Capitolo 4. La
pietra
della speranza
“auguri
piccola mia” mio
padre mi bacia sulle guance, dopo aver pensato a medicare il mio taglio
ci
siamo messi alla ricerca dei miei parenti fino a quando non abbiamo
visto mio
padre e Kota sbracciarsi per farsi largo tra la folla.
“anche
se forse non dovrei più chiamarti così,
ormai sei una donna” Papà mi guarda con un velo di
commozione negli occhi,
entrambi i suoi figli ormai sono diventati adulti il suo compito di
crescerci e
renderci persone responsabili e giunto al termine, ormai siamo
cresciuti
entrambi.
Mi fa un cenno
verso Skan
che mi ha lasciato qualche momento di privacy da sola con
papà e mi guarda
serio.
“è
molto gentile”
rispondo alla sua tacita domanda.
“Ayla”
abbassa la voce
per non farsi sentire “mi dispiace di non avertene potuto
parlare prima, è
successo tutto così in fretta e mi spiace non averti potuto
spiegare meglio la
situazione. So che è troppo tardi per chiedertelo ma vorrei
che tu fossi felice
e se Skan non dovesse rivelarsi quello che è”
Ecco di cosa ha
paura mio
padre, che il ragazzo che sto per sposare sia in realtà un
uomo diverso da
quello che vuole far credere, ma non credo sia questo il caso, sembra
sincero e
onesto e poi è così gentile che non potrebbe mai
essere qualcos’altro.
O almeno credo.
“voglio
che tu me lo dica
immediatamente.”
Mi volto per
cercare Skan
e lo vedo parlare con mio fratello, il suo sguardo sereno mi fa
sorridere.
“andrà tutto bene padre, sono certa che non avrei
potuto trovare una persona
migliore di lui. Lo conosco ancora da pochissimo ma sembra proprio il
tipo
d’uomo che avevo intenzione di sposare.”
Vedo le sue
rughe
comparse per la tensione affievolirsi fino a sparire, le mie
rassicurazioni
hanno funzionato.
“sono
davvero felice” mi
risponde sollevato. “ma adesso vai a divertirti, te lo
meriti.” Mi dà un altro
bacio affettuoso sulla fronte e con la sua benedizione ritorno dal mio
accompagnatore scarlatto.
“di
che parlate voi due?”
mi inserisco tra mio fratello e Skan mentre quest’ultimo
nasconde rapidamente
qualcosa nella tasca.
“ovviamente
male di te,
sorellina” Kota riempie l’aria con la sua risata
cristallina, la stessa di
papà.
“auguri”
si sporge per
abbracciarmi.
“grazie”
nell’aria sento
le prime note musicali.
“invito tutti i novizi a raggiungere di nuovo il
centro per inaugurare
le danze”
“non
ho ancora visto
Anna…” mi sporgo per cercarla ma non riesco a
vederla in mezzo a tutta quella
confusione, speravo di avere il tempo di salutarla almeno.
“è
l’ora di andare o apriranno
le danze senza di noi” Skan mi prende per mano e mi guida di
nuovo verso il
centro, Kota mi guarda sbalordito, si sarebbe aspettato che lo
rifiutassi ed
invece mi lascio trascinare come se nulla fosse. Gli rivolgo un cenno
da
lontano poi mi volto del tutto e inizio a seguire il mio fidanzato al
centro
della pista.
Ci ritroviamo di
nuovo
tutti al centro, non tutti le coppie adesso sono bianche e rosse, i
ragazzi
hanno invitato delle ragazze a ballare e le figlie che non aprono le
prime
danze con il padre che le ha accompagnate sono scortate da altri
ragazzi. I
musicisti iniziano ad intonare qualche nota lieve, poi via via sempre
più
intensa fino a che non raggiunge forte e chiara tutti noi.
