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Autore: Daughters of Darkness    23/07/2016    4 recensioni
“L’allenatore Evans decide di portare i suoi ragazzi in ritiro al mare, cogliendo l’occasione per far conoscere loro la maggior parte dei membri dell’Inazuma Legend Japan e qualche altro soggetto recuperato invece di chi non sarebbe potuto venire.
I più piccoli (specialmente Arion) sono incredibilmente esaltati, la casa è bella, non ci sono maggiori problemi…
Sarà un ritiro totalmente normale… (forse)”
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Jude/Yuuto, Mark/Mamoru, Matsukaze Tenma, Shindou Takuto, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Un ritiro totalmente normale
…forse…

Prologo: Lunedì


-Evviva! Andremo in ritiro con delle leggende! Te ne rendi conto, JP?!- esclamò più emozionato che mai Arion.
-E tu ti rendi conto che stai facendo un casino allucinante e che non siamo ancora partiti?!- sibilò Aitor sentendo l’ennesimo sclero irrefrenabile del capitano.
Infatti i ragazzi della Raimon stavano aspettando da più di un mese che l’allenatore Evans mantenesse la parola data: aveva promesso loro di passare una settimana in ritiro in compagnia della Inazuma Legend Japan. Almeno, se fosse riuscito a recuperare tutti i membri…
Però, alcuni ragazzini non erano potuti venire e avevano dato buca all’ultimo momento per influenza e cose così. Quindi il capitano aveva costretto Nord e Bay a unirsi a loro, obbligatoriamente, o “il calcio sarebbe stato infelice”.
La partenza era stata fissata per le sei  del mattino e ovviamente la maggior parte dei  ragazzi era ancora per metà nel mondo dei sogni.  Tranne quei due esaltati di Arion e JP, che facevano così tanto baccano da essersi già guadagnati un insulto da un povero anziano che abitava in una casa lì attorno.
-Si, Arion, l’abbiamo capito. Lo sappiamo anche noi…- fece Riccardo, anche lui in coma profondo.
-Ma, ti rendi conto?! Passeremo una settimana con dei grandi del calcio!-
-Arion, basta! – sbottò Michael, minacciandolo di morte fra le righe.
Dopo un’ennesima imprecazione da parte del vecchio e una minaccia di tirare il primo oggetto che trovava, Jude si avvicinò ai due. Mettendo una mano sulla spalla di Arion, disse: -Ragazzi, ora basta. Fate silenzio-. JP e Arion ubbidirono a malincuore.
Quando il regista tornò ad affiancarsi a Evans, questi, guardando l’orologio, osservò: -Sono in ritardo… avrebbero dovuto arrivare con il pullman 10 minuti fa…- sbadigliò fragorosamente, anche lui provato dall’essersi alzato a quell’ora.
Silvia e Nelly, che li avrebbero accompagnati e aiutati nell’impresa di tenere a bada 11 ragazzini in vacanza, gli porsero un thermos pieno di caffè.
-Grazie…- biascicò ancora sganasciandosi.
Nelly stava per rispondergli, ma il tanto atteso autobus arrivò in quel momento, parcheggiando con un’improbabile manovra che probabilmente contravveniva a quattro o cinque regole del codice della strada. Ma a chi volete importi alle 6 del mattino?! Naturalmente al beneamato vecchietto, che aprì la finestra per l’ennesima volta, stavolta imprecando contro il pullman e tutti i suoi familiari fino all’ottava generazione.
Le porte dell’autobus si aprirono, e scese uno dei presunti responsabili del ritiro che, con tutta la calma del mondo, sfoderò un ghigno a 32 denti e fece il medio all’anziano.
Vedendolo, Celia sbottò: -CALEB!-
I ragazzini rimasero un po’ spiazzati da quella scena. Altri invece si svegliarono dal dormire in piedi. Caleb non provò neanche a scusarsi, mentre l’Inazuma Legend Japan accompagnata da Celia e Cammy scendeva lentamente dal pullman.
Jude infilò due dita sotto gli occhiali per stropicciarsi gli occhi: no, decisamente, non si sarebbe mai abituato.
-Vi prego, ditemi che non guidava lui…-
-No, tranquillo, guidava Xavier…- gli rispose Jordan, che aveva assunto una sfumatura che si avvicinava pericolosamente al colore dei suoi capelli.
-Allora siamo a posto…- commentò Aitor ironico.
Nonostante la preoccupazione per il viaggio (non ci tenevano ad arrivare con qualche pezzo in meno), salirono sull’autobus ormai maledetto dalle imprecazioni del vecchio di prima e si accorsero di una presenza divina abbastanza fuori luogo.
