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Autore: Najara    25/07/2016    3 recensioni
La paura del buio è paralizzante per vincerla, però, basta che qualcuno ci insegni ad amare le ombre.
Storie scritta per il contest: "Quietly into the night" di Whiteney Black.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Farfalle d’ombra

 

 

Il buio l’avvolgeva come una coltre pesante, soffocandola, stringendola. Aprì la bocca per urlare, ma non riuscì a emetterne nessun suono mentre, vischioso e soffocante, il buio le rotolò sulla lingua scivolandole lungo la gola.

Aprì gli occhi terrorizzata, il cuore che batteva veloce, e si ritrovò nel buio. Il suo incubo non era finito. Annaspò nel letto allungando il braccio verso il comodino nella frenetica ricerca della luce. Il panico si fece ancora più acuto quando la sua mano trovò solo il vuoto. Il respiro accelerò ancora, diventando ansimante e riempiendo il silenzio della notte.

“S?” Chiese una voce assonnata. Lei si bloccò, la paura le attanagliava la mente, ma quel suono le permise di raggiungere una consapevolezza: non era nel suo letto, non era nella sua camera. Con un sussulto ricordò di essere in campeggio e, più importante, rammentò di avere una torcia. Rapida tastò attorno a sé e quasi gemette di sollievo quando trovò quello che cercava. Un singolo fascio di luce esplose nella tenda e lei vi si aggrappò con tutta se stessa, immergendovi il volto e cercando di non pensare a come il buio lambisse ancora il suo corpo.

“S, va tutto bene?” La voce ora era più presente, come se il sonno l’avesse abbandonata. Lei respirò profondamente cercando di controllare la paura e di rispondere.

“Sì…” La voce sembrò incerta alle sue orecchie e dovette apparire tale anche alla sua compagna di tenda perché lei sentì dei fruscii e dei tonfi poi nel fascio di luce apparve un altro volto.

“Ciao.” Disse la bambina, strofinandosi gli occhi ancora pieni di sonno.

“Ciao Sarah, non volevo disturbarti.” Era la prima notte di campeggio al campo estivo e se i suoi compagni avessero scoperto che aveva paura del buio l’avrebbero presa in giro per l’intero mese di vacanza. Per un istante pensò di spegnere la luce e tornare a dormire, ma la paura le accelerò il battito cardiaco e lei non premette sull’interruttore.

“Hai fatto un brutto sogno?” Chiese ancora la sua compagna di tenda, sistemandosi a pancia in su accanto a lei, il corpo semi estratto dal sacco a pelo.

“Io… sì…” Ammise lei, aveva conosciuto Sarah solo quella mattina, ma i suoi occhi gentili la spinsero a confidarsi.

“Io ho portato Incubo, lui mi protegge, se vuoi lo metto tra noi due, così difende entrambe.”

“Incubo?” Chiese allora lei, reprimendo un brivido nell’udire un rumore sordo provenire dall’esterno. La bambina si tuffò verso il suo zaino facendo ondeggiare le treccine e ritornò con un peluche, un drago verde dalla lingua rossa che sputava fuoco. Sarah lo sistemò in piedi tra loro due.

“Ecco fatto, se arriva un brutto sogno Incubo se lo mangia.”

Come dirle che non erano i sogni a paralizzarla, ma il buio?

“Grazie.” Disse soltanto e la bambina sorrise. Sembrava aver dimenticato il sonno e le si sistemò accanto osservando il soffitto della tenda. Rimasero in silenzio e lei percepì di nuovo il buio opprimerla, lo sentiva assaltare il suo piccolo fascio di luce, con un sussulto di panico si chiese cosa sarebbe successo se la batteria della torcia fosse finita.

“Sai, so fare la farfalla.” Se ne uscì Sarah attirando di nuovo la sua attenzione, guardò la bambina che tendeva le mani davanti a lei nel fascio di luce, senza capire. La bambina la guardò e rise. “Non devi guardare me, ma l’ombra.” Tese la mano e indicò in alto. L’ombra? Lei aveva il terrore delle ombre, avanguardia del buio. Eppure non riuscì a trattenersi e alzò lo sguardo lentamente, finendo per guardare il soffitto verde della tenda. Rimase qualche secondo senza capire poi improvvisamente afferrò il senso dell’immagine e davanti ai suoi occhi apparvero due ali e un piccolo corpo da bruco: una farfalla. Senza che potesse controllarlo un sorriso apparve sul suo volto e la mano con cui stringeva la torcia si rilassò, non aveva più bisogno di un’ancora di salvezza.

“Mamma ne sa fare moltissime: il cane, il coniglio, la colomba… io però ho imparato solo questa.” Mentre parlava le sue dita si muovevano e le ali della farfalla sembravano fremere. “Se vuoi ti insegno.” Propose poi la bambina entusiasta. Le sarebbe piaciuto molto, ma avrebbe significato lasciare la torcia.

“Magari domani mattina…” Sarah ridacchiò.

“Ma domani ci sarà la luce e con la luce non si possono fare le magie! Dai, prova, devi solo intrecciare i pollici e lasciare le dita aperte.” Senza esitare le sfilò la torcia e la puntò di nuovo in alto, aspettando che lei eseguisse. Sophie sentì un brivido di paura, ma al contempo avere accanto a sé Sarah la rassicurò. Si girò sulla pancia imitando la compagna e alzò le mani frapponendole al fascio di luce, sul soffitto si disegnò qualcosa di informe. La bambina si concentrò cercando di proiettare la giusta forma incitata dai suggerimenti entusiasti di Sarah fino a quando non apparve quello che desideravano: una tremolante farfalla nera. Un’ombra buona.

“Brava S!” La festeggiò Sarah poi si girò su un fianco a guardarla. “Mi piace la notte,” Affermò con un sorriso sulle labbra. “E sono contenta che ci abbiano messe in tenda assieme, ci divertiremo un mondo.” Sbadigliò fragorosamente e Sophie vide le sue palpebre incominciare a chiudersi. La torcia si abbassò, ma lei non vi badò.

“Sarah?” Chiamò e la bambina aprì gli occhi pieni di sonno. “Grazie.” Le mormorò e un sorriso apparve sulle labbra della sua nuova amica. Sophie prese la torcia ormai dimenticata e con un sospiro la spense. Il buio la avvolse, ma non la aggredì, forse vi era del bello nelle ombre. Accanto a lei il respiro di Sarah si fece profondo. La notte premeva tutta attorno a lei e per un istante Sophie sentì la paura crescere di nuovo poi una mano calda la sfiorò, le dita di Sarah si intrecciarono alle sue e lei sentì la tensione allontanarsi. Non vi erano più temibili minacce in agguato, solo un quieto silenzio. La bambina chiuse gli occhi e si addormentò, sognando splendide farfalle fatte d’ombra.

 

  
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