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Autore: Red_Coat    16/07/2016    3 recensioni
Genesis.
La mia vita, per te.
Infinita rapsodia d'amore
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DAL TESTO:
Un bagliore accecante invase la grotta, ed io capì che l'avevo raggiunta appena in tempo. Alzai gli occhi, e vidi uno splendido angelo con una sola ala, immensa, nera e maestosa, planare dolcemente su una roccia. Rimasi incantata, con gli occhi pieni di lacrime, a fissare la sua sagoma, fino a che non mi accorsi che i suoi occhi verdi come l'acqua di un oceano di dolore e speranza seguitavano a fissarmi, sorpresi e tristi.
Fissavano me, me sola, ed in quel momento mi sentii morire dal sollievo e dalla gioia
" Genesis! " mormorai, poi ripetei il suo nome correndogli incontro
C'incontrammo, ci abbracciammo. Mi baciò.
Ed io, per la prima volta dopo tanto tempo, piansi stretta a lui.
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Genesis Rhapsodos, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Vincent Valentine, Zack Fair
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Triangolo | Contesto: Più contesti
Capitoli:
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Capitolo V
 

(…)
 
Angeal alzò di scatto il volto verso l’amico
 
- No! - esclamò apprensivo, gli occhi sgranati e pieni di preoccupazione
 
Genesis alzò lo sguardo e corrucciandosi si voltò verso di lui, scrutandolo.
Ma che aveva quell’oggi? Era strano, molto strano, quel suo comportamento più nervoso del solito, per uno come lui che si sforzava di non perdere la calma nemmeno in situazioni di estremo pericolo.
Hewley sospirò, forse accortosi del tono troppo veemente che aveva usato. Si sforzò di sciogliersi un po’, quindi moderando la voce disse, quasi supplicandolo
 
- Non fare niente di stupido, Genesis. Per favore, lascia che se ne occupino i Turks. Lasciala a loro. -
 
Il rosso strinse i pugni. Angeal, era proprio impazzito allora! Forse dipendeva da una qualche forma d’intossicazione da Mako, o era colpa di tutto il macrobiotico di cui si nutriva.
Come poteva anche solo pensare di parlare così? Là fuori c’era una ragazza che diceva di conoscerlo, che ammutoliva di fronte a una sua foto come se avesse visto un fantasma tornare dall’oltretomba, il che non sarebbe stato altro che solita routine per lui abituato a tutte ragazzette urlanti che popolavano il suo fan club, se non fosse che quella in particolare aveva subito un qualche tipo di shock e l’unica cosa che era riuscita ricordare era di chiamarsi Rhapsodos, proprio come lui!
E per Angeal pur sapendo questo avrebbe dovuto lasciar fare ai Turks??
 
- Ti fidi troppo della Shinra, Angeal. - lo apostrofò, lanciandogli uno sguardo scettico e anche infastidito
- Forse … - rispose quello - Ma sento che quella ragazza non porterà altro che guai. -
 
Genesis ghignò, gettandogli un’altra occhiata dubbiosa
 
- Lo senti? - gli fece eco, inclinando appena il capo di lato
 
Il moro annuì, e nei suoi piccoli gesti il rosso poté leggere un velo di inquieta paura.
Angeal non aveva mai sopportato i fenomeni che non sapeva spiegarsi, lo rendevano vulnerabile e non gli piaceva quella sensazione, anche se negli ultimi tempi la vita in SOLDIER gli aveva insegnato a farsene una ragione riuscendo almeno in piccolissima parte a mitigare questo suo lato caratteriale, che però adesso era misteriosamente ritornato a galla con l’apparizione di quella strana ragazza
 
- Si, lo sento. - confermò - E mi sento anche in dovere di ricordarti che non dovresti parlare così. Sei un SOLDIER anche tu, ricordi? - lo rimproverò - La Shinra ti paga e ti concede vitto e alloggio. -
 
Il rosso sorrise di nuovo, poi con calma tornò a sdraiarsi e riprese Loveless in mano, immergendosi di nuovo nella lettura e lasciando Angeal lì a guardarlo severo
 
-Me ne ricorderò. - disse soltanto, svogliatamente - Tu però ricordati di chiudere la porta. E salutami il tuo cucciolo non appena lo rivedi. - sorridendo beffardo
 
Angeal incrociò le braccia e scuotendo la testa sbruffò, scuotendo la testa esasperato. Poi, mentre Genesis lo osservava di nascosto con un sorriso, uscì nervosamente dalla stanza senza neanche salutarlo. Tanto non gli avrebbe risposto comunque.
 
