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Autore: rupertinasora    22/04/2009    2 recensioni
"Quello che correva assomigliava a un battito. E quel battito apparteneva al suo cuore, che toccava il suo petto e voleva uscirne fuori. Avrebbe voluto bruciare quella prova.
No, si disse. Sta battendo così non perché mi piace, ma perché mi ha fatto paura.
A dir la verità, neanche lei sapeva cosa pensarne."
Draco Malfoy ed Hermione Granger sono il diavolo e l'acqua santa, ma questo si sapeva già. Che fine farà, però, Hermione, se si innamora di due persone diverse? Un certo biondino di nostra conoscenza, e un ragazzo incontrato per caso nel bagno delle ragazze che le sconvolgerà la vita con la sua indecisione.
Hermione non può certo saperlo, però Malfoy ha un segreto, ed è proprio quello a farla andare nel pallone... Buona lettura!
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Draco Malfoy, Hermione Granger | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo nono - Inizio delle ostilità

 

 

 

Astoria Greengrass non perdonava.

Sebbene fosse, in verità, di indole allegra e simpatico, era anche molto passionale, a dispetto della scorza dura che mostrava. E i ragazzi che avevano visto anche per una volta sola la bionda, ne erano terribilmente attratti. Non c’era nessuno che sapeva cosa nascondesse dietro quello sguardo gelido e gli atteggiamenti snob. Nessuno, escluso Draco Malfoy e Blaise Zabini.

Ammetteva, però, di aver visitato molti letti di ragazzi di Serpeverde, ma nessuno pareva ricordarsene. Nessuno, tranne i suoi amici.

Inoltre, nessuno scampava alle sue vendette, neanche Malfoy e Zabini.

Si svegliò alla buon’ora, rendendosi conto che Blaise accanto a lei dormiva ancora placidamente. Sorrise mentre gli spostava una ciocca di capelli lunghi, troppo per i suoi gusti, dalle labbra. Avrebbe dovuto provvedere lei ad un bel taglio radicale. Ghignò divertita.

Ricordava perfettamente che Draco, quella notte, era diventato bruno. Perché? Come mai?

Si stropicciò gli occhi e scese dal letto. Rabbrividì al contatto con il pavimento. Era talmente gelido di mattina che era un sollievo solo nei mesi di fine primavera inizio estate.

Si avvicinò nuda al letto di Draco. Tutto pareva tranquillo. Forse, aveva solo sognato che il ragazzo avesse cambiato colore di capelli.

Qualcosa, però, le diceva di essere vicina alla verità.

- Astoria … -

Si voltò, e vide Blaise seduto sul letto, coperto solo per metà, con i capelli che gli ricadevano sulle spalle, e un’espressione quasi angelica.

- Buongiorno- rispose lei con un gran sorriso, avvicinandoglisi sensualmente. Salì carponi a iedi a letto e lo raggiunse.

Aveva il cuore che le batteva forte. Sentì le mani di Blaise afferrarla dolcemente per i fianchi.

- Sei appena arrivata e già mi tradisci?- chiese lui, mostrando i denti bianchi e curati.

La ragazza rise di gusto, ma sottovoce, per non svegliare l’altro occupante della stanza.

Si sporse verso il bruno e lo baciò con passione, ricadendo ancora una volta l’una tra le braccia dell’altro. Si stesero sul letto, e si coprirono accuratamente.

 

 

Draco stava sognando. Era strano che quella volta sognava così tanto, eppure lo stava facendo. Di nuovo. Vedeva la Granger, abbracciata con un ragazzo bruno. Erano nudi, e le pose del tutto esplicite. La ragazza urlava a gran voce, eccitata, il suo nome. Draco … Draco … Draco … Blaise ...

Blaise?!?

Si svegliò di soprassalto, passandosi una mano sopra agli occhi. Che diavolo stava succedendo? Ancora aveva nelle orecchie quei gemiti eccitati che parevano non voler smettere. E lei urlava quasi il nome di Blaise.

Gli ci volle qualche attimo per elaborare di essere stato svegliato.

Alzò la testa dal cuscino e vide strani movimenti nel letto di fronte al suo. Atterrito, guardò sotto le coperte. Si coprì subito e imprecò.

Velocemente cercò una divisa pulita e se la infilò. Per poco non cadde per correre verso la porta.

Guadagnata l’uscita, sbatté dietro di sé la porta, infastidito.

