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Autore: Wynn    13/07/2016    0 recensioni
La storia si svolge diciannove anni dopo la battaglia di Hogwarts, ricollegandosi all'Epilogo de I Doni della Morte, e segue le vicende dei giovani maghi della celebre scuola.
Protagonista della storia è Albus Severus Potter, secondogenito del famoso Harry. La storia tuttavia non ruoterà solo attorno al giovane Potter: durante il corso della storia ci saranno pause e digressioni, per conoscere meglio altri personaggi o narrare eventi che si svolgono in altri luoghi. L'anno si prospetta insolito e indubbiamente pieno di sorprese, tra nuovo preside e nuovi studenti. E, sicuramente, nuovi misteri. Perché, sebbene diciannove anni sono estremamente lunghi, non significa che le cose siano necessariamente cambiate... Chi è che sta sferrando degli attacchi ai maghi nel mondo Babbano? Cosa nasconde Walter Davis, enigmatico nuovo preside di Hogwarts? Che sia in arrivo... una nuova minaccia?
Nota: Alcuni personaggi (Roxanne, Molly, Louis, ecc...) fanno realmente parte del mondo creato da J.K. Rowling (anche se quest'ultima non ha mai specificato la loro data di nascita), altri invece (come, per esempio, Lin e quasi tutto il corpo docenti) sono completamente inventati dalla sottoscritta
Genere: Azione, Fantasy, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Severus Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Ho deciso di proseguire anche qui la storia (dopo tanto tempo riesco a tornare su EFP!)...
Per farmi perdonare metto anche questo:
Extra #01 - Albero Genealogico Weasley in stile anime

II - Una vita normale
Ci volle un po', ma alla fine si abituò alla routine di quel posto.
Alzarsi presto, dover fare colazione con degli emeriti sconosciuti, che poi sarebbero i suoi compagni, sistemarsi e uscire dal dormitorio per andare a lezione. Nulla di troppo difficile.
Difficile era parlare con queste persone che la circondavano. Come si inizia un dialogo?
Con una presentazione? Ma perché qualcuno dovrebbe voler sapere chi fosse lei?
Io non sono nessuno. Questa era l'idea che stava mano a mano nascendo nella mente di Lin Derrel.
Trascorreva molto tempo in biblioteca. I libri la rilassavano. Non parlavano come le persone, ma lei poteva sentirli, leggerli, imparare, senza il bisogno di dire nessuna parola.
Era un vero peccato, pensava, che un simile tesoro rimanesse inutilizzato da così tante persone.
Fu durante un giorno di pioggia che accadde.
Le gocce cadevano copiose sui vetri delle grandi finestre della biblioteca di Hogwarts e, ipnotizzata dal ritmico suono della pioggia, non si accorse delle presenze alle sue spalle.
- Cavoli, se piove! - disse una voce stranamente allegra dietro di lei.
Lin sobbalzò, poiché non si aspettava che il suono delle gocce in cui si era ormai immersa venisse interrotto da un voce maschile, che con allegra spensieratezza annunciava la pioggia.
Sebbene non si potesse andare fuori, le persone presenti in biblioteca erano poche come al solito: in un angolo una coppietta in cerca d'intimità, un gruppetto di studentesse di Tassorosso intente a studiare un grosso tomo sui filtri d'amore e tre ragazzi di Corvonero che parlottavano animatamente su delle poltrone rosse.
Tuttavia un gruppetto di Grifondoro era appena entrato nella biblioteca.
Ad aver parlato era un ragazzo alto dai capelli rossi disordinati e il sorriso stampato in faccia.
- Fred, ho paura di quello che stai per dire... - commentò serioso il ragazzo al suo fianco. Quest'ultimo era di qualche centimetro più basso dell'altro e i suoi occhi verdi e annoiati erano contornati da capelli nero pece ordinatamente pettinati.
- Eddai, James! Lo so che in fondo, in fondo, hai voglia di fare anche tu una doccia con l'acqua piovana! - replicò il ragazzo dai capelli rossi, rivolgendosi all'amico e mettendo le mani sui fianchi con aria scherzosa.
Il ragazzo di nome James sospirò. - Lo sai che sono più le volte che mi vergogno di averti come cugino che quelle di cui ne sono orgoglioso? -
- Come sei cattivo, Jamesuccio! - affermò il ragazzo di nome Fred, sfregandosi i pugni sugli occhi, fingendo di piangere.
