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Autore: Clara_Oswin    28/07/2016    1 recensioni
[SPIN OFF - DEEP ALLEY, IL DESTINO DI ELENA]
Questa storia è uno spin off di un racconto pubblicato nella sezione della sirenetta,
Ayla è la secondogenita del capo di una tribù insediatasi da poco in una radura nei pressi di un misterioso lago, costretta a sposarsi con Skan primogenito del capoclan vicino se ne innamora sinceramente e il loro rapporto seppur all'inizio complicato diventa sempre più stretto... fino a che nella loro vita non entra lui, un misterioso tritone che farà innamorare di sè Ayla condannandola così ad un destino che mai si sarebbe sognata...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Capitolo 4. La pietra della speranza

 

“auguri piccola mia” mio padre mi bacia sulle guance, dopo aver pensato a medicare il mio taglio ci siamo messi alla ricerca dei miei parenti fino a quando non abbiamo visto mio padre e Kota sbracciarsi per farsi largo tra la folla.

 “anche se forse non dovrei più chiamarti così, ormai sei una donna” Papà mi guarda con un velo di commozione negli occhi, entrambi i suoi figli ormai sono diventati adulti il suo compito di crescerci e renderci persone responsabili e giunto al termine, ormai siamo cresciuti entrambi.

Mi fa un cenno verso Skan che mi ha lasciato qualche momento di privacy da sola con papà e mi guarda serio.

“è molto gentile” rispondo alla sua tacita domanda.

“Ayla” abbassa la voce per non farsi sentire “mi dispiace di non avertene potuto parlare prima, è successo tutto così in fretta e mi spiace non averti potuto spiegare meglio la situazione. So che è troppo tardi per chiedertelo ma vorrei che tu fossi felice e se Skan non dovesse rivelarsi quello che è”

Ecco di cosa ha paura mio padre, che il ragazzo che sto per sposare sia in realtà un uomo diverso da quello che vuole far credere, ma non credo sia questo il caso, sembra sincero e onesto e poi è così gentile che non potrebbe mai essere qualcos’altro.

O almeno credo.

“voglio che tu me lo dica immediatamente.”

Mi volto per cercare Skan e lo vedo parlare con mio fratello, il suo sguardo sereno mi fa sorridere. “andrà tutto bene padre, sono certa che non avrei potuto trovare una persona migliore di lui. Lo conosco ancora da pochissimo ma sembra proprio il tipo d’uomo che avevo intenzione di sposare.”

Vedo le sue rughe comparse per la tensione affievolirsi fino a sparire, le mie rassicurazioni hanno funzionato.

“sono davvero felice” mi risponde sollevato. “ma adesso vai a divertirti, te lo meriti.” Mi dà un altro bacio affettuoso sulla fronte e con la sua benedizione ritorno dal mio accompagnatore scarlatto.

“di che parlate voi due?” mi inserisco tra mio fratello e Skan mentre quest’ultimo nasconde rapidamente qualcosa nella tasca.

“ovviamente male di te, sorellina” Kota riempie l’aria con la sua risata cristallina, la stessa di papà.

“auguri” si sporge per abbracciarmi.

“grazie” nell’aria sento le prime note musicali.

invito tutti i novizi a raggiungere di nuovo il centro per inaugurare le danze”

“non ho ancora visto Anna…” mi sporgo per cercarla ma non riesco a vederla in mezzo a tutta quella confusione, speravo di avere il tempo di salutarla almeno.

“è l’ora di andare o apriranno le danze senza di noi” Skan mi prende per mano e mi guida di nuovo verso il centro, Kota mi guarda sbalordito, si sarebbe aspettato che lo rifiutassi ed invece mi lascio trascinare come se nulla fosse. Gli rivolgo un cenno da lontano poi mi volto del tutto e inizio a seguire il mio fidanzato al centro della pista.

Ci ritroviamo di nuovo tutti al centro, non tutti le coppie adesso sono bianche e rosse, i ragazzi hanno invitato delle ragazze a ballare e le figlie che non aprono le prime danze con il padre che le ha accompagnate sono scortate da altri ragazzi. I musicisti iniziano ad intonare qualche nota lieve, poi via via sempre più intensa fino a che non raggiunge forte e chiara tutti noi.
Guardo Skan, il pensiero che dovremmo ballare così vicini mi mette un po’ in ansia e quando mi appoggia la mano sulla schiena quasi ho un sussulto e la mia prima reazione è quella di allontanarmi; cerco di controllare i miei istinti e appoggio le mani sulle spalle mentre lentamente assieme alle altre coppie iniziamo a volteggiare come fiamme nella notte.

