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Autore: balim    25/07/2016    1 recensioni
《Ora, prima di procedere oltre nella narrazione, io desidero avvisarvi che non dovrete sorprendervi se doveste udire nomi ellenici attribuiti a stranieri. [...] Innanzi a quella foce stretta che si chiama colonne d'Ercole, c'era un'isola. E quest'isola era più grande della Libia e dell'Asia insieme, e da essa si poteva passare ad altre isole e da queste alla terraferma di fronte.
In tempi posteriori […], essendo succeduti terremoti e cataclismi straordinari, nel volgere di un giorno e di una notte […] tutto in massa si sprofondò sotto terra, e l'isola Atlantide similmente ingoiata dal mare scomparve. 》
[Platone]
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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○● Capitolo 3 ●○









Jade si ritrovò ancora una volta ad osservare dal limitare della foresta il paesaggio che le si parava davanti agli occhi.
Si stagliava all'orizzonte quella che sembrava una catena montuosa di piccole dimensioni, ai cui piedi si trovava un'accozzaglia di edifici che componeva un'enorme cittadina, scintillante in lontananza sotto il sole.
Separavano Jade e quella città numerosi campi situati in quella che era la periferia della città, e un grande spiazzo erboso.
Jade si incamminò per raggiungere quella città.
Sentiva quasi un richiamo irresistibile, un filo che la legava a quella cittadina e che la obbligava ad avanzare, incurante delle sterpaglie. A piedi nudi, con braccia e gambe scoperte, avanzava, inizialmente a passo tranquillo, e poi sempre più veloce, presa da una frenesia che nemmeno la ragazza riusciva a spiegarsi.
L'erba alta accarezzava la pelle scoperta della ragazza, che in poco tempo si ritrovò a correre.
Arrivò al limitare del prato, e senza farsi troppi problemi scavalcò il piccolo recinto che le si era presentato davanti, ritrovandosi in mezzo a una distesa d'oro, composta da spighe di grano.
Jade si ritrovò a ridere gioiosa guardandosi intorno.
In giro non vedeva nessuno, solo in lontananza delle piccole figure umane, probabilmente braccianti nel pieno del loro impiego, ma troppo lontane perché si accorgessero di lei, una ragazza che a malapena riusciva a sovrastare in altezza le spine di grano mature. 
Il cielo era azzurro, una leggera brezza estiva scompigliava i capelli scuri della ragazza e faceva oscillare con grazia le spighe, numerose cicale frinivano tutt'intorno, e Jade cercava di capire quanto ancora mancasse per arrivare in città. Riprese il cammino.
Fu quando stava quasi per arrivare nei pressi delle prime case che si fermò, sentendo delle urla in lontananza.
"Dove credi di andare?!"  Si elevò una voce in mezzo ai suoni naturali fino ad allora percepiti. 
Jade si raggelò, girandosi per capire da dove venisse quella voce.
Sulla destra vide un contadino dai capelli bianchi, decisamente anziano e con la pelle cotta dal sole, che correva nella direzione della ragazza.
Jade non sapeva cosa fare.  Correre via o andargli incontro?  Scappare o spiegarsi al vecchio?
Non fece in tempo a scegliere che in attimo il contadino le fu a pochi passi di distanza, ma non si fermò, continuò a correre e con grande sgomento da parte della ragazza, la superò.
Non raggirandola, non spingendola. Jade si preparò all'impatto con l'uomo, ma questo la attraversò, come se fosse un'ombra, un fantasma.
Un senso di gelo la invase, terrificante quanto doloroso.
La giovane aprì la bocca, come emettendo un suono di sorpresa e fastidio, ma nessun suono ne uscì.
Si girò stordita verso il contadino, che notò rincorrere un monello che rideva per il nuovo gioco trovato.
 

Jade si svegliò di soprassalto facendo un suono alquanto stridulo. 
Mezza classe si girò a guardarla, e lei, diventando di un tutt'altro che delicato colore rosso, tentò di eclissarsi in ogni modo possibile. Clara la guardò male.
"Buongiorno fiorellino, dormito bene?" Chiese con un tono acido l'amica sbattendo nervosamente la penna contro il banco.