Tutti rimasero abbastanza basiti e Bay domandò: -Allenatore? Che cosa ci fa qui?!-
Byron alzò gli occhi dal libro che stava leggendo seduto comodamente su due sedili. Si sorprese leggermente nel vedere il capitano della Kirkwood, ma rispose: -A Mark mancava un giocatore e io ero l’unica anima buona a voler passare una settimana circondato da persone strane.-
-Non la credevo così spiritoso, signor Love…- osservò Adé con le braccia incrociate dietro alla testa.
Per tutta risposta, Byron scosse le spalle e si immerse di nuovo nel suo libro, dicendo però: -Poi io devo capire cosa c’entri Bay con la gente della Raimon…-.
Dopo mezz’ora circa di litigi per l’occupazione dei famigerati “posti in fondo”, l’allegra combriccola fu pronta a partire. Xavier mise in moto e uscì dal parcheggio con le sue solite fantastiche manovre degne di un elefante ubriaco a cui è stata ritirata la patente da qualche mese.
Non si sa come, forse grazie al celeberrimo effetto “sono le sei di mattina fatemi dormire” i ragazzi riuscirono ad appisolarsi contro i finestrini, nonostante gli inquietanti scossoni che il povero autobus innocente subiva. Tutti finirono nel mondo dei sogni in breve tempo,  tranne, ovviamente, Arion e JP, che cominciarono già da subito ad assillare Byron, che si domandò per la prima di molte volte: “Per quale maledetto motivo ho accettato?!”.
Quindi la prima ora di viaggio passò abbastanza tranquillamente, con i ragazzi più piccoli che dormivano e i sussurri che i più grandi si scambiavano per non disturbarli.
Fu dalle sette e mezza che iniziò il caos più sfrenato. Guidati da quel malato mentale di Adé, cominciarono i cori da gita che nessuno cantò, lasciando la povera guida da sola a stonare come una campana arrugginita. E, ovviamente, a nulla valsero le implorazioni di Eugene perché se ne stesse tranquillo al suo posto.
La gente tirò fuori i famigerati Nintendo DS pubblicità occulta per cimentarsi in frustranti sfide a Mario Kart pubblicità occulta di prima, con somma ira dei perdenti che imprecavano a gran voce contro la fortuna dei vincitori.
Altri, invece, si misero alla disperata ricerca dei cellulari infognati nei meandri più profondi degli zaini. Quando li ebbero trovati, ognuno si diede alle occupazioni più disparate: telefonare ai fratelli in ospedale, perdere a Candy Crush no, tranquilli non ci pagano per queste cose , ascoltare Mozart con le cuffie (per non essere preso in giro per sempre) e mettere musica tamarra a tutto volume, fregandosene altamente dei timpani altrui.
Questo delirio segnò la fine della tranquillità degli adulti, che si rassegnarono a sopportare il casino totale per le successive 7 ore di viaggio. A quel punto furono in molti a chiedersi “che diavolo ci faccio qui?!”.
La cosa andò avanti per un po’ senza gravi incidenti, (non certo per merito di Xavier) ma a un certo punto, dopo aver lentamente eroso i fragili nervi di Caleb per 45 minuti, questi cercò di intavolare una conversazione con Jude, accanto a lui, che si era appena svegliato grazie all’improponibile musica messa da Aitor. Peccato che i due non riuscissero a sentirsi a una distanza di circa dieci centimetri. La cosa li fece alquanto innervosire. Si scambiarono un’occhiata e si alzarono in piedi, rivolgendosi verso il retro del pullman.
-STATE ZITTI, MALEDIZIONE!- tirarono un urlo terrificante, abbastanza forte da farsi sentire al di sopra di ogni genere di musica commerciale, rock ed heavy metal che ammorbava l’aria.
Qualcuno, che guardava fuori dal finestrino, fu pronto a giurare che anche gli automobilisti che passavano accanto a loro si fossero girati attoniti.
Il grido furente sortì il suo effetto, traumatizzando sia i ragazzini che gli adulti, che erano sì abituati alle sfuriate di Caleb, ma non a quelle di Jude, che invece si potevano contare sulla punta delle dita.
-Oh, grazie! Ci voleva tanto?- mugugnò Jude risedendosi come se nulla fosse successo.
Passò almeno una buona mezz’ora prima che la conversazione riprendesse un volume superiore agli ultrasuoni per il terrore di farli innervosire di nuovo.
Jude si rialzò minacciando un’altra urlata clamorosa, ma non ce ne fu neanche bisogno, perché l’intero autobus diventò silenzioso di colpo. Proprio in quel momento, dal fondo, si sentì Gabi gridare stizzito:
-Aitor, dammi il MIO Nintendo!!!-
Una fragorosa risata scoppiò, rendendo vano il legittimo desiderio di avere una conversazione normale.
