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Autore: angelo_nero    28/07/2016    3 recensioni
[Attenzione! La storia può contenere spoiler per chi non è al passo con il manga e/o segue l'anime in italiano!]
Ho deciso di creare una raccolta sulla mia coppia preferita di questo fandom: Gajevy. Ma siccome sono a corto di fantasia, chiedo a voi, recensori, di fornirmi i prompt più disparati su cui vorresti leggere qualcosa di questa coppia :3
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden, Pantherlily
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Prompt: School AU! – Ballo scolastico
Personaggi: Gajeel, Natsu, Gray, Wendy, Erza, Lucy, Levy, Mirajane.
Coppie: GaLe/Gajevy, Gruvia, NaLu, accenni Miraxus e Gerza.
Avvertimenti/Note: AU a tema scolastico.


L’estate era ormai alle porte nella stupenda regione di Fiore. La bella stagione, oltre al caldo, il sole e le giornate al mare, portava con sé una cosa tanto agognata dagli studenti: la fine dell’anno scolastico.
Ciò però, non comportava solamente l’avvicinarsi delle vacanze e un odore di libertà tanto agoniato ma anche, e soprattutto, interrogazioni e compiti in classe a raffica. I prof andavano nel panico quando, ormai a metà maggio, si rendevano conto di non aver ancora terminato il programma. Quindi riempivano i poveri studenti di valanghe di compiti e pagine da studiare per il giorno dopo.
Allo stress immenso per la corsa agli ultimi voti, o meglio alla corsa per avere “almeno la sufficienza così da potersi godere le vacanze in santa pace”, ci si aggiungeva il nemico giurato di chiunque frequentasse la scuola fino ai primi di giugno: il caldo.
Gli studenti della 5°A della Fairy Tail High School si chiesero cosa avessero fatto di male, nella loro breve vita, per non meritarsi neanche un misero ventilatore in una classe di quasi trenta studenti, un record per qualsiasi quinto.
Dalle finestre spalancate non passava un filo di vento, gli studenti si stavano letteralmente sciogliendo sui banchi. Imbottigliati nella divisa estiva facevano fatica persino a respirare figuriamoci se potevano seguire la lezione su come fosse finita la Seconda Guerra Mondiale.
Tra chi cercava sollievo mettendo la testa fuori dalla finestra, chi divorava un ghiacciolo sotto il banco alle ultime file e chi si era scolato almeno tre bottigliette d’acqua, e di conseguenza essere andato almeno quattro volte in bagno, gli studenti cercavano di sopravvivere fino al suono della campana che avrebbe segnato la fine delle lezioni.
Una ragazza dai capelli azzurri si mise a sventolarsi con il proprio diario cercando di seguire la lezione di storia, per quanto fosse possibile con quel caldo appiccicoso che opprimeva le vie respiratorie. Le veniva caldo solo a guardare il professore che, in giacca e cravatta, sostava vicino il proiettore bollente. Si chiese come facesse a non morire per un colpo di calore con tutta quella roba addosso.
Rinunciò a prendere appunti quando persino l’insegnante si perse nelle proprie parole e si asciugò la fronte umidiccia con la manica della giacca.
Si lasciò scivolare lungo la sedia con uno sbuffo: non vedeva l’ora che finisse.
Una pallina di carta arrivò dritta dritta sul suo banco, attirando la sua attenzione. Si guardò intorno prima di aprirla, per capire chi l’avesse mandata: incrociò lo sguardo di un suo compagno dai capelli rosa, seduto al banco di fianco al suo, che però le indicò dietro di lei.
Non ebbe bisogno di girarsi per capire da chi provenisse, quindi si accinse ad aprire la pallina e leggere cosa vi era scritto:
“Vieni con me al Fairy stasera?”
Scarabocchiò una risposta veloce prima di restituire il biglietto a chi glielo aveva mandato:
“Solo se tu vieni con me al ballo, sabato.”
Avvertì uno sbuffo proveniente dalle sue spalle, probabilmente il suo interlocutore non era contento di quella controproposta.
Il biglietto tornò sul suo banco nel giro di qualche secondo.
“Non ci vado a quella farsa. Vieni con me stasera si o no?”
La ragazza alzò gli occhi al cielo: testardo come sempre.
Decise che per quel momento poteva pure lasciar perdere ma non si sarebbe arresa così facilmente.
“Ovvio che vengo, baka. Non ti lascerei solo in mezzo a tutte quelle sgualdrine per niente al mondo!”
Una risatina sommessa alle sue spalle le fece capire che l’altra persona aveva letto e compreso quanto aveva scritto.
La pallina di carta tornò di nuovo sul suo banco.
“Gelosa, Shorty?
Ti passo a prendere alle 8.”
Lei accennò un piccolo sorriso nascondendo, poi, le prove di quella conversazione nel proprio zaino.
 
La campanella finalmente suonò e l’intera scuola tirò un sospiro di sollievo, le lezioni finali erano pesanti per tutti.
Stava finendo di mettere i libri nello zaino quando una mano si frappose tra lei e il quaderno. Alzò la testa per incontrare due occhi cremisi che la fissavano dall’alto.
-Se ti muovi ti do un passaggio fino a casa.- disse il ragazzo davanti a lei.
-Eh? Ma non dovevamo andare a fare shopping per il ballo oggi?- chiese un’altra voce, femminile stavolta. –Levy McGarden! Me lo avevi promesso!-
Levy si voltò verso la sua compagna di banco e le fece un sorriso radioso.
-Tanto lei non ci va a quello stupido ballo, quindi puoi andarci da sola a fare compere.- proruppe di  nuovo la voce maschile.
Levy gli lanciò un’occhiataccia, intimandogli di chiudere la bocca.
La ragazza bionda fissò la coppia che si guardava in cagnesco. Certo che erano strani.
-Certo che ti accompagno a fare shopping per il ballo, Lu-chan.- disse sottolineando la parola “ballo”. –Ci andiamo nel pomeriggio però, così riesco a fare in compiti prima di uscire.-
Lucy la guardo imbronciata.
-Stai sempre a fare i compiti. Sei una secchiona, ma ti voglio bene lo stesso.-
Levy rise.
-Se io non facessi i compiti non potrei passarteli. E allora sarebbero guai con tuo padre.-
La bionda alzò gli occhi al cielo e sbuffò a quella costatazione. Fece un gesto sbrigativo con la mano e si sbrigò a infilare le ultime cose nello zaino rosa.
-Mio padre borbotta tanto ma alla fine non conclude niente, lo sai meglio di me.- le rispose dandole un bacio sulla guancia e schizzando via. –Non fare tardi!-
Levy le sorrise mentre la bionda si alzava e correva verso l’uscita dell’aula, dove un ragazzo dagli occhi smeraldo e i capelli di un assurdo colore rosa l’attendeva.
La ragazza si chiese come andassero le cose tra quei due. A giudicare da come si guardavano sembravano stare bene insieme.
-Allora, ti muovi?-
Levy alzò lo sguardo sul ragazzo che continuava a sostare davanti a lei. Fece scorrere gli occhi nocciola sul suo viso, ammirando la bellezza del suo compagno di classe e, da ormai sei mesi, suo ragazzo.
Gajeel Redfox possedeva dei penetranti occhi cremisi, lunghi capelli scuri, ora legati in una coda alta, e un fisico da urlo. Sul naso, sotto il labro inferiore e lungo le sopracciglia, il ragazzo possedeva dei piercing rendendo il suo aspetto ancor più selvaggio di quanto già non fosse.
Levy spostò lo sguardo sul collo adornato da una catenella d’argento, sulle spalle langhe che sembravano stare strette nel tessuto della camicia e sui pettorali che affioravano dai primi bottoni lasciati aperti, sui quali spiccava il ciondolo argenteo raffigurante un drago.
L’azzurra si chiese come mai un ragazzo tanto bello si fosse interessato a lei, minuta e senza niente di particolare, a parte uno spropositato amore per i libri.
-Pronto? Terra chiama Levy! Guarda che se non ti muovi ti lascio qui.- tuonò la voce potente del ragazzo.
Levy battè le palpebre, riprendendosi dalla contemplazione del suo ragazzo, rendendosi finalmente conto che la classe si era svuotata. Persino l’insegnante era già andato via, rimanevano solo loro.
