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Autore: mgrandier    01/08/2016    18 recensioni
"Se in quell’istante avessi avuto il coraggio di abbassare lo sguardo,
evitando quegli occhi trasparenti come cristallo e taglienti come il filo di una lama,
allora, forse, avrei avuto la libertà.
La libertà di obbedire."
Genere: Introspettivo, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cocci
 
Oscar si fece tesa, tra le sue braccia; immobile, con il viso affondato nell’incavo del suo collo, solo un poco sollevato, nel tentativo di comprendere cosa fosse accaduto, aveva lasciato la sua pelle ed il respiro si era fatto soffio lungo e vibrante. Le sue mani giunsero alle spalle, tremanti, e si fermarono sulla stoffa della camicia stringendola fino a farci affondare le dita sottili, mentre già lei si muoveva scivolando dalle sue ginocchia per scendere a terra.
- Madre … - la udì mormorare e d’un tratto André si sentì smarrito e colpevole, con la mente svuotata di qualunque pensiero che non fosse rivolto a lei, a Oscar, e a come metterla al riparo da qualunque avvenimento fosse accaduto a partire da quell’istante.
Andrè non poté volgersi immediatamente verso il passaggio che conduceva all’atrio, al quale dalla propria posizione dava le spalle, e verso il quale Oscar teneva fermo lo sguardo, e così rimase a seguire i movimenti di lei che si sollevò, mettendosi in piedi, mentre il cuore sembrava fermarsi e il respiro bloccarsi in gola. La vide inspirare a fondo, levando lo sguardo alla madre, lentamente, come preparandosi a rendere conto di ciò che la donna aveva certamente visto varcando la soglia della cucina. Scorse nei suoi movimenti una strana pesantezza, in principio, che lentamente parve sciogliersi in una pacatezza più morbida e rassegnata.
Allora, a sua volta riuscì a levarsi dalla seduta, accostando la sedia al tavolo, e si fece vicino ad Oscar, restando ad un passo da lei, leggermente arretrato. La osservò ancora, riscoprendone l’immobilità che ora sapeva di fermezza, ne colse la leggera tensione, e poi ne carezzò lo sguardo incredibilmente sereno, e finalmente riuscì a superare il limite che ancora gli aveva impedito di muovere da lei lo sguardo.
Ferma, accanto alla credenza, con una lunga gonna celeste che sfiorava i cocci di quella che era stata una brocca per l’acqua, e uno scialle del colore della notte, pennellato dai riflessi dorati e cangianti della luce tremula del doppiere, Madame Marguerite si teneva stretta una mano sul petto, a chiudere i lembi dalle lunghe frange per mantenere le spalle coperte, mentre la destra era ancora adagiata sul ripiano, così come tutto l’avambraccio sul quale era poggiata, quasi a sostenersi per non scivolare a terra. Non osò quasi sollevare lo sguardo al suo volto, ma avvertì la necessità di scorgerne l’espressione, cercando sgomento, o forse disprezzo … monito, condanna.
Rimase invece senza fiato nel riconoscere sul viso delicato, segnato dalla stanchezza e forse dalla preoccupazione, un’espressione che gli parve visibilmente smarrita, e che tuttavia rimaneva comunque apparentemente distesa, quasi serena.
- Madame, vi prego, io … - le parole vennero rapide, spontanee, nel tentativo di sollevare Oscar da qualunque critica  – … ecco, permettete che vi aiuti … - aggiunse poi, raggiungendola a passi rapidi, per sorreggerla, sostenendole il braccio e aiutandola a sollevarsi dalla credenza.
Riuscì appena a scorgere il suo rapido gesto di assenso, la mano mossa elegantemente per  posarsi sulla sua, laddove l’aveva sorretta stringendo un poco il braccio, e venne colpito da quell’espressione gentile, dallo sguardo limpido che si sentì addosso, solo per un istante, come una carezza di madre, prima che Madame tornasse alla propria figlia.
