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Autore: Mozaik    31/07/2016    7 recensioni
Invece di ritrovarsi nell'aldilà, dopo il suo sacrificio Regulus si risveglia nel suo vecchio letto, con un corpo da bambino e un treno da prendere il giorno successivo per andare ad Hogwarts. Tornato indietro nel tempo con solo un breve messaggio misterioso come guida, Regulus dovrà lottare in un mondo che già conosce per cambiarne gli eventi, fra inganni, sofferenze, scoperte e cambiamenti.
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Corvonero, Famiglia Black, I Malandrini, Nuovo personaggio, Regulus Black
Note: De-Aging, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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The Struggles and Rebirth of Regulus Arcturus Black
 
 
II Capitolo - Orientamento





 
Regulus si trascinò passivamente fino alla Torre di Corvonero, seguendo i Prefetti e la massa di suoi nuovi compagni di corso. Prestò poca attenzione sia al modo di entrare nella Torre, sia a chi aveva intorno: lo Smistamento lo aveva completamente svuotato di tutte le sue energie. Aveva visto Sirius e James cercare di avvicinarsi a lui subito dopo la fine del banchetto, ma uno dei Prefetti di Grifondoro li aveva presi entrambi per le orecchie e trascinati via verso la loro Torre: meglio, perché non avrebbe avuto le forze per affrontarli.
Dal momento in cui si era seduto al tavolo di Corvonero non aveva rivolto la parola a nessuno, nemmeno ad Amelia Bones, Prefetta Corvonero che aveva cercato di presentarglisi e di fargli uscire almeno una parola dalla bocca. Persino la cena era stata a malapena toccata, l’appetito improvvisamente passato.
Se solamente un giorno di finzione lo aveva stancato così tanto, Regulus poteva solo immaginare come sarebbe stata la sua vita da quel momento in poi. La consapevolezza che il Cappello sapesse, gli aveva improvvisamente affossato il morale: nonostante ciò che gli aveva detto, il ragazzo aveva tutti i motivi di credere che sarebbe andato a raccontare tutto a Silente al primo accenno di problemi ad Hogwarts.
Solo quando varcò la soglia del dormitorio si riscosse un poco: non aveva mai visto una Sala Comune al di fuori di quella di Serpeverde, e quella di Corvonero non era di certo brutta, né anonima. La prima cosa che lo colpì fu il soffitto, un cielo notturno dipinto con più di centinaia di stelle. Per un attimo Regulus si chiese l’effettiva utilità della cosa: il dormitorio di Corvonero si trovava in una torre, in fondo, e per l’esattezza la più alta della scuola; ai ragazzi sarebbe bastato affacciarsi ad una delle finestre per osservare il cielo stellato. Tuttavia dovette ammettere che l’effetto era decisamente affascinante. Con il grosso tappeto blu dall’aria morbida a coprire il pavimento e i muri chiari, la sala comune aveva un’aria accogliente ma allo stesso tempo quasi mistica. Era sicuramente diversa da quella di Serpeverde e dalle sue luci suffuse, ed era impossibile non notare subito la grossa statua femminile che, da quel che Regulus ricordava, doveva essere quella di Rowena Corvonero.
Per sette anni c’erano stati solo altri tre Serpeverde della sua stessa età: quell’idiota di William Wilkes, Claudius Bulstrode e Gerard Bennet. Adesso i letti del dormitorio maschile del primo anno erano, invece, sei per i Corvonero, e mentre sistemava la roba fuori dal suo baule Regulus poté gettare un’occhiata verso i suoi nuovi compagni e squadrarli: c’era il gigante che aveva notato prima dello Smistamento, un ragazzo di colore che sembrava avere quindici anni invece che undici; un ragazzo dai capelli rossi e tutto lentiggini che non riconobbe come un Weasley, ma di cui non ricordava il nome; un altro ragazzino dalla pelle scura più basso di lui che era intento ad attaccare accanto al suo letto un poster della squadra di Quidditch dei Ballycastle Bats e, infine, un mocciosetto dai capelli ricci castani che Regulus inquadrò subito perché, nelle poche lezioni che Serpeverde aveva avuto in comune con Corvonero nel corso degli anni, aveva sempre fatto casino, quasi quanto suo fratello e quel Potter. Era Stuart, un Nato Babbano per giunta. E a quanto pareva aveva il letto accanto al suo.
 “Hey!” Esclamò proprio Stuart, una volta che ebbe finito di lanciare dei libri fuori dal baule e sul pavimento. “Non ci siamo ancora presentati! Non che non ho…” Abbia, dannazione, abbia! “...assistito allo Smistamento, ma c’erano troppi nomi e non me li ricordo tutti… Io sono Jason. Jason Stuart.”
“Dwayne Turner.” Disse il colosso sbadigliando: si era già cambiato nel suo pigiama e infilato sotto le coperte del letto a baldacchino. “Parleremo domani.” Con questa affermazione, poggiò la testa sul cuscino, chiuse gli occhi e non parlò più. Regulus avrebbe voluto seguire il suo esempio, ma dubitava che senza un po’ di silenzio sarebbe riuscito a dormire.
“Aubrey Bertram-“ Prima che potesse dire qualcos’altro, il ragazzo dai capelli rossi venne interrotto dal ragazzino più basso di cui non si sapeva ancora il nome e che si avvicinò a Regulus. “Tu sei Regulus Black?”
Lui lo guardò un po’ stranito, cercando di fare mente locale: quel ragazzo non era decisamente un Purosangue di una qualche famiglia importante, quindi non capiva perché i suoi occhietti luccicassero tanto mentre lo fissava. Si sentì improvvisamente a disagio. “Sì…?”
“Mio fratello era nello stesso anno di tua cugina Andromeda.” Spiegò lui. “Ha detto che era una bravissima Battitrice, la migliore fra tutte le Case. Sarai anche tu nella nostra squadra di Quidditch?”
Uh… sapeva che Andromeda, quando andava a scuola, aveva fatto parte della squadra di Quidditch di Serpeverde e con ottimi risultati, ma da qui ad essere famosa… Inoltre, quel ragazzino dava per scontato che essendo imparentato con lei, anche Regulus fosse bravissimo. La cosa era vera ma non di certo per il legame di sangue: nonostante amasse il Quidditch, ad esempio, Sirius riusciva a malapena a stare su una scopa in equilibrio, figuriamoci addirittura giocare.
“Quelli del primo anno non possono essere giocatori, Aaron.” Disse Stuart, che evidentemente già lo conosceva, mentre si gettava a sedere sul letto. “Non possono fare le selezioni e non possono avere una scopa personale.”
“Oh.”
Eh, già, oh. Regulus si rese improvvisamente conto che Stuart aveva ragione: lui era del primo anno. Non avrebbe potuto giocare a Quidditch almeno fino a quello successivo: avrebbe dovuto guardare le partite senza poter partecipare dopo aver passato ben sei anni a farlo!
Oh, no, no no. Questa era la cosa più brutta che gli sarebbe capitata ad Hogwarts, altro che dover dividere un dormitorio con cinque mocciosi o vedere Sirius in giro strepitare con i suoi amici. Non avrebbe potuto toccare una scopa se non per la prima lezione di volo!
“Potrei convincerli alle selezioni.” Esclamò, senza rendersi conto di star parlando ad alta voce invece di star pensando e basta. “Se vedessero quanto sono bravo…”
“Non infrangeranno una regola per un primino.” Borbottò Bertram. “Sai quanti altri potrebbero-“
La voce di Turner, che si levò dal suo letto, interruppe nuovamente il ragazzo. “Che diavolo di problema avete con la frase “parleremo domani?” Si lamentò. “E’ notte. Andate a dormire. Ora.”
Il tono era così autoritario che Aaron praticamente scattò verso il letto, come se un fantasma lo inseguisse. Jason tentò di protestare, ma Turner afferrò, sempre senza alzarsi, uno dei due cuscini che aveva sul letto e lo gettò alla cieca verso di lui. Il messaggio era chiaro e, tanto, Regulus era così stanco da voler andare a dormire comunque.
 