Velocemente infilò l’ultimo quaderno nello zaino azzurro e lo chiuse. Quando fece per metterselo in spalla, però, le venne tolto dalle mani.
-Dà qua. Questo zaino è talmente pesante da poterti trascinare per terra. Si può sapere che ci metti!?- disse Gajeel mettendosi in spalla lo zaino della ragazza ed avviandosi verso l’uscita della classe.
Levy gli fece un sorriso, grata per averle tolto quel peso che portava tutti i giorni sulle spalle.
-Ci sono i libri, Gajeel. E i libri pesano.- gli rispose affiancandolo una volta usciti dall’aula.
Il ragazzo non le rispose ma borbottò qualcosa sottovoce che fece ridere la ragazza al suo fianco.
Fuori dall’istituto, c’era una stupenda Suzuki nera parcheggiata vicino a motorini vari che sparivano al suo confronto. Gajeel si abbassò per togliere il catenaccio che legava la ruota anteriore al palo di fronte. Aprì il sellino e tirò fuori due caschi, uno azzurro e uno nero. Passò quello azzurro a Levy e infilò entrambi gli zaini al loro posto. Salì poi in sella indossando il casco nero, completamente oscurato per poi accendere il motore, che ruggì potente.
Levy indossò a sua volta il proprio casco, personalizzato da lei stessa un freddo pomeriggio di dicembre nel garage del ragazzo con il disegno di un libro e di una penna. Salì in sella dietro Gajeel, aiutandosi appoggiando le mani sulle sue spalle. Le ci volle un po’ di più, dato che la corta gonna della divisa continuava a svolazzare. Quando finalmente riuscì a sedersi, abbracciò la vita del ragazzo davanti a lei, tenendolo stretto.
Gajeel diede gas e la moto ruggì mettendosi in strada. Naturalmente i limiti per il ragazzo erano un optional, li bruciò tutti in pochi secondi rallentando solo quando erano nei pressi di qualche autovelox automatico.
Levy si strinse a lui, poggiando la testa sulla sua schiena, ogni qual volta sentiva la moto schizzare in avanti o piegarsi troppo. A volte il suo ginocchio sfiorava l’asfalto e lei rimpiangeva di non indossare  dei pantaloni al posto della gonna della divisa, era sicura che prima o poi si sarebbe sbucciata un ginocchio.
Casa sua non distava molto, una mezz’oretta in moto con Gajeel ed era arrivata. Certo, rischiava la vita ogni volta che il ragazzo si improvvisava pilota di moto GP ma era sicuramente meglio dell’ora e mezza che avrebbe dovuto affrontare con i mezzi pubblici, in mezzo a gente poco raccomandabile.
Gajeel si fermò davanti al suo portone ed attese che la ragazza scese prima di darle lo zaino e farsi restituire il casco, che, oramai, era diventato di sua proprietà.
Levy gli sorrise mettendosi lo zaino in spalla.
-Grazie.- gli disse. –Ci vediamo più tardi.- lo salutò avviandosi verso il portone.
-Ehi.- la richiamò la sua voce.
Levy si voltò verso di lui confusa.
-Non stai dimenticando qualcosa?- le fece presente fissandola attraverso la visiera oscurata del casco.
Levy allora gli si avvicinò, gli sollevò il casco quel tanto che bastava e lo baciò dolcemente.
Gajeel si leccò le labbra prima di infilare di nuovo il casco e partire sgommando.
Canticchiando la ragazza dai capelli azzurri entrò nel portone, raggiungendo poi il suo appartamento al primo piano.
***
Poggiò lo zaino vicino all’entrata, tolse le scarpe della divisa e i calzini, raggiungendo la cucina a piedi scalzi. Trovò un bigliettino sul tavolo che diceva che entrambi i suoi genitori non ci sarebbero stati per pranzo. Levy lo lesse di sfuggita, abituata alle lunghe assenze dei genitori per motivi di lavoro, e si diresse al frigo alla ricerca di qualcosa di pronto.
Per sua fortuna vi era la lasagna che la madre aveva preparato il giorno prima, le sarebbe bastato scaldarla nel microonde. La tirò fuori dal frigo e la poggiò sul tavolo.
Il suono di una notifica proveniente dal suo telefono attirò la sua attenzione. Sfilò lo smartphone dalla tasca della gonna e lo sbloccò.
“Un messaggio da Gajeel.” Pensò quando la scritta “Iron love <3” apparve sul display.
Sbloccò il telefono ed aprì whatsapp: la foto di una tavola apparecchiata per due le apparve sotto il suo nome, seguita da una raffigurante in primo piano un piatto di riso degno di uno chef e dietro Gajeel e una bambina di dodici anni sorridenti, c’era anche un gatto nero sullo sfondo.
“Chef Gajeel e la sua arte culinaria” recitava il messaggio con allegata la foto.
Levy sorrise e digitò velocemente una risposta.
“Sembra buono! \(*O*)/”
Tornò a prestare attenzione alla lasagna, abbandonando il telefono sul tavolo, tagliò un pezzo e lo mise su un piatto che infilò nel microonde. Diede tre minuti di tempo e, dopo aver preso il telefono dal tavolo, si andò a buttare sul divano davanti la televisione.
Cercò il telecomando sul sofà senza trovarlo. Si guardò intorno ed emise un gemito sconsolato quando lo trovò proprio in cima al televisore. Sbuffò ma era troppo pigra per andarlo a prendere.
Lanciò un’occhiata al telefono e le venne un’idea: aprì l’applicazione Tv e il telefono diventò all’istante un telecomando con cui accendere, alzare il volume e cambiare canale. Ghignò soddisfatta premendo il tasto di accensione.
Il cellulare suonò avvertendola dell’arrivo di un messaggio. Stavolta non erano immagini ma una nota vocale. Premette play nello stesso istante in cui il microonde trillò, il suo pranzo era caldo.
-Levy-san hai visto che bello il piatto del mio fratellone? È anche molto buono, Gajeel è così bravo a cucinare! Ma quando ci sei tu le cose gli vengono dieci volte meglio, a volte passa interi pomeriggi ai fornelli se sa che ci sarai anche tu a cena.- diceva una vocina da bambina.
Levy si alzò da comodo divano mentre in sottofondo si sentiva Gajeel borbottare qualcosa e la risata della ragazzina.
Prese il piatto dal microonde e tornò ad accomodarsi sul divano.
-Ho saputo che la vostra scuola organizza un ballo di fine anno per dire addio ai senpai del quinto anno. È una cosa fantastica! Non vedo l’ora di vedere il vestito che indosserai.-
Levy mangiò il primo boccone, deliziandosi per la cucina della madre. 
Il messaggio continuava e in sottofondo si sentì la voce di Gajeel dire: -Tanto non ci andiamo, Wendy. Quindi niente vestito.-
Levy si imbronciò, ripetendosi che sarebbe riuscita a convincere il suo ragazzo a portarla al ballo quel weekend. Erano all’ultimo anno! Sarebbe stata forse l’ultima occasione per vedere i loro compagni prima degli esami.
-Eh!? Ma voi dovete andarci! Tanto Levy-san ti convincerà oniichan!- borbottò la voce di Wendy per ultima.
Scrisse alla bambina di non preoccuparsi, che appena acquistato il vestito quel pomeriggio glielo avrebbe fatto vedere. Ricevette per risposta una faccina felice.
A quel punto bloccò il telefono e si dedicò al proprio pasto.
 
Nel primo pomeriggio si mise a fare la valanga di compiti assegnati, o almeno una parte. Disturbata in continuazione dai messaggi del ragazzo, che le chiedeva cosa stava facendo, di Lucy, che sembrava insicura sull’orario, e del gruppo di classe in generale, che come al solito scriveva cose senza senso, riuscì a mala pena a finire la parte scritta. Avrebbe rimandato lo studio alla sera.
Verso le tre e mezza si posizionò davanti all’armadio aperto, alla ricerca di qualcosa di comodo da indossare per l’uscita con la migliore amica. Optò per un paio di short neri, una canotta bianca che scendeva morbida e un paio di converse basse. L’immancabile fascetta per tenere indietro i capelli era di colore bianco.
Nello zainetto arancione e rosso infilò una bottiglia d’acqua, un libro da leggere in attesa che passasse l’autobus e il portafoglio. Prese cellulare e chiavi ed uscì di casa.