- Non storpiare il mio nome! - rispose, leggermente arrabbiato, l'altro.
- Non cambiate mai voi due, eh? - esclamò ridendo un terzo Grifondoro che si trovava alle loro spalle. Aveva un fisico robusto, i capelli castani e un aria spensierata, come il ragazzo dai capelli rossi.
- Non è colpa mia se mio cugino è così infantile! - commentò il ragazzo di nome James.
- E nemmeno mia, se mio cugino è una statua di marmo! - replicò lo studente che si chiamava Fred.
Stavano così chiacchierando vivacemente davanti a uno degli scaffali all'entrata della biblioteca.
Lin non voleva origliare i loro discorsi, anche se non c'era veramente nulla da origliare, ma erano a meno di un metro dalla poltrone dove si era accucciata e poteva sentire chiaramente i loro discorsi.
Una minuscola parte di lei pensava che forse avrebbero dovuto abassare il tono di voce - dopotutto erano in biblioteca -, ma un'altra divertita dalla vivace conversazione non poteva fare a meno di ascoltare quei discorsi, così natuarali e allegri.
Prima di rendersene conto aveva iniziato a ridacchiare. Fu allora che si accorsero della sua presenza. In men che non si dica si sentì oggetto d'attenzione di tre sguardi.
Imbarazzata, Lin cercò di giustificarsi. - Ehm... non volevo... ecco... origliare è solo che... -
- Non c'è problema - rispose freddo il ragazzo dai capelli corvini, tirando fuori un libro dallo scaffale che aveva di fronte.
- Oh! Mi sembrava di averti già visto da qualche parte! Sei la piccola Lin, vero? - esclamò il suo amico dai capelli rossi, dopo qualche secondo, in cui l'aveva fissata assorto nei suoi pensieri.
- Lin? Ah, la figlia di Cho Chang, giusto? - domandò il Grifondoro di nome James, che era rimasto confuso per un attimo.
La ragazza sbattè le palpebre confusa. Come facevano a conoscere lei e sua madre?
- Ehm... sì, Lin sono io, ma voi come... -
- I nostri genitori erano amici di tua madre - rispose prontamente il ragazzo più robusto.
- Da piccoli abbiamo giocato qualche volta insieme, non ti ricordi? Io sono Fred, il ragazzo muscoloso qui dietro è Derek e il musone che vedi intento a sfogliare un grosso tomo, perché vuole passare per un intellettuale, è James - esclamò pieno di energie il ragazzo più alto.
- Non sono un musone - ribattè l'ultimo ad essere presentato. - E poi sono passati molti anni e non mi stupirei se avesse dimenticato tutto... -
Lin era alquanto sorpresa e imbarazzata. In effetti non si ricordava minimamente di quei tre ragazzi.
- Ora che ci penso quanti anni sono passati da allora? - chiese Fred, poggiandosi il mento sulla mano sinistra.
- Sei, come minimo - rispose secco James.
- Sei, eh? Cavoli se vola il tempo! Mi sembra ieri... mi ricordo che quando eri piccolo piangevi sempre e ti dovevo consolare... - commentò il ragazzo dai capelli rossi.
- T-Ti stai confondendo con qualcun altro... era Al quello che piangeva sempre e si faceva la pipì addosso anch... -. Il ragazzo dai capelli neri era visivamente imbarazzato.
- Ah, vero te la facevi sempre quando ti emozionavi! E ti vergognavi ad indossare il pannolino, perché dicevi che eri ormai grande per cose del genere! Cavoli, che buona memoria che hai, Jamesuccio! - lo punzecchiò Fred.
- Ti ho già detto di non... -. Tutto l'imbarazzo di James si era di colpo tramutato in rabbia.
- Beh, adesso calmatevi, voi due! Guardate che la state solo spaventando... - lo bloccò Derek.
Lin s'era infatti richiusa su se stessa come un riccio e guardava con occhi incerti i due ragazzi che discutevano.
- Ehm... scusaci tanto, Lin cara! - mormorò Fred, facendo un inchino teatrale, mentre con la mano sinistra spingeva la schiena dell'altro, cercando di forzarlo di fare il suo stesso gesto.
- Guarda che sei stato tu ad iniziare... - borbottò James, riaprendo il suo voluminoso tomo.