- Oscar, tuo padre mi ha raggiunta alla reggia e ha fatto in modo che ottenessi un congedo per rientrare immediatamente a palazzo. – armonia delicata e calda, la voce di Madame fu come un soffio leggero nel silenzio teso della grande cucina – Ho visto un bagliore provenire da qui … credevo che Marie potesse aiutarmi a ritirarmi per la notte, ma posso attendere, Anne[i], che è rientrata con me e giungerà certamente a breve dal ricovero delle carrozze ... –
André allentò un poco la presa sul braccio di Madame Marguerite, accertandosi che lei si fosse completamente ripresa, e vide Oscar ancora ferma e vigile, ma come rapita dalle parole della madre, che pareva evitare accuratamente ogni riferimento a quanto scorto poco prima.
- Mio padre è alla reggia, quindi? – chiese Oscar in tono allarmato facendosi più vicina.
– Sì, Oscar, e mi è parso particolarmente teso … turbato, come forse non l’avevo mai visto, e soprattutto, preoccupato che potesse accadermi qualcosa. – puntualizzò Madame Marguerite, chiudendo le mani una nell’altra, davanti al seno, lasciando così il sostegno di André e ringraziandolo dell’aiuto con un leggero cenno del capo.
André si allontanò di un passo, il capo chino e lo sguardo a terra, mentre cercava di sistemare la propria camicia riunendone i lembi dello scollo e chiudendola sul petto legando rapido lo jabot sotto la gola.
- Oscar, figlia mia … - riprese Madame, cambiando tono di voce e facendosi particolarmente dolce - … ho bisogno di parlarti. –
A quelle parole Oscar si volse d’istinto a lui, intrecciando lo sguardo con il suo, per un solo istante, intenso e vibrante, prima di tornare a Madame – Madre, io posso ascoltarvi anche ora … non c’è niente che mi riguardi che … André non possa sapere. –
Madame annuì, lo sguardo sempre caldo, rivolto alla figlia, e le labbra tese, in una espressione difficile da leggere – Capisco … Ma ti prego, ora precedimi nel mio appartamento. – ribadì.
Oscar aggrottò la fronte, forse spiazzata, cercando ancora il conforto dello sguardo di André; le rispose, un cenno appena, per infonderle fiducia e regalarle un ultimo sorriso di assenso, prima di arretrare per lasciarla passare. Gli giunse chiaro il suo sguardo smarrito e non poté che accogliere quell’ultimo saluto, quello sfiorargli appena la manica con la punta delle dita, nascosto agli occhi della madre dalla sua stessa figura, con cui Oscar lo cercò prima di dirigersi verso l’atrio, scomparendo nel buio del vestibolo e poi dissipando i propri passi sulla grande scala. André ne seguì l’immagine anche nel buio, rincorrendone l’eco fin nel silenzio, e poi si riscosse, tornando a volgersi alla cucina.
 
Aveva creduto che Madame avrebbe seguito Oscar, per raggiungerla al più presto e parlarle. Invece dovette ricredersi, quando, abbracciando con lo sguardo la cucina, si accorse che Madame Marguerite era invece rimasta in quello stesso ambiente, muovendosi solo un poco, per raggiungere il tavolo, e, dandogli le spalle, pareva assorta nell’osservare il piano di legno.
La osservò in silenzio, con sguardi bassi, timidi e colpevoli, stringendo le labbra tra i denti e nascondendo le dita tra la stoffa morbida delle maniche, che in un soffio leggero ricadeva oltre il polso, fin sul dorso delle mani. Chiuse gli occhi, in una attesa difficile, mentre la mente volava, cancellando giorni, mesi, lezioni e duelli, e lui si ritrovava bambino, nascosto in quella stessa cucina, appostato dietro lo stipite della porta, con le manine un poco impolverate dalla calce del muro e il naso schiacciato addosso al legno, intento a scrutare quella madre elegante e silenziosa, così diversa da quella che a mala pena ricordava di aver avuto, ma affascinato dai suoi modi gentili e dalle movenze eleganti. Ne ricordava il viso delicato, liscio di belletto, e quel sorriso trasparente, che ancora non era stato oscurato dalle pieghe del tempo e delle preoccupazioni; ne conosceva il profumo lieve, di fiori preziosi di primavera, che aveva rincorso nell’atrio dopo il suo passaggio. Ne era rimasto affascinato e sorpreso, per quelle mani delicate, dove né l’acqua né il lavoro, erano giunti a lasciare il proprio segno; ne aveva memorizzato il tono della voce, cercando in essa il riflesso lontano di una madre che lo aveva lasciato, ma che nei suoi sogni, nelle notti più buie e solitarie, a volte tornava e sovrapponeva la propria immagine, come un angelo evanescente, a quello dell’unica donna che, pur nel suo silenzio, mai gli si mostrava ostile.
