La situazione era più complicata del previsto e non gli dava pace.
Purtroppo non sembrava migliorare ma al contrario, con il passare del tempo, a tratti era persino peggiorata.
Francesco ricadeva in circoli virtuosi perpetui, attirato come in un vortice infinito che lo inghiottiva e lo riportava
a commettere sempre gli stessi identici errori, ormai da anni.
Ed eccolo lì, immobile e demoralizzato, seduto su quel divano rosso porpora che era diventato come una seconda pelle per lui,
con lo sguardo perso nel vuoto più totale; la lucidità mentale appannata che lo portava a contemplare il nulla, fissando
un punto spento della stanza: paralisi generazionale.
Punto e daccapo, a dannarsi su come sarebbe potuta essere la sua vita se le circostanze non fossero state tanto avverse
e il destino così crudele nei suoi confronti (almeno secondo il suo punto di vista).
Aveva creato una sorta di muro, una barriera mentale che non riusciva a scavalcare. Più tentava di farlo e più falliva.
Era bloccato nel passato, in quei ricordi e rimpianti che non riusciva ad accettare e superare in quanto tali, artefici di paure
ed ansie, tra lacrime e vecchi mostri che, ciclicamente e senza apparente motivo, si ripresentavano alla finestra della sua psiche,
più forti e spaventosi delle volte precedenti.
Era sull'orlo del baratro.
Aveva il cervello intasato da immagini e pensieri negativi che lo avrebbero sicuramente portato alla morte, o peggio alla pazzia,
se non avesse posto rimedio in tempo.
Dal profondo del suo cuore ne era perfettamente consapevole e questo stato mentale lo terrorizzava e al tempo stesso
logorava da dentro.