Fammi un'alzata!
Yukie
raggiunse la palestra che l'allentamento era già cominciato.
Non era
in ritardo, lei non lo era quasi mai, ma erano loro in anticipo. Lo
spirito combattivo della Fukurodani era quasi terrificante e forse
proprio quello spirito aveva convinto Yukie a prendere posto come
manager, perché non c'era cosa più bella che
vedere quei ragazzi
gonfiare ogni muscolo per superare i propri limiti.
O
almeno, questo era quello di cui lei voleva convincersi.
L'intera
squadra Fukurodani era a dir poco strepitosa e vederli combattere su
quel campo era eccitante come nient'altro, eppure tutti i disegni di
Yukie, che in quel periodo aveva sfornato con frequenza sempre
maggiore, raffiguravano quasi sempre lo stesso soggetto.
Asami
le andò incontro, salutandola. Era l'attuale manager della
Fukurodani, ma essendo ormai al terzo anno avrebbe presto passato il
testimone.
«Hanno
cominciato prima» osservò Yukie, finendo di
mettersi le scarpe da
ginnastica per entrare in palestra.
«Oggi
sono carichissimi. È un piacere per gli occhi»
disse Asami, prima
di voltarsi a guardare la squadra intenta a schiacciare una serie di
palle oltre la rete.
Yukie
terminò di allacciarsi le scarpe e alzò lo
sguardo, guardando
Bokuto in fila, dietro Washio. Era dritto su se stesso, sempre pieno
di sè, col petto gonfio e lo sguardo combattivo.
Eikichi
fece volare la palla alta, poco distante dalla rete, e Washio la
raggiunse con un salto, dopo una breve corsa. La schiacciò e
corse a
rimettersi in fila dietro.
Bokuto
si illuminò quando finalmente si rese conto che toccava a
lui e il
suo volto si infiammò ancora di più.
«Fammi
una bella alzata, Eikichi-san!» disse poco prima di prendere
la
rincorsa e raggiungere la sua palla, in volo. Gli occhi puntati su di
lei parvero dilatarsi in maniera impressionante, come un predatore
che avvista la cena, e infine la colpì con tutta la forza
che aveva,
facendo rimbombare la palestra.
Quando
atterrò alzò le braccia al cielo, gridando
entusiasta per la buona
riuscita della sua azione.
«Che
colpo eccezionale!» disse, prima di aggiungere:
«Eikichi-san
fammene un'altra!»
«Lascia
il posto a chi viene dopo, Bokuto!» lo rimproverò
Konoha, dietro di
lui.
«Già,
non ci sei solo tu!» sottolineò Sarukui, un paio
di ragazzi più
indietro.
Bokuto
ne rimase turbato, rendendosi conto di essere stato egoista, e
imbronciandosi per essere stato brontolato si fece da parte,
camminando a spalle basse.
"Sì,
è proprio un piacere per gli occhi" sorrise Yukie, divertita
dalla scenetta. Bokuto era così pieno di vita e energia che
a volte
si dimenticava del resto, perfino di avere altri ragazzi dietro di
sè
che aspettavano di giocare. La pallavolo l'assorbiva completamente e
non c'era cosa che amava di più che saltare e schiacciare.
«Puoi
raccogliere quelle palle lì, per favore? Io sto compilando
la
tabella delle percentuali» le disse Asami, distogliendola dai
suoi
pensieri. Yukie annuì e si mise finalmente al lavoro. Stava
imparando molto sui compiti di una manager, anche se in
realtà non
era poi così difficile. Era ancora una novellina,
perciò al momento
i suoi unici compiti erano quelli di stare dietro Asami e fare quello
che lei le diceva.
Raccolse
un paio di palle e corse poi verso il carrello più vicino,
per
posarle all'interno.
Fece
appena in tempo a sentire qualcuno che gridava:
«Attenzione!» che
una palla in piena velocità le attraversò il
campo visivo,
sfiorandole il naso. Un passo più avanti e l'avrebbe presa
in pieno.
Yukie
si irrigidì, un attimo terrorizzata, ma non emise un suono
tenendosi
dentro quell'ondata di panico che per un istante l'aveva travolta.
Ma
mentre lei restò in silenzio, apparentemente come se niente
fosse
successo, Bokuto dall'altra parte della palestra non fece
altrettanto, dando fiato, come al solito, a tutta la sua voce con un
urlo spaventato.
Poi
si voltò rabbioso verso Matsumoto, uno stangone di quasi un
metro e
novantacinque, del secondo anno, con lo sguardo sempre apatico.
«Se
vuoi tirare certe bombe, per lo meno centra il campo invece di
mandarle fuori!» lo rimproverò. «Stavi
quasi per colpire la nostra
preziosissima manager!»
