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Autore: pamina71    26/07/2016    15 recensioni
Dopo il Lupo, una nuova piccola e curiosa indagine.
La storia d'amore prosegue ed evolve, nella nuova dimora e con nuove consapevolezze, in un equilibrio finalmente diverso (dovuto sia alla promozione di André sia a quanto di doloroso é accaduto ad Oscar).
Il noir si infittisce, prendendo spunto da un caso realmente accaduto in un altro paese ed in un'altra epoca: un caso inquietante ed affascinante, che fece parecchio scalpore e di cui mi sono procurata estratti della sentenza e del processo, per comprendere moventi ed azioni, da cui ho "rubato" vittime e carnefice e dal quale deriveranno tutte le apparenti stranezze che ho estrapolato (le cose più particolari sono proprie del caso originale, non ho così tanta fantasia).
Credits letterari: Camilleri, Malvaldi, Montanari, Vitali.
Credits visivi: "La famiglia omicidi", "Ladri di Cadaveri", "Arsenico e vecchi merletti", "Misterioso omicidio a Manhattan"
Inizierò in stile Agatha Christie, con l'elenco dei personaggi per consultazioni future.
Genere: Storico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lupi, Giganti ed altre avventure'
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5. Camera con vista

 

La notte trascorse senza altri incidenti, e la mattina seguente la compagnia si avviò alla volta di Orléans, dove avrebbero lasciato i membri della disciolta Assemblea alle cure dei militari ivi di stanza.

Come il giorno precedente, la strada attraversò un paesaggio da fiaba nordica, candido e diaccio. Giunsero in città appena prima del tramonto, e lasciarono i loro sette protetti nella locale caserma, ove era stata preparata una serie di stanze sino al mattino dopo, quando alcuni di loro avrebbero preso le carrozze di posta ed altri sarebbero rientrati con mezzi propri.

Nessuno aveva previsto un alloggio per i soldati della Guardia, così scesero nuovamente in una locanda tra la Loira e la Cattedrale. Cenarono e stavano per ritirarsi, quando Oscar ebbe un'idea che si affrettò a comunicare ai sottoposti.

- Domani faremo un percorso differente, per rientrare. Vorrei evitare di trascorrere nuovamente la notte ad Etampes, ed inoltre, se rientrassimo da Chartres, potremmo informarci direttamente su Madame Legrand.

Alain prese la parola in maniera non troppo deferente.

- Madame Legrand? Cosa c'entra la Guardia con questa Madame Legrand? Mica le sarà successo qualcosa? Comandante, vorrete per caso ricominciare? Non mi piace fare l'uccello del malaugurio, ma vorrei ricordarvi cosa Vi è capitato l'ultima volta che avete dato la caccia ad un rapitore di donne indifese.

- Non c'è nulla di cui preoccuparsi, Alain. E' una donna sola che si è trasferita a Chartres da Parigi, anzi da una casa nei pressi della nostra. I nipoti sono preoccupati, penso più per l'eredità che per lei, per via della rapidità del trasferimento. - Lo rassicurò André.

- Nessuno da salvare, allora?

- Nessuno. Nemmeno io ho voglia di ripetere l'esperienza. - Rispose Oscar, alzandosi.

 

Senza il rallentamento causato dalle due carrozze, procedettero con un'andatura decisamente più spedita, e verso la metà del pomeriggio seguente entrarono nel caratteristico centro di Chartres. Occhieggiarono una locanda graziosa, in una vecchia casa à colombages, dal curioso nome di Les Vergers de la Tamise. Dopo aver sistemato i cavalli, recuperato i pochi bagagli e preso possesso delle stanze, André ed Oscar lasciarono la locanda ed i soldati, che potevano considerarsi liberi sino al mattino seguente, sebbene precisando che erano comunque attesi per la cena (che non avrebbero potuto permettersi con le loro finanze) per dirigersi verso il Thèatre Du Seuil. Invitarono anche Pellerey ad accompagnarli, che declinò con la scusa di essere troppo stanco.

