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Autore: Esse Pi    11/11/2016    2 recensioni
“Aprimi, pezzo di imbecille!” urlò.
“E stai zitta, che dormono tutti qui!” berciò lui in risposta. “Poi danno la colpa a me e mi buttano fuori di casa.”
“Tanto sei al nero là dentro!” ribatté lei, indicandolo come per minacciarlo. A guardare verso l’alto, barcollò ed andò a sbattere contro la macchina che si trovava dietro, per poi cadere per terra.
“Merda…” mormorò il ragazzo esasperato. “Perché vieni a rompere i coglioni proprio a me? Cosa ti ho fatto?”
“Vuoi proprio che te lo ricordi?”
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Twenties'
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Era veramente tentato di chiuder

Era veramente tentato di chiuderle quell’ennesima chiamata in faccia, ma si trattenne, sebbene lo facesse a stento.

“Ancora?” Gianluca lo guardò sbalordito. “Non mi capacito di tutta l’insistenza che sta dimostrando!” disse. “Guarda che magari è da apprezzare una così tanta determinazione in una ragazza, France.”

“Ho già pensato anche a questa, ma ci sono molte altre cose da considerare, non solo la sua determinazione, Gianlu.” E bevve un altro sorso di tè.

“Vero anche questo.” Sospirò lui. “A quante chiamate è arrivata?”

“Questa è la seconda della giornata.”

“Be’, per essere le tre, direi che si sta ridimensionando!” ridacchiò Federica, entrando nella loro stanza con una pennina usb. “Questa è l’ampliamento per i Bernardi, Nicola li ha chiamati mezz’ora fa per decidere un giorno in cui incontrarsi. Penso sia stato deciso Giovedì prossimo, a voi andrebbe bene?”

“Penso di sì.” Annuì Gianluca. “Non ricordo quando devo andare dai genitori di Marianna a pranzo – uno di questi giorni è il compleanno del fratello – ma tanto io non sono essenziale, l’importante è che ci sia Elisa.”

“Sì, sì, lei dovrebbe esserci, ora la chiamo e vi confermo.” Disse Francesco, finendo la sua tazza di tè. Prese il cellulare, evitò di considerare la chiamata senza risposta di Daniela e chiamò Elisa.

“Pronto?”

“Non guardi mai il display?”

“Stavo parlando con Chiara, che c’è?”

“Ci sei Giovedì prossimo?”

“Mattina o pomeriggio?”

“Mattina o pomeriggio?” chiese agli altri nello studio.

“Mattina o pomeriggio?” Urlò Federica a Nicola, nell’altra stanza.

“Mattina!” rispose lui, urlando.

“Mattina.” Ripeté Federica.

“Mattina.” Riferì Francesco divertito.

“Sì, ormai avevo capito dacché aveva risposto Nicola.” Ridacchiò anche lei.

“Allora, ci sei?”

“Sì, perché?”

“Ci sono i Bernardi, così gli mostriamo l’ampliamento che chiedevano.”

“Ah, perfetto! Sì, sì, ci sono!”

“D’accordo, ci si vede stasera, allora.”

Certo, che vuoi da cena?” si informò.

“Vuoi davvero metterti a cucinare?” chiese sbalordito Francesco. “Vuoi mandarci tutti all’ospedale? O vuoi incendiare la cucina? A cosa stai mirando? Sappi che non ho un soldo, non ricaverai niente dalla mia morte.”

Quanto sei scemo! Mi era venuta voglia di cucinare e volevo preparare qualcosa, ma se ti dimostri così scettico riguardo le mie capacità, allora muori di fame, tanto non siamo sposati e non me ne viene nulla lo stesso anche se morissi!”

“Che gentile!”

Dovere.”

“Dai, cucino io quando torno.”

“Come vuoi, ciao! Saluta gli altri!”

“Ok, tu saluta l’antipatica lì con te. Ciao.” E buttò giù, sentendo di sottofondo un “Vanni merda” inneggiato da Chiara.

Il silenzio creatosi nella stanza gli puzzò abbastanza da fargli tirare su lo sguardo e osservarsi attorno. Fede e Gianluca si guardavano, mentre Nicola era affacciato alla porta che scrutava la situazione.

“Accidenti, Vanni…” mormorò Federica, il tono tra il divertito e il pauroso. “Ma ti sei sentito mentre parlavi con Elisa?”