"Scusa Clara, mi sono addormentata e non me ne sono neanche accorta" rispose Jade ignorando il tono piccato dell'amica e stropicciandosi gli occhi. Clara non rispose, ma anzi, fissò insistentemente Jade per poi alzare la mano e dire al professore presente in classe: "Mi scusi Jade non sta molto bene, potrei accompagnarla in infermeria a misurare la febbre?"
 La faccia ancora mezza sconvolta della ragazza fu abbastanza convincente senza bisogno di ulteriori recite.
5 minuti dopo erano sedute in un angolo della scuola, al fianco delle macchinette.
"Allora? Che succede?" Esordì senza troppi giri di parole Clara.
"In realtà nulla! Semplicemente oggi non riesco a tenere gli occhi aperti e stamattina mi sono fermata 2 minuti in spiaggia e sono arrivata in ritardo!" Rispose con un tono divertito l'amica, capendo dove volesse andare a parare Clara.
Era la verità, nulla turbava Jade, se non in realtà lo strano sogno che stava facendo, prima durante la notte e dopo nell'ora di religione.
"Sei sicura? Sai che a me puoi dire  tutto vero?" Insistette Clara, appoggiandosi al calorifero spento sul lato del corridoio.
"Vai sicura, niente di niente! L'unica cosa eclatante che mi è successa in questi giorni è uno strano sogno che sto avendo ultimamente di non so che spiaggia strana in cui sono un fantasma!" Esclamò ridendo Jade, cercando di far  capire all'amica che la sua preoccupazione fosse del tutto superflua.
"E anzi, parlando di cose serie, forse settimana prossima riesco al convincere mia madre a farmi andare ai magazzini con papà zio e Jack" riprese con voce allegra. Clara sbuffò, cercando di nascondere l'accenno di una risata,  e fallendo miseramente.
"Sempre detto che sei strana" disse infatti, tirando una spallata giocosa all'amica.
"Davvero strana... la gente di solito sogna bei ragazzi, non storie dell'orrore la notte, e comunque se esci dall'isola mi raccomando, compra il regalo per il mio compleanno che ci sono i saldi da Bershka" riprese Clara con aria menosa, staccandosi dal calorifero al quale era appoggiata e con un’uscita ad effetto incamminandosi verso la classe delle due. Jade rise.
"E chi ti dice che io non lo abbia già comprato? So quanto ami lo sport e una bella cuffia da nuoto professionale non te la nega nessuno, stai tranquilla" esclamò Jade raggiungendo l'amica e prendendola a braccetto, gustandosi l'espressione inorridita di Clara. 
"Sei un essere spregevole, vedi di non dimenticarlo" esalò infatti con aria sconfitta Clara, sistemando un ricciolo biondo dietro l'orecchio.
Rientrarono in classe. Pochi minuti e la lezione sarebbe finita, dando inizio all'intervallo.
La campanella suonò a distanza di poco tempo e Jade si alzò, prese il giubbotto leggero e uscì nel giardino della scuola, dove si accese una sigaretta.
L'amica non sopportava questo suo vizio, avendo ormai smesso di fumare, e perciò quando Marco mancava da scuola usciva da sola, senza farsi particolari problemi.
Senza più l'amica a pressarla si abbandonò ai pensieri più disparati, e in poco tempo si concentrò su un pensiero in particolare che le aleggiava in testa da quella mattina.
Sogni strani ne aveva sempre fatti, erano una costante per Jade, ma non c'era nulla di particolare in ciò. La cosa che aveva sempre colpito Jade  dei suoi sogni era il fatto che attingessero ad avvenimenti appartenenti alla sua vita, ma che lei sapesse mai era stata un fantasma.
Scosse la testa tra sé e sé.
Forse il problema non era quello.
Il problema erano le emozioni suscitate da quel sogno, o meglio, da quegli ultimi due sogni, uno il completamento dell'altro.
Strano come avesse sentito fino all'ultimo, un'estrema calma, in una situazione così strana come il ritrovarsi completamente da sola in un posto così particolare e sconosciuto.
Ancora più strana era per Jade la ricchezza di dettagli, tutti quei particolari impressi a fuoco nella sua testa, quando solitamente dopo poche ore i suoi sogni cominciavano a scemare, perdendo il proprio senso nella mente della ragazza. Questa volta non solo aveva quasi ripreso il sogno interrotto, ma per di più era lì a lambiccarcisi, con un senso di leggera ansia e sgomento.