/// Fine Flashback ///
 
***
 
- Ti piace la casa di Tseng? - mi chiese Zack mentre pagava il gelato, scorgendo con la coda dell’occhio il turk a qualche metro di distanza da noi, mentre ci osservava da lontano.
 
Eravamo usciti da circa una decina di minuti, e dopo un primo “giro turistico” 8 si era offerto per pagarmi uno spuntino prima di pranzo.
Era stato proprio Zack a convincere me e soprattutto Tseng affinché uscissi a fare un giro. In realtà lo aveva stonato di chiacchiere fino a che non era crollato per sfinimento, ed era stato abile e caparbio, perché all’inizio Tseng era stato irremovibile.
 
-Non si può Zack, lo sai benissimo. – aveva detto, col suo solito tono severo, incrociando le braccia sul petto e scuotendo la testa
- Oh, andiamo! – aveva protestato l’altro, esibendosi in gesti di esasperazione – Non parla, non mangia, non beve e non esce! Ma che vi prende a tutti quanti?! Ha bisogno di aiuto, non di un carceriere! Sveglia belli!! – aveva concluso infine con foga, agitando le mani di fronte al suo naso e fissandolo come si fissa un bambino stordito appena alzato dal letto
 
Io, seduta sul letto, me ne stavo ad osservare la conversazione da lontano con un sorriso sulle labbra e tanta speranza e tenerezza in petto. Ascoltando questa ultima frase però non potei fare a meno di ridacchiare, divertita, perché nel pronunciarla Zack aveva sventolato indice e medio uniti a pochi centimetri dal naso di Tseng, che lo aveva fissato con un’espressione che definire da ebete sarebbe troppo poco. Era così ridicolo, ahah!
Una scenetta a dir poco esilarante che mi aveva spinto a dimenticare per qualche minuto gli oneri gravosi della situazione in cui ero venuta a trovarmi.
Zack e Tseng si erano fermati, e guardando nella mia direzione mi avevano lanciato un’occhiata stranita. Poi, Fair aveva esordito, indicandomi con le braccia al turk
 
-Ecco, hai visto? Scommetto che con te si annoia a morte! –
 
E così Tseng, infastidito dalla supposizione del SOLDIER, aveva accondisceso brontolando
 
-Sto giocandomi il posto, ne sono sicuro …-
-Piantala! – aveva sorriso Zack, avvicinandosi a me vittorioso – Mal che vada ti raccomando per SOLDIER, eheh. –
 
E giù un altro scroscio di risa da parte mia.
A dire la verità, era vero. Non mi ero mai sentita così bene come con Zack, anche se sapevo che non sarebbe durata a lungo quella pace, o almeno lo presupponevo. Avevo voglia di ridere, e di non pensare ad altro se non a stare insieme a lui.
 
-Allora? – mi chiese ancora lui, visto che rimanevo muta
 
Mi riscossi, lo guardai. Aspettava una risposta. Sorrisi ed annuì, ma prima di rispondere mi diedi da fare col gelato perché stava cominciando a sciogliersi e presto se non mi fossi sbrigata avrebbe finito per colarmi sul braccio.
Era buono, ma non so a che gusto fosse perché era stato Zack a sceglierlo per me, sostenendo che fosse il più buono che avesse mai mangiato, e poi perché aveva un nome così strano che faccio fatica a ricordarlo. Credo comunque dovesse esserci della ciliegia dentro, o qualcosa di simile.
Lui attese per tutto il tempo mangiando il suo, infine tornò a guardarmi ansioso di ascoltare la risposta
 
-Più o meno … - dissi infine, e vidi i suoi occhi illuminarsi e le sue labbra allargarsi in una smorfia convinta e malandrina
- Lo sapevo, ti fa schifo. – rispose, annuendo con sufficienza
 
Risi divertita, picchiandogli piano un braccio e stando attenta a non rovesciarci il gelato addosso
 
-Ma no! – ribadii, scuotendo il capo – dico sul serio. – ripetei, senza riuscire a spezzare il buon umore che mi aveva colta
 
In fondo non lo volevo neanche. Perché avrei dovuto?
 
