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Autore: Daughters of Darkness    30/07/2016    5 recensioni
“L’allenatore Evans decide di portare i suoi ragazzi in ritiro al mare, cogliendo l’occasione per far conoscere loro la maggior parte dei membri dell’Inazuma Legend Japan e qualche altro soggetto recuperato invece di chi non sarebbe potuto venire.
I più piccoli (specialmente Arion) sono incredibilmente esaltati, la casa è bella, non ci sono maggiori problemi…
Sarà un ritiro totalmente normale… (forse)”
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Jude/Yuuto, Mark/Mamoru, Matsukaze Tenma, Shindou Takuto, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Martedì 1°Parte
Un ritiro totalmente normale
…forse…

Capitolo 1: Martedì (prima parte)


Il giorno seguente, di mattina presto, Shawn si svegliò un po’ spaesato per la bevuta della sera prima.
Scostò le coperte e si mise a sedere. Però qualcosa non quadrava. Si sentiva abbastanza strano. Ma probabilmente sarà stato ancora sotto l’effetto dell’alcool.
Aveva un gran mal di testa che faceva risultare tutto intorno a lui un po’ più grande. Come se qualcuno avesse aumentato lo zoom su ogni singolo oggetto.
Si alzò in piedi, ignorando il dolore alla testa e i mobili ingranditi. Uscì dalla sua stanza e si diresse verso il bagno del piano.
Bussò e, visto che nessuno rispondeva, entrò nella stanza.
Andò al lavello per risciacquarsi il volto. Ma appena si specchiò, dovette sbattere un paio di volte le palpebre prima di aver anche solo lontanamente appreso quello che era successo.
Lo specchio raffigurava, non lo Shawn venticinquenne, ma lo Shawn quindicenne che aveva vinto insieme ai suoi compagni il FFI.
Si risciacquò una dozzina di volte la faccia per riuscire a credere che tutto quello che stava succedendo non fosse un sogno.
-Non… è… possibile…-
Anche la sua voce era meno adulta, più giovane, come quando era un adolescente.
Ogni secondo che passava a osservare il suo riflesso, lo convinceva sempre meno di quell’assurdità che gli stava capitando.
Era una cosa impossibile sotto ogni ragionamento logico.
Passò qualche minuto di incredulità prima che mandasse giù quel boccone amaro. Rendendosi ben presto conto che quello non era un sogno un po’ strano, ma la realtà.
Si resse ai lati in ceramica del lavandino e, guardando sempre il suo riflesso così irreale, gridò. Come a volersi liberare di quella follia.

Nella camera da letto più vicina al bagno, Nathan aprì gli occhi, riconoscendo all’istante l’urlo dell’amico. Si alzò si scatto preoccupato, senza notare che il suo pigiama era diventato improvvisamente enorme. Come se fosse stato in una centrifuga inversa.
Quando aprì la porta del bagno, vide Shawn e si stupì più dello stesso. Anche Nathan aveva circa venticinque anni, ma ora sembrava che ne avesse quindici. O per lo meno, l’età in cui aveva vinto la coppa mondiale.
Entrambi rimasero esterrefatti con la bocca spalancata e gli occhi sgranati. Era una cosa impossibile da credere.

Qualche stanza più in là, Byron si destò dal suo riposo notturno, stranamente accaldato. Eppure la giornata precedente non era stata molto calda e la brezza marina avrebbe dovuto rinfrescare il clima notturno.
E invece, aveva caldo. Si mise a sedere sul letto e sentì qualcosa di lungo e morbido accarezzargli la schiena. Ovviamente si spaventò all’istante. Ma appena capì che erano solo i suoi capelli, trasalì e si infuriò:
-CALEEEEEEB!-
L’urlo riecheggiò in tutta la casa e contribuì a svegliare dal loro sonno anche gli altri “adulti”.