A parte le furiose litigate di Gabi e Aitor e il rossore di Riccardo quando qualcuno aveva scoperto i suoi gusti musicali staccandogli le cuffie di dosso, il viaggio proseguì tranquillamente. Sbandate e allucinanti scossoni esclusi.
Stanchi dopo tre ore di autobus, pian piano tutti si abbandonarono alle braccia di Morfeo, tranne, si spera, Xavier, che in teoria avrebbe dovuto guardare la strada. Forse. Visto che intanto faceva conversazione con Jordan, che invece lo pregava di tenere gli occhi sull’autostrada e le mani sul volante.
Un’ora dopo l’improvvisa epidemia di sonno profondo, l’autista improvvisato decise di fermarsi in una stazione di servizio per mangiare qualcosa, sgranchirsi le gambe e, soprattutto, cambiare pilota.
I ragazzini erano ancora addormentati quando Xavier parcheggiò con una violenta frenata. Grazie al contraccolpo, si venne a creare un informe e improbabile groviglio di arti umani e un’incredibile cacofonia di imprecazioni e bestemmie decisamente poco gentili nei confronti dell’ex alieno che probabilmente sarebbe stato più adatto a guidare dischi volanti.
-Avete mezz’ora libera. Potete andare a sgranchirvi le gambe ma state nei dintorni…- disse Mark alzandosi dal suo posto. Ma fu subito investito da un branco di ragazzini ansiosi di scendere da quella gabbia mortale.
Passati i trenta minuti prestabiliti, dove gli adulti bevvero caffè e chiacchierarono tranquillamente, gli adolescenti salirono di corsa sull’autobus, con una piccola differenza: erano stracolmi di patatine, mikado, smarties non facevamo pubblicità occulta da un po’ e ogni genere di bibite e schifezze.
Ripartirono tranquillamente, visto che guidava Nathan, per sommo sollievo di Jordan che aveva temuto di vomitare l’anima.
Xavier, dal canto suo, si sedette accanto al figlioccio, che parve molto infastidito dall’intrusione paterna.
Gabi invece ne approfittò biecamente per vendicarsi. Con la voce più tenera che riuscì a trovare, chiese ad Aitor: -Per favore, mi presteresti il cellulare? Il mio è scarico…-
Il più piccolo avrebbe tanto voluto rifiutare, soprattutto perché aveva visto Gabriel giocare con il telefono fino a 10 secondi prima, ma un’eloquente occhiata del padre non gli lasciò scampo.
Appena Gabi ebbe fra le mani il tanto agognato strumento e Xavier si fu voltato, un ghigno demoniaco gli trasfigurò il volto: era finalmente giunto il momento della vendetta.
Ma, vendetta a parte, le seguenti ore passarono molto più serenamente, con le pance piene di roba non esattamente salutare e senza Xavier alla guida del veicolo, che appariva molto più sicuro.
Tutto bene sì, ma dopo altre 3 ore, i ragazzini erano veramente stanchi di essere prigionieri di quel maledetto pullman, e cominciarono ad assillare l’allenatore Evans con la domanda più temuta da ogni adulto che porta in viaggio soggetti di età inferiore ai 16 anni: “Quando si arriva?”.
Ogni venticinquenne dell’autobus si sentì ripetere quella maledetta richiesta per qualcosa come 5 volte, tranne Jude e Caleb. Che erano ancora immuni allo stalking grazie alla sfuriata precedente.
Finalmente, dopo 8 ore di viaggio e solo una sosta, arrivarono alla benedetta casa che Mark aveva affittato per un settimana. Naturalmente Evans aveva pensato bene di offrire il viaggio, quindi i ragazzini non avevano dovuto sborsare una lira, mentre l’imprevidente allenatore si era ritrovato a contrarre debiti allucinanti con metà dei membri dell’Inazuma Legend Japan. Ma, tralasciando il trauma che le sue povere tasche avevano subito e le terribili minacce di affibbiargli degli interessi altissimi in caso di mancata restituzione dei soldi, quando l’autobus si fermò davanti alla casa, una mandria inferocita di ragazzi e “adulti responsabili” con le gambe a pezzi si fiondò attraverso le porte e poi giù verso la spiaggia.
Jude e Shawn, gli unici che si erano degnati di pensare al lato pratico della questione, erano andati a ritirare le chiavi dell’appartamento dal proprietario, che viveva a un paio di isolati di distanza.
Ancora si stavano chiedendo come diavolo avesse fatto Mark a scovare quel posto: un paesino sperduto sulla costa, con 400 abitanti a Ferragosto e, soprattutto, con quella enorme villetta a due piani, dipinta di un tenue azzurro, circondata da svariati metri quadri di parco e perfino un campo da calcio. Su quell’ultimo dettaglio sospirarono entrambi: Mark non sarebbe mai cambiato.
Dopo aver “dolcemente” invitato la chiave piuttosto vecchia a girare nella serratura, riuscirono a entrare in casa.
