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Autore: Esse Pi    21/07/2016    2 recensioni
“Aprimi, pezzo di imbecille!” urlò.
“E stai zitta, che dormono tutti qui!” berciò lui in risposta. “Poi danno la colpa a me e mi buttano fuori di casa.”
“Tanto sei al nero là dentro!” ribatté lei, indicandolo come per minacciarlo. A guardare verso l’alto, barcollò ed andò a sbattere contro la macchina che si trovava dietro, per poi cadere per terra.
“Merda…” mormorò il ragazzo esasperato. “Perché vieni a rompere i coglioni proprio a me? Cosa ti ho fatto?”
“Vuoi proprio che te lo ricordi?”
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Twenties'
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Quella mattina sembrava un giorn

Quella mattina sembrava un giorno di tanti anni fa, quando svegliandosi affianco a lui, tutto sembrava superabile e per niente importante. In realtà non era così, ma quella sensazione al risveglio sembrò placare ogni ansia. Il ricordo dei giorni precedenti sembravano lontani e annebbiati, come se fossero successi chissà quanto tempo prima. Francesco dormiva dandole le spalle, ma lei non sentiva più quell’aria di oppressione, anzi, si sentiva tranquilla.

Si girò e accese l’abat-jour, sapendo che Francesco odiava essere svegliato dalla forte luce della stanza. Guardò la sveglia e vide che erano soltanto le sette – nello specifico le sei e cinquantasette, la sveglia ancora non aveva suonato, ma sarebbe stata questione di minuti.

Si alzò e si infilò la vestaglia per il leggero freddo che si sentiva addosso, andò in bagno, fece una doccia veloce e al ritorno trovò Francesco nel suo tentativo di risveglio tra mugolii e stiracchiamenti.

“Buongiorno.” Lo salutò, avvicinandosi all’armadio per prendere la biancheria pulita.

“Buongiorno.” Si lamentò lui, tenendo ancora gli occhi chiusi. “Hai lasciato suonare la sveglia ad oltranza, Eli. Hai rischiato che la schiantassi contro il muro.” Mormorò con tono sfinito e falsamente minaccioso.

“Mi sono svegliata prima ed ero andata a fare la doccia, mica ho attentato alla tua vita!”
“Ma sei sempre tu a spengerla! Invece oggi mi hai lasciato in balìa del tuo Bellamy, accidenti a lui!”

“Non offendere Matthew!” replicò lei, altezzosa. “E poi immagino quanto sforzo ti sia costato, eh!” lo prese in giro. Poi si sedette sul suo lato del letto, illuminato dalla fioca luce dell’abat-jour e si spogliò, per afferrare il barattolo della crema anticellulite. Quello scambio di battute la fece sorridere: sembrava che tutto fosse tornato come prima.

“Lo sai che quella roba non servirà mai a niente, vero?” Si insinuò lui tra i suoi pensieri.

“E che te ne frega?”

“Era semplicemente un’osservazione. Alla fine spendi un sacco di soldi per un prodotto inutile. La cellulite sarà parte di te per sempre.” Il coperchio del barattolo colpì la testa di Francesco come risposta. “Ahi! Potevi colpirmi in un occhio!”

“Così non mi avresti più rotto le palle con le tue osservazioni, non vedendo!”

“Resta il fatto che abbia ragione!” Rise lui, rendendole senza forza il coperchio, colpendola alla schiena nuda. “Uhm, comunque noto che hai messo su un po’ di ciccia, eh, Eli!”

Elisa si voltò di scatto, tra lo sdegnato e l’infuriato, ricordandosi solo dopo di essere senza reggiseno. Si coprì con le mani e si rivoltò dall’altra parte. “Imbecille! Fatti i cazzi tuoi!”

“Eh, ma quando ti toccavo i fianchi,” continuò lui divertito. “Non erano così. Certo, li hai sempre avuti belli rotondi, ma ora…!”

“Smettila!” soffiò un urlo, allungando furiosamente un braccio all’indietro, alla cieca, cercando di colpirlo con qualche sonoro schiaffo. “E poi non devi essere tu a commentare i miei fianchi!”

“Era a puro titolo informativo!” ridacchiò. “Marco non avrebbe mai il coraggio di dirtelo!”

“Lascia in pace Marco!”

“Ma almeno sono sincero! Apprezza!”

“Sono sincera pure io: sei un imbecille!”

“Però ti piace, questo imbecille, vero?”

“Stronzo.” Sibilò Elisa, infilandosi il reggiseno per avere una minima copertura dai suoi occhi e riprendendo a spalmarsi la crema sulle cosce.