Si accorse, in quegli attimi, di aver cercato in quella donna il ricordo della propria madre, plasmando la memoria con la realtà, e rubando, per così dire, il desiderio di una carezza e di un sorriso che mai più avrebbe potuto ricevere. Con il trascorrere del tempo, si era un poco consolato nel comprendere come la stessa Oscar dovesse fare a meno di quella dolcezza che tanto gli mancava, e che forse lei non aveva nemmeno davvero conosciuto … e così aveva risolto che quella dovesse essere la normalità, per ogni ragazzo che crescendo nel corpo e nello spirito, lascia abiti e abitudini per vestirsi di nuove consuetudini.
Eppure, quel suo modo di mostrarsi e di essere, continuava a portargli luce, anche nella notte della solitudine, e soffio fresco, nell’oppressione dell’incertezza.
Comprese allora di non avere scelta, perché qualunque fosse stato il suo pensiero in proposito, era convinto di doverle una spiegazione sincera, non per giustificarsi, ma perché potesse, se non comprendere, almeno conoscere la verità.
- Madame, vi prego di ascoltarmi … - la voce, un poco incerta, violò il silenzio - … io sento il bisogno di spiegarvi … -
Madame sollevò il capo, si volse a lui e lo osservò un poco, il volto disteso e le labbra ancora serrate; quello sguardo di ambra, trasparente e caldo, gli sorrise mentre la mano si sollevava e lo raggiungeva, posandosi sul suo braccio e infondendo attraverso la stoffa il proprio tocco.
- Figliolo, - lo chiamò con gentilezza, e quel semplice appello giunse al suo cuore come una carezza – … lascia che sia io a parlarti, invece. – un sorriso, leggero come il suo profumo, e poi una carezza, fresca e delicata, sulla guancia e poi sul cuore, dove la mano scese e rimase, mentre gli occhi appena definiti dalla piega di una dolce tristezza, lo osservavano caldi – Io ho messo al mondo mia figlia, e suo padre l’ha educata secondo i suoi principi, ma chi le ha permesso di crescere, fino a divenire ciò che è oggi, sei stato tu. Ho avuto modo di osservarla per lungo tempo … nel silenzio che mi è stato imposto, ed ho visto come è cambiata dal giorno del tuo arrivo in questo palazzo. –
In un attimo di silenzio, Madame portò lo sguardo a terra, fino al disordine di quei cocci ancora sparsi, e poi chiuse gli occhi, nascondendo i propri ricordi e la stretta alla gola che le tolsero le parole, prima di trovare di nuovo il modo di esprimere le proprie emozioni. – Tu sei stato una benedizione, André … lo sei stato dal primo giorno, e lo sei ancora, ne sono convinta; non c’è niente che possa convincermi di essere nel torto. –
André vacillò sotto lo sguardo lucido che tornò a cercarlo e nell’udire quelle parole, dense di significato, di tenerezza, di amore materno …
- Ricordo come fosse oggi il ragazzino magro e impaurito che varcò la soglia del palazzo, stringendo tra le braccia una piccola sacca scura, come se contenesse tutto il suo mondo. Ho ancora un’immagine limpida dell’espressione smarrita e poi sorpresa, mentre osservava la volta dell’atrio, con le figure che la popolavano, e il suo lampadario, lasciandosi rapire dal baluginio dei cristalli … - la voce di Madame tremò un istante, nel proseguire sul filo dei ricordi - … e nel cuore mi è rimasto il suo sguardo di smeraldo, profondo e sincero, che sotto la frangia scura si era spalancato al giungere di Oscar, come se ne fosse stato rapito … -
André si commosse, nel cogliere l’emozione con la quale Madame ricordava il giorno del suo arrivo a Palazzo Jarjayes, ritrovando vivo, dentro di sé, quello stesso bambino che, fin dal primo momento, si era sentito incredibilmente attratto dal ragazzino biondo dai lineamenti d’angelo.
- Madame, io non so davvero … - cercò di intromettersi, ma Madame riprese a parlare, liberando nuove emozioni.
