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Autore: Fiamma Drakon    24/04/2009    1 recensioni
Un alchimista... un demone devastatore... legati per la vita da una profezia annunziata secoli prima. Riuscirà Edward Elric ad impedirgli di stendere un velo di morte sul mondo?
Genere: Malinconico, Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Elric, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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16_Battaglia Edward fece saettare le mani l’una dinanzi all’altra. Rimase in quella posizione, immobile, per alcuni, brevissimi istanti.
Quando le congiunse con un colpo secco e deciso, Elizabeth scattò.
La demone balzò in avanti con agilità e velocità sovrumane, arrivando dinanzi al biondo.
Edward trasmutò l’auto-mail con un fluido movimento.
Elizabeth compì un’audace torsione del busto, piegandosi all’indietro, attaccando il biondo con un calcio che fendette l’aria silenzioso.
Edward si ricompose appena in tempo per parare con il braccio destro il colpo, che però riuscì a far scricchiolare in modo assai preoccupante il suo auto-mail. Continuarono a far pressa l’uno contro l’altro, per poi balzare indietro, osservandosi reciprocamente.
Stavolta fu Edward a partire alla carica per primo.
Ad auto-mail sguainato, s’avventò in corsa verso l’avversaria. Elizabeth non si sottrasse e caricò anch’essa verso l’altro.
Lei riuscì a colpirlo con un pugno sullo zigomo sinistro.
Sogghignò, soddisfatta. Aveva sentito l’osso rompersi al contatto. Edward, mentre lo sguardo si annebbiava per il dolore, riuscì a colpirla con un fendente laterale al fianco, prima di essere scaraventato all’indietro dalla forza del colpo subito.
Cadde riverso al suolo.
Sentendo un fruscio alle spalle, il biondo non perse tempo a crogiolarsi nel dolore. Balzò nuovamente in piedi con un unico, repentino scatto e si volse appena in tempo per bloccare un nuovo pugno dell’avversaria.
L’auto-mail scricchiolò di nuovo per l’esagerata pressione subita.
Edward la respinse con uno spintone, accanendosi poi su di lei.
Elizabeth riprese immediatamente posizione e riuscì ad attaccarlo con un’unghiata al collo.
Il biondo non si mosse.
Allora ritentò il calcio con torsione e, stavolta, riuscì a colpirlo. Edward si volse in modo che il collo fosse riparato e il calcio della demone colpì la spalla sinistra, scaraventando il ragazzo lateralmente.
Nonostante Edward sentisse il sangue scivolargli lungo il collo e inzuppargli i vestiti e il dolore alla spalla appena colpita, non rimase a terra a lungo e si rialzò.
Si volse nuovamente verso Elizabeth e le corse incontro, l’auto-mail protratto in avanti, per parare eventuali nuovi colpi. Si staccò con un agilissimo salto dal suolo e piombò rapido sull’avversaria, che riuscì ad eludere l’attacco.
Edward atterrò piantando l’auto-mail nel terreno e non fece in tempo a scansarsi che Elizabeth gli fu addosso. La demone lo colpì con un micidiale calcio sul fianco destro, che lo scaraventò a parecchi metri di distanza.
Edward sputò un po’ di sangue, che andò a chiazzare il pavimento.
Sentiva il braccio sinistro mandargli atroci fitte, alle quali si aggiungeva il dolore dello zigomo destro fratturato, lungo il quale sentiva colare sangue, che andava a rigargli il viso come silenziose lacrime e il nuovo dolore del fianco. Non ne era totalmente sicuro, ma avrebbe detto che almeno una costola si fosse rotta, forse anche due.
Nonostante il dolore, il biondo puntò le mani a terra e si rialzò, incurante del pericolo.
Cercò di congiungere le mani, per trasmutare, ma qualcosa lo raggiunse con uno scatto repentino, bloccandogli il braccio sinistro dietro la schiena.
Elizabeth.
Edward lottò silenziosamente contro quella forza sovrumana che gli stava spezzando il braccio.
Alla fine, scoppiò in un grido. Un gridolino basso, ma un grido. Un grido di dolore.
- Edward... vuoi dire che ti sto facendo male? - sibilò lei all’orecchio del biondo.
Strinse più forte la presa. Edward si zittì: non voleva dargliela vinta.
- Chissà quanto resisterà il tuo braccio prima di rompersi... -.