 
Buio. Neanche una luce illumina la zona rendendogli impossibile capire dove si trovi. Nessuno parla, nessuno fa rumore: l’unico suono che riesce a sentire è simile a quello della pioggia, un gocciolio lontano che lo fa rabbrividire, anche se non ne sa esattamente il motivo.
Prova a fare un passo in avanti e poi un altro, ma non sa esattamente se funzioni: percepisce le sue gambe come estranee al corpo, ma allo stesso tempo ci sono. E’ una sensazione strana, che non riesce a comprendere, nonostante voglia farlo.
Improvvisamente il rumore si fa più forte, e più vicino: i suoi occhi si muovono insieme al suo capo, cercando in un qualche modo di individuarne la fonte ma è troppo buio per poter vedere qualcosa. Sa solo che il suono si sta avvicinando, sempre di più, e nonostante sia a conoscenza del fatto che potrebbe muoversi quando vorrebbe, scappare via e allontanarsi dal pericolo incombente, rimane fermo. Come se non potesse fare nient’altro.
Mentre il rumore si fa ormai assordante e lui non può far altro che rimanere immobile, qualcosa dietro di lui comincia a respirargli forte addosso, facendolo rabbrividire. Prima che possa girarsi, qualcosa lo afferra alla caviglia e lo trascina giù, sempre più giù, sotto l’acqua…

Questa volta, Regulus non urlò. Si svegliò semplicemente di botto, spalancando gli occhi e respirando velocemente: tremava. A fatica si portò a sedere, guardandosi intorno con fare guardingo nonostante sapesse che la Torre era sicura: le uniche cose degne di nota erano le coperte di Stuart che erano state letteralmente lanciate dall’altra parte della stanza, probabilmente a suon di calci, e il russare proveniente da Turner e Bertram.
Sapeva benissimo cosa aveva sognato: aveva ancora impressa la sensazione delle mani viscide degli Inferi che lo afferravano per trascinarlo via, sotto l’acqua putrida del lago. Era stato così concentrato su quello che era successo, sulla decisione presa e dall’arrivo ad Hogwarts da non rendersi conto della cosa più importante: era morto.
Regulus era morto.
E non era stata una morte indolore: ricordava benissimo il bruciore nei polmoni, la sensazione orrida di voler prendere aria ma non riuscire a trovarla. Gli Inferi non lo avevano smembrato, non erano stati creati per quel compito, ma anche le loro prese lo avevano ferito, graffiandolo con unghie lunghe come quelle di bestie e stringendo così forte da provocare lividi e graffi. Il suo cadavere, se non fosse ritornato indietro nel tempo, sarebbe stato sicuramente pieno di cicatrici su tutto il corpo: uno degli Inferi quando, nonostante la voglia di arrendersi, si era divincolato per naturale terrore lo aveva anche afferrato al collo.
Tentò di sdraiarsi, ma nonostante non avesse dormito la notte precedente il suo sonno era completamente svanito. Senza preoccuparsi di fare molto silenzio scostò le coperte e si alzò, diretto verso la Sala Comune, rischiando anche di inciampare sui libri e sulle lenzuola di Stuart.
La Sala Comune era vuota e silenziosa: a quanto pare nessuno degli altri studenti era sveglio. Regulus non sapeva che ore fossero, forse le quattro, e anche guardare le stelle fuori dalla finestra non lo avrebbe aiutato visto che non era mai stato bravo in Astromanzia.
Si accasciò su una delle poltrone blu scuro della Sala: era così basso e minuto che i suoi piedi non toccavano terra per pochi centimetri. Il rumore del vento, invece di essere un suono rassicurante come uno dei Prefetti il giorno prima aveva spiegato, lo metteva in ansia: certo, molto meglio questo, sicuramente, del suono delle acque del lago che avrebbe sentito se fosse stato nel dormitorio di Serpeverde.
Aveva una vaga sensazione di nausea, ma non sentiva il bisogno di vomitare. Accoccolato sulla poltroncina, portò lo sguardo sul soffitto e tentò di concentrarsi sulle finte stelle. Dimentica il lago. Dimentica gli Inferi. Dimentica il sogno…
L’inquietudine e la nausea non passarono, ma alla fine la stanchezza ebbe la meglio: in fondo, Regulus non aveva dormito neanche la notte precedente. La mattina dopo gli studenti di Corvonero lo trovarono ancora lì.
 
