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Autore: kiku_san    19/07/2016    1 recensioni
La vita di Itachi raccontata da alcuni personaggi che hanno condiviso un tratto di strada con lui, amandolo, ammirandolo, invidiandolo, odiandolo.
Ognuno ne racconta un frammento di cui è stato testimone, ognuno dà di Itachi un ritratto diverso, perchè Itachi è luce e ombre, verità e menzogna.
Raccolta di one-shot, liberamente ispirate allo spin-off "La storia di Itachi: luce e oscurità".
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Itachi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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7. Sasuke Uchiha: pezzi di ricambio.



Con le spalle al muro, senza più forze, senza più chakra, mi sono chiesto a che cosa fosse servito tutto quello che avevo fatto: tradire gli amici, voltare le spalle a chi teneva veramente a me, agli affetti, all’amicizia, all’amore; vivere la mia infanzia chiuso nell’odio, la mia adolescenza seppellito in sotterranei lugubri senza un legame, circondato da persone abbiette, sfinendomi negli allenamenti.
A cosa era servito imparare ad eliminare ogni emozione, ogni sentimento, rendere la mia anima un luogo freddo e vuoto..buio.
A cosa era servito rinnegare e rinuciare a tutto, con l’unico obiettivo di diventare così forte da poter battere mio fratello.
A cosa era servito diventare sempre più simile a lui fino a confondere la mia vita con la sua, le sue scelte con le mie, seguendo alla lettera i suoi insegnamenti: “Se desideri uccidermi, portami rancore, odiami, vivi una vita miserabile. Scappa e continua a scappare ed aggrappati alla vita”.
A cosa era servito se, alla resa dei conti, dopo tutto quello che avevo passato, non ero io il più forte ma ancora una volta, come sempre, Itachi.
Con le spalle al muro, senza più possibilità di fare nulla, nell’attesa che lui chiudesse la partita, avrei voluto mettermi a piangere (come quella notte, quando lo vidi accanto ai corpi dei nostri genitori che aveva appena ucciso), non più per la paura e l’orrore, ma per la rabbia e la frustrazione: non avrebbe dovuto finire così, non era giusto.
Ero convinto di essere diventato il migliore, di non avere rivali, ero sicuro che l’ora della vendetta, per cui avevo vissuto, fosse finalmente giunta e invece Itachi mi aveva nuovamente sconfitto, aveva reagito ad ogni mio colpo gettandomi in faccia, come sempre, parole che trasudavano disprezzo: “Tu ed io siamo i pezzi di ricambio di ognuno! E' questo il legame tra i fratelli Uchiha!"
Non mi restava che accettare la sconfitta, non mi restava che morire.
Con le spalle al muro, senza fiato, lo guardavo avanzare verso di me lentamente e l’unica consolazione che avevo era costatare le sue condizioni: avevo perso ma avevo lottato, era stato uno scontro duro che anche su di lui aveva lasciato segni pesanti.
Avevo perso ma anche il mio avversario era ridotto male: gli usciva sangue dalla bocca e respirava a fatica, ogni respiro era come quello di chi sta annegando, un rantolo per recuperare più aria possibile, quando ormai di aria non ce n’è più.
Quando lui mi è venuto vicino, così vicino da sentire il suo respiro affannoso sul mio viso, ho pensato che non avrei chiuso gli occhi, che avrebbe dovuto strapparmeli mentre lo guardavo.
Ha alzato la mano, troppo lentamente a dire il vero, come se gli mancassero le forze, ha avvicinato un dito alla mia fronte e.... e mi ha dato un buffetto, il suo modo di salutarmi di tanto tempo prima, quando ancora voleva farmi sentire che eravamo fratelli e che tra noi c’era un legame che nessuno avrebbe mai spezzato.
Quel buffetto era il nostro saluto che lui usava per dirmi che non aveva tempo di occuparsi di me, ma che gli sarebbe piaciuto farlo, un gesto che era l’abbraccio che lui non mi avrebbe mai dato, perchè Itachi, come me, non era tipo da esternare i suoi sentimenti apertamente: in fondo eravamo pur sempre Uchiha, membri di un clan corrotto dal desiderio di potere, destinati a vivere una vita intrisa di sangue.
Ero con le spalle al muro e non riuscivo a capire cosa stava succedendo: i suoi gesti sempre più rallentati, le sue dita che lasciavano tracce di sangue sul mio viso e i suoi occhi che diventavano sempre più distanti e sfocati, scuri come la notte e tristi come l’inferno, dove non si disegnava più nessun tipo di sharingan ma solo un addio.
“Perdonami...non ci sarà una prossima volta” ha fatto in tempo a sussurarmi prima di crollare con me.
Aveva pensato a tutto, aveva pianificato ogni cosa, aveva deciso di morire portando con sè il suo segreto e donandomi Amaterasu che avrebbe dovuto attivarsi alla vista di Tobi, eliminando così colui che sapeva troppe cose.
Se tutto fosse andato secondo i suoi piani sarei stato convinto di aver fatto la cosa giusta, sarei stato in pace con me stesso e avrei potuto tornare finalmente a vivere; questo era quello che lui avrebbe voluto per me.


Quando Tobi mi ha raccontato la verità ho pianto senza riuscire a fermarmi: ho pianto per Itachi, per tutto il peso che aveva dovuto portare nel cuore senza potersene liberare con nessuno, per tutte le maschere che aveva dovuto indossare nella vita senza poter mai essere veramente se stesso, per il suo coraggio e il suo onore che nessuno avrebbe mai elogiato, per il suo sacrificio che nessuno avrebbe mai riconosciuto.
Ho pianto per Itachi perchè nesuno avrebbe mai pianto per lui e ho pianto per me.
Per tutto l’odio che avevo accumulato, per la sete di vendetta che mi aveva sostenuto fino ad allora e che mi aveva portato a diventare quello che ero.
Ed ora cosa mi rimaneva?
Cosa voleva Itachi da me?
Che dopo averlo eliminato tornassi a Konoha e vivessi la vita che a lui non era stato permesso vivere?
Che diventassi un baluardo invincibile a difesa del mio Paese?


Fratello ti ho odiato così tanto e per così lungo tempo che mi è difficile ricordare come si fa ad amarti.
Mi hai chiesto di perdonarti ma non lo posso fare: non posso perdonarti di avermi tenuto all’oscuro di tutto, di avermi voluto proteggere ad ogni costo, di avermi spinto ad odiarti fino ai limiti estremi.
L’illusione in cui mi hai gettato la prima volta che ti ho sfidato: ventiquattro ore a rivivere lo sterminio di tutto il nostro clan e la morte ripetuta migliaia di volte dei nostri genitori, è stata una lezione che non ho mai dimenticato: ero debole perchè il mio odio era debole e così ho imparato ad odiarti sempre di più. Da allora 'E’ l’odio che ci fa forti', è diventata la regola della mia vita ed oggi è troppo tardi per cambiare strada, ho venduto l’anima per potermi vendicare e nessuno ormai me la potrà restituire.
Continuerò perciò ad essere quello che tu mi hai fatto diventare: Sasuke Uchiha il vendicatore del clan!
Se dovessi rinunciare alla vendetta cosa mi resterebbe? Chi potrei essere? A cosa sarebbe servita una vita di sacrifici e sofferenze? A cosa sarebbe servita tutta la tua solitudine e il tuo dolore?
Io vendicherò il nostro clan e distruggerò Konoha!
Lo farò per me ma soprattutto per te, perchè questo è il legame tra i fratelli Uchiha.
  
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