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Autore: Ehyca    01/08/2016    5 recensioni
Minseok non è davvero bravo in cinese, Luhan è lo studente nuovo con dei segreti, Jongdae dà pessimi consigli, ma Kyungsoo no. Sehun apprezzerebbe davvero tanto se Kim Jongin smettesse di interessarsi a lui, Baekhyun e Chanyeol sono davvero sul confine del più-che-solo-amici, e niente, la loro vita si incasina giusto un po'.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Lu Han, Lu Han, Un po' tutti, Xiumin, Xiumin
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Minseok aveva pianificato bene come sarebbe andato il suo compleanno. Sarebbe andato a scuola, e i suoi amici gli avrebbero augurato buon compleanno, e sarebbe stato come qualsiasi altro giorno di scuola a parte il fatto che era il suo compleanno, e questo avrebbe reso tutto migliore. E dopo la scuola, lui e Luhan sarebbero andati a fare qualcosa di carino e più o meno romantico, e Minseok avrebbe aspettato il momento giusto, e poi avrebbe confessato tutto e Luhan avrebbe accettato la sua dichiarazione, magari si sarebbe dichiarato a sua volta, e ci sarebbero stati dei baci e sarebbero stati felici e tutto sarebbe andato bene.
Ma invece, Minseok non dormì affatto quella notte, preoccupato da morire, e la mattina la madre dovette praticamente costringerlo ad alzarsi da letto per fare colazione e prendere l'insulina. Le disse che stava male, e lei lo fece rimanere a casa, purché le promettesse di chiamarla se fosse peggiorato. Quando gli chiese se avesse preso un altro virus da Luhan, Minseok si mise quasi a piangere. Era terribile.
Un'ora dopo, Jongdae gli mandò un messaggio, chiedendogli dove fossero tutti. A quanto pare, nemmeno Chanyeol e Baekhyun erano in classe, così come Luhan.
Jongdumb: Ero seduto tutto solo in mensa, e il Presidente del Consiglio Studentesco si è venuto a sedere con me, perché 'sembravo solo'. Che cavolo??
Minseok gli assicurò che non aveva idea di dove fossero Baekhyun o Chanyeol, e che Luhan stava risolvendo qualche problema, e che lui... beh, lui non poteva andare a scuola oggi.
Jongdumb: Ma è il tuo compleanno! Ti ho portato un bigliettino!
Minseok sospirò. Mi dispiace, rispose. Le cose sono abbastanza incasinate al momento.
Jongdumb: Hai bisogno che passi da te?
No,
scrisse velocemente Minseok. Dammi un po' di tempo per gestire le cose.
Jongdumb: Sono qui se hai bisogno di me.
Anche se Jongdae non avrebbe certo potuto aiutarlo nella situazione attuale, Minseok apprezzò l'offerta.
Nel pomeriggio, poco prima che finisse la scuola, qualcuno bussò alla porta, e Minseok sperò stupidamente che potesse essere lui, ma invece era Baekhyun, che probabilmente aveva saputo da Jongdae che anche lui non era andato a scuola. Baekhyun si accucciò sul divano di Minseok e singhiozzò e gli disse tutto, delle prove del giorno precedente e della reazione di Chanyeol alla sua dichiarazione, e il petto di Minseok faceva male per la compassione e il rimorso del più piccolo. Passò un braccio attorno alle spalle del ragazzo e finse di non sentirlo tirare su col naso, e voleva dire qualcosa di incoraggiante o confortante, ma tutto quello a cui riuscì a pensare fu, “Luhan è stato deportato.”
Baekhyun si sedette immediatamente, gli occhi sgranati. “Cosa?”
Minseok scrollò le spalle impotente, con la gola chiusa. “Non lo so. Se n'è dovuto andare ieri notte. Non se lo aspettava nessuno. È tornato in Cina.” Faceva ancora più male, dirlo a voce alta.
Per il resto del pomeriggio, Baekhyun e Minseok rimasero seduti in salotto a dispiacersi per se stessi e per Luhan e Chanyeol, e il compleanno di Minseok fece davvero, davvero schifo.