Guardo Skan, il pensiero che dovremmo ballare così vicini mi
mette un po’ in
ansia e quando mi appoggia la mano sulla schiena quasi ho un sussulto e
la mia
prima reazione è quella di allontanarmi; cerco di
controllare i miei istinti e
appoggio le mani sulle spalle mentre lentamente assieme alle altre
coppie iniziamo
a volteggiare come fiamme nella notte.
Finita la prima
strofa
altre coppie si uniscono alle danze fino a che non ci ritroviamo tutti
insieme
a ballare alla luce del falò. Tra un ballo e
l’altro troviamo il tempo di
mangiare qualcosa e per la prima volta assaggio anche qualche bevanda
dal
colore scuro, cocktail di frutta e alcool e talvolta Skan mi fa
assaggiare un
po’ di vino, devo rimanere lucida visto che ancora devo
andare a ritirare la
mia pergamena. Non ci sono andata fino ad ora perché dopo il
primo ballo tutti
si sono messi in fila ad aspettare e dire che quella coda che si era
formata era
lunga è dire poco. Decido di godermi ancora la festa e solo
prima di andare a
casa passare a ritirare il tutto, dopotutto prima o poi gli altri si
stancheranno di stare in fila.
Sono un
tutt’uno con la
musica mi muovo senza sapere da dove vengano quei passi agili urtando
di tanto
intanto qualcuno. Le nostre ombre allungate sul lastricato ruotano
girano e
rimbalzano da un lato all’altro, non avrei immaginato di
potermi divertire così,
complice anche l’alcool che ho in circolo che mi fa sentire
estremamente
sciolta e rilassata, è una sensazione bellissima.
Ad un tratto mi
sento
afferrare per un braccio e trascinare via dalla folla senza preavviso,
prima
che mi possa allarmare mi ricordo che quel braccio che mi sta
trascinando è di
Skan ed allora lo seguo senza fare storie.
“devi
andare a ritirare
la tua pergamena.” È costretto a gridare per
superare tutto quel rumore, guardo
verso la tenda e vedo che in fila adesso ci sono solo due ragazzi,
“va
bene” grido a mia
volta.
“vado
a prendere da bere”
e detto questo Skan sparisce in mezzo alla folla lasciandomi
barcollante da
sola.
Sento la gola
secca e
tutto quello che ho bevuto è come se non mi avesse
dissetato, ho perso la
cognizione del tempo e non ho idea di quanto tempo sia passato da
quando
abbiamo iniziato a ballare, sembra notte fonda se non addirittura
l’alba.
“Guarda
chi si rivede,
Ayla!” non mi ero accorta di conoscere i due ragazzi in fila,
ma non appena
arrivo mi rivolgono subito la parola. Li guardo attentamente cercando
di
ricordare i loro volti, sono due vecchie conoscenze non troppo
amichevoli che
giocavano sempre vicino casa mia quando stavamo ancora nel precedente
villaggio.
“ciao”
li saluto fredda,
non ho voglia di parlare con loro.
“ma
guarda, non si
ricorda più nemmeno i nostri nomi, vero Tim?”
“eh
già… che dispiacere,
eppure si può dire che siamo cresciuti praticamente
insieme.” Risponde quello
squadrandomi da cima a fondo.
“come
te la passi?”
“sto
per sposarmi”
rispondo gelida. Li vedo per un momento trasalire ma poi gli ritorna in
viso
quel sorriso canzonatorio.
“oh e
chi sarebbe lo sfig..emh
il fortunato?”
Probabilmente
non avevano
assistito all’annuncio pubblico, credevo che tutti in
città lo sapessero.
“beh
non sono affari
vostri.”
“sempre
un bel
caratterino eh…?” risponde l’amico dai
capelli rossicci, non li ho mai
sopportati. Da piccoli andavano a caccia di animaletti indifesi e li
torturavano lasciandoli poi morire sotto il mio davanzale.
“beh
sei stata fortunata
a trovare qualcuno che ti prenda, sarai pure carina,
ma sei troppo petulante per essere una buona
moglie.” Anche
se non dovrei dare peso a questi idioti le loro parole mi feriscono,
è vero non
ho un carattere facile rispetto ad altre ragazze più
remissive ma da qui a dire
che non sarò mai una buona moglie…
chissà se hanno davvero ragione.