Giunti a teatro, udendo un suono di prove giungere dall'interno, entrarono silenziosamente e chiesero ad un inserviente di poter parlare con la direttrice del coro.

Il giovane li guardò stupiti, sgranando i grandi occhi infantili:

- Direttrice del coro? Direttore, vorrete dire?

Fu la volta dei due militari inalberare un'espressione stupita:

- Madame Virginie Legrand non è impiegata qui da alcuni giorni?

- No, Signori. Non l'ho mai sentita nominare.

- Potremmo parlare con il direttore o l'impresario?

- Il direttore non è qui, l'impresario è Monsieur Calissons, quell'uomo, ehm, robusto seduto laggiù.

Seguirono con lo sguardo la direzione indicata dal ragazzo. Un uomo non solo in carne ma incredibilmente grasso sedeva scompostamente su una sedia ai piedi del palco.

Attesero di udire il maestro affermare che per quel giorno le prove erano terminate e si avvicinarono.

Dopo i convenevoli di rito, esposero il motivo della visita:

- … e quindi i nipoti di Madame Legrand si sono rivolti a noi per verificare la situazione. - Concluse André.

- E bene hanno fatto, direi! Come vedete qui non solo non è mai venuta, ma nemmeno ci occorre un direttore del coro, essendovi già a questo scopo Monsieur Bréton. Direi che la povera signora è stata giocata, ed in malo modo, anche.

Si alzò a fatica, puntellando una mano sullo schienale e l'altra ad un elaborato bastone da passeggio. - A questo punto spero che non la sia accaduto nulla di male. Era una bella voce, ai suoi tempi. Mi spiacerebbe davvero se avesse fatto una brutta fine.

E con questo prese congedo.

Oscar ed André rientrarono mestamente alla locanda, attraversando quella piccola città così differente da Parigi e chiedendosi quale avesse potuto essere la sorte della soprano. Davvero qualcuno avrebbe potuto farle del male per impossessarsi dei suoi averi?

Nonostante la preoccupazione, dovettero ammettere di essere impotenti. Se anche fosse stata vittima di un raggiro, o peggio, il fatto si era già svolto. Avrebbero dovuto cercare un colpevole, questa volta, non una donna rapita.

Con questo peso nel cuore, svoltarono in Rue des Ecuyers, ed entrarono nel Vergers de la Tamise. Né i soldati né Pellerey erano ancora rientrati, quindi decisero di salire nella propria camera ad attenderli, sotto lo sguardo perplesso dell'oste, che dopo aver visto una donna in divisa stava pensando che l'esercito fosse più quello di una volta...

 

Alain era curioso di scoprire se la Brigata B si sarebbe di nuovo trovata in un pasticcio come quello che li aveva travolti ad agosto. Pertanto, appena rientrato dal giro di esplorazione della città (o meglio, dalla disamina della qualità delle bettole cittadine), si recò verso la stanza di Oscar. Nel corridoio del secondo piano incontrò il Capitano Pellerey:

- Soldato, che fai qui?

- Voglio conferire con il Comandante Jarjayes per conoscere il risultato della visita a teatro.

- E a cosa si deve questa sollecitudine, soldato?

- Voi non eravate ancora presso la Brigata, Capitano, in agosto, quando, partendo da un banale caso come questo, ci siamo ritrovati nella complicata indagine del Lupo. Se devo essere sincero, sono preoccupato.

- Bene, capisco. Verrò con te e chiederemo insieme. - Rispose Pellerey, che non perdeva mai occasione per mostrarsi più sollecito di quanto non fosse realmente.

Alain dovette far buon viso a cattivo gioco.

Bussarono alla porta lucidata a cera, e si sentirono subito invitare ad entrare. Non sapevano che i due occupanti stavano attendendo la cameriera con il tè che avevano ordinato. Alain abbassò la maniglia ed entrò. Vide una scena che gli fece comprendere cosa intendesse il suo amico dicendo che amava la serate tranquille in casa, e gli fece desiderare di vivere simili atmosfere al più presto con la piccola Marie.

