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Autore: Skylark91    24/07/2016    5 recensioni
Sevitus Post-GOF: l'estate immediatamente successiva al quarto anno di Harry porta con se nuovi problemi, sfide e... drastici cambiamenti. Un susseguirsi di vicende molto particolari indurranno il ragazzo ad avvicinarsi alla persona più improbabile nel ricoprire il ruolo di mentore e... qualcosa di più. (Non-Slash)
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Harry Potter, Severus Piton, Sirius Black, Voldemort
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Violenza | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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XIX.
Those We Lost







Severus osservava da lontano il ragazzo occhialuto e dai capelli corvini che - seduto sotto un salice in riva al Grande Lago di Hogwarts - se ne stava placidamente immerso nella propria lettura. Erano passati all'incirca ventitre anni dall'ultima volta che qualcuno aveva occupato lo stesso posto con in mano il medesimo libro. Tuttavia, quel qualcuno era solitamente accompagnato da una ragazza dai capelli color fuoco anziché castani.


L'Esperto di Pozioni notò Hermione Granger distogliere momentaneamente l'attenzione dal proprio eserciziario di Trasfigurazione per scambiare una veloce parola con Potter, il quale alzò lo sguardo ad incontrare gli occhi d'onice del suo nuovo tutore. Severus vide il giovane rivolgergli un educato segno di saluto, abbozzando un semi-sorriso, prima di tornare - imbarazzato - a fissare il libro aperto sulle proprie ginocchia.

Severus sospirò, prima di avviarsi verso i due. Se trattare con gli adolescenti non era il suo forte, avere a che fare con Harry Potter appariva come un'impresa ancora più ardua, se possibile, vista la sua complessità.
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«Harry, il professor Piton sta venendo dalla nostra parte.»

«Me ne sono accorto, Hermione.»

«Credi che sia già ora di tornare?»

«Probabilmente,» disse Harry, cercando di nascondere il lieve rossore affioratogli sulle guance. «Che cosa?» chiese poi, captando l'occhiata curiosa lanciatagli dall'amica.

«Stai arrossendo,» rispose semplicemente la ragazza.

«Wow, perspicace, Hermione,» Harry roteò leggermente gli occhi, prima di chiudere il libro che aveva in grembo e di sospirare. «È solo che... non mi sono ancora abituato all'idea di avere qualcuno in particolare a cui fare conto dei miei orari e spostamenti, tutto qui,» spiegò con una certa difficoltà.

Hermione sorrise appena. «Harry, è perfettamente normale sentirsi un po' a disagio,» rispose, rassicurante, «almeno all'inizio. Sono sicura che con il tempo ci farai l'abitudine. Penso che anche per il professor Piton sia una novità, no?»

«Sì, ma in questo caso è lui l'adulto, è diverso,» osservò Harry.

«Beh, si tratta di avere anche più responsabilità,» proseguì Hermione. «Avete solo bisogno di passare un po' di tempo assieme e scoprire i vostri punti in comune. Dovranno pur essercene,» aggiunse, di fronte al grugnito poco convinto di Harry. «Almeno per rompere il ghiaccio. Non penso che parlerete sempre e solo di Tu-Sai-Chi e di Occlumanzia... o sbaglio?»

Harry ci pensò su per un attimo. In effetti, erano state ben poche le occasioni in cui lui e Piton avevano parlato di altro. «Uhm... più o meno?»

Hermione lo fissò per qualche altro secondo, prima di suggerire: «Perché non provi a chiedergli qualcosa riguardo ai compiti che ci ha assegnato per l'estate? Harry, avessi io l'occasione di poter fare quante più domande possibili a un professore per migliorare nella materia l'avrei già colta.»

«Mmh, dubito che Piton possa essere contento di socializzare tramite l'argomento Pozioni,» rispose Harry. A dir la verità, per quanto Piton sembrasse averci messo tutta la propria buona volontà, il ragazzo non poteva che aspettarsi le solite vecchie critiche se solo avesse indirizzato la discussione sulla scuola.

«Harry,» pronunciò Hermione con aria di rimprovero, «evitare di familiarizzare con Piton non risolverà le cose. E poi, credevo volessi chiedergli di poter restare a Hogwarts. Quale momento migliore se non questo?»

Era vero. Da quando aveva lasciato l'infermeria, il ragazzo era tornato a trascorrere gran parte delle proprie giornate a Grimmauld Place, con suo profondo rammarico. Non c'era voluto molto perché Harry iniziasse a provare insofferenza per quel posto, ormai privato del suo padrone di casa, Sirius. Ogni ora, minuto passato tra le mura dell'antica dimora Black, non facevano altro che ricordargli la sorte toccata al proprio padrino e le precarie condizioni in cui ancora versava. In più, condividere la stanza con Ron da quando avevano litigato era diventata quasi un'impresa che non poteva che aggiungersi al suo stress e dispiacere.

«Signor Potter. Miss Granger.»

I due Grifondoro alzarono gli occhi per incontrare l'alta figura nera ormai su di loro, e Harry udì Hermione rivolgere un saluto al professore in una vocina sottile. Inutile dire che Piton sapeva suscitare la solita inquietudine anche con l'espressione più calma del mondo stampata in volto.

«Spiacente di interrompere la vostra - senza dubbio - interessante chiacchierata, ma temo si sia fatto sufficientemente tardi,» spiegò l'uomo con la solita cadenza adottata in classe.

Harry non mancò di notare il sottile invito lanciatogli da Hermione con un'occhiata di parlare a Piton del ritorno a Grimmauld Place. Prima che il giovane potesse aprire bocca, tuttavia, l'insegnante lo anticipò, proseguendo.

«Seguitemi nel mio ufficio; Potter, ti tratterrai qualche minuto.»

I ragazzi annuirono, raccogliendo il materiale che avevano sparso sotto l'albero e accingendosi a seguire l'Esperto di Pozioni lungo il sentiero che riportava al castello. Il silenzioso viaggio non durò più di quindici minuti, compreso il tempo necessario a raggiungere i sotterranei. Harry salutò Hermione e colse l'invito di Piton a sedersi nella sedia di fronte alla sua scrivania.

