Anime & Manga > Haikyu!!
Segui la storia  |       
Autore: Arny Haddok    26/07/2016    1 recensioni
“Gli incontri avvengono sempre nei momenti in cui la mente è molto libera o molto affollata: nel primo caso avvengono per donare alla nostra anima qualcosa di nuovo, nel secondo per liberare la nostra vita da qualcosa di sbagliato”
Osho
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tobio Kageyama, Tooru Oikawa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ecco il quarto capitolo!
Ringrazio, come sempre, Eliot per la sua enorme disponibilità (anche dopo le vacanze al mare) e vi auguro buona lettura!



Capitolo quarto “Non ho sentito “crack” (O forse sì?)” Prima Parte.

 

 

Le lezioni erano finite da qualche ora e Oikawa approfittò dell'allenamento mattutino per sfruttare il pomeriggio: la sua ragazza l'attendeva al karaoke dove avrebbero passato una piacevolissima serata insieme.

Cantare non rientrava tra le sue numerose doti, ma lo aveva sempre fatto. Accompagnare le proprie fidanzate a divertirsi era d'obbligo. Spesso i suoi appuntamenti cadevano il lunedì pomeriggio, l'unico giorno della settimana in cui l'allenamento non era previsto, ma nonostante questo, capitava che la squadra si trovasse ugualmente, soprattutto se non troppo tempo dopo era previsto un torneo.

In quei tre anni di liceo comprese come etichettare le persone che lo circondavano, dalle più superficiali, a quelle che facevano parte della sua più intima cerchia di amici.

Non nascondeva che alcune relazioni lo avevano impegnato non solo fisicamente ma attraverso sforzi emotivi. Nessuna però era ancora riuscita a trafiggerlo.

Se nella sua vita entrarono persone più importanti di altre, queste furono Hajime e Aiko.

Iwa-chan che non lo avrebbe mai abbandonato, nemmeno a chilometri di distanza; potevano scegliere strade diverse, potevano vivere storie distanti, ma se si fossero cercati, anche solo per una stupidaggine, questi si sarebbero corsi incontro come di fronte all'ultima palla che li divideva dalla vittoria di qualsiasi partita.

Azumane era sempre stata come una sorella più piccola. Fin dal loro primo incontro cominciarono a costruire un'amicizia solida. Frequentare le stesse scuole assecondava questo rapporto e anche alle superiori tutto quello si stava ripetendo. Quella ragazzina appassionata di pallavolo dagli occhi verdi l'aveva ammirato durante i suoi primi campionati, continuando a sostenerlo dagli spalti.

Se non a causa di impegni, non si era mai persa una sua partita.

A Tooru Oikawa tutto questo sembrava incredibile.

In quel pomeriggio di primavera però era in compagnia di una persona diversa.

L'ennesimo. - Oikawa senpai...vorresti essere il mio ragazzo? -

Copione. – Ti è piaciuto? -

 

Tentava di trattenere le lacrime.

I denti avvinghiati al labbro inferiore impedivano la circolazione del sangue.

Le unghie conficcate nei palmi delle mani.

Nella sua mente Aiko gridava.

I muscoli irrigiditi dal dolore.

Nella sua mente Aiko piangeva.

- Azumane-san! Riesci a rialzarti? - chiede preoccupata la voce di Akane.

La mora, con la mano ancorata al braccio solido di Miyoko, tentò di sollevarsi e di poggiare anche solo l'avampiede sul parquet.

Gettò la testa all'indietro e strinse gli occhi fino a contemplare il nero illuminato da fitte improvvise.

Miyoko la sostenne fino a che la ragazza pote' sedersi nuovamente.

- Mi dispiace Azumane-san! - si inchinò la centrale appena inteso il dolore provato dalla compagna.

- Non ti preoccupare...sono cose che capitano. - cercò di rassicurarla la ragazza dagli occhi verdi.

Sorrise appena per cercare di nascondere la rabbia che l'invadeva.

Essendo stata, durante un allenamento alle scuole medie, la causa dell'infortunio di una compagna, non osò dimostrarsi vittima in quella situazione. Sembrare debole sarebbe stata la scelta peggiore; questo glielo aveva insegnato il suo senpai.

Tornando a osservare la caviglia, notò immediatamente il gonfiore che circondava l'origine del dolore.

L'allenatore si avvicinò con cautela sfilando la scarpa all'atleta e solo dopo la calza. Non era il primo infortunio a cui assistette ed era in grado di tenere sotto controllo la situazione.