Skan mi arriva
alle
spalle, ha nelle mani due bicchieri, uno pieno di acqua e uno di vino.
“che
succede qui? Tutto
apposto Ayla?” gli rivolge un occhiataccia, credo abbia
notato il mio viso
pallido.
“noi
stavamo solo
chiacchierando un po’, siamo dei vecchi amici
d’infanzia” Skan è più alto
di
loro di una testa ma ancora non hanno capito che ruolo lui abbia nella
mia vita
altrimenti quei loro sorrisetti sarebbero già scomparsi.
“gli
amici di Ayla sono
miei amici” mi porge il bicchiere con l’acqua poi
si avvicina per stringergli
la mano.
“non
sono per niente miei
amici” gli dico poco prima di trangugiare avidamente la
bevanda trasparente.
“e tu
chi saresti?” si fa
avanti Tim spavaldo.
Nel frattempo
dalla tenda
esce una ragazza con in mano una pergamena e un’oggetto
stretto nell’altra,
Barin, l’altro ragazzo entra lasciando solo l’amico.
Skan mi mette
una mano
dietro la schiena e mi sospinge di un passo per avanzare con la fila.
“Il
suo fidanzato” beve
un sorso di vino poi torna a scrutarlo “qualche
problema?”
Tim
impallidisce, forse
ha finalmente realizzato che non sono una bugiarda e che sta per
passare un
brutto quarto d’ora.
“beh
certo che no amico,
figurati” alza le mani in segno di resa, sta per andarsene.
“solo… li avrai tu
un sacco di problemi, dopo il matrimonio ovviamente!” ride ma
non fa in tempo
che Skan lo afferra per il bavero della giacca sollevandolo da terra e
facendolo penzolare come fosse un ramoscello secco.
“se ti
sento dire ancora
qualcosa di offensivo sulla mia ragazza non mi creerò
problemi a rintracciarti
e a farti poi sparire. Sono un soldato, ho seppellito migliaia di
corpi.”
Le sue parole mi
terrorizzano e se non sapessi che sta facendo tutto questo per
difendermi ne
avrei paura. In lontananza sento delle voci mormorare,
“stanno
litigando per la
ragazza”
E ancora una
volta mi
ritrovo sotto le attenzioni di tutti.
“Skan,”
mi avvicino e gli
sfioro il braccio “basta così” lo
ammonisco, lui non dice più una parola, lo
riappoggia per terra e non appena Tim tocca il suolo scappa a gambe
levate
senza più dire una parola.
“andiamo
è il nostro
turno,” mi accompagna all’inizio della tenda ma io
lo fermo.
“credo
che tu non possa
entrare, sai quanto sono rigidi su queste cose…”
Strabuzza gli
occhi poi
sospira e mi fa cenno che mi aspetterà lì fuori.
“grazie”
gli sussurro
buttando il mio bicchiere in un cestino lì vicino.
Prendo un
respiro
profondo e scosto il telo bianco.
Sono 17 anni che
la
curiosità mi uccide. Chissà cosa è
previsto per il mio futuro, ormai l’attesa è
finita.
*
Scosto la tenda
e subito
un forte odore di incenso mi stordisce, un enorme tappeto bianco
ricopre tutto
il pavimento facendo sembrare l’ambiente più
bianco, qua è la sono sparse della
candele del medesimo colore, è bellissimo sembra di entrare
in un luogo sacro.
“siediti
mia cara” dietro
un tavolo basso vi è seduto un vecchietto, quasi non lo
vedevo dato che la
tunica e la barba bianca lo facevano sembrare un elemento
dell’arredo!
Mi accomodo su
un cuscino
posto lì davanti, non ci sono sedie nel capanno.