«Mi è giunta voce che stai dormendo poco la notte. O meglio, meno del solito,» esordì Piton, arrivando al dunque dopo essersi limitato ad osservare il ragazzo per qualche istante. «Perché non ne sono stato messo al corrente dal diretto interessato?»

«Oh, è che ormai ci sono quasi abituato, signore... non ci ho fatto granché caso, davvero,» rispose Harry sorpreso, mentre la sua mente già si arrovellava a pensare a chi potesse aver allertato Piton per così poco.  

Piton valutò il suo sguardo palesemente appesantito dalla stanchezza ancora per qualche secondo, prima di sospirare. «Gradirei esserne informato d'ora in poi, Harry,» disse, adottando un registro meno formale, e il giovane si scoprì sollevato che l'uomo non ce l'avesse con lui per la carenza subita.

«Posso sapere chi, ehm... chi gliel'ha riferito, signore?» chiese Harry, dopo qualche istante. «È che non ne ho parlato con nessuno per cui...»

«Non sono abituato a svelare le mie fonti tanto facilmente, ma dal momento che si tratta della signora Weasley, farò un'eccezione,» rispose Piton, facendo spazio sulla propria scrivania con un pigro gesto del polso. «Deduco che sia stato il tuo... migliore amico a riportarglielo visto che condividete la stanza a Grimmauld Place.»

Harry annuì, facendo del proprio meglio per non lasciar trapelare le proprie emozioni contrastanti al sentir parlare di Ron, nonostante fosse certo che all'occhio attento di Piton non sfuggisse nulla. «Era di questo che volevo parlarle-- ehm, parlarti? Severus

Severus si costrinse a frenare il leggero ghigno che aveva minacciato di salirgli alle labbra nel sentir Potter essere indeciso su come appellarsi a lui. Ignorando il suo tentennamento e l'evidente confusione mista a puro imbarazzo sul volto del Grifondoro, si accinse a ricordargli: «Ho suggerito che usassi il mio nome in circostanze informali perché tu possa sentirti a tuo agio, Harry, non per creare esattamente l'effetto contrario. Non si tratta di un obbligo, per cui sentiti libero di rifarti alle vecchie abitudini se necessario.»

«Okay, grazie, signore,» rispose Harry, grato del fatto che per lo meno Piton avesse avuto tanto tatto da non scoppiargli a ridere in faccia per la sua uscita semi-comica. «Dicevo... potrei trasferirmi nuovamente ad Hogwarts per il resto delle vacanze estive?»

Severus lo osservò per un lungo istante prima di parlare. «I Weasley hanno insistito molto affinché tu tornassi al Quartier Generale dell'Ordine,» disse, evitando accuratamente di aggiungere 'dopo quanto accaduto qui ad Hogwarts'.

«Lo so,» mormorò Harry, consapevole della gioia con cui Molly Weasley l'aveva accolto, a braccia aperte, «ma se potessi tornare alla Torre di Grifondoro--»

«Humpf,» interruppe Piton, «la Torre è fuori discussione, semplicemente perché non vi è più nessun Direttore che possa darti un occhio. Ti ricordo che Minerva McGranitt è ancora ricoverata al San Mungo a causa di Dolores Umbridge.» L'uomo spostò i penetranti occhi neri su quelli verdi del quindicenne, come se stesse valutando con estrema attenzione la sua futura reazione, prima di riprendere parola. «L'unica valida alternativa a Grimmauld Place, al momento, sarebbe che tu venissi a stare nei sotterranei. Sotto la mia supervisione,» concluse, conscio della sorpresa che le sue parole avevano suscitato nel ragazzo.

Harry si fermò a pensare, colpito dalla proposta. Non era affatto ciò che si era aspettato di sentirsi dire, né una decisione da prendere a cuor leggero, pur considerando il nuovo legame di guardiano-protetto che univa lui e Piton da ormai qualche giorno.

«Naturalmente, avrai tutto il tempo che occorre per pensarci, e qualsiasi decisione prenderai, ricordati che non sarà mai necessariamente definitiva,» si sentì in dovere di aggiungere Severus, di fronte alla sua espressione incerta.

«Io... grazie, professore,» fu in grado di dire Harry, impacciato, mentre la sua mente già si arrovellava sulla decisione da prendere. Gli sembrava quasi impossibile che Piton gli stesse offrendo un posto in cui stare, soprattutto se pensava che i suoi stessi parenti sanguigni - i Dursley - consideravano la sua presenza in casa più che un peso, un ignobile destino. Più di una volta era stato minacciato di vedersi sottrarre un tetto dalla testa e ora, ad offrirgliene uno, era niente meno che Severus Piton, l'insegnante che per quattro anni della sua vita aveva provato gusto a tormentarlo.

Severus emise un basso grugnito. «Non devi ringraziarmi, spetta a me badare alle tue necessità in qualità di guardiano, cosa che tu sembri continuare a dimenticare con una certa insistenza,» commentò, con una nota sardonica nella voce, mista a una manciata di rimprovero. «Ad ogni modo,» proseguì, «cambiando argomento... come procedono i tuoi compiti estivi?»

Harry trasalì, sorpreso dalla domanda. «Uhm, bene... penso,» rispose. «Oggi ho terminato quelli di Trasfigurazione, e visto che avevo già finito quelli di Incantesimi a inizio luglio, credo mi manchino solo quelli di--»

«--Pozioni, presumo,» ultimò Piton al suo posto, arricciando le labbra in un sottile ghigno, mentre scuoteva leggermente la testa. «Immagino che sia del tutto inutile ricordarti che poco più di due settimane dall'inizio della scuola non siano sufficienti a produrre risultati accettabili per i tuoi standard.»


«Ho già iniziato a farli,» protestò Harry, in una debole difesa, «è solo un... caso, che siano rimasti per ultimi, tra un impegno e l'altro,» aggiunse, in una voce ancora più piccola.

