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Autore: Arny Haddok    09/08/2016    0 recensioni
“Gli incontri avvengono sempre nei momenti in cui la mente è molto libera o molto affollata: nel primo caso avvengono per donare alla nostra anima qualcosa di nuovo, nel secondo per liberare la nostra vita da qualcosa di sbagliato”
Osho
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Tobio Kageyama, Tooru Oikawa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Questo è il capitolo più lungo pubblicato fin'ora. Probabilmente da ora in poi avrò difficoltà ad aggiornare per lo studio e la ripresa degli allenamenti >.<
Ringrazio tutte coloro che lasciano una recensione o che leggono e basta. 
Per chi fosse interessato a "conoscermi meglio" o per chi volesse vedere qualche "immagine aggiuntiva" di God put a smile upon your face, ho aperto una pagina Facebook: Arny Haddok EFP
Buona lettura!



Capitolo quinto “Non ho sentito “crack” (O forse sì?)” Seconda parte.

 

Era stesa sul letto con sguardo distratto. Il tentativo di concentrarsi sull'umidità che impregnava il soffitto della camera non aveva avuto un buon esito.

Con le mani congiunte sul ventre, aspettava che quella slogatura grave alla caviglia destra rientrasse. Niente da fare.

La sera precedente, colta da un'improvvisa necessità di tenere le labbra a contatto l'una dell'altra, non aveva detto nulla. Lo sguardo di suo padre, gelido e superiore, avevano oppresso qualsiasi tentativo di conversazione.

La soluzione era stata quella di andare in camera senza toccare cibo; gli occhi di sua madre erano bassi e tristi, mentre quelli di Asahi non si erano mossi dal volto immobile della sorella. Saltellando arrivò alla soglia della sua camera, chiuse a chiave l'infrangibile porta di legno e raggiunse il letto.

Quella porta l'aveva isolata dal mondo come un'invalicabile barriera, come quel muro che mesi prima divise i fratelli Azumane. Un saldo appiglio, una trappola a scatto.

Quando, con le stampelle poggiate contro la parete, dai suoi occhi cominciarono a scendere lacrime di pura amarezza, sua madre bussò alla sua porta in cerca di segnali di vita.

- Aiko, hai bisogno di qualcosa?- chiese la voce della signora Azumane che quella mattina aveva accompagnato la figlia in ospedale.

- No mamma. Sono a posto.- la risposta fermò nuovamente l'atmosfera.

I passi leggeri di Tamiko, la madre di Aiko, risuonarono ovattati nelle orecchie della mora.

 

- Shittykawa alza il tuo stramaledetto culo da quella panchina.- il tono secco di Iwaizumi non ammetteva repliche.

Oikawa si alzò tempestivamente con un'espressione preoccupata. Se iwaizumi parlava in quel modo c'erano due possibilità: la prima, quella di aver fatto qualcosa di stupido; la seconda, quella di aver fatto qualcosa di molto stupido.

- Iwa-chan, so tornare in classe anche da solo, sai?-

- Cazzate. Ti senti in colpa per Azumane immagino...allora perché sei qui ad autocommiserarti quando potresti semplicemente premere una serie di numeri per chiamarla?!-

Lo sguardo di Tooru rimase fisso in quello dell'amico d'infanzia. Non si sentiva in colpa, almeno, non ancora. Sentiva solo il petto pressato, una leggera morsa di fastidio e rabbia.

- Non mi sento in colpa, mi chiedo invece perché non mi abbia detto nulla.- replicò il capitano. - Lo sai anche tu come sono i suoi genitori e come il rapporto con suo fratello si sia congelato. Probabilmente adesso starà male e per non farmi preoccupare ha deciso di non dirmi niente! È frustrante Iwa-chan!-

Hajime prese un respiro, silenziosamente. Si era trovato due amici problematici, decisamente troppo “premurosi” nei confronti l'uno dell'altro.

Senza dire una parola, l'asso della squadra picchiò un pugno non troppo leggero sulla testa dell'alzatore.

- Oggi pomeriggio valla a trovare. E vedi ti toglierti quella faccia irritata, magari smettendo di provare rancore verso di lei solo perché non ti ha avvisato.-

Oikawa e Iwaizumi, dopo quell'ultima battuta, tornarono nelle rispettive classi per riprendere le lezioni.