Nonostante l'esperienza non riuscì a capire se l'osso si fosse rotto o semplicemente slogato. Erano quindi necessarie delle lastre.

Una ragazza si piegò vicino al coach per porgerli ghiaccio e nastro. Il freddo era senza dubbio la soluzione migliore per il momento.

Intanto Azumane osservava la scena con la mente affollata da una nociva quantità di pensieri.

Se è rotta dovrò stare ferma per troppo tempo... non posso, non adesso! Devo giocarmi la maglia da titolare...ho bisogno di giocare...come farò a dirlo a Tooru? Se lo venisse a sapere sarebbe la fine, non la smetterebbe di prestarmi le sue attenzioni! Non deve saperlo...non lui. Deve essere slogata, non ho sentito nessun “crack”, nessun suono sospetto.

- Azumane-san, il coach chiamerà i tuoi genitori perché ti vengano a prendere, non puoi certo tornare a casa in queste condizioni. Appoggiati a me così ti faccio sedere. - la voce del capitano soppresse tutti i suoi pensieri.

- G-grazie...- replicò abbassando la testa e stringendo nuovamente i pugni a contatto con il legno del pavimento.

 

- Quella ragazzina non riesce più ad alzarsi! -

- Qualcuno vada a controllarla! -

Non sentì nulla.

Ascoltava il proprio respiro mentre appannava il parquet della palestra.

Ascoltava il proprio battito cardiaco non cedere.

Aveva i palmi pressati sul pavimento.

Gocce di sudore le cadevano dal mento dopo aver solcato l'intero suo viso.

Gli avambracci tesi a sollevare il busto.

Occhi sbarrati.

Qualcuno le mosse la spalla.

Nessun suono, solo il suo respiro e il suo battito che le riempivano i timpani.

Due braccia la sollevarono di peso.

Cadde a terra.

Trattenne il respiro.

Gridò.

 

Arny fu travolta appena vide la caviglia della compagna piegarsi a contatto con il piede della centrale.

Era quella sensazione di agitazione e terrore che si provava ad osservare un infortunio?

Impotenza era la parola che la sua mente stava cercando con freddezza mentre i suoi occhi restavano su Aiko.

 

- Azumane è arrivata tua madre, ho chiesto alle ragazze di portare qui le tue cose, appena arriveranno ti aiuteremo a vestirti.- conservò un tono serio e affidabile l'allenatore.

- Ok, grazie.- rispose alzando lo sguardo per un unico istante.

I suoi occhi erano ancora gonfi a causa del pianto soffocato, i palmi segnati dalle unghie.

Il coach si fermò per qualche momento a spiegare la situazione alla madre della ragazza infortunata, al telefono non c'era stato abbastanza tempo per consigliare un buon ospedale per le radiografie.

Dopo qualche minuto le compagne l'aiutarono a coprirsi: nonostante fosse Aprile inoltrato, il vento freddo che soffiava sulla pelle bagnata dal sudore restava nocivo.

Salire sul sedile posteriore per poter stendere la gamba non fu un enorme problema, quello però, non tardò ad arrivare.

Azumane si piegò con la fronte a contatto con il tessuto sintetico del sedile davanti, aveva solo voglia di piangere, ma doveva sapere che cos'aveva riferito il coach a sua madre.

- Mamma, che cos'ha detto l'allenatore? - chiese con un filo di voce, sussurrando.

La dita stringevano impazienti l'orlo della giacca leggera. Doveva sapere.

- Aiko...ha detto che con molte probabilità è rotta ma, per esserne certi, è necessario fare delle lastre. Domattina ti porterò all'ospedale. -

La poca luce che ancora si intravedeva all'orizzonte non raggiungeva i finestrini oscurati dell'auto.

Nel silenzio palpabile, Aiko cominciò a piangere.

Per quanto potesse resistere, quell'infortunio arrivò in modo tanto violento che soffocare tutto quel dolore le risultò impossibile.

Sollevò lentamente le mani e le portò a coprire gli occhi.

Faceva fatica a respirare in quella posizione: restare piegati in avanti impediva la corretta circolazione dell'ossigeno ai polmoni. Adesso però aveva altro a cui dedicarsi.

Quando ormai la luce del tramonto si era dissolta completamente, la voce di sua madre la riportò alla realtà, come se quel momento di solitudine lo avesse vissuto lontana, estraniata dal mondo.

