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Autore: Signorina Granger    27/07/2016    6 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
[Prequel di "Le Sacre 28"]
Charles Malfoy non ha nessuna voglia di raccontare la storia delle Sacre 28, ma su grande richiesta di figli e figliocci, è costretto a farlo.
Che cosa è successo in quella fantomatica competizione tra le leggendarie Sacre 28, alla quale prese parte un membro per ogni famiglia sotto giudizio di Cantankerus Nott, scrittore di "Sacre 28"?
Avete già sentito la storia dei loro eredi... ma cosa è successo nei dettagli, nel 1945?
Come è stato realizzato l'Estratto di Sodalite?
Se volete saperlo, ascoltate questa storia.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Abraxas Malfoy, Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
Capitoli:
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Capitolo 15: L'ultima prova 



“Siamo agli ultimi assi della storia ormai... Chi vuole il testimone per l'ultima prova e il finale?” 

Margaret alzò lo sguardo sul tavolo, osservando i suoi vecchi amici:  Scarlett alzò le mani come a voler dire che aveva già fatto la sua parte e Irina annuì, così come Charlie.


Gli occhi della bionda si posarono quindi su Declan, che inarcò un sopracciglio e poi sbuffò, come se non avesse una gran voglia di farlo... Tuttavia lo sguardo di sua moglie sembrò persuaderlo, così appoggiò sul tavolo il calice di cristallo e si alzò quasi con un sospiro, avvicinandosi al tappeto per prendere il posto di Meg:

“Suvvia Dec, per completare il cerchio manchi solo tu, no?”     La bionda gli sorrise e si alzò, assestando a Shafiq una pacca sul braccio prima di tornare a sedersi tra Hydra e suo marito Andrew. Il primo Capo degli Auror donna della storia rivolse alla Medimaga un sorrisetto, quasi congratulandosi con lei per aver incastrato Declan.


Lumacorno, Malfoy, Abbott, Nott e Shafiq... Quasi quindici anni prima erano stati loro a scoprire il segreto che Scorpius Malfoy teneva nascosto nel suo studio, un segreto seppellito proprio dai loro trisavoli un secolo prima dentro ad un libro. 


Declan sedette sul tappeto, ricordando fortunatamente benissimo il finale della storia: Cantankerus Nott aveva trascritto tutto in Sacre 28 e ognuno dei presenti aveva letto quel libro almeno tre volte da quando l'avevano scoperto in quella maledetta scrivania... Dimenticare quella storia sarebbe stato impossibile per tutti.


Sua figlia Rebecca gli rivolse un gran sorriso, invitandolo a finire il racconto che aspettava con trepidazione da anni... Sfortunatamente la sua figlia in piccola aveva imparato l'arte dell’arruffianarsi la gente proprio da lui e ora ne pagava le conseguenze. 


“Ok , vediamo di finire questa storia una volta per tutte... Così dopo la finirete di assillarci ogni volta che ci troviamo tutti insieme.” 

“Datti una mossa Dec, così posso andarmene a letto!”


“Charlie, non rompere o vieni TU a fare il cantastorie!” 


Irina rivolse al marito uno sguardo che trasudava “stai zitto” da tutte le parti e il Signor Malfoy sbuffò, tamburellando le dita pallide sul tavolo: quella cena si stava prolungando parecchio... E vista l'ora avrebbe di certo ospitato tutti gli amici per la notte, visto che metà dei figli già dormiva.


William borbottò qualcosa sul fatto che gli stesse tornando la fame a furia di rimanere svegli e Simone, per zittire il marito, fece comparire dal nulla una fetta di torta senza aggiungere altro, gli occhi verdi fissi su Declan in attesa di sentirlo parlare. 


“Come stavo dicendo prima che lo zio Charlie mi interrompesse... Meg è rimasta a quando Cantankerus fece tirare a lucido la casa da quei poveri cristi. Il giorno dopo, come Nott aveva predetto, ci fu l'ultima prova... Molto simile ad una che abbiamo dovuto affrontare anche noi, in effetti.” 


                                                                                         *


“Non avete idea di quanto sia felice che oggi ci sia l'ultima prova! Non vedo l'ora di tornare a casa.” 

Maximilian si stiracchiò con un sorriso rilassato dipinto in volto, mentre invece Aerin trasudava nervosismo da tutti i pori: aveva l'ansia dal giorno prima su quella prova... La prima era stata orribile e aveva il terrore che l'ultima potesse rivelarsi anche peggiore. 


Connie invece sembrava allegra e rilassata a tal punto da darle il nervoso: ma come faceva a sorridere sempre, quella ragazza? 

“Anche io, in effetti! Mi manca mio fratello e questa cosa delle prove mette un po’ a disagio, dopo un po’.” 


La faccia della Prewett non mostrava affatto un qualche nervosismo, così Aerin inarcò un sopracciglio con aria scettica: o era una grande attrice o aveva uno strano modo di mostrare il sentirsi a disagio. 

Maximilian sembrò pensarla allo stesso modo perché il Grifondoro e la Tassorosso si scambiarono uno sguardo perplesso, senza però dire nulla.


Accanto a loro, Ian aveva una faccia da funerale: non che fosse malinconico dalla fine di quella avventura, ma non osava pensare a cosa avessi organizzato suo zio... La sera prima, come risposta alla sua domanda, Cantankerus gli aveva rivolto un sorriso divertito e si era limitato a dire che “si sarebbero indubbiamente divertiti”. 


Loro si sarebbero divertiti? Oppure LUI si sarebbe fatto quattro risate nel vederli in pericolo di vita, sgobbare in qualche modo o urlare per il terrore?

Era difficile prevedere cosa gli passasse per la testa... E quel giorno aveva anche una “missione” da portare a termine: doveva entrare in camera dello zio e rubargli da sotto al naso una delle cose a cui teneva di più.