«Dunque non avresti nulla da ridire se ti chiedessi di portarmi in anticipo quanto hai già preparato, cosicché io possa revisionarlo?» mormorò Severus in voce soave.

Harry impallidì. Piton si stava proponendo per dare un'occhiata ai suoi compiti di Pozioni? Prima della data ultima di consegna? E se tutto ciò non fosse altro che una scusa per tornare a farsi beffe di lui...? No. Non può essersi già dimenticato di tutti i suoi buoni propositi, cercò di rassicurarsi il ragazzo.

«N-no, ehm... certo che no,» rispose, aggiustandosi scomodamente nella sua sedia e mordendosi un labbro.

«Perfetto. Me li consegnerai domani nel primo pomeriggio, dunque, prima di andare ad occuparci di qualcos'altro,» disse Severus, prima di accingersi a spiegare di fronte all'occhiata interrogativa del giovane. «Come ho accennato poco prima, la professoressa McGranitt si trova attualmente al St. Mungo sotto l'effetto di un incantesimo di memoria. Il Preside desidera che ci rechiamo a farle visita perché la vista di facce familiari l'aiuti a ricordare.»

Harry annuì, comprensivo. Aveva parlato con Hermione di quanto accaduto alla McGranitt e di come il senso di colpa per ciò che le era toccato in sorte non cessasse di tormentarlo. Inutile dire che la ragazza si era premurata di rassicurarlo in modo deciso. Da allora, il ragazzo aveva cercato di sopprimere ogni pensiero negativo, memore di quanto fosse facile cadere in preda alla manipolazione mentale di Voldemort. «Immagino che andremo sotto copertura, signore?»

«È quello che io e il professor Silente abbiamo concordato di fare,» assentì Severus, «con l'aiuto di un semplice Incanto di Camuffamento... ma ci sarà tempo per parlare di questo domani,» aggiunse, cogliendo Harry nell'atto di reprimere uno sbadiglio. Inutile dire che le notti insonni non potevano che procurargli un'insolita ondata di stanchezza verso una certa ora. «Passerò a prenderti a Grimmauld Place alle tre in punto.»

Dopo un breve scambio di saluti, Harry si accinse a tornare al Quartier Generale dell'Ordine tramite Metropolvere.

Quella sera, la testa gli girava non poco e lo stomaco trovava estremamente difficile digerire quel poco che il giovane era riuscito a ingoiare dell'abbondante pasto preparato dalla Signora Weasley. Harry non poteva fare a meno che sentirsi agitato per l'indomani, quando avrebbe consegnato quel poco che aveva abbozzato dei compiti di Pozioni a Piton, in esclusiva. In altre circostanze, al ragazzo non sarebbe importato molto della prevedibile opinione dell'uomo riguardo al lavoro svolto, ma ora il Grifondoro si sentiva quasi in dovere di impressionare l'uomo.

Per questo motivo, al posto di andare a coricarsi e a riposare il fisico già abbastanza debilitato, il giovane scelse di restare in piedi a migliorare il proprio tema sugli usi e le proprietà dei pungiglioni di celestino.

Una volta nel suo letto, celato alla vista di Ron dalle coperte e con la propria bacchetta come unica fonte di illuminazione, Harry ci mise tutto se stesso per non farsi intimidire dalla mole di lavoro accumulatasi per i compiti di Pozioni. Era abituato a quel genere di situazione, la quale si presentava bene o male ad ogni fine estate, quando l'inizio della scuola era ormai prossimo.


Quando costretto a stare con i Dursley, vedersi rinchiudere a chiave libri di testo e strumenti da lavoro dai suoi infernali parenti era solo questione di ordinaria amministrazione per il ragazzo. Per cui non c'era da meravigliarsi se si vedeva costretto a risolversi sempre all'ultimo secondo per i compiti. Gli unici al corrente di tutto ciò, tuttavia, erano sempre stati Ron ed Hermione. Harry aveva pensato bene di risparmiare il tutto a Sirius, che avrebbe senz'altro preferito mandare all'aria la propria "libertà" condizionata pur di ripagare i Dursley del trattamento riservato al suo figlioccio in tutto quel tempo.

Harry si impegnò con tutto se stesso per focalizzarsi sul tema. Tuttavia, come le ore passavano, il ragazzo si rendeva conto che mantenere gli occhi aperti diventava sempre più un'impresa. La stanchezza iniziò presto ad avere la meglio, facendo lentamente scivolare il Grifondoro sotto le coperte in un agitato tumulto di emozioni che mai, da quella volta, il giovane avrebbe desiderato più sperimentare.
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Severus era solito dormire poco la notte.

A volte nemmeno si degnava di recarsi a letto, intento com'era ad ultimare le proprie pozioni, a ricercare ingredienti facilmente individuabili solo alla luce della luna, oppure a studiare nuove formule sui suoi numerosi tomi di magia. Abituato a tenere lezioni durante l'arco della giornata, lavorare di notte era presto diventato il momento migliore per dedicarsi alle altre numerose attività richieste dal suo ruolo di insegnante.

L'Ex-Mangiamorte sedeva nella sua poltrona accanto al camino scoppiettante nel suo laboratorio, un libro dalla copertina rilegata nella mano sinistra e la bacchetta d'ebano in quella destra. Il rumore del placido scoppiettio delle fiamme era inframezzato solo dal lieve grattare del mestolo occupato a girare pigramente nel calderone fumante poco più in là della poltrona.

Severus si chiese se fosse stato troppo prematuro offrire a Potter un luogo in cui stare alternativo a Grimmauld Place. Il ragazzo aveva espresso i propri dubbi nel rimanere nella casa del suo padrino, chiaramente non sopportando l'ammontare di ricordi che potevano solo apportargli dolore e senso di colpa per le condizioni in cui Black versava. Eppure, nonostante l'incertezza dimostrata da Potter, all'uomo era parso di percepire un'ondata di gratitudine che andava ben oltre la semplice proposta fattagli.

