Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: puffolettaHP    22/04/2009    6 recensioni
- Io... t-tu mi hai...
- Ti ho salvata sì. - la interruppi, passandomi una mano tra i capelli e sfoggiando la mia migliore espressione da Clark Kent - Mi devi la vita, effettivamente se non ti avessi salvata con il mio coraggio ed il mio eroismo a quest'ora saresti bell'e spiaccicata sotto a quel furgoncino... ma non c'è bisogno che mi ringrazi...
Lei, pallida come un cencio, si appoggiò al fianco del Pick-up e mormorò. - Stavo per morire...
- Sì, è vero, stavi per morire... - decisi di sfoggiare tutte le mie doti di consolatore - a quest'ora, se non ci fossi stato io, saresti un cadavere schifosissimo e molliccio, tutto insanguinato, con le ossa rotte e la testa spiaccicata e spaccata a metà... pensa che schifo, avresti tutto il cervello che ti cola per terra, mezzo spiaccicato sui vestiti e sul cofano del tuo cator... ehm, del Pick-up... e magari ci sarebbe un occhio staccato che rotola in giro per il parcheggio... ma t'immagini che schifo?
Lei squittì, facendosi ancora più pallida e scandalizzata. Le diedi una pacca sulla spalla e, con un sorriso che voleva essere rassicurante, terminai il mio discorso.
- Ma non è andata così, quindi su col morale! Non c'è motivo di preoccuparsi, sei viva, no?
Lei emise un verso a metà fra il grido di guerra di Tarzan ed il ruggito di un orso bruno incazzato nero e si alzò in piedi di scatto, guardandomi con gli occhi fiammeggianti d'ira. Indietreggiai di alcuni passi, intimorito.
- Ehm... ti ho salvata, ricordi? - dissi, incerto, vedendo che aveva preso in mano il paraurti staccato del furgoncino e me lo stava brandendo contro con ferocia.
- Tu mia hai salvata! - gridò lei, come se mi stesse accusando di aver dato fuoco alla sua casa. Perplesso, indietreggiai ancora e balbettai.
- Ehm... infatti, ti ho salvata... dovresti essermi riconoscente... quindi perchè non cominci a mettere giù quel paraurti?

Genere: Commedia, Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'LA VERA STORIA DI EDWARD E BELLA'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Un abbraccio grande grande a tutti quelli che mi hanno recensito, e cioè BellaCullen88, cullengirl, RockAngelz, Piccola Stella Senza Cielo e pao87!!! Non so perché mai vi siete presi la briga di recensire le scempiaggini che scrivo ma vi ringrazio tantissimo!!! Sono stata veloce ad aggiornare eh?? Comunque spero di non deludere le vostre aspettative con questo capitolo… se vi aspettavate tante cazzate credo proprio che non vi deluderò! Ma adesso vi lascio alla storia di quella masochista schizofrenica di Bella Swan.

 

 

CAPITOLO 1

 

BELLA

 

Io e mia madre viaggiavamo verso l’aeroporto con i finestrini dell’auto abbassati. A Phoenix c’erano 25 gradi, il cielo era blu, terso e perfetto. Indossavo la mia camicia preferita, senza maniche, di sangallo bianco (ma che sarà mai sto sangallo?); la indossavo come gesto d’addio. Il mio bagaglio a mano era una giacca a vento, il resto lo avevo dimenticato a casa ma non avevo avuto il coraggio di dire a mamma di tornare indietro a prenderlo… addio telefonino…

Adesso vi risparmierei volentieri tutta la pappardella su dove si trova Forks, perché non sono mai stata una cima in geografia. Diciamo che dovrebbe trovarsi da qualche parte negli Stati Uniti, ma quello che c’interessa e che ci stia quel debosciato di Edward, giusto? Per cui bando alle chiacchiere ed andiamo avanti con la nostra storia.

Bene, come stavo dicendo, da qualche parte sul nostro bel pianetuccio inquinato c’è una cittadina che si chiama Forks e che ha più o meno 17 abitanti, 7 vampiri, una decina di licantropi e qualche pecora (che non si sa bene cosa ci faccia a Forks ma m’ispirava scriverlo). I grizzly e i puma della zona sono ormai tutti estinti (e chissà perché). Suppongo che tutti sappiate del fantastico clima di Forks, che si sposa a meraviglia con i capelli crespi (come i miei), perciò non mi dilungo.

Quando ero più piccola, d’estate, mamma mi cacciava sempre a Forks per un mesetto o due, così poteva finalmente scoparsi quell’altro scemo di Phil in santa pace. Ma quando avevo cominciato a diventare un po’ più grandicella ero riuscita a convincerla a farmi restare, promettendo solennemente che non avrei sbirciato dal buco della serratura mentre “facevano le loro cosuccie” (che scema, e mi aveva anche creduto… bhe, mica sono io l’unica scema della storia).

-         Bella – mi disse mia madre – non sei obbligata.