Detestando con tutto l’affetto possibile i loro simpatici amici, che li avevano bidonati con grande cortesia, iniziarono a esplorare con calma la casa, aprendo le finestre per allontanare lo spiacevole odore di chiuso.
Salirono al piano superiore, spalancando le porte delle camere.
La casa era strutturata in modo piuttosto semplice, al piano terra c’erano una piccola cucina, due bagni, uno spazioso soggiorno con un tavolo abbastanza grande per ospitare un intero buffet e un corridoio con un numero indefinito di porte che si aprivano su altrettante camere doppie.
Al piano di sopra invece c’erano solo un bagno, una matrimoniale e delle camere singole… o almeno così avrebbe dovuto essere.
Quando i due entrarono nella penultima camera, un ghigno attraversò le labbra di Jude, mentre Shawn si limitò a ridacchiare divertito.
Richiusero la porta, e tornarono all’autobus a prendere le loro cose. Erano stati abbandonati: tanto valeva si scegliessero le camere che preferivano, no?
Nel frattempo i ragazzini e gli altri adulti si godevano il profumo di mare e la sensazione della sabbia fra le dita, sgranchendosi le gambe che imploravano pietà dopo quel viaggio sfiancante.
Per un istante ci fu perfino silenzio. Uno di quei momenti in cui, per puro caso, tutti chiudono la bocca nello stesso momento.  Poi, ovviamente, Arion estrasse dal nulla un pallone, strillando: -Ragazzi, giochiamo a calcio!- guadagnandosi delle occhiate omicide degne del vecchietto di quella mattina. Per grande sfortuna dei suoi malcapitati compagni di squadra, che avrebbero solo voluto buttarsi nella sabbia morbida e farsi una bella dormita, l’allenatore Evans gli diede man forte, e così in breve tempo, nonostante le molteplici proteste, si ritrovarono a passarsi la palla correndo a fatica nella sabbia.
-Ma a me fa male tutto… ho dormito contro il finestrino…- gemette a bassa voce Eugene.
-Lascia perdere- gli disse Byron sorridendo–Non si può vincere contro quei due… -
Anche Hurley avrebbe preferito buttarsi immediatamente fra le onde, ma si sa: non si può nulla contro Mark che vuole giocare a calcio (nonostante avesse 25 anni!).
Le ragazze li guardarono divertite, ridendo fino alle lacrime quando Kevin perse l’equilibrio grazie alla sabbia soffice e finì rovinosamente a terra.
L’ilarità generale era pressoché irrefrenabile, e quando smisero di ridere, aiutarono Kevin a tirarsi in piedi e ripresero a giocare.
Continuarono per un pezzo, finché Jude e Shawn, che li guardavano da una finestra, non si stancarono dello spettacolo: -Pensate di scegliervi le camere prima di domani notte?- li chiamò Shawn alzando la voce per farsi sentire.
Sentendo “camere”, la parola magica, i ragazzini corsero come un gregge di pecore impazzite verso l’autobus, recuperando le proprie cose a velocità supersonica e catapultandosi in casa.
Trasportando così sul povero pavimento innocente qualche tonnellata di sabbia.
Si azzuffarono per la famigerata “camera con vista sul mare”, che venne poi ottenuta da Adé, che si barricò dentro trascinando con sé Eugene ed esultando in maniera improponibile.
Dopo l’allucinante zuffa, gli altri si divisero in coppie senza troppi problemi e senza fratture multiple e si divisero nelle stanze.
Riccardo e Gabi presero quella vicino alle scale, le tre ragazze occuparono l’unica tripla della casa, JP e Arion si impossessarono di quella più vicina alla cucina, Lucian era invece tremendamente indeciso, e Aitor, dopo aver aspettato per un quarto d’ora che si decidesse, lo spinse a forza in quella più vicina, fregandosene delle sue proteste.
Le camere rimanenti vennero “conquistate” dagli altri.
Gli adulti, saggiamente, avevano aspettato che il caos più assoluto si calmasse prima di cercare le valige nell’autobus e poi occupare una camera al piano superiore, tanto non ci sarebbero stati problemi… o almeno così credevano.
Nelly e Mark occuparono la matrimoniale, e gli altri, man mano, riempirono le camere singole, finché…
-Che diavolo?!- Jude e Shawn non si trattennero e scoppiarono a ridere.
-Voi! Voi due sapevate! Ora diteci… perché c’è un’altra camera matrimoniale e noi siamo rimasti senza?!- sbraitò Caleb furente.
-Non ne ho idea…-rispose Jude soffocando le risate.
-…ma non avete altra scelta se non dormire insieme…- concluse Shawn continuando a sbellicarsi. La follia assoluta prese il possesso anche del piano superiore, che era invaso dalle risate irrefrenabili di tutti. Meno Caleb e Axel, che si guardavano abbastanza schifati.