Francesco lì guardò uno per uno con uno sguardo esausto. “Su, fuoco a volontà.” Roteò gli occhi.

“Dillo tu.” Fede dette una gomitata a Gianluca, che gliela ridette mormorando: “No, dillo tu!”

“O ditelo e fatela finita.” Sospirò Francesco.

“Sembravate una coppia sposata!”

“No, sembravamo una coppia che ha una figlia e che vive insieme da anni, ormai.” La corresse. Non aveva voglia di sentirsi dire certe cose. Sembrava che tutto avesse un peso diverso dacché Elisa gli aveva parlato quella notte di ormai quasi una settimana fa.

“No, caro Vanni. Ti conosciamo da anni e non ti avevamo mai sentito fare una conversazione così con lei.” Continuò imperterrita Federica, incrociando le braccia al petto e alzando il naso in aria.

“Pensala come vuoi.”

“Certo!” ribatté Federica, mentre Francesco si rimetteva a lavorare al computer per isolarsi dai loro commenti. Purtroppo quel silenzio che aleggiava nella stanza lo infastidiva quasi più dei loro discorsi.

“Oh! Insomma, dite quello che volete e poi andatevene!” sbottò.

“Non è un amore, il Vanni, quando si innervosisce?” ridacchiò Federica, prendendosi le mani e mettendole sotto il mento con fare sognatore.

“Ti ammazzo.” Sibilò Francesco.

“Tornando seri,” tossì Gianluca. “La domanda è questa: perché sei così con Elisa e non con Daniela? Da dove arriva tutta questa tua apprensione per lei, mentre l’altra la snobbi come se non sapessi nemmeno chi sia?”

Francesco si ammutolì. Ma che cazzo! Saranno stati affari suoi? Perché quei tre dovevano sempre impicciarsi degli affari che non li riguardavano? “Perché con Daniela è finita, mentre con Elisa ci vivo.”

“E basta?” lo sguardo di Gianluca era micidiale. Colpito. E affondato. Al solito. Che palle!

“Ok, ora mi avete rotto le palle.” Sospirò. “Sapete cosa? Alla prossima chiamata di quell’altra, allora rispondo, ok? Così sarete tutti più felici e smetterete di rompermi le palle con questi stupidi discorsi. Che dovrei fare? Non considerare più Elisa? Mica è colpa sua se comunque dobbiamo mangiare. Aveva proposto lei di cucinare qualcosa, mica io! Io ho semplicemente detto che avrei potuto farlo io perché so che lei -”

Il telefono squillò e Francesco sudò freddo. Il silenzio non accennava a svanire e Francesco si sentì gli occhi di tutti e tre puntati addosso ad intermittenza: lui ed il cellulare. Il cellulare e lui. E il suono metallico della suoneria preimpostata che lui non aveva mai avuto voglia di cambiare, era incessante. Sembrava aumentare di volume, trapanargli le orecchie.

“E che cazzo! Ok, avete vinto!” prese il telefono. Tanto prima o poi avrebbe dovuto per forza parlarle. Era l’ora che anche lei capisse che tra loro era finita. Totalmente. E che non poteva molestarlo con tutte quelle chiamate al giorno. Sarebbe andato a chiedere un’ordinanza restrittiva!

Premette il tasto d’attivazione della chiamata e si portò il cellulare all’orecchio, guardando in cagnesco gli altri presenti nella stanza, che recepirono il messaggio senza ulteriori ammonimenti. Uscirono quasi di corsa dalla stanza e chiusero la porta, sebbene Francesco poté immaginarseli accostati contro la porta, magari con dei bicchieri, ad origliare.

“Pronto.” Rispose tendente allo scocciato.

France…?” la voce di Daniela tentennò, come colta alla sprovvista. Be’, poteva immaginarselo: non le aveva risposto per settimane, lasciando che lei chiamasse senza sosta.

“Che c’è?”

“Sei arrabbiato?”

“Sinceramente non so come dovrebbe sentirsi una persona perseguitata da tutte quelle tue telefonate al giorno. Arrabbiata, infastidita, esaurita, disturbata, seccata, molestata, scocciata, incazzata – ti bastano?”

Scusa…” il tono così lieve lo fece sospirare.

“Dimmi che vuoi, su.”

Io?” balbettò lei.

“Be’, non ho chiamato io.”

