investito dall’uragano dentro di lei.

«Facciamo come mi hai insegnato tu, allora. Giusto per darti un assaggio.» Scrollò la spalla e si liberò dalla sua presa che si era allentata notevolmente. Non la guardava più con rabbia e scherno, ma con amarezza e confusione, per la prima volta dopo tanto tempo, incapace di dire qualcosa. Amelia si avvicinò ancora di più a lui e gli posò con delicatezza una mano sulla sua guancia destra. Dal palmo della sua mano, fuoriuscì una tiepida luce verdognola.

«Sai, a volte ho come la sensazione che nessuno mi possa capire.» Se ne stava sdraiata sull’enorme letto mentre Loki si esercitava con semplici trucchi di magia. Si bloccò, però, a quelle parole. La guardò e lei sentì la pesantezza del suo sguardo sulla pelle. Si mise a sedere sul materasso mentre lui le si avvicinava.

«Anch’io a volte, sai?» Piegò le gambe per raggiungere la sua altezza da seduta e le prese con due dita la carne sotto il mento, dandole un pizzicotto affettuoso. Amelia ridacchiò e si allontanò un po’ da lui, massaggiandosi la parte dolorante. «Ma ti svelo un segreto, o meglio un trucchetto.»

«Di magia?»

«Sì, è una base del mentalismo.»

«Okay, fammi vedere.»

Loki le sorrise. «Basta poggiare una mano sulla guancia di qualcuno con cui tu hai un rapporto di vera intesa e pensare a tutte quelle emozioni che non riesci a spiegare a parole. Se si è veramente bravi, si può anche trasmettere un suono o addirittura un ricordo.»

«Intesa nel senso di affetto?»

«Devi tenere a quella persona, perché aprire il proprio cuore a qualcuno, fargli leggere ogni tua minima preoccupazione, è un gesto molto intimo per chi pratica l’arte della magia.»

«Posso provare adesso?» Gli chiese un po’ titubante, allungando la mano.

«Certo, anche se non penso ci riuscirai subito.»

«Vedremo.»



Quando quel ricordo finì, rivide di nuovo i suoi occhi blu e il suo petto venne percosso da molte emozioni, opprimenti, forti, confuse, intrise di delusione, collera, paura, ma, c’era qualcos’altro: una scintilla, un sentimento puro e dolce… era…?

Ma Amelia tolse la mano dalla sua guancia, si allontanò da lui e inciampando sui suoi piedi, cadde a terra.

Loki barcollò, si portò una mano al petto, proprio sopra il cuore e gemette di dolore.

Come ci era riuscita?

Le palpebre le si chiudevano quasi da sole. Del sangue le colò da una narice, scivolando sulle labbra.

Perché si sentivano entrambi così?

Il dio aggrottò le sopracciglia e un’apprensione che non provava da tanto tempo, ritornò a bruciare dentro di lui. Mollò lo scettro, che scivolò a terra in un tonfo, e si avvicinò a lei, ma quando le fu abbastanza vicino da sfiorarla, una voce sconosciuta gli ordinò in lontananza di non toccarla.

Poi Amelia si sdraiò involontariamente a terra, cadendo in un sonno profondo.

*
Asgard


“Dall'unione del sangue delle due mezzerazze
sarà sbaragliato il nemico,
ma la sua lama non sarà mai scalfita
se il sacrificio del giusto non avverrà.
Allora la pace persevererà.”

Odino preferì non aver mai aperto il libro dell’Oracolo. Era al corrente della leggenda e anche della profezia, aveva chiesto consiglio alla saggezza dell’Oracolo per trovare conforto, ma tutto ciò che quello gli aveva mostrato, fu quella dannata profezia.

Si sedette sugli scalini e si portò le dita a massaggiarsi le tempie.

Non appena suo figlio sarebbe ritornato con Loki, avrebbe dovuto rivelare tutto a tutti, persino a Frigga, anche se lei sapeva già qualcosa, giusto quel poco da renderla gelosa, ma niente di importante a livello universale.

Perché non vi sarebbe stato uno dei Nove Regni al sicuro.

La vera minaccia doveva ancora arrivare.

E sarebbe arrivata molto, molto presto.

 
  
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