Estrae da un
baule posto
alle sue spalle un rotolo di pergamena legata da un filo rosso e la
mette sul
tavolo davanti a me. Lo guardo un istante per capire se posso prenderla
o se
devo aspettare qualche altra cosa, l’anziano mi ignora e
continua a cercare
stavolta in un altro baule, esce un sacchettino bianco di liuta anche
questo
legato dal medesimo filo.
Scosta il
sacchettino e
con dito mi fa cenno di prendere la pergamena.
“coraggio,
leggila a voce
alta. Ti aiuterò a interpretare le sue parole.”
Srotolo con dita
tremanti
quel vecchio foglio, sono 17 anni che non viene aperto e nonostante sia
stato
custodito con la massima cura uno strato di polvere ricopre le parole
scritte
in corsivo rendendole quasi illeggibili. Evito di soffiare in faccia al
saggio
e batto qualche colpo leggero sperando che non si arrabbi o non prenda
il mio
gesto come un insulto, poi inizio a leggere:
Mia cara
bambina,
Tu fra poche
rare creature hai ricevuto in dono un
cuore puro e devi proteggerlo da chi vorrà macchiarlo con
azioni impure, stai
in guardia dagli occhi di tigre esse hanno la luce del sole ma in
realtà sono i
cimiteri dell’ombra.
Infinite sono le
strade della vita che noi tutti
possiamo intraprendere, ma nel tuo di futuro il tuo cuore ha due strade
tracciate davanti a sé, una forgiata dalla luce ed una
dall’oscurità.
Se luce
è la via che prenderai avrai una vita lunga ma
perderai te stessa lungo il viaggio.
Se oscurità sarà la tua scelta, vivrai appieno
ogni istante ma il sentiero
s’interromperà bruscamente.
Non permettere
che ciò ti influenzi, talvolta è solo
percorrendo l’ombra che troverai il tuo sentiero di luce.
Finisco di
leggere e sono
confusa, rileggo rapidamente quello che c’è
scritto nella mia mente poi guardo
il saggio in attesa di risposte.
“hai
qualche domanda?” mi
chiede quello come se fosse tutto fin troppo facile. Cerco di far
ordine tra i
miei pensieri per formulare una domanda appropriata.
“la
profezia allude ad un
cuore puro, cosa significa esattamente?”
“Un
cuore puro è quanto
di più raro esista, chi lo possiede è destinato a
fare grandi cose e tu cara
bambina ne possiedi uno e ne devi aver cura; non permettere alle brutte
azioni
e alla malvagità di contaminarlo, rimani buona e gentile,
persegui la via del
bene e non correrai mai alcun rischio.”
“rischio?
Intende la
seconda parte della profezia quando parla dei due sentieri?”
Nella seconda
parte mi
piega che esistono molti sentieri, scelte che determinato il nostro
futuro e
che nel mio ci sono due possibilità, uno buono e uno cattivo
ma probabilmente è
una cosa che succede a tutti, normalmente si combatte per rimanere sul
sentiero
buono, sulla retta via ma quello che dice nel secondo verso mi
preoccupa.
“La
via del bene è la
luce, se la percorrerò vivrò a lungo ma
perderò me stessa,” continuo io “cosa
significa? È ovvio che io voglia percorrere la strada del
bene, l’oscurità
s’interromperà bruscamente, vuol dire che non
vivrò troppo a lungo seppure
vivrò appieno ogni istante?”
Cosa vuol dire
vivere
appieno? Come se io non lo stessi già facendo! Come se
stessi lasciano scorrere
la mia vita senza fare niente!
L’anziano
strabuzza gli occhi,
forse l’ho sommerso di domande e adesso mi
rimprovererà; si schiarisce la voce
poi parla “solo tu puoi dare vero significato a quelle
parole. La perdita di te
stessa potrebbe indicare la te stessa bambina, lasciata indietro dalla
te
stessa adulta che percorrerà sicura il suo
destino.”
Quell’interpretazione
dovrebbe calmarmi eppure sento che non è quella la strada
giusta, qualcosa mi
sfugge ma non so cosa sia, sono troppo frastornata dagli eventi per
pensare a
mente lucida.