Doveva “prendere in prestito” Sacre 28... E non voleva minimamente pensare a cosa avrebbe fatto Cantankerus se se ne fosse accorto. 


                                                                                      *

“Sai Abraxas, il fatto che tu questa mattina sia più felice di quanto non ti abbia mai visto da quando siamo arrivati non è affatto lusinghiero.” 


Ariadne parlò in tono piatto, gli occhi chiari fissi sul volto sorridente di Abraxas. Il ragazzo si strinse nelle spalle con nonchalance, ribadendo che non c'era nulla di male ad essere di buon umore.

“Non sei tu quella che mi dice “smettila di fare il musone”? Non lamentarti, allora!”

“Mi lamento eccome, se sei felice proprio quando noi ce ne dobbiamo andare!” 


Imogen sospirò ma nessuno dei due biondini se ne accorse, troppo impegnati a scrutarsi a vicenda, Ariadne sembrava quasi offesa, mentre Abraxas guardava l'amica quasi con aria divertita:

“Beh, ovviamente il fatto che Imogen se ne vada mi dispiace, e anche Altair...”


La mora rivolse al fidanzato uno sguardo esasperato, quasi volendogli dire di finirla di fare il cretino quando sapevano benissimo entrambi che Ariadne gli sarebbe mancata.

Ma Abraxas Malfoy aveva sempre trovato molto, troppo divertente far innervosire la sua amica d'infanzia... Fin da piccolo aveva iniziato a darle fastidio, tirandole i capelli o prendendola in giro per il suo vestito nuovo. 


A distanza di anni il rampollo dei Malfoy aveva imparato è scoperto nuovi modi per irritare la sua più cara amica, che spesso e volentieri lo mandava a quel paese o gli lanciava contro una mezza maledizione. 

“Smettila Abraxas! Se non ti piace avermi qui, vedrò di accontentarti.” 


Ariadne si alzò con aria seccata, lasciando la sala da pranzo mentre Imogen beve a una tazza di caffè (rifiutava con insistenza il the) e Abraxas la seguiva con lo sguardo.

“Dici che ho esagerato?” 

“No, figurati.”  Imogen tenne lo sguardo sulla fetta di pane che stava riempiendo di marmellata, il tono ironico perfettamente papabile. 


Il giovane padrone di casa sbuffò, alzandosi e trotterellando dietro all'amica chiamandola a mezza voce, pronto a scusarsi e a fare pace per poi ricominciare a romperle le scatole...

Era la loro tradizione, dopotutto.


Imogen alzò gli occhi al cielo quando il fidanzato lasciò la stanza, persistendo a non capire del tutto il rapporto tra i due:   forse i fratelli facevano davvero così... Lei non ne sapeva molto, visto il rapporto che aveva con i suoi.


Abraxas era sarcastico, ma usava le prese in giro praticamente solo con Ariadne... E la ragazza ormai ci aveva fatto l'abitudine, anche se ogni tanto perdeva la pazienza e iniziava a versare su di lui la sua ira. 
In quei momenti Imogen aveva il buon senso di non schierarsi e di tacere, osservando la scena da un angolo senza intervenire... E lasciando che i “bambini” facessero pace, a modo loro. 



“A mio parere, mi spetta di diritto.” 

“Ah sì? Posso sapere il motivo, di grazia?”          Lizzy inarcò un sopracciglio, guardando scettica il ragazzo che era seduto di fronte a lei. Altair le sorrise, le braccia conserte appoggiate sul tavolo e la schiena leggermente piegata in avanti, esattamente la stessa posizione in cui si era messa Elizabeth:


“Facile. Poiché non sto mai fermo, ho bisogno di zuccheri...” 

“Beh, allora beviti un stucco di frutta!”  


Altair sorrise, non riuscendo a trattenersi: senza volerlo, Lizzy ai suoi occhi risultava incredibilmente divertente... Il tono pacato, sarcastico con cui parlava abbinato ad un’espressione impassibile o scettica a seconda dei casi lo faceva sempre sorridere, qualunque fosse il contesto.


“Che hai da ridere? Sono comica?”   Lizzy sfoggiò una faccia indignata grazie alla sorprendete è sviluppata mimica facciale di cui era dotata e Altair annuì appena con un cenno del capo:

“Forse un po’.” 


La ragazza sbuffò e abbassò lo sguardo sul piatto che era appoggiato sul tavolo tra lei e Altair: sopra c'era, ovviamente, l'ultima fetta di crostata.


“Sono lieta di farti ridere Black, ma ciò non toglie che l'ultima fetta è mia!” 

“Forniscimi una spiegazione adeguata e non obietterò.” 


“Beh, è facile! Il resto della torta te lo sei praticamente sbafato tu, quindi spetta a me l'ultima fetta!” 


“Non è vero che l'ho mangiata tutta io, Aerin mi ha aiutato. Dico bene!”    Altair si voltò verso la ragazza con un gran sorriso, invitandola a dargli corda. La povera Ollivander spostò gli occhi dal ragazzo a Lizzy, non sapendo bene cosa fare... Ma perché la tiravano in mezzo, cosa centrava lei?


“Beh, in effetti si.” 

“Bene, allora visto che io ho un gran bisogno di zuccheri vista la stazza e il fatto che non sto mai fermo, mi prendo la torta. Insomma, dopo abbiamo una prova da affrontare e tu non vuoi che il tuo caro Altair si senta male per carenza di zuccheri, no?  Grazie Aerin.” 


Altair sorrise allegramente, estremamente di buonumore mentre mangiava la crostata all’albicocca davanti a Lizzy. Quello era il loro penultimo giorno a Malfoy Manor ed era iniziato decisamente bene... C'era solo da sperare che non continuasse nel verso sbagliato. 

Elizabeth lo osservò impassibile prima di annuire e alzarsi con nonchalance: 


“Come ti pare... Ti lascio alla tua torta, allora.” 