La fermata dell’autobus era sotto il sole, per fortuna accanto vi era una panchina all’ombra. Si sedette sospirando, rimpiangendo di non aver ancora preso la patente, e tirò fuori il libro dallo zaino.
Quando alzò la testa dalle pagine era già passata mezz’ora e lei stava facendo tardi all’appuntamento con l’amica in centro. Dell’autobus neanche l’ombra, eppure era giovedì pomeriggio sarebbe dovuto passare in fretta.
Tornò a leggere e passò un altro quarto d’ora in cui niente si fermò alla fermata. Sbuffando chiuse il libro e decise di dare un’occhiata su internet. Non era normale aspettare così tanto per uno stupidissimo autobus!
Prese il telefono ed accese i dati mobili. Ignorò la serie incessante di trilli che segavano le notifiche perse e aprì il browser del cellulare.
L’anteprima di un messaggio whatsapp però le impedì di proseguire la sua ricerca. Infastidita stava per chiuderlo ma il suo contenuto le impedì di farlo: un messaggio di Lucy nella quale l’avvertiva che, per motivi di lavori sul manto stradale, la corsa sotto casa sua era stata spostata da tutt’altra parte.
Levy sospirò: la fermata successiva era a mezz’ora di camminata, e farla sotto il sole non era una grande idea. Guardò l’orologio da polso che portava: era già in ritardo di buoni quindici minuti.
Scrisse a Lucy che, probabilmente, sarebbe arrivata molto tardi. Stava per spengere internet quando le arrivò un messaggio da Gajeel:
“Dove sei?” diceva.
“Alla fermata dietro casa mia, perché?”
Il ragazzo non le rispose, così decise di spegnere internet e mettersi in cammino per la prossima fermata. Forse avrebbe fatto prima a farsi tutta la strada a piedi ma il sole di giugno picchiava sulla sua testa, priva di protezione alcuna.
Neanche dieci metri dopo il rombo di un motore sorpassò il suono dei suoi pensieri, facendosi mano a mano più forte, fin quando una moto nera non le si fermò davanti. Il proprietario poggiò le Jordan nere e rosse sul cemento e la guardò.
Levy non lo riconobbe subito, dato che aveva il casco oscurato, ma riconobbe la moto: l’amata Suzuki di Gajeel aveva un drago disegnato su un fianco. Impossibile non riconoscerla.
Gajeel alzò la visiera oscurata e le fece cenno con la testa di salire.
-Salta su, non vorrai farti tutta quella strada a piedi sotto il sole, vero?- le disse.
La ragazza gli sorrise e montò dietro di lui con più facilità rispetto a quella mattina. Si infilò il casco che lui le porgeva e lo allacciò sotto il mento.
Gajeel partì a tutto gas non appena la ragazza si ancorò a lui.
***
Lucy guardava la fine della strada impaziente: dove diavolo era finita la sua amica? Camminò avanti e indietro davanti la fermata dell’autobus dove, teoricamente, sarebbe dovuta scendere Levy. Una mezz’ora abbondante fa però.
-Luce se continui così scaverai un buco nel terreno.- le disse il suo ragazzo.
-Non capisci Natsu! Levy non è mai in ritardo! Deve esserle per forza successo qualcosa.- gli rispose lei continuando a fare avanti a dietro davanti la panchina dove era seduto.
-Te lo ha detto che avrebbe fatto tardi, no? Le corse sotto casa sua sono state soppresse.- borbottò un ragazzo dagli occhi blu, privo di qualsiasi indumento a coprirgli l’addome scolpito.
-Mettiti qualcosa addosso prima di parlare Gray.- gli disse Natsu.
Gray si guardò ma non fece molto caso alla mancanza d’abbigliamento. Piuttosto si concentrò sull’amico seduto, anzi, sbracato di fianco a lui.
-Cosa staresti insinuando, eh!?-
-Ti ho solo detto di metterti qualcosa addosso, esibizionista da strapazzo!- urlò di rimando l’altro.
I due si guardarono in cagnesco riempiendosi di insulti vari, mentre Lucy continuava a fare avanti e dietro in maniera nervosa.
-Juvia pensa che Levy sia ormai in arrivo, Lucy.- disse una ragazza dai lunghi capelli blu.
La bionda fermò il suo andazzo per un secondo, rivolgendo lo sguardo vero Juvia.
-Spero sia come dici tu, Juvia.- disse sconsolata andandosi a sedere vicino alla ragazza.
Gray e Natsu erano nel frattempo rotolati a terra pestandosi di botte.
Il rombo di una moto attirò l’attenzione di tutti, che alzarono lo sguardo verso la strada.
-Ciao ragazzi, scusate per il ritardo.- si scusò una vocina a loro familiare
I ragazzi si guardarono un attimo confusi: i due passeggeri della moto portavano il casco oscurato e non riuscirono a capire chi fossero.
Natsu spostò lo sguardo sulla fiancata della moto e un lampo di genio, si fa per dire, lo colpì. Scattò in piedi lasciando andare Gray, che aveva ritrovato la maglietta.
-Un drago!- esclamò prendendo tutti di sorpresa.
-Un drago?- chiese Lucy.
-Ti si è bruciato il cervello a forza di giocare al pompiere con tuo padre, idiota!?- gli urlò addosso Gray.
-Io non gioco al pompiere! Faccio volontariato!- si difese l’altro. –Sei tu quello con i neuroni ghiacciati a forza di lavorare come omino dei gelati!-
Gray si alzò e lo fronteggiò. –Intanto io guadagno qualche soldo e non vivo sulle spalle dei miei genitori!-
Mentre i due idiot- pardon, ragazzi, continuavano a insultarsi come se non ci fosse un domani, Levy si tolse il casco e scese dalla moto.
-Vado a parcheggiare e torno. Aspettami qui.- disse Gajeel con la voce attutita dal casco.
Levy annuì e gli passò il casco, che lui però rifiutò. La ragazza lo guardò andare via, confusa da quel gesto. Alzò le spalle e si diresse dai suoi amici, evitando di calpestare i due che si rotolavano a terra.
Lucy si alzò in piedi e corse ad abbracciare l’amica. –Levy-chan! Mi stavo preoccupando! Ti ho scritto ma non mi hai risposto.-
-Scusami, gli autobus non passavano e Gajeel mi è venuto a prendere a sorpresa. Sulla moto non sentivo praticamente niente.- le disse sciogliendo l’abbraccio.
Rivolse un sorriso a Juvia che era rimasta seduta ed osservò i due ragazzi che si pestavano come se non ci fosse un domani. Guardò Lucy confusa: credeva sarebbe stata un’uscita solo per loro due.
La bionda le sorrise.
-Ho pensato di invitare anche Juvia, che però si è portata appresso Gray –quasi fosse un’estensione del suo corpo- e Natsu non ha voluto saperne di lasciarmi andare da sola, una volta saputo che Gray sarebbe stato dei nostri. Tu ora porti Gajeel e, non volendo, ci ritroviamo in sei.- le disse cercando di giustificarsi.
Levy fissò Gray e Natsu scambiarsi uno sguardo di fuoco e Juvia fare il tifo per il primo, neanche fosse un combattimento. Quei due semplicemente si pestavano in ogni dove, ogni scusa era buona per tiare il primo pugno. Si chiese come facesse Lucy a sopportare questo comportamento da parte del suo ragazzo, rendendosi conto subito dopo che anche Gajeel, se provocato, non esitava a ingaggiare una rissa con quei due.
Levy si rese conto della situazione: tre teste calde, insieme, per un pomeriggio intero. Pregò che non combinassero guai come loro solito.
Natsu spostò l’attenzione da Gray senza preavviso. –Oi, testa di ferro! Ci sei anche tu!- urlò.
Anche le ragazze e Gray voltarono lo sguardo per scontrarsi con l’imponente figura di Gajeel che, con il casco in una mano e le chiavi in un’altra, fissava tutti con il solito cipiglio.
-Ovvio che ci sono anche io, cervello bruciato. Altrimenti chi avrebbe portato Levy fin qui?- lo provocò.
Natsu si alzò di scatto. –A chi hai dato del cervello bruciato, ammasso di ferraglia!?- urlò facendo sbattere la propria fronte contro quella ricoperta da una fascetta rossa e nera dell’altro.