Finita la prima strofa altre coppie si uniscono alle danze fino a che non ci ritroviamo tutti insieme a ballare alla luce del falò. Tra un ballo e l’altro troviamo il tempo di mangiare qualcosa e per la prima volta assaggio anche qualche bevanda dal colore scuro, cocktail di frutta e alcool e talvolta Skan mi fa assaggiare un po’ di vino, devo rimanere lucida visto che ancora devo andare a ritirare la mia pergamena. Non ci sono andata fino ad ora perché dopo il primo ballo tutti si sono messi in fila ad aspettare e dire che quella coda che si era formata era lunga è dire poco. Decido di godermi ancora la festa e solo prima di andare a casa passare a ritirare il tutto, dopotutto prima o poi gli altri si stancheranno di stare in fila.

Sono un tutt’uno con la musica mi muovo senza sapere da dove vengano quei passi agili urtando di tanto intanto qualcuno. Le nostre ombre allungate sul lastricato ruotano girano e rimbalzano da un lato all’altro, non avrei immaginato di potermi divertire così, complice anche l’alcool che ho in circolo che mi fa sentire estremamente sciolta e rilassata, è una sensazione bellissima.

Ad un tratto mi sento afferrare per un braccio e trascinare via dalla folla senza preavviso, prima che mi possa allarmare mi ricordo che quel braccio che mi sta trascinando è di Skan ed allora lo seguo senza fare storie.

“devi andare a ritirare la tua pergamena.” È costretto a gridare per superare tutto quel rumore, guardo verso la tenda e vedo che in fila adesso ci sono solo due ragazzi,

“va bene” grido a mia volta.

“vado a prendere da bere” e detto questo Skan sparisce in mezzo alla folla lasciandomi barcollante da sola.

Sento la gola secca e tutto quello che ho bevuto è come se non mi avesse dissetato, ho perso la cognizione del tempo e non ho idea di quanto tempo sia passato da quando abbiamo iniziato a ballare, sembra notte fonda se non addirittura l’alba.

“Guarda chi si rivede, Ayla!” non mi ero accorta di conoscere i due ragazzi in fila, ma non appena arrivo mi rivolgono subito la parola. Li guardo attentamente cercando di ricordare i loro volti, sono due vecchie conoscenze non troppo amichevoli che giocavano sempre vicino casa mia quando stavamo ancora nel precedente villaggio.

“ciao” li saluto fredda, non ho voglia di parlare con loro.

“ma guarda, non si ricorda più nemmeno i nostri nomi, vero Tim?”

“eh già… che dispiacere, eppure si può dire che siamo cresciuti praticamente insieme.” Risponde quello squadrandomi da cima a fondo.

“come te la passi?”

“sto per sposarmi” rispondo gelida. Li vedo per un momento trasalire ma poi gli ritorna in viso quel sorriso canzonatorio.

“oh e chi sarebbe lo sfig..emh il fortunato?”

Probabilmente non avevano assistito all’annuncio pubblico, credevo che tutti in città lo sapessero.

“beh non sono affari vostri.”

“sempre un bel caratterino eh…?” risponde l’amico dai capelli rossicci, non li ho mai sopportati. Da piccoli andavano a caccia di animaletti indifesi e li torturavano lasciandoli poi morire sotto il mio davanzale.

“beh sei stata fortunata a trovare qualcuno che ti prenda, sarai pure carina, ma sei troppo petulante per essere una buona moglie.” Anche se non dovrei dare peso a questi idioti le loro parole mi feriscono, è vero non ho un carattere facile rispetto ad altre ragazze più remissive ma da qui a dire che non sarò mai una buona moglie… chissà se hanno davvero ragione.

Skan mi arriva alle spalle, ha nelle mani due bicchieri, uno pieno di acqua e uno di vino.

“che succede qui? Tutto apposto Ayla?” gli rivolge un occhiataccia, credo abbia notato il mio viso pallido.

“noi stavamo solo chiacchierando un po’, siamo dei vecchi amici d’infanzia” Skan è più alto di loro di una testa ma ancora non hanno capito che ruolo lui abbia nella mia vita altrimenti quei loro sorrisetti sarebbero già scomparsi.

“gli amici di Ayla sono miei amici” mi porge il bicchiere con l’acqua poi si avvicina per stringergli la mano.