 
La prima cosa che fece il giorno successivo fu dirigersi verso il tavolo di Serpeverde.
Era stato un movimento automatico, dettato dall’abitudine: quando si rese conto di quello che stava facendo decise di avvicinarsi a Narcissa, un modo per sviare eventuali sospetti o prese in giro. Tanto era già intenzionato a parlare con la cugina, quindi perché rimandare e non approfittare dell’occasione?
Mentre si avvicinava al tavolo di Serpeverde, si accorse che fra i primini spiccava qualcuno che non avrebbe dovuto esserci: Melody Morrigan, la ragazza che aveva incontrato sul treno e che avrebbe dovuto invece trovare al tavolo di Corvonero. Confuso, aggrottò le sopracciglia, ma la ragazza in vesti verdi e argentee era troppo impegnata a controllare l’orario delle lezioni per notarlo, e lui la lasciò stare.
Narcissa non aveva ancora quello sguardo perennemente afflitto che la caratterizzava: Regulus sapeva che nonostante fosse già stato adocchiato dal Signore Oscuro Lucius non aveva ancora ricevuto il marchio, per cui avrebbe dovuto aspettare fino all’anno successivo… e Narcissa era ancora una Black, non una Malfoy.
Per ora era libera da qualsiasi legame verso Lord Voldemort, persino con una sorella già nei Mangiamorte: in fondo, Druella e Cygnus avevano chiaramente detto a Bellatrix che non avrebbero sopportato che un’altra figlia si esponesse al rischio di essere uccisa in maniera così plateale. Avevano bisogno di eredi. Fortunatamente per loro, Narcissa non aveva mai avuto intenzione di unirsi alle schiere del Signore Oscuro.
Quando le si avvicinò, sua cugina si girò rivolgendogli un sorriso affettuoso. Erano sempre andati d’accordo, persino Sirius non aveva mai avuto niente da dire su Narcissa… fino a quando lei non aveva sposato Lucius e lui non era scappato di casa, ovvio. “Regulus!” Esclamò. Se fosse stato smistato a Serpeverde, Regulus si sarebbe immediatamente seduto vicino a lei e a Lucius: invece si limitò a rimanere in piedi accanto al tavolo.
“Ciao, Cissy.” La salutò. Quando aveva visto per l’ultima volta sua cugina? Forse al funerale di suo padre, forse dopo… non riusciva a ricordarselo. I ricordi di quel periodo erano fin troppo confusi. “Lucius non è ancora arrivato?”
“Al contrario, doveva incontrarsi con Lumacorno per discutere dei compiti delle vacanze, quindi è già andato via. ” Rispose lei. “Com’è il Dormitorio di Corvonero?”
“Freddo.” Era vero, ma solo perché Regulus aveva passato metà notte su una poltrona e senza lenzuolo. Si trattenne dal paragonarlo a quello Serpeverde. “Ma non è male. Sicuramente meglio di quello Grifondoro, per come l’ha descritto Sirius.”
Narcissa rise, versandosi del succo di zucca. Porse una ciambella a Regulus, ma lui scosse la testa: a prima mattina proprio non riusciva a mangiare dolciumi, gli si chiudeva lo stomaco. “Hai già scritto ai tuoi per riferire l’esito dello Smistamento?”
A quello, Regulus sbiancò. Se n’era completamente dimenticato. Narcissa scosse la testa. “Lo immaginavo. Non preoccuparti, ho mandato io un gufo a Zio Orion. Ieri eri troppo stanco anche solo per pensare, non è vero? Lo ero anche io, la prima sera ad Hogwarts.”
Dubitava che Narcissa avesse avuto le sue stesse preoccupazioni, ma si sforzò di annuire. “Grazie, Cissy.” Esitò. “Secondo te come la prenderanno?”
“Così così, penso.” Rispose sua cugina. “Corvonero è comunque una buonissima casa. Certo, non è Serpeverde, ma non è nemmeno Grifondoro. Smistato lì… allora sì che mi sarei preoccupata, dopo tutto quello che è successo con Sirius. Ma andrà tutto bene. Al massimo Bellatrix ti darà fastidio durante la cena di Natale.”
Regulus fece una smorfia infastidita: non ci teneva proprio a rivedere Bellatrix dopo tutto quello che lei aveva fatto davanti ai suoi occhi e soprattutto dopo che si era dimostrata una completa psicopatica. Averla per tutto il tempo durante le festività, poi…
“Mia madre e mio padre hanno sbagliato due figli su due, giusto? Nostro nonno non li lascerà in pace, persino Andromeda era una Serpeverde.”
Alla menzione della sorella, le labbra di Narcissa si assottigliarono, e Regulus si pentì di averla nominata. Andromeda era scappata di casa per sposarsi con quel Tonks solo l’anno precedente, e a differenza di Regulus che aveva avuto più di sette anni per dimenticarla la ferita era ancora aperta nel resto di Casa Black.
“E’ evidente, allora, che la Casa non è tutto.” Disse Narcissa, portandosi il succo di zucca alle labbra. Regulus cercò di farsi venire in mente qualcosa da dire, ma fu interrotto da qualcuno che gli artigliò improvvisamente le spalle. Sussultò, spaventato, ma la voce squillante di Sirius lo bloccò dallo sguainare la bacchetta. “Hey, Narcissa, posso prendertelo in prestito?”
Narcissa annuì, e Regulus si sentì improvvisamente trascinare via da Sirius verso il tavolo di Grifondoro. “Sirius, dovrei andare a fare colazione…”
“Se puoi fraternizzare con i Serpeverde, puoi spendere dieci minuti anche con me.” Protestò Sirius con un broncio palesemente finto sul volto che si allungò subito in un enorme sorriso. “Corvonero!” Esclamò. “Sei un Corvonero!”
“Ne sei sorpreso?” Chiese Regulus, a disagio. Ovviamente ne era sorpreso: fino all’anno prima, Regulus non aveva fatto altro che esprimere la sua voglia di andare a Serpeverde. “Non sorridere così, Sirius, se fossi stato Smistato a Serpeverde non avresti reagito così.”
“Certo che sì, invece!” Mentì Sirius. Forse pensava pure di star dicendo la verità, ma Regulus aveva già vissuto quel momento: Sirius gli aveva rivolto la parola, certo, ma non si era mostrato tanto entusiasta di vederlo in vesti verdi e argentee. “Non sono mica nostra madre.”
Sei più simile a lei di quanto pensi.
Senza che potesse dire una parola, Regulus venne condotto davanti al Tavolo di Grifondoro, dove gli amici di Sirius, intenti a fare colazione, alzarono lo sguardo per fissarlo. “James lo conosci già.” Disse Sirius, e suo fratello roteò gli occhi. Sì, lo conosceva benissimo, grazie tante. “Questo invece è Remus Lupin, e lui è Peter Minus.”
Remus gli sorrise timidamente, un gesto educato a cui Regulus ricambiò: Lupin non gli aveva mai dato molto fastidio e nonostante non gli stesse simpatico non aveva motivo di non mostrare educazione con lui.
Peter Minus, d’altra parte, ricevette un’occhiata così fredda da farlo squittire sul posto e ritirare la mano che aveva tirato fuori per farsela stringere.
Regulus non aveva alcun problema con Peter in quanto Mangiamorte: lo era stato anche lui, in fondo. E non aveva alcun problema neanche con Peter in quanto traditore, perché anche lui aveva tradito e sapeva benissimo cosa significava voltare le spalle a tutto ciò in cui credi. No, Peter era un doppiogiochista: non era passato dalla parte del Signore Oscuro e basta, lo aveva fatto fingendosi ancora amico di Sirius e gli altri.
Questa era una cosa che Regulus non poteva sopportare e che non poteva permettere accadesse di nuovo. Che Minus imparasse subito che non doveva nemmeno permettersi di guardarlo in faccia.
Sirius e James non si accorsero di nulla: erano troppo impegnati a parlottare fra di loro su… qualcosa. Non aveva molta voglia di ascoltare i loro discorsi. Remus, invece, lo guardò confuso. “Sirius, uh, mi ha detto che volevi andare a Serpeverde. Ti trovi bene a Corvonero?”
Regulus fece spallucce. A parte che non avrebbe saputo come rispondere, visto che non era passato a malapena un giorno dallo Smistamento, non aveva voglia di fare una conversazione di circostanza solo perché Sirius voleva che fraternizzasse con i suoi amici. “Sirius, ho conosciuto i tuoi amici. Posso andare a fare colazione, adesso?”
Suo fratello distolse lo sguardo da James, assumendo un’espressione spaesata. Era evidente che aveva sperato che Regulus si mettesse a blaterare con Remus senza il suo aiuto e che improvvisamente diventassero amiconi. “Uh… certo. Qual è la tua prima lezione?”
“Non ho ancora ricevuto l’orario delle lezioni. Sai, lo avrei avuto, se mi fossi seduto a mangiare.”
“I Corvonero dovrebbero avere Trasfigurazione come prima lezione.” Si intromise un altro studente di Grifondoro più grande che Regulus non riconobbe. Sirius sorrise.
“Minny? Iniziate proprio alla grande. Possiamo accompagnarti noi, se vuoi.”
No grazie, seguirò gli altri primini.” Esclamò Regulus, velocemente, inorridito. Ci mancava solo la scorta dei Malandrini o come diamine si facevano chiamare, per iniziare bene la giornata. Prima che Sirius potesse dire qualcosa il ragazzo fece dietro-front, quasi correndo verso il tavolo di Corvonero per mettere finalmente qualcosa dentro lo stomaco.
 