Certo che non lo ero. Ma poche notti prima avevo fatto un incubo (avevo sognato di mettermi con uno con i capelli rossi, che disgusto) ed ero andata in camera di mamma per farmi consolare, ma vi avevo trovato lei e Phil che ripassavano il Kamasutra. Così avevo finalmente preso la mia decisione: sarei andata a Forks. Un po’ era colpa di quei due piccioncini, ma per lo più era colpa di uno dei miei famosi raptus di masochismo selvaggio.

-         Ci voglio andare.

Che bugia spudorata. Ma tanto mia mamma era fessa, figurarsi se se ne accorgeva.

-         Salutami Charlie.

-         Certo.

“Gli racconterò quello che combinate tu e il tuo amichetto, e poi voglio ben vedere!”

-         Ci vediamo presto.

“Mi auguro proprio di no, mamma”

-         Puoi tornare quando vuoi. Se hai bisogno di me vengo a prenderti.

Continuò mia madre, tirando su col naso. Presto, un fazzoletto, prima che si mettesse a piangere sulla mia canottiera fatta di un pregiato e famosissimo tessuto di nome sangallo, che io sinceramente non ho ancora capito cosa cavolo è.

-         Non preoccuparti per me. Andrà benone. Ti voglio bene mamma.

Dissi, cercando di liberarmi di lei più in fretta possibile. Dopo un soffocante abbraccio lungo come la quaresima, sotto gli sguardi divertiti dei passanti, riuscii a liberarmi dalle grinfie di mammina e finalmente potei salire sull’aereo.

Il viaggio durò più o meno cinque ore e dovetti pure cambiare aereo, una bella scocciatura perché rischiai seriamente di perdere la coincidenza (che mi sa che si dice solo per i treni ma insomma, abbiate pietà, sono le undici di sera…) e di mandare a monte tutta la mia fantastica storia d’amore con un vampiro convinto di essere brutto.

E invece alla fine arrivai a Forks sana e salva, dove trovai Charlie ad attendermi. Mio padre era sembrato contento del fatto che volessi andare a vivere da lui (non gli era mai andato giù il fatto che preferissi la mamma) ma io non potevo dirmi altrettanto contenta. Soprattutto perché il caro papino continuava ad andare in giro con l’auto della polizia… urgh… per fortuna papà aveva promesso di aiutarmi a trovare una macchina tutta per me (che poi non so bene con quali soldi avrei pagato, ma vabbè).

Papà cercò di abbracciarmi, dicendo:

-         è un piacere rivederti, Bells.

Mi buttai a terra: ero particolarmente depressa, avevo bisogno di ammaccarmi un po’ sull’asfalto per tirarmi su di morale, ma Charlie mi afferrò al volo. Accidenti, aveva sempre avuto dei riflessi schifosi, perché doveva migliorarli proprio adesso? Comunque lasciai che mi abbracciasse. Ah, un’altra cosa: ma perché Bells, diamine??? Ho capito Bella, vada per Isabella, anche Bell se proprio dovete, ma perché proprio Bells???

-         Ho trovato una buona macchina per te, un affarone.

Disse Charlie mentre metteva nel baule dell’auto l’unica valigia che non avevo dimenticato a casa.

-         Che genere di macchina?

Chiesi, sospettosa. No, perché se non era almeno una Ferrari… mi serviva qualcosa di veloce ed aerodinamico, per potermi schiantare meglio in caso di bisogno.

-         Bhe, in realtà è un pick-up, un Chevy.

Ahhhh, beeeeneeeee!!!

-         Dove l’hai trovato?

-         Ti ricordi Billy Black, quello che sta a LaPush?

“Uno: cosa ti fa pensare che io sappia cos’è LaPush. Due: no, non mi ricordo di nessun Billy Black.”

-         No.

Risposi, secca, e al diavolo il tatto, la sensibilità e tutto quel genere di cose.

-         Veniva da noi quando andavamo a pescare d’estate.

“Ok, basta, non voglio ricordare!”

-         è finito sulla sedia a rotelle. – continuò Charlie.

“Oh, poverino, sapessi quanto mi dispiace” pensai, sarcastica.

-         E non può più guidare, perciò mi ha offerto il pick-up a un prezzo davvero basso.

“Non sarà che il prezzo è basso perché il pick-up fa schifo, magari?” non è che volessi fare la guastafeste, però avevo un’idea del genere di macchina che Charlie mi avrebbe comprato.

-         Di che anno è?

Chiesi. Silenzio imbarazzato di Charlie. “aha, ti ho beccato!” pensai, trionfante.

-         Bhe… Billy gli ha sistemato il motore per bene… ha giusto qualche annetto, ecco.

Ceeerto. E si aspettava anche che gli credessi? Ecco un altro personaggio scemo di questa storia, ragazzi.

-         Quando l’ha comprato?

-         Nel 1984.

-         Nuovo?

-         Bhe… no, penso che fosse nuovo nei primi anni sessanta o nei tardi anni cinquanta.

“Haha, ma che bella battuta. Sto morendo dal ridere papy…” primi anni sessanta? Tardi anni cinquanta? Ma che, gli aveva dato di volta il cervello?