 

Salì con titubanza al secondo piano: fare finta di cercare una professoressa era, nella testa della ragazzina dai capelli chiari, la scusa definitiva.

Non aveva il coraggio di cercare direttamente il senpai e non si sarebbe mai perdonata nel caso in cui questo non fosse stato in classe.

- Oh! Guarda chi è venuta qui! Haddok-chan, mi starai cercando immagino.- sorrise solare il castano dopo aver incrociato casualmente lo sguardo della più piccola.

Ma se mi hai vista solo due volte! E adesso cosa rispondo? Non posso certo figurare male davanti a tutti questi ragazzi...rispondere seriamente sarebbe la scelta peggiore, ma non riesco ad essere una fanciulla in difficoltà! Panico.

- Devo consegnare dei fogli alla professoressa Myu...solo che non so in che classe sia.- ribatté sorridendo appena.

- È appena scesa, strano che tu non l'abbia incontrata sulle scale. Se vuoi ti accompagno io!-

Panico.

- Kulokawa smettila di importunare quella povera ragazza!-

- Le ho solo chiesto se voleva farsi accompagnare dalla professoressa Myu! Cattivo Iwa-chan, sempre a pensare male!-

Anche in questo caso, come il primo giorno di scuola, l'intervento di Hajime fu provvidenziale; Arny non si scompose e con occhi improvvisamente illuminati, chiese quel tormentato favore all'asso.

- Iwaizumi senpai, ho bisogno che qualcuno mi accompagni questo pomeriggio da Azumane...se mi spiegassero la strada rischierei seriamente di perdermi.- lo chiese con tono preoccupato e con espressione comunque seria.

Non scherzava quando parlava di perdersi: il suo orientamento era paragonabile a quello di una mosca che sbatte ripetutamente contro un vetro. Quella metafora l'accompagnava in ogni suo tentativo di esplorazione e se faticava nella periferia in cui era cresciuta, non poteva nemmeno pensare di vagare sola per strade sconosciute.

Lo schiacciatore girò la testa in direzione di Tooru.

Oikawa, dopo una velocissima occhiata all'espressione adottata dall'amico, sorrise cordialmente verso Arny.

- Anche io devo andare da Aiko-chan questo pomeriggio, ti accompagnerò io. Non puoi rifiutare un invito simile! -

La ragazza dagli occhi chiari perse per un momento il contatto visivo con gli occhi del castano.

Nonostante avesse scambiato con lui solo qualche battuta alla rinfusa, Haddok era riuscita a fissarsi nelle sue pupille.

Quella proposta però la fece vacillare.

- Grazie mille Oikawa senpai! Chiedo solo se possiamo andare tra poco, alle sei ho allenamento.- e la schiena della ragazzina si piegò in un inchino.

- Certo! Io lascerò il borsone ad Iwa-chan.- e alzò la mano destra in segno di vittoria verso il suo attaccante che, recepito il messaggio, lo colpì sulla nuca.

 

- Eviterò di chiederti com'è la capitale. Immagino sia difficile trasferirsi da una città come Tokyo.- cominciò senza pensare l'alzatore.

Al suono di quella voce Arny tornò a fissare l'asfalto della strada invece che la via che scorreva nel suo campo visivo.

Avrebbe preferito Iwaizumi al suo fianco in quel momento: non conosceva nemmeno lui, ma con le persone troppo espansive come Oikawa non si era mai trovata.

- Sei in imbarazzo vero? È normale, dopotutto stai accompagnando il miglior palleggiatore della prefettura di Miyagi anche solo per un piccolo tratto di strada!- sorrise vittorioso Tooru.

Non era lui che doveva accompagnare me? E questo tizio sarebbe il miglior alzatore della prefettura?! Non è possibile.

Quel pensiero cadde come un macigno nella sua mente. Se davvero Oikawa era il miglior alzatore di Miyagi significava che aveva al suo fianco un grande atleta, al quale non aveva ancora risposto.

- È vero, è difficile trasferirsi...-

Voleva evitare l'argomento dell'imbarazzo. Tooru se ne accorse senza difficoltà.

Quella ragazzina sembrava avere qualcosa in meno, rispetto a chi?

Vedere occhi del genere non capitava tutti i giorni e i capelli non erano tinti.

