Erano passati un paio di
giorni da quando la Gazzetta del Profeta aveva riportato la notizia
dell’incendio
a Villa dei Pini, la residenza dei Minchum. Nell’incendio
erano morti la
signora Minchum ed il nipote Jeremy.
Dietro all’incidente c’era
però molto più. Si trattava di un attacco di
Mangiamorte diretto al
viceministro Harold Minchum, non avendolo però trovato in
casa, come avevano
previsto, si erano accaniti, evocando l’Ardemonio, sulle
uniche due persone che
erano presenti in quel momento: un bambino di nemmeno quattro anni e
sua nonna.
Ora che tutte le lezioni
erano ufficialmente finite, i ragazzi si preparavano a lasciare
l’accademia per
godersi le vacanze estive. Gli studenti del terzo anno avevano
completato anche
gli esami per diventare Auror e aspettavano di prendere il diploma.
Emily non aveva chiuso
occhio a causa dell’ansia per i tabelloni che sarebbero stati
esposti il
pomeriggio stesso. E se non era stata promossa? Cosa avrebbe dovuto
fare? E se
Justin non aveva passato gli esami?
Era talmente elettrica
quella mattina che aveva rinunciato volentieri al caffè, al
contrario di Abbie
che beveva in modo placido dalla sua tazza.
“A che ora hanno detto che
esporranno i risultati?” chiese per l’ennesima
volta all’amica.
La bionda grugnì una
risposta senza nemmeno alzare lo sguardo, e Emily si rispose da sola
“Alle tre,
devo trovare qualcosa da fare fino alle tre”
Accanto alla ragazza si
sedette Krystal, che si servì un cornetto e del succo di
zucca.
“Preparato i bagagli, Krys?”
le chiese Abigail
“Sì, è stata dura riuscire
a mettere dentro tutto” sbuffò la ragazza con il
viso che lasciava trasparire
tutta la stanchezza per aver passato la sera precedente e la mattina
stessa per
mettere dentro i suoi libri, con cui aveva fatto una specie di fondo su
cui
appoggiare i vestiti.
“Sei proprio sicura di non
voler venire con noi a Boston?” chiese Emily
La ragazza annuì. “Voglio
passare un po’ di tempo con la mia famiglia. Mio fratello
Daniel si sposa a
Ottobre, quindi voglio godermelo ancora per
un’estate”
“Capito” rispose Emily
ricordando il leggero senso di vuoto che aveva provato quando si era
sposato
suo fratello maggiore, con cui aveva sempre condiviso la camera a
casa…Hogwarts
l’aveva aiutata sotto questo punto, a staccarsi da lui.
Sadie stava preparando il
proprio baule, nello appoggiare un paio di jeans sul mucchio di vestiti
che
teneva appoggiati sulla sedia della scrivania fece cadere tutto.
Imprecò e
cercò di raccogliere il tutto. Senza rendersene conto, si
ritrovò a sorridere
quando le capitò tra le mani la camicetta che aveva
indossato all’appuntamento
con Andrew. Alla fine Eveline l’aveva praticamente costretta
ad accettare e non
se ne era affatto pentita. Lui l’aveva portata a cavalcare un
Ippogrifo ed era
stato decisamente l’appuntamento più strano e
divertente che avesse mai
vissuto. Quando l’aveva raccontato a Eveline lei se ne era
uscita con un “Visto?
Te l’avevo detto”
Una parte del suo cuore non
poteva fare a meno di pensare a Richard. Aveva continuato a ricevere
segnali
contrastanti dall’uomo, un attimo sembrava interessato a lei
e l’attimo dopo la
ignorava completamente. Decise che era il momento di mettere la parola
fine a
quel tira e molla.
Si alzò e si diresse a
passo svelto verso l’ufficio dell’istruttore, prima
di avere il tempo di
cambiare idea. Arrivata davanti alla porta bussò ed
entrò senza aspettare la
risposta proveniente dall’interno.
L’uomo davanti a lei
indossava un completo nero, con la giacca sopra. Non si poteva negare
che
vestito in modo così elegante stesse molto bene.
Allo sguardo leggermente
perplesso della ragazza, rispose “Funerale”
Sadie annuì in modo quasi
impercettibile. Aveva scelto il momento sbagliato ma ormai era troppo
tardi per
tornare indietro.
“Io…avrei bisogno di
parlarti”
“Dimmi tutto”
“Io ti piaccio?” chiese in
modo diretto avvicinandosi a lui.
L’uomo si passò una mano
sui capelli cortissimo e quasi imbarazzato disse “Certo che
mi piaci”
“Ma non vuoi stare con me”
“Non posso stare con te” la
corresse lui “Sono il tuo insegnante e un insegnante non
può stare con una sua
allieva”
“E dovrei aspettarti in
eterno?” chiese leggermente arrabbiata “Io odio
aspettare. Non sono una che
aspetta. Non sei l’unico interessato a me, sai?”
“Sadie…” poi le prese le
mani tra le sue “Non ti posso chiedere di aspettarmi, hai
solo 18 anni ed è il
momento più bello che tu possa vivere. Goditi
l’estate”
Detto questo le lasciò le
mani. Un ombra di delusione passò sul viso di Sadie, ma poi
la ragazza prese un
bel respiro e si recò verso la porta. E se ne
andò. Senza guardarsi indietro.