“Dove vai?”  Domandò il ragazzo inarcando un sopracciglio dopo aver mandato giù il boccone, osservando la ragazza stringersi nelle spalle e rivolgergli un sorriso angelico:


“Non saprei... Mi troverò qualcosa da fare, tipo scrivere qualche lettera. Tu invece vai pure a farti una corsetta, così smaltisci la torta.”


Lizzy sorrise al ragazzo prima di girare sui tacchi e uscire dalla sala da pranzo con gli occhi di Altair ed Aerin puntati addosso. 

“Dici che andrà a scrivere davvero o era una scusa?”  

Altair si rivolse ad Aerin, che si strinse nelle spalle e alzando le mani come se non volesse essere messa in mezzo:

“Non saprei... Ma non pensiamoci troppo, io mi preoccupo di più per la prova!” 


Aerin sbuffò, più a disagio ora che la colazione era finita di quando si era alzata: Elliott e Ian avevano avuto l'accortezza di mettersi a discutere su alcune possibili prove a colazione... E le ipotesi dei due erano una più terrificante dell’altra, giusto per tirarla su di morale. 


“Oh andiamo, non sarà di niente di che... O almeno lo spero. In ogni caso, se non la vinco Abraxas mi prenderà in giro per il resto dei miei giorni, ergo oggi vincerò io... Di qualunque cosa dovesse trattarsi.” 


                                                                                  *

“Eccoti, finalmente! Ti ho portato dei biscotti.” 

Ariadne alzò lo sguardo, trovandosi davanti un Abraxas sorridente con un piattino in mano. Il ragazzo sedette accanto a lui sul gradino di pietra, caldo a causa del sole cuocente.


“Grazie... Ti manda Imogen?”  

La ragazza inarcò un sopracciglio, trovando difficile che Abraxas si fosse presentato di sua spontanea volontà... Era più probabile che ci fosse lo zampino della Selwyn.

“No, che ci creda o no sono qui senza che lei me l’abbia... Consigliato. Tieni.” 


Ariadne esitò, guardandolo come per accertarsi che fosse sincero prima di allungare la mano per prendere i biscotti che l'amico le porgeva, borbottando un “grazie”. 


“Ma ti sei offesa sul serio? Dai Ariadne, lo sai che ti prendo in giro... Mi piace averti qui, ormai dovresti saperlo. Ti ho anche cercato per venti minuti!” 


“Non è certo colpa mia se dopo 15 anni ancora non sai quale posto della casa preferisco!” 


La bionda roteò gli occhi prima di voltarsi, puntando lo sguardo sul viale che si estendeva davanti a loro. Si era seduta sui gradini dell'ingresso, fuori dalla casa è appena sotto il grande portico... Da lì si poteva vedere buona parte del parco, il viale che portava ai cancelli di metallo e una facciata del labirinto. 


Quando erano piccoli si sedevano lì di sera, durante le feste... Quando non ce la facevano più a sorridere e a fare i bravi bambini uscivano e si sedevano su quei gradini, mangiando quello che avevano sgraffignato. 


“Ti ricordi quando rubammo i biscotti allo zenzero, a Natale? Solo dopo scoprimmo che mia madre li aveva fatti fare appositamente per la zia di Altair...”


Senza riuscire a trattenersi Ariadne rise, ricordando il putiferio nato dalla loro marachella: loro avevano pensato fossero biscotti come altri quando invece sembravano i preferiti della simpatica, gentilissima Astrid Black... Che per poco non li aveva presi per le orecchie quando li aveva scoperti.


“Certo che me lo ricordo... Eravamo seduti qui quando tua madre ci beccò al momento del dessert, sospettando che centrassimo noi. Poi grazie alla tua brillante idea per scappare ci siamo nascosti nel labirinto e siamo rimasti lì per ore.” 


“In realtà sapevo benissimo come uscirne nel giro di dieci minuti, ma volevo vedere quanto ci avresti messo tu.”    Abraxas sorrise e Ariadne lo colpì sul braccio, vendicandosi di un torto subito dieci anni prima. 

“Brutto traditore! Quindi tutte le volte in cui ci siamo persi tu te la ridevi alle mie spalle!” 


“Forse un po’... Però ora hai imparato la strada, no?” 

“Si beh, tutto merito tuo. Ti ricordo che una volta siamo rimasti chiusi in cucina per ore, visto che il signorino non voleva stare alla festa.”

“Avevo i miei motivi, mio padre e mia madre non facevano che presentarmi docili ragazzine Purosangue che avrei dovuto sposare! E smettila di ridere, non è divertente!” 


Oh, eccome se lo era.   Abraxas, che a 8 anni non aveva alcun interesse a fidanzarsi, era solito nascondersi in cucina quando la serata prendeva una brutta piega... Era l'unico posto dove sua madre non l'avrebbe mai cercato, visto che non avrebbe mai messo piede in una cucina piena di elfi.  Si portava sempre appresso la sua compagna di giochi preferita, coinvolgendola quindi in qualche guaio che aveva a che fare con piatti bruciati o pentole che saltavano in aria. 


“Ti ricordo che una volta hanno pure preso in considerazione l'idea di fidanzarci! Avresti dovuto vedere la tua faccia, sembrava che ti avessero chiesto di mangiare un piatto di cavolfiori!” 

Ariadne addentò un biscotto, tornando quasi una bambina che rubava i dolci e poi li mangiava di nascosto su quei gradini in compagnia di un esuberante bambino dagli occhi grigi,  temendo di essere scoperta dai genitori.

“La tua non era diversa. Menomale che hanno abbandonato l'idea... Io e te insieme? Credo che in una settimana Malfoy Manor cadrebbe a pezzi.” 


Abraxas roteò gli occhi, mentre invece Ariadne abbassava lo sguardo sul piattino di biscotti, guardandoli meglio. Possibile che...

“Abraxas...” 


“Si?” 