 
Fu uno dei primi ad arrivare davanti all’Aula di Trasfigurazione: forse gli altri primini si erano persi, visto che ancora non conoscevano minimamente Hogwarts. Entrando scelse un posto in terza fila dove sedersi, piuttosto vicino alla Professoressa per poter sentire la lezione ma abbastanza lontano da evitare il suo sguardo per tutta la durata delle esercitazioni pratiche. Tirò fuori dalla borsa il libro e varie pergamene mentre gli altri studenti entravano e prendevano posto, lanciando ogni tanto un’occhiata al gatto soriano, appollaiato sulla cattedra, che fissava tutta l’Aula. La McGranitt non era mai in ritardo per le sue lezioni, e presto gli altri studenti lo avrebbero imparato, alcuni a loro spese.
Distratto dai suoi pensieri si accorse solo all’ultimo che uno studente Tassorosso, con cui avrebbero condiviso la lezione, si sedette accanto a lui: alzando lo sguardo incontrò gli occhi verdi di Littleton.
“Non conosco nessun’altro.” Sembrò quasi scusarsi, mettendo la borsa sul banco. Regulus cercò di dire qualcosa per protestare, ma tutti gli studenti erano ormai ai loro posti e già il gatto si stava muovendo sulla cattedra, con l’intenzione di trasformarsi da lì a pochi attimi nella professoressa McGranitt e far venire un colpo – o stupire, a seconda dei caratteri- gli studenti del primo anno.
Come la prima volta, gli studenti rimasero delusi dal sapere che non avrebbero trasformato anche loro subito cattedre in maiali o lavagne in arpe dorate: la McGranitt prima fece un enorme discorso su cosa si aspettava da loro e le regole da rispettare durante le sue lezioni –e, sperava, durante anche tutte le altre-, poi spiegò per quasi tutta la lezione e solo durante l’ultimo quarto d’oro consegnò a tutti loro un fiammifero da trasformare in ago.
Regulus era completamente annoiato. Era un mago adulto e diplomato ad Hogwarts: non aveva tempo da sprecare in lezioni come quella, eppure era costretto a frequentarle. Seccato, mosse la bacchetta in un fluido gesto, trasformando al primo tentativo il fiammifero in un ago perfetto.
La McGranitt, che stava girando per i banchi, gli riservò un’occhiata sorpresa ma non infastidita, tutt’altro. Guardandosi intorno, Regulus si rese conto che nessuno era riuscito a trasformare il proprio fiammifero al primo tentativo. Una Corvonero era riuscita a cambiargli colore verso un metallico grigio, ma niente di più.
Come sul treno per il bagaglio, il ragazzo si rese conto che le sue conoscenze magiche erano rimaste le stesse di quando era un adulto: non ricordava solo gli incantesimi, anche la pratica gli riusciva adeguatamente.
Avrebbe dovuto cercare di controllarsi per le lezioni successive: fare tutto perfettamente al primo tentativo, per quanto possibile, avrebbe potuto destare sospetti.
A fine lezione solo altri cinque studenti, tre Corvonero e due Tassorosso, erano riusciti a trasformare il loro ago, anche se uno di loro aveva il buco troppo piccolo per poterci far passare dentro del filo. Littleton era stato uno di questi, visto che Regulus lo aveva corretto nel gesto da usare con la bacchetta, infastidito dai continui tentativi sbagliati.
Le lezioni dei giorni successivi, tuttavia, non furono noiose alla stessa maniera: se per materie pratiche come Incantesimi Regulus non aveva problemi, e anche in Pozioni se la cavasse bene, le parti teoriche erano un inferno. Nonostante la sua intelligenza Regulus era stato uno studente abbastanza mediocre a scuola, abile nelle materie che lo interessavano ma piuttosto debole in quelle noiose, e nonostante amasse leggere falliva spesso nelle materie teoriche perché non riusciva a memorizzare i contenuti che non gli interessavano. Studiava quello che amava, punto.
Il vantaggio  dell’età era completamente assente: Regulus aveva, ad esempio, rimosso completamente tutte le informazioni studiate durante gli anni a Storia della Magia ogni qual volta che superava gli esami, e si ritrovò a dover ricominciare a sentir parlare della fondazione di Hogwarts e di Emeric il Maligno, delle leggi sulla trasfigurazione e di dettagli d’Erbologia che non gli interessavano minimamente.
In aggiunta, a tutte le lezioni che Corvonero condivideva con Tassorosso Littleton si sedeva accanto a lui.
Le prime volte dopo Trasfigurazione, Regulus lo aveva ignorato. Poi, la cosa era diventata seccante. Il Tassorosso non chiedeva neppure il permesso: vedeva che c’era un posto libero accanto a lui e si sedeva, incurante di eventuali scuse. Regulus aveva provato ad arrivare in ritardo a qualche lezione, ma la maggior parte dei Primini aveva cominciato a sedersi a coppie o gruppetti ben precisi ed ogni volta l’unico posto libero era vicino a Littleton, o i professori lo facevano spostare in modo che anche lui avesse un compagno di banco.
A lezioni come Trasfigurazione o Pozioni, poi, i posti scelti il primo giorno erano quelli che si sarebbero portati avanti per il resto dell’anno. Ad un certo punto, Regulus gettò al vento tutta l’educazione che conosceva e si girò  verso il ragazzino di scatto, nervoso.
“Perché diamine continui a sederti vicino a me?!” Sbottò, sbattendo le mani sul banco. Fortunatamente la lezione non era ancora iniziata e Vitious non aveva ancora preso posto alla cattedra.
Damian lo fissò confuso, sbattendo le palpebre più volte, prima di rispondere. “Non posso?”
“A prescindere da questo e, per precisare no, non puoi, non hai altre persone da cui andare? Qualche Tassorosso magari. E non dire che sono l’unico che conosci!” Lo fermò dal parlare, puntandogli un dito contro. “Perché è una menzogna bella e buona.”
L’altro ragazzino continuò a rimanere in silenzio, osservando quel dito come se non capisse esattamente cosa fosse. Sbatté nuovamente le palpebre, esattamente come aveva fatto in precedenza, prima di alzare gli occhi sul volto del compagno. “Voglio solo stringere amicizia.” Disse, candidamente, facendo spallucce come se tutta quella questione non fosse importante.
Adesso era Regulus quello perplesso. “Perché?” Chiese, ad alta voce, ignorando il fatto che alcuni suoi compagni di corso avevano cominciato a fissarli.
“Ci deve essere una motivazione per fare amicizia?”
Prima che potesse rispondergli, il Professor Vitious fece il suo ingresso in aula, iniziando la lezione. Regulus si costrinse a zittirsi e a concentrarsi su di essa, rabbioso.
Stupido Littleton. Voleva solo fare amicizia? Allora perché non cambiava bersaglio? In fondo, lui non si stava dimostrando affatto desideroso di diventare suo amico. Se voleva tanto stringere dei legami poteva farlo con tante altre persone: sicuramente avrebbe trovato qualcun altro.
Questa sua ossessione non aveva senso!
In un impeto di rabbia, quasi urlò il suo “Wingardium Leviosa”. La piuma, che avrebbe dovuto semplicemente svolazzare, scattò velocemente in alto, andando a schiantarsi contro il soffitto dell’aula. Quando ricadde era spiumata e rovinata.
“Emh…” Vitious sembrava colpito e allo stesso tempo a disagio. “Apprezzo l’entusiasmo ma forse quello  era un po’ troppo entusiasimo, Signor Black…”
Finita la lezione, Regulus uscì dall’aula quasi di corsa, e avrebbe continuato a correre se Littleton non lo avesse bloccato afferrandogli un braccio.
“Si può sapere che problema hai?” Urlò, nello stesso momento in cui il Tassorosso disse “Perché non vuoi essere mio amico?”
Regulus lo squadrò, da capo a piedi. La sua espressione era confusa, chiedeva davvero una spiegazione. Intorno a loro alcuni compagni di classe si erano fermati a guardarli.
“Perché sei un Sanguemarcio.” Sibilò. Littleton apparve solo più confuso, qualche studente sussultò. Con un gesto di stizza, Regulus si liberò dalla presa e continuò sulla sua strada.
 