Che razza di risveglio era mai quello? Ma che avevano quei due? In fondo lei era stata solo per un mese al San Mungo! Non potevano, oltretutto, farlo in un’altra stanza, magari dove non c’era lui a sentirli?

Guardò l’ora e si trattenne a stento dall’imprecare di nuovo. Erano le sette del mattino. Dove cazzo sarebbe potuto andare?

Nella stanza pareva che non la smettessero più, e così decise di lasciarli indietro e di uscire dal dormitorio.

Era molto nervoso. Per quante volte aveva sognato, Hermione Granger era sempre lì tra i suoi pensieri. Ripensava al loro bacio, quello che era sicuro non avrebbe dovuto darle e che a lei pareva fosse piaciuto tanto.

Eppure con lei si stava solo divertendo, perché la sognava?

C’era qualcosa che non quadrava. C’erano delle complicazioni. Voleva farla cadere ai suoi piedi, e per fare ciò c’era un solo modo: deluderla e colpirla. Stava, però, affezionandosi troppo alla ragazza, lo sentiva.

Ghignò e pensò che era ora di farle mettere un po’ di paura.

 

 

Erano quasi le sette, ed Hermione, preoccupata per il suo diario, non avendo chiuso occhi per tutta la notte, era già in giro a controllare in tutte le stanze dove poteva avere accesso, confidando nel fatto che, probabilmente, dopo la storia del ragazzo bruno aveva deciso di portarlo con sé. Non lo ricordava, però, e ciò le era parso strano. Più ci rimuginava su, e più era convinta che qualcuno gliel’avesse sottratto.

A quell’ora non c’era nessuno per la scuola, e dalle finestre vedeva che tirava molto vento. Con tutta probabilità, presto sarebbe caduta anche la prima neve.

Posò la mano sul vetro e rabbrividì al contatto con esso.

- Freddo?- chiese una voce familiare dietro di sé.

Non aveva sentito arrivare nessuno, per cui saltò di spavento, voltando la testa indietro, di scatto. Si stupì nel vedere quale ragazzo le avesse parlato.

Si incupì.

- Pensavo non ti saresti fatto più vedere- rispose lei.

No, non poteva sbagliarsi. Capelli neri, occhi verdi e lineamenti aristocratici. Era il ragazzo di Halloween. Era stato la sua ossessione per tutto Ottobre.

Il bruno si strinse nelle spalle e le sorrise.

- Ho sbagliato-, ammise.

Hermione saltò su tutte le furie, avvicinandoglisi pericolosamente.

- Se sei venuto qui per scusarti, hai fatto male i tuoi conti. Pensi che un’espressione tenera basti a farmi addolcire?-

Non credeva che quel ragazzo fosse tanto egoista, quindi sperava che negasse.

- Beh, in parte ci speravo, ma come vedo sei troppo orgogliosa per scusarmi-.

Hermione sbuffò e si tirò una ciocca di capelli via dal viso.

- Hai fatto male i tuoi conti, caro il mio ammiratore-.

Si voltò indignata. Niente l’avrebbe fatta tornare sui suoi passi.

- E se ti dicessi come mi chiamo?- chiese lui.

Ok, forse per quello l’avrebbe potuto perdonare. Si fermò e si voltò a guardarlo lentamente. Vestito com’era, pareva uno studente qualunque, eppure non poteva dimenticare la figuraccia a cui l’aveva sottoposta.

- No-, gli rispose, voltandosi di nuovo.

Sentì le mani del ragazzo sulle sue spalle. Erano così sicure e calde, parevano fatte apposta. Dita lunghe e affusolate come quelle di un pianista. Le salirono sul collo, e poi scesero fino alle braccia.

- Ti prego … - le sussurrò, col fiato che le accarezzava dietro l’orecchio.

Sentì il cuore batterle di nuovo. Involontariamente piegò leggermente la testa all’indietro, con gli occhi chiusi. Si morse piano il labbro.

Aprì gli occhi adagio mentre sentiva il cuore batterle, e il respiro del ragazzo su di lei.

Resisti, Hermione! Si disse.

Si voltò lentamente verso il ragazzo, guardandolo nei suoi bellissimi occhi verdi. Aprì piano le labbra, e cercò la voce per rispondergli.

Guardava dritto nei suoi occhi verdi e sentì il cuore sciogliersi in mano. Com’era bello …

Sapeva perfettamente che le piaceva.

 

 

Gonna verde, camicia bianca, maglioncino dello stesso colore della cravatta e della gonna, calze color carne 30 den e scarpe nere col tacco, questo indossava Astoria quel giorno, ravvivandosi i capelli e guardandosi allo specchio.