Matsumoto
si limitò a guardarlo contrariato, dall'alto al basso data
la
differenza d'altezza, e si scansò lasciando il posto al
compagno
successivo, senza rispondergli.
«Non
ignorarmi!» gridò ancora Bokuto, contrariato,
prima che Komi
comparisse alle sue spalle sghignazzando: «"Preziosissima"?
Suona un po' ruffiano.»
«È
per via di tutti quei disegni che lei gli fa in cui appare
più figo
di quello che è realmente» spiegò
Konoha, unendosi al duo.
Bokuto
rispose con una fragorosa risata, alzando il mento al cielo e
portandosi le mani ai fianchi.
«Non
sono strepitosi? Proprio degni di un asso!» disse Bokuto.
«Ma
tu non sei ancora asso» osservò Satou, un altro
giocatore del
secondo anno.
«Lo
diventerò!» rispose Bokuto a tono.
«Secondo
me invece l'adula tanto solo perché lei gli ha prestato dei
soldi
più di una settimana fa e lui ancora non glieli ha
riportati» disse
Komi e Bokuto, di fronte a quella dolorosa verità, non
potè far
altro che zittirsi.
"Diamine!
Li ho scordati di nuovo!" pensò sbigottito.
«Smettete
di chiacchierare e tornate in fila!» li rimproverò
Iwata, l'attuale
capitano della Fukurodani.
L'allenamento
proseguì fino a quando il sole non cominciò a
calare, ormai
arrivato a sera. La palestrà iniziò a svuotarsi,
mentre Asami e
Yukie sistemavano le ultime cose.
«Sono
rimaste solo quelle borracce, le puoi mettere via tu?» chiese
Asami,
caricandosi un borsone in spalla. «Stasera ho un impegno e
non posso
trattenermi troppo»
«Sì,
ci penso io» rispose Yukie, correndo a mettere ordine dove le
era
stato detto.
«Grazie.
A domani» salutò Asami, uscendo dalla palestra,
subito seguita da
altri tre ragazzi. Pian piano, tutti stavano salutando e andando via,
solo Bokuto rimase con una palla in mano e lo sguardo ancora
pimpante.
«Eikichi-san!
Alzamela ancora!» chiese, arrivandogli alle spalle con
irruenza.
«Ancora?»
chiese Eikichi, dopo che si fu ripreso dall'infarto.
«È tardi,
Bokuto. Vai a casa.»
«Se
voglio diventare asso devo allenarmi fino allo sfinimento!»
«Non
è vero, non ti servirà a niente portarti allo
sfinimento. Il riposo
fa parte dell'allenamento.»
«Ma
io non sono stanco!»
«Io
invece sì» rispose secco Eikichi, prima di
voltarsi e andarsene,
lasciando Bokuto solo con la sua delusione. «A domani. Bokuto
vai a
casa» disse prima di uscire.
E
presto la palestra restò quasi deserta, se non per poche
persone che
finivano gli ultimi accorgimenti prima di andarsene.
Tra
queste, Yukie che stava mettendo dentro a un borsone le ultime cose.
«Yukie-chan,
me la fai tu qualche alzata?» gridò Bokuto,
arrivando anche a lei
alle spalle. Yukie si lasciò scappare un urlo terrorizzato,
prima di
voltarsi e chiedergli sconvolta: «Che dici? Io non so
giocare!»
«Non
ci vuole niente, devi solo farla volare alta sopra la rete.»
«Fosse
così semplice allora Eikichi non avrebbe tanto bisogno di
allenarsi,
no?»
E
Bokuto spalancò gli occhi, prima di esclamare:
«È vero!» poi
aggiunse: «Ma sta' tranquilla, hai un futuro asso davanti a
te! Sono
capace di colpire qualsiasi alzata, anche la più
sbilenca»
«Non
sei forse un po' troppo sicuro di te?»
«Sciocchezze!
Vieni!» rispose lui repentino, prima di afferrarle la mano e
trascinarla sottorete.
Per
Yukie quel semplice contatto, anche se senza doppi fini,
bastò a
farle dimenticare ogni sorta di preoccupazione o controreplica. La
mano di Bokuto era calda, più calda rispetto alla sua, anche
se un
po' ruvida forse per le continue schiacciate che la riempivano di
calli, ma era comunque a suo modo delicata. Arrossì
delicatamente,
mentre Bokuto si fermava sottorete e si voltava nuovamente verso di
lei.