-A te, idiota di un fiammifero! Hai smesso di dare fuoco alle cose, piromane!?-
-È stato un incidente! Quante volte devo ripetertelo!-
-Siete due idioti! Chi per un motivo chi per un altro!- urlò Gray, che si sentiva messo da parte
-Fai silenzio ghiacciolo!- urlarono in coro gli altri due.
Lucy e Levy guardarono impassibili la scena, ormai abituate alle continua risse di quei tre. Presero Juvia per mano, che stava facendo il tifo per il suo “Gray-sama”, e la trascinarono verso il primo negozio, lasciando i ragazzi a discutere come idioti.
 
-Andrai al ballo con Gajeel, vero?-
Levy si voltò verso Lucy, calzata in uno splendido abito ampio color avorio, e rimase incantata a guardarla.
-Wow! Lu-chan, ti sta benissimo!- le disse Levy mentre ancora frugava tra i vari abiti disponibili.
Lucy fece una piroetta e la gonna dell’abito si aprì con lei. –Tu dici? A me non piace molto il colore.- disse rimirandosi allo specchio del camerino.
Levy le lanciò allora un abito rosa antico, con scollo a cuore e meno ampio del primo.
-Prova questo!- le disse infilandosi nel camerino di fianco al suo.
L’azzurra si tolse la maglietta e i pantaloncini e infilò un abito corto nero che scendeva morbido senza alcuna forma e si teneva su con una fascia attorno al collo. Non le piacque per niente: quel vestito la rendeva più bassa di quanto già non fosse e la faceva sembrare un sacco di patate.
La tenda alla sua sinistra si aprì di scatto.
-Cos’è quello schifo?- le chiese Lucy con una smorfia.
Levy assunse la stessa espressione e, in un gesto veloce, si tolse l’abito buttandolo sopra gli altri che aveva bocciato. Sospirando si rivestì ed uscì dal camerino, seguita poco dopo da Lucy.
Uscirono dal negozio entrambe a mani vuote mentre Juvia si era limitata a una maglietta con su scritto “Ice”.
Il gruppetto riprese a camminare per la via, ragazze davanti e ragazzi dietro.
-Possibile che non riesca a trovare un vestito adatto a me!?- borbottò Levy.
-Neanche io e Juvia abbiamo trovato ancora nulla. Forse al prossimo negozio saremo più fortunate.- la consolò Lucy.
Erano due ore e mezza che giravano per negozi alla ricerca di un abito per il ballo di sabato ma non aveva trovato ancora nulla che soddisfacesse le loro aspettative. Un paio di volte avevano trovato degli abiti carini ma non essendoci la loro taglia, avevano dovuto rinunciare.
Dovevano comprare, oltre al vestito, anche le scarpe da abbinarci, rigorosamente con tacco. Lucy aveva suggerito a Levy di acquistare un paio di sandali con un tacco di almeno dieci centimetri, per cercare di “ammortizzare” un po’ la differenza d’altezza che vi era tra lei e il suo cavaliere.
Anche se alla fine, la ragazza non sapeva neanche se ci sarebbe andata o meno a quel ballo. Gajeel le aveva detto di no più di un paio di volte e lei non voleva andarci con nessun altro.
Chissà, forse dopo quella giornata di intenso shopping e dopo averla vista con il vestito, sempre se fosse riuscita a trovarlo, avrebbe cambiato idea. Gli lanciò un’occhiata di sfuggita, incontrando il suo sguardo cremisi, per poi tornare a guardare avanti.
Gajeel fissò la schiena della sua ragazza stranito: perché gli aveva rivolto quello sguardo malinconico? Che avesse a che fare con la ricerca del vestito? No, doveva esserci qualcos’altro.
-Ehi, Gajeel. Cosa ti metti tu sabato? Ho saputo che non possiamo andare in divisa o con i pantaloni corti.- disse Natsu sconsolato.
Gray gli tirò uno scappellotto. –È ovvio che non possiamo, testa quadra! È un ballo non una festa in piscina!-
Natsu lo guardò malissimo.
-Perché, voi ci andate?- chiese Gajeel stupito, credeva che quei due non avessero accettato di partecipare o che quanto meno non gli interessasse.
I due si scambiarono un’occhiata.
-Sì. Tu no?- gli chiese Gray.
Gajeel infilò le mani in tasca, puntando lo sguardo sulle tre ragazze che si accingevano ad entrare nell’ennesimo negozio.
-Levy me lo ha chiesto ma non è che io abbia tanta voglia di andarci.- rispose il moro fermandosi davanti il negozio dove erano sparite le altre tre.
Natsu incrociò le braccia dietro la testa.
-Neanche a me va, soprattutto se sono costretto a vestirmi in maniera scomoda.- confessò il rosato puntando lo sguardo sul cielo. –Ma quando ho visto gli occhi di Luce brillare speranzosi, non ho saputo dirle di no.-
Gray si sedette sulla panchina dietro di loro. –Anche Juvia sembrava parecchio in visibilio per questo ballo, ho accettato solo per vederla felice.- borbottò senza rendersi conto di aver perso di nuovo la maglietta.
Gajeel puntò lo sguardo sull’entrata del negozio, vedendo le tre ragazze uscire nuovamente a mani vuote e con lo sguardo basso, chiedendosi se anche lui dovesse fare un sacrificio per vedere il suo scricciolo felice.
***
-Non è possibile!- urlò Lucy facendo spaventare i passanti. –Abbiamo girato tutto il centro e neanche l’ombra dei nostri vestiti!-
-Juvia pensa che i migliori siano già stati presi dalle altre.- disse la ragazza dai capelli blu ancorandosi al braccio del fidanzato.
-In effetti andare a cercare l’abito a due giorni dal ballo non è stata questa grande idea.- dovette concordare Levy.
Lucy le fulminò entrambe con lo sguardo.
-Devo ricordarvi che la settimana scorsa siamo state impegnate con lo studio e il progetto “Open Day”? Dove avremmo trovato il tempo per girare per negozi?- disse Lucy.
Levy fissò il suo frappè sconsolata. Si erano fermati in una gelateria sotto richiesta dei ragazzi che, esausti dall’estenuante e lunga ricerca, avevano terminato tutti gli zuccheri nel corpo. Così, per evitare di vederli stramazzare al suolo,  avevano accettato quella piccola pausa.
Le ragazze si lasciarono andare a un sospiro di gruppo guadagnandosi lo sguardo confuso dei ragazzi.
-Non capisco come sia possibile che non abbiate trovato ancora niente.- disse Gray. -Abbiamo girato tutto il centro, è possibile che non ci sia niente di vostro gradimento?-
Levy alzò lo sguardo sul suo ragazzo, sedutole di fronte, e incrociò i suoi occhi cremisi senza però dirgli niente. Si limitò a fissarlo con un’espressione delusa in viso, che lo mandò in confusione.
Lucy appoggiò la testa sulla mano e si mise a pensare: dov’è che non erano ancora state? Fece vagare lo sguardo tutt’intorno a loro, bocciando ogni singolo negozio che sapeva, a priori, non avrebbe soddisfatto le loro richieste.
Il suo sguardo cioccolato si fermò però sulla vetrina di un negozio mai visto in quella zona. Doveva essere nuovo se lei, regina dello shopping sfrenato, non lo aveva mai visto.
-Ehi, ragazze.- le richiamò.
Tutti alzarono lo sguardo su di lei.
Lucy indicò il negozio dall’altra parte della strada, le cui vetrine esibivano vestiti splendidi.
-Forse ho trovato la nostra salvezza.- disse.
***
Le tre ragazze trascinarono i loro fidanzati all’interno del negozio, stavolta la loro presenza era vitale. Sarebbero stati loro a dare il giudizio finale ai loro outfit.
Levy si guardò intorno incantata: quel posto era il regno dei colori e dei glitter! Ogni cosa sbrillucicava e risplendeva sotto le luci bianche dell’atelier. A lei non piacevano particolarmente quel tipo di negozi, preferiva di gran lunga le librerie, ma quel posto era un incanto! Qualunque ragazza avrebbe voluto provare tutti gli abiti esposti.
Lucy si fiondò a destra, dove una serie di abiti erano appesi ordinati allo stand e sembravano pregarla, a sua detta, di indossarli uno a uno. Juvia e Levy le si avvicinarono intimidite, la prima si limitò ad ammirarli mentre la seconda si azzardò a toccare il tessuto dall’aspetto sfavillante.
-Posso aiutarvi?- la voce gentile della commessa le colse di sorpresa.