Gli occhi di Edward si dilatarono, terrorizzati, mentre Elizabeth pressava cercando di stroncare il suo braccio. L’unico braccio che gli era rimasto.
Il biondo avvertiva il dolore fluirgli nelle ossa, quasi fosse fiele. Si sentiva debole, in preda a quell’atroce dolore e alla certezza che il suo braccio sinistro si sarebbe rotto. Non voleva pensare al dolore che avrebbe provato, ma non poté farne a meno. Non poté evitarlo, benché si ripetesse più e più volte di mantenere la calma. Sentiva il terrore e il panico montare dentro, invaderlo. Non ragionava più coerentemente. Non riusciva a pensare ad altro se non a quel lancinante dolore che andava aumentando di secondo in secondo, alla certezza che il suo braccio, il suo unico vero braccio avrebbe perso quella sfida di resistenza.
La forza aumentò d’improvviso e Edward sentì lo schiocco secco del suo braccio che si rompeva.
Dinanzi a lui, la visuale sfocò appena, per poi ritornare nitida. Il dolore era stato acuto, ma breve. Il panico era passato. Ormai, il braccio era rotto. Non poteva più provare dolore.
Elizabeth lo lasciò andare e lui cadde riverso al suolo, il braccio sinistro abbandonato accanto a lui, inerte.
- Credevi davvero di potermi battere? -.
Edward si rialzò, tenendo il braccio rotto penzolone lungo il fianco. Elizabeth lo afferrò per il bavero del giubbotto e lo colpì ripetutamente in faccia.
Più lontano, Alphonse e il compagno di Elizabeth si stavano affrontando. Al contrario del combattimento fra Edward e quest’ultima, il loro era uno scontro eguale in velocità, forza e agilità. Sembrava che fossero alla stessa stregua, che fossero testa a testa.
Elizabeth colpì con inaudita potenza Edward allo stomaco.
Il biondo, gli occhi lievemente socchiusi, sputò altro sangue.
- Sei solo un patetico essere umano. Non hai il potere di battermi... - esclamò Elizabeth in tono beffardo.
- Tu... dici? - esalò Edward.
Le gambe, ancora quasi illese, scattarono verso il ventre della demone, colpendola in pieno e scaraventandola lontano.
Edward ricadde con un tonfo a terra e, rialzatosi, si affrettò a portare la mano destra, ancora funzionante, verso quella sinistra, congiungendole in modo da poter trasmutare.
Elizabeth era lanciata verso di lui a velocità sovrumana, gli artigli della mano sinistra alzati a mo’ di arma, mentre il braccio in auto-mail era proteso in avanti, la mano aperta, pronta a stritolare qualsiasi cosa fosse finita nella sua morsa.
Edward s’inginocchiò e puntò la mano destra a terra. Dal punto di contatto si sprigionò una luce azzurrina abbagliante, mentre il biondo trasmutava una parete che potesse proteggerlo dall’impatto con Elizabeth.
La demone, invece di deviare o fermarsi, puntò con maggior furia verso l’ostacolo.
Ci fu un rumore assordante e la parete andò letteralmente in frantumi.
Edward, disorientato a causa del polverone, non riusciva a vedere dove fosse Elizabeth.
Non tardò ad individuarla, ma ormai era troppo tardi.
I suoi artigli s’infilarono nella sua spalla sinistra, dalla quale iniziò a sgorgare copioso il sangue, che andò a formare una pozza a terra.
Edward sentì poi il braccio sinistro venir ghermito con forza, mentre Elizabeth affondava senza pietà alcuna i suoi artigli nella carne del biondo.
Edward sentì il dolore in tutta la sua completezza. Era un dolore acuto, penetrante, che cresceva mentre la demone conficcava gli artigli sempre più a fondo. Il ragazzo sentiva i muscoli dilaniarsi come fossero cordicelle, aprirsi al passaggio di quelle letali lame che si conficcavano sempre più giù, senza alcuna pietà.
Elizabeth ghignò e storse gli artigli. Il dolore di quella torsione fu lancinante, mentre i muscoli si aprivano maggiormente per lasciare posto agli artigli della demone.
Con un repentino scatto, Elizabeth rimosse gli artigli dalla spalla di Edward, che cadde a terra in ginocchio, agonizzante.
- Alchimista d’Acciaio... è giunta l’ora... - sussurrò Elizabeth. 
   
 
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