- Oh, quel libro! - esclamò Lin, prima di tapparsi la bocca.
- Uh? C'è qualcosa che non va in questo volume? - chiese perplesso James.
- N-No, è solo che... non è molto dettagliato... se ti interessa l'argomento ci sono libri... ecco... più forniti, diciamo... però ha delle belle illustrazioni, ecco! - balbettò la ragazza.
- Libri più dettagliati, eh? Per esempio? - chiese, improvvisamente curioso James.
- Oh, il nono volume a partire da destra, nel terzo scaffale dal basso, della libreria nell'angolo a nord-est... “Un po' di trasfigurazione per tutti”, si chiama... ci sono molti incantesimi difficili, ma anche qualcuno alla... ehm... mia portata, diciamo... - mormorò Lin. Cavoli, pensò, quando si tratta di parlare di libri non ho problemi, ma per il resto sono proprio una frana...
- Cavoli, hai un ottima memoria Lin! - commentò Derek. La ragazza arrossì: era chiaro che ai loro occhi sembrava estremamente strano che una studentessa sapesse esattamente dove si trovasse un determinato libro. D'altra parte, ricordava esattamente dove si trovavano tutti i suoi libri preferiti...
- Alla tua portata? - chiese invece Fred. - Hai qualche problema in Trasfigurazione, per caso? -
- Eh? Ah, no... è solo che sono al primo anno e quindi... so solo le basi, ecco... -
- Ah, quindi Lin cara è al primo anno, eh? Ma, aspetta un attimo... l'anno scolastico è appena iniziato e tu già riesci a fare incantesimi di Trasfigurazione? - esclamò stupito il ragazzo dai capelli rossicci.
- Deve essere una qualche specie di genio... - commentò Derek, pensieroso.
- Eh? N-No, niente del genere... è solo che ero curiosa e quindi... -. La chiacchierata venne interrotta da un rumore improvviso. James aveva spinto bruscamente il vecchio tomo di Trasfigurazione al suo posto, causando la caduta del libro che si trovava dall'altro lato.
- Ops... - fu il commento di Fred, che corse a vedere che libro era caduto. Quando lo tirò su si bloccò di colpo.
- Ma questo... -




- Mi stai ascoltando? -
La voce seccata della ragazza raggiunse un assonnato Al.
- Sveglia! Per la miseria, è quasi finita la prima settimana e sei già uno straccio... sicuro di stare bene? -
- Sì, Rose... - rispose il cugino. - Piuttosto... sei sicura tu, di stare bene? -. Il ragazzo osservò l'amica con uno sguardo preoccupato. - Lo sai no? La prossima lezione è... -
- Volo, ne sono consapevole, Al - continuò Rose, mordendosi il labbro. - Andrà tutto bene, te lo garantisco... -
Al fece un ampio respiro. Per molti maghi sarebbe stato un problema non da poco, ma Rose era convinta di potercela fare da sola. Era un problema che i babbani avrebbero definito come stupido, ma allo stesso tempo imbarazzante per una strega. Avevano provato molti espedienti per cercare di farle passare quella sua grande paura, prima di arrivare ad Hogwarts, ma nulla aveva funzionato.
Rose soffriva di vertigini, quello era il suo più grande e imbarazzante problema.
- Se qualcosa va storto, sappi che puoi contare su di me, chiaro? -
- Non ce ne sarà bisogno, vedrai... mi sono preparata... - rispose la cugina, la voce incrinata da una nota di paura.
Probabilmente, pensò Al, avrà letto qualche libro sull'argomento...




Greshia Fhen guardava risoluta i primini organizzarsi in due file a seconda della propria casa: alla sua destra tutti i Grifondoro, dal lato opposto i Serpeverde.
- Bene, benvenuti a questa prima lezione di Volo. So che forse non dovrei chiedervelo ma... chi di voi ha mai volato prima d'ora? -
Molte mani si alzarono sul lato destro, meno su quello sinistro. Tra i Grifondoro, spiccavano una figura alta e bionda, che aveva alzato la mano pieno di sicurezza in se stesso; la ragazza al suo fianco, molto più bassa e cicciottella, che indossava un paio di occhiali dalla montatura rossa; più in là una mano incerta tremava, il suo propietario, un ragazzo con una cascata di capelli biondi sembrava voler sparire... anche se non quanto l'ultima ragazza della fila. Questa, la mano rigorosamente tesa verso terra, stava tremando dalla punta dei piedi fin all'ultimo dei ricci rossi.