Il pomeriggio un istruttore
per ogni classe si avvicinò alla bacheca ed appese i
risultati finali. Ci fu
parecchia calca per poter sbirciare, soprattutto tra gli studenti del
primo
anno, molto più numerosi rispetto alle altre due classi.
Hayden tirò un sospiro di
sollievo quando capì di essere stato promosso
all’anno successivo, anche se
qualche faccia intorno a lui sembrava molto più mogia. Poco
dopo di lui anche
Ezra riuscì a penetrare tra la folla, e un grande sorriso
gli illuminò il
volto, poi si girò verso Elias, che aveva preferito rimanere
un po’ in disparte
ed alzò i pollici di entrambe le mani, a significare la
promozione di entrambi.
Emily, Krystal e Abbie
erano rimaste un po’ indietro. Cercavano di alzarsi sulle
punte per leggere la
lista ma alcun di loro si comportavano come bambini e si azzuffavano
pur di
vedere qualcosa.
A un certo punto Sean e
Eveline emersero dal mucchio di gente, entrambi con le facce
soddisfatte.
“Allora?” chiese Abbie
“Promossi” sorrise Sean.
Era a dir poco radioso. Si era tolto un bel peso. Aveva il terrore di
non
riuscire a ripagare le aspettative della sua famiglia, di suo padre in
particolare.
“Anche voi tutte e tre
promosse” aggiunse Eveline.
Le altre ragazze si
abbracciarono di slancio. Solo dopo essersi accertata del suo
risultato, Abbie
si girò verso i gemelli Prewett. Fabian e Gideon stavano
festeggiando con i
propri amici. Qualcuno aveva tirato delle scintille del signor
Filibustier e le
stava sparando in tutto l’ingresso.
Emily aveva intravisto
Justin prima di sapere dei risultati, in seguito l’aveva
cercato con lo sguardo
ma tutti gli allievi del terzo anno sembravano essere spariti.
La ragazza percorse le
scale per il terzo piano lentamente. Era preoccupata, estremamente
preoccupata.
Il corridoio era riempito dalla gioia di chi era riuscito a diventare
Auror ma
ancora del ragazzo nessuna traccia.
Come diavolo faceva a
sparire così bene?
Trovò la porta della camera
socchiusa, entrò e lo chiamò.
“Bagno!” rispose la voce
del ragazzo
Emily aspettò in piedi
davanti la porta del bagno. Quando Justin aprì la porta di
scatto, Emily si
portò entrambe le mani sul viso, appoggiate sul naso. Era
senza parole.
Justin indossava il
doppiopetto azzurro con gli alamari d’argento, parte della
divisa da Auror.
“Allora, sei fiera del tuo
uomo?” chiese lui tutto sorridente.
La ragazza annuì e si tuffò
per stringerlo tra le sue braccia.
La serata trascorse in modo
tranquillo per tutta l’accademia. Dopo un pomeriggio di
festeggiamenti, la
stanchezza e il pensiero di doversi svegliare per tornare a casa presto
spinse
quasi tutti gli studenti ad andare a letto ad un orario decente.
La mattina seguente tutta l’Accademia
era in fermento. C’era gente che andava e veniva lungo i
corridoi, alla ricerca
dei propri averi o dei propri amici da salutare.
Il gruppo diretto alla casa
dei nonni di James si era accordato per trovarsi in giardino e prendere
tutti
la stessa passaporta.
Abbie era salita per andare
a chiamare Fabian. Quando entrò nella camera lo
trovò ancora seduto sul letto,
con il baule aperto e pieno solo a metà.
“Non sei ancora pronto?”
chiese con le mani appoggiate sui fianchi e il fare da sergente.
“Non vengo”
Due parole erano bastate a
far crollare le braccia alla ragazza.
“Come sarebbe a dire che
non vieni?”
Fabian si alzò e si
avvicinò a lei, posando le mani sulle sue spalle.
“Smettiamola di prenderci in
giro, Abs” disse “Tu non mi ami, puoi essere
innamorata di me, ma sicuramente
non mi ami. Ami qualcun altro, e sappiamo entrambi di chi si tratta,
no?”
Abbie provò a rispondere ma
le parole le morirono in gola. Vedendo il tentativo di parlare della
ragazza,
sul viso del giovane Prewett si dipinse un sorrisetto triste.
“Si dice che se ami
qualcuno devi lasciarlo libero… quindi vai, vai prima che
sia troppo tardi” la
esortò.
Abbie riuscì solo a dargli
un veloce bacio sulla guancia e a sussurrargli un
“grazie” prima di correre di
sotto.
Appena sbucò all’esterno
vide che erano tutti pronti.
La bionda scosse la testa
e, nonostante gli occhi lucidi, sorrise dicendo “Siamo solo
noi”
Buonasera!
Ed è canon (o
quasi)!!!
Non ho altro da dirvi se
non grazie grazie grazie e… l’epilogo
arriverà presto ;)
H.