Alla fine, Minseok decise che era giusto dire a Kyungsoo cosa stesse succedendo, perché era compito di Kyungsoo consolarlo in questo tipo di situazioni. Cominciava a sentirsi travolto, e solo Kyungsoo sapeva come rimettere tutto a posto. Baekhyun andò con lui, mormorando che non se la sentiva di stare solo, e bussarono insieme alla porta del più piccolo, probabilmente con un aspetto terribile; Minseok ancora in pigiama alle tre del pomeriggio e Baekhyun con gli occhi rossi e i capelli scompigliati. Kyungsoo aprì la porta e lanciò loro uno sguardo confuso.
“Ragazzi, cosa ci fate qui? Non dovreste essere ancora a scuola?” I suoi occhi si spalancarono, e fece un passo indietro. “Siete malati?”
No,” sospirò Minseok. “È solo il peggior giorno di sempre.”
Disse a Kyungsoo tutto quello che sapeva, che onestamente non era tanto. Quando il vicino gli chiese cosa non andasse in Baekhyun, il quale si nascose contro la spalla di Minseok e che si lamentò quando Minseok cercò di rimuovere il proprio braccio da dietro la sua schiena, disse soltanto, “Ha qualche serio problema di cuore spezzato.

Kyungsoo non sembrava nemmeno lontanamente tanto devastato dalla notizia di Minseok quanto lui, ma immaginò che fosse perché Kyungsoo sapeva che lo avrebbe solamente fatto sentire peggio. Il più piccolo rimase in silenzio per un po', poi disse, molto lentamente, “Non so cosa dirti, hyung.”
“Dimmi che tornerà,” disse Minseok, mordendosi il labbro e cercando di mantenere il respiro regolare. “Devono lasciarlo tornare, giusto?”
Kyungsoo non fece nulla per un lungo momento, poi distolse lo sguardo e scosse la testa. “Non penso,” disse piano. “Dopo una cosa del genere... Non penso che lo lasceranno tornare in Corea per il resto della sua vita.”
“Non sappiamo nemmeno cosa c'è che non vada,” insistette Minseok, quasi implorante. “Potrà tornare, vero?”
Kyungsoo scrollò semplicemente le spalle e disse, “Non lo so, hyung.”
A volte, Kyungsoo era troppo bravo a dire la dura verità.


Quando Minseok era stato male, il tempo era passato in modo veloce e confuso, dove giorno e notte sembravano scontrarsi l'uno con l'altro. Era così anche ora, solo che Minseok aveva Luhan, prima, mentre adesso non ce l'aveva più. Senza Luhan, il tempo passava più lentamente, fino a che Minseok non sentì di volersi strappare i capelli per la frustrazione.
Tornò a scuola il secondo giorno, e dovette affrontare il banco vuoto di Luhan accanto al proprio, così come le domande che facevano tutti circa dove fosse andato il ragazzo cinese (inclusi Sehun, Jongin e gli insegnanti di Minseok e praticamente tutti quelli che avevano notato la sua assenza, e che a quanto pare si aspettavano che Minseok conoscesse la risposta). Disse alla maggior parte delle persone che non sapeva dove fosse, e disse a Sehun e Jongin e ai suoi amici quello che aveva detto a Kyungsoo – che Luhan era tornato in Cina, a tempo indeterminato. Tutti erano rimasti scioccati, ma persino nel suo stato semi-cosciente, Minseok rimase sorpreso per quanto Sehun sembrasse turbato dalla cosa.
Jongdae prese il braccio di Minseok e sussurrò, “Stai bene?”
Minseok rise, breve e amaro, e disse, “Tanto bene quanto te quando Junmyeon si è trovato una ragazza.”
Jongdae si irrigidì, poi accarezzò gentilmente la schiena dell'amico. “Mi dispiace.”
Minseok si voltò, desiderando che tutti smettessero di parlarne.
Quel giorno, quando Minseok tornò da scuola, esausto oltre ogni limite, trovò una lettera indirizzata a lui, scritta con un familiare hangul infantile. Squarciò la busta così velocemente che quasi strappò anche il suo contenuto. Le mani gli tremavano mentre apriva il foglio.