- Aiko, siamo arrivate. - sbrigò la signora Azumane, convinta di quanto quella situazione potesse risultare invivibile in un ambiente famigliare come il loro.

La mora alzò lentamente la testa una volta poggiato il piede sinistro fuori dalla portiera. Sulla porta c'era Asahi, prestante in tutta la sua altezza, pronto ad accogliere la sorella infortunata.

Quell'impotenza aveva sottomesso anche lui durante le scuole medie, conosceva la necessità di un rinforzo, e lui poteva offrire un'ancora ad Aiko, anche se questa non l'avrebbe afferrata per puro orgoglio.

Essere sorretti dalle spalle possenti di suo fratello le era mancato. Subito nella sua mente apparve nitida una foto che ritraeva uno dei momenti più felici della loro infanzia.

 

- Asa-chan! Guarda! Anche io so fare quella...schi-schiu-. -

- Aiko-chan, guarda che sono io il fratello maggiore! Chiamami Oniisan, come farai quando dovrai parlare con gli adulti? Poi si chiama “schiacciata”. - spiegò pazientemente Azuamane alla sua amata sorellina.

- Guardami, Guardami! - continuò euforica la piccola Azumane, noncurante del bonario richiamo di Asahi.

Appena il fratellone mise i suoi occhi sull'esile figura della più piccola, questa cadde sull'asfalto della strada che si affacciava sui lavorati cancelli del quartiere.

- Aiko-chan! - immediatamente il castano le corse incontro per prestare soccorso nel caso ce ne fosse bisogno.

Gli occhi della piccola si inumidirono, lasciando che le lacrime scappassero da quei grandi smeraldi che erano le sue iridi, per scivolare incontrollate sul suo viso.

- C'è il sangue Asa-chan! Io non voglio il sangue! - gridò in tutta risposta la più piccola.

- Andiamo dalla mamma, cerca di tenerti però! -

Allora il maggiore si abbassò per prendere a cavalcioni la sorellina.

 

 

Ora le lacrime si erano fermate. Non poteva permettere che suo fratello la vedesse in quello stato, non poteva mostrarsi debole.

Era cresciuta.

 

Camminava a testa bassa senza riuscire a concentrarsi su un qualunque argomento che non fosse l'infortunio di Azumane.

Gli occhi chiari non lasciavano trasparire alcun sentimento di preoccupazione. Si conoscevano solo da un paio i giorni e quella pertica non si era ancora risparmiata.

Eppure, camminare con quell'immagine disturbante che continuava a ripetersi incessantemente nella sua mente, non era niente di entusiasmante.

Cercare di allontanare i suoi pensieri dalla caviglia piegata della compagna aveva solo esito negativo. Ricordare quel momento tragico la deprimeva intimamente.

Non aveva mai guardato il legno del parquet tanto a lungo come in quelli che, probabilmente, erano risultati solo attimi agli occhi degli altri.

Non sentire nulla l'aveva spaventata.

Sentire rigido e immobile il ginocchio l'aveva rovinata.

Gridare fu l'unica soluzione.

Si era accasciata al pavimento come fosse l'unica sua ragione di vita, aveva chiuso gli occhi e sentiva in lontananza un pianto che non poteva credere fosse il suo.

La guancia a contatto con il fondo da gioco era l'unica parte sensibile del suo fisico.

Si svegliò: era a casa.

Si meravigliò nel trovare la porta d'ingresso aperta e la figura esile di sua madre uscire dalla cucina.

- Sono a casa. - parlò automaticamente, senza sforzo alcuno.

- Bentornata Arny. Oggi ho finito prima e sono anche riuscita a preparare la cena! Adesso però vado a dormire, domattina dovrò alzarmi prima del solito, è tutto in tavola. - spiegò Haru, la signora Haddok, mentre si toglieva delicatamente il grembiule candido.

- Oh, grazie. Allora buonanotte mamma. - le augurò sorridendole appena.

Era così strano pensare che per una sera sua madre si sarebbe addormentata prima di lei, non succedeva da tempo.

Era stata una grandissima fortuna che la compagnia per la quale lavorava avesse un punto di gestione anche in quella parte della nazione. Sua madre era una persona affermata all'interno dell'azienda ed era necessario che mantenesse i contatti con lo stabile base dove tutto era cominciato.