Il fisico era sottile ma si riconoscevano i segni di un allenamento intenso e abituale.

Era timida, ma non lo dava a vedere.

Chi era quella persona?

- Non ne vuoi parlare, chissà quanto ti sarai sentita smarrita arrivata qui. Cambiando argomento, dato che vorrei evitare di metterti malinconia, prima hai dichiarato di avere allenamento.-

Non era una domanda quella del castano. Arny capì immediatamente quello che voleva sapere e poteva tranquillamente non replicare, dopotutto stava parlando con uno sconosciuto.

Nonostante questo sentiva la necessità di parlare con qualcuno.

Quel qualcuno era arrivato.

- Pallavolo, gioco a pallavolo.- lo disse come se dovesse liberarsi di un peso, poi sorrise debolmente senza una ragione precisa.

- Allora sei in squadra con Aiko-chan! Non mi aveva detto nulla riguardo a questo particolare...in che ruolo giochi Haddok-chan?-

Particolare”?! Questo tipo è irritante...

- Sembra proprio che quest'anno giocherò come libero, alle medie però ho lavorato in tutti i ruoli, anche se la banda è stato il principale.-

- Alla squadra serve un'universale. È importante avere qualcuno che sia equilibrato in tutti i fondamentali. Lo scorso anno le ragazze non hanno superato i quarti di finale, la situazione potrebbe cambiare.-

- Da qualche voce di corridoio ho sentito che voi avete raggiunto la finale invece, un ottimo risultato direi.-

Allora il senpai cambiò espressione. Le pupille si strinsero appena e Haddok se ne rese conto.

Aveva toccato un argomento delicato.

- Quest'anno andremo ai nazionali, non importa chi avremo davanti. La pallavolo è importante per tutti noi della squadra, non credo che la nostra scuola abbia mai raggiunto un potenziale simile. Dobbiamo lavorare, soprattutto sulla battuta.-

- La pallavolo maschile è un concentrato di adrenalina, quasi come se la tecnica venisse messa da parte. Sono curiosa di vedere il vostro stile di gioco.- sorrise inconsapevolmente Arny.

Oikawa la guardò piegare le labbra sottili. Era un sorriso sincero, interessato.

Il volley aveva fatto sorridere quella piccoletta come faceva sorridere lui: sinceramente.

Rimase per qualche attimo a contemplare il viso di Haddok; solo dopo si rese conto del fatto che aveva aspettato troppo per rispondere.

- Sarebbe bello avere un'altra fan! Sentire le voci delle ragazze dagli spalti è estremamente gratificante per gli altri. A me ovviamente non serve.- scherzò l'alzatore con un viso spensierato.

- Non credo di essere quel genere di persona Oikawa senpai. Se vado in palestra non lo faccio sicuramente per vedere un ragazzo, piuttosto per vedere della bella pallavolo.-

- Non dirai così quando, entrata nella palestra 1, mi vedrai in tenuta da allenamento! Poi se dici di essere tanto interessata al gioco non potrai fare a meno di innamorarti del sottoscritto! Non c'è nessuno che può raggiungermi come palleggiatore!-

Entrambi si persero.

Non stavano discutendo di difficili schemi, di formazioni, squadre famose. Solo di pallavolo.

Tooru e Aiko avevano spesso concentrato i loro dialoghi su altro, finendo per farsi da psicologi a vicenda. Lui e Iwaizumi, insieme agli altri, giocavano più che parlare. Quando si usciva con gli amici gli argomenti erano altri. Infine, con le sue innumerevoli conquiste fatte a bordo campo, il capitano non aveva mai intrattenuto una ragazza con un argomento legato allo sport.

Erano riusciti entrambi ad allontanarsi da quell'atmosfera tesa che era nata tra di loro messo piede fuori dal complesso scolastico.

Senza accorgersene stavano camminando l'uno di fianco all'altra, leggeri.

Arny riusciva a scherzare e a rispondere alle provocazioni di Tooru. Lo faceva in modo diretto ma non scocciato.

Non era mai successo prima d'ora.

Arrivarono a casa di Azumane: l'aria riprese quell'umidità psicologica che aveva perso.

 

Una mano forte picchiò le nocche sulla porta della camera di Aiko.