Caro Minseok,
Sono sulla strada per l'aeroporto al momento. Mi ero dimenticato quanto fosse lungo il tragitto! Imbucherò questa lettera all'aeroporto, prima di andarcene, così che ti arriverà presto. Voglio davvero che sappia cosa sta succedendo il prima possibile. Anche io sono confuso, lo sono davvero, ma non voglio che ci siano più segreti. Non potevo dirtelo prima – giuro che non potevo – ma ora ho bisogno che tu sappia. Non ha più senso tenerlo nascosto, comunque.
Immagino tutto abbia avuto inizio in Cina. Eravamo già poveri, te l'ho detto questo, vero? Mio padre è uno specialista, è ben istruito, ma non riusciva a trovare un lavoro per le sue abilità, non dove vivevamo. Aveva un lavoretto in città, ma non pagava molto. Mia mamma faceva quello che poteva per supportarci. Ma poi mio padre perse il lavoro, e non riuscì a trovarne un altro in tempo, e venimmo sfrattati da casa nostra. Avevamo davvero pochissimo tempo per trovare un altro posto in cui stare. È stato davvero spaventoso. Mio padre fece qualche ricerca, e si trovò un lavoro in Corea. Un lavoro che avrebbe pagato bene, un lavoro per cui aveva le qualifiche. Era davvero una buona opportunità. Ma avevamo bisogno di alcuni documenti per poter lavorare in Corea. E ne avevamo bisogno velocemente. Eravamo... davvero disperati.
Trovammo qualcuno che poteva aiutarci con i documenti, in fretta. Sapevamo, mentre lo facevamo, che era sospetto. Ma non avevamo altra scelta. Ci costò tutto quello che avevamo, ma arrivammo in Corea, e pensammo che saremmo stati bene. Mio padre avrebbe potuto cominciare a lavorare, e avremmo potuto ripagare il nostro debito. Ma non andò così. Quando arrivammo in Corea, scoprimmo velocemente che tutto quello che avevamo era solo un enorme debito, e una documentazione incompleta. Mio padre non poté avere quel lavoro, non avremmo potuto ricevere il resto dei documenti fino a che non avessimo saldato il debito (questo è quello che avevano detto), e avevamo a malapena abbastanza denaro per tirare avanti. Quindi facemmo quel che potevamo. I miei genitori trovarono dei lavori dove poterono, solo per riuscire ad affittare quel piccolo appartamento e per mettere un po' di cibo in tavola, e io lavoravo più che potevo per aiutarli. Durante il giorno, avevo un lavoro normale. La notte, lavoravo per un 'amico' delle persone che ci avrebbero dovuto dare la documentazione. Non pagava molto, e gli orari erano terribili, ma era qualcosa, e il lavoro che facevo toglieva direttamente i soldi dal nostro debito, quindi feci quello che dovevo fare.
Quindi per tutto questo tempo, abbiamo vissuto in Corea illegalmente, senza una giusta documentazione, il che significava che non potevamo avere dei lavori decenti o un'assicurazione sanitaria o niente del genere. Pensavamo che, se qualcuno lo avesse scoperto, avremmo semplicemente potuto dire, “Sentite! Abbiamo quasi fatto, staremo qui solo fino a che i nostri documenti non saranno a posto!” Ma quando qualcuno lo scoprì davvero, a quanto pare scoprì anche che i nostri documenti – quelli che avevamo – erano falsi. Ci hanno permesso di fare una telefonata a testa prima di essere deportati. Mio padre ha chiamato l'ufficio immigrazioni. Il nome e il numero che ci avevano dato non esistevano. Fu allora che capimmo di essere in trappola. Mia madre ha chiamato la famiglia di Yixing, per assicurarsi che potessimo stare da loro non appena saremmo arrivati in Cina, solo per un po'. Io ho chiamato te.
Quindi questa è la mia storia. Mi dispiace davvero non avertelo mai detto, Seok-ah. Era tutto... così confuso. Così incasinato. E immagino volessi semplicemente fingere... se non l'avessi detto a nessuno, allora magari avrei potuto fingere