Nathan e Shawn lo sentirono bene e non ebbero nemmeno il tempo di uscire dal bagno che videro dalla porta una furia dai capelli biondi dirigersi verso la camera del diretto interessato.
Spalancò la porta, facendo cadere qualche quadro appeso accanto, con un gran fracasso manco stessero demolendo l’edificio lì accanto.
Stonewall si svegliò bruscamente e cadde dal letto, portandosi anche tutte le coperte, con la conseguente imprecazione di Axel, che si svegliò anche lui.
Mentre era a terra, Caleb avvertì uno strano senso di freddo provenirgli dalla testa. Si portò una mano a questa e scoprì di essere pelato, tranne per un ciuffo di capelli al centro della testa.
Byron si stupì come il porcospino ancora sul letto. Però, la sorpresa venne sostituita alla rabbia e tornò furioso come prima.
Con passi pesanti si diresse verso il pelatone a terra e, prendendogli il colletto del pigiama, lo alzò da terra di una buona altezza, mentre Nathan e Shawn si affacciavano alla camera con ovvia sorpresa.
-Si può sapere che cazzo c’era nel whisky di ieri sera?!- urlò il biondo nelle orecchie di Caleb che per qualche miracolo divino (eh, appunto) non perse un timpano.
-Non è colpa mia!- ribatté a gran voce anche l’interpellato.
In quel momento, uscirono dalle loro stanze Silvia e Cammy. Appena videro la scena si divertirono parecchio ma si sorpresero anche, come i ragazzi già svegli. Infatti anche loro due erano diventate delle adolescenti, come i loro compagni.
-Che cosa sta succedendo?- chiese innocentemente Silvia, comparendo da dietro l’albino.
-C’è che questo idiota ha messo qualche sostanza nel whisky di ieri sera!- le rispose Byron tenendo ancora Caleb alzato di qualche… decina di centimetri.
-Ma io non ho bevuto nulla!- gli fece notare Cammy, affiancando la sua amica.
-Quindi non è colpa mia, biondone!- abbaiò Caleb, liberandosi della presa del suddetto.
Questi non fece in tempo a rispondere a tono perché si sentì un tonfo provenire dall’unica altra camera matrimoniale di quella villa.
Lasciarono stare la ditta “Caleb & Whisky” e, a gruppo, andarono a controllare che nessuno fosse caduto dal tetto.
Appena furono davanti alla fantomatica porta, la spalancò Nelly, nella sua camicia da notte e adolescente come tutti gli altri.
Si sorprese anche lei come era successo agli altri, ma questo lo sapevamo già.
Pian piano tutti si svegliarono, chi con sonori tonfi da risvegliare anche un orso grizzly in letargo imbottito di sonniferi, chi con urli tipo quello di Munch, chi con testate a terra o altri (come Scott) con battute squallide come “si sono improvvisamente ingranditi i mobili?”

Quando ormai la situazione era già di per sé ridicola, arrivarono Gabi e Ric, svegliati dal frastuono dal piano superiore.
Ancora con un piede nel mondo dei sogni, salirono le scale e ritrovarono gli adolescenti della Inazuma Legend Japan che discutevano abbastanza animatamente. C’era solo un problema non indifferente: erano adolescenti, come loro.
Se Riccardo stava ancora sonnecchiando in piedi si svegliò del tutto per la sorpresa, mentre Gabi, già più o meno sveglio, si stupì al tal punto da quasi cadere giù per le scale dietro di lui.
-Ma che cosa è successo?- domandò il regista numero 9 alla banda di quindicenni .
-Ci piacerebbe saperlo…- disse Axel, con un tocco di ironia.
Passò qualche minuto abbondante nella sorpresa più totale prima che anche gli altri componenti della Raimon al piano inferiore si accorsero del fracasso e iniziarono a salire in massa la scalinata.