“non sono per niente miei amici” gli dico poco prima di trangugiare avidamente la bevanda trasparente.

“e tu chi saresti?” si fa avanti Tim spavaldo.

Nel frattempo dalla tenda esce una ragazza con in mano una pergamena e un’oggetto stretto nell’altra, Barin, l’altro ragazzo entra lasciando solo l’amico.

Skan mi mette una mano dietro la schiena e mi sospinge di un passo per avanzare con la fila.

“Il suo fidanzato” beve un sorso di vino poi torna a scrutarlo “qualche problema?”

Tim impallidisce, forse ha finalmente realizzato che non sono una bugiarda e che sta per passare un brutto quarto d’ora.

“beh certo che no amico, figurati” alza le mani in segno di resa, sta per andarsene. “solo… li avrai tu un sacco di problemi, dopo il matrimonio ovviamente!” ride ma non fa in tempo che Skan lo afferra per il bavero della giacca sollevandolo da terra e facendolo penzolare come fosse un ramoscello secco.

“se ti sento dire ancora qualcosa di offensivo sulla mia ragazza non mi creerò problemi a rintracciarti e a farti poi sparire. Sono un soldato, ho seppellito migliaia di corpi.”

Le sue parole mi terrorizzano e se non sapessi che sta facendo tutto questo per difendermi ne avrei paura. In lontananza sento delle voci mormorare,

“stanno litigando per la ragazza”

E ancora una volta mi ritrovo sotto le attenzioni di tutti.

“Skan,” mi avvicino e gli sfioro il braccio “basta così” lo ammonisco, lui non dice più una parola, lo riappoggia per terra e non appena Tim tocca il suolo scappa a gambe levate senza più dire una parola.

“andiamo è il nostro turno,” mi accompagna all’inizio della tenda ma io lo fermo.

“credo che tu non possa entrare, sai quanto sono rigidi su queste cose…”

Strabuzza gli occhi poi sospira e mi fa cenno che mi aspetterà lì fuori.

“grazie” gli sussurro buttando il mio bicchiere in un cestino lì vicino.

Prendo un respiro profondo e scosto il telo bianco.

Sono 17 anni che la curiosità mi uccide. Chissà cosa è previsto per il mio futuro, ormai l’attesa è finita.

*

Scosto la tenda e subito un forte odore di incenso mi stordisce, un enorme tappeto bianco ricopre tutto il pavimento facendo sembrare l’ambiente più bianco, qua è la sono sparse della candele del medesimo colore, è bellissimo sembra di entrare in un luogo sacro.

“siediti mia cara” dietro un tavolo basso vi è seduto un vecchietto, quasi non lo vedevo dato che la tunica e la barba bianca lo facevano sembrare un elemento dell’arredo!

Mi accomodo su un cuscino posto lì davanti, non ci sono sedie nel capanno.

Estrae da un baule posto alle sue spalle un rotolo di pergamena legata da un filo rosso e la mette sul tavolo davanti a me. Lo guardo un istante per capire se posso prenderla o se devo aspettare qualche altra cosa, l’anziano mi ignora e continua a cercare stavolta in un altro baule, esce un sacchettino bianco di liuta anche questo legato dal medesimo filo.

Scosta il sacchettino e con dito mi fa cenno di prendere la pergamena.

“coraggio, leggila a voce alta. Ti aiuterò a interpretare le sue parole.”

Srotolo con dita tremanti quel vecchio foglio, sono 17 anni che non viene aperto e nonostante sia stato custodito con la massima cura uno strato di polvere ricopre le parole scritte in corsivo rendendole quasi illeggibili. Evito di soffiare in faccia al saggio e batto qualche colpo leggero sperando che non si arrabbi o non prenda il mio gesto come un insulto, poi inizio a leggere:

 

Mia cara bambina,

Tu fra poche rare creature hai ricevuto in dono un cuore puro e devi proteggerlo da chi vorrà macchiarlo con azioni impure, stai in guardia dagli occhi di tigre esse hanno la luce del sole ma in realtà sono i cimiteri dell’ombra.

Infinite sono le strade della vita che noi tutti possiamo intraprendere, ma nel tuo di futuro il tuo cuore ha due strade tracciate davanti a sé, una forgiata dalla luce ed una dall’oscurità.

Se luce è la via che prenderai avrai una vita lunga ma perderai te stessa lungo il viaggio.
Se oscurità sarà la tua scelta, vivrai appieno ogni istante ma il sentiero s’interromperà bruscamente.