Disegnare e digitalizzare i capi d'abbigliamento era un lavoro che aveva imparato ad apprezzare col tempo: tutto era cominciato quando, ancora da liceale, passava i momenti vuoti a realizzare abiti per alcune signore del piccolo paese in cui era cresciuta.

Non si sarebbe mai aspettata di poter incontrare David Haddok in un luogo tanto sperduto, ma si sa, le più belle storie d'amore nascono dal destino, e il suo filo rosso era accuratamente stretto intorno al mignolo di uno svedese.

Arny cenò frettolosamente per potersi lavare il prima possibile. Mangiare in quel modo la cena cucinata da sua madre la fece sentire leggermente in colpa, ma non avrebbe resistito ancora per molto.

Quella sensazione di malessere che stava provando da quando era uscita dalla palestra era insopprimibile e una buona lettura poteva isolarla dai suoi stessi pensieri.

Quando ormai, dopo un bagno rilassante, si stese sul materasso in cerca di conforto, il suo cellulare diede un segnale improvviso di vita.

 

Azumane Aiko: Ciao Haddok, scusa l'orario, avrei bisogno di un favore.

 

La risposta non le occupò troppo tempo, le venne naturale chiedere quale fosse la ragione per cui l'aveva contattata.

 

Tu: Puoi anche scrivermi all'una passata, hai buone probabilità di trovarmi sveglia. Comunque, di che cos'hai bisogno?

 

Azumane Aiko: Oh...non ti credevo una di quelle persone che dorme poco. Domani non ci sarò a scuola perché devo fare delle lastre, avrei bisogno di qualcuno che mi passi gli appunti

 

Con quali aspettative chiede un favore come questo? Tra tutte le nostre compagne proprio io? Spero che domani non si accumulino troppi argomenti, anche se siamo solo al terzo giorno di scuola non si può mai dire...

 

Tu: Va bene, se domani pomeriggio non ho impegni potrei passare per portarteli

 

Azumane Aiko: Sarebbe perfetto! Grazie mille <3

 

Tu: Nulla

 

A quel punto la castana posò il telefono sul comodino e si trascinò fino al ventre il primo libro della colonna che aveva di fianco al letto.

Il terzo capitolo della saga di Ossidea di Tim Bruno, nonostante fosse un libro per ragazzini, l'aveva colta alla sprovvista con quei magnifici disegni tanto che insistette non poco ogni volta che metteva piede in libreria.

Chissà come sono le librerie del Sendai...

Si chiese, una domanda stupida ma alla quale era curiosa di affidare una risposta. Appena la vita da liceale glielo avrebbe permesso, questa sua mancanza sarebbe stata colmata.

Dopo circa quaranta minuti si rese conto che era morsa dalla stanchezza: scivolò silenziosamente sotto il fidato piumino che ancora proteggeva il suo corpo dal freddo che solo lei percepiva.

Il libro restò sul cuscino dalla federa azzurro cielo, mentre la sua testa si posava su quello giallo senape di piume d'oca.

 

Svegliarsi con la faccia schiacciata contro il libro che la mano sinistra tiene perfettamente fermo, non era decisamente il massimo. Nonostante questo però, non dormiva così bene tempo. Avere il naso segnato dalle pagine sottili e chiuse del romanzo non era un dettaglio da prendere in considerazione.

Doveva ancora abituarsi alla temperatura della città, per questo non mancava di coprirsi ancora con il maglioncino della divisa, a differenza di chiunque altro che era sempre pronto a sollevare le maniche della camicia.

Non aveva ancora trovato un posto dove restare prima del suono della campanella, di conseguenza rallentava il passo per adattarsi all'orario di entrata, cosicché, passato il cancello, si sarebbe diretta verso la scarpiera senza dare nell'occhio.

Copiare gli appunti tra un'ora e l'altra si rivelò essere un ottimo passatempo: vedendola impegnata, i compagni non si avvicinavano e questo era fantastico. Dopo quello che era successo il giorno prima non voleva sentire troppe persone intorno, aveva bisogno di calmarsi da sola e cercare di allontanare quel non troppo lontano ricordo.

Un momento...come faccio a consegnare gli appunti ad Azumane se nemmeno so dove abita?!

In quel momento sollevò tempestivamente il capo: non ci aveva pensato. Sicuramente non poteva girare a vuoto e la compagna sarebbe stata impegnata in altro. Non voleva in alcun modo cominciare una conversazione, nemmeno se l'oggetto di questa fosse stato un indirizzo.