-No, voi state scherzando…-disse speranzoso l’ex Grande Imperatore.
Scuotendo la testa e ancora ridendo, gli altri scomparvero nelle rispettive camere con la scusa di sistemare i bagagli.
Jude udì un sonoro insulto al suo indirizzo, e una frase non ben precisata che terminava circa come un  “... tua sorella!”.
Per somma fortuna di Caleb, la porta aveva impedito a Jude di sentire la frase intera.
-Certo che non è molto intelligente dire a Jude “Non dormo con Axel, ma con tua sorella”…-
-Taci, lampadato. Non so come la pensi tu, ma non è troppo normale per me dormire con un uomo!- soffiò innervosito .
Alla fine, anche loro entrarono in quella benedetta camera, litigando e beccandosi proprio come una vecchia coppia sposata.

Qualche divinità sconosciuta concesse loro un’ora di riposo per riprendersi completamente, ma poi, alle 4 del pomeriggio, l’intera casa si risvegliò dal tremendo torpore generale quando Hurley iniziò a chiedere ad ogni anima viva di accompagnarlo al mare.
In breve tutti erano in costume e pronti ad andare in spiaggia.
Qualcuno era un po’ troppo elettrizzato per l’altezza delle onde, ma tutti ci fecero l’abitudine dopo che lo ebbe ripetuto per la trecentoventiquattresima volta.
Non ci furono particolari incidenti nel breve lasso di tempo in cui tutti si misero il costume e uscirono dalla casa, se non fosse che neppure Jude poteva andare al mare con gli occhiali.
Così, quando si mostrò al mondo senza quelle simpatiche lenti verdi sugli occhi, collezionò una buona quindicina di sguardi basiti e rubò qualche battito di cuore alle ragazze, che lo fissavano senza parole.
Mentre camminavano verso la spiaggia, Mark gli si affiancò e chiese quello che mezzo mondo si domanda da sempre: -Perché ti ostini a portare sempre quegli occhiali?-
Jude stava per rispondergli seriamente, ma notò con la coda dell’occhio che Nelly lo stava guardando incantata, e non resistette alla tentazione: -Per un motivo molto semplice: se non li tenessi, tu saresti divorziato, Mark…- così dicendo accennò a Nelly con un cenno del capo, e lei, sentitolo, gli affibbiò uno schiaffetto sulla spalla, mugugnando –Scemo…-.
La questione si risolse in una risata, ma Evans imparò una cosa: non fare domande a Jude sui suoi dubbi gusti in fatto di occhiali.
Arrivati in spiaggia, Shawn prese possesso della crema solare e dell’ombrellone, sotto cui si fiondò senza esitazioni.
Gli altri, con la grazia di un branco di elefanti disidratati davanti a un’oasi, si tuffarono nell’acqua fresca, decisamente apprezzabile, visto il caldo allucinante che faceva.
La giornata proseguì con improbabili sfide in acqua, qualche evitato annegamento e una partita a calcio dove si insabbiarono tutti come cotolette impanate dato che erano bagnati.
Tutto ciò naturalmente era dovuto all’insana fissa della premiata ditta “Mark & Arion s.p.a.”. Dopo l’allucinante partita, fu assolutamente necessario un altro bagno a cui anche Shawn fu costretto a partecipare, anche perché erano le sette di sera e non c’era il rischio che l’albino diventasse per davvero una cotoletta.
A proposito di cotolette, all’alba delle otto di sera, i vacanzieri iniziarono ad avere un certo languorino.
Decisero di rientrare in casa per ripulirsi dal sale e dalla sabbia, o “non avrebbero messo piede a tavola” come dissero Nelly e Silvia.
Obbedirono a malincuore, nonostante il desiderio di tutti fosse sbranare la prima cosa commestibile che fosse capitata loro a tiro. La cosa, naturalmente, creò uno scompiglio allucinante, visto che erano qualcosa come 20 e più persone con solo 3 bagni a disposizione. E soprattutto considerando che un buon numero di loro aveva un vitale bisogno di levarsi qualche chilo di sabbia dai capelli lunghi. Operazione molto lunga e complessa, e che fece mettere radici agli altri nel corridoio davanti alla benedetta porta del benedettissimo bagno.
Finita la missione più lunga del secolo, Silvia, Celia e Cammy, blindando Nelly lontano dalla cucina, pensarono bene di iniziare a cucinare qualcosa.
Quando Celia, però, aprì il frigorifero, si resero conto di una cosa molto importante: nessuno aveva pensato di fare la spesa.
Momenti di panico. E anche scenate del tipo “Moriremo tutti di fame!!!” o “Quanto siamo idioti!”.
Mentre ancora scleravano, la soluzione si presentò loro davanti agli occhi sottoforma di un fattorino della pizza che passava lì vicino in moto.