Mancavano pochi gradini per raggiungere Riccardo e Gabriel, fermi impalati in cima alle scale. Lo spettacolo che furono costretti a vedere era sorprendente: Mark Evans, il grande portiere, adesso era alto poco più di Arion; Jude Sharp, il comandante della Royal Accademy, era molto diverso senza occhiali verdi  e tutti i dread sciolti sulle spalle; Axel Blaze, il mito di tutti i futuri calciatori, era meno abbronzato, molto meno, anche lui basso quasi quanto Mark (forse un po’ meno); Shawn Frost era molto più piccolo con meno ciuffi a caso in testa; Xavier, il “padre” di Aitor, aveva la sua stessa età e senza occhiali, facendo desiderare a tutte le ragazze di avere degli occhi come i suoi; Hurley, uguale tranne per gli occhiali neri spariti, molto meglio così; Kevin non tanto cambiato tranne per quella cresta rosa da mafioso italiano tanto terribile che era completamente sparita, grazie al cielo; Caleb, quasi completamente pelato e con uno sguardo da psicopatico che la metà basta; Scott era di nuovo il più basso della compagnia, imparentato per qualche esperimento genetico con JP; David, Jordan e Nathan erano uguali solo con meno capelli, per fortuna; Darren uguale a quando era venticinquenne (anche se lo è ancora adesso); e Byron, chi se lo immaginava che da ragazzo portasse i capelli così lunghi?!
Fatto sta che alcuni credevano ancora di essere nel mondo dei sogni. 
-Allenatore Evans!-
-Allenatore Sharp!-
-Allenatore Love!-
-Allenatore Dragonfly!-
-Allenatore Frost!-
-Papà!-
Esclamarono in coro Arion, JP, Bay, Ryoma, Nord e Aitor nell’incredulità più totale, sotto gli sguardi basiti e da stoccafisso degli altri.
-Cos’è successo?- chiese Sky ancora mezza addormentata, stropicciandosi gli occhi.
L’intero gruppo di non esattamente venticinquenni si voltò verso di lei, fissandola con aria omicida.
-Nulla di grave, guarda, abbiamo giusto sbagliato a programmare la lavatrice e ci siamo ristretti.- sibilò David sarcastico.
La povera ragazzina ci rimase malissimo, e arretrò, scomparendo nel gruppo di gentaglia ammassata vicino alle scale.
Nel frattempo, qualcun altro, che pur non aveva capito niente della situazione, iniziò a scattare foto a raffica senza un motivo preciso, con gli occhi che brillavano e qualche parola sulle labbra che suonava come “Kawaiiii”!
Superato il tragico momento alla “cosa diavolo sta succedendo qui!?”, tutti, “adulti” (?) e più piccoli si misero a parlare insieme, creando un caos di livelli intergalattici.
Fu Nelly a riportare l’ordine, sfoderando tra l’altro un’incredibile voce da soprano.
–BASTAAAAAAAA!!!- poi si lisciò la camicia da notte troppo grande –Grazie-
Ma, nonostante questa particolare sfuriata da parte della dittatrice (?), Lucian non aveva capito ancora la situazione ovviamente ovvia che gli si presentava. Quindi chiese, sotto lo sguardo rassegnato di tutti: -Ma, esattamente, cosa è successo?-
La domanda era ormai diventata familiare per quell’insolito gruppo. Ma, prima che il sarcasmo di David potesse farlo pentire di aver aperto bocca, Arion iniziò a strillare frasi inconsulte: -Oh. Mio. Dio! La squadra che ha vinto il FFI! Non ci credo! È troppo incredibile! Oddio!-
E continuò per altri venti minuti buoni con quello strazio. Mentre in sottofondo qualcuno di non meglio definito, probabilmente Caleb, ma non ne siamo sicuri, chiedeva: -Posso tiragli qualcosa? Che ne so… Scott?-
-Non sono un vaso!- rispose il nanetto da giardino.
