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Autore: Cipollina    25/07/2016    2 recensioni
La tradizionale Festa di Primavera a Malfoy's Mannor si svolge nella sua teatrale maestosità così come tutti gli anni. L'alta società del mondo magico è stata invitata e Draco e sua madre svolgono il loro compito da anfitrioni in modo eccellente... eppure Narcissa Malfoy è preoccupata e anche se sia lei che il figlio tengono d'occhio lo stesso nuovo ospite, i loro intenti sono diametralmente opposti.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Narcissa Malfoy | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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Harry sentì il ribrezzo con cui la donna stava sfiorando la sua mano ma la rabbia che gli ribollì nel petto non raggiunse il suo viso. Il ballo precedente stava per finire e aspettò pazientemente, consapevole del numero esagerato di sguardi che si stava posando su di loro, era stato tenuto d’occhio per tutta la serata da un buon gruppo di ospiti e ovviamente dalla Signora Malfoy stessa, ma non era nulla rispetto all’attenzione che gli si stava catalizzando addosso.

Aveva ucciso Voldemort, aveva sbattuto una buona parte dei conoscenti degli invitati in prigione e alcuni erano perfino morti sotto alla sua bacchetta, perfino il padrone di casa si trovava in carcere a causa sua… e lui si presentava alla festa della moglie e si portava a letto il figlio.

Harry non voleva essere lì, mille miglia non sarebbero state abbastanza lontane da quel posto… ma Draco gli aveva chiesto di venire. Semplice.

La musica sbiadì e alcuni ballerini andarono alla ricerca dei loro bicchieri, presto sostituiti da altre coppie. Harry guidò la Signora Malfoy sulla pista e Narcissa si posizionò davanti a lui, raccogliendo il corto strascico del suo vestito con una mano e alzando l’altra a mezzaria. Era la vecchia postura per il ballo da sala che pochi conoscevano ancora e che era caduta in disuso da anni, ormai i giovani volevano aggrapparsi ai fianchi della loro ballerina e tenerla il più vicino possibile, ma Harry accondiscese al suo volere portandosi la mano sinistra dietro la schiena e tenendo il palmo della destra alzato a poco più di un centimetro da quello della Signora Malfoy. Non c’era tra loro nessun punto di contatto. Sarebbe stato più difficile coordinarsi per il ballo e ogni disarmonia tra di loro sarebbe risultata ancora più evidente, ma negli occhi di Harry non si accese nessuna indecisione. La signora lo stava evidentemente mettendo alla prova, sottoponendolo ad un possibile imbarazzo… e lui avrebbe superato l’esame.

La musica ricominciò e Harry maledisse l’orchestra che aveva scelto un ritmo decisamente allegro e quasi rapido, era il tipo di musica che preferiva, ma non certo il migliore da ballare a quel modo. Tuttalpiù che Harry non era affatto un ballerino istintivo, si era esercitato ma a volte sentiva ancora i passi sfuggirgli… tuttavia la Signora Malfoy non aveva tenuto conto di un fattore fondamentale: era stata lei che aveva insegnato a Draco a ballare, molto tempo prima, quando ancora il figlio aveva dovuto stringersi alla sua vita, troppo basso per farlo alle sue braccia… ed era Draco che aveva insegnato ad Harry.

Nel giro di pochi passi Harry cancellò l’immagine della donna davanti a sé e la sostituì con Malfoy, nudo, a pochi centimetri dal suo corpo altrettanto nudo e smaniante per un contatto, il suo ghignetto Serpeverde mentre fingeva di stuzzicarlo soltanto, tradito dalle pupille dilatate dal desiderio che lo guardavano quasi volesse divorarlo. Aveva faticato ad imparare quel ballo, gli aveva già insegnato a ballare nel modo convenzionale, allora perché insistere ad imparare quella danza antiquata? Che gusto c’era a ballare con lui se non poteva toccarlo, se non poteva sentire le sue cosce contro le proprie, le sue mani sui fianchi, il suo respiro contro il collo? Ma ecco che Draco aveva spostato le lezioni in camera da letto, le note mugugnate dalle sue labbra strette, lucide di saliva anche se la punizione per essersi avvicinato, per averlo sfiorato, per averlo baciato o per aver sbagliato un passo era sempre la stessa: un bacio o un’occhiata abbastanza intensa da renderlo impreparato ad una poderosa sculacciata a tradimento, per poi ricominciare dal passo di apertura.

Non c’era nulla di eccitante questa volta, non c’era un sorriso fra le sue labbra e di certo non c’era un’erezione tra le sue cosce, eppure non ebbe bisogno di chiudere gli occhi per vederlo, portava la sua immagine stampata nelle pupille. I suoi passi si accordarono da soli a quelli della Signora Malfoy mentre si muovevano straordinariamente aggraziati in mezzo agli altri ballerini, la schiena dritta senza essere rigida, lo sguardo puntato in avanti ma non ottuso e l’espressione seria ma non corrucciata, mentre i loro piedi sembravano cantare su quelle note, volando in difficili circonvoluzioni e giocando tra di loro con eleganza.