Spense la sigaretta e la buttò, con  i lunghi capelli davanti agli occhi. Prese una ciocca tra le mani e se la rigiro tra le dita, pensierosa. 
Erano neri, su quello non c'erano dubbi,  ma erano così scuri che sotto la luce forte del sole assumevano quasi una sfumatura,  seppure lieve, di un colorito bluastro,  motivo di invidia della biondissima Clara, fino a qualche tempo primamnel pieno della sua fissa punk-rock, vestiti in pelle e capelli dei colori più disparati.
Lasciò la ciocca e arrivò a una conclusione.
Avrebbe tentato per quanto possibile di scacciare quei pensieri dalla sua testa.
Era una persona che tendeva a farsi molti problemi per il più piccolo pensiero, era insomma una normale adolescente, e di certo non aveva intenzione di rovinarsi la giornata per un qualcosa di insulso come un sogno.
Lasciò la sua postazione isolata e attraversò il cortile della scuola, evitando i gruppi di ragazzi radunati fuori godendosi la frescura non ancora davvero penetrante dell'autunno che si avvicinava.
Salì le scale a due a due e si incamminò verso la sua classe, trovando per la sua strada Clara, presa a chiacchierare con Sarah.
Se Clara con i suoi lunghi e ricci capelli, la sua altezza spropositata, e il suo fare sicuro appariva bella e sicura, Sarah, bassina e timida, con i suoi capelli bruni e riccissimi, occhiali sul naso e libri sottobraccio, era decisamente l'opposto dell'amica.
Cugine di grado troppo lontano per capirne davvero il tipo, erano nate nello stesso periodo e cresciute insieme ai vari fratelli dell'una e dell'altra, stringendo un rapporto forse ancor più stretto rispetto a quello tra Clara e Jade. 
Ovviamente Jade e Sarah  erano altrettanto amiche  forse proprio perché accomunate da quel ciclone che era Clara, e perciò tentavano di mitigare il carattere allegro era burrascoso della bionda.
Jade si unì a loro.
"Puzzi" la accolse storcendo il naso Clara.
"Hai ragione! Cavolo, una doccia al mese ormai non mi basta più…" rispose ironicamente Jade, salutando poi con calore Sarah.
"Siete impossibili" esordì nella discussione Sarah, ridendo delle due ragazze.
"Sì, lo sappiamo!" Disse Clara, circondano gioiosamente con il braccio le spalle di Jade.

 
***


Nel retro del negozio il caldo era asfissiante.  Mezz'ora prima Jade aveva aperto la piccola finestra alle sue spalle, ma l'aria era stagnante, nemmeno un soffio di vento osava entrare nella stanza.
La situazione evidentemente non era ottimale per lo studio intensivo che Jade avrebbe dovuto compiere per il giorno dopo.
Erano le 3 del pomeriggio e verso le 4 Carla sarebbe dovuta arrivare in negozio, che aveva lasciato in mano a Jade per circa un paio d'ore.
Il pomeriggio era tranquillo, al momento erano entrati solo un paio di ragazzi per comprare un paio di pettorine, per il resto il negozio era deserto, eccetto per Jade e i suoi compiti di fisica.
Presa dalla disperazione cominciò a giocherellare con il cellulare.
Alzò poco dopo lo sguardo, quando sentì il campanello all'ingresso trillare. Qualcuno era entrato in negozio.
Fece allora per posare il cellulare e dirigersi nel locale, quando sentì la familiare voce della madre chiamarla. Allora riprese la cartella stipando al suo interno tutti i suoi oggetti sparsi per la stanza e si diresse verso Carla.
"Ehi ma! Come va?" Chiese Jade dandole un bacio sulla guancia.
" Tutto a posto, sono andata a pagare gli arretrati e ora posso rimanere in negozio." Rispose la madre, posando a sua volta la sua borsa nel retro e rientrando nel locale.
"Ok allora io torno a casa, ci vediamo li." Disse voltandosi Jade e dirigendosi verso l'uscita.
"Aspetta Jade!" La fermò improvvisamente Carla.
Jade ovviamente, che aveva raggiunto la porta si bloccò e con un’espressione interrogativa si rivolse alla madre.