La ragazza aprì gli occhi lentamente. Non c'era fretta, chiunque fosse stato non doveva disturbarla. La voce di suo fratello ruppe il silenzio.

- Aiko ti ho portato un dorayaki...so quanto ti piacciano.- rimase dietro la porta di legno in attesa del permesso di poter varcare quella soglia.

Bastò una parola per convincere la bocca della mora a pronunciare un semplice – Entra.-

Asahi aprì lentamente la porta e posò tra le mani della sorella il dolce, accuratamente accolto nella carta di un tovagliolo azzurro cielo.

La porta venne chiusa inconsciamente: avevano bisogno di parlare e necessitavano di intimità, come era sempre successo.

Aiko si sentiva rinchiusa tra le mura della sua stessa stanza. Non voleva fare nulla che potesse però liberarla. Suo fratello si stava rivelando l'unico in quella casa in grado di sostenerla.

Nonostante i loro dialoghi venissero bruciati in pochi secondi, quelle poche parole erano fondamentali per gettare nuove basi. Il loro rapporto era crollato improvvisamente, come un grattacielo a cui cade la cima, poi, piano per piano, si infrango le finestre, le colonne.

In quel momento un gruppo di nostalgici stava tentando di impilare i primi mattoni.

- Tieni.- disse il centrale dagli occhi verdi porgendo metà del suo stuzzichino allo schiacciatore.

Il maggiore accettò sorridendo: ecco un altro mattone.

La sorella non lo stava ignorando. Non lo stava guardando come uno sconosciuto.

Nessuno dei due voleva aprire uno spazio per la pallavolo in quella sottile conversazione. Si sarebbe rivelata una mossa errata e i loro sorrisi si sarebbero eliminati a vicenda, sillaba dopo sillaba.

Quando Asahi tornò alla soglia della porta, le rivolse un timido sorriso.

Un grazie intangibile lo raggiunse attraverso l'espressione leggermente divertita di Aiko. Prenderlo in giro per il suo comportamento estremamente tenero, a dispetto della sua statuaria stazza, era sempre stato un modo per scherzare insieme.

Poter correre di nuovo per le scale di quel grattacielo era un sogno lontano, ma sarebbe sicuramente diventato un palazzo indistruttibile.

 

Ancora qualcuno, un'altra persona pronta a bussare alla sua porta.

Gridare – Avanti!- in modo quasi scocciato le venne più che naturale. Non era abituata a tutte quelle intrusioni nei suoi momenti di stanchezza.

Solo quando Oikawa Tooru varcò la soglia della stanza della ragazza con sguardo freddo, si dimenticò del fastidio che stava provando qualche attimo prima.

Un'altra persona fece il suo ingresso all'interno del teso quadretto: Haddok era venuta a portarle i compiti.

Il palleggiatore si accorse di come la più bassa trattenne il respiro con il ventre bloccato. Gli occhi della nuova arrivata si erano bloccati sulle stampelle poggiate sulla parete.

- Scusami se sono venuta senza avvisarti, dove posso lasciare gli appunti?- chiese Arny inchinandosi in cerca di scuse.

- Tranquilla, me lo avevi detto ieri sera. Comunque puoi metterli sulla scrivania, grazie Haddok.- sorrideva la mora nel rispondere alla compagna.

Nonostante tutti gli sguardi disinteressati o annoiati che le aveva dedicato in soli due giorni, quella piccoletta le aveva portato i compiti accuratamente copiati e raccolti. In più si era presentata con Oikawa. Fu una sorpresa per la mora, nonostante fosse abituata a vedere il ragazzo circondato dalle fan.

Aiko guardò l'alzatore dall'altezza del letto sul quale si era seduta: era consapevole del perché quel ragazzo fosse nella sua stanza, in piedi, a fissarla.

- Spero tu possa riprenderti Azumane, adesso devo andare.- allora si voltò verso Tooru ancora fermo ad accusare l'amica. - Grazie di avermi accompagnata Oikawa senpai.- e si inchinò per poi, con sguardo basso, uscire dalla camera.

Arny aveva capito che qualcosa non andava appena il capitano aveva messo gli occhi sulla ragazza seduta a letto. Era meglio non approfondire la questione. Non le importava del mancato saluto da parte del senpai: dopo aver osservato la luce che aveva negli occhi morire quel giorno, era riuscita a chiarire quanto uno necessitasse dell'altro.