Ariadne alzò lo sguardo sul l'amico, che si voltò a sua volta inarcando un sopracciglio e guardandola in  attesa. Lei non disse nulla per un momento prima di sorridere, prendendo un biscotto e ficcandoglielo in bocca:

“Tieni, prendine uno.” 


Mentre Abraxas rischiava quasi di soffocare Ariadne sorrideva, addentando né un altro: erano biscotti allo zenzero. 


Che volesse ammetterlo, mostrarlo o meno, forse Abraxas Malfoy non era poi così insensibile. 


                                                                                *


“Buon pomeriggio, ragazzi. Ieri vi siete cimentati nei lavori domestici, ma oggi mi sembrava doveroso farvi confrontare con qualcosa dal calibro magico visto che è la vostra ultima prova... Spero che tutti voi abbiate fatto un minimo di pratica a scuola, perché oggi voglio vedere come ve la cavate nei duelli.” 


Altair sorrise con sollievo e soddisfazione allo stesso tempo, già pregustandosi la vittoria: non si sarebbe fatto battere da nessuno, non in una prova simile.
All’Accademia l'avevano fatto duellare fino allo sfinimento ed era il momento di sfruttare tutte quelle esercitazioni.


Nott stava per dire qualcosa quando la mano di Elizabeth scattò in aria per richiedere la parola. Cantankerus la guardò con perplessità e annuì, invitandola silenziosamente a parlare:


“Scusi se la interrompo... Non posso auto-squalificarmi dalla prova, vero?” 


Ian soffoco una risatina, strano fata sul nascere da una dolorosa gomitata allo stomaco di Lizzy, che teneva gli occhi scuri fissi su Cantankerus quasi con aria speranzosa. 

Quest’ultimo esitò per un attimo, prendendo in considerazione la domanda.l. Non ci aveva pensato,m effettivamente.

Tuttavia non voleva perdersi il divertente spettacolo e rispose negativamente, facendo sospirare leggermente Lizzy.


“Paura di perdere, tesoro?”    Altair le rivolse un sorrisino, guadagnandosi un’occhiata torva da parte della ragazza: non le era mai piaciuto duellare, fin da Hogwarts. Non da quando un suo compagno di Casa le aveva rotto diverse costole.

“Non tanto il perdere, più che altro vorrei finire questa competizione con le ossa al loro posto...” 


“In ogni caso, non preoccupatevi... Dovrete solamente disarmarvi, non dovete uccidervi o torturavi.”


“Ehm... Ma non dovrebbe essere scontato?”   Mormorò Maximilian con aria leggermente attonita rivolgendosi ad Elliott, che alzò gli occhi al cielo prima di borbottare qualcosa su come “non si potesse mai sapere, parlando dei Nott”. 


“Possiamo scegliere noi le coppie e o le lei?” 

Alla domanda di Abraxas Cantankerus si strinse nelle spalle, rispondendo che potevano formare loro le coppie per il primo turno... Quando qualcuno perdeva era eliminato, avrebbe vinto l'ultimo rimasto.


Alle parole dell'uomo Malfoy e Ariadne si scambiarono un sorrisetto, pensando la medesima cosa mentre Imogen si appuntava mentalmente di stare alla larga dai due... Meglio lasciare che si scannassero a vicenda piuttosto che intromettersi. 


Al sentire quelle parole Elizabeth si voltò verso Aerin, afferrandola per un braccio e sibilando qualcosa che suono molto come una minaccia:

“Tu stai con me, chiaro?” 

“Certo... Ma perché tanta preoccupazione?” 


Aerin inarcò un sopracciglio, non capendo il comportamento dell’amica che sbuffò, accennando col capo ad Altair:

“Col cavolo che duello con lui! Non amo perdere, specialmente contro Black!”


“In effetti credo che sia molto bravo... Ma dubito che ti romperebbe le costole come ha fatto Zack al sesto anno.” 

“Grazie per avermelo ricordato...” 

“Beh, è vero! Sono sicura che non ti torcerebbe un capello... A meno che non ci sia qualche torta di mezzo, ma per tua fortuna il premio di questa sfida NON è un dolce, quindi sei al sicuro.”  

Lizzy rivolse all'amica un'occhiata eloquente, facendole capire che le sue parole non le erano state di grande aiuto e spingendola a completare in fretta la frase: 

“Ad ogni modo, io non uno un asso, per tua fortuna.”   Il tono voleva essere rassicurante e la Tassorosso si stupì nel vedere il sorriso sul volto di Lizzy, che scosse il capo prima di parlare a bassa voce, in modo che solo lei potesse sentirla:


“Oh no tesoro. TU adesso mi disarmi, chiaro?” 

“Cioè ti fai eliminare apposta?” 

“Ovvio! E al diavolo lo spirito competitivo, odio duellare e prima vengo eliminata, meno dovrò farlo.” 


Aerin non disse nulla, limitandosi ad alzare gli occhi al cielo: adorava Elizabeth Abbott, ma a volte proprio non la capiva. Quest'ultima però sorrideva con aria rilassata, fregandosene altamente della competizione e desiderando solo che quella prova finisse in fretta. 


                                                                            *


“Tutta fortuna... Mi sono distratto un attimo.”    Abraxas sbuffò sonoramente, incrociando le braccia al petto mentre Ariadne se la rideva, avvicinandosi con aria trionfante ad una Imogen che cercava di non ridere, con scarsi risultati. 

“Ma quale fortuna, ho vinto e basta! Lo so che ti irrita mio caro, ma devi ammettere che sono più brava di te.” 

Abraxas rivolse alla ragazza un’occhiataccia mentre Imogen invece sorrideva, appoggiando una mano sulla spalla del fidanzato con aria consolatoria. Ariadne invece stava gongolando parecchio, soddisfatta di aver battuto il suo più vecchio amico. 


