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Autore: 9Pepe4    22/04/2009    3 recensioni
La corteccia è ruvida, il muschio che la ricopre irrita la mia guancia.
Ma non mi sposto. Non ne ho il coraggio.
Io non sono umana. Sono solo una specie di macchina, un essere artificiale. Sono qualcosa, non una persona. Non ho nessuno.
Mia sorella non è mia sorella, ma solo una donna che passava il suo tempo con me per lavoro.
Non esiste nessuna Jessi, c’è solo 781228. Tanti numeri in fila, forse gettati lì a casaccio, per definire qualcosa di scarsa importanza. Per definire me.
["In cerca di Jessi"]
Genere: Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jessi XX
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Non sono niente

La corteccia è ruvida, il muschio che la ricopre irrita la mia guancia.
Ma non mi sposto. Non ne ho il coraggio.
Io non sono umana. Sono solo una specie di macchina, un essere artificiale. Sono qualcosa, non una persona. Non ho nessuno.
Mia sorella non è mia sorella, ma solo una donna che passava il suo tempo con me per lavoro.
Non esiste nessuna Jessi, c’è solo 781228. Tanti numeri in fila, forse gettati lì a casaccio, per definire qualcosa di scarsa importanza. Per definire me.
La gente mi guardava e mi giudicava strana. E la sono davvero, non sono normale, sono un qualcosa di costruito, qualcosa che forse non è nemmeno vivo. Sono fatta solo per fare del male agli altri, probabilmente.
E gli altri non esistono, ora lo so.
Non per me.
Le mie dita si piegano, premono sulla corteccia granulosa.
I capelli sono arruffati per l’umidità, la felpa sembra non scaldarmi più, i jeans iniziano ad essere bagnati. Ho un piede indolenzito, ma non mi muovo. Non ho abbastanza forza, non ne ho voglia. A quale scopo dovrei alzarmi e riprendere a camminare?
Tutta la mia vita non esiste e non è mai esistita.
Non ci sono mai state amiche dell’asilo e della scuola elementare. Niente ragazzino del quale mi ero innamorata in seconda media, solo per scoprire – in terza – che era un idiota. Niente giri in centro, niente spaghetti al pomodoro preparati dalla mamma. Niente giornate passate in piscina, niente pomeriggi al mare a guardare il sole tra le ciglia imperlate di acqua salata.
Niente torte di compleanno con la panna montata nella quale gli invitati affondavano le dita. Niente soffiate sulle candeline ad occhi chiusi esprimendo un desiderio. Niente pomeriggi passati ad ascoltare la musica ad occhi chiusi, niente scorpacciate di gelato alla fragola.
Niente favole della buonanotte. Niente letto con il copriletto decorato a fiori. Niente cuscino morbido dalla federa azzurra. Niente pantofole calde accanto alla scrivania chiara.
Niente racconti dalle labbra della mamma prima che diventasse pazza. Niente pianti quando ha iniziato a comportarsi in modo sempre più strano, niente abbracci con Emily che mi sussurrava che tutto sarebbe andato bene. Niente mamma, semplicemente.
Semplicemente niente.
Sono come un barattolo vuoto. In me non c’è nulla, né emozioni, né sentimenti, né sogni, né ricordi, né pensieri, né riflessioni. Quello che credevo di avere non è mai stato davvero mio. Erano immagini e impressioni che qualcuno aveva infilato dentro alla mia testa senza curarsi di quello che potevo essere invece io. O forse quelle cose erano nella mia testa perché senza di esse non avrei potuto essere niente.
Io ho fatto del male e null’altro. Ho solo ferito. Le menti e i corpi. Ho solo portato sofferenza e dolore, ho solo dato tristezza. Nessuno è felice, lo so. Non chi ha conosciuto me.
Gli occhi mi fanno male a forza di essere tenuti aperti, sbarrati sgomenti su una realtà che li fa bruciare e prudere e pizzicare. Non so nemmeno se ho pianto, o se vorrei farlo.
Non so niente dei passi confusi che ho mosso fino a qui. Non so dove sia il qui. Io non so.
Ricordo quando ho aggredito Lori. Solo per prendere un ciondolo che poi ha iniziato a sembrarmi pesante come non mai. Solo per impossessarmi di una catenina della quale non rammendo più l’importanza. Una medaglietta che ho restituito. E anche così ho sbagliato, perché le ho fatto ancora più paura.
Forse Lori è stata la sola che ho picchiato.
Ma ho lacerato anche le anime di tutti, deve essere così perché so fare solo questo.
E ho ucciso.
Sono stata io. Quell’uomo mi faceva paura, ma avrei dovuto scappare e basta. Un essere umano avrebbe fatto così, avrebbe capito che la fuga era infinite volte migliore dell’assassinio. Invece lo ho ucciso, ho afferrato il suo collo e l’ho stretto fino a quando non è morto. Non mi è importato nulla dei suoi respiri sempre più faticosi, dei suoi occhi sempre più spalancati e densi di terrore, non ho fatto caso ai versi strozzati che gli uscivano dalla gola. Non mi sono fermata nemmeno quando ho iniziato a vedere il suo viso diventare paonazzo per la mancanza d’aria, e poi farsi gelido per tutta colpa mia.
L’ho semplicemente gettato da una parte come una bambola rotta, come qualcosa privo di valore e significato; non ho provato un briciolo di ribrezzo per me stessa. Non mi sono odiata.
Ho scavalcato il suo cadavere con indifferenza.
Lo ho ucciso. Io ho ucciso. Ho ucciso un uomo. Ho ucciso. Ucciso...
Un tremito mi percorre, così forte che sono costretta a chinare il capo in avanti, a stringere gli occhi e ad arricciare le labbra per cacciarlo.
Ricordo il pianto fatto dopo aver letto quel che Nicol aveva scritto su di me. Ma aveva ragione, lei ha capito subito tutto, prima degli altri. Ricordo le parole di Emily. Mi aveva detto che nostra madre diceva sempre “Domani è un giorno migliore”.
In questo momento come in nessun altro ho bisogno di credere che domani sarà un giorno migliore.
Ma non è vero. Mia madre non esiste. Non ho nessuna madre io. Nessuno ha mai detto quelle parole ed Emily le ha inventate solo per facilitarsi il lavoro. Il domani non può essere un giorno migliore, non per me.
Io non sono niente.








Jessi oggi mi ha fatto una pietà terribile. Dopo aver visto l'episodio - che pure ha saputo farmi morire dal ridere (nonostante il nervosismo), ad esempio nel punto dove c'era Adam ("Aiutala" "Ma non posso uscire di casa!" "Allora non aiutarla" xD) - mi sono gettata a scrivere e questo è il risultato. Non è molto allegro - non lo è per nulla - ma dopotutto Jessi non era al settimo cielo e purtroppo la drammaticità e l'introspezione mi attirano più di qualsiasi altro genere.
Grazie a tutti voi
  
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