- Come stai?-

- Come se mi fossi rotta qualcosa. Credo che tu conosca questa sensazione.-

- Esatto. Grandiosa vero?-

Azumane si limitò a cercare i suoi occhi.

Oikawa era maledettamente bravo in casi come quelli. Era in grado di mantenere il controllo, di restare in piedi. Il suo orgoglio e il suo spirito d'osservazione erano una combinazione pessima per tutti coloro che si erano avvicinati a lui.

Aiko compresa.

- Eccezionale.-

- immagino che tu non abbia nulla da dire al sottoscritto.-

- No...niente da dire.-

Il palleggiatore sorrise debolmente. Le sue pupille si erano strette all'interno delle iridi ricercate.

Stava giocando al gatto col topo; non aveva mai recitato il ruolo della vittima, nemmeno questa volta lo stava facendo.

- Quindi credi di non dovermi nemmeno delle scuse? Non è la prima volta che succede e non credo ci sia bisogno di ricordartelo.-

il castano pronunciò parole che fecero distogliere il titubante sguardo della centrale dal suo.

Non confessare a lui, il suo migliore amico, tutto quello che le era capitato alle medie era stato un errore più grande di una battuta in rete sul 15 - 14 per gli avversari al quinto set.

Nascondergli dell'insonnia dovuta a suo padre e del bullismo infertogli dalle compagne di squadra delle medie era stata un'idea talmente cara, che ancora il palleggiatore voleva farle pagare.

- Se non ti fidi di me non c'è bisogno di nasconderlo, sai che sono in grado di sostenere un peso simile, come la mancanza della tua fiducia.- la frase fu enfatizzata dalle virgolette mimate con le dita sull'espressione “peso simile”.

La mora attese ancora. Sentir pronunciare periodi simili dal proprio migliore amico non era mai stato peggio.

- Io mi fido di te...- sussurrò appena.

- Siamo talmente accecati dalla fiducia che riponiamo nell'altro che nemmeno sei riuscita a dirmi di esserti infortunata...forse è meglio cominciare a dubitare?- si chiese ironico il capitano.

- Smettila Tooru...sai perché non te l'ho detto!- alzò improvvisamente la voce Aiko.

Se Oikawa avesse saputo della slogatura non avrebbe fatto altro che pensarci e distruggersi psicologicamente: ogni volta che le succedeva qualcosa, il palleggiatore non poteva perdonarselo, come se fosse stata colpa sua, come se non fosse riuscito a proteggerla.

Anche in questo caso sarebbe successo. Quello era l'inizio.

- Non sei stata nemmeno furba! Ti avrei vista saltellare allegramente per i corridoi della scuola con un piede ingessato. Credi forse che avrei ignorato questa piccolezza?- sorrise in modo arrogante.

- Ti saresti sentito in colpa.- affermò con voce chiara la ragazza dagli occhi verdi.

- Dici che non sarebbe accaduto se me ne fossi accorto domani vedendoti arrivare con delle stampelle?- ormai il palleggiatore aveva capito le intenzione di salvaguardia di Aiko.

Nonostante questo, non riusciva a fare luce sulla poca logicità delle azioni dell'infortunata.

- Certo non metto in dubbio le tue doti da detective, ma so anche che ti sei rifugiato da qualche parte a riflettere sul tuo “sentirti in colpa”.-

Prima di aprire bocca per replicare Oikawa arricciò impercettibilmente il naso.

Era vero che l'alzatore era in grado di osservare qualsiasi particolare, ma dopo quindici anni vissuti l'uno accanto all'altro, anche Azumane era in grado di percepire le sue debolezze.

- Dimmi, puoi anche solo immaginarmi con le mani premute sulla fronte in atteggiamento di resa? Che stupidaggine.- sorrise vittorioso l'atleta.

Aiko non attese altro attimo: si piegò per sollevare il cellulare dal comodino e, con espressione da segretaria impegnata con tanto di occhiali sulla punta del naso, scrollò la lista dei contatti.