Deciso a non badare alla sua amica Abraxas spostò lo sguardo, puntandolo quasi senza accorgersene su Elliott e Ian, che stavano parlottando a mezza voce poco distante. Sembrava che nessun altro se ne fosse accorto, tutti troppo presi a prestare attenzione a Connie e Maximilian che sembravano divertirsi parecchio nel lanciarsi, schivare e parare incantesimi, specialmente la ragazza. 

Abraxas inarcò un sopracciglio, chiedendosi di che cosa stessero parlando i due ex Corvonero. Ian stava gesticolando leggermente, come se stesse spiegando all’amico qualcosa... Il biondo vide Elliott annuire con un lieve cenno del capo prima di voltarsi, puntando gli occhi sui due ex Grifondoro che duellavano a cinque metri da loro e facendo finta di nulla, esattamente come Ian. 


A meno che non avesse a che fare con quello che avevano concordato... Abraxas lanciò un’occhiata a Cantankerus, che non stava minimamente badando al nipote.

In effetti non era una cattiva idea... Al posto di Ian, di certo non avrebbe voluto farsi trovare a rovistare nel suo studio. 


                                                                                         *


“Azzardati a ridere e vedi cosa ti succede.”    


Ma non ci riusciva... malgrado la minaccia e il tono secco di Lizzy, Altair rideva sotto i baffi.


“Scusa, ma... Che accidenti era quel “oh, che peccato, sono stata eliminata!” ?” 


“Come cos’era? Era la lamentela di una ragazza affranta dalla sconfitta, non ti pare?”    Lizzy lo guardò con aria innocente, stringendosi nelle spalle per poi piegare le labbra in un sorrisetto. Altair la imitò, scuotendo appena il capo come se non la capisse:


“Sei veramente un personaggio, Lizzy... Farsi eliminare apposta è veramente il colmo.” 

“Solitamente non lo farei mai, ma l'idea di perdere contro di TE non mi alletta per niente. Perdere contro la mia migliore amica è molto più gratificante.” 


Altair roteò gli occhi ma non aggiunse altro, tornando a concentrarsi su Elliott ed Ian. 
Solo che c'era qualcosa che stonava, in quel quadretto...


Altair si accigliò, osservando la scena leggermente confuso: si, c'era qualcosa che stonava. 
Ma che avevano tutti quel giorno? Sembrava che facessero a gara a chi si faceva eliminare apposta per primo... 


Infondo Ian non se la cavava male a scuola nei duelli, lo ricordava benissimo... Perché diamine si stava facendo battere praticamente apposta? 


Quando, qualche minuto dopo, la bacchetta volò dalle mani di Ian, il giovane Nott fece uso della sua migliore interpretazione da rabbia post sconfitta... Ma ad Altair Black di rado sfuggiva qualcosa, nemmeno occhiata piuttosto eloquente che il Corvonero lanciò a Lizzy. 


“Perché ti ha guardato in quel modo?”       Altair assottigliò gli occhi, parlando senza smettere di guardare Ian con sospetto. Lizzy però si strinse nelle spalle, replicando che non sapeva di cosa stesse parlando.

Il Serpeverde le lanciò un’occhiataccia dal chiaro significato: “parla o ti faccio parlare io”, ma per una volta il tempismo di Cantankerus Nott fece centro, chiamando Black per il suo turno.

Un sorriso innocente increspò il volto di Elizabeth, che accennò col capo all’uomo:

“Senti? Tocca a te... Coraggio, vai a stendili tutti.” 


“Certo che li stendo tutti. Ma dopo io e te dobbiamo parlare, Elizabeth Abbott. Ho la sensazione che tu stia combinando qualcosa.” 


Lizzy si limitò a sorridere innocentemente per poi voltarsi verso Ian non appena Altair le diede le spalle. La ragazza annuì con un cenno prima di muoversi con uno scatto verso l'amico, prendendolo per una spalla:


“Bene. Muoviti Ian, dobbiamo fare in fretta.”

“Paura di essere scoperta da mio zio?” 


“No, mi spaventa più la reazione di qualcun altro a dire il vero... Ripeto, muoviamoci.” 


                                                                          *


“Mi terrai il muso ancora a lungo?” 

“Non ti sto tenendo il muso!” 

“Si invece!”    Maximilian sbuffò, roteando gli occhi scuri mentre Connie lo guardava con un’espressione leggermente divertita dipinta in volto: eccome se le stava tenendo un po’ il muso... A Max a quanto pare non piaceva perdere, specialmente se contro una delle sue migliori amiche. 


“Su dai, tutti perdono di tanto in tanto! Ricordi, io sono un disastro in Pozioni! Se non fossi stata in “banco” con Imogen di certo avrei fatto esplodere il Manor!” 


Quelle parole fecero istintivamente ridere il ragazzo, ricordando la prova di qualche giorno prima. In effetti a Connie era andata male tra Pozioni e Trasfigurazione... Almeno aveva la soddisfazione di averlo battuto duellando.


“Cambiando argomento... Hai idea del perché Lizzy non avesse nessuna voglia di duellare? È una persona competitiva, eppure si è quasi auto-eliminata.” 

“Da quello che ho capito da Elliott, pare che abbia avuto un... Incidente, un paio d'anni fa. Se non altro è abbastanza autoironica da farsi battere apposta senza problemi.” 


Connie stava per dire qualcosa, ma venne interrotta da Cantankerus: Imogen aveva appena battuto Amelia... Quindi toccava a lei “battersi” con l’ex Corvonero. 
La ragazza sorrise e si alzò dal gradino dove si era seduta accanto a Maximilian, chiedendogli allegramente di farle gli auguri prima di avvicinarsi alla mora, che aspettava sullo spiazzo ricoperto di ghiaia davanti all’ingresso della casa. 


“Auguri...” 


Molto probabilmente Connie non lo sentì, essendosi già allontanata di qualche passo, ma Maximilian le fece ugualmente gli auguri prima di far vagare lo sguardo sui compagni disseminati nei paraggi: chi era in piedi, chi seduto, chi in un angolo per cercare ombra... 