Lucy, Levy e Juvia si scambiarono un’occhiata complice.
 
Gajeel guardò l’orologio del telefono. Era già passato un quarto d’ora, da quando le ragazze erano state “rapite” dalla commessa e loro tre erano stati fatti accomodare su dei comodi pouf davanti delle enormi tende, che dovevano essere i camerini.
-Certo che ce n’è di roba.- commentò Gray guardandosi attorno.
Gajeel si limitò a un grugnito come risposta e portò lo sguardo su Natsu: il ragazzo, incuriosito e annoiato, si era avvicinato a un manichino e gli aveva stretto la mano, come se volesse fare la sua conoscenza. L’arto però venne via facilmente sotto la salda presa del ragazzo e Natsu, in panico, lo nascose dietro la schiena al passaggio di una commessa, per poi farlo sparire sotto il vestito, lungo fino a terra. Tornò a sedersi come se niente fosse.
-I camerini sono da questa parte.-
I ragazzi voltarono la testa vesto la voce femminile.
Le ragazze si stavano dirigendo proprio nelle tende davanti a loro, cariche di abiti tanto da non vedere dove mettevano i piedi. Sparirono una dopo l’altra all’interno, sotto lo sguardo confuso dei tre ragazzi.
Passarono interminabili minuti prima che la commessa li richiamò.
-Le ragazze hanno scelto, ma vorrebbero la vostra approvazione.- disse loro indicando i camerini.
I tre annuirono in trans, non vedevano l’ora che la giornata finisse.
La commessa battè le mani e la tenda si aprì, rivelando le ragazze nei loro abiti.
-Wow!- fu l’unico commento di Natsu.
Gajeel e Gray rimasero in silenzio ad ammirare la bellezza delle loro fidanzate: Lucy portava un abito rosso lungo fino ai piedi, con un spacco sul quale era raffigurata una fiamma. Le bretelline fine metteva in risalto le spalle sottili e la scollatura rotonda il seno generoso. Ai piedi un paio di sandali rosso fuoco
Juvia indossava un abito legato dietro al collo, lungo fino al ginocchio color ghiaccio, all’altezza del seno una serie di brillantini davano un tocco elegante all’abito. Verso la fine presentava delle sfumature blu, riprese dalle decoltè dello stesso colore
Levy invece portava un abito senza spalline bianco, con scollatura a cuore, che le arrivava sopra il ginocchio, davanti, e lungo fino ai piedi, dietro. Un nastro rosso cremisi le avvolgeva la vita, chiudendosi dietro con un enorme fiocco. I suoi piccoli piedi erano adornati da un paio di sandali argento, con degli strass lungo il cinturino alla caviglia.
Natsu era rimasto a bocca aperta, Gray era arrossito e Gajeel era diventato improvvisamente muto. Nessuno dei tre si azzardava a fare commenti sull’abbigliamento delle ragazze, anche perché si poteva racchiudere tutto in un'unica parola: favolose.
-Lucy, sei fantastica!- esclamò di punto in bianco Natsu raggiungendo la ragazza per ammirarla meglio.
Gray si riscosse e, imbarazzato, si avvicinò a Juvia che guardava per terra. –Stai bene, vestita così.- borbottò il ragazzo guardando altrove.
Juvia gli regalò un sorriso dolcissimo.
Gajeel rimase imbambolato a fissare Levy ancora per qualche istante: la ragazza rideva dell’imbarazzo di Gray e dell’esuberanza di Natsu che, di punto in bianco, aveva afferrato Lucy per la vita facendola volteggiare.
Levy spostò lo sguardo su di lui e gli rivolse un sorriso timido.
Gajeel inghiottì a vuoto e a passi lenti si avvicinò alla sua ragazza, che fissava per terra in imbarazzo. Quando le fu vicino potè constatare che aveva guadagnato dieci centimetri o giù di lì, in altezza.
-Stai…ehm…benissimo. Ti dona questo bianco.- le disse in imbarazzo.
Levy alzò gli occhioni nocciola su di lui e gli regalò un sorriso radioso. A quel punto Gajeel capì: doveva, voleva portarla a quel ballo.
***
-Eeeeeh!?- esclamò Levy davanti alla cassa.
La commessa battè le palpebre spaventata. –Sono duecentosettantamila yen*.- disse.
Ottenuto il via libero dai ragazzi, Lucy, Levy e Juvia si erano convinte ad acquistare l’intero corredo. Ma mai si sarebbero immaginate una cifre così esorbitante per un misero abito e un paio di scarpe!
Lucy, dopo un primo momento di smarrimento, aveva tirato fuori la carta di credito di suo padre e aveva pagato l’esorbitante cifra, senza scomporsi troppo.
Juvia in lacrime aveva consegnato i contanti alla commessa, fonte di anni di risparmi, e si era vista il mondo crollarle addosso quando le aveva detto che mancavano diecimila yen**. In suo soccorso era arrivato Gray, che aveva allungato alla commessa i contanti mancanti, facendo felice la sua ragazza che non perse tempo per saltargli addosso urlando “Gray-sama!”
Levy veniva da una famiglia nella media, non troppo ricca ma nemmeno poveri in canna, a volte faticavano ad arrivare a fine mese, quello sì, però alla fine se l’erano sempre cavata, riuscendo a permettersi qualche sfizio quando le cose andavano per il verso giusto.
Guardò sconsolata il proprio portafoglio contenente solo ventimila yen***, tutto ciò che i suoi erano riusciti a prestarle per acquistare il suo abito, che non bastavano neanche per acquistare le scarpe. Forse sarebbero stati abbastanza per il nastro attorno alla vita.
Sospirò guardando il suo sogno svanire assieme all’abito: non aveva tutti quei soldi e non li avrebbe mai avuti.
-Tenga.- proruppe una voce.
Levy alzò lo sguardo appena in tempo per vedere Gajeel porgere la propria carta di credito alla commessa, che la strisciò nell’apposita fessura.
La ragazza dietro la cassa porse la carta al ragazzo e la busta contenente gli acquisti a Levy, ancora sotto shock.
-Tornate a trovarci.- disse facendo un inchino.
Gajeel prese per mano Levy e la trascinò fuori dal negozio, senza una parola. Sentì gli sguardi degli altri bucargli la schiena ma decise di non farci caso.
Levy, una volta fuori dal negozio, fissò incredula la busta con il logo del costoso negozio. Ancora non si era resa conto che il vestito e le scarpe erano suoi. E che era stato tutto pagato da Gajeel. Per quale motivo poi, se non voleva neanche andarci a quel ballo?
Lucy e Juvia le si affiancarono guardando il contenuto dell’enorme busta. Non fecero commenti, scambiandosi un sorriso di circostanza.
- Perché non ringrazi il tuo ragazzo? Ha speso tutti quei soldi solo per vederti felice.- le disse Lucy indicando un Gajeel preda delle pacche amichevoli degli altri due.
Levy sbattè i grandi occhi nocciola, rendendosi conto che, sì, doveva ringraziare Gajeel in qualche modo.
Senza una parola passò la busta a Juvia, chiedendole silenziosamente di tenerla per lei, e si avvicinò ai tre ragazzi intenti a litigare, di nuovo. Si fermò davanti a Gajeel, che teneva Natsu dalla sciarpa dalla quale non si separava mai, rimanendo a guardarlo per qualche secondo.
Gajeel voltò lo sguardo su di lei e fece per chiederle cosa volesse ma la ragazza fu più veloce e, tirandolo dalla maglietta, lo baciò con trasporto davanti a tutti.
***
Il giorno dopo a scuola in classe non facevano altro che parlare del ballo, della musica e dell’organizzazione. Tutti si aspettavano che fosse impeccabile.
Le ragazze chiacchieravano dei loro vestiti, del trucco e delle pettinature che avrebbero sfoggiato l’indomani sera, mentre i ragazzi si limitavano a scambiarsi consigli su come non far brutta figura o su come non andar vestiti.
-No, Natsu non puoi andare in costume né in pantaloncini e canotta, tantomeno con le infradito.- gli ripetè per l’ottava volta Jet, un compagno di classe e amico di lunga data di Levy.