Risolto il problema, ordinarono due dozzine di pizze che il povero fattorino in moto era costretto a consegnare tutte insieme.
Dopo un ennesimo delirio per capire di chi fosse ogni pizza, poterono finalmente mangiare qualcosa di commestibile invece che gli smarties vi mancava la pubblicità, eh? avanzati dal viaggio poco lungo.
Ma visto che sono dei poveri innocenti giapponesi che non hanno mai avuto a che fare con del cibo italiano, si macchiarono come Dio o, in questo caso, Byron comanda.
Finito di sporcarsi come se non ci fosse un domani, gli adulti, liberatisi dall’incombente presenza dei ragazzini che si erano radunati in salotto, poterono finalmente rilassarsi e Caleb tirò fuori dal nulla una bottiglia di liquore.
-Fammi capire- esordì David –Non avevamo nulla da mangiare e tu ti sei portato dietro abbastanza superalcolici da stendere un orso bruno?-
-E pensare che volevo condividerli con voi…-  ghignò in risposta l’aspirante alcolista anonimo.
Nonostante i fantastici litigi da prima elementare, Nelly recuperò dal nulla dei bicchieri adatti e la gradazione alcolica della stanza iniziò, lentamente ed inesorabilmente, a decollare.
Forse fu per questo che nessuno ebbe l’istinto di fermare Xavier quando gli venne la brillante idea di prendere le carte e il portafogli.
-Allora, giochiamo?- domandò il rosso piazzando il mazzo al centro del tavolo.
-A cosa vuoi perdere?- domandò Kevin accettando la sfida e mettendo mano ai contanti.
-Bestia?- propose ignorando la provocazione.
-E bestia sia- concordò David afferrando il mazzo e mischiandolo all’Americana.
-Da quando sai mischiare le carte così?- chiese Mark stupito.
-Da quando la gente sperpera il mio denaro ai casinò…- commentò Jude fissando l’amico.
-Come se perdessi…-
Superati problemi di vitale importanza sui presunti soldi di Jude e il vizio del gioco di David, tutti si sedettero al tavolo, ragazze comprese, eccetto Cammy, che, non sapendo giocare, si limitò a versare il whisky nei bicchieri.
Non avevano, ovviamente, le fiches, quindi dovettero usare direttamente i soldi.
Fu Nelly la prima a dare le carte, e così i primi 300 yen furono messi in palio. Ma come chiunque conosca il gioco ben sa, la posta era destinata ad aumentare vertiginosamente.
E con la prima giocata, iniziarono le imprecazioni, contro la sfortuna, le carte avverse, e contro l’ignobile botta di fortuna che aveva salvato Darren all’ultima presa.
Nel frattempo, nell’altra stanza, i più piccoli, stanchi per il viaggio, si erano stravaccati davanti alla televisione, fingendo di guardare lo schermo, mentre in realtà chiacchieravano delle cose più disparate, come ad esempio l’identità criminale del parrucchiere di Victor.
Arion, mentre tutti ridevano delle reazioni esagerate del povero ragazzo dai capelli blu, afferrò il telecomando e si diede allo zapping feroce, finché non trovò una partita di calcio.
Tutti gli altri presenti nella sala si voltarono. E poi si gettarono come un sol uomo sul loro capitano per strappargli il telecomando di dosso e cambiare canale. Un qualsiasi altro canale che non comprendesse neppure di striscio tizi che prendono a calci un pallone.
Arion mise su una faccina depressa: -Ma…-
-Taci.- per un istante, Victor fu di nuovo l’imperiale sprezzante del loro primo incontro, e Arion ammutolì di colpo, temendo una pallonata sui denti. La sua reazione spaventata fece scoppiare a ridere tutti, Victor compreso. In quei momenti d’ilarità, Aitor ne approfittò per rubare il telecomando, mettere un canale di musica e poi nasconderlo sotto i cuscini del divano, così che nessun fanatico pericoloso per l’ordine pubblico potesse metterci le mani.
-Qualcuno ha idea di dove sia finito il telecomando?- domandò Eugene.
Gabi, istantaneamente, voltò lo sguardo su Aitor, che sfoderò un sorriso angelico e innocente, prima di cinguettare: -Non ne ho idea!-
In quell’istante, un sonoro “Vaffanculo!” provenne dalla stanza accanto.
I ragazzini si scambiarono occhiate fra il sorpreso e il divertito, prima di decidere unanimemente di andare a vedere cosa stessero combinando i giocatori.
La scena che apparve loro davanti fu piuttosto surreale: i bicchieri ormai semivuoti, Axel in piedi, con una mano appoggiata al tavolo e l’altra con l’indice puntato contro Caleb, che sghignazzava allungando le mani al centro del tavolo e trascinando due terzi della posta verso di sé, mentre il restante era agguantato da Jude.
