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Autore: BlackDream99    27/07/2016    4 recensioni
"Te lo prometto", le disse Ron, quando l'oscura presenza del dolore aleggiava ancora nelle menti di tutti e due. In un viaggio per terre lontane, il rapporto fra Ron e Hermione si andrà rafforzando, contro quello che pensavano gli altri, contro quello che pensavano anche loro stessi. Una storia limpida che si basa su frasi aleatorie, baci appassionanti, sulla voglia di stare insieme, di perseverare, di continuare ad andare avanti, perché la vita, appena pensi che debba lasciarti in pace, ti rende le cose più difficili di quanto già non lo siano state. Un'ennesima ricerca porterà Ron e Hermione prima su strade buie e scomode, e infine, a quello che desideravano entrambi, forse lui ancor più di lei. Tra lacrime, gioie, congetture e inesperienza, l'amore avrà la meglio. Perché loro sono nati per stare insieme. E insieme resteranno. Per sempre.
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Lettura consigliata con: Ludovico Einaudi - Fly

''Ti odio''. 
Quelle parole erano state probabilmente peggio di una pugnalata, e per quanto cercasse di sperare che quella situazione fosse frutto della sua immaginazione, un incubo che sarebbe presto terminato; Ron non riusciva a non pensare alla terribile realtà che quelle sillabe trasmettevano. 
Se n'era andata. Per l'ennesima volta. E ancora una volta era tutta colpa sua. Rispetto a quando era già accaduto un qualcosa del genere, però, si ritrovò ad osservare il tutto da un punto di vista leggermente più distante e distaccato. Era forse il fatto che avesse preventivato che Hermione avrebbe potuto reagire così se avesse compreso che le era stata nascosta la verità, o forse che egli stesso non si sentiva più in grado di correre da lei per provare a rimediare. Era finita, la testa continuava a ripetergli di smettere di pensare o di agire. Aveva freddo, profondi brividi gli solcavano la schiena e il cuore, e sentiva come se tutto il corpo si fosse d'un tratto atrofizzato, mentre pensava a quanto potesse far freddo fuori dalla tenda, dove da qualche parte la sua Hermione lo stava certamente maledicendo. 
Era dispiaciuta di quello che era successo e di ciò che aveva fatto? Ron non seppe e non volle rispondersi, semplicemente per evitare di pensare il peggio. Lo aveva lasciato, aveva detto di preferire la solitudine. Ron scosse la testa, si mise le mani sugli occhi chiusi, ma non pianse; il cervello gli ordinò di evitare di cadere oltremodo nel ridicolo, anche se era incapace di muoversi. E abbandonato ai suoi pensieri, lasciò che i fantasmi di qualche mese prima tornassero prepotentemente a dire la loro. Aveva sempre saputo di non essere adatto a lei, ma nelle ultime settimane si era convinto che ad Hermione non importasse, che lo amasse quanto lui avesse sempre amato lei. Invece ancora una volta veniva rimarcata la differenza fra di loro, Ron era piccolo, un nulla in confronto ad Hermione, ne era certo. Una persona come lei non poteva sopportare colui che era sempre stato quello in secondo piano, la riserva, colui che non era mai stato protagonista. 
''Sono durato fin troppo'' pensò, e le parole vennero accompagnate da una strana quanto inopportuna voglia di ridere. Scosse ancora la testa, e nella sua inattività si ritrovò a giocare con i battiti del cuore, noiosamente lenti e pigri. 
Tum...
Tum...
Tum...
Cercava di far coincidere il respiro con il terzo battito della serie, un passatempo idiota e crudele. Ogni battito era un momento in più senza di lei, con ogni respiro gli parve di inspirare veleno; ma era per qualche strana ragione concentrato e assorto nel suo stupido impiego. Una futile distrazione dalla realtà. Non si sarebbe accorto del passare delle ore, della fame e della sete. Dopo qualche minuto riuscì ad inserire nel gioco anche la pioggia, con il ticchettio dell'acqua che accompagnava l'orchestra. 
Quasi sorrideva.
Poi, dopo lunghi periodi di calma e serenità, un tuono.
Aprì di fretta gli occhi e si alzò in piedi, come se fosse spaventato. Gli era sembrato un segno. Guardò la sedia di legno sotto di lui, percepì il battito e il cadere della pioggia, e, come se si fosse svegliato da un coma, si mosse lentamente all'indietro girando rapido e inorridito la testa, cominciando a dare peso alle proprie azioni come se non le ricordasse.