"Ho parlato con Laura, la madre di Sarah, e ci siamo organizzate in altro modo per settimana prossima, riesco a passare in comune venerdì anziché sabato,  quindi non c'è bisogno di te in negozio" spiegò Carla alla figlia, guardando con soddisfazione l'improvvisa espressione di contentezza scaturita sul volto della ragazza.
Quella non disse niente, semplicemente fece dietrofront e corse ad abbracciare la madre, dando inizio ad una cantilena di "grazie" e "tu se la mia mamma preferita".
Poco dopo Jade era fuori in strada, ed incurante del caldo quasi saltellava contenta per la via di casa.
Chiamò allora il cugino per avvertirlo del cambio di programma improvviso, avvenuto senza nemmeno tante fatiche per convincere Carla.
Una volta tornata in casa andò in camera sua, dove accese la radio e finì i compiti il più velocemente possibile.
Il programma del pomeriggio era infatti quello di recarsi a casa di Marco insieme a Clara e Sarah,  i 4 inseparabili. 
Marco, il ragazzo di Sarah, era anch'esso amico d’infanzia di Clara e Jade, il quale quasi per caso aveva conosciuto Sarah proprio grazie alle due ragazze.
In poco tempo erano diventati inseparabili tutti e 4, per poi far sfociare l'amicizia tra Sarah e il ragazzo in una vera e propria relazione, con come conseguenza numerose battutine da parte di Jade e Clara.
Presto Jade uscì nuovamente di casa, lasciando un bigliettino alla madre con scritto dove stesse andando e che per l'ora di cena sarebbe stata di ritorno.
Il cielo era grigio, nonostante il caldo la pioggia era imminente e per questo Jade affrettò il passo, non avendo ombrelli.
Infine arrivò sotto casa di Marco, citofonò ed entrò nel cancelletto.
Salì  le scale condominiali ed entrò in casa.
Un coro di "ciao" la accolse, e lei rispose con un sorriso.
Appese il giubbotto leggero di jeans alla spalliera, tolse le scarpe e le buttò in un angolo, infine raggiunse gli amici in salotto e si buttò con poca eleganza sul divano.
Jade era praticamente cresciuta in quella casa quasi più che a casa sua, motivo per il quale considerava Marco come il fratello che non aveva, così come la sua abitazione la sua seconda casa e la famiglia del ragazzo come la sua seconda famiglia.
Nel salotto erano in 5.
Clara Marco e Sarah erano buttati senza ritegno sul primo divano, le gambe del ragazzo lanciate sul puff subito di fronte, le gambe delle due ragazze abbandonate miseramente sul ragazzo che non si lamentava neppure, non avendo speranze di potersi opporre, conoscendo l'amica e la sua ragazza.
Sull'altro divano, quello più piccolo si era appena buttata Jade, prendendo possesso del telecomando, più per abitudine che per vera e propria utilità,  essendo la televisione accesa su Mtv Music, mentre all'altro alto del divano c'era Stefano,  il fratello maggiore di Marco.  
Marco e Stefano potevano tranquillamente passare per gemelli, capelli scuri, riccissimi,  pelle ambrata e sorriso luminoso.
Se da piccoli una spanna in altezza li rendeva decisamente differenti, da qualche anno a quella parte la situazione era cambiata.
Ovviamente questo non valeva per gli amici dei due ragazzi, se apparentemente questi potevano sembrare identici, conoscendoli con una sola occhiata erano distinguibili.
Se Marco era simpatico e solare, il maggiore era decisamente più riservato e ombroso.
Il primo era sempre pronto a ridere e scherzare, e spesso con la sua simpatia involontariamente focalizzava l'attenzione su se stesso in maniera piacevole, Stefano era da sempre più tranquillo e pacato,  meno avvezzo al centro dell'attenzione e sempre sulle sue. 
Nonostante ciò era davvero una bella persona, e le tre ragazze lo sapevano.
"Ehi Ste!" esordì Jade con un cenno del capo rivolgendosi all'amico.
"Ciao Jade, che mi racconti?" Rispose Stefano guardando la ragazza al suo fianco.
"Settimana prossima vado in città, finalmente fuori dall'isola" disse felice Jade, battendo le mani come una bambina.
"Sai che io parto domani? Stage scolastico, non ho ancora ben capito cosa dovremmo fare, ma stiamo via una settimana e tento mi basta" raccontò il ragazzo con aria annoiata.