-Si, certo. – annuì lui ridacchiando – Soprattutto la cucina. – continuò
 
Scoppiai di nuovo a ridere, trattenendomi a stento e annuendo con le lacrime agli occhi, seguita da lui che mi guardava soddisfatto. È sempre stato così … gli piace far ridere le persone, soprattutto se sono in difficoltà
 
-Si, soprattutto quella. – assentii, le guance imporporate di un lieve rossore
 
Lo vidi scrutarmi per qualche istante, intenerito e incantato mentre tornavamo alla normalità. Un sguardo quasi rapito, che … avrebbe dovuto farmi capire molte cose.
Ma allora ero ingenua, appena caduta del cielo e … ero un disastro con gli uomini, anche nel mio mondo di provenienza.
Camminammo per un po’ sorridendo e guardando le vetrine intorno a noi, poi quando finalmente ebbi mangiato anche l’ultimo pezzo di cono lui mi porse un fazzoletto pulito e mi chiese
 
-Allora, com’era il gelato? –
 
Ci pensai su ancora qualche secondo, concentrandomi sugli ultimi rimasugli di gusto che mi erano rimasti in bocca e cercando di capire gli ingredienti che componevano quella crema color nocciola dalle rosse sfumature. Non ci riuscii, perciò risposi basandomi sulle sensazioni che avevo provato mangiando
 
- Buono … - sorridendo appena e annuendo
 
Zack mi rivolse un’occhiata di sufficienza, alzando le sopracciglia. Risi
 
-Okkey, buonissimo! – ammisi quindi
 
Zack esultò
 
-Aaaah, ecco! – rispose, con un sorriso compiaciuto
 
Tuttavia la mia curiosità non era ancora soddisfatti
 
-Ma cosa c’è dentro? -  chiesi, facendomi seria
 
Lui scosse le spalle, storcendo un po’ le labbra in un’espressione dubbiosa che mi fece una tenerezza infinita, perché rivelava tutto il suo essere ancora bambino.
In un attimo di amara nostalgia pensai che tutto quel suo essere … l’avrebbe mantenuto fino alla fine, il come soltanto lui lo conosceva. Perché era la sua essenza, l’io da cui non si separava mai.
L’essere bambino fino in fondo, fino alla fine. Non dimenticando mai la propria infanzia, il momento in cui ogni cosa poteva essere possibile. A volte, per quanto mi riguarda, pensavo di avere già perso, questo mio lato pieno di innocenza e fantasia. Ma … in fondo … non sarei qui a raccontartelo, se lo avessi fatto, no?
E, mentre il tempo scorreva, stando con lui imparai a capirlo, che non era ancora finita per me, che in fondo anche io ero come lui. Per metà bambina, per metà …viva.
Dentro di me, nella mia mia mente giovane e giocosa, non c’era sogno che non potesse realizzarsi, né verità che non potesse essere compresa. Tutto era chiaro, limpido come un’alba in un mattino di primavera.
Anche … la nostra natura, amore mio. Si, la nostra. Perché dal momento in cui ci amiamo, non siamo altro che una cosa sola. Perciò … non puoi accusarmi di essere un mostro, perché sai bene che non è così. E tu sai, lo sai benissimo, che non lo sei. Non lo siamo.
Comunque, quella giornata insieme al mio “fratellino” era troppo bella per essere rovinata da pensieri funesti sul domani
 
- Cioccolata credo. - rispose Zack, alla mia domanda – E qualche cosa che assomiglia ai frutti di bosco. –
-Io ho sentito la ciliegia! –aggiunsi, alzando l’indice della destra come se avessi avuto un’illuminazione
- Mh, si. – ribatté lui annuendo – forse c’è anche quella. –
 
Così discorrendo, ci avviammo a piedi verso il piccolo parco quasi al centro del settore 4. Avremmo potuto andare in treno, ma Tseng voleva tenerci d’occhio ed era l’unica condizione da lui imposta per permetterci di uscire.
Non che sia io che Zack non avessimo voglia d’infrangerla …
L’edificio era un’enorme cupola di vetro in cui crescevano rigogliosi alberi, piante da fiori e qualche piccolo prato qua a là, giusto per non sembrare un rozzo accavallamento di piante in vaso. In realtà non sapevo neppure che a Midgar esistesse una cosa del genere, per me l’unico parco esistente era quello giochi, nei bassifondi.
 