Alla maggior parte degli studenti, abituati da tempo a quei divari e a quelle discriminazione, non importò di un semplice primino purosangue che rifiutava i Nati Babbani. Non era una novità e neanche una cosa che interessava più di tanto.
Tuttavia, Regulus notò immediatamente che i suoi compagni di dormitorio avevano cambiato atteggiamento con lui; se alcuni continuavano a parlargli, ma in maniera piuttosto distaccata o cauta, altri lo ignoravano totalmente. Stuart non gli rivolgeva più la parola: non che gli dispiacesse, ma era seccante, soprattutto se era costretto a chiedergli le cose. A pranzo gli aveva domandato, una volta, se poteva passargli una salsa: il ragazzo l’aveva afferrata e l’aveva addirittura allontanata da lui. Beh, fanculo a Jason Stuart e fanculo alla salsa. Se pensava di dimostrarsi superiore con questi scherzi infantili –e una parte di lui tendeva a dimenticare che, in effetti, aveva a che fare con un bambino- si sbagliava di grosso.
Per il resto, non cambiò nulla. Littleton continuava a sedersi accanto a lui, visto che ormai i posti erano decisi o perché Regulus rimaneva l’unico senza un compagno. Tuttavia non si rivolgevano più la parola se non per cose legate alla lezione, come chiedere un determinato ingrediente a Pozioni. A Regulus andava bene così. Tutto sommato era soddisfatto di come stavano andando le cose da un punto di vista scolastico.
Da altri punti di vista, invece…
La sua insonnia continuava ad aumentare. Dormiva poco e male, tormentato da incubi che non lo lasciavano in pace. Aveva pensato di andare in Infermeria a chiedere qualcosa, ma cosa avrebbe detto? Non era normale che un ragazzino di undici anni avesse così tanti incubi. Alcuni professori, come la McGranitt, avevano cominciato a tenerlo d’occhio, notando il suo calo di attenzione durante le lezioni, e anche Sirius gli lanciava degli sguardi preoccupati quando si incrociavano nella Sala Grande o nei corridoi.
Fu Lucius quello che si avvicinò per primo, tuttavia.
“Regulus, va tutto bene?” Gli chiese, un giorno, fermandolo prima che potesse avviarsi verso la Torre di Corvonero.
Regulus si stropicciò gli occhi, per poi annuire. Il suo futuro cugino alzò un sopracciglio, perforandolo con lo sguardo. “Regulus…”
“Non riesco a dormire.” Confessò, evitando il suo sguardo.
“Stress?”
Il ragazzino annuì, riflettendo. “Incubi.” Aggiunse, rendendosi conto che non aveva bisogno di dire che erano solo quelli a tenerlo in piedi.
“Possono essere una conseguenza dello stress. Ti consiglio di andare subito in Infermeria, dovrebbero darti qualche pozione per dormire tranquillo, giusto per aiutare a riprenderti.”
“Non voglio riempirmi di droga per dormire.” Si lamentò Regulus. “Poi riuscirei ad addormentarmi solo prendendo le pozioni.”
“In effetti hai ragione…”Ponderò Lucius. “Se è un problema di studio o di… compagnie, puoi sempre passare più tempo con me e Narcissa. Se è per Corvonero… non devi preoccuparti. Tuo padre e tua madre non si arrabbieranno con te, di certo non più di quanto non fossero arrabbiati l’anno scorso con Sirius. Mangia leggero prima di andare a letto e stai tranquillo, va bene?”
Lucius, caro Lucius. Che sembrava così freddo all’apparenza, con i suoi occhi di ghiaccio e con i modi alteri, ma la gente non comprendeva quanto potesse amare. Lui e Narcissa lo trattavano più come un fratello minore che come un cugino, o forse si allenavano per il figlio che tardavano a concepire.
Quando Regulus aveva espresso la sua volontà di unirsi al Signore Oscuro, così orgoglioso, così presuntuoso, lo aveva fatto ad un pranzo di Natale in cui era stata invitata quasi tutta la famiglia. Bellatrix mancava, impegnata con il suo nuovo Padrone, ma Narcissa c’era, già sposata e già Malfoy in tutto e per tutto. Mentre a sua madre, ai suoi nonni e ad i suoi zii si illuminavano gli occhi lei aveva lasciato cadere il cucchiaio nella zuppa, in preda allo stupore. Anche Lucius non era sembrato contento.
“Regulus, sei così giovane!” Aveva esclamato, quasi inorridita. “Non hai ancora preso nemmeno i G.U.F.O!”
“Queste sono cose da grandi.” Si era intromesso Lucius. “E pericolose. Ciò che facciamo con il Signore Oscuro ci mette in pericolo davanti a tutti coloro che lo oppongono, e se non si è abbastanza esperti si può finire male. Molto male.”
“Stai forse dicendo, caro Lucius, che il Signore Oscuro vi lascerebbe morire o venir catturati davanti ai suoi occhi?” Aveva chiesto Zia Druella.
“Questo mai, non con lui presente. L’altro giorno, tuttavia, avete sentito di come gli Auror  si sono vantati di aver ucciso ben quattro di noi? E’ stato uno sforzo unico da entrambe le parti: Alastor Moody è abile e scaltro, per quanto si stia avviando probabilmente alla demenza, e quell’idiota di Borvis con un solo errore ha consegnato la sua intera squadra. Un anello debole può spezzare l’intero-“
“Stai forse dicendo che mi consideri debole?!” Aveva sbottato Regulus, alzandosi in piedi di scatto, punto in un orgoglio che non avrebbe dovuto avere. Sua madre lo aveva tirato per una manica, facendogli cenno di sedersi, ma non lo aveva sgridato per le sue parole. Anzi, dal suo sguardo era facile comprendere come fosse dalla sua parte. Non l’aveva forse riempito lei di paroloni su come il Signore Oscuro fosse nel giusto, di come fosse stata coraggiosa sua cugina Bellatrix e valoroso ora Lucius ad arruolarsi?
“No, Regulus, non intendevo questo.” Aveva risposto Lucius. “Guarda Narcissa: lei supporta il Signore Oscuro, ma non è marchiata. Ci sono altri modi per aiutare…”
“Narcissa è una donna.” Si era intromesso Cygnus. “Con Bellatrix arruolata, è l’unica a poter assicurare una discendenza sia ai Black che ai Malfoy.”
“Sempre se ne sia in grado.” Aveva aggiunto, velenosa, Walburga. Narcissa l’aveva guardata con occhi di fuoco, ma era rimasta in silenzio.
Prima che Lucius avesse potuto ribattere, prima che sua madre lo avesse potuto difendere nella sua scelta, Orion aveva smesso di mangiare, guadagnandosi automaticamente il silenzio di tutta la sala. “Aspetterai fino all’uscita da Hogwarts.” Aveva dichiarato, tranquillo.
“Ma p-“
“Aspetterai.” Aveva decretato, tornando a mangiare la sua zuppa. La moglie lo aveva guardato contrariata, pronta a urlargli contro in privato, e anche gli altri parenti sembravano scontenti, ma sia Lucius che Narcissa lo avevano ringraziato con lo sguardo.
Regulus non aveva aspettato. Anche se avesse voluto, ormai il Signore Oscuro lo aveva adocchiato, e non si può rifiutare una sua chiamata. Narcissa lo aveva fatto, ma Narcissa era moglie di Lucius, uno dei più fidati, e con una scusa pronta in quel ventre: Regulus non poteva. Poteva anche essere l’unico erede dei Black fino a quando Narcissa non avesse partorito almeno un maschio, ma questo non lo giustificava. C’erano tanti eredi, fra i ranghi di Lord Voldemort.
Fu marchiato pochi mesi dopo, qualche giorno prima di ritornare ad Hogwarts per il suo sesto anno.
Suo padre non aveva nemmeno potuto sgridarlo, perché nonostante l’entusiasmo e la felicità assoluta per aver ricevuto quel marchio non era stata colpa sua se aveva disubbidito al suo ordine. Sua madre aveva continuato a lodarlo per mesi interi, come se fosse diventato Ministro della Magia, e visto che suo padre non commentava in nessuna maniera ma si comportava come se nulla fosse Regulus aveva compreso che anche lui, secco di parole, ne era felice. I suoi cugini Malfoy, invece, no.
Lucius cercava di dialogare con il Signore Oscuro quanto bastava per non essere sospetto.
“Affidatelo a me.” Diceva. “Per addestrarlo, visto che è inesperto.”
“In questa missione mi servirebbe qualcuno di scaltro. Stavo pensando a mio cugino, se non è un problema sottrarvelo per una giornata...”
“Temo che la furia di Bellatrix non si sposi bene con il pianificare di Regulus. Si manderebbero all’aria la missione a vicenda. Forse, con qualcuno di più simile a lui…”
E lo aveva sempre tenuto vicino. Regulus prima pensava fosse seccante, adesso ne comprendeva il motivo. Caro Lucius, cara Narcissa. Non li aveva salutati, prima di andare via. Lucius aveva notato che sembrava agitato, ma lui non era più uscito di casa e non aveva risposto ai suoi Gufi. Aveva pianto, sua cugina, quando Regulus era scomparso dalla circolazione? Aveva pensato che fosse fuggito, o a qualche incidente? Magari avevano scoperto tutto, avevano capito il messaggio nel finto medaglione. Cosa avevano pensato? Che avevano avuto ragione a non volerlo nelle loro schiere? A proteggerlo?
Non lo avrebbe mai saputo.
“Grazie, Lucius.” Esclamò Regulus, cercando di sorridere, scacciando dalla mente i pensieri del passato – o del futuro? “Forse dovrei proprio fare un salto in Infermeria.”
Lucius annuì, per poi portare una mano a scompigliargli i capelli, un’abitudine che a quanto pare, nei suoi confronti, avevano proprio tutti. Regulus lo osservò allontanarsi senza muoversi, improvvisamente triste, associando al ragazzo che andava via un uomo molto più adulto che non avrebbe più rivisto.
 