"Sì mi aveva accennato qualcosa Marco, per questo ti dicevo, visto che vado sabato se tu sei ancora lì possiamo beccarci, in mattinata io e Giacomo pensavamo di andare a vedere la fiera se vuoi aggiungerti." Disse Jade, sapendo che il ragazzo e suo cugino erano amici probabilmente ancora da prima che lei conoscesse Stefano.
"Ci sta, tanto il sabato abbiamo giorno libero e non vedo da secoli tuo cugino, poi ci mettiamo d'accordo più avanti" concordò Stefano, la cui attenzione venne subito catturata dalle risate provenienti dall'altro divano. Anche Jade distolse lo sguardo dal vicino e si rivolse agli amici poco distanti.
Lì Marco e Sarah ridacchiavano senza ritegno, mentre lo sguardo di Clara si spostava velocemente tra la coppietta vicina a lei e i due amici sull'altro divano.
"Che?" chiese dubbiosa Jade, non capendo cosa si fosse persa.
"Avete mai pensato che potreste essere una bella coppietta voi due?" Chiese con fare innocente Sarah, sbattendo le ciglia ai due amici.
Jade e Stefano, con versi plateali si spostarono velocemente, spalmandosi sui due lati del divano opposti, così da mettere più distanza possibile l'uno dall'altra.
Marco scoppiò a ridere, mentre Clara fece un piccolo sorriso.
"Tralasciando certi suggerimenti incestuosi" esordì allora Jade, alludendo al rapporto troppo familiare tra lei e il ragazzo perché quello di Sarah potesse essere un pensiero reale.
"Che dite di fare qualcosa di più costruttivo che stare qua a fare nulla?" Continuò la ragazza, guardando a uno a uno i suoi amici.
"Che vuoi fare di costruttivo? Studiare?" Chiese Clara accavallano le gambe infastidita.
“Ma ti pare?!” rispose scandalizzata Jade.
"Spiaggia?" Propose Stefano conciliante.
"Andata!" Esclamò Sarah, prendendo la borsa e alzandosi, seguita a ruota dagli altri.
Jade adocchiò il cielo sbirciando fuori dalla finestra.
Esso non era più adombrato come poco prima, ma di certo non era limpido.
I ragazzi decisero di rischiare, e si diressero verso il mare.
Uscirono velocemente di casa e in poco tempo si ritrovarono in spiaggia.
Il pomeriggio passò senza intoppi, finché le prime goccia di pioggia cominciarono a cadere, dando inizio ad un acquazzone.
Ridendo i ragazzi si separano, ognuno diretto verso la propria casa, motivo per il quale Clara e Jade si ritrovarono a percorrere lo stesso pezzo di strada, opposto a quello degli altri tre.
Entrambe correvano ridendo. Tentarono di ripararsi con ciò che avevano, l'una con la giacchetta, l'altra con la felpa, ma ovviamente fu del tutto inutile.
Decisero infine di ripararsi sotto una piccola tettoia,aspettando il momento giusto per poter ripartire senza bagnarsi completamente.
Sotto il piccolo portico rimasero per circa venti minuti, durante i quali risero e scherzarono come non facevano da tempo. Si volevano molto bene, eppure a volte tendevano dimenticare quanto la compagnia l'una dall'altra fosse piacevole.
La pioggia diminuì, e le due ne approfittarono, ricominciando a correre sul marciapiede, evitando le buche piene di pozzanghere e continuando a ridere come due bambine. Arrivate al momento della separazione si abbracciarlo, e Clara chiese speranzosa all'amica: "Jade, verso fine mese festeggiamo il compleanno di mio fratello in casa con i parenti, visto che è sempre una palla verrai anche tu?"
"Certo che verrò" rispose dolcemente Jade. Il bimbo avrebbe compiuto 8 anni e sebbene Clara volesse bene al fratello, avere tutti i parenti in casa sarebbe stato pesante e noioso per la ragazza, non avendo nessuno con cui passare il tempo, Sarah non ci sarebbe stata.
Si lasciarono, ed entrambe tornarono a casa, felici del pomeriggio passato insieme agli altri e pregustando gli ultimi  giorni di calma e bel tempo prima del serio inizio della scuola.







 
   
 
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