Non permettere che ciò ti influenzi, talvolta è solo percorrendo l’ombra che troverai il tuo sentiero di luce.

 

Finisco di leggere e sono confusa, rileggo rapidamente quello che c’è scritto nella mia mente poi guardo il saggio in attesa di risposte.

“hai qualche domanda?” mi chiede quello come se fosse tutto fin troppo facile. Cerco di far ordine tra i miei pensieri per formulare una domanda appropriata.

“la profezia allude ad un cuore puro, cosa significa esattamente?”

“Un cuore puro è quanto di più raro esista, chi lo possiede è destinato a fare grandi cose e tu cara bambina ne possiedi uno e ne devi aver cura; non permettere alle brutte azioni e alla malvagità di contaminarlo, rimani buona e gentile, persegui la via del bene e non correrai mai alcun rischio.”

“rischio? Intende la seconda parte della profezia quando parla dei due sentieri?”

Nella seconda parte mi piega che esistono molti sentieri, scelte che determinato il nostro futuro e che nel mio ci sono due possibilità, uno buono e uno cattivo ma probabilmente è una cosa che succede a tutti, normalmente si combatte per rimanere sul sentiero buono, sulla retta via ma quello che dice nel secondo verso mi preoccupa.

“La via del bene è la luce, se la percorrerò vivrò a lungo ma perderò me stessa,” continuo io “cosa significa? È ovvio che io voglia percorrere la strada del bene, l’oscurità s’interromperà bruscamente, vuol dire che non vivrò troppo a lungo seppure vivrò appieno ogni istante?”

Cosa vuol dire vivere appieno? Come se io non lo stessi già facendo! Come se stessi lasciano scorrere la mia vita senza fare niente!

L’anziano strabuzza gli occhi, forse l’ho sommerso di domande e adesso mi rimprovererà; si schiarisce la voce poi parla “solo tu puoi dare vero significato a quelle parole. La perdita di te stessa potrebbe indicare la te stessa bambina, lasciata indietro dalla te stessa adulta che percorrerà sicura il suo destino.”

Quell’interpretazione dovrebbe calmarmi eppure sento che non è quella la strada giusta, qualcosa mi sfugge ma non so cosa sia, sono troppo frastornata dagli eventi per pensare a mente lucida.

“e tutta quella storia sugli occhi di tigre? O sul trovare la luce nell’ombra?” questo saggio è davvero inutile, non mi sa dare per niente le risposte che cerco!

“l’occhio di tigre è una pietra gialla screziata di nero, potrebbe indicare il pericolo da cui devi stare in guardia, luce e ombra fanno parte della stessa medaglia, forse per raggiungere la tua luce interiore devi passare dall’ombra e affrontare le tue paure.”

Mi indica il sacchettino e mi fa cenno di aprirlo.

Pensare che qualcuno 17 anni fa abbia scritto queste parole e abbia scelto un dono per me mi fa rabbrividire. Sento che quell’ennesima spiegazione non mi porterà da nessun’altra parte così prendo il sacchetto e lo apro. Perlomeno potrò distrarmi con qualcos’altro…

Tiro il filo e sento un oggetto piccolo rotolare dentro. Rovescio il contenuto sulla mano e resto a fissarlo interdetta. È un ciondolo. È una pietra turchese di forma ovale, un filo bianco la circonda per legarla al filo principale e assicurare che la pietra non cada. È molto bella, e di certo non mi aspettavo un regalo di questo genere.

“interessante” continua l’uomo guardando la mia mano.

“cos’è?” la curiosità mi divora.

“amazzonite, non ne vedevo da tempo.”

La lego al collo e la pietra sfiora fresca la mia gola.

“viene anche chiamata la pietra della speranza. Collega il cuore alla voce affinché le tue parole siano oneste e pure, aiuta a tirare fuori ciò che nel profondo hai paura di esprimere. Hai sempre detto quello che davvero pensavi?”

Sto per rispondere con sicurezza di si quando improvvisamente ci ripenso, forse è vero, non sempre dico quello che penso, ma lo faccio solo per evitare di far soffrire le persone, metto il loro bene davanti al mio.

“bene cara ragazza, penso che questo risponda ad ogni tuo dubbio.”

Mi sorride ed io capisco che mi sta congedando, dopotutto ci sono altri che aspettano fuori di sapere cosa riserverà loro il futuro. Prendo la pergamena e il sacchettino, ringrazio l’uomo e abbandono il suo tempio di incenso. Spero solo che la mia permanenza nella sua tenda non mi abbia impregnato di quell’odore sarebbe terribile sentirselo ancora addosso.