La figura imponente di Iwaizumi si fece via via più nitida nella sua mente.

Chiedere al senpai facendo finta di girare a vuoto per le classi era un piano che poteva scoprirsi ottimo: avrebbe agito così.

La pausa pranzo non tardò ad arrivare e, al fine di raccogliere i fogli per la compagna secondo le materie svolte, rimase in classe.

Solo quando sentì alcune sedie spostarsi trascinando le gambe di queste sul pavimento, si decise a sollevare la testa: Oikawa era affacciato all'aula e cercava qualcuno, nei momenti di pace che le ragazzine gli lasciavano, probabilmente Aiko.

Quando si rese conto che il suo banco era vuoto, allungò qualche falcata in direzione di Arny.

- Ehi Haddok, hai per caso visto Aiko-chan?- chiese con voce leggermente preoccupata ma sempre con occhi allegri.

- Oggi non è venuta perché doveva fare alcune lastre.- spiegò. - Sei il suo migliore amico e non ti ha detto nulla?- continuò stranamente basita.

- Dirmi che cosa? E che lastre deve fare?- replicò il castano restando con le labbra socchiuse.

Il suo sguardo si fece serio di colpo.

Il fatto che Aiko dovesse andare all'ospedale per delle visite non era per niente un buon segno; in particolare se questa non aveva detto nulla a lui, il suo migliore amico.

- Ieri, durante l'allenamento...ecco, si è infortunata. La caviglia, non sembrava nulla di grave ma l'allenatore le ha consigliato di fare delle lastre per sicurezza...- definì la ragazzina.

Gli occhi di Tooru persero tutta la luce che trattenevano. Le spalle del giocatore si abbassarono al ritmo del suo respiro.

Arny si accorse di tutto, ma non chiese spiegazioni. Si accorse in modo naturale di come quella notizia avesse rabbuiato l'alzatore.

Tutto quel tempo passato ad essere esclusa l'aveva resa un'esperta: comprendere la comunicazione non verbale era un'abilità che aveva fatto sua con attenzione e pazienza.

- Ah. Grazie dell'informazione. – allora gli occhi del ragazzo scavarono per una singola frazione di secondo in quelli chiari di Arny.

Falsa indifferenza.

Queste parole si illuminarono nei pensieri del più alto. Quella ragazzina stava facendo finta di essere fredda e Oikawa non fece fatica ad accorgersene.

Senza che Haddok pote' aggiungere altro, il castano si incamminò verso il corridoio. Rassicurare con un - di nulla– non era una mossa adatta alla sua personalità.

Conclusa la sistemazione degli appunti e quel poco pranzo che si era portata, decise di attuare la sua strategia alla ricerca di Iwaizumi.

 

- Oh, scusami se ti ho urtata! Haddok?- chiese la voce del moro.

Quando Arny alzò la testa per affrettarsi a chiedere scusa, sentì il suo nome chiamato proprio dal diretto interessato.

- Iwaizumi-senpai! Perdonami, non badavo a dove camminavo!- si rese conto della figura imponente di Hajime e si inchinò in cerca di scuse, le quali erano già arrivate qualche attimo prima.

- Io piuttosto non facevo caso a chi avevo davanti- si ripeté la voce dello schiacciatore.

Quando la più bassa osò alzare lo sguardo, gli occhi del senpai erano fulminei: si posavano in continuazione su una serie ripetitiva di punti, come in cerca di una persona abitudinaria o fin troppo conosciuta. Non stava sviscerando il corridoio e il giardino interno per un oggetto. La preoccupazione che si leggeva nelle sue iridi era troppo alta.

- Iwaizumi-senpai...mi sembri preoccupato. Stai cercando qualcuno?- la domanda le scivolò fuori dalle corde vocali e non mancò di pentirsene immediatamente.

- Uhm? Sì, sì sto cercando Oikawa. Quel maledetto è scomparso nel bel mezzo di una discussione con alcuni componenti della squadra e devo recuperalo. Non è che lo hai visto?- chiese un tono inizialmente parecchio irritato.

Il ragazzo del terzo anno era un libro aperto per quella persona silenziosa che era Arny Haddok. Era più che palese quanto Hajime fosse legato al suo palleggiatore: il loro legame non si era sicuramente saldato solo attraverso un pallone. Andava oltre.