-Ma perché?- protestò l’altro seduto sul banco
Jet alzò gli occhi al cielo. –Perché no. È una serata elegante, non puoi presentarti come se stessi andando al mare!-
L’altro sbattè le palpebre. –Ah no?- domandò
L’intera classe si aprì in una risata mentre qualcuno assestava uno scappellotto all’idiota dai capelli rosa. Era una causa persa, per fortuna aveva come ragazza la fashion blogger della classe. Ci avrebbe pensato Lucy a far indossare qualcosa di decente al suo ragazzo.
-Gray! Ti spoglierai anche sabato?- chiese un ragazzo dai lunghi capelli verdi, con due ciuffi che sembravano saette.
-Spogliarsi è uomini!- proruppe Elfman, un ragazzone che spiccava su tutti avendo una mole il doppio di quella di Gajeel.
La classe rise di quell’affermazione stupida, quanto fuori luogo.
-Io non mi spoglio perché lo voglio, Fred, succede e basta!- si difese Gray puntando il pollice sul petto, privo di camicia.
-Gray, i tuoi vestiti.- gli disse Bixlow tirandogli in testa la camicia che si era tolto.
Gajeel ascoltava le chiacchiere dei compagni senza entrare a farne parte, ridendo della stupidità dei suoi amici e assimilando in silenzio i consigli che si scambiavano.
Dall’altra parte della classe le ragazze si erano radunate attorno al banco di Lucy e discutevano dei loro accompagnatori, lamentandosi del fatto che fossero resti a indossare qualcosa di elegante che assomigliasse anche lontanamente a uno smoking. Dopotutto i ragazzi di diciannove anni non andavano matti per l’abbigliamento da pinguino che, invece, faceva andare in visibilio le ragazze attorno a loro, preferendo indossare abiti larghi e stracciati credendosi fighi.
-Non ho idea di come fare per convincere Natsu ad indossare una giacca.- si lamentò Lucy passandosi entrambe le mani nei lunghi capelli biondi.
-Juvia pensa che Gray-sama sarebbe fantastico con una giacca addosso, come lo è con la divisa, con la tuta, con il costume…- e iniziò a elencare tutti i tipi di abbigliamento in cui aveva visto il ragazzo.
-Pensa a fargli tenere addosso almeno la camicia!- disse Mirajane sorridendo alla ragazza dai capelli blu.
-Mira, è vero che porterai il tuo ragazzo universitario? Quello biondo con la cicatrice a forma di fulmine?- chiese una ragazza alla compagna dai capelli bianchi.
Mirajane le sorrise e annuì. –Sì, porterò Laxus con me, così ve lo presenterò.- promise. –Ma a una condizione.-
Le altre ragazze, che si erano messe a urlare come fangirl alla vista del proprio idolo, fermarono la loro felicità per guardare l’espressione di Mira cambiare da dolce e gentile a inquietante e furiosa.
-Dovrete stargli almeno a cinque metri di distanza.- terminò guardando le altre con uno sguardo demoniaco, tant’è che si misero tutte a tremare e annuirono.
-Bene.- disse tornando l’allegra ragazza di prima. –Erza, tu verrai con il ragazzo del 5C? Quello con il tatuaggio sull’occhio. Gerard giusto?-
Erza, lunghi capelli rossi e occhi scuri, alzò lo sguardo dalla sua merenda, una torta alle fragole, per poter rispondere alla domanda di Mirajane.
-Sì, verrò con lui.- tagliò corto tornando a concentrarsi sulla torta.
Mirajane spostò lo sguardo su Levy, che stava disegnando sovrappensiero sul proprio quaderno.
–E tu Levy?-
Levy alzò lo sguardo sull’altra. –Io cosa?- chiese.
-Con chi verrai al ballo? Spero con Gajeel!-
Levy tornò a disegnare sul proprio quaderno. –Credo di sì.- disse
-Credi?- le chiese Lucy seduta davanti a lei.
-Forse.-
-Forse?- chiese Juvia che si scambiò uno sguardo con Lucy, non comprendendo.
Levy si limitò ad annuire e a scarabocchiare il quaderno di italiano. Mira mise una mano sulla sua, fermando il suo movimento senza senso, e cercando il suo sguardo.
-Non ne sei sicura?- le chiese.
L’azzurra abbassò lo sguardo sulla propria mano, imprigionata sotto quella della compagna.
-Mi ha detto che non voleva partecipare.- rivelò.
Calò il silenzio tra le ragazze, poi si alzò un bisbiglio sempre più fitto che fece precipitare l’umore di Levy ancor di più.
-Ma certo che verrete!- esclamò Lucy alzandosi in piedi e battendo le mani sul banco dell’amica. –Non è vero Juvia?-
Juvia annuì sorridente. –Dopotutto Gajeel-kun ti ha comprato il vestito e le scarpe, spendendo un patrimonio solo per vederti felice. Juvia crede che lui abbia cambiato idea.- affermò sicura.
Levy guardò le amiche che le sorridevano fiduciose: Juvia conosceva Gajeel dai tempi delle elementari e Lucy l’aveva sempre sostenuta. Sorrise ad entrambe riportando il discorso su un terreno meno spinoso.
***
“Ma certo che verrete! Non è vero Juvia?”
“Dopotutto Gajeel-kun ti ha comprato il vestito e le scarpe!”
“Juvia crede che lui abbia cambiato idea.”
Levy fissò sconsolata l’orologio a parete nella sua stanza: segnava le 18:25 e di Gajeel nessun segno.
Prese il telefono e lo sbloccò, rileggendo per l’ennesima volta la conversazione avuta con Lucy fino a un’ora fa: l’amica le diceva di non preoccuparsi, quando lei le aveva rivelato che Gajeel non si faceva sentire da quella mattina, che probabilmente aveva lasciato il telefono a casa o si era scaricato o semplicemente non aveva sentito i messaggi. La invitava a stare tranquilla e pensare a prepararsi, che sicuramente il ragazzo si sarebbe fatto sentire quando meno se lo aspettava.
Ma così non era stato.
Aveva sentito Gajeel quella mattina appena sveglia, gli aveva ricordato che quel giorno c’era il ballo ma non aveva avanzato la possibilità di andarci, non voleva che lui si sentisse obbligato.
Lui poi le aveva detto che doveva uscire con Wendy, la sua sorellina, e che si sarebbero sentiti più tardi. Levy era rimasta perplessa, in quanto, di solito, anche se lui era fuori continuavano a scriversi e mandarsi foto sceme.
Quel giorno invece era scomparso. L’ultimo messaggio risaliva alle 11:20 di quella mattina, così come il suo ultimo accesso.
Sospirò lasciando cadere il telefono sul letto e andando ad abbracciare il cuscino. Perché era sparito così? Se non voleva andarci bastava che glielo dicesse.
Strinse più forte il cuscino e prese il telefono, andando a scorrere la galleria, piena di loro foto. Ce n’era una che entrambi conservavano gelosamente.
Li ritraeva stretti in un abbraccio, privi di vestiti e coperti solo dal lenzuolo bianco, dormienti nel grande letto di lui. Era stata scattata dalla piccola Wendy una delle tante volte in cui Levy si era fermata a dormire, e a fare altro, da loro.
Gajeel all’inizio era andato su tutte le furie per quell’invasione della propria privacy: Wendy sapeva benissimo che quando il fratello maggiore era chiuso in camera con la ragazza lei non dovesse entrare per alcun motivo. Poi però aveva guardato bene la foto e, dopo essersi fatto promettere dalla piccola in lacrime che non avrebbe detto niente a nessuno, aveva messo quella foto in una cartella protetta da password sui loro telefoni.
Levy strinse al petto il cellulare, come se facendo ciò potesse abbracciare il proprio ragazzo, sparito chissà dove da quella mattina.
Il rumore di un messaggio attirò la sua attenzione, non lo visualizzò subito, convinta fosse Lucy che le chiedeva un parere sul vestito. Quando si decise ad aprirlo non fece neanche caso al mittente.
“Passo a prenderti alle 20:00.”
Levy fissò il messaggio sorpresa, poi prestò attenzione al nome che appariva sopra: era di Gajeel!
Si mise seduta sul letto di scatto e digitò una risposta: “Perché sei sparito? Dove sei stato? Mi hai fatto preoccupare!”
La risposta non tardò ad arrivare: “Smettila di scrivere e pensa a prepararti, ti dirò tutto quello che vuoi dopo. Muoviti.”
Levy gonfiò le guance indispettita: spariva per ore e aveva anche la faccia tosta di darle ordini!?