Sei freddo.” Lui non rispose e lei continuò dopo un po’. “Ascolta, possiamo vederci per parlare?”

“Perché dovrei dirti di sì, visto quel che hai fatto tu?”

Vuoi abbassarti al mio livello?” mugolò. Era strano sentirla così remissiva.

“In realtà non volevo proprio risponderti.” Era cattivo, lo sapeva. Ma era incazzato con gli altri che origliavano e con lei che lo aveva perseguitato per settimane. Effettivamente cosa gli aveva impedito di denunciarla?

Poi sospirò. Lui non era una persona cattiva, era solo arrabbiato. Un po’ con tutti e anche con se stesso per essersi arrabbiato con tutti. Lo infastidiva reagire d’istinto senza sapere perché. E reagiva d’istinto proprio perché non capiva cosa avesse in testa. Perché si comportava così?

Dopotutto anche Elisa gli aveva detto di dare una seconda possibilità a Daniela. O quanto meno di vedersi per parlare. Già, lei gliel’aveva detto. Gli dava fastidio.

Si avvicinò alla porta e dette un sonoro schiaffo contro il legno, sentendo tre diversi “ahi!” dall’altra parte. Ok, quelli avevano ricevuto la punizione che meritavano. Ora poteva calmarsi un po’ e tornare se stesso.

“Scusa,” disse. “È che questa situazione mi scoccia.” Ecco, ora andava meglio.

Capisco…” mormorò tristemente. Non sembrava nemmeno lei.

“Comunque,” si schiarì la voce. “Ok, volevi parlare.” Riprese il discorso. “Va bene, dimmi dove e quando e parleremo.”

Davvero?” sembrò rianimata.

“Sì.” Ma lui non aggiunse altro. Dentro di sé sapeva di accontentarla senza volontà. Ok, voleva parlare e avrebbero parlato. Ma era inutile dire altro, non sarebbero state belle cose. O almeno, non per lei. Lui forse avrebbe almeno risolto questo problema.

Si sentì un po’ una merda a considerare Daniela un problema, ma era anche vero che ultimamente si sentiva così tanti pensieri addosso che non aveva né voglia né l’intenzione di occuparsi anche di lei. Semplicemente lei non era tra i suoi pensieri – tranne quelle volte che il cellulare squillava, e comunque non erano bei pensieri, quelli.

Oh, ok,” borbottò lei, come un bambino insicuro dei propri passi. “Dove vuoi andare?

“Un qualunque bar andrà bene.”

Ah, un bar…

“Be’, che ti aspettavi? Una cena?”

Daniela non rispose. Sì, si aspettava una cena. Ma lui non se la sentiva: se la serata fosse andata male – e lui sapeva che per lei sarebbe andata male – loro avrebbero dovuto continuare a stare insieme per tutta un’interminabile cena a guardarsi mangiare sapendo già la conclusione di quell’uscita. Non era il caso, sarebbe stato solo imbarazzante ed inutile. Perché stare male per una stronzata?

“Che ne dici di vederci domani alle cinque al bar vicino a casa tua?”

Ah, domani alle cinque” forse aveva un impegno. “No, dài, ok, alle cinque al Bar di Gianni va bene.”

“Se hai da fare, si rimanda.”

No, no, non ho da fare.” Mentiva, Francesco lo sapeva. Trapelava l’insicurezza dal tono delle parole.

“Ok, allora a domani.”

Ok.”

“Ciao.”

Ciao.”

E chiuse la chiamata. Niente di più e niente di meno.

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Ehi! Gente, sono tornata! Come al solito, non ci speravate più, lo so, ma rieccomi finalmente qui con un nuovo capitolo!

E... Insomma? Che reazioni susciterà tutto questo? Rientra in scena un "vecchio" personaggio! Ta-daaan!

 

Vedremo come andrà avanti, insomma! Secondo voi, che succederà?

 

E non avendo più molto altro da dire, passo ai ringraziamenti per i commenti lasciati: grazie a Brezza, che come al solito arriva puntualissima! E grazie anche alla nuova Neverwas! Provvederò a rispondervi anche singolarmente, eh! Ora che sono tornata attiva per un po', cercherò di rimettermi in pari con tutto!

 

Detto questo, vi saluto di nuovo!

Grazie di avermi seguito e soprattutto di non avermi abbandonata!

 

Un bacio!

 

S.P.

  
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