- Iwaizumi? Ho bisogno di un po' del tuo tempo.-

- Oh, Azumane! Kulokawa è passato vero? E come va con l'infortunio?-

- Di quello ve ne parlerò domani. Si dà il caso che il tuo amico sia qui di fronte a me.- allora la mora allontanò il telefono dall'orecchio per poggiarlo sul ginocchio sinistro, premendo inevitabilmente il vivavoce. - È sicuro che Tooru non si sia isolato dopo essere venuto a conoscenza delle mie condizioni?-

- Oggi l'ho trovato seduto su una panchina tutto arrabbiato. Hai presente i bambini quando gli viene tolto il giocattolo? Più o meno la situazione era quella.-

-Non è vero Iwa-chan! Dovresti appoggiarmi in questo genere di momenti e invece parteggi per il nemico?!- si intromise il capitano poggiando rapidamente i palmi delle lunghe mani sul fondo del letto.

Intanto lo sguardo divertito di Aiko si insinuò nel campo visivo del ragazzo che la guardò offeso.

- Ehi idiota, non ho intenzione di stare dalla parte di un orgoglioso viziato.- confermò Hajime.

- Cattivo Iwa-chan!-

- Grazie Iwaizumi, ci vediamo domattina!- salutò divertita la mora.

- A domani, vedi di farti dare una mano, non prendere come esempio il tuo compare di testardaggine, non questa volta almeno.-

La telefonata si concluse così, con una ragazza vittoriosa e un ragazzo imbronciato.

- Questo non toglie che mi devi comunque delle scuse Aiko-chan. È un fatto serio quello dell'infortunio, credo che tu abbia bisogno di qualcuno che ti possa aiutare.- tornò serio il castano.

- È solo slogata...ci vorrà comunque del tempo, ma nulla di troppo grave. Ieri sera non ho sentito nessun suono particolare, mi è andata bene. Ti chiedo scusa per non avertelo detto appena successo, ma ti conosco abbastanza per prevedere il tuo stato emotivo.-

- Io ho sentito quel suono. Sono deluso Aiko.-

La centrale abbassò il capo.

Il momento di scherzo era concluso e Oikawa era tornato quella persona che necessita di arrivare in fondo a determinati discorsi. Le scuse le aveva ricevute, ma era il terzo colpo che gli veniva inflitto in questo modo, decisamente troppi scagliati da una sola persona.

Aveva ripreso a guardarla freddo, dall'alto verso il basso com'era solito fare con coloro che riteneva inferiori.

In quel momento lei era l'accusata, il topo.

Lui era il giudice, il gatto in grado di definire la sentenza.

- Perdonami...- pronunciò a bassa voce la ragazza dagli occhi verdi.

Oikawa la guardò ancora per qualche secondo: Azumane non alzava la testa e Tooru voleva delle scuse pronunciate con i suoi occhi conficcati nei suoi.

Si chiuse la porta alle spalle e Aiko pote' distinguere, passo per passo, il miglior palleggiatore della prefettura allontanarsi.

 

Ad allenamento si sentiva un'atmosfera diversa, quasi salmastra.

Saputo dell'incontro tra le due nuove giocatrici, le componenti della squadra non si risparmiarono con le domande riguardanti la centrale. Arny cercò di mantenere un profilo distaccato, comunicando solamente quello che le aveva detto la madre di Aiko appena arrivati a casa della centrale.

Quando l'immagine delle stampelle tornò a provocare disordine nei suoi pensieri, una vertigine improvvisa la costrinse a fermarsi.

La sensazione di impotenza che aveva vissuto durante l'ultimo anno delle medie l'aveva colpita anche a livello fisico: l'emicrania che un tempo la colpiva con ritmo cadenzato, adesso la obbligava a tenere a portata di mano almeno due pastiglie in caso di necessità.

“Imprevedibilità” era il termine perfetto.

Dover restare a bordo campo era una sensazione terrificante: quando le altre lanciavano occhiate preoccupate nella sua direzione, Haddok ritornava a quel maledetto giorno e sentiva salire dai polmoni troppa poca aria.

Il dolore non l'abbandonò fino alla conclusione dell'allenamento, costringendola a camminare fino a casa in uno stato quasi febbrile. Mettere sotto i denti il minimo indispensabile e poggiare la testa pesante sui cuscini senza avere la forza di fare altro fu la sua magnifica serata.

 

Nei giorni seguenti Azumane fu piacevolmente colpita dall'interesse che molti le dedicavano. Spesso riceveva aiuto, ma non ne approfittò mai.