L'uomo avvolto di nero ultimò la pagina e attese pazientemente che il libro si sfogliasse da solo così da permettergli di andare avanti nella lettura. Forse, sarebbe stato più utile procurarsi un libro per comprendere i meandri della mente complicata di Harry Potter come lettura serale piuttosto che l'ultima antologia pubblicata da Newton Scamander.

Scosse la testa, con un basso grugnito. Non avrebbe mai immaginato che cercare di capire un adolescente potesse essere così difficile...

Proprio in quel momento, le fiamme accanto a lui emisero un sussulto e il camino si illuminò di verde. Severus sospirò, conscio di dover interrompere di lì a poco la propria tranquilla serata.

«Severus,» la voce allarmata di Remus Lupin risuonò nel laboratorio sotterraneo, «si tratta di Harry, abbiamo bisogno di te.»

Severus era già in piedi e di fronte al camino, una manciata di Metropolvere nella mano. «Potresti essere più esplicativo, Lupin?» inquisì, con un sopracciglio inarcato.

«Sembra essere in preda ad un terribile incubo, ma non riusciamo a calmarlo, né svegliarlo... Severus, non abbiamo tempo!»

«Arrivo,» fu la risposta immediata dell'altro uomo, mentre si accingeva a lanciare la polvere nel camino e ad entrarvi.

La prima cosa che Piton notò nel momento in cui mise piede a Grimmauld Place fu l'indicibile trambusto che si agitava intorno a lui, un contrasto piuttosto deciso rispetto al silenzio quasi tombale in cui era stato immerso finora. I suoi occhi captarono gente che andava e veniva - per lo più teste rosse dei Weasley - ma anche diversi  membri dell'Ordine probabilmente di ritorno da qualche missione. Gran parte delle voci, tuttavia sembravano provenire dal piano di sopra, proprio dove l'uomo sapeva si trovassero le camere.

«Quindi Potter ha avuto un incubo,» pronunciò in tono neutro mentre Lupin faceva strada verso il piano superiore. Detto così suona incredibilmente stupido.

«Non un incubo qualunque,» spiegò in fretta Remus. «È come se fosse in balia di una delle sue visioni, mormora frasi sconnesse ed è incredibilmente agitato, ma non si sveglia in nessun modo.»

«Silente è stato avvertito?»

«Si è appena diretto verso il Ministero con una manciata di Auror, pare che ci sia stato un altro attacco dei Mangiamorte in un piccolo borgo Babbano.»

Che i due avvenimenti siano collegati? Severus trasformò un'imprecazione in un basso grugnito, mentre si augurava di non doversi ritrovare davanti per l'ennesima volta un Potter dalla cicatrice sanguinante e convulso.

Con più apprensione di quanto gli piacesse ammettere, l'Esperto di Pozioni si introdusse nella stanza di Potter, evidentemente già occupata da diverse persone. Molly Weasley era sul letto accanto al ragazzo, intenta ad accarezzargli i capelli corvini e impregnati di sudore, mentre ai piedi del letto Hermione Granger si stringeva ad uno sconcertato Ron, nel frattempo che Arthur Weasley tentava di convincerli a lasciare la stanza.

Per un attimo, Severus temette che Harry potesse essere morto. Da come Lupin gli aveva descritto la situazione, il ragazzo era in preda ad un'agitazione subconscia incontrollabile, come altre volte era successo in passato.

Ora, tutto ciò che i suoi occhi registravano nella stanza semibuia in cui si trovavano era il corpo immobile di Potter, di un biancore così cadaverico da far invidia a qualsiasi Infero, completamente abbandonato nell'abbraccio materno di una singhiozzante Molly Weasley.

Con il petto serrato da una morsa gelida, Severus si avvicinò ulteriormente al letto, mentre sentiva Lupin bisbigliare qualcosa sotto-voce, e solo allora trasse un sospiro di sollievo. Potter respirava. E si muoveva ancora, seppur impercettibilmente, visto  che l'unico movimento era quello prodotto dal rapido sbattere delle sue palpebre. Era chiaro che fosse ancora in preda ad un sonno estremamente disturbato.

«Avrò bisogno di usare la Legilimanzia su di lui,» parlò Piton, e la sua voce causò un sobbalzo nella signora Weasley, che mosse solo allora lo sguardo sull'uomo in nero, avvedendosi per la prima volta di lui. «Deve essere portato ad un risveglio graduale se non vogliamo incorrere in ulteriori traumi.»

Molly strinse Harry un po' più a sè, negli occhi una luce quasi ostile, prima di spostare la vista da Piton a Lupin, come a cercare una conferma. Severus si sforzò di non roteare gli occhi al cielo data la situazione e la fastidiosa inquietudine che lui stesso stava provando in quel momento, alla quale non era decisamente abituato.

«Fidati di Severus, Molly, ti prego,» la tranquillizzò Remus, con tono tuttavia urgente, «non sappiamo da quanto tempo Harry sia in quello stato, altri cinque minuti persi potrebbero costargli dei danni per quel che sappiamo.»

La donna tirò su col naso, tuttavia annuendo. «Va bene, ma resterò qui con lui. Hermione, Ron, seguite Arthur, per favore.»

Quando i ragazzi tentarono di protestare, bastò un solo sguardo di Molly a farli ammutolire, cosa che Severus apprezzò non poco. Prima avrebbe potuto dedicarsi a Potter e meglio sarebbe stato. Senza aggiungere altro, l'esperto Legilimens attese che la signora Weasley avesse adagiato il ragazzo nuovamente sul letto prima di andarsi a sedere sulla sponda opposta alla sua.

Due secondi dopo, era nella mente tormentata di Harry.
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La prima sensazione che l'uomo avvertì non appena immersosi nel subconscio del ragazzo, fu un'indicibile ondata di paura.

Paura di fallire.

Di non essere all'altezza.

Di continuare a mettere tutti in pericolo solo con la propria presenza.