Fuori dalla tenda come potevo immaginare mi sta aspettando Skan, ha nuovamente il bicchiere pieno in mano ed io gli vado incontro con la pergamena stretta in mano ed il ciondolo appeso al collo. Mi guarda un istante e quasi provo l’impulso di annusarmi,

“è l’odore di incenso vero?” sospiro, evidentemente è troppo forte.

“no. In realtà stavo ammirando la tua collana.”

Mi porto istintivamente la mano al collo.

“è il mio dono,”

Skan sbuffa. “beh speravo che oggi non avresti ricevuto altri gioielli.”

Sto per ribattere che non ho ricevuto proprio nessuno gioiello ma poi capisco che c’è qualcosa che vuole darmi e probabilmente è la stessa cosa che ha nascosto proprio prima che io arrivassi, mentre parlava con Kota.

Mi sporgo per guardare il contenuto del suo bicchiere, ho proprio sete e anche se preferirei dell’acqua persino il vino mi andrebbe bene.

“ne vuoi un po’?” mi porge il bicchiere ed io mi mordo un labbro per avergli permesso di cambiare argomento così facilmente. Nuovamente la mia curiosità prende il sopravvento, uno di questi giorni mi porterà alla rovina.

“posso? Davvero?” non sono sicura che a lui vada l’idea che io beva dal suo stesso bicchiere ma prima ancora che possa protestare mi mette il bicchiere nella mano libera e prende la pergamena nell’altra.

“bevi.”

Poggio le labbra sul bicchiere e bevo d’un fiato tutto il suo contenuto, il liquido caldo inizia a bruciarmi per tutta la gola, anziché dissetarmi mi incendia così mi ritrovo a boccheggiare implorando per dell’acqua.

Il mio accompagnatore sparisce ridendo tra la folla e dopo un attimo è di ritorno da me con un bicchiere colmo d’acqua. Gli restituisco il suo vino e giuro di non bere mai più una bevanda del genere quando sono assetata.

Inizia a girarmi la testa, gli effetti sono ancora peggiori del suo sapore.

Mi porto una mano alla testa.

“Ayla, ti senti bene?” mi prende per le spalle e solo adesso mi accorgo di stare barcollando.

“dove… dove sono le” mi sento la lingua pesante e non riesco a parlare bene come al solito, la vista mi si annebbia.

“le tue cose? Ho affidato la pergamena a tuo fratello, la porterà lui a casa e la terrà al sicuro.”

Mi sento le gambe cedere ma sostenuta dalle sue braccia riesco a mantenere l’equilibrio.

“per questa sera credo tu abbia bevuto abbastanza”

Cerco di rivolgergli uno sguardo truce ma purtroppo mi esce un mezzo sorriso ed un’espressione che sono sicura sarà il riassunto della mia goffaggine. La mia solita fortuna, bevo un sorso e sono fuori uso.

“la festa andrà avanti ancora per qualche ora ma sarà meglio che ti riaccompagni a casa.”

“no, sto bennnnnneeeee” i miei occhi si chiudono e le mie gambe decidono di cedere definitivamente.

Sento ancora i rumori della festa tutt’intorno solo molto più lontani, Skan mi sta portando sulle spalle ma credo abbia preso un sentiero alternativo per arrivare a casa evitando così di passare davanti a tutto il resto del gruppo mostrandomi completamente fuori gioco, cerco di appuntarmi a mente quella sua ennesima gentilezza mentre a passi decisi Skan continua a camminare sul lastricato.

“grazie” gli sibilo contro l’orecchio, il mio fiato è caldo e sento l’esatto momento in cui dopo la mia parola lui sussulta. Spero di non averlo infastidito troppo, dopotutto mi sta trasportando come un sacco di patate fino a casa. Questa serata sarebbe dovuta finire diversamente.

*

Il mio letto è fresco e comodo, e nonostante la voglia di continuare ad assopirsi sempre di più sia fortissima mi sveglio.

Seduto accanto al mio letto c’è Skan, il volto sprofondato nella mano, si sarà addormentato vegliando su di me? Mi guardo un momento ricordandomi com’ero vestita e noto che sono nelle stesse condizioni in cui sono arrivata, l’idea che potesse aver fatto qualcosa per un momento mi aveva agghiacciata ma probabilmente neanche lui aveva troppa voglia di mettermi un noioso pigiama.

