Serie TV > Hélène e i suoi amici
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Autore: Magica Emy    28/07/2016    1 recensioni
Ricordate le vicende dei ragazzi di Hèléne e i suoi amici, simpatico telefilm andato in onda nell'ormai lontano 1995 per essere poi brutalmente interrotto solo poco tempo dopo? Bene, perchè in Francia invece non ha subìto alcuna interruzione bensì numerosi cambiamenti che lo hanno portato ad assomigliare a una specie di soap opera, con tanto di nuovi personaggi che mescolandosi agli storici si impegnano a vivere le proprie vite affrontando argomenti ben più seri di quelli a cui ci avevano abituati, poichè la storia continua 20 anni dopo. Attualmente in Francia sta andando in onda la settima stagione, ma gli attori son già pronti per l'ottava. Molte cose sono cambiate negli anni e questa fan fiction comincia proprio da qui... solo con qualcosa in più.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Si addormentarono stretti l’uno all’altra su quel letto che per lungo tempo non avevano più condiviso, ma Johanna si risvegliò quasi subito poiché dopo la nascita dei gemelli il suo abituale sonno pesante sembrava essere completamente svanito, lasciando invece il posto a una fastidiosa ansia di cui ormai sentiva sarebbe stato quasi impossibile riuscire a disfarsi. Tuttavia quella sera si scoprì insolitamente serena, forse come non lo era più stata da quando tutta quell’orribile storia aveva avuto inizio. Accarezzò il viso dell’uomo che amava, contemplandolo a lungo come se si trattasse di un’opera di inestimabile valore da cui per nulla al mondo avrebbe mai voluto separarsi, soprattutto ora che, nonostante le sue numerose paure, aveva finalmente trovato il coraggio di riaccoglierlo nella sua vita. Non potè fare a meno di continuare a ripetersi quanto le fosse mancato, e come fosse stata stupida a tenerlo a distanza per tutto quel tempo, quando l’unica cosa che aveva sempre desiderato era averlo vicino. Incondizionatamente. Per sempre. Fu in quel momento che Christian riaprì lentamente gli occhi, incontrando quelli di lei mentre le sue labbra si aprivano in un largo sorriso che in un attimo servì a scaldarle il cuore.

- Stai bene?

Le chiese e lei annuì, restituendogli il sorriso e accoccolandosi di più contro di lui  prima di posargli un bacio leggero sul petto che lo fece rabbrividire di piacere.

- Si sta così bene qui, tra le tue braccia.Vorrei non dovermi alzare mai più.

- E perché dovresti? Dopotutto oggi è domenica.

La donna sospirò, poi tornò a incrociare il suo sguardo mentre un’ombra scura le attraversava d’un tratto il viso, finendo così per distorcere i suoi bei lineamenti.

- Io vorrei…parlarti di una cosa.

Sussurrò esitante e lo vide sbuffare con aria seccata, voltando la testa dal’altra parte.

- Non ti rimedierò un’altra dose, se è questo che vuoi chiedermi. È assolutamente fuori questione e l’ultima volta ho quasi rischiato la pelle per trovarla, perciò toglitelo immediatamente dalla…

- Ma no, smettila, non è di questo che si tratta. Stai tranquillo, credo di aver imparato la lezione, stavolta. E poi, non credo di sentirne più il bisogno. Non come prima,  almeno. È solo… più sopportabile, tutto qui.

Lo interruppe, tranquillizzandolo.

- Sì, conosco la sensazione, e ti prometto che da adesso in poi sarà più facile. Presto la voglia svanirà completamente e ti sentirai come se, dopo tanto tempo, ricominciassi di nuovo a respirare. Ma, se non si tratta di questo, di cosa volevi parlarmi allora?

Ecco, questa era sicuramente la parte più difficile.

- Del mio lavoro a Houston, e del fatto che prima o poi dovrò…dovrò tornarci. Almeno per un pò, e per vedere se… tutto procede come dovrebbe.

La sua voce si stava via via incrinando e Christian la abbracciò più forte, cercando di trasmetterle tutto il coraggio di cui aveva bisogno per poter riprendere in mano la sua vita. Comunque stessero le cose, però, quello rappresentava pur sempre un buon inizio per lei, che dopo tanto tempo trovava finalmente il coraggio di parlarne di nuovo.

- Sei davvero convinta che sia il momento giusto? – domandò tuttavia, per esserne assolutamente sicuro -  Voglio dire, magari hai ancora bisogno di un po’ di tempo, in fondo non c’è alcuna fretta. Senza contare che, prima o poi, dovrai necessariamente decidere cosa fare a proposito della…casa.