Nel frattempo, un bambino prese a piangere in lontananza.

Severus poteva percepirne tutta la solitudine, tutto lo sconforto di cui i suoi singhiozzi erano impregnati. Lui stesso, a suo tempo, ne aveva prodotti di simili.

L'immagine di un sottoscala buio e polveroso apparve nitido di fronte all'uomo. Al suo interno, un bimbo non più grande di otto anni - dai capelli nero corvino e gli occhialetti tondi malamente assemblati - piangeva tutto il proprio dolore.

Con un nodo stretto a serrargli la gola, Severus tese una mano verso la figura, ma poco prima che le sue dita potessero entrare in contatto con la veste del piccolo, delle grida in lontananza attirarono la sua attenzione.  

La scena cambiò improvvisamente.


La targhetta del numero 4 di Privet Drive baluginò nel cono visivo di Severus, che avanzò verso la fonte da cui proveniva il frastuono. Prima che potesse raggiungere la porta d'accesso alla villetta, tuttavia, un'esplosione eruttò proprio di fronte a lui, avvolgendo l'abitazione in una voluta di fiamme e fumo.

«No...»

Severus si voltò alla voce che aveva biascicato a poca distanza da lui.

Potter era inginocchiato a terra, afflosciato su se stesso come se un peso terribile gli impedisse di raddrizzare la schiena. I suoi occhi erano fissi sulla casa in fiamme, come in trance, mentre volute nere fluttuavano sopra di loro. «Harry--»

«È troppo tardi, professore,» la voce del ragazzo era a malapena udibile talmente bassa e inframezzata di singhiozzi, «non sono mai stati dei parenti esemplari... ma erano... erano indifesi... contro... di lui...» Le pupille di Severus si allargarono per un istante mentre la consapevolezza di quelle parole lo colpiva in pieno viso. Petunia. «Nemmeno loro meritavano... questa fine...»

Severus si guardò intorno, distratto dal contrasto di luce che era stato del tutto assente nella scena del sottoscala. Sta albeggiando su Privet Drive.

«No,» disse immediatamente, protendendosi verso il ragazzo e afferrandolo con garbo, seppur con decisione. «C'è ancora tempo. Reggiti forte.»

L'ultima cosa che gli occhi di Harry videro nel momento in cui Severus gli strattonò il braccio per riportarlo con se alla realtà, fu il fumoso Marchio Nero che si ergeva sinistro sulla villetta sconquassata, presagio di morte e terrore.
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«I Mangiamorte si preparano ad attaccare i Dursley,» la voce di Piton risuonò nella stanza semi-oscurata di Grimmauld Place, facendo sobbalzare i presenti, che evidentemente non si aspettavano un suo ritorno così subitaneo. «Lupin, informa gli auror e Silente che il prossimo attacco sarà a Privet Drive, tutto il resto altro non è che un diversivo,» spiegò velocemente, osservando l'altro uomo lanciare un ultimo sguardo a Harry per accertarsi delle sue condizioni, prima di sparire oltre la porta.

Il Grifondoro annaspava nella stretta del Serpeverde, come se fosse appena sfuggito ad un annegamento certo, e Severus allentò leggermente la presa su di lui, in modo da lasciargli lo spazio necessario per riprendere a respirare correttamente, cosa abbastanza difficile a causa delle premure soffocanti già in atto di Molly Weasley.

«Oh, Harry, caro!» La donna non si fece intimorire dalla tosse del giovane, traumatizzato dal brusco passaggio dalla dimensione onirica a quella reale, e prese a battergli sulla schiena per farlo calmare. «Eravamo così preoccupati,» singhiozzò, accarezzandogli il viso come avrebbe fatto con uno dei suoi figli, «perché non ci hai detto che stavi poco bene ieri sera? Oh, se Ron non si fosse accorto che facevi fatica a respirare nel sonno... e fare i compiti a così tarda ora!»

Harry si avvide solo ora che le sue sudate carte erano ancora tutte sparse intorno a lui e lanciò uno sguardo furtivo a Piton, prima di distoglierlo immediatamente, arrossendo: gli occhi scuri dell'uomo stavano scansionando con attenzione i libri di testo di Pozioni e le pergamene sparpagliate ogni dove, mettendo insieme i pezzi del puzzle. Il ragazzo avvertì la stretta del professore sulla sua spalla intensificarsi, in modo deciso, ma allo stesso tempo rassicurante e al giovane - tornato a cercare lo sguardo di Severus - parve di scorgere un brillio colpevole nei suoi occhi.

Con un semplice gesto della bacchetta, libri e carte sparirono, prima che una pozione dal colore blu mezzanotte apparisse nella mano tesa di Piton.

«Non... non riesco a capire...» farfugliò Harry, ancora sotto shock per quanto accaduto, «cosa... cosa può essere successo? Non è stato Voldemort... perché avrebbe dovuto far saltare il suo piano mostrandomi...?»

«Preveggenza da stress,» fu la risposta mesta di Piton, che stappò la boccetta senza distogliere gli occhi dal ragazzo, «poco diffusa nel mondo magico quasi quanto in quello Babbano, ma non per questo da considerarsi un fenomeno raro. Considerando poi gli eccessivi sforzi a cui il tuo fisico già debilitato è stato sottoposto - per causa tua e di altri - direi che sia una risposta più che normale. Temo inoltre che il disagio dello stare qui dentro e a cui hai accennato oggi sia controproducente al tuo benessere psico-fisico, signor Potter.»

«In poche parole... Grimmauld Place contribuisce al mio malessere?» sospirò Harry, prima di aggiungere, in un borbottio stanco. «Se è così, sono ancora più convinto a non volervi più stare,» il suo sguardo si spostò distrattamente sul letto vuoto appartenente a Ron, cosa che non passò inosservata né a Molly né a Severus.