Però qualcuno mancava, effettivamente. Dov’erano finiti Ian e Lizzy?


                                                                                   *


“Ian, muoviti! Odio fare il palo... Non puoi farlo tu?” 


“No, perché è la stanza di mio zio... Ergo cerco io il libro.” 


Elizabeth sbuffò, guardandosi intorno con un certo nervosismo: anche quando, da bambini, lei e suo fratello saccheggiavano la dispensa il ruolo del palo toccava sempre a Lizzy... E aveva ogni volta il terrore di venire beccata, sia che si trattasse di sua madre sia di Cantankerus Nott.


Per Ian era diverso, visto che erano parenti stretti... Ma lei? Niente avrebbe impedito a Nott di fulminarla se l'avesse beccata a frugare nella sua stanza. 


“S che punto sei?”    Pregando che nessuno facesse troppo caso alla loro assenza Lizzy si sporse sulla porta per sbirciare all’interno della stanza, rimanendo scioccata di fronte a ciò che vide: non tanto per il lusso atroce della camera... Ma per il fatto che Ian fosse in piedi davanti ad una cassettiera, sistemandosi distrattamente i capelli neri davanti ad uno specchio.


“IAN NOTT! Che cavolo fai? Smettila di mulinare i capelli e cerca quel libro!” 


Le parole – anzi, il ringhio – di Lizzy sembrarono riscuotere il ragazzo, che si affrettò a continuare a cercare. 

Quando aprì l'ultimo cassetto un sorriso comparve sul volto del ragazzo, che da un angolo tirò fuori un libro rilegato in pelle nera.
Lo aprì, ma basti vedere la prima pagina e lo stemma disegnato sopra dallo stesso Cantankerus per avere la conferma: aveva tra le mani Sacre 28.


“Trovato! Ora filiamo prima che mio zio faccia un salto qui...” 

Lizzy tirò un sospiro di sollievo, agitando la bacchetta affinché tutto tornasse come l'avevano trovato quand’erano entrati. Curiosa di vedere quel famoso libro la ragazza si avvicinò ad Ian, chiedendogli di poterlo vedere: per tutta risposta il ragazzo glielo porse e fece per dire qualcosa, ma si bloccò di colpo avendo sentito un rumore che somigliava orribilmente a dei passi.

Ian si zittì di colpo, borbottando subito dopo un “merda” a mezza voce.

“È mio zio, maledizione!” 

“Come fai a saperlo, magari è uno degli altri che è venuto a cercarci!” 


Ian però scosse il capo con fermezza, sibilando qualcosa che suono molto come “bastone da passeggio” mentre scattava verso la porta.  Lizzy si morse il labbro, imprecando mentalmente con il libro ancora in mano mentre Ian, sulla soglia della stanza, si voltava verso l’amica:

“Ok, tu resta qui... Io lo allontano e poi torno a tirarti fuori.” 


“CHE? Mi lasci qui? Ian, aspet-“ 


La porta però si chiuse senza darle il tempo di finire la frase è a quel punto Elizabeth non tenne più le imprecazioni nella sua testa, esprimendo a parole tutti quello che pensava della famiglia Nott che, ne era certo, entro il giorno dopo si sarebbe trovata con due componenti in meno. 


                                                                                        *

Quando tornò nel piazzale davanti alla casa, Ian colse perfettamente lo sguardo interrogativo che gli lanciò Abraxas. Tuttavia non gli si avvicinò, limitandosi a guardarlo con eloquenza senza dire nulla: diciamo che il piano era andato a buon fine a metà. 

Lizzy l'avrebbe massacrato, ne era certo... Ma aveva già fatto fatica a giustificare la sua presenza nel corridoio, se ci fosse stata anche Lizzy con lui sarebbe stato impossibile convincere suo zio... Era riuscito ad allontanarlo e a non farlo entrare in camera sua, portandolo nuovamente in cortile con la piena consapevolezza che suo zio incantava sempre le porte delle stanze dove alloggiava, in modo che un qualche intruso potesse entrare ma non uscire se si chiudeva la porta alle spalle. 

Perciò, aveva praticamente incastrato la sua migliore amica nella stanza di suo zio... Grandioso, decisamente.


Elliott, non vedendolo tornare con Lizzy, lanciò al moro uno sguardo confuso ricevendo come risposta un’occhiata funerea e capí che qualcosa doveva essere andato storto: chi poteva prevedere che Cantankerus avrebbe pensato bene di farsi un giretto nel Manor per appoggiare la giacca? 

Ian però doveva ringraziare la mania dell'uomo di usare il bastone da passeggio... Si era fatto riconoscere proprio grazie a quello dal ragazzo. 

Gli occhi neri di Ian si posarono su Ariadne e Altair, che dalle facce dovevano aver appena finito di duellare: la ragazza aveva una faccia da funerale mentre il ragazzo sembrava decisamente soddisfatto.
Il sorriso di Altair però si smorzò leggermente alla vista di Ian, avvicinandoglisi con qualche falcata.


Merda... Che gli dico adesso?


Un attimo dopo si trovò davanti all’ex Serpeverde, che ovviamente lo guardò come se fosse in cerca di qualche risposta:


“Dov’é Lizzy?” 


Bene. Se gli dico che l'ho chiusa in una stanza mi uccide...


“Non ne ho idea. Io sono andato in bagno, non so dove si sia cacciata... Conoscendola, magari si è persa da qualche parte.” 

Ian si strinse nelle spalle, cercando – e sperando – di risultare il più credibile possibile agli occhi di Altair, che dopo un momento di esitazione annuì con un cenno del capo, leggermente dubbioso.


“Andrei a cercarla, ma devo andare avanti con la prova...” 

“Oh beh, salterà fuori... Fossi in te non mi preoccuperei, Lizzy se la sa cavare egregiamente.” 