La mora non era quel tipo di persona e la sua compagna di banco, oltre che essere innervosita da quell'infinito presentarsi di anime, se ne rendeva conto ogni secondo di più.

- Haddok ti devo ringraziare ancora per gli appunti che mi hai portato giorni fa. Nessuno era mai riuscito a farmi capire un autore di letteratura antica solo tramite degli appunti!- si espose la più alta.

- Diciamo che le materie umanistiche sono le mie preferite. Sono contenta di sapere che gli appunti fossero semplici da capire, ti sei risparmiata una spiegazione veramente lunga da parte della professoressa.- nonostante la battuta, la ragazzina dagli occhi -chiari non sorrideva.

- Si vede che ti piacciono! Basta guardare la tua espressione quando si parla di kanji e quando ti chiamano per leggere. Sembra che tu stia parlando in un teatro o qualcosa del genere!-

- Non esageriamo.- gli occhi di Arny incrociarono quelli allegri di Azumane. - Dato che passo la maggior parte del mio tempo con dei libri in mano è praticamente ovvio che riesca a non incespicare durante la lettura.- spiegò chinando la testa sul titolo di una lezione.

Aiko la guardò per qualche secondo lavorare minuziosamente sul carattere dei kanji che costruivano l'argomento della lezione appena conclusa. Vederla cambiare colore a seconda delle curve creava movimenti ipnotizzanti.

- Quindi sei una lettrice eh... lo immaginavo. Dando un'occhiata per caso nella tua cartella noto che quasi ogni giorno hai un romanzo diverso.- e rise socchiudendo gli occhi.

Soffermandosi sulla dichiarazione della compagna, la più bassa si decise a rispondere.

- Nei momenti morti leggo. La sera se non riesco ad addormentarmi leggo. Quando mangio da sola, il che capita quotidianamente a casa, leggo. Non mi sono mai impegnata nel cercare un hobby o qualcosa di simile, leggo e basta.-

- Detto così sembra che tu sia una ragazza parecchio sola...sono sicura che a Tokyo non fosse così.- cercò di sostenerla Aiko.

La castana voltò impercettibilmente il capo verso la finestra.

Quella ragazza stava provando pena nei suoi confronti: decisamente irritante. Odiava quegli sguardi pensierosi che le persone le rivolgevano mentre era impegnata in qualcosa. L'avevano sempre creduta un'incapace dal punto di vista sociale. Non era così.

- Non sono sola...- desiderava che quella conversazione si chiudesse.

Azumane trattenne per una frazione di secondo il respiro. Il tono di Arny l'aveva trafitta e il libero riuscì a farle capire che la sua affermazione non era richiesta.

- Non avevo intenzione di...scusami Haddok.-

- So di poter risultare una persona permalosa in casi come questi. La questione non è tanto semplice però.- parlò la ragazza dagli occhi chiari restando con le labbra socchiuse.

- Cambiando argomento. Sei sopravvissuta a Tooru quando mi hai portato gli appunti! Dopo quelle occhiate confuse che gli avevi dedicato il primo giorno di scuola mi è sembrato strano immaginarvi insieme!- commentò per rallegrare il dialogo.

- Immagino tu abbia pensato a chissà che cosa, mi difendo dicendo che abbiamo semplicemente parlato di pallavolo in modo superficiale.- concluse frettolosamente la giocatrice.

Sotto gli sguardi poco convinti della compagna di banco, la professoressa di biologia fece il suo ingresso nell'aula.

Il silenzio si ricompose.

 

 

 

“So we'll soar
Luminous and wired
We'll be glowing in the dark”

 

Coldplay Charlie Brown

 


Spazio (in)utile: Tra una gara e l'altra dell'olimpiade sono riuscita a finire anche questo. Mentre il rappoto tra i fratelli Azumane si sta ricomponendo, dall'altra parte c'è l'amicizia tra Oikawa e Aiko che viene messa alla prova. Spero che le citazioni alla fine di ogni capitolo vi stiano piacendo e che continuiate a seguire la storia! 
Non ho molto da aggiungere questa volta, per cui vi saluto, vi auguro di guardare tanta pallavolo e tanto beach (ovviamente devo fare schifo anche qui su EFP) e vi ringrazio ancora!
Alla prossima! 

   
 
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