Terminato lo sclero assoluto, Arion tentò di abbracciare Axel, che, però, si spostò di qualche passo a lato, facendo finire il capitano della Raimon lungo disteso per terra. Il famoso bomber di fuoco, stimato da tutti (non è vero, ma facciamo finta che sia così) lo guardò preoccupato e anche con un sopracciglio alzato mentre si domandava se quel ragazzo fosse normale.
Reazione che ebbero anche gli altri giocatori dell’Inazuma. A volte sembrava peggio di Mark… il che è tutto dire.
Comunque sia, Arion si alzò di scatto da terra, accolto da un sonoro sospiro da parte di ogni essere vivente e non. Sì perché anche i mobili e i sassi sospirarono. Succede solo in casi disperati, e quello era molto più che disperato.
Fatto sta che, nonostante la situazione decisamente poco sensata, dovettero rassegnarsi all’idea di essere tornati dei ragazzini di 14 anni.
E, luminoso e chiaro come un’insegna al neon, si presentò loro uno dei più grossi problemi della vita, ossia la legittima domanda: “E noi cosa ci mettiamo?!”
Infatti si presume che dei vestiti per persone adulte vadano leggermente larghi a dei piccoli e pucciosi quattordicenni.
Prima che il fatidico interrogativo potesse essere posto, Silvia rese evidente il problema quando una spallina della camicia da notte scivolò inevitabilmente lungo la spalla, costringendola a stringere le braccia al petto per coprirsi, imbarazzata.
L’imprevisto avvenimento fece arrossire tutti i ragazzi presenti, compreso Mark, che vinse un fantastico scappellotto sulla nuca da parte di sua moglie… nonostante facesse un effetto a dir poco allucinante vedere due quattordicenni sposati… ma era così.
Tanto per restare in tema, anche le fedi erano troppo grandi, e ci mancò poco che Nelly non la perdesse nel malmenare suo marito, rischiando di accecare qualche povero innocente.
Sventato il tentato omicidio del povero Evans, la famigerata questione vestiti si presentò più pesante e impellente di prima.
Fu Riccardo, quel santo ragazzo, o sarebbero rimasti lì a guardarsi come trote per sempre, a farsi avanti proponendo: -Ehm… volete che vi prestiamo dei vestiti?-
Ricevette uno sguardo colmo di gratitudine da parte di Silvia, che era ancora in estremo imbarazzo a causa di quella spallina dotata di un sadismo perverso, ma anche gli altri furono d’accordo con quella soluzione, non esattamente entusiasti di essere squadrati da capo a piedi infagottati in quei pigiami troppo larghi.
Quindi, prima che qualcuno dei più piccoli (Forse) potesse rendersene conto, uno dei presunti adulti aveva scelto il proprio negozio di abbigliamento personale e gli aveva afferrato un braccio, imponendogli con ben poca grazia di levarlo da quella situazione alquanto umiliante.
Questa scelta fu anche, in un caso, oggetto di litigi, infatti Axel si era accostato a Victor, ma fu subito allontanato da un certo ragazzo per metà pelato con uno spintone decisamente poco gentile. –Senti platinato, fuori dai piedi.
-Il motivo sarebbe pelatone?-
-Che devi andare fuori dalle palle!-
-Direi ottima argomentazione, ma ti sei accorto che è quasi il doppio di te, tappo?-
-Parla mister spilungone…-
-Ora basta! Victor, presta i vestiti a entrambi o non finiamo più!- intervenne Jade, già stufa di Caleb, ancora prima che la vacanza vera e propria iniziasse.
Ma Stonewall, con la delicatezza e la gentilezza di un bradipo inferocito, guardò di sbieco la ragazza, nulla intimorita, però, dal suo sguardo. Infine, lui sbottò: -Ehy, calma rossa. Non sono affari tuoi!-
Lei non disse nulla, si limitò a spingere Axel (con cui aveva già preso confidenza, essendo lei) e Victor in camera di quest’ultimo e lanciare un cuscino a caso comparso dal nulla (?) in testa a Caleb. Dopo anche questo andò a “comprare” i suoi vestiti da Victor’s & Co.