«Ron ti ha dato fastidio in qualche modo, Harry?» esordì la signora Weasley. «Ho notato che non vi parlate più come prima, se ha detto o fatto qualcosa che ti abbia rattristato gli spetta una bella chiacchierata con--»

«Oh, no, signora Weasley, non c'è n'è bisogno, veramente,» disse immediatamente Harry, imbarazzato dall'idea che la mamma del suo migliore amico si sentisse in dovere di intervenire a suo favore nei loro litigi. E ancora di più preoccupato che tutto ciò potesse avvenire davanti all'occhio osservatore di Piton, così che questi potesse scoprire il reale motivo del suo battibecco con Ron. Ah, che vita impossibile. «Si tratta solo di... ehm, un momento passeggero, ecco tutto... nulla di cui preoccuparsi, davvero» cercò di sorridere, sebbene gli stesse martellando la testa dal sonno arretrato.

«Forse,» giunse la voce soave di Severus, a interrompere il loro momento, «potremmo rimandare certe questioni più... triviali, a quando Potter starà meglio,» disse, con un cenno eloquente alla pozione che attendeva ancora di essere bevuta da Harry, ricevendo in cambio un'occhiata grata da quest'ultimo, per il modo in cui era stato prontamente tratto in salvo dall'imbarazzo.

«Mmh,» commentò Molly, ancora poco convinta, come se reputasse il riallacciamento tra Harry e Ron più importante di qualsiasi stupida pozione fumosa. «Sappi che qualsiasi scelta tu voglia compiere Harry caro, avrai sempre il nostro appoggio,» aggiunse, infine, lisciandogli i capelli con una mano e guardandolo con affetto, prima di lasciare che il ragazzo bevesse la propria bevanda conciliatrice e guardarlo sprofondare in un sonno tranquillo e ristoratore.
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«No, no e no, Albus! Prima la storia del guardiano, e ora... lasciare Grimmauld Place per... dei sotterranei freddi e bui? Nemmeno sul mio cadavere!»

«Molly cara, per quanto sia toccato dal tuo affetto per Harry, devi riconoscere che è stato il ragazzo stesso a esprimere il proprio desiderio di abbandonare--»

«Chi si occuperà di lui? Chi gli preparerà da mangiare--»

«Elfi domestici, ovviamente» se ne uscì Severus, con una smorfia semi-comica, meritandosi un'occhiata fulminante da una Molly già abbastanza agitata.

«Humpf, elfi domestici!» sbottò la donna, sempre più basita e infervorata.

«Harry ha chiaramente espresso la sua preferenza nell'abbandonare - seppur momentaneamente - questa casa Molly,» si intromise con calma e gentilezza Silente, posando una mano sul braccio teso della strega, in un gesto cordiale. «Sono convinto che dovremmo tenere in considerazione le sue esigenze, in particolar modo ora che si ritrova a fronteggiare questo genere di... traumi.»

Un leggero bussare sulla porta della sala riunioni interruppe la seduta. Remus, seguito da due Auror, fecero il loro ingresso all'invito di Silente ad entrare.

«La missione è andata a buon fine, seppur con qualche... imprevisto,» annunciò l'Uomo Lupo, con una certa gravità. «Abbiamo anticipato i Mangiamorte di poco. Il loro obiettivo era davvero puntare alla famiglia adottiva di Harry e ne è nato uno scontro impossibile da evitare. I Dursley sono stati scortati al sicuro, ma temo di doverti informare che la loro attuale locazione non è il nostro rifugio ad Hogwarts, ma bensì il San Mungo. Petunia Dursley è in salvo senza alcun graffio... lo stesso non si può dire per il figlio e il marito, al momento ricoverati in terapia intensiva.»

Uno scomodo silenzio calò sul gruppo di maghi seduti attorno al tavolo delle riunioni.

Severus vide il volto di Silente invecchiare nel giro di pochi minuti; era come assistere ad una metamorfosi al rallentatore. Lui stesso, non sapeva bene come reagire. Non era particolarmente sorpreso dal fatto che Voldemort fosse sempre mezzo passo più avanti rispetto a loro, quanto al fatto che - ancora una volta - Harry fosse riuscito a minare i piani del viscido mostro, seppure solo in parte.

Harry, che aveva saputo dimostrare pietà persino nei confronti di pessimi parenti.

Severus considerò ironico che Petunia Dursley dovesse la vita proprio a suo nipote, allo stesso ragazzo che aveva sempre pensato bene di trascurare da quando questi aveva messo piede nella loro casa. O almeno questo era quello che l'uomo aveva percepito nell'attingere da quei frammenti di memoria captati nel corso delle loro sedute di Occlumanzia. Per non parlare di quanto fosse rimasto turbato dalla recente visione di un Harry disperato e piangente all'interno di un sottoscala chiaramente chiuso a chiave.

Avrebbe proprio desiderato fare due chiacchiere con la cara vecchia Tunia sui metodi adottati da lei e il suo ottuso marito nei confronti del figlio di Lily.

Sembrava proprio che una visita fosse in ordine, oh sì.  
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«Suggerisco di rimandare il vostro viaggio al San Mungo di qualche giorno,» la voce di Silente richiamò l'attenzione di Severus, seduto nella propria postazione accanto al letto di Harry, e - in particolar modo - di quest'ultimo, che si drizzò sulla schiena, decisamente meno rilassato di prima. «Almeno fintanto che la situazione non si sarà assestata.»

«Signore, tengo molto a rivedere la professoressa McGranitt,» disse immediatamente il ragazzo, cercando supporto nello sguardo attento di Severus, «e il professor Piton ha detto che i Dursley--»

«Un motivo in più per non incorrere in rischi inutili,» riprese Silente, senza tanti complimenti. Harry non ricordava di averlo mai visto tanto stanco. Lo vide scambiare un'occhiata con Severus, nella quale il ragazzo immaginò si celasse il disappunto nei confronti dell'altro mago per aver deciso di rivelare lo stato attuale dei suoi parenti adottivi. «Non sappiamo ancora se Voldemort tenterà di portare a termine nell'immediato ciò che non è riuscito a ultimare ieri.»

