Top secret
Operazion
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Cap. 2 – Isabella Swan
Tutto il giorno e tutta la notte lessi con
scrupolosità ogni minimo dettaglio del fascicolo.
Era incredibile. Tutto questo non era assolutamente
possibile.
Anni e anni di sacrifici per cosa?
Delle stupidissime leggende?
La tentazione di andare da quel Superiore
che mi aveva “analizzata” e sbattergli in faccia quel dossier era tanta. Troppa.
Ingurgitai quel che rimaneva del mio caffè freddo.
Non potevo buttare tutto a puttane.
La mia missione
consisteva nel fingermi un imbranata ragazza di Forks per scoprire l'esistenza esseri
speciali che si nasconderebbero tra gli umani.
Così li avevano definiti.
Esseri
speciali.
Sbuffai incazzata.
Doveva trattarsi di uno scherzo.
Non potevo essere stata catapultata in una puntata
di X-file. Dove erano finite
le intercettazioni telefoniche e la lotta al terrorismo?
Gran parte del fascicolo parlava di questa ragazza:
Isabella.
Una banalissima ragazza di soli 17 anni che
va a vivere a Forks dal padre che guarda caso e il
capo della polizia locale.
Gran bella copertura, complimenti…
Sapevo di non poter rifiutare.
Passai la notte insonne a studiare ogni minimo
particolare.
Dovevo essere Isabella Swan,
dovevo pensare, parlare e muovermi come lei.
Non era difficile capire perché avessero scelto me.
Leggendo le caratteristiche notai una miriade di
somiglianze.
C’era anche una foto di questa Isabella.
Occhi castani, capelli castani viso acqua e sapone,
come me. Non ricordavo neanche quando era stata
l’ultima volta che mi ero truccata. In accademia non era permesso, no che io ne
sentissi il bisogno.
Inoltre ero l’unica,
data la mia statura a poter sembrare una ragazza di 17 anni o giù di lì.
Mi accesi una Malboro.
Una delle ultime.
Isabella non fumava.
Maledizione.
Sarei dovuta partire
domani stesso.
Un biglietto di solo andata era allegato alla
documentazione assieme ad una carta d’identità, un passaporto e un codice
fiscale.
Avevano pensato proprio a tutto.
Mi vestii in modo semplice.
Jeans e maglione a maniche lunge, a Forks il tempo era una vera merda. Non poteva andarmi peggio di così.
Il volo era andato bene.
Ad aspettarmi all’aeroporto Charlie
Swan.
Lo riconobbi subito dalla divisa.
Era decisamente imbarazzato:
non doveva essere semplice essere il subordinato di una ragazza di soli
ventitre anni.
-
Buongiorno capo – mi disse timidamente.
Questo non ha
capito un cazzo dalla vita o non gli hanno ancora
spiegato niente. Sono in incognito!!! Urlai mentalmente
-
chiamami solo Isabella, papà – dissi guardandolo di traverso.
-
Solo Bella – mi corresse lui e
poi continuò – è così che si fa chiamare
–
-
Ok – gli dissi alzando
le spalle.
Mi condusse verso la volante aiutandomi a portare
l’unico borsone che avevo.
Era venuto a prendermi con la volante!
La furbizia non era di certo il suo forte o forse
semplicemente ci tenerva a farmi sentire a mio agio.
Il silenzio durante il viaggio era estenuante.
-
parlami un po’ di tua figlia – gli dissi con modi gentili
-
non so molto di lei in realtà – disse senza distogliere lo sguardo dalla strada.
Wow che padre modello che
sei!
-
non viene spesso a trovarmi – continuò con aria triste.
Ah! Mi correggo: era la
figlia che era una stronza.
Doveva essere una di quelle figlie viziate ed
egoiste che pensano solo a se stesse infischiandosene
degli altri.
-
veniva in estate, la obbligava la madre, finché non ha
compiuto 14 anni – mi spiegò.
Beh! Ripensandoci, forse la copertura poteva
funzionare! In paese non la vedevano da circa 4 anni e le ragazze all’età dello
sviluppo subiscono parecchi cambiamenti, sarebbe stato
facile passare per lei…certo, avrei sicuramente modificato qualcosa mettendoci
un po’ di mio…
-
loro cosa ti hanno spiegato, sai perché sono qui? – gli chiesi sottolineando il loro.
-
No – mi disse con un sospiro.
Non lo avevano detto neanche a lui.
La cosa si faceva interessante.
-
ti ho preso un auto, per gli spostamenti…per andare a
scuola – mi disse poi imbarazzato.
-
G-grazie – gli risposi
altrettanto in imbarazzata.
Che pensiero
gentile!
-
non è un granché, ma sai non potevo permettermi di meglio –
mise subito le mani avanti
-
andrà benissimo – risposi. Questo Charlie iniziava
a starmi davvero simpatico, saremmo andati sicuramente d’accordo.