“e
tutta quella storia
sugli occhi di tigre? O sul trovare la luce
nell’ombra?” questo saggio è
davvero inutile, non mi sa dare per niente le risposte che cerco!
“l’occhio
di tigre è una
pietra gialla screziata di nero, potrebbe indicare il pericolo da cui
devi
stare in guardia, luce e ombra fanno parte della stessa medaglia, forse
per
raggiungere la tua luce interiore devi passare dall’ombra e
affrontare le tue
paure.”
Mi indica il
sacchettino
e mi fa cenno di aprirlo.
Pensare che
qualcuno 17
anni fa abbia scritto queste parole e abbia scelto un dono per me mi fa
rabbrividire. Sento che quell’ennesima spiegazione non mi
porterà da
nessun’altra parte così prendo il sacchetto e lo
apro. Perlomeno potrò
distrarmi con qualcos’altro…
Tiro il filo e
sento un
oggetto piccolo rotolare dentro. Rovescio il contenuto sulla mano e
resto a
fissarlo interdetta. È un ciondolo. È una pietra
turchese di forma ovale, un
filo bianco la circonda per legarla al filo principale e assicurare che
la
pietra non cada. È molto bella, e di certo non mi aspettavo
un regalo di questo
genere.
“interessante”
continua
l’uomo guardando la mia mano.
“cos’è?”
la curiosità mi
divora.
“amazzonite,
non ne
vedevo da tempo.”
La lego al collo
e la
pietra sfiora fresca la mia gola.
“viene
anche chiamata la pietra della speranza. Collega
il
cuore alla voce affinché le tue parole siano oneste e pure,
aiuta a tirare
fuori ciò che nel profondo hai paura di esprimere. Hai
sempre detto quello che
davvero pensavi?”
Sto per
rispondere con
sicurezza di si quando improvvisamente ci ripenso, forse è
vero, non sempre
dico quello che penso, ma lo faccio solo per evitare di far soffrire le
persone, metto il loro bene davanti al mio.
“bene
cara ragazza, penso
che questo risponda ad ogni tuo dubbio.”
Mi sorride ed io
capisco
che mi sta congedando, dopotutto ci sono altri che aspettano fuori di
sapere
cosa riserverà loro il futuro. Prendo la pergamena e il
sacchettino, ringrazio
l’uomo e abbandono il suo tempio di incenso. Spero solo che
la mia permanenza
nella sua tenda non mi abbia impregnato di quell’odore
sarebbe terribile
sentirselo ancora addosso.
Fuori dalla
tenda come
potevo immaginare mi sta aspettando Skan, ha nuovamente il bicchiere
pieno in
mano ed io gli vado incontro con la pergamena stretta in mano ed il
ciondolo
appeso al collo. Mi guarda un istante e quasi provo l’impulso
di annusarmi,
“è
l’odore di incenso
vero?” sospiro, evidentemente è troppo forte.
“no.
In realtà stavo
ammirando la tua collana.”
Mi porto
istintivamente
la mano al collo.
“è
il mio dono,”
Skan sbuffa.
“beh speravo
che oggi non avresti ricevuto altri gioielli.”
Sto per
ribattere che non
ho ricevuto proprio nessuno gioiello ma poi capisco che
c’è qualcosa che vuole
darmi e probabilmente è la stessa cosa che ha nascosto
proprio prima che io
arrivassi, mentre parlava con Kota.
Mi sporgo per
guardare il
contenuto del suo bicchiere, ho proprio sete e anche se preferirei
dell’acqua
persino il vino mi andrebbe bene.
“ne
vuoi un po’?” mi
porge il bicchiere ed io mi mordo un labbro per avergli permesso di
cambiare argomento
così facilmente. Nuovamente la mia curiosità
prende il sopravvento, uno di
questi giorni mi porterà alla rovina.
“posso?