 
Una sera un gruppo di studenti di Corvonero ottenne il permesso di infrangere il coprifuoco per andare ad uno dei tanti incontri organizzati dal Professor Lumacorno. Del primo anno solo Sera Pace, la ragazza cieca, fu invitata. Aveva imparato ad affidarsi ad altri sensi, e utilizzava il naso per riconoscere gli ingredienti delle pozioni: il suo elfo le descriveva solo quelli incolore e faceva la parte pratica per lei.
Bertram mise il broncio per tutta la sera, esclamando ogni tanto i suoi ottimi voti in tutte le materie a chiunque gli si sedesse accidentalmente vicino. Una scocciatura, ma la verità era che anche a Regulus rodeva. Il Lumaclub, per quanto piuttosto frivolo e banalotto era un motivo di vanto, e lui ne era stato per molti anni uno dei principali protagonisti: Lumacorno lo sfoggiava come un gioiello da taschino, cercando di presentarlo ad altri giocatori di Quidditch per inserirlo già in Squadre Professioniste.
“Il miglior Cercatore di Serpeverde da almeno due decenni!” Diceva, gonfiando il petto come se Regulus fosse suo figlio, sangue del suo sangue, invece che un suo semplice studente. “Forse persino dai tempi di Alabaster Josif! Non è solo una questione di fisico o bravura sulla scopa… è scaltro, il ragazzo! Distrae gli avversari con finte e riesce a tenere sempre a mente il punteggio, così sa quando può prendere il Boccino e quando lo deve lasciare andare… non è una qualità che hanno molti giocatori, nevvero? Io dico, Robert, che appena si diploma dovresti proprio invitarlo ad un provino…”
Il Lumaclub e il Quidditch, poi, erano le uniche cose in cui era “superiore”  rispetto a Sirius agli occhi di tutti, a Hogwarts. Suo fratello a scuola, nonostante il suo continuo apparire un idiota, era bravo, molto bravo, mentre lui non faceva altro che raccattare voti mediocri. I rapporti sociali, poi… lì Sirius dominava, nonostante a Regulus non importasse molto farsi degli amici. L’importante per lui era andare avanti.
Ma nel Lumaclub lui non c’era, anche se Regulus tendeva sempre ad ignorare il fatto che suo fratello vi era stato invitato, semplicemente non aveva mai deciso di partecipare. E con la scopa, Sirius non riusciva quasi a stare in aria. Per questo poi si era costruito quella… cosa babbana volante.
Sua madre e suo padre a casa lo lodavano per tutto, nonostante Sirius fosse il più bravo a scuola, perché lui era quello che li ascoltava, lui era quello che non sfidava tradizioni e non insultava i propri parenti anche quando magari erano seccati.
Regulus era educato, e rispettoso. Sirius poteva racimolare anche sei G.U.F.O  nella stessa materia e raggiungere in questo modo l’impossibile, ma non andava bene. C’era un problema di fondo. E poi, Sirius se n’era andato.
Ma ad Hogwarts non c’era la famiglia Black a giudicare, c’erano gli insegnanti, c’erano i compagni di classe. E lui era la stella di Serpeverde, il Cercatore più bravo. Ed era lui a venire presentato ai giocatori internazionali, non Sirius. Sirius il traditore rimaneva con Potter e i suoi amichetti a fare scherzi idioti ai Serpeverde.
 
Pian piano le settimane passavano senza molte novità. Agli inizi di Ottobre Regulus, finalmente, ricevette una lettera da casa. Nonostante non fosse davvero spaventato dalla reazione dei suoi genitori, più preoccupato per come avrebbero potuto cambiare le cose se essa fosse stata negativa, il ragazzo la aprì comunque con mani tremanti.
 
Regulus.
Ti chiedo scusa per il ritardo nell’inviare questa lettera. Avrai saputo da tua cugina Narcissa che tua zia Cassiopeia è stata ricoverata al San Mungo per una strana infezione. Alla fine non si trattava di nulla di grave, ma per un po’ ci siamo fatti distrarre dalla sua malattia.
Devo essere sincero: non mi aspettavo minimamente che tu finissi in Corvonero. Tutti i Black a parte tuo fratello, fino ad ora, sono stati Serpeverde, lo sai bene. E fino a pochi mesi fa continuavi a dichiarare di voler essere smistato proprio lì. Ovviamente è il Cappello a decidere, e a quanto pare era Corvonero la casa giusta per te, per quanto sia strano. Ho molti colleghi Corvonero e sono tutte persone sveglie, di acuta prontezza e molto capaci: tutto sommato ne uscirai comunque un buon mago.
Ti consiglio, tuttavia, di aspettare un po’ per contattare tua madre, o che sia lei a fare il primo passo: nonostante adesso si sia calmata, sai come è fatta e sai che dopo Sirius sperava molto di vederti smistato correttamente. Tuo nonno e alcune tue zie, poi, non sono molto gentili nei loro commenti: ti consiglio di prepararti a loro per la cena di Natale. Sai già come si comporteranno da quello che hai visto l’anno scorso, ma credo che con te saranno più miti, visto che non sei un Grifondoro come tuo fratello.
Allego alla lettera qualche galeone per le evenienze, che spero non chiederai a Narcissa di sperperare a Hogsmeade per te, e alcuni Distillati Soporiferi: ho saputo che hai fatica a dormire. Ti prego di prenderli secondo le dosi che già sai e ti ho insegnato, e solo se il giorno successivo hai qualcosa di importante da fare o se non riesci a dormire da troppo tempo. Per il resto, sai i miei consigli per ridurre in maniera naturale il nervosismo.
Kreacher continua a dirci che hai dimenticato la tua sciarpa preferita a casa, e che l’inverno al nord è molto freddo, quindi allego anche essa prima che quell’elfo decida di presentarsi ad Hogwarts per consegnartela di persona. L’altro giorno, mentre puliva camera tua, era così nervoso che quando tua madre l’ha chiamato si è messo a correre per tutto il corridoio del secondo piano, urtando anche quel vaso orribile che ci ha regalato tua nonna. Prima che potessi dirgli che andava tutto bene e che mi bastava un colpo di bacchetta per aggiustarlo aveva già cominciato a punirsi. Temo che la tua mancanza lo renda piuttosto instabile. Ho la strana sensazione che a Natale cucinerà tutti i tuoi piatti preferiti per rimediare alla tua assenza, quindi prepara già lo stomaco.
Studia diligentemente e dai un’occhiata anche a tuo fratello ogni tanto.
Tuo padre, Orion.
 
Tutto sommato, non era andata poi così male, parenti a parte. Sicuramente sua madre era delusissima per il suo smistamento- ma il non essere finito a Grifondoro aveva aiutato. Per di più, nonostante non avesse intenzione questa volta di diventare un Mangiamorte, non avrebbe di certo appoggiato le idee filo-babbane di Silente come avrebbe fatto Sirius, quindi dubitava che ci sarebbero stati problemi in futuro. Il primo ostacolo era superato.
A leggere la lettera, il volto di Regulus si rilassò in un’espressione felice. Kreacher… era sempre stato suo amico, ma mai avrebbe pensato ad un compagno così leale e fedele.
Alla fine, nonostante il dolore che aveva sopportato la prima volta, l’elfo si era offerto di prendere la pozione al posto suo, e lo avrebbe fatto, sarebbe anche rimasto a morire, se Regulus non glielo avesse vietato. E a quel paese Sirius che lo trattava come se fosse uno zerbino. Finita di leggere la lettera, aprì i vari pacchi ricevuti insieme, si strinse la sciarpa al collo e, per la prima volta dal primo giorno di scuola, sorrise.
 