-         Char… papà, io di auto non so niente… se si rompesse qualcosa non saprei dove mettere le mani e non potrei permettermi un meccanico…

Tutte scuse perché riprendesse quel pezzo di antiquariato e lo riportasse da dove veniva.

-         Sul serio, Bella, quell’aggeggio va alla grande. Mezzi così robusti non li fabbricano più.

Cercò di giustificarsi Charlie. Si, si, che dicesse pure quello che voleva, l’allocco. Gliel’avrei mostrato io quanto era robusta una spranga di metallo in testa se non avesse provveduto immediatamente a far sparire il pick-up.

-         Per prezzo basso cosa intendi?

Gli chiesi poi, domandandomi se avrei dovuto rapinare una banca o se sarebbe bastato svaligiare un negozio di giocattoli per pagare il pick-up.

-         Bhe cara, più o meno te l’ho già comprato, come regalo di benvenuto.

Mi disse Charlie. E si aspettava anche che fossi contenta? Mi aveva comprato una macchina schifosa e mi aveva pure privato del divertimento di una bella rapina a mano armata. Ah, questi genitori… non capiscono una banana della vita.

-         Non ce n’era bisogno papà, mi sarei comprata una macchina con i miei soldi.

Chissà, magari ero ancora in tempo per fargli riportare il pick-up a quel Billy Black. E invece no, avevo sopravvalutato la monocellula di mio padre.

-         Non m’importa. Voglio che tu qui sia felice.

“Oh, ma che romantico, trovatemi un fazzoletto per piangerci dentro”. Lo ringraziai e poi misi il muso. Durante il viaggio in macchina papà fece qualche osservazione sul tempo ed io gli risposi, ma l’unico argomento di conversazione riguardo le condizioni atmosferiche, a Forks, era la pioggia, per cui non c’era un gran che da dire. A parte”che schifezza” s’intende. Ma neanche io arrivai a tanta perfidia.

Quando arrivammo a casa potei finalmente vedere il mio fantastico regalo. Bhe, una cosa in comune con le Ferrari ce l’aveva: era rosso.

-         Ehi, papà, è fantastico, grazie!!!

Esclamai, fingendomi contenta: ormai avevo capito che non c’era modo di disfarmi di quel carro armato fabbricato nella prima metà del novecento o giù di lì.

-         Sono contento che ti piaccia…

Balbettò Charlie. Poi portammo la mia unica valigia di sopra, nella mia vecchia cameretta (Charlie si perse dei ricordi della mia prima infanzia, si vedeva dalla sua faccia, ma almeno ebbe il giudizio di non fare commenti ad alta voce). Prima di defilarsi (aveva una paura matta che gli chiedessi di aiutarmi a disfare le valige, lo scansafatiche) Charlie ci tenne a ricordarmi che avevamo un solo bagno. Evviva. Che gioia. Bhe, voleva dire che mio padre avrebbe dovuto costruirsi un wc in giardino. Cominciai a mettere via i tre vestiti che c’erano nella valigia, pensando a cose orribili. Un esempio? La scuola. Bhe, mi sembra che la scuola sia abbastanza orribile come argomento, no?

Infatti quel tesoro di Charlie aveva pensato bene d’iscrivermi alla scuola locale, così il giorno seguente avrei dovuto rinchiudermi in una classe. Ma dio, non poteva aspettare un po’? Dov’era andato a finire il caro, vecchio periodo di ambientazione??? Bho…

E tra parentesi, la scuola superiore di Forks aveva circa otto studenti, più cinque vampiri, più io, che non rientro in nessuna categoria. Insomma, le possibilità di trovare un ragazzo figo erano un po’ scarsette, non vi pare? Adesso non mi metterò a calcolarvi la percentuale esatta, abbiate pietà di me, che in matematica ho sei solo perché sono brava a copiare!

Dopo aver fatto quelle inquietanti riflessioni sul livello medio di bellezza dei ragazzi di Forks, decisi di andare in bagno a commiserarmi un po’ davanti allo specchio. Allora: ero pallida come una mozzarella (tutta colpa di mamma che non mi voleva far fare le lampade) poi avevo gli occhi marroni (diciamo color del cioccolato, va’, che sennò mi veniva in mente un altro paragone non altrettanto educato) e i capelli castani, cioè sempre marroni. E che maroni!!! Io volevo i capelli rossi (come Edward) e gli occhi blu (come una ragazza con gli occhi blu, scusate la mancanza di fantasia). Uffa che depressione!!! Scendendo le scale per tornare in camera ne approfittai per inciampare, procurandomi una botta sufficientemente dolorosa. Bene, ora potevo anche andare a dormire.

 

Il giorno dopo, a scuola, avrei incontrato un debosciato di nome Edward, ma per quello dovrete mangiarvi le unghie fino a che io non mi degnerò di scrivere il prossimo capitolo… Muhahaha! (risata crudele)
  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: puffolettaHP