-Avete una fortuna schifosa!- sbottò Axel, ormai ben oltre il semplice nervosismo.
-O forse non sai perdere – commentò Jude finendo il bicchiere.
Ancora furente e sfinito da quei due, si lasciò cadere pesantemente sulla sedia, rischiando di urtare con il gomito il bicchiere di Caleb.
-Oh, stai attento! Non rovesciare il nettare…-
A queste parole, Byron si voltò istintivamente, con un’espressione di shock misto a stupore incredulo sul volto: -Che?!-
La sua reazione fece ridacchiare Mark, Nathan, e chiunque altro fosse a conoscenza dei divini trascorsi dell’allenatore della Kirkwood.
-Cos’ho detto?- chiese Caleb sinceramente stupito.
-Nulla!- si affrettò a rispondere Byron prima che qualcuno potesse rivelare cose che avrebbe preferito tenere nascoste.
-No, seriamente, cosa ha detto?- domandò Adé, incapace di mantenere chiusa la bocca.
Soltanto allora gli adulti si accorsero della presenza dei ragazzini.
-Niente di niente, ero sovrappensiero e mi ha spaventato. E voi lasciate stare i grandi e tornate di là!- si schernì in fretta Byron, voltandosi per nascondere il rossore.
Naturalmente, nessuno badò al suo ordine e si appollaiarono accanto alle sedie per vedere come stava andando il gioco.
Aitor, che guardava le carte di suo padre, dopo un po’ sentì il sonno stuzzicargli le palpebre e la mente. Sbadigliando, scivolò sulle gambe di Xavier, appoggiando la testa sul suo petto e dimenticando, forse per il torpore che lo avvolgeva, di essere circondato da oltre una ventina di persone. Sentiva il cuore forte dell’uomo battere ritmico proprio sotto la sua guancia. Sorrise, con gli occhi chiusi, e si lasciò cullare dalla vita che pulsava nel corpo a cui era stretto. Beato, con un’espressione serena che gli disegnava i lineamenti, si addormentò.
Xavier, molto sorpreso dall’affetto così apertamente dimostrato, non riuscì a nascondere un sorriso dolce. La sua mano sinistra smise di giocherellare con una moneta da 500 yen e si sollevò ad accarezzare la testa di Aitor.
-Ehy, Xav, non commuoverti! Non voglio asciugare le tue lacrime da genitore intenerito…-
-Divertente, Caleb, davvero…- scosse la testa, guardò brevemente le sue carte e giocò.
Anche i compagni di squadra di Aitor rimasero abbastanza stupiti e inteneriti.
Nonostante la dolcezza che quel piccolo istante di intimità trasudava, Gabi non fu il solo a prendere il cellulare e fotografarlo beatamente assopito sul petto del padre.
Ma, grazie alle solite parole di Caleb, quel momento venne bellamente spezzato e la partita riprese più accanita di prima.
Dopo un’altra mezz’ora di gioco, la bestia venne smontata fra Scott, Nathan e Jordan e così la partita ebbe termine.
-Quindi…- chiese Lucian innocente –chi ha vinto?- il ragazzino scelse proprio quel momento per socchiudere gli occhi in uno sbadiglio, quindi non vide i sogghigni e gli sguardi omicidi che apparvero sui volti degli altri.
Riccardo si offrì volontario per rischiare la vita nella domanda che probabilmente premeva a tutti: -Quanto avete guadagnato o perso?-
-Non avete insegnato ai ragazzi a farsi i fatti propri?- sibilò Kevin all’indirizzo di Mark e Jude, facendo arrossire violentemente Riccardo.
-Trovo che la domanda invece sia appropriata…- disse David facendo tintinnare la pila di monete che aveva davanti.
Fu Jordan a soddisfare la morbosa e giovanile curiosità: - Mark ha perso 18’000¥, Axel ne ha persi 1’000…-
-Ma solo perché quelli là fanno veramente schifo!- sbottò il bomber lampadato indicando con un ampio gesto della mano il famosissimo trio dei pinguinari.
L’inconsulta reazione scatenò un’ondata di risate completamente fuori da ogni controllo, e Jordan, sospirando, riprese il suo elenco: - Jude ne ha guadagnati 15’000, Caleb ne ha vinti 8’800, David…- guardò nella sua direzione, ma il braccio era posato esattamente davanti alla pila di monete. Pila decisamente troppo alta per essere contata a colpo d’occhio. –Senti, riccone, dicci un po’ quanto ci hai impunemente rubato.-
David, sfoderando un sorriso a 32 denti, lentamente, come per esaltare ancora di più la sonora umiliazione che aveva inferto loro, sillabò: -20’000¥-
-Ladro- mugugnò Kevin alquanto innervosito dalla faccenda.