-Sono i ricercatori della Shinra a prendersi cura di questa vegetazione. – mi spiegò invece Zack – O almeno credo sia così, se ti guardi bene in giro ne vedrai apparire qualcuno da dietro un cespuglio. – ridacchiò, raddrizzando la schiena e unendo le mani dietro la nuca per poi allargare le braccia – Però – aggiunse quindi tornando serio – ci lavorano anche molti cittadini come curatori dell’ordine, spazzini, potatori, eccetera … -
 
Lo ascoltai mentre affascinata mi guardavo intorno, abbagliata da tutto quel verde così … strano da trovare in una città come quella, più simile a un gigantesco mostro d’acciaio che si nutre di tutta la vita che viaggia sotto di lui.
Guardai verso il soffitto in vetro, dal quale la luce del sole filtrava a rischiarare e riscaldare l’ambiente, accarezzando appena con il loro oro le chiome verdi degli alberi.
Io e Zack percorremmo ancora qualche metro sul viale lastricato, poi ci sedemmo ad un panchina sul lato destro della strada, rilassandoci un po’
 
-Zack … - lo interruppi all’improvviso
 
Lui mi fissò in profondità negli occhi, e sorrise in un modo … strano, e bellissimo, allo stesso tempo
 
-Che c’è? – chiese, fingendo di non immaginare nulla
 
Lo sapeva benissimo invece, quello che stavo per dirgli. Lo immaginava solo leggendomi negli occhi.
 
Sospirai, e scossi la testa. No, lui doveva stare con Aerith, era così che doveva andare la storia, lei sarebbe arrivata e com’era giusto me lo avrebbe portato via.
Tuttavia … non era giusto neppure mentirgli, e farlo stare male per questo. Così bofonchiai, abbassando gli occhi
 
-Io … credo che … Si insomma, almeno tu DEVI saperlo. – sedendomi in modo da dirigere tutto il mio corpo verso di lui
 
Avevo il cuore a mille per la paura. Zack era dolce e comprensivo, certo. Ma avrebbe creduto a una simile assurda storia? Ancora non riuscivo a farlo neanche io!
Aprii comunque la bocca per parlare, ma inaspettatamente lui posò dolce e rapido un dito sulle mie labbra, imponendomi con un sorriso il silenzio
 
-Non qui sorellina … - mormorò, avvicinandosi un po’ e scoccandomi un occhiolino – Non adesso. – indicando appena con un movimento del capo dietro di noi.
 
I turks.
E io, sebbene mi sentissi morire dentro, annuii senza ribattere nulla. Dirgli la verità era uno sbaglio, e io …. non sapevo che fare.




NOTE DELL'AUTRICE: Allora, salve a tutti. Due paroline soltanto sull'ultima parte di questo capitolo, che potrebbe sembrare un pò ... azzardata. Parlo della descrizione
della serra, il luogo in cui Zack e Valery si ritrovano a passeggiare nell'ultima parte del racconto. Ebbene, quando ho iniziato a scrivere per la prima volta questa storia ahimè ero ancora molto inesperta sul mondo di FF7, su Midgar e sui suoi scenari, e non sapevo molto bene se una cosa del genere potesse realmente esistere in una città del genere.
Tuttavia, questa scena mi è venuta in mente così e ho deciso di scriverla.
Quando poi sono andata a revisionare, ho deciso di lasciarla invariata, perchè mi piaceva, e anche perchè volevo che rimanesse qualcosa della 12enne pazza innamorata di un personaggio immaginario. Mi sono perciò soltanto limitata ad editarla un pò e ad aggiungere qualche riga, ma nulla di più.
So che avrei potuto cambiare scenario, sceglierne uno che esiste realmente a Midgar per rendere più accurata la storia, ma ... come ho già detto, volevo rispettare quel poco di sana ingenuità che la me stessa 12enne aveva messo nello scrivere il pezzo. La sua fantasia, il suo estro.
In pratica, la fan di Genesis (e Zack) che ero all'epoca.
Bene, ho finito. Grazie per essere giunti fin qui, e a presto con un nuovo capitolo (dato che ce l'ho già pronto, lo posterò soltanto quando anche questo sarà recensito.)
Bye :*
 


 
   
 
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