Aspetta, le aveva detto che la passava a prendere alle otto. Lanciò uno sguardo all’orario sul telefono e fu presa dal panico: aveva appena un’ora e mezza per prepararsi!
Lanciò il telefono sul letto e si precipitò fuori dalla propria stanza, inciampando sui propri piedi nella foga di scendere dal letto.
-Mamma!!!- urlò a gran voce. –Ho bisogno di una mano per preparar…-
-Oh, Levy-chan! C’è qui qualcuno che vuole vederti.- disse la madre spostandosi per far entrare Juvia, Lucy e Wendy.
Levy guardò le ragazze interdetta: cosa ci facevano loro lì? Perché non erano già a scuola? L’appuntamento che la classe si era data era alle sette davanti l’istituto. Ma soprattutto: perché Wendy era con loro?
Le ragazze le rivolsero un sorriso che la diceva lunga e la spinsero in camera, senza possibilità di replica.
Alle 19.58 Levy era vestita, truccata e pettinata, persino le scarpe erano al loro posto ai piedi della ragazza. Le altre tre erano andate via già da qualche minuto, non prima di averle rivelato che Gajeel, all’ultimo secondo, le aveva ingaggiate per aiutarla ne prepararsi. Wendy, sembrava sapere qualcosa di più ma aveva tenuto la bocca chiusa, reggendo il gioco del fratello.
Levy si avvicinò allo specchio della propria camera: doveva ammettere che quel vestito le stava proprio bene, i capelli ribelli erano privi della solita fascetta, lasciati liberi e selvaggi mentre il trucco era molto leggero ma sfavillante. Wendy aveva insistito per metterle lo smalto su mani e piedi, così ora si ritrovava le unghie dipinte di argento.
Muovendo il polso destro fece tintinnare il braccialetto che i suoi genitori le avevano regalato per il suo diciottesimo compleanno e al collo aveva il mezzo cuore che le aveva regalato Gajeel per il loro sesto mesiversario.
Fece una piroetta sentendosi incredibilmente bella.
Le otto scattarono e il cellulare squillò.
-Scendi.- le disse Gajeel senza darle il tempo di dire “pronto”.
-Okay.- gli disse prima che lui attaccasse.
Prese la borsetta, una pochette rosso mogano con una catenella, ed uscì di casa.
 
Fuori dal portone l’aspettava un Gajeel tutto in tiro appoggiato a un’elegante macchina costosa. Il ragazzo alzò lo sguardo su di lei quando i sandali della ragazza entrarono nel suo campo visivo. Le regalò un ghigno d’approvazione e le fece un fischio.
-Devo dire che quelle tre hanno fatto un ottimo lavoro.- disse prendendo la mano di Levy e facendole fare una piroetta.
Con quei tacchi la sua testa gli arrivava appena sotto il mento e non alla spalla come di solito. Gajeel fece un passo indietro per ammirare la sua ragazza calzata in quello splendido abito bianco che valeva una fortuna. Si leccò le labbra pregustando il momento in cui glielo avrebbe tolto.
Levy, a sua volta, ammirò la mise di Gajeel: un completo interamente bianco metteva in risalto il suo incarnato scuro, i lunghi capelli neri erano acconciati in una coda alta e la cravatta richiamava il colore del fiocco sulla sua schiena e degli occhi del ragazzo. Quel ghigno sulle labbra gli dava un’aria sexy da bello e impossibile. Era bellissimo.
Posò lo sguardo poi sulla macchina nera dietro di lei, chiedendosi da dove uscisse fuori.
Gajeel seguì il suo sguardo. –Eredità lasciata dal vecchio.- disse riferendosi a quanto lasciato dal padre alla sua morte.
Gajeel e Wendy erano orfani da quando il primo aveva sedici anni, un incidente d’auto aveva ucciso entrambi i genitori e lasciato una cicatrice sul braccio del ragazzo. Per due anni rimasero con gli zii ma quando Gajeel compì diciotto anni decise di andarsene e portasi dietro la sorellina, ottenendo il pieno affidamento. Il ragazzo lavorava in un officina di meccanica non lontana da casa per mantenere lui e la sorella, nonostante la copiosa eredità dei genitori e, un anno dopo la loro morte, di un lontano zio Acnologia di cui non aveva mai sentito parlare.
Gajeel non aveva mai toccato quell’auto, nonostante avesse la patente per guidarla, dicendo di preferire le moto, quindi si chiese il perché di quella scelta.
-Non potevo portarti in moto con questo vestito.- le spiegò aprendole lo sportello.
Levy entrò in auto e si guardò attorno nel frattempo che lui fece il giro e si infilò nel posto di guida. A quel punto lo tirò a sé e lo baciò con passione, per ringraziarlo di quanto stava facendo per lei.
 Il ragazzo mise in moto ghignando mentre nell’auto si espandeva una musica di sottofondo.
***
-Eccoli!- urlò Lucy alla vista della lussuosa macchina con cui arrivarono.
-E questa?- chiese Natsu passando la mano sulla carrozzerie dell’auto.
Gajeel gliela schiaffeggiò. –Giù le mani, me la graffi.-
Natsu si massaggiò il punto colpito guardando in cagnesco l’amico.
-Ma tu non preferivi le moto?- gli chiese Gray.
Gajeel aprì la portiera del passeggero e aiutò Levy ad uscire. –Non potevo mica portarla sulla moto in queste condizioni.- disse una volta che la sua ragazza uscì in tutto il suo splendore.
Juvia si portò le mani alla bocca dallo stupore e Lucy corse ad abbracciare l’amica.
 –Levy-chan! Sei stupenda!- urlò la bionda.
Levy sorrise grata alle due amiche per lo splendido lavoro eseguito su di lei. –È merito vostro!-
-Non lo sai che un artista lavora bene solo se ha una buona base? Juvia pensa che tu sia stupenda già di tuo.- le disse la ragazza dai capelli blu, tenendosi stretta al braccio del suo cavaliere.
-Andiamo ora? Io ho fame!- borbottò Natsu avviandosi verso l’entrata.
 
La palestra era irriconoscibile: addobbata a festa in ogni angolo, un tavolo con tutti i tipi di cibi e bevande fu la meta di un affamato Natsu, le luci colorate illuminavano ad intermittenza tutto il locale e la musica era altissima tanto che dovettero urlarsi a vicenda nelle orecchie per sentirsi.
Levy si guardò attorno affascinata, tutto sembrava perfetto. Dagli addobbi alla musica, persino Gray e Natsu che avevano preso a litigare per chi fosse arrivato prima.
-Vieni?- le chiese Gajeel offrendole la propria mano.
Levy lo guardò ed afferrò la sua mano senza staccare gli occhi dal suo viso, neanche quando si voltò per dirigersi al tavolo loro assegnato riuscì a guardare altro. Com’era bello il suo ragazzo!
Gajeel la fece accomodare e le disse di aspettare mentre lui le prendeva qualcosa da bere. Nella sala faceva abbastanza caldo, nonostante i ventilatori posti in ogni angolo e accesi al massimo. Dopotutto era giugno.
La musica pompava a più non posso già da un’ora e i ragazzi della scuola si stavano scatenando in pista, chi in maniera più scatenata e chi meno. Negli angoli c’era chi tentava di rimorchiare, chi si cimentava in baci appassionati e chi semplicemente chiacchierava con un amico il più lontano possibile dalla musica, fin troppo alta.
-Tieni.-
La ragazza dai capelli azzurri afferrò il bicchiere di coca cola che il ragazzo le porgeva, loro del quinto anno potevano anche essere maggiorenni ma la maggior parte dei presenti aveva a mala pena quindici anni, quindi niente alcol per nessuno. Anche se c’era qualche professore che, di nascosto, correggeva il proprio drink con un goccio di vodka portata da casa.
-Grazie.- gli disse portandosi alle lebbra il bicchiere di vetro colorato.
Passarono la prima parte della serata in silenzio, a lanciarsi sguardi languidi e sorrisi sinceri tra di loro. Ma a Levy stava bene così, anche se le sarebbe piaciuto ballare come Natsu stava facendo con Lucy.