Quando la musica infine scemò, Neville, che aveva seguito la scena con apprensione, si lasciò sfuggire un sorriso smagliante, ma Draco trattenne il fiato: l’attenzione della sala era puntata su Potter e sua madre e il pericolo era tutto fuorché lontano. Potter era stato incredibilmente bravo e Draco sapeva che non ci sarebbe stato nulla di più volgare per sua madre di uno di quei sorrisi sinceri che illuminavano gli occhi tremendamente verdi e che gli facevano sempre tremare le ginocchia. Ma ancora una volta Harry si dimostrò all’altezza della situazione, accompagnando la donna nel punto della pista più lontano dal Signor Bulstrode e separandosi da lei con un lieve inchino leggermente retrò, che risultò però troppo serio per essere deriso, per poi ringraziarla del ballo con le parole di rito e cederla nuovamente ai suoi invitati per poi ritirarsi silenziosamente.

Fu Draco a lasciarsi sfuggire un sorriso sincero e decisamente inappropriato, perché sul viso di sua madre c’era qualcosa di molto simile all’ammirazione mentre accettava il ringraziamento e lo vedeva allontanarsi con un passo rapido ma leggero. E finalmente, nell’accompagnare il Signor Bulstrode fuori dalla Sala con una minaccia tagliente e uno sguardo gelido, Draco riuscì a trovare l’occasione giusta per sgattaiolare via dagli invitati.

Erano tutti concentrati su sua madre, sul ballo e soprattutto su Potter, presto dimentichi dell’indignazione che avevano provato un attimo prima per sostituirla con una nuova ammirazione: c’era un motivo se la Festa di Primavera era tanto famosa, bastava un commento infelice per veder fallire un affare importante che già si dava per scontato, bastava un ballo aggraziato per cambiare l’opinione che l’intera Alta Società aveva di qualcuno… certo, nel caso di Potter non sarebbe affatto bastato, ma avevano cominciato e questo era più di quanto chiunque avrebbe mai creduto possibile.

Draco scomparve dalla seconda uscita sulla destra, quella opposta a dove era uscito Potter, ma lui conosceva la casa e conosceva Potter, scattò verso il passaggio segreto, seguendo i corridoi infiniti che si snodavano in tutta la casa, raggiunse le cucine e si gettò verso un altro passaggio segreto per raggiungere infine l’uscita sul giardino, scese le scale e imboccò il sentierino dietro ai cespugli di gelsomino notturno che emanavano il loro dolce profumo nella notte gelida della novella primavera.

Quando Harry infine arrivò, Draco lo stava già aspettando e non attese oltre, avvicinandosi a lui e stringendolo a sé con tutto l’amore che provava per lui.

“Ti amo”

Harry rilasciò il respiro contro il suo collo, inconsuetamente rigido contro il compagno, senza ricambiare l’abbraccio ma restando comunque contro di lui, il viso affondato nei suoi capelli.

“Draco…”

Malfoy lo interruppe, baciandolo perché era da quando lo aveva visto entrare che aveva voluto farlo, perché avrebbe voluto stargli vicino e invece gli era sempre sfuggito, perché lo aveva visto sorridere ma aveva subito capito che non era sincero, perché lo aveva visto stringere decine di mani e quello che avrebbe voluto era avere quelle dita solo intrecciate alle proprie.

Ma Harry si tirò indietro quasi subito, accarezzandogli una guancia per alleggerire il proprio rifiuto e cercando finalmente il contatto diretto con i suoi occhi:

“Draco, io non sono adatto a queste cose, so che ci tieni, ma non sono in grado di…”

“Sei stato perfetto! Hai salvato mia madre da una figuraccia, non avresti potuto fare di meglio!”

“… forse, ma ho sfiorato la crisi isterica più di una volta e se non ho preso a schiaffi Narcissa poco ci è mancato… lo sai come sono, mi conosci…”

“Ti conosco, e ti amo esattamente per quello che sei”

“… allora permettimi di andarmene, per favore… mi dispiace…”

Draco prese un respiro profondo, baciandolo sul viso con leggerezza, lasciando che chiudesse gli occhi sotto le sue labbra, lasciando che i suoi muscoli infine si rilassassero sotto a quel completo magnifico che gli stava a meraviglia e che Draco non vedeva l’ora di togliergli. Fu Harry questa volta a cercare le sue labbra e Draco gliele concesse senza esitazione. E quando infine si separarono, stretti l’uno all’altro con le labbra umide e la pelle d’oca per quello che non era il freddo. Harry ritrovò il suo sorriso, non il suo solito, non quello mozzafiato, ma quello che Draco non riuscì ad accogliere se non con un sospiro. Amava quell’uomo, lo amava in ogni suo piccolo gesto.