«Stai
dritta» spiegò, prima di prenderle i polsi e
sollevarli sopra la
sua testa. «Piega un po' i gomiti. Ecco,
così» e continuò a
muoverla, come fosse stata una bambolina, facendole assumere una
posizione vagamente corretta. Fece un passo indietro e la
osservò
concentrato, tirando fuori la lingua. Dopo una breve pausa
tornò
vicino a lei e le raddrizzò un po' di più la
schiena.
«Così!
Perfetta! Tieni la testa alta e quando vedi arrivare la palla sopra
la tua testa la spingi via con questo movimento» disse
mostrandoglielo.
«Capito?»
chiese poi.
Ma
Yukie ormai aveva fatto tutto tranne che capire. Sentire le mani di
Bokuto su di sè, in quel modo così naturale,
l'aveva mandata un po'
in confusione.
"Che
stupida!" pensò, contrariata dal fatto che provasse quei
sentimenti.
«Così!
Così!» ripetè Bokuto, notando come
Yukie non sembrasse dargli
nessun cenno.
«Ho
capito!» ruggì lei, sentendosi presa per cretina.
«Perfetto!
Vado, allora! Te la passo e tu alzi, ok?» disse Bokuto, senza
aspettarsi una reale risposta. Si mise in posizione e lanciò
la
palla sopra la testa di Yukie, preparandosi poi a prendere la
rincorsa e saltare per schiacciarla.
Yukie
restò immobile nella posa in cui l'aveva messa Bokuto e vide
la
palla arrivarle contro, cadendo dall'alto. Provò a
concentrarsi e si
spostò leggermente per mettersi meglio sotto, poi,
così come le
aveva detto Bokuto, alzò le braccia di colpo nel tentantivo
di
spingerla via.
Ma
la mancò e la palla le cadde dritta sul naso mentre lei
spingeva via
l'aria e il vuoto.
Bokuto
la guardò perplesso qualche istante prima di scoppiare a
ridere ed
esclamare: «Fai proprio schifo.»
Yukie
sentì il fuoco ribollirle nelle vene e mossa dall'istinto e
dal
nervoso prese quella stessa palla e gliela lanciò contro,
colpendolo
dritto in testa. Poi con passi pesanti si avviò verso
l'uscita della
palestra, ingrugnita.
«Idiota»
gridò.
«Aspetta!»
si allarmò Bokuto, vedendola reagire in quel modo.
«Mi dispiace!»
disse, unendo le mani davanti al viso e chinando la testa, mostrando
così a gesti il suo rammarico. «Non te ne andare,
dai, riproviamo!»
insistè, mentre Yukie si sistevama il borsone in spalla e si
avviava
verso l'uscita.
«È
tardi» disse lei. Nonostante fosse tranquilla nel tono,
trasudava
collera da ogni poro. Le spalle rigide e il mento alzato, l'aria da
sufficienza, mettevano ben in evidenza il fatto che si fosse offesa.
«Vado a casa. Ci vediamo domani.»
"Si
è arrabbiata" pensò dispiaciuto Bokuto, "Sono un
disastro." E a testa bassa e lo sguardo depresso ondeggiò
verso
il carrello dei palloni, per posarci all'interno quello che avevano
appena usato.
Yukie
si voltò appena, guardandolo, stupita del fatto che non
avesse
insistito oltre. Insomma, lei glielo aveva detto che non sapeva
giocare, che bisogno c'era di deriderla in quel modo?
Però
alla fine Bokuto era una mente semplice, questo l'aveva capito da
tempo, e probabilmente non l'aveva fatto col chiaro intento di
umiliarla. Osservò le spalle chine e il viso rattristato del
ragazzo. Sembrava proprio un bambino certe volte e ciò che
la faceva
più incazzare era il fatto che sembrasse uno di quei bambini
adorabili che quando mettono il broncio sembrano orsacchiotti che
chiedono un abbraccio.
Si
corrucciò appena, infastidita da quei suoi stessi sentimenti
che ora
tanto si avvicinavano al senso di colpa.
"Non
è cattivo, non l'ha fatto apposta. Forse ho sbagliato ad
arrabbiarmi
così" pensò continuando a sentire quel sentimento
di tristezza
crescerle dentro e invaderla.
Alla
fine lui voleva solo giocare un altro po', ci teneva tanto, e nessuno
dei suoi compagni l'avevano voluto accontentare.
"Diamine,
perché mi deve fare così tenerezza?" si
innervosì e scosse la
testa, come se così facendo sarebbe riuscita a far uscire
dalla sua
mente quei pensieri.
"Stupido
Bokuto!" sospirò, alla fine vinta, facendo cadere a terra il
borsone e tornando sui suoi passi.
«E
va bene» sospirò. «Ci riprovo.»