Con quelle parole il Corvonero pensò bene di defilarsi, puntando al gradino dove si era seduto Maximilian mentre Elliott prendeva il posto di Ariadne in mezzo allo spiazzo per duellare con Altair, che lanciò al giovane Nott un’occhiata leggermente sospetta prima di concentrarsi sul duello imminente. 


A qualche metro di distanza Abraxas si stava prendendo la sua rivinta verbale su Ariadne, rinfacciandole l'aver perso contro l’amico: 

“Hai visto, tesoro? Mi avrai anche battuto, ma tu hai perso contro Altair!” 

“Per l'amor del cielo Abraxas, piantala. Tutti noi perderemmo contro di lui, lo sai benissimo.” 


Dalle parole della bionda partì ovviamente la solita cantilena e Imogen sospirò, accarezzandosi distrattamente la treccia con cui aveva raccolto i lunghi capelli scuri. 

Tutto sommato non era dispiaciuta che quella strana avventura stesse per finire... Se non altro non avrebbe sentito quei due discutere per un po’. 

Nemmeno lei aveva brillato nella prova, rimanendo sconfitta da Connie... Ma a differenza dell’amica e del fidanzato non ne faceva una questione di stato, non dandoci poi tanta importanza: non era mai stata una cima a duellare e non aveva mai pensato di vincere quella prova... Si era impegnata, l'importante era quello. 


Spostando gli occhi c hai di sui due biondi che discutevano accanto a lei però, Imogen Selwyn appurò che non tutti erano della sua stessa opinione.


                                                                                 *


“Hai preso quel cavolo di libro o ti sei fatto battere apposta da me per niente?”   Elliott inarcò un sopracciglio, sedendosi accanto ad Ian e abbassando la voce perché nessuno li sentisse. Il moro sbuffò, borbottando qualcosa di poco comprensibile che però l'amico interpretò benissimo: qualcosa non era andato secondo i piani.

Lui la sua parte l'aveva fatta: aveva battuto Ian come d'accordo e aveva fatto finta di niente quando l'amico era sparito insieme a Lizzy e ora aveva appena finito di duellare con Altair, uscendone sconfitto. In realtà il Serpeverde si era come volatilizzati dopo aver vinto, ma Elliott non ci fece troppo caso: accadeva spesso che Altair Black sparisse e poi facesse la sua comparsa all’improvviso, senza far capire del tutto dov'era stato. 

Ovviamente Elliott aveva capito che qualcosa era andato storto quando aveva visto Ian tornare insieme a Cantankerus e senza Lizzy al seguito... Poveraccia, di certo in quel momento stava maledicendo metà della popolazione mondiale e Ian Lowell Nott in primis.    


“Beh, ti consiglierei di andare a tirarla fuori, Ian... Perché primo, se tuo zio la trova i camera sua non vorrei essere nei suoi panni; secondo, non vorrei essere nei TUOI quando ti metterà le mani addosso.” 


Ian sospirò e annuì, perfettamente consapevole che si sarebbe beccato un paio di maledizioni dall’amica quando sarebbe andato a tirarla fuori. 

E menomale che non soffriva di claustrofobia, altrimenti sarebbe stata la fine...


I due ragazzi tenevano gli occhi sul duello tra Connie e Aerin senza però vederlo davvero, mentre entrambi pensavano alla medesima cosa: andare a tirare fuori Lizzy senza destare sospetti. 

“Secondo te posso andare ora?” 


“No Ian. DEVI andare adesso, quando la prova finirà Cantankerus tornerà di sicuro in camera sua e non vorrei essere nella nostra Lizzy quando questo succederà. Perciò, se vuoi avere tutti gli arti quando stanotte andrai a dormire, ti consiglio di muoverti.” 


“Ok, ok, ho afferrato il concetto... Vado.”    Ian sbuffò e si alzò, appuntandosi mentalmente di non prendersi mai più l'incarico di sequestro un qualche oggetto a nessuno, suo zio in particolar modo.

In effetti Nott stava prestando attenzione alla prova... C'era solo da sperare che non decidesse di farsi un altro giretto dentro il Manor.


Solo quando Ian si alzò e fece per tornare dentro la casa, si rese conto che mancava qualcuno... 


Merda 


                                                                                 *


Misurava la stanza a grandi passi, come suo solito quando era nervosa o stava riflettendo. 

Poteva sempre chiuderlo dentro uno stanzino delle scope...
O magari rasargli i capelli a zero mentre dormiva, visto quando ci teneva alla sua “chioma fluente”...


Elizabeth Abbott stava esaminando tutti i modi possibili per farla pagare al suo suddetto migliore amico, che aveva avuto la geniale idea di chiuderla dentro una stanza e non una qualunque, bensì la stanza di suo zio che sarebbe potuto tornare, trovarla lì e maledirla in quattro e quattr’otto.

Lizzy smise di camminare, stringendo ancora il libro in mano mentre sospirava: da quanto tempo era lì? Non ne aveva idea... Ma di certo qualcuno doveva aver notato la sua assenza! 


Poco male, visto il tuo scarso senso dell’orientamento penseranno che ti sei persa o finita in una trappola mortale disseminata per la casa...


Quando però sentì dei passi nel corridoio, Lizzy sentì quasi un’incudine sollevarlesi dal petto: grazie al cielo, allora c'era qualcuno di vivo nei dintorni! 

E nessun rumore da bastone da passeggio.. Ergo, non era Cantankerus. E se era lui senza bastone, allora poteva dichiararsi la persona più sfigata del pianeta.

La ragazza incantò frettolosamente il libro per farlo sparire e poi si avvicinò alla porta, bussando energicamente dall’interno e pregando che nel corridoio ci fosse Ian:


“Ian! Aprimi, maledizione... Se sto qui per altri dieci minuti quando ti trovo ti rado i capelli a zer-“ 


Non aveva nemmeno portato a termine la minaccia che la porta si aprì di colpo, rischiando di farle prendere una bella botta in testa. 
Fortunatamente la ragazza fece un passo indietro appena in tempo, sorridendo istintivamente per essere finalmente libera. Sorriso che sparì subito quando mise a fuoco CHI aveva davanti.