“E dillo!” le si avvicinò, punzecchiandola sulla schiena ancora scoperta.

“Piantala!” lo scacciò come una mosca fastidiosa. “Accidenti a me! Devo imparare a vestirmi in bagno! Nemmeno fossi una prigioniera in casa!”

“Uh, ti piaccio!”

“Ma perché non torni a rompere le palle a Daniela?” si scostò, andando a spegnere la luce, per poter negare a Francesco ulteriori battute.

Forse fu il nero della stanza, forse fu quella frase a coglierlo alla sprovvista, che Francesco rimase un attimo in silenzio e poi rispose: “Forse hai ragione.” Ammise. “Dovrei darle la possibilità di parlare.”

“Be’, alla fine era quello che volevi tu da lei.”

“Già, ma sai cosa ho capito in questi giorni?” Elisa mugolò per portarlo a continuare. “Che in realtà credo non mi importi più granché di lei.”

“Come puoi dirlo?” Si sedette nuovamente sul letto. Francesco era arretrato verso il suo lato del letto e sembrava intenzionato a rimanerci. “È passata solo qualche settimana dacché non vi sentite più.”

“Appunto.” Convenne lui. “E non è strano che solo dopo così poco tempo io dica una cosa del genere?” Elisa annuì. “Per questo dico che forse non mi importa così tanto di lei. Altrimenti ora sarei ancora qui a pensare che mi manca e che vorrei fare qualcosa per lei.” Elisa pensò che effettivamente il suo ragionamento non fosse così tanto campato per aria. Aveva un senso. Anche se triste. “Mi ricordo che quando decidemmo di lasciarci -” Elisa si schiarì la voce con fare scocciato e Francesco capì. “Sì, ok, quando ti lasciai, mi ricordo che pensai alla cosa per molto più tempo.”

“Che c’entra? Erano altri tempi e il nostro rapporto magari era differente. Mi dicesti che era la prima volta che provavi ad avere una storia duratura con una persona. Ci sta che fossi confuso.” Le sue parole nascosero tuttavia una certa quantità di vanto. Purtroppo questo paragonarsi a Daniela era qualcosa che nonostante tutto rimaneva radicato in lei.

“Forse hai ragione, ma questo mio menefreghismo mi fa pensare.”

“Non so cosa dirti, France…” Finì di infilarsi la biancheria e riaccese la luce. Il volto di Francesco però non era triste come lei avrebbe pensato che fosse. Anzi, era stranamente tranquillo. “L’unica cosa che mi viene da farti notare, però, è che tutti avrebbero bisogno di dire ciò che pensano. Il fatto che Daniela non te l’abbia permesso, non significa che anche tu debba comportarti come lei.” Francesco la guardava come se cercasse di indagare il vero senso di quelle parole. “Alla fine cosa potrebbe mai succedere? O cambi idea, ed allora potresti esserne felice, oppure semplicemente perderesti giusto qualche ora in sua compagnia e capiresti che quello che pensi è giusto e ne avresti semplicemente la conferma, no?”

Francesco continuò a scrutarla con quel suo fare enigmatico ed Elisa sperò di cavarsela. Non era affatto contenta di buttarlo nuovamente tra le braccia di Daniela. Lei non le era mai piaciuta. Avrebbe voluto pensare che lo facesse per il bene di Francesco, ricordandosi come fosse abbattuto quando le raccontò dell’accaduto, ma non era nemmeno per quello che le vennero fuori quelle parole. In cuor suo sapeva che le aveva pronunciate per se stessa, per lei e per Marco: se Francesco fosse tornato con Daniela, lei avrebbe potuto cercare di abituarsi all’idea e potersi finalmente dedicare con tutta se stessa a Marco. Senza ulteriori tentazioni.

 

***

 

“Sai, sono contento che tu me l’abbia chiesto.” Il sorriso di Marco in quel momento era più prezioso dell’oro. Dopo quella mostruosa discussione avuta qualche giorno prima, vederlo sorridere spensierato era magnifico. E poi aveva un bel sorriso, meritava di sorridere sempre, lui.

Erano andati a fare una passeggiata lungo il molo, quel pomeriggio, dopo il lavoro. Ormai Marco si era abituato all’idea che Elisa lavorasse con Francesco, o quanto meno non ne parlava più – cosa che effettivamente non significava proprio che gli andasse a genio, ma quanto meno che non ritirasse sempre fuori quella faccenda. Elisa gli aveva addirittura chiesto di farsi venire a prendere: una tattica alquanto subdola, ma pensava in questo modo di introdurlo poco alla volta in quel suo mondo, in modo da mostrargli esattamente quel che succedeva mentre lavorava. Ed infatti alle cinque spaccate di quella giornata il campanello dello studio aveva suonato, Elisa era andata ad aprirgli e l’aveva fatto salire ed accomodare – con Federica e Nicola che lo guardavano di soppiatto borbottando tra loro chissà cosa – mentre lei spengeva il computer e si rivestiva, pronta per uscire.