Bokuto
si raddrizzò improvvisamente, guardandola con uno dei suoi
sguardi
più entusiasti e corse di nuovo al suo posto, urlando di
gioia.
«Ma...»
lo freddò Yukie con una calma che metteva i brividi.
«Se ridi
ancora ti faccio diventare pelato.» E sorrise, come se avesse
appena
detto una carineria.
Bokuto
sentì un brivido corrergli lungo la schiena, terrorizzato,
poi annuì
vigorosamente.
Yukie
si rimise al posto dell'alzatore e provò a riassumere la
posizione
che Bokuto le aveva fatto vedere.
«Così
va bene?» chiese conferma.
«Aspetta!»
disse lui, correndole incontro. Le si mise dietro e di nuovo
afferrò
con delicatezza i suoi polsi. Le sistemò mani e braccia
sopra la
testa e cercò di spiegarle meglio quello che avrebbe dovuto
fare,
parlandole da sopra la spalla, a pochi centimetri dall'orecchio.
Il
cuore di Yukie prese a battere un po' più forte del normale
nel
sentire la presenza del ragazzo così vicino a sè.
Il fiato che
quasi le sfiorava i capelli, le dita delicatamente avvolte sui propri
polsi, le braccia allungate insieme alle sue, a sfiorarsi, e il petto
che toccava la sua schiena ad alcuni movimenti, mentre cercava di
guidarla, simulando insieme a lei un'alzata.
«Ti
abbassi leggermente, tocchi e spingi» spiegò lui,
guidando le sue
mani verso l'alto, e nell'allungarsi schiacciò completamente
il
proprio petto contro le spalle della ragazza davanti a sè.
Yukie
sentì lo stomaco attorcigliarsi nella pancia, mentre
guardava le sue
mani strette in quelle di Bokuto, entrambe spinte verso l'alto, quasi
a toccare il cielo.
Avrebbe
voluto restarsene così per sempre, a sentire il suo calore
avvolgerla.
«Tutto
chiaro?» chiese conferma lui, sempre da sopra la sua spalla.
Yukie
si voltò a guardarlo, pronta ad annuire per dargli conferma,
ma il
trovarsi il viso di Bokuto così pericolosamente vicino al
suo le
fecero per un istante mancare il fiato.
"Pessima
mossa" pensò, capendo come forse sarebbe stato meglio se
fosse
rimasta ferma, senza voltarsi a cercarlo.
Le
guance le si arrossarono e lei pregò che non fossero
così evidenti,
mentre il tamburellare del suo cuore non le dava tregua.
Si
sforzò di sorridere comunque e annuì con la
testa, già consapevole
che non avrebbe potuto fare affidamento sulla sua voce.
Bokuto
le sorrise di rimando e quello fu il colpo di grazia.
Distolse
lo sguardo, non riuscendo più a sostenerlo, ormai al limite
dell'emozione.
Bokuto
ne rimase un attimo sorpreso, chiedendosi cosa le fosse preso, ma poi
non gli diede peso e si allontanò a grandi passi, tornando
nella sua
posizione.
«Avanti!
Te la passo! Fammi una bella alzata, Yukie!»
Note:
Sì,
non c'è Akaashi xD
Ora spiego tutto quello che c'è da spiegare.
Bokuto e Yukie sono del terzo anno ai tempi di Haikyuu, mentre
Akaashi è del secondo, questo vuol dire che loro sono un
anno più
grande dell'alzatore. Queste prime scenette/storielle le sto
ambientando al momento durante il loro primo anno, indi per cui...
non c'è Akaashi, ma arriverà.
Ovviamente,
Eikichi, Iwata, Asami, Matsumoto e Satou sono tutti di mia fantasia.
Mi
sto rendendo conto, inoltre, che per le idee che mi stanno venendo
questa raccolta potrebbe trasformarsi più in un "Bokuto e i
suoi anni del liceo", piuttosto che una pura romanticheria su
lui e Yukie xD
Più
avanti andrò probabilmente a toccare i momenti salienti
della sua
vita tra cui il giorno in cui è diventato Capitano, l'arrivo
di
Akaashi e, sì, anche il primo incontro con un certo
Bro-Gatto xD e
chissà che non mi venga altro ancora in mente...
MA!
Il titolo è "Give me love, Baka-to" perciò il
Love sarà
sempre al centro di ogni pensiero (almeno in quello della povera
Yukie).
Felice
di aver avuto la vostra approvazione, vi ringrazio delle
visualizzazioni e sopratutto delle recensioni, spero che quest'altra
OS sia stata di vostro gradimento, io vi saluto e spero di risentirvi
presto :3
Miao
miao.
Ray