Si, era veramente sfigata quel giorno 


“Altair! Ciao... Che fai da queste parti?” 


Se da una parte non era mai stata così felice di vederlo, dall'altra voleva farsi lo stesso incantesimo che aveva usato per il libro e sparire nel nulla: aveva i due fari azzurri di Altair Black puntati addosso con aria inquisitoria, facendole capire che stava per passare sotto un interrogatorio. 


“Se permetti, te lo chiedo io questo. Che accidenti ci facevi chiusa qui dentro Elizabeth?” 


Già, che ci faceva chiusa lì dentro? 


“Beh, lo sai come sono no? Stavo cercando un bagno ma non sono mai stata in questa parte della casa e mi sono persa... Sono entrata qui per curiosare e sono rimasta chiusa dentro.” 


Lizzy sorrise con leggero nervosismo, pregando affinché Altair se la bevesse... Cosa che ovviamente non accadde, visto che, come ho già detto, quel giorno era immensamente sfigata:

“E perché, di grazia, cerchi un bagno proprio nella parte della casa che non conosci?” 


Beh, non fa una piega


“Ho accompagnato Ian... Doveva prendere qualcosa in camera di suo zio.” 


Ti prego fa che non sappia che è QUESTA la camera di Cantankerus 


Altair inarcò un sopracciglio, ricordando perfettamente quando Ian aveva detto di non sapere dove fosse Lizzy.., quindi o aveva mentito lui o lo stava facendo lei.

“Lizzy, Ian ha detto che non sapeva dove fossi... Ma lasciamo perdere, intanto usciamo da qui.” 


Altair la prese per un braccio e se la trascinò dietro fuori dalla stanza, chiudendole la porta alle spalle. Lizzy sorrise con sollievo e alzò lo sguardo sul ragazzo, rendendosi piena,mete conto solo allora che anche lui non sarebbe dovuto essere lì: 


“Scusa ma... Che ci fai qui? Non dovresti essere alla prova?” 


“Oh beh, ho lasciato che prima si scontrassero Connie ed Aerin, io dovrò vedermela in “finale”  con chi delle due vincerà... Diciamo che sentivo che ti eri cacciata nei guai e sono venuto a cercarti.” 

Il ragazzo roteò gli occhi mentre invece Lizzy sorrise, guardandolo quasi intenerita:

“Beh, menomale che ci sei tu allora! Ti ringrazio, senza di te sarei persa... Letteralmente.” 


“In effetti è già la seconda volta che ti scorto fino a destinazione... Ti serve una cartina, tesoro.” 

“Beh, ma io una volta ti ho trascinato fino alla tua camera alle due del mattino, ergo siamo pari.” 


 Altair sorrise alle parole della ragazza mentre le appoggiava un braccio sulle spalle, ricordando benissimo l'episodio dopo il ballo... Si era immensamente divertito a farsi scortare da Lizzy per tutte quelle scale e corridoi. Poveretta, doveva aver avuto mal di schiena per i tre giorni successivi.


“In effetti, devo confessarti che non ero poi così ubriaco... Diciamo che l'idea di farmi accompagnare da te non mi dispiaceva.” 

La ragazza alzo gli occhi al cielo, borbottando un “l'avevo sospettato” proprio mentre, svoltato un angolo, i due si trovavano faccia a faccia con Ian Nott.


Ian e Lizzy su scambiarono uno sguardo leggermente allarmato, consapevoli che quel giorno il tempismo non fosse affatto dalla loro parte. Altair invece puntò gli occhi su Ian, chiedendogli spiegazioni chiare sulla situazione visto che ancora non ci aveva capito un granché.


“Oh andiamo Black... Non fare quella faccia, non è successo nulla di grave! Ti assicuro che non mi sono fatto la tua ragazza o cose del genere mentre eravamo nella camer-“ 


Lizzy avrebbe tanto voluto sbattere la testa contro il muro, ancora e ancora. 
Oppure uccidere Ian Nott, zittendolo per sempre. 

Ma perché usava l'ironia proprio nel momento più sbagliato? 


Altair si voltò con calma, forza anche troppa, verso la ragazza, che lo guardò con nervosismo crescente mentre parlava:


“Liz... Perché, di grazia, non hai detto che eravate nella stanza insieme? Quante a te Nott, ringrazia che non devo duellare con te o rischieresti di non arrivare all’ultimo giorno di permanenza qui con quello che hai detto.” 


Ian spostò gli occhi scuri su Lizzy, guardandola quasi con esasperazione: come potenza sapere lui che l'amica non aveva detto ad Altair che erano stati insieme nella stanza e poi lui l'aveva lasciata lì? 

Elizabeth ebbe il buonsenso di trascinarsi Altair – con fatica, visto che lui sembrava aver tutta l'intenzione di fare quattro chiacchiere con Ian su cosa avessero o non avessero fatto in quella camera – lungo il corridoio, capendo che era proprio il caso di raccontare per filo e per segno cos'era successo e perché si erano imbucati bella camera di Cantankerus per “prendere in prestito” Sacre 28. 











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Angolo Autrice:

Buona...sera? Boh, è mezzanotte passata quindi vedete voi.

Il capitolo è abbastanza lungo e spero sia decente, non ho idea del risultato perché l'ho scritto quasi tutto in aereo con l’ipad che mi corregge tutto quello che scrivo... Perciò, se trovate scritto “Altari” invece di Altair, sapete con chi prendervela. 

Sono troppo rimbambita per rileggerlo tutto di nuovo, spero che non ci siano troppi erroracci... Al limite domani lo rivedrò. 

In ogni caso... Spero che vi sia piaciuto, fatemi sapere e ci vediamo, spero in fretta, con il penultimo capitolo! 

Buonanotte! 
Signorina Granger 

   
 
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