- Prima è entrato in classe in cerca di Azumane-san, ma lei oggi è assente.- spiegò la voce seria della castana.

- Assente? Non è stata bene per caso?- un'intonazione impaziente sottolineò la fretta di Iwaizumi.

- Non lo ha detto nemmeno a te? Questa mattina è stata in ospedale per delle lastre, ieri sera a d allenamento si è infortunata.- chiarì nuovamente.

Di tutta risposta il collo della banda titolare si piegò lentamente all'indietro mentre il petto si gonfiava in cerca di ossigeno. Con gli occhi chiusi portò a termine una lunga inspirazione, per poi espirare tenendo le pupille sottili puntate verso il soffitto del corridoio.

- Ho capito. Ora si starà sicuramente facendo un film mentale...ti chiedo ancora scusa per prima e per averti trattenuta.- concluse Hajime ora con espressione tesa.

- E se...Azumane e Oikawa stessero insieme?-

Nel frattempo Arny si era fatta quella domanda a suo parere fondamentale. Non poteva esserci altra spiegazione riguardo al comportamento del palleggiatore se non quella.

La più bassa si era perfettamente alienata dalla conversazione, dimenticandosi anche della sua amicizia più importante di Tokyo. Nonostante fosse una ragazza che credeva nell'amicizia tra uomo e donna, ecco che la parte romantica della sua testa cominciava ad elaborare particolari teorie.

- Quei due fidanzati?! Come diavolo ti è venuto in mente?- e rideva di gusto il moro.

Il viso di Haddok si abbassò arrossato. Non era la prima volta che pensare ad alta voce diveniva un problema.

- Credo sia meglio recuperare quell'idiota adesso. Nel caso tu ti stia chiedendo perché quel deficiente si stia deprimendo da qualche parte per Aiko, sappi che Oikawa si è infortunato qualche tempo fa e ha dovuto portare le stampelle per un po'. In quel periodo ha augurato scherzosamente anche ad Azumane un'esperienza simile, quindi ora si sentirà sicuramente in colpa. Stupido vero?- tornò rapidamente serio il ragazzo.

Davvero?! E io che lo credevo una persona intelligente...potevo rivalutarlo dopo quella pausa pranzo, a quanto pare non ci ho visto giusto questa volta...

Si rassegnò Arny con un delicato sospiro e un debole sorriso.

Iwaizumi la salutò frettolosamente per poi allontanarsi alla ricerca del suo compagno di squadra.

Se Aiko non ne aveva nemmeno parlato con Tooru, significava che la situazione poteva degenerare. Un'idea simile fece rabbrividire l'attaccante che aumentò inconsciamente il passo.

 

Dopo un paio di minuti la ragazzina si rese conto di essere rimasta a fissare il punto in cui l'asso aveva girato.

Strabuzzò gli occhi ma si trattenne e non schiantò la mano destra sulla sua fronte.

Maledicendosi tornò in classe per appoggiarsi sconsolata al davanzale della finestra.

Da chi si sarebbe fatta dare una mano per gli appunti?

 

 

“L'amicizia è in bocca a tanti ma nel cuore di pochi”


Livia Cassemiro




Spazio (in)utile: inizio con un inchino. Chiedo scusa per tutte le persone super-pazienti che leggono questa storia: i capitoli sono corti (dal mio punto di vista) e spesso carenti di "movimento". I personaggi riflettono, parlano, ma nulla di più. Ho ancora bisogno di tempo perché possa accadere qualcosa di interessante e mi verrà in aiuto un altro personaggio (speruma). quella sottile vena comica che possedeva il pg di Arny si sta facendo via via più trasparente, ma quando Aiko si farà sentire, l'ironia della "protagonista" sarà sul pezzo \(°-°)/. Ci sarà anche più spazio per Hajime e Tooru nel prossimo chap, anche se l'atmosfera rimarrà abbastanza triste (un infortunio necessita del suo tempo). 
Dopo una settimana passata ad allenarmi due volte al giorno e a rimanere sveglia fino alle due di notte a cazzeggiare vi abbraccio tutti quanti (?)
Ringrazio tutti coloro che hanno letto la storia, che l'hanno aggiunta tra le seguite o tra le preferite! (che onore *piange*)
Detto questo, se sopravvivo alla quarta stagione di GOT, mi troverete ancora qui! 
Alla prossima ragassuoli *saluta*

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Haikyu!! / Vai alla pagina dell'autore: Arny Haddok