- Bene. Giù le mani... iniziamo facendo sollevare le scope - disse a gran voce Greshia.




- Su! -
Nuovamente la scopa non si mosse. Per la terza volta. Rose si chinò e l'alzo manualmente in fretta.
- Sei sicura di stare bene? -. Una voce di ragazza arrivò dall'altra fila.
- N-Non è niente di cui preoccuparsi... - rispose alla ragazza di Serpeverde.
Adesso, si disse, devo prendere un bel respiro... andrà tutto bene... Non c'è nulla di cui preoccuparsi... è la prima lezione quindi forse non voleremo neanche... o al massimo non per più di... qualche secondo... o qualche minuto... No, devo smettere di pensarci!
- Adesso - rieccheggiò lontana la voce dell'insegnante. - Provate a montare la vostra scopa -
Un respiro. Due, tre respiri e poi la ragazza passò la gamba destra dall'altro lato di quel pericoloso bastone di legno che era la sua scopa.
- Ora, provate a staccare leggermente i piedi da terra – come per fare un saltello – e poi tornate in posizione, fatelo per almeno... oh, signorina, che succede? -
Improvvisamente Rose si trovò a mezzo metro da terra, gli occhi sbarrati e la faccia paonazza.
- C-Come faccio a farla scendere... ? - chiese, trattenendo un conato di vomito, mentre andava gradatamente allontanandosi da terra...
T-Troppo in alto... sono troppo in alto... q-qualcuno mi faccia scendere...!
- Calmati. Fai respiri profondi... pensa che sotto di te ci sia un bellissimo prato fiorito... -
La voce della professoressa suonava lontana secoli. Respirò profondamente come consigliato dall'insegnante. Ma poi...
U-Un prato fiorito... asp... s-sotto di me? Ah, già sto volando e quindi... Waaah!!! Qualcuno mi faccia scendere... s-se cado da questa altezza... potrei ferirmi... s-saranno almeno tre metri... V-Vi prego, fatemi scendere!!!
- Prof, ecco, vede Rose... - la voce del cugino, suonava lontana.
- N-No, Al... p-per favore non dirlo... - … non in pubblico, ti prego!
Non osava aprire gli occhi.
- Rose! -. Una voce lontana, che non conosceva, le giunse all'orecchio. - E così ti chiami Rose, eh? -
Ma chi diavolo, mi fa una domanda simile in una situazione del genere?
- Ehi, ma che sta dicendo, quello? Non sa nemmeno come si chiama la sua compagna? - riecheggiò la presa in giro di quello che Rose ipotizzò essere un Serpeverde. Quindi l'idiota è un Grifondoro come me? Fantastico...
- S-Sì... il mio nome è Rose... perché? - rispose la ragazza, più per educazione, che per altro.
- Beh, ecco... è un bel nome, no? - rispose la voce maschile di prima, più forte..
Ma che cosa sta blaterando, questo qui... ah, non me ne va fatta una giusta, cavoli!
- N-Non saprei dire... a dire il vero... ecco... non mi piacciono molto le rose... - rispose la ragazza di Grifondoro.
- Rose! Qual'è il tuo tipo di rosa preferita? - chiese un'altra voce. Questa voce femminile mi pare di averla già sentita...
- Adesso, ci si mette anche questa qui... - continuò la voce dello studente di Serpeverde.
- L-La rosa blu... un fiore che non esiste in natura... ma ciò nonostante non si può negare che esiste... significa fedeltà... e fiducia... nel prossimo. Trovo sia un messaggio molto bello. Nonostante le altre rose siano frutto della natura... nessuna di esse porta un simile messaggio... -
- Perché non ti piacciono le rose? - chiese ancora la voce del ragazzo di Grifondoro, più forte di prima.
- Quando ero piccola... vidi delle rose nel giardino di mia zia... erano così belle! Così pensai di coglierne qualcuna per regalarle a mia madre... sperando di farle una bella sorpresa. Quindi cercai di fare un bel mazzetto... ma cogliendo quei fiori, mi ferii più volte le mani, a causa delle spine. Quando portai il boquet a mia madre, lei urlò spaventata. Le mie mani erano piene di tagli e sanguinavano. All'inizio pensai che a mia madre non piacessero le rose. Poi capii. Era solo preoccupata per me. Mi ero ferita le mani, cercando di creare un mazzo di fiori che potesse renderla felice e invece l'avevo solo fatta preoccupare... che stupida che ero... -
- Rose! - l'interruppe la voce maschile, che suonava ora molto chiara. - Sono certo che a tua madre sia piaciuto il tuo regalo! -
- Come fai a dirlo? - chiese la ragazza dai ricci rossi.