“Sei incredibile. Ti emozioni sempre per cose piccole piccole!” rise Elisa, mano nella mano, gustandosi il tramonto color arancio e rosso davanti a loro. Tra qualche minuto il sole sarebbe sparito oltre l’orizzonte e loro sarebbero partiti per tornare a casa, passando prima a riprendere Sofia dai nonni. Era stata una proposta di Elisa, l’aveva chiesto a Francesco per ogni evenienza, e Marco aveva accettato. Come pure Francesco, contrariamente a quel che potesse aspettarsi lei. Elisa era decisa a cambiare in meglio il rapporto con Marco. L’amava e voleva che lui pian piano entrasse a far parte anche della vita della piccola Sofia, e questo voleva dire fargliela vedere più spesso. Si sentiva egoista ad aver proposto a Francesco questa cosa, dal momento che con Daniela ancora le cose non sembravano sistemarsi – ed Elisa, in una minuscola parte di sé sospirava di sollievo per questo – e lei non avrebbe così dovuto dividere sua figlia anche con lei. Le chiamate di Daniela non cessavano, sebbene sembrassero essersi fatte più rade. E Francesco sembrava ancora intenzionato a non dargliela vinta. Ormai erano settimane – da denuncia! – che andava avanti questa storia ed  Elisa decise che non ne avrebbe più voluto sapere niente. Lei stava con Marco, e Marco meritava tutte le sue attenzioni, comprese quelle di Sofia. Per questo ora sarebbe andato con lei a prenderla, per poi accompagnarle a casa e salutarle – sebbene avesse già messo dei paletti per come salutarsi davanti agli occhi di Sofia.

“Per te saranno piccole cose, ma per me sono importantissime.” Le sorrise lui, abbracciandola e posando dolcemente le sue labbra su quelle di Elisa, come segno di riconoscimento.

Elisa era felice.

E quando il sole tramontò, loro si diressero verso la macchina di Marco, che guidò con una tranquillità invidiabile e giunsero alla casa dei nonni in nemmeno un quarto d’ora. Sapeva che con Sofia, avrebbe dovuto trattenersi, sicché prima di scendere lo guardò, gli sorrise e gli prese il viso tra le mani, avvicinandolo a sé. Lo baciò come non si erano baciati per tanto tempo, il cuore a mille. Poi si guardarono negli occhi e si sorrisero.

Quindi scesero e si incamminarono verso il portone, Elisa suonò e salirono non appena venne loro aperto.

Lei fu la prima a mettere piede nell’appartamento, davanti all’occhio vigile di Anna, che la guardava con aria seccata – indubbiamente riferendosi a quella mezz’ora di ritardo sull’orario previsto. Ma non appena anche Marco entrò nell’appartamento, Anna si illuminò e sorrise calorosamente all’ospite.

“Marco! Che bella sorpresa!”

“Salve, Anna, come sta?” Le dette due baci sulle guance e lei lo incitò ad accomodarsi, facendosi dare il cappotto. Elisa dovette fare tutto da sé.

“Oh, be’, insomma, ecco io -”

“Che succede, Anna? Chi c’è, che non ho sentito?” Luigi si affacciò da dietro la porta del salotto con Sofia in braccio, sorridendo ai due, mentre la piccola scalciava per farsi mettere a terra appena li vide. “Oh, salve, Marco, Elisa!”

“Mamma!” Sofia si fece prendere in braccio da lei e le dette un bacio sulla guancia. “Nonno mi ha portato a vedere i treni!” Elisa le rivolse un’espressione sorpresa ed euforica come la sua, per poi salutare e far presente che non si sarebbero trattenuti oltre.

“Oh, no, prego, prego accomodatevi in cucina, che vi offriamo qualcosa!” trillò Anna, come se avesse sempre fatto così in presenza di Elisa. Fece per farglielo notare, ma lo sguardo di suo padre la fece sospirare e deglutire l’osservazione.

“Grazie, Anna,” sorrise Marco. “Mi stava dicendo?”

“Che si va avanti con i nostri acciacchi, purtroppo.” Sospirò con espressione melodrammatica. “Vuoi una tazza di tè, Marco?”

“No, grazie, prenderò un bicchier d’acqua, ho un po’ la gola secca.” E rivolse uno sguardo ad Elisa, che per la prima volta notò una nota di malizia nei suoi commenti. Provò una sensazione forse ancor più potente della felicità. “Ma non dica così,” riprese lui. “Sembra in forma smagliante.”