Gajeel guardò la ragazza seduta vicino a lui: si sarebbe perso la fantastica vista della sua ragazza felice, se quella sera non l’avesse portata. I suoi occhi brillavano alla luce dei fari colorati che ogni tanto li illuminavano, il suo sorriso era più radioso che mai mentre, appoggiata al tavolo con i gomiti e il viso sorretto dalle mani, canticchiava la canzone di turno. Dovette ammettere che aveva una bella voce e forse, un giorno, le avrebbe chiesto di cantare mentre lui l’avrebbe accompagnata con la sua chitarra.
Levy si accorse del suo sguardo e smise di cantare una volta incontrati i suoi occhi, che fissavano curiosi. Arrossì presa sul fatto e spostò lo sguardo altrove.
Gajeel ridacchiò. –Perché hai smesso?-
-Eh?- gli chiese Levy tornando a guardarlo.
-Continua a cantare.- mimò con le labbra.
Levy arrossì un poco ma riprese ugualmente a canticchiare, stavolta con più sicurezza.
Al loro tavolo si avvicinarono, con tanto di sedie, Gray e Juvia seguiti da Natsu e Lucy. Anche gli altri due ragazzi non erano male vestiti eleganti: Natsu portava una camicia bianca con le maniche arrotolate a tre quarti, con sopra un gilet nero e i pantaloni dello stesso colore, l’inseparabile sciarpa al collo; Gray portava cravatta e pantaloni neri ma la camicia era di un rosso scuro.
I sei ragazzi chiacchierarono e risero tanto tutti insieme, Gajeel fu costretto a togliersi la giacca a un certo punto: quei due continuavano a dargli del pinguino e lui non voleva sciupare il vestito nuovo per picchiarli. Per fortuna le ragazze lo fermarono subito prima che la sua camicia inamidata si tingesse del loro sangue.
A circa metà serata si avvicinò Mirajane, affiancata dal suo ragazzo Laxus, alto almeno dieci centimetri più di Gajeel, che non perse tempo e picchiò entrambi i ragazzi seduti, che avevano ripreso la litigare.
Anche Erza si avvicinò per presentare agli amici il suo ragazzo: Gerard era alto quanto Natsu, con i capelli blu e un atteggiamento timido e riservato.  Gli altri tre non trovarono alcun appiglio per prenderlo in giro e coinvolgerlo nei loro schiamazzi. La rossa li guardò alzando il mento orgogliosa e trascinò via il suo cavaliere.
Lucy e Natsu furono i primi ad alzarsi quando le note di “Romeo to Cinderella” dei Vocaloid cominciarono ad aleggiare per la stanza, seguiti a pochi secondi da Gray trascinato in pista da Juvia.
Levy salutò gli amici con una mano e gli augurò buon divertimento, ricevendo lo sguardo disperato di Gray come risposta. La ragazza rimase a guardare a lungo i ragazzi ballare, chi meglio chi peggio, al centro della palestra desiderando essere lì con loro, magari tra le braccia del suo ragazzo.
Gajeel, che non era stupido come sembrava, comprese subito il motivo del lungo sguardo sognante che la ragazza mantenne sugli amici al centro della pista. Si guardò intorno e scoprì amaramente che quasi tutte le coppie erano occupati nelle danze di quella stupenda canzone d’amore. Si chiese a lungo cosa fare e la canzone terminò prima che lui potesse prendere una decisione.
Levy si alzò dal proprio posto per andare in bagno e lui annuì semplicemente. Una canzone che invitava i presenti a saltare rimbombava tra le pareti della palestra. La ragazza tornò a pochi minuti dalla fine, riprendo il suo posto accanto a lui, senza una parola.
Gajeel si chiese se fosse il caso di invitarla a ballare, ma sapeva che quel genere di canzoni non facevano per lei, poi le scarpe che portava non sembravano molto adatte per saltare o muoversi liberamente.
Le luci della sala si fecero soffuse, assumendo un tenero colore rosato e il ritmo della musica cambiò, assumendo il tono dolce e sensuale del latino americano.
-Bene, ragazzi, è ora di smorzare un po’ i toni e dare la possibilità anche ai più romantici di ballare.- annunciò il DJ dal palco.
Le note di “Obsesion” riempirono l’aria e scossero gli animi dei presenti che, dopo aver afferrato il proprio partner, si precipitarono in pista.
Il ragazzo dagli occhi rossi guardò la sua ragazza indeciso su cosa fare: sembrava morire dalla voglia di entrare in pista con tutti gli altri ma lui non sapeva ballare molto bene, avrebbe fatto la figura dell’idiota! Alla fine decise di alzarsi, tentar non nuoce, persino quel cretino di Natsu stava ballando.
Si posizionò davanti alla sua ragazza, oscurandole la vista sui ballerini e costringendola ad alzare lo sguardo su di lui.
Arrossì di botto e guardò altrove per un secondo, prima di riportare lo sguardo su di lei e scoprendola intenta a fissarlo incuriosita.
-Ti va…ehm…Vorresti…uhm…Ecco io…- balbettò cercando di produrre una frase di senso compiuto almeno nei suoi pensieri.
Levy battè le palpebre. –Vuoi dirmi qualcosa, Gajeel?- chiese.
Il ragazzo fece un profondo respiro, si inchinò leggermente tenendo una mano dietro la schiena mentre l’altra la porgeva a lei.
-Vorresti farmi l’onore di questo ballo?- disse cercando di non arrossire più del dovuto.
Gli occhi di Levy si illuminarono e prese la mano che il ragazzo le offriva, per poi lasciarsi scortare in pista.
Lucy, adocchiandola tra le braccia di Gajeel, le fece l’occhiolino da sopra la spalla di Natsu e Juvia le fece il pollice in su, tornando a prestare poi attenzione a Gray.
Levy sorrise felice guardando il suo cavaliere e Gajeel ricambiò timidamente quel sorriso, stupendo la propria ragazza, che lo aveva visto sorridere si e no una decina di volte.
 
A fine serata Levy salutò i compagni di classe, abbracciando i più cari, che avrebbe rivisto due settimane dopo, con l’inizio degli esami. A Lucy e Juvia riservò un saluto normale, tanto le avrebbe sicuramente riviste il giorno dopo per raccontarsi i dettagli della serata e del post-serata.
Salutò con la mano entrambe quando si allontanarono con i rispettivi cavalieri, diretti a casa.
Levy fece per entrare in auto ma Gajeel le chiuse la portiera.
-Ma cosa…?- disse prima che il ragazzo le assalisse le labbra con un bacio vorace.
La ragazza ricambiò il contatto un po’ rude ed avvertì un brivido correrle lungo la schiena.
Gajeel si staccò dalle sue labbra e si avvicinò al suo orecchio.
-Lo sai che per questa serata mi devi un ringraziamento speciale?- le disse suadente prima di staccarsi ed entrare in auto.
Quella sera Levy scoprì che Wendy era stata spedita a casa di un’amica di scuola e che quindi loro erano completamente soli nell’appartamento che portava il cognome Redfox sul campanello.
La mattina dopo, svegliandosi in un letto non suo e tra le braccia del proprio ragazzo, si ricordò di non avergli chiesto che fine avesse fatto tutto il giorno e decise di chiederglielo non appena egli si fosse svegliato.
Peccato che al risveglio Gajeel aveva l’intenzione di fare tutt’altro.
 
*circa 2325 euro
**circa 85 euro
*** circa 172 euro
 

Angolo dell’autrice:
Sono stata veloce sta volta, non c’è che dire.
Sono venute fuori circa venticinque pagine Word ma va bene così o.o
Una school AU come richiesta da voi con tema il ballo scolastico :D come suggerito da bambolinarossa98. Che ringrazio uwu
Sinceramente non so se sia più fluff o demenziale… Boh decidete voi.
Le due canzoni citate sono “Romeo to Cinderella” dei Vocaloid [Rin & Len version] e “Obsesion” di Aventura.
Why i Vocaloid? Perché sono nel mio periodo “Vocaloid” ossia mi sono fissata con loro e ascolto solo loro canzoni (Che passano dall’horror al drammatico ‘-‘). Soprattutto con Rin e Len che sono pucciosissimi *-*
Vi lascio i link delle canzoni: https://www.youtube.com/watch?v=8ZyPbH2J4wk&spfreload=5 (Romeo to Cinderella)
https://www.youtube.com/watch?v=ZbmEv8NhYTs (Obsesion)
Bene, vi invito(?) di nuovo a lasciarmi i vostri prompt per il prossimo sclero—ehm storia.
A voi le tastiere!
angelo_nero
  
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