 
Bellatrix cruciava una Nata Babbana. Aveva urlato a squarciagola fino a qualche minuto prima, ma adesso rantolava e basta, incapace di proferire fiato: se la Mangiamorte avesse continuato, la donna prima di morire probabilmente avrebbe perso il senno. Regulus non la conosceva, ma in pochi attimi aveva già imparato tutti i dettagli del suo volto: gli occhi piccoli, che prima saettavano di qua e di là, simili a piccoli insetti scuri, ogni ricciolo di quei capelli neri ora sporchi di sangue e lerciume
Gli occhiali dalla montatura leggera, infranti a terra dal piede cattivo di McNair. Le mani dalle dita lunghe, con le unghie divorate, la pelle pallida e lentigginosa, ogni suo neo; le scarpe con il tacco rotto, una di esse lontana dai suoi piedi. La bocca sottile dalle labbra rovinate  stirata in gemiti e versi di dolore.
Era come se fosse sua madre, una sua zia, qualcuno che conosceva da una vita. Avrebbe potuto riconoscerla dopo anni solo da uno di quei dettagli.
Un altro Crucio, un altro rantolio. Bellatrix tra poco si sarebbe stancata, si stancava sempre quando smettevano di urlare e lamentarsi. Ed ecco, infatti, che la donna sbuffò, roteando la bacchetta fra le dita. Era sudata come se avesse fatto una maratona.
Guardò la Sanguemarcio, poi guardò il Suo Signore e, infine, il suo sguardo vagò sui Mangiamorte presenti, fino a fermarsi su di lui.
“Regulus.” Disse, mentre sul suo volto si apriva un sorriso folle.
Non poté impallidire perché era già bianco come un cencio, ma strabuzzò gli occhi. Sua cugina gli indicava con la bacchetta la donna stesa a terra. Non cercava neanche più di rialzarsi. “Vuoi darle tu il colpo di grazia? O preferisci divertirti un altro po’?”
Aveva la bocca secca: cercò di pronunciare qualche parola, qualche scusa, ma dalle labbra uscì un balbettio confuso. Trattenne un conato di vomito, sperando che nessuno lo avesse notato, ma lo sguardo del Signore Oscuro era su di lui. Regulus poteva anche schermare, grazie alla sua innata abilità nell’Occlumanzia, tutti i dubbi e i suoi sospetti, ma poteva fare poco contro le reazioni del corpo. Bellatrix sbuffò.
“Andiamo, Reguluccio.” Esclamò, con un finto tono amabile. “Non vorrai dirmi che non vuoi vedere questo insetto urlare sotto la tua bacchetta!”
La donna avanzò, fino a infilargli la bacchetta nelle mani. Regulus deglutì, alzando lo sguardo nei suoi occhi spiritati, e poi lo spostò sulla donna. Si mosse lentamente, quasi come se stesse rimandando la sua, di morte.
Gli occhi della Nata Babbana lo guardavano chiedendo pietà, o forse se lo stava immaginando? Era sicuro che ci fosse anche disprezzo, nei suoi occhi. Il ragazzo sollevò la bacchetta.
“Avada Kedavra.” Sussurrò.
Bellatrix emise un verso di delusione mentre la donna si accasciava a terra, gli occhi ancora spalancati che puntavano in quelli di Regulus. Occhi scuri che lo divoravano, che lo avvolgevano…

“Black! Black! Regulus!”

Regulus strabuzzò gli occhi.  Per l’ennesima volta si era svegliato dopo un incubo di soprassalto, in un bagno di sudore, ma questa volta due ragazzi si trovavano sopra di lui a guardarlo preoccupati. Il ragazzino si rese conto di essere stato svegliato proprio da loro.
“Stuart…?” Biascicò, confuso. “Turner…?”
“Tutto bene?” Chiese Turner con un’espressione preoccupata sul volto. “Stavi piangendo?”
Stava…? Si passò una mano sul volto, trovandolo bagnato. Dannazione a questi diamine di incubi e dannazione a Bellatrix Black… cioè, Lestrange. “Ho avuto un incubo…”
“Lo vedo, adesso.” Rispose Turner. “Ma sembrava stessi male, prima. Ti agitavi e sembravi dolorante.”
“Era solo un incubo.” Mormorò lui. A quelle parole, Stuart smise di lanciargli sguardi preoccupati e riassunse la sua solita espressione ostile, per poi voltarsi e tornare a letto.
Regulus si guardò intorno, portandosi a sedere: Bertram e Austen continuavano a dormire, il primo russando piuttosto forte. Da ciò che vedeva dalla finestra non solo non era mattino, ma era addirittura notte fonda. “Mi dispiace avervi svegliato…” Disse, sincero, per poi strabuzzare gli occhi. “Un attimo, ti ho svegliato?”
Turner sbuffò. “Ero sveglio, ero andato al bagno.” Disse. Dall’inizio dell’anno scolastico Stuart e Austen si erano quasi impuntati nel cercare di capire come svegliarlo: quando andava a dormire, il ragazzo a quanto pare quasi sveniva, andando in un sonno così profondo che nemmeno i cannoni riuscivano a destarlo. Lo sapevano, li avevano magicamente provati.“Qualsiasi cosa tu abbia sognato è passata. Non è reale. Torna pure a dormire.”
Mentre il ragazzo tornava nel suo letto, Regulus si rigirò nelle coperte, portandole a coprire quasi fin sopra la sua testa, come se stesse cercando di proteggersi. Già, quel sogno era passato, nel vero senso della parola. Questo non significa che non fosse reale.
 