«Abbiamo già rimandato a domani l'incontro, Albus, e temo che posticiparlo ulteriormente non gioverebbe a nessuna delle parti coinvolte,» intervenne finalmente Severus. «Il Signore Oscuro non si aspetta certamente un nostro arrivo al San Mungo alla piena luce del sole, tanto più se agevolati dalle sembianze alterate di cui ci serviremo. Inoltre, più tempo passa e più la memoria di Minerva rischia di diventare compromessa...»

«In questo momento di particolare tensione, temo che sia un rischio da correre, se non vogliamo mettere nuovamente in pericolo la vita di Harry,» fu la risposta immediata di Silente.

Harry guardò Severus inarcare un sopracciglio, chiaramente contrariato dal fatto di essere stato contraddetto così apertamente dall'altro mago. «Dovremmo condurre questo discorso da un'altra parte,» disse l'uomo avvolto di nero, alzandosi.

«Come preferisci,» Silente si spostò di lato, una mano tesa verso la porta ad indicare di anticiparlo verso l'uscita. «A più tardi, Harry.»

«Tornerò per la seconda dose di pozione appena terminato con il professor Silente,» disse Severus, rivolto al ragazzo, prima di seguire il Preside fuori dalla stanza.

Il giovane Grifondoro cercò di rivolgergli un sorriso grato, sebbene sapesse che nulla di buono sarebbe risultato dalla discussione tra i due a giudicare dall'espressione torva che Severus aveva stampata in volto.

«Non ho accettato di diventare il guardiano di Potter perché la mia autorità venga messa in discussione davanti a lui,» esordì Piton, non appena furono soli, lontani da qualsiasi orecchio indiscreto.

«Mi risulta di averti lasciato sufficiente campo libero perché tu possa impartire gli insegnamenti al ragazzo come meglio credi, Severus, non ti sembra di esagerare?»

Severus ricambiò lo sguardo bonario di Silente con marcato scetticismo. «Per favore, Albus, non offendere la mia intelligenza. Come se non conoscessi abbastanza i tuoi metodi di manipolazione,» rimarcò.

«Così mi ferisci, ragazzo mio,» uno sguardo di stupore apparve sul viso dell'anziano mago. «Tutto ciò che ho fatto è stato esporre la mia sincera preoccupazione per la salute di Harry, la cui sicurezza sappiamo essere nell'interesse di entrambi.»

Severus grugnì a bassa voce. «A tal proposito, comincia a preparare una dose di calmante per Molly Weasley per quando il ragazzo lascerà Grimmauld Place, non oso immaginare l'abbraccio stritolante che praticherà su di lui nel momento in cui il suo adorato pulcino abbandonerà il nido materno,» disse, incapace di trattenere una smorfia.

Silente ridacchiò in modo amabile, prima di posare una mano sulla spalla dell'uomo dai capelli neri. «Ti ricordo che sei tu il maestro di Pozioni,» sorrise, prima che il brillio dietro agli occhialetti a mezzaluna si intensificasse. «Ad ogni modo, mi fa onestamente piacere che Harry sia arrivato a guardarti come un punto di riferimento, Severus... nonostante le nostre idee spesso differiscano, confido che farai un buon lavoro con lui.»

«Buona fortuna a convincere la tigre rossa di ciò,» sospirò Severus, con una punta di sarcasmo. «Ed eccola di ritorno per un secondo round,» aggiunse, osservando Molly Weasley avanzare con andatura decisa verso di loro.

«Siamo pieni di risorse, Severus, qualcosa ci inventeremo--»

«Ti  inventerai, vuoi dire,» sogghignò il Serpeverde, avviandosi verso l'uscita opposta alla sala, «dimentichi che ho delle pozioni da somministrare a Potter, oltre che un viaggio al San Mungo da organizzare, quindi... se vuoi scusarmi.»

E prima che Albus potesse ribattere qualcosa al fatto di essere abbandonato in balia della furia rossa, Severus si era già dileguato.
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«Ron sa essere uno stupido alle volte, Harry,» disse una voce femminile dall'altro capo della porta nella stanza al secondo piano di Grimmauld Place. «Non far caso a quello che dice nei suoi momenti di rabbia.»

«Avrei preferito che se la prendesse con me anziché con chi non c'entra assolutamente nulla.»

«Sì, beh... lo sai, il professor Piton non gli è mai stato esattamente simpatico... mmh, in realtà lo stesso si può dire per tutti noi Grifondoro.»

«Vero, e dimentichi Corvonero e Tassorosso,» giunse la voce di Harry, «ma questa volta è diverso, voglio dire... con me non è più il solito Pipistrello dei Sotterranei che tutti pensano, anzi... mi ha offerto un posto dove stare, Ginny. Non è cosa da poco.»

«Lo so, Harry. E ti credo quando dici che Piton non è poi così male come guardiano,» Severus roteò gli occhi al soffitto a quell'ondata di sdolcinatezza, e - avendone abbastanza - bussò lievemente sulla porta, spingendola per entrare in seguito all'invito ricevuto da parte del ragazzo, in concomitanza con le parole della giovane Weasley: «Mi spiacerà tuttavia che non passerai il resto delle vacanze insieme a noi...»

Severus sostò sulla porta semi-aperta, meno preparato alla scena che gli si parò davanti di quanto pensasse. Vedere una testa rossa intenta a occupare il suo posto accanto al letto di Harry - una mano a coprire quella del giovane dai capelli corvini in segno di affetto - causò come un blocco temporale per lui, durante il quale non poté fare a meno di sentirsi proiettato di parecchi anni nel passato. L'accostamento di colori era pressoché identico e a Severus occorse qualche istante per riprendersi dall'ondata di ricordi da cui fu investito.

Poi, Ginny Weasley voltò il capo e l'incantesimo finì, così come l'allegra chiacchierata  tra i due ragazzi. Harry guardò con curiosità il comportamento del suo nuovo guardiano, che si schiarì la gola, riprendendosi dallo stato di tranche in cui era sprofondato - anche se per breve tempo.