Mi alzo dal letto e mi trascino verso il mio armadio dove prendo i miei vestiti da notte e mi cambio agilmente dietro il paravento, sarebbe un peccato rovinare questo bel vestito e poi tutti i ferrettini nei capelli iniziano a farmi tremendamente male.

Indossata la mia camicia da notte e liberati tutti i capelli da quella tortura mi avvicino alla sedia dove sta dormendo Skan, non vorrei svegliarlo ma è giusto che anche lui vada a casa a riposare.

Lo scuoto leggermente chiamandolo, “Skan,” e dopo qualche carezza e qualche parola finalmente i suoi occhi neri nel buio della notte si aprono.

“scusami, credo di essermi addormentato.”

Mi siedo sul letto proprio davanti a lui. “non scusarti, è colpa mia.” Mi guarda un attimo e poi capisce che sono in vesti da notte e distoglie lo sguardo.

“volevo accertarmi che stessi bene,”

Il suo sguardo vaga per la stanza poi però ritrova i miei occhi e si concentra su quelli.

“non volevo andare via senza averti prima dato il mio regalo.”

“oh, ma Skan non dovevi, non dovevi proprio far nulla, sono stata io a recarti tantissimo disturbo” agito le mani in avanti ma ormai lui ha tirato fuori lo scatolino che avevo visto per qualche istante quella stessa sera.

“speravo di potertelo dare in altre circostanze, ma so che se non te lo do subito non avrò più né il coraggio né un'altra occasione...”

Non ho neanche il tempo di reagire che lo apre rivelando così il suo contenuto.

Un anellino brilla richiamando su di sé i pochi raggi della luna che filtrano dalla mia finestra. Sembra un dischetto di metallo con qualcosa disegnato di sopra, ma vista la poca luce sarebbe impossibile vedere qualcosa in più.

Il fatto che sia un anello però, è ineluttabile.

 “nonostante il poco tempo che abbiamo prima che io riparta, voglio lasciarti un buon ricordo dei nostri momenti assieme,” prende una pausa mentre lo sfila dal suo involucro “e vorrei che durante la mia assenza tu pensi a noi, a me.”

Si inginocchia e vederlo così esposto fa sentire anche me nella stessa situazione, ma cosa cavolo sta facendo?? Mi sento tremendamente in imbarazzo, per fortuna la poca luce copre la mia faccia rossa paonazza.

“e per fare questo voglio che tu abbia qualcosa che ti possa ricordare quanto io tenga a te, in ogni momento.”

Mi prende la mano e fa scorrere un l’anellino, il mio cuore perde un battito quando solo dopo alcuni minuti, colpa dell’alcool ancora in circolo mi rendo conto di che cosa sia davvero.

Un anello di fidanzamento.

Ok, forse non avevo proprio realizzato cosa stesse succedendo nella mia vita sino a quel momento, ma vedere quel dischetto al mio dito mi ha letteralmente paralizzato.

“non ti piace?” mi chiede preoccupato mentre io continuo a fissare il cerchietto al mio anulare.

“è…è bellissimo” e non sto mentendo quando dico queste parole, al villaggio nessuna poteva mai sperare di ricevere un oggetto del genere, noi non siamo dei bravi plasmatori del ferro tra l’altro non abbiamo ancora trovato nessuna miniera da cui estrarlo quindi il massimo in cui possiamo aspirare è un anellino intrecciato di corda,

“sono davvero senza parole….”

“beh, sarebbe la prima volta.” Mi sorride e quel suo sorriso per la prima volta mi scioglie. Vorrei sprofondare nel letto e cadere addormentata perché adesso non so proprio come reagire.

Esito, avanzo un po’ a scatti inginocchiandomi per riportare il mio viso alla stessa altezza del suo, prendo un po’ di coraggio e poi gli do un bacio sulla guancia.

Il contatto dura davvero poco, di più non mi sento ancora pronta a fare, spero che basti ugualmente a fargli capire tutta la mia vicinanza e la mia gratitudine.

Mi guarda e leggo nei suoi occhi la sorpresa di quel gesto.

“lo farò” rispondo alla sua domanda di prima. – solo non mettermi troppa fretta – vorrei dirgli ma tengo per me quei pensieri.

È bello avere qualcuno che pensi a te, ma sarà davvero possibile trasformare questo sentimento in amore?

Solo il tempo potrà darmi la sua risposta.

 

 

 

 

 

 

  
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