“Non te lo chiederò più… ma ho bisogno che arrivi alla fine di questa serata, nel giro di un’ora gli invitati lasceranno la Sala e…”

“Non so se riuscirò a sopportare ancora tutto questo…”

Non stava esagerando, Draco lo sapeva, glielo vedeva negli occhi esausti, Potter non sapeva mentire, non sapeva fingere e quella sera non aveva dovuto fare altro, lo aveva fatto per Draco e sapeva che a discapito delle sue parole se glielo avesse chiesto lo avrebbe fatto ancora… e proprio per questo Potter voleva che capisse, Draco doveva rendersi conto di ciò che implicava per lui, di quanto si sentisse sporco, di quanto si sentisse umiliato nel ballare con una donna che si sentiva disgustata al solo sfiorargli la mano, di quanto aveva dovuto inghiottire per sopportare l’ipocrisia dei sorrisi che gli erano stati rivolti quando ben sapeva che la maggior parte dei presenti  lo odiava. Draco ci era abituato, ma lui no, Potter non sarebbe mai riuscito a farne un’abitudine, si sentiva nauseato. Aveva voglia di uscire, andarsene, respirare aria fresca e pulita.

“Ho bisogno di te ancora per un’ora… devo ballare con te l’ultimo ballo”

Harry alzò di scatto la testa, socchiudendo gli occhi, incapace di comprendere, Draco gli aveva insegnato a ballare nell’eventualità che si ritrovasse alle strette e non potesse evitarlo, così gli aveva detto… non credeva che avrebbe dovuto ballare con lui.

Draco prese un respiro profondo ad occhi chiusi e Harry aspettò che gli spiegasse.

“L’ultimo ballo spetta all’erede Malfoy… l’erede e la Signora Malfoy, sua madre.”

Harry lo stava scrutando con attenzione,  aveva colto il simbolismo e poteva intuire ciò che Draco gli stava chiedendo, ma avrebbe aspettato fino a quando non glielo avesse sentito dire esplicitamente, ne aveva bisogno perché aveva già intuito che non poteva dirgli di no e aveva bisogno di sapere il valore che Draco dava a quel maledettissimo ballo.

“Naturalmente questo vale solo fino a quando l’erede Malfoy non ha una sua Signora Malfoy con cui ballare”

“Io non sarò mai la Signora Malfoy…”

“No, non sarai mai un Malfoy, ma sei comunque la persona che ho scelto perché mi accompagni per il resto della vita e ballare con te l’ultimo ballo della festa sarebbe l’unico modo perché questo venga riconosciuto”

“Non ho bisogno che venga riconosciuto da nessuno se non da te…”

Draco prese un respiro profondo, sapeva che glielo stava imponendo, sapeva che non era corretto, non dopo tutto ciò che aveva già fatto:

“…ma ne ho bisogno io”

Harry continuò a fissarlo. Un’ora, doveva resistere un’ora e poi avrebbe dovuto ballare con Malfoy, aveva ballato con sua madre pensando che non ci potesse essere nulla di peggiore e ora scopriva che qualcosa di peggiore c’era.

Lo avrebbe messo in ridicolo e questo non poteva tollerarlo più di quanto avrebbe potuto Narcissa Malfoy.

Per tradizione avrebbe dovuto ballare con una ragazza mozzafiato dal sangue puro che gli avrebbe volteggiato attorno come una libellula, con negli occhi la fierezza di una Malfoy e nei gesti la nobiltà che l’aveva condotta a meritarsi quel cognome… e invece fra le braccia di Draco ci sarebbe stato lui: un uomo, mezzo plebeo, babbanofilo,  ma soprattutto una persona che odiava ciò che il cognome Malfoy implicava e che mai avrebbe accettato di portarne il marchio.

“…tua madre”

“Sa già che te lo avrei chiesto, non approva ma non può impedirmelo”

Harry aspirò lentamente l’aria gelida della sera e il profumo di gelsomino gli inondò le narici. Era troppo presto per quei fiori, probabilmente erano sbocciati con l’aiuto di un Incantesimo, non c’era nulla di autentico in quella casa, nulla di spontaneo, nulla di vero.

Sentì l’ansia crescergli nel petto mentre le sue guance, arrossatesi per l’aria fredda, perdevano colore. Ma poi lasciò che i suoi occhi si adagiassero in quelli di Draco e il suo petto vibrò dei battiti accelerati del cuore, perché dopo gli anni passati assieme gli occhi nuvola ancora gli facevano quell’effetto. Si era sbagliato: una cosa autentica c’era. Lo amava e nel loro amore non c’era mai stato nulla di menzognero, lo amava e di vero c’erano loro due.

“Dovresti tornare dai tuoi ospiti, sei già stato via troppo tempo, tua madre di sicuro non starà approvando”

Draco lo guardò con tutta la frustrazione che provava, senza capire se poteva o meno chiederglielo, ma alla fine non poté trattenersi:

“Ballerai con me?”

  
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