-No, solo che non sei capace…-
-Senti, tu…!-
Jordan, già stanco per la tarda ora, il viaggio, la partita, e pure intontito dall’alcool, sibilò: -Mi fate finire ‘sto cavolo di elenco così posso andarmene a letto? Grazie bambini.- poi tossicchiò e riprese: -Shawn ha perso 2’500¥, Nathan ha guadagnato 3’000¥, Kevin ne ha persi 10’000,- e con un’occhiataccia degna dei migliori momenti di Janus, mise a tacere le proteste che stavano evidentemente per sorgere - Byron ha perso 9’000¥, Xavier ne ha vinti 3’000, io ne ho persi 2’000, Scott ne ha persi 3’300, Darren ha gentilmente regalato alle tasche di Jude altri 8’000¥, Hurley ne ha vinti 3’000, Celia ne ha guadagnati 2’000, Nelly ha perso 2’000¥ e Silvia ne ha vinti 1’000.- tirò un respiro profondo: -Contenti adesso?-
-Beh…  sì!- rispose Adé soddisfatto di se stesso e della sua risposta molto arguta.
Provocando così un clamoroso sospiro generale e facendo crollare addosso alla stanza intera una stanchezza indicibile.
In breve, tutti decisero di andare a dormire. Xavier prese in braccio il figlioccio e lo portò nella sua camera, mentre man mano gli altri si auguravano la buonanotte e sparivano nelle stanze.
Alla fine rimasero soltanto Axel e Caleb.
Si guardavano storti, entrambi poco entusiasti all’idea di condividere il letto, ma alla fine cedettero alla stanchezza e si coricarono.
Prima di addormentarsi, Caleb sibilò, acido: -Lampadato da quattro soldi, se sento anche un solo tuo dito addosso, ti castro.
-Vale anche per te, specie di idiota criminale in erba.
-Zitto, imbecille.
E i loro vicini di camera sono pronti a giurare sulle loro occhiaie che andarono avanti così fino a mezzanotte e passa, finché non si addormentarono. E finalmente, la casa piombò nel silenzio.





ANGOLO AUTRICI FOLLI

Bene e dopo un anno, eccoci qui a rompere le scatole u.u
Come un anno? Solo? Mi sembrava passato molto di più! Owo Comunque benvenuti in questo nuovo angolo del delirio!
Almeno io mi ricordo un anno, non so tu XD E comunque delirio mi sembra quasi un diminutivo, non ha senso 'sta cosa XD
Shh, non spaventare i lettori più del necessario! Credo l'abbiano capito dopo questo prologo!
Che ricordo, non ha senso XD
...ok, allora il mio messaggio subliminale è: Jude è un amore, coccolatelo**
Ma messaggi subliminali a parte, continuiamo questo angolo di follia u.u
Ok u.u Spero che questo inizio di delirio vi sia piaciuto!
Ovviamente come si capisce dal titolo è solo il prologo e non avete ancora visto nulla u.u
Oh no, è solo l'inizio, muahahah ← risata maniacale
Si certo -.-
Comunque, comunicazioni importanti: la pubblicazione dei nuovi capitoli sarà settimanale, al sabato, salvo imprevisti u.u
Esattamente!
Come sempre sono molto gradite recensioni: fateci sapere se questa roba vi fa ridere~
Oppure la odiate ^-^ Ogni critica costruttiva è ben accetta u.u
Finché è costruttiva però~ Altrimenti Lady vi mangia
Da quando parli di te in terza persona?-.-
...da ora
-.- Faccio finta di nulla?-.-
Ma sì, fingi sia normale! Sai che stiamo facendo l'angolo più lungo del capitolo?
Oddio, aspetta, non così lungo XD Ma forse effettivamente è meglio se la finiamo qui u.u
Okay, allora vi lasciamo con un sondaggio: cosa accadrà in quella camera matrimoniale? Caleb e Axel sopravvivranno o si ammazzeranno a vicenda? Jude riuscirà a smettere di ridere come una iena?
Sai che messa così suona malissimo? O.o
...può essere x" Ma non importa in fondo, no?
Ahahah nope XD
Tanto Caleb mica devo sopportarlo io!
E ci mancherebbe altro, poi vi devo sopportare in due XD
Ma prima che mi linci, chiudiamo qui questa descrizione u.u
Si chiama "angolo autrici" e tu non sei una Youtuber -.-
Dettagli ^^
Mi raccomando lasciateci una recensioncina (?) e anche un pollice in su ^^
Mapporc-
Va bene, Lady Dragon (me) e FaviJ versione donna (la creatura) vi salutano, ci vediamo nelle recensioni!
Ciao *fa ciao con la manina*
Vi amiamo tutti (?) *scompare in una nuvola di stelline*





  
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