Passarono anni…
Nah, non è vero. Passò soltanto qualche decina di minuti. E guai a chi osa dire che le ragazze sono quelle che ci impiegano più tempo per prepararsi. Perché, anche se sembra un film di fantascienza, erano loro le prime a essere pronte. E anche molto prima dei ragazzi.
Quando Silvia uscì dalla camera delle ragazze e si diresse verso il salotto dove i ragazzi non abilitati a spacciare capi di vestiario erano rimasti a chiacchierare su quanto fosse sorprendentemente strana la situazione.
Silvia, Celia e Nelly furono infatti le prime ad arrivare: non avevano avuto molti problemi con i loro nuovi vestiti, infatti stavano tutte e tre molto bene e qualcuno dei ragazzini subì il cosiddetto colpo di fulmine. Prima di ricordare che in realtà erano più piccoli di dieci anni.
Solo Nelly, che vestiva con abiti gentilmente prestati da Jade, si spolverava la gonna, molto strana per lei: -Ma, toglimi una curiosità, metti solo gonne lunghe Jade?- chiese.
Jade non fece in tempo a rispondere che sentirono dei passi degni del dinosauro più grande mai esistito percorrere le scale velocemente.
Videro Mark, il grande portiere, con un’orribile camicia hawaiana arancione, una canotta bianca e un paio di pantaloni beige o di colore indefinito. Brontolava qualcosa di incomprensibile, nonostante i suoi occhi fossero come sempre pieni di vivacità.
Giunto alla fine delle scale, una sonora risata scoppiò tra i presenti, compresa sua moglie. Che lo affiancò, facendolo sembrare una nano. Le gonne lunghe, cosa che Jade sapeva molto bene, slanciano.
-Tesoro, sembri appena tornato dalle Bahamas…!- gli fece notare, ridacchiando.
-Non è colpa mia se io e Arion non abbiamo la stessa taglia!-
-Scusi, allenatore Evans- esclamò il negozio di Mark, scendendo anche lui le scale.
Mark non fece in tempo a controbattere che una nuova vittima dello stalking femminile di Rosie arrivò: Scott.
 - Che tenero! -esclamò la fotografa. E aveva ragione, anche se può sembrare molto strano. Scott aveva una felpa gialla con una comica rana verde che faceva la linguaccia, con un paio di pantaloni corti. Era già abbastanza basso e con quel completo sembrava un bambino di 5 anni anziché 25.
- Ti ricordo che ho dieci anni in più di te!- sbottò il piccoletto, seguito da un JP selvatico.
- Però ha ragione. Sei adorabile Scott...- lo prese in giro Celia, mentre un brivido le percorreva la schiena mentre pensava: "Spero che non ritorni a quegli scherzi..."
Ma le risate non fecero in tempo a levarsi che si udì come uno "yuppiii" dal piano superiore. Sky, che fino a quel momento era rimasta accanto ad Arion, diede uno sguardo su per le scale. Vide con sorpresa che Hurley, con una maglia azzurra e un paio di pantaloni bianchi, stava dando la cera sul corrimano delle scale. Ergo, si stava fiondando giù a gran velocità, cavalcandolo come una tavola da surf.
Arrivò a destinazione con un salto e mostrando grande equilibrio, mentre Nelly, la più "adulta" della compagnia, si sbatteva una mano sulla fronte in segno di resa.
- Eccomi qui! -esclamò Hurley molto felice e facendo indietreggiare di un passo la povera Sky, traumatizzata dalla sua ilarità.
- E poi dite che sono io, il bambino!- protestò Scott,  con una certa professionalità che aveva acquisito negli anni.
Una fragorosa risata, questa volta, riuscì a scoppiare. E, pur non capendo nulla, risero anche Adé, scendendo le scale, e Hurley.

[...]




CONTINUA...



  
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