Ma cosa diavolo stava facendo? 
Perché non le era corso dietro?
Perché non aveva lasciato tutto per andare a riconquistare ciò che di più caro aveva?
Si vergognava di sé stesso, ma come diavolo era possibile che avesse passato tutto quel tempo fermo, immobile, passivo? 
Non si riconosceva. 
Aveva fatto di tutto nell'ultimo periodo per tirare fuori la parte più matura, sicura e intraprendente di sé ed ora stava permettendo che tutto andasse perso?
Camminava rapido e frenetico in tondo, sempre più sconvolto dai propri atteggiamenti. Era assodato che Hermione fosse più avanti di lui, ma era allo stesso modo certo che quella distanza fosse molto diminuita...
Era stato lui ad aiutare lei, lui a riunirli, lui a stupirla. La maturità che tanto amava di Hermione lo aveva invaso lentamente e lo aveva portato ad un incredibile incremento della propria autostima e del coraggio. Andando avanti con i ragionamenti, gli balenò un timido concetto nella mente: ''E se ora sono io quello più avanti?''.
Qualche anno prima era sicuro che mai avrebbe perfino pensato una cosa del genere, ora si scervellava a pensare che potesse costituire la realtà. Sorrise ancora, stavolta di gioia. 
Ma la testa lo riportò al presente. 
La realtà si manifesta con le azioni. Lo aveva sempre pensato, ma era da parecchio che non andava a scavare nel profondo della propria memoria in cerca di questo assioma. Rifletté ancora, e ancora una volta si osservò come se dovesse studiarsi. 
La realtà diceva che era ancora nella tenda, perso in ragionamenti senza fine e senza scopo, mentre Hermione si trovava da qualche parte fuori, sotto la pioggia e i fulmini, lontano da lui, una meravigliosa alchimia di cuori ormai spezzata. 
Cuori...
E il suo?
Cosa diceva?
Abbassò velocemente lo sguardo sul petto, come  se potesse vederlo davvero. 
Non lo aveva mai interpellato negli ultimi minuti. 
Ma perché?
Ancora una volta si stupì di sé stesso. 
Aveva completamente ignorato il suo miglior consigliere, che lo aveva sempre ben guidato, specialmente quando negli ultimi tempi si trattava di Hermione.
In pochi secondi giunse ad un'altra verità, che però gli parve più che ovvia.
Il suo cuore puntava Hermione. 
Lo aveva sempre saputo.
Quindi per quale insulso motivo continuava a cadere sempre nello stesso tranello, perché non si lasciava trasportare dalle emozioni?
La sua personalità soffriva le decisioni riflettute, e si era dunque ripromesso di seguire l'istinto che era sicuro l'avrebbe spesso indirizzato nella giusta direzione. 
Basta rimuginare sul passato e sul da farsi, basta perdersi in verbose e vane complessità.
Avrebbe seguito il cuore, l'anima, o qualsiasi cosa che egli stesso avesse potuto definire 'emotivo'. 
Era deciso, avrebbe cercato Hermione. 
Non poteva stare senza di lei, avrebbe sacrificato l'orgoglio per riprendersela. Era a posto solo con lei al suo fianco.
Appellò il cappotto, si infilò le scarpe e mise il cappuccio noncurante dell'inferno che lo aspettava all'esterno. La sua unica preoccupazione era raggiungere il suo scopo, era come se la sua maturità passasse attraverso i propri obiettivi. 
Avrebbe potuto correre per chilometri, cercare per ore senza mangiare e bere. Ma anche in capo al mondo sarebbe riuscito a trovarla, a riunirsi alla sua metà migliore. 
Uscì dalla tenda, e lo accolsero pioggia, lampi e saette. Ne fu felice, un po' si sentiva rappresentato dall'ambiente che lo circondava, una nube violenta pronta ad esplodere.
Ma appena fece il primo passo verso l'esterno e guardò per la prima volta davanti a sé, fu sorpreso e non poco di notare esattamente di fronte una figura indefinita, che correva verso di lui in quella che non poteva che essere una penombra non solo fisica, ma in parte anche immaginata dalla propria testa. 
   
 
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