Davvero?” non
sono sicura che a lui vada l’idea che io beva dal suo stesso
bicchiere ma prima
ancora che possa protestare mi mette il bicchiere nella mano libera e
prende la
pergamena nell’altra.
“bevi.”
Poggio le labbra
sul
bicchiere e bevo d’un fiato tutto il suo contenuto, il
liquido caldo inizia a
bruciarmi per tutta la gola, anziché dissetarmi mi incendia
così mi ritrovo a
boccheggiare implorando per dell’acqua.
Il mio
accompagnatore
sparisce ridendo tra la folla e dopo un attimo è di ritorno
da me con un
bicchiere colmo d’acqua. Gli restituisco il suo vino e giuro
di non bere mai
più una bevanda del genere quando sono assetata.
Inizia a girarmi
la
testa, gli effetti sono ancora peggiori del suo sapore.
Mi porto una
mano alla
testa.
“Ayla,
ti senti bene?” mi
prende per le spalle e solo adesso mi accorgo di stare barcollando.
“dove…
dove sono le” mi
sento la lingua pesante e non riesco a parlare bene come al solito, la
vista mi
si annebbia.
“le
tue cose? Ho affidato
la pergamena a tuo fratello, la porterà lui a casa e la
terrà al sicuro.”
Mi sento le
gambe cedere
ma sostenuta dalle sue braccia riesco a mantenere
l’equilibrio.
“per
questa sera credo tu
abbia bevuto abbastanza”
Cerco di
rivolgergli uno
sguardo truce ma purtroppo mi esce un mezzo sorriso ed
un’espressione che sono
sicura sarà il riassunto della mia goffaggine. La mia solita
fortuna, bevo un
sorso e sono fuori uso.
“la
festa andrà avanti
ancora per qualche ora ma sarà meglio che ti riaccompagni a
casa.”
“no,
sto bennnnnneeeee” i
miei occhi si chiudono e le mie gambe decidono di cedere
definitivamente.
Sento ancora i
rumori
della festa tutt’intorno solo molto più lontani,
Skan mi sta portando sulle
spalle ma credo abbia preso un sentiero alternativo per arrivare a casa
evitando
così di passare davanti a tutto il resto del gruppo
mostrandomi completamente fuori
gioco, cerco di appuntarmi a mente quella sua ennesima gentilezza
mentre a
passi decisi Skan continua a camminare sul lastricato.
“grazie”
gli sibilo
contro l’orecchio, il mio fiato è caldo e sento
l’esatto momento in cui dopo la
mia parola lui sussulta. Spero di non averlo infastidito troppo,
dopotutto mi
sta trasportando come un sacco di patate fino a casa. Questa serata
sarebbe
dovuta finire diversamente.
*
Il mio letto
è fresco e
comodo, e nonostante la voglia di continuare ad assopirsi sempre di
più sia
fortissima mi sveglio.
Seduto accanto
al mio
letto c’è Skan, il volto sprofondato nella mano,
si sarà addormentato vegliando
su di me? Mi guardo un momento ricordandomi com’ero vestita e
noto che sono
nelle stesse condizioni in cui sono arrivata, l’idea che
potesse aver fatto
qualcosa per un momento mi aveva agghiacciata ma probabilmente neanche
lui
aveva troppa voglia di mettermi un noioso pigiama.
Mi alzo dal
letto e mi
trascino verso il mio armadio dove prendo i miei vestiti da notte e mi
cambio
agilmente dietro il paravento, sarebbe un peccato rovinare questo bel
vestito e
poi tutti i ferrettini nei capelli iniziano a farmi tremendamente male.
Indossata la mia
camicia
da notte e liberati tutti i capelli da quella tortura mi avvicino alla
sedia
dove sta dormendo Skan, non vorrei svegliarlo ma è giusto
che anche lui vada a
casa a riposare.
Lo scuoto
leggermente
chiamandolo, “Skan,” e dopo qualche carezza e
qualche parola finalmente i suoi
occhi neri nel buio della notte si aprono.