 
“Hey, Regulus?”
Il ragazzino alzò lo sguardo dal libro che leggeva, confuso. Davanti a lui si trovava Remus Lupin, e lo fissava. Girò la testa di lato e poi dietro di sé, cercando con lo sguardo suo fratello, poi ritornò a guardare Lupin, confuso. “Sirius non è qui.” Disse.
“No, cerco proprio te.” In un gesto veloce, Remus si sedette allo stesso tavolo della Biblioteca, e Regulus si sentì improvvisamente a disagio. Pensava che a parte Potter non avrebbe dovuto avere a che fare con gli amici di suo fratello. “Devo chiederti due cose.”
“Qualsiasi cosa abbia combinato Sirius, io non c’entro.”
Remus rise. “No, no, no… stai tranquillo. Per quello andrei da James. Sai che tra poco è il compleanno di tuo fratello, no?”
“ “Tra poco”? La tua concezione del tempo è sfasata, Lupin. Mancano diciassette giorni esatti al compleanno di Sirius.”
“Uh… sì, certo?” Il Grifondoro gli lanciò un’occhiata piuttosto perplessa. “Meglio pensare alle cose subito, piuttosto che rimandare fino all’ultimo, no? E poi se voglio prendergli qualcosa devo ordinarla via Gufo, e ci vorrebbe un po’ perché il regalo arrivi.”
“Lupin, se quello che necessiti è un consiglio su cosa regalare a mio fratello, allora la risposta è “Non ne ho la più pallida idea”. Mio fratello ha gusti troppo diversi dai miei e mi rifiuto di consigliarti di prendergli il suo ultimo capriccio, un Pastore Tedesco, sia perché i miei genitori non vogliono animali in casa, sia perché dopo qualche settimana Sirius si stancherebbe e si dimenticherebbe di dargli da mangiare. A quel punto sarei io a dovergli dare da mangiare, e io odio i cani, quindi la risposta è sempre “Non lo so”.”
“Chiunque pensi di poter affidare a Sirius più di un pesce rosso è pazzo.” Concordò Lupin. “Anzi, persino un pesce rosso. Ma dovrai sapere qualcosa dei suoi gusti, no? Sei suo fratello!”
Regulus ci rifletté su. “Roba babbana, credo? E’ sempre stato il tipo da interessarsi ad essa. Niente libri, a meno che tu non voglia prendere quelli con le figure.” Okay, non era vero, Sirius leggeva tranquillamente, semplicemente non era uno dei suoi hobby maggiori. “Per il resto adora il Quidditch, anche se è completamente negato su una scopa, quindi qualcosa riguardante esso potrebbe essere una buona idea.”
“Tu cosa hai intenzione di regalargli?”
Ah, giusto. Avrebbe dovuto fargli un regalo. “Dolci.” Rispose, improvvisando. “Dagli del cibo e vai sul sicuro. Ora, la seconda cosa che volevi chiedermi?”
“Sabato ci saranno le selezioni di Quidditch per Grifondoro. Sirius e James parteciperanno-“
SiriusSul serio?” Chiese incredulo. “Sirius parteciperà alle selezioni?”
“Beh-“
“Non lo avete visto sulla scopa nelle lezioni del primo anno? O in qualsiasi altra occasione? Non- esattamente per quale motivo l’intero dormitorio di Grifondoro non ha già elaborato un piano per non farlo uscire dalla Sala Comune, quel giorno?”
“Non può essere tanto male…” Cercò di dire Lupin, ma sembrava incerto. “Certo, è caduto due volte dalla scopa alla prima lezione di volo ma tutti migliorano, no?”
Regulus emise un gemito di dolore, portandosi una mano davanti al volto. “Morirà. Morirà e tutta la responsabilità della Famiglia Black cadrà di nuovo sulle mie spalle. Morirà e si spiaccicherà sul terreno e dovranno raccoglierlo con un cucchiaino nelle migliori delle ipotesi…”
“Sei, uh, molto ottimista…” Lupin emise una risatina imbarazzata, grattandosi la testa guardandolo evidentemente a disagio. “In ogni caso, io e gli altri pensavamo che gli farebbe piacere che suo fratello venisse a fare il tifo per lui. Sappiamo che normalmente persone di altre Case non possono guardare le prove ma se provassimo a chiedere alla McGranitt-“
“No.” Fu la risposta, secca. “Può sfracellarsi tranquillamente senza la mia presenza. Non vedo perché mi devo presentare ad una selezione solo per vederlo fallire.”
Gli farebbe piacere che suo fratello venisse…? Ecco un altro cambiamento sicuramente proveniente dal suo smistamento, visto che Lupin non gli si era mai avvicinato e non era stato invitato a nessuna selezione. Anzi, non sapeva nemmeno che Sirius avesse provato a entrare nella squadra di Quidditch.
No, che Sirius se la cavasse da solo a volare giù dalla scopa. In fondo se era già successo, vuol dire che sarebbe sopravvissuto e probabilmente nemmeno finito in Infermeria.
Lupin fece per dire qualcos’altro ma Regulus chiuse il libro di scatto. “Prepara un kit di pronto soccorso per le selezioni, ti servirà.” Disse, alzandosi e andando via prima che il ragazzo più grande potesse fermarlo.
 
Il giorno dopo le selezioni della squadra di Grifondoro, Regulus lanciò un’occhiata al tavolo di Grifondoro: Sirius, completamente nero di quella che doveva essere per forza rabbia e delusione, mangiava mogio la sua colazione. Aveva il polso fasciato.
Non poté impedirsi di sghignazzare.
 
 
Il pomeriggio della selezione per la squadra di Corvonero, Regulus entrò nel dormitorio del primo anno per trovare Stuart e Austen intenti a lucidare delle scope da corsa. Si bloccò, confuso. “E voi dove le avete prese quelle?”
I due ragazzi sobbalzarono e alzarono lo sguardo, evidentemente beccati in fallo. Quando Stuart vide, tuttavia, che si trattava di Regulus, abbassò lo sguardo, sollevato, e continuò a pulire la sua scopa. “Le abbiamo portate da casa, ovvio!” Poi, si bloccò. “Cioè... in realtà da Diagon Alley. Le uniche scope che ho a casa fanno fatica anche a pulire la polvere.”
“E le avreste nascoste dove?”
In quel momento, Austen finì di aggiustare la “sua” scopa e tirò fuori da una tasca una specie di sacchetto di stoffa: lo aprì, guardò Regulus come a chiedergli di prestare attenzione, e poi cominciò a infilarci tranquillamente dentro la scopa fino a quando essa non scomparve.
“E’ di mia sorella.” Spiegò, sorridendo. “Potrei infilarci dentro anche Aubrey e non peserebbe nulla.”
Fu in quel momento che Bertram e Turner deciso di entrare in Sala Comune. “Dov’è che vorresti infil- OH SANTO CIELO PERCHE’ AVETE UNA SCOPA!?”
“L’hanno portata da casa, e se per questo ce n’è un'altra in quel sacchetto.” Disse Regulus, impassibile, indicando Austen.
“Cosa vuol dire portata da casa?!” Strillò Bertram, rosso in faccia: Regulus non capiva se stesse per svenire o per avere un infarto. “Noi del primo anno non possiamo avere delle scope personali, è proibito!”
“E cosa farai, andrai da Vitious?” Finita di sistemare la scopa, Stuart si alzò e la porse ad Austen, che la rimise a posto. “Fateci il favore di farvi i maledettissimi affaracci vostri e di lasciarci partecipare alle selezioni!”
“Partecipare alle selezioni…” Mormorò Regulus, guardandoli come se fossero impazziti. I due ragazzi gli sorrisero, persino Stuart, raggianti.
“Abbiamo un piano!” Esclamò uno, mentre l’altro alzava un pugno verso il soffitto. “E saremo presi entrambi!”
“Dagli insegnati, intendete.”
“Io voglio sapere solo una cosa.” Disse Turner, che fino a quel momento era rimasto in silenzio a guardarli. “E’ un piano che potrebbe farvi finire in Infermeria?”
I due si guardarono. “No… forse?”
“Non ne voglio avere niente a che fare, allora.” Il ragazzone si spostò verso il suo baule, cominciando a mettere a posto i libri usati quel giorno durante le lezioni. “Cercate di non farci perdere troppi punti.”
“Figurati! Avrete due nuovi cacciatori bravissimi, e questo è quanto!” Esclamò Stuart, afferrando il braccio di Austen e trascinandolo fuori dal dormitorio. “O battitori, chi lo sa! Aubrey, se dici qualcosa a qualcuno giuro che recupero tutti i rospi del castello e te li faccio entrare in bagno mentre fai la doccia!”
Bertrarm rabbrividì, ma sembrava combattuto. Regulus osservò perplesso la porta per qualche minuto. “Ma battitori nel senso che verranno sbattuti qua e là prima da una scopa, e poi dagli insegnanti?”
“Dovremmo dirlo agli insegnanti! Quei due si potrebbero fare ammazzare, o peggio!”
“Cosa c’è peggio di farsi ammazzare?” Chiese Turner. Regulus rimase in religioso silenzio per ovvi motivi. “Credete davvero che si farebbero del male?”
Gli altri due ragazzi lo fissarono.
“E va bene.” Sospirò Turner. “Seguiamoli. Cosa potrebbe andare storto?”
 
 
Ovviamente, andò tutto storto.












































Vorrei ringraziare tutti per le visualizzazioni e le recensioni, siete stati carinissimi >w< Scusate il ritardo, ma vi ho già detto di essere lento, per di più ho anche avuto problemi.  
Se trovate delle cose strane per il testo, temo che siano gli appunti della mia beta (che ringrazio) che ho dimenticato di eliminare.  
 
 
  
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