- Beh, se ha chiamato la sua amata figlia “Rose”, non può certo odiare quei fiori! - rispose la voce, da molto vicino. Molto vicino? Un attimo, ma io stavo volando e...
Rose sentì l'erba morbida appiattirsi sotto i suoi piedi. Aprì gli occhi.
L'insegnante aveva accompagnato lei e la scopa a terra, lentamente, per non farla spaventare, mentre due ragazzi si erano avvicinati, cercando di farle passare la paura, distraendola con altri discorsi.
La ragazza, si rese conto la giovane Weasley, era la stessa Serpeverde che le aveva domandato se stesse bene, qualche minuto prima.
Il ragazzo invece era...
- Missione compiuta - esclamò. - Grazie per l'aiuto, Emi e Scorpius -




Soffiava uno strano vento, per le strade di Hogsmeade.
- Fa freddo! - borbottò un vecchio, davanti al suo locale.
- Non è ancora inverno. Il peggio deve ancora venire - mormorò una cliente, sfregandosi le mani. - Pare sarà un inverno molto lungo -
Il vecchio propietario grugnì, tornando dentro al negozio. - Che barba! Si prospetta un anno veramente noioso... -
- Quando arriveranno i primi ragazzi dalla scuola? - chiese la cliente, mentre sorseggiava un bicchiere di Burrobirra.
- Che cavolo ne so io? Chiedilo a lui! - ribattè, indicando una figura in un angolo.
- Neanch'io ne so molto, Ab. Nuovo preside, nuova routine - rispose l'insegnante, con un sorrisino ironico, sul viso.
- Già, già, nuovo preside... l'ho visto, l'altro giorno... sembra uno appena uscito da un vecchio articolo di giornale... un politico vecchio stampo... chissà come è finito a fare il preside... - commentò il proprietario. - E tu che ne pensi, Neville? -
Il professore sospirò. - Anche a me, non piace affatto. Mi sembra... non so... non penso ci sia tutto con la testa... ecco! -
Aberforth sospirò, accarezzando una delle sue vecchie capre. - Prepariamoci al peggio allora, amico mio... -




- Perché dobbiamo farlo proprio noi? -
Il mago si voltò. Quando sua moglie sbuffava in quel modo, gli veniva la voglia di dirle di tornare a casa, che poteva farcela anche da solo.
- Perché non voglio che papà si stanchi più del dovuto. Son pur sempre il figlio maggiore ed è mio dovere aiutarlo il più possibile... - rispose cercando di mantenere la calma.
- Incluso con faccende come... questa? - replicò la donna, ricontrollando più volte il foglietto che teneva in mano.
Per certi versi, suo marito non sapeva come risponderle. Era quasi comica la situazione: due maghi erano nel bel mezzo di una Londra pullulante di Babbani. Era primo pomeriggio e quindi per fortuna non c'era quasi nessuno nei paraggi.
- Sì. Anche cose come questa, tesoro... -
La donna non si diede per vinta e, agitando la folta chioma bionda, sussurrò all'orecchio del marito: - Ma perché non ci siamo smaterializzati più vicino al negozio? -
L'uomo dai capelli rossi sospirò, mentre attraversava la strada sulle strisce pedonali. - A quest'ora sarà pieno di Babbani. Non dobbiamo dare nell'occhio... -
- Capisco, ma allora per... -. La sua voce si bloccò di colpo.
- Che succede, amo... -. L'uomo si voltò, verso la moglie che era rimasta in mezzo alla strada.
- Non riesco a muovermi! - urlò la donna.
- Cosa? Va tutto bene, amore... se non ti sentì bene possiamo tornare a casa... -
- Bill! Le mie gambe... -. Il mago fece qualche passo verso la moglie ma fu inutile.
- NO! -
Un attimo dopo aver chiamato il nome dell'amato, Fleur Delacour fu investita da un'automobile.

   
 
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