Era perfetta come sempre.

Sguardo gelido e cuore passionale, questo la caratterizzava.

- Hai capito che dobbiamo fare? Quella Mezzosangue rimpiangerà d’essere nata-, disse, rivolgendosi a Blaise, che si era vestito con meno voglia della ragazza.

- Ovvio che ho capito, Tory, ma sei sicura che … - non finì la frase che se la ritrovò sotto il naso.

- Il mio nome è Astoria, non Tory, ficcatelo bene in testa!- ruggì.

Si voltò, sferzandogli i capelli sulla guancia e si allontanò a grandi passi.

Lui rimase a guardarla allontanarsi, chiedendosi cosa avesse detto di male.

La bionda Serpeverde guadagnava terreno, e con la sua solita espressione cercava ovunque quella maledetta mezzosangue. Aveva giurato che gliel’avrebbe fatta pagare cara. Era rimasta al San Mungo per ben trentasei giorni, quattro ore e sette minuti.

Digrignò i denti al ricordo.

- Aspettami, Astoria!- la chiamava Blaise.

Fece finta di non sentirlo, continuando a camminare. Il suo sguardo era anche più gelido del solito. Strinse a sé la cartella e ghignò maleficamente.

La Mezzosangue non era l’unica che studiava le antiche rune, infatti lo seguiva anche lei il corso, e di certo non era da meno della Grifondoro. Aveva la madre che s’intendeva di queste cose, e anche sei non era tipo da vendicarsi, sua figlia lo era pienamente e non si sarebbe fatta scrupoli a usare tutto ciò che sapeva contro quella sporca maledetta.

Strinse il pugno e guardò avanti a sé.

Trema, Mezzosangue. La mia vendetta è vicina, e neanche ti avvicinerai al San Mungo. Andrai dritta nella tomba.

Probabilmente si disse che aveva un’espressione terrificante, quando vide due o tre ragazzini allontanarsi da lei.

La battaglia tra Serpeverde e Grifondoro, che era stata sospesa in vista del ballo di Halloween, era ripresa, e nessuno dei Grifondoro l’avrebbe vinta, a parere dei Serpeverde.

Astoria intravide una testa rossa che sovrastava tutti gli alunni. Alzò il mento e gli si avvicinò.

- Weasley- sibilò, avvicinandoglisi.

Ron la guardò, impaurito. Da quando era tornata? Perché non lo sapeva?

- Greengrass-, rispose lui, affabilmente, - vedo che sei in gran forma-.

La bionda incrociò le braccia.

- Non c’erano dubbi, Weasley. Io non mi spezzo.-

Si guardarono, scambiandosi sguardi colmi di disprezzo.

- Che vuoi?- disse il rosso, non riuscendo a sopportare quello sguardo. Non l’aveva mai retto molto.

- Avvisarvi. Sono tornata e sono più vendicativa che mai-

Si concesse un mezzo sorriso, assottigliando lo sguardo, come se fosse stato una lancia che avrebbe colpito e ucciso a momenti.

Vide il ragazzo cercare di celare il proprio disagio.

- Non capisco perché vieni a dirmelo-, disse, insicuro.

Lei gli rise in faccia, e gli puntò la bacchetta al petto.

- Fosse in me, te lo farei vedere subito. La mia vendetta, però, quella che ho in mente è molto più dolorosa.-

Ron si morse l’interno della guancia. Quella ragazza lo aveva sempre terrorizzato.

- Non ci credo-, le rispose.

Astoria sbuffò. Sentiva la presenza di Blaise accanto a lei. Anche se fosse stato da sola, avrebbe avuto il coraggio di fare quello fece in seguito.

Piegò la testa di lato.

- Vuoi un piccolo assaggio?- chiese.

Neanche attese la risposta, che spostò una armatura e gliela scagliò addosso.

Il rosso sparì sotto il grigio acciaio. Si concesse un altro sorriso soddisfatto, girò sui tacchi e andò via.

Blaise la afferrò per il polso, ma lei lo tirò via.

- Non mi toccare- soffiò irritata.

- Ehi, ma sei sicura che…?-

- Sì, Blaise-, ribatté puntando i piedi a terra e guardandolo negli occhi. – E poi ti divertirai, tranquillo.-

Lo precedette ed entrò in sala grande, mentre dietro di loro si affollavano persone attorno a Ron, sommerso da quella vecchia ferraglia.

 

   
 
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