“Tu sei un adulatore, Marco!” Ridacchiò Anna. “Luigi, perché non sei come lui?”

“Eh, perché non sono così?” schioccò la lingua lui, rassegnato, per poi lanciare uno sguardo divertito ad Elisa.

“Siamo vecchi, Marco, è normale che ci sia qualche acciacco alla nostra età.”

“Mamma, dài, non fare così, cambiamo discorso, eh, che dite?” non le piaceva sentire certe cose. Sapeva che i problemi di salute affliggevano tutte le persone anziane, ma il pensare a tutte le brutte cose che avevano i suoi genitori, le metteva solo tanta ansia.

“Perché vorresti cambiare discorso? È bene affrontare la realtà, Elisa. Ieri sono dovuta andare in ospedale per fare l’ennesimo controllo al cuore, visto che due mattine fa mi sono svegliata col fiatone e il cuore che batteva forte. Tuo padre ha dovuto chiamare subito il medico perché mi ero impaurita! Perché non dovrei parlarne?”

“Allora parlane, scusa…” sbuffò lei. Era inutile, lei non sarebbe mai entrata nelle sue grazie come Marco.

“Ma ora sta bene, Anna?” chiese Marco, preoccupato.

“Sì, sto bene, grazie per averlo chiesto, Marco, tu sì che sei una persona che si preoccupa per noi.”

Touché, pensò Elisa, aggrottando la fronte.

“Devo solamente prendere altre medicine. Non ne tengo più il conto, sono troppe. Prima o poi morirò per queste e non per i problemi che avrei senza!” e rise. Elisa trovò la battuta di pessimo gusto e non rise, mettendosi a fare il solletico alla piccola Sofia che si divertiva coi suoi capelli.

Quella conversazione durò altri dieci minuti, toccando argomenti come quello che avrebbe cucinato quella sera Anna, il rincaro dei prezzi nei supermercati, il fatto che ora tutti si dessero alla criminalità, che addirittura al telegiornale avevano fatto un servizio su una grande banda di ladri che sembrava imprendibile – questione che scatenò tutta una serie di avvertimenti e cautele da parte di Anna nei confronti di Marco: “Mi raccomando, non uscire mai da solo! Lo so che sei grande e forte, ma se ti succedesse qualcosa, non saprei che fare!”, facendo sbuffare Elisa, come se fosse normale preoccuparsi degli altri e non di lei. Poi Anna virò egregiamente su come fossero sempre lieti i giorni in cui aveva ospiti, perché nessuno andava mai a trovarla, facendo sentire in colpa persino il povero Marco, che si scuso per le sue assenze. “Ma no, Marco! Tu che colpa ne hai? Anzi, piuttosto è colpa di Elisa che non ti porta mai qui!”

Appunto.

Per grande gioia di Elisa, fortunatamente Sofia iniziò a brontolare per la fame ed Elisa colse al volo quell’interruzione. Salutò i genitori, come Marco e Sofia, e scesero, mentre Anna urlava dalle scale: “E torna a trovarci, Marco!”

“Poi dovrai spiegarmi come fai!” bubbolò lei, Sofia in braccio.

“Be’, io non ho avuto bambini a ventiquattr’anni.” Ridacchiò lui.

“Oh, oggi fai scintille con le battute! Che t’è successo?” lo sbeffeggiò.

“Sì, effettivamente mi sento ispirato. Perché, ti dispiace?”

“No, no, macché! Anzi!” lo rassicurò. Dopotutto era sempre Marco, pensò Elisa.

Salirono in macchina ed imboccarono la via di casa. Elisa era decisamente più che felice.

 

______________________________

Bu! Sono tornata! Scusate la mia assenza, spero che questo capitolo possa farmi perdonare - ancora!

Insomma, da nero a bianco: il capitolo scorso pareva una tragedia, mentre ora sembrano tutti felici e contenti. Che sia la fine di tutto? No, sarebbe una storia insulsa, quindi preparatevi bene: Winter is coming (giusto per citare una serie a caso).

 

Ad ogni modo, capitolo tranquillo, lo so, ma necessario - soprattutto dopo quello precedente.

E dunque, non ho molto altro da dire, sicché vi saluto tutti, ringraziando come sempre Brezza, che è sempre presente ad ogni mio aggiornamento, fedelissima sia a Francesco che ad Elisa! Grazie! :)

 

Un saluto comunque a tutti coloro che mi leggono!

 

Al prossimo capitolo!

 

S.P.

  
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