- Senza di te, mia figlia probabilmente non sarebbe nemmeno giunta viva a questa notte. – lo sguardo ancora stretto tra le ciglia, lucido e tremante, fino a lasciare che una lacrima violasse il volto teso – Se non fossi stato nella sua vita, così come sei, con tutto ciò che rappresenti, lei … lei … -
Colpito da quelle parole, André avvertì ancor più forte la necessità di intervenire, perché Madame conoscesse davvero la verità – Madame, vi prego di credermi: io … io amo vostra figlia più della mia stessa vita … ma non ho mai pensato di poterle rivelare i miei sentimenti; tuttavia, dopo quella notte … molti avvenimenti sono accaduti e comunque … io non avrei mai osato di … - eppure non seppe continuare, non riuscì ad andare oltre, quando gli occhi della donna tornarono ai suoi.
- André … André … tu non devi darmi alcuna spiegazione, davvero. Io ho solo la certezza che lei, senza di te, non si sarebbe tirata indietro, quella notte, e … e … -
Un fremito spezzò la voce di Madame, mentre la mano correva a coprire la fronte, china sotto il peso di pensieri cupi.
André si fece coraggio, intuendo che la donna sapesse molto di quanto accaduto -  Madame, vi prego … voi sapete chi abbia deciso che dovesse essere Oscar a partecipare a quel ballo? Voi conoscete il motivo per il quale tutto questo è stato fatto? –
Madame liberò la fronte, osservò André per qualche istante e scosse il capo – No … purtroppo no … Mio marito ripeteva solo che era per il bene della Francia, per la Casa Reale … -
André non si diede per vinto, forte della necessità di comprendere, per proteggere Oscar – Madame, perdonatemi, io posso pensare che qualcuno consideri il Conte di Fersen un personaggio scomodo per la Corona … perché … perché costituisce una distrazione per la nostra Regina … anche se non riesco a immaginare chi possa giungere a volerlo uccidere, ma … ma Oscar? Perché anche lei? -
- André, devi credermi: - riprese allora Madame - mio marito non immaginava che si potesse giungere a tanto … lui è stato coinvolto perché Oscar era ritenuta l’unica adatta a distogliere il Conte dalla Regina. Per lei sarebbe stata un’opportunità … - un sorriso triste velò il volto di Madame - … o almeno questo era quello che Augustin credeva.-
- Io sono convinto della assoluta buona fede del Generale. - affermò deciso - Tuttavia, ancora non capisco chi ci sia dietro a tutto questo, chi possa averlo … -
- … Ingannato? – concluse Madame.
- Esatto. – confermò André, e d’istinto si mosse, mentre sotto i suoi passi nervosi i frammenti dispersi scricchiolavano di un lamento stridente, allontanandosi fino a raggiungere la credenza, posandovi i palmi delle mani e restando a riflettere, con la schiena tesa e il capo chino. Una schiera di volti, uniformi, titoli e blasoni passarono in rassegna davanti al suo sguardo, nel rincorrere disperatamente una intuizione.
- Probabilmente l’obbiettivo non era ingannare mio marito, ma forse, chi lo ha fatto, ha voluto semplicemente usarlo per giungere a Oscar … - ipotizzò allora Madame Marguerite.
André, colpito da quelle parole, rimase in attesa, silenzioso, a riflettere ancora, prima di tornare a rivolgersi alla donna – Credo che abbiate ragione, Madame, … ma cosa lega il Conte di Fersen, Oscar e ora … anche voi? -
 
[i] Ipotizzo che la cameriera personale di Madame Marguerite si chiami Anne … non le faccio aggiungere ulteriori spiegazioni, dando per scontato che i nostri sappiano di chi stia parlando.

Angolo dell'autrice: eccomi puntuale con qualche chiarimento e qualche nuovo dubbio, lasciando a voi il compito di tirare le somme.
Le vacanze si avvicinano... almeno le mie: non posso garantire di essere puntualissima... ma farò del mio meglio perchè le pubblicazioni restino settimanali, sempre sperando che la connessione e il mio pc resistano al caldo e allo spirito vacanziero.
Colgo l'occasione per ringraziare di cuore tutte le amiche che passano di qua... coloro che leggono, seguono, ricordano, preferiscono, recensiscono e indagano lasciandomi segno del loro affetto! Un abbraccio a tutte! A presto!
  
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