La stanza, pulita ed accogliente, era piccola, ed un bel fuoco nel camino aveva già provveduto a riscaldarla. Sulla sinistra, un letto accoglieva entrambe le giubbe delle divise.

Dinanzi alla porta il focolare, ai lati del quale erano stati posati gli stivali a riscaldarsi e dinanzi al quale stavano due bergères rosso scuro. In quella di destra André sedeva scompostamente, con la schiena poggiata ad un bracciolo e le gambe ciondoloni dall'altro. Stava scrivendo con un lapis su quel sempiterno taccuino foderato in blu che aveva sempre appresso.

Sulla poltrona di sinistra Oscar sedeva nello stesso modo, con in mano un libro. Più freddolosa, era avvolta in una maglia grigia, fabbricata ai ferri ed evidentemente troppo grande, probabilmente di André. Per scaldarsi meglio, si era sfilata le calze che aveva poggiato ad intiepidirsi sul parascintille e allungava i piedi e le caviglie nude alle fiamme.

Non appena si avvide che non era etrata la cameriera, ma avevano fatto il loro ingresso due suoi sottoposti, si affrettò a sedersi accoccolandosi sulla bergère, e coprendosi rapidamente le gambe con il maglioncino. Non così in fretta da non permettere a Pellerey di notare la pelle chiara e le caviglie sottili, sulla quali i malleoli spiccavano in un modo che al Capitano sembrò molto sensuale. Forse la conquista del Comandante non sarebbe solo servita a guadagnare qualche grado, ma avrebbe potuto avere dei risvolti divertenti.

- Volevo avere qualche informazione sulla visita a teatro – disse Alain – ma ne riparleremo a cena.

Disse, togliendo tutti dall'imbarazzo.

Quando i due militari ebbero richiuso la porta e se ne furono andati, Oscar abbassò lo sguardo.

- Mi spiace. - Disse, rivolgendo ad André quelle due parole con un tale carico di sottintesi, e così sottilmente femminili, che il soldato andò ad accoglierla nel cerchio delle braccia.

 

Scesi a cena, raccontarono quanto avevano scoperto.

Alain prese da un lato André, seduto accanto a lui:

- Ci siete già dentro fino al collo vero?

- Ovvio! - Gli rispose, prima di nascondere una mezza risata nel bicchiere di vino.

Il dialogo venne interrotto da François:

- Non immaginerete mai chi abbiamo visto prima in piazza!

- E chi mai?

- Ve lo ricordate quel tipo della locanda in montagna? Quello che ha malmenato la moglie e il Comandante gli ha quasi piantato il coltello nelle...ehm, insomma...beh, lui.

- Qui?

- Sì, e secondo me ha anche riconosciuto me e Gérard. Ci ha guardati con certi occhi. Ma non credo voglia attaccare briga. Con la lezione che gli avete dato!

 

La serata proseguì in una strana atmosfera cameratesca e festosa. Oscar però preferì ritirarsi quando cominciarono i canti. Non era il caso di rimanere ad ascoltare le disavventure “amorose” di Carlo Martello di ritorno dalla battaglia1. Aprì la porta ridacchiando proprio mentre il re agiva da gran cialtrone dileguandosi tra i glicini e il sambuco.

André invece rimase coi vecchi commilitoni, come ai vecchi tempi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

1  Ho sempre pensato che questa canzone del Faber del 1963 (Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers) fosse esattamente il tipo di canto dissacratorio che sarebbe piaciuto alla Brigata B. La musica di De André si ispira ad un canto popolare francese, il testo di Paolo Villaggio sbeffeggia il merovingio Carlo Martello.

Oscar si riferisce al finale del canto.

Ciò detto agì da gran cialtrone

con balzo da leone

in sella si lanciò

frustando il cavallo come un ciuco

fra i glicini e il sambuco

il Re si dileguò.

   
 
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