«Professor Piton,» salutò timidamente la ragazza, prima di alzarsi per cedergli il posto. «Vi lascio da soli,» aggiunse poi, rivolgendo un piccolo sorriso a Harry, mentre le sue guance si coloravano di una tonalità molto simile a quella dei suoi capelli.

«Com'è andata con Silente?» chiese Harry, una volta che furono soli e l'uomo ebbe nuovamente occupato la sua postazione accanto a lui.

«Il Preside ha ben poca voce in capitolo all'infuori degli incarichi pressoché accademici,» rispose Severus, le labbra piegate in un sottile sorriso compiaciuto.

Harry ridacchiò di fronte alla sua espressione quasi comica. «Credevo fosse anche il capo dell'Ordine oltre che il Direttore scolastico,» commentò, con un velo di astuzia.

Severus ricambiò sfoderando un altro dei sui ghigni sardonici. «Il che rende ancora più soddisfacente disubbidirgli... o sbaglio?» mormorò con voce soave.

Harry scosse la testa, riprendendosi dalla risata. Di sicuro non conosceva quel lato sovversivo di Piton. Poi, un improvviso giramento di stomaco gli fece serrare le mani attorno alla t-shirt blu che indossava.

«Nausea?» chiese Severus, tornando serio.

«Un pochino,» grugnì Harry, prima di sospirare, lasciando passare il dolore.

«Sono gli effetti indesiderati delle pozioni che stai assumendo, direi che per il resto della notte tu possa fare a meno di una seconda dose,» spiegò Severus. «Stenditi supino,» gli impartì poi.

Harry obbedì, seppur confuso dal comando. Osservò come l'uomo si sistemasse meglio sulla sedia, prima di procedere a posare entrambi i palmi delle mani rivolti verso il basso, al di sopra del suo addome, senza tuttavia toccarlo. Dopo qualche secondo, Harry si sentì invadere come da un'energia invisibile, che partiva dalle mani dell'Esperto di Pozioni e attraversava l'aria fino ad entrare in contatto con il suo corpo, infondendogli calore e distensione.

«Professore, cosa...?» mormorò Harry sentendosi già più sereno rispetto a prima, e allo stesso tempo affascinato da quella pratica per lui così inconsueta.

«É una tecnica di rilassamento, o un comune massaggio magico, se preferisci,» rispose Severus senza guardarlo, rimanendo concentrato su ciò che stava facendo. «Non è raro tra i Pozionisti apprendere le arti dei guaritori magici... alternare le due metodologie nei processi di cura delle persone non è altro che un metodo per limitare l'assunzione di eccessivi infusi, a lungo andare tossici per il fisico.» Harry vide infine lo sguardo di Severus posarsi sul suo e guardarlo intensamente negli occhi verdi, prima di aggiungere, dopo una breve ma significativa pausa: «É stata tua madre a insegnarmelo.»

Harry sentì il battito cardiaco accelerare leggermente, preso dalla stessa emozione di quando aveva scoperto per la prima volta la lettera scritta da Lily a Severus. Scoprire ogni volta uno sprazzo in più della vita di sua madre gli procurava una gioia irrefrenabile.

«Mamma studiava per diventare una guaritrice?» non poté frenarsi dal chiedere, con trepidazione nascente.

«Era tra i suoi interessi giovanili, insieme a Pozioni, Incantesimi e Cura delle Creature Magiche,» disse Severus, dopo un'altra piccola pausa, nella quale si concesse il lusso di soffocare una fitta di dolore in ricordo della solare e promettente strega che era stata Lily. «Ricordo che seguì un corso che si tenne a scuola durante il nostro quarto anno, e da allora divenne un interesse personale, da coltivare nel tempo libero leggendo libri e facendo pratica sui compagni volontari.»

Harry era estasiato dalle informazioni di cui Piton lo stava impreziosendo riguardo sua madre. «Era brava in Pozioni?» domandò ancora, in viso un'espressione rapita di chi pende completamente dalle labbra del proprio interlocutore.

«Oh sì, la più brillante strega dell'intero corso,» rispose Severus, con una punta di orgoglio nella voce, prima di interrompersi e schiarirsi piano la gola di fronte a un Harry che cercava di stropicciarsi gli occhi ora lucidi con quanta più discrezione possibile.

«Avrei voluto conoscerla,» bisbigliò il ragazzo, in una vocina sottile, colto da una malinconia insidiosa.

Severus si chiese come potesse consolarlo per una perdita così grave, lui che non era in grado di consolare nemmeno se stesso. E l'ultima volta che aveva confortato qualcuno era stato... troppo tempo fa. Ai tempi di Lily. Interruppe il massaggio, ormai superfluo, e allungò una mano verso gli occhialetti del ragazzo palesemente travolto dalla stanchezza, disinforcandoli dal suo piccolo naso, prima di evocare un fazzoletto candido da porgergli.

Harry ringraziò sommessamente e ne approfittò per soffiarsi il naso. Quando ebbe finito, fu sorpreso di sentire una mano scivolare tra i suoi capelli ribelli e accarezzargli il capo con calma in un gesto di insolito affetto, che tuttavia il giovane trovò estremamente rassicurante.

La voce di Severus era altrettanto tranquilla quando parlò.     

«Sentirsi spossati è normale dopo quello che hai vissuto, ma il massaggio ti aiuterà a farti riposare.»

Harry annuì, sentendosi già più sonnolento. «Credevo dovessimo parlare del viaggio al San Mungo...»

«Parleremo domani di diverse cose, inclusi altri ricordi su tua madre,» promise Severus, osservandolo socchiudere gli occhi mentre cedeva alla stanchezza,  «ora riposa.»

«... Resterai con me? Severus?» parlò nuovamente il ragazzo in un tono quasi infantile, timoroso di rivivere altri incubi come la notte precedente.

Severus allontanò un altro ciuffo ribelle dalla fronte del Grifondoro. «Sì, Harry.»
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