“scusami,
credo di
essermi addormentato.”
Mi siedo sul
letto
proprio davanti a lui. “non scusarti, è colpa
mia.” Mi guarda un attimo e poi
capisce che sono in vesti da notte e distoglie lo sguardo.
“volevo
accertarmi che
stessi bene,”
Il suo sguardo
vaga per
la stanza poi però ritrova i miei occhi e si concentra su
quelli.
“non
volevo andare via
senza averti prima dato il mio regalo.”
“oh,
ma Skan non dovevi,
non dovevi proprio far nulla, sono stata io a recarti tantissimo
disturbo”
agito le mani in avanti ma ormai lui ha tirato fuori lo scatolino che
avevo
visto per qualche istante quella stessa sera.
“speravo
di potertelo
dare in altre circostanze, ma so che se non te lo do subito non
avrò più né il
coraggio né un'altra occasione...”
Non ho neanche
il tempo
di reagire che lo apre rivelando così il suo contenuto.
Un anellino
brilla
richiamando su di sé i pochi raggi della luna che filtrano
dalla mia finestra.
Sembra un dischetto di metallo con qualcosa disegnato di sopra, ma
vista la
poca luce sarebbe impossibile vedere qualcosa in più.
Il fatto che sia
un
anello però, è ineluttabile.
“nonostante
il poco tempo che abbiamo prima
che io riparta, voglio lasciarti un buon ricordo dei nostri momenti
assieme,”
prende una pausa mentre lo sfila dal suo involucro “e vorrei
che durante la mia
assenza tu pensi a noi, a me.”
Si inginocchia e
vederlo
così esposto fa sentire anche me nella stessa situazione, ma
cosa cavolo sta
facendo?? Mi sento tremendamente in imbarazzo, per fortuna la poca luce
copre
la mia faccia rossa paonazza.
“e per
fare questo voglio
che tu abbia qualcosa che ti possa ricordare quanto io tenga a te, in
ogni
momento.”
Mi prende la
mano e fa scorrere
un l’anellino, il mio cuore perde un battito quando solo dopo
alcuni minuti,
colpa dell’alcool ancora in circolo mi rendo conto di che
cosa sia davvero.
Un anello di
fidanzamento.
Ok, forse non
avevo
proprio realizzato cosa stesse succedendo nella mia vita sino a quel
momento,
ma vedere quel dischetto al mio dito mi ha letteralmente paralizzato.
“non
ti piace?” mi chiede
preoccupato mentre io continuo a fissare il cerchietto al mio anulare.
“è…è
bellissimo” e non
sto mentendo quando dico queste parole, al villaggio nessuna poteva mai
sperare
di ricevere un oggetto del genere, noi non siamo dei bravi plasmatori
del ferro
tra l’altro non abbiamo ancora trovato nessuna miniera da cui
estrarlo quindi
il massimo in cui possiamo aspirare è un anellino
intrecciato di corda,
“sono
davvero senza
parole….”
“beh,
sarebbe la prima
volta.” Mi sorride e quel suo sorriso per la prima volta mi
scioglie. Vorrei
sprofondare nel letto e cadere addormentata perché adesso
non so proprio come
reagire.
Esito, avanzo un
po’ a
scatti inginocchiandomi per riportare il mio viso alla stessa altezza
del suo,
prendo un po’ di coraggio e poi gli do un bacio sulla
guancia.
Il contatto dura
davvero
poco, di più non mi sento ancora pronta a fare, spero che
basti ugualmente a
fargli capire tutta la mia vicinanza e la mia gratitudine.
Mi guarda e
leggo nei
suoi occhi la sorpresa di quel gesto.
“lo
farò” rispondo alla
sua domanda di prima. – solo non mettermi troppa fretta
– vorrei dirgli ma
tengo per me quei pensieri.
È
bello avere qualcuno
che pensi a te, ma sarà davvero possibile trasformare questo
sentimento in
amore?
Solo il tempo
potrà darmi
la sua risposta.