A quelle parole la sentì irrigidirsi di colpo e sgusciare via dalle sue braccia per sedersi sul bordo del letto, coprendosi con il lenzuolo e dandogli le spalle.

- Johanna, io…mi dispiace tesoro, non era mia intenzione turbarti in alcun modo. So che per te è difficile affrontare questo argomento, e ti prego di perdonarmi se sono stato troppo precipitoso o…

- Non voglio vederla mai più – lo incalzò con rabbia, facendolo trasalire mentre si sollevava per andarle vicino – la sola idea di rimetterci piede mi fa accapponare la pelle. Non voglio tornare in quella casa, né adesso, né mai.

Notò con rammarico che le sue dita avevano iniziato nervosamente a pizzicarsi la pelle, graffiandola con rabbia e nei punti più sensibili come una specie di doloroso riflesso condizionato, finendo inevitabilmente per lacerarla e spaventandolo così non poco.

- Johanna, ti prego, fermati o finirai per farti male.

Preoccupato cercò a lungo di attirare la sua attenzione, ma quando provò a sfiorarla il suo atteggiamento, inequivocabilmente  aggressivo lo spinse a desistere, costringendolo a fare un passo indietro. Era bastato nominare ciò che con molta probabilità non avrebbe mai voluto sentire per ridurla in quello stato. D’un tratto era tornata a essere la donna scontrosa e singhiozzante con cui fino a quel momento si era sforzato di avere a che fare, un cucciolo ferito e pieno di paura che prova nuovamente a fuggire, nascondersi dal resto del mondo. Un mondo che le aveva portato via tutto, lasciandole dentro un vuoto incolmabile dal quale nemmeno il suo amore avrebbe forse mai potuto tirarla fuori. Ma non si sarebbe arreso con lei, non senza prima aver lottato con tutte le sue forze.

- Johanna…

Provò di nuovo ad attirare la sua attenzione, ottenendo in risposta solo un’occhiataccia che servì a raggelarlo all’istante.

- Non toccarmi! Non voglio che mi tocchi, non voglio sapere più nulla di quell’orrore. Non voglio vederla mai più.

Continuò a farfugliare frasi sconnesse finchè le mani dell’uomo non coprirono con decisione le sue, mettendo così fine a quell’insopportabile tormento.

- Mi dispiace – disse a quel punto, tornando lentamente in sé – scusami. Non andartene, per favore.

Christian scosse la testa, asciugando le sue lacrime.

- Non preoccuparti, non vado da nessuna parte.

Le sussurrò stringendola in un tenero abbraccio dentro al quale lei trovò rifugio, sforzandosi di riprendere il controllo di se stessa.

- Dispiace tanto a me di averne parlato, piuttosto, e ti prometto che non lo farò più se non sarai tu a desiderarlo. Quando partiremo per Houston non dovrai preoccupartene nemmeno, penserò io a tutto.

- Cos’hai intenzione di fare?

- Proverò a venderla, così non sarai più costretta a tornarci.

- Ma è casa mia, dovrei occuparmene io!

Il suo umore mutevole non faceva che spiazzarlo di continuo, lasciandolo incapace di replicare. Per fortuna però non ce ne fu bisogno, perché l’improvviso pianto di Hope parve ridestare entrambi da quei dolorosi pensieri e Christian si affrettò a chinarsi sulla sua piccola culla per prenderla in braccio e tornare vicino alla giovane donna, che sorrise intenerita.

- Eccola qui la nostra deliziosa principessa! Ha mangiato appena un’ora fa e a quanto sembra non ha bisogno di essere cambiata, ragion per cui immagino abbia solo voglia di attirare l’attenzione. Un po’ come tutte le donne, no?

- Ma guarda un po’ che razza di maleducato! Non farci caso amore mio e vieni dalla tua mamma, papà è proprio un cafone!

Se la strinse al petto, cullandola dolcemente e ben presto ogni ombra si dissipò dal suo viso, lasciandole dentro una meravigliosa sensazione di pace e gioia. Quel tenero fagottino rosa aveva la straordinaria capacità di farle tornare sempre il sorriso, permettendole in poco tempo di dimenticare tutte le pene che affliggevano il suo cuore e che sparivano in una nuvola di fumo ogni volta che baciava le sue guance paffute, perdendosi nei suoi occhietti attenti e vispi e inebriandosi del profumo della sua pelle di pesca. Ora, mancava soltanto una cosa per sentirsi davvero completa.

- Portami da Shane, Christian. Voglio visitare il luogo in cui è sepolto, e voglio farlo adesso.  

Disse d’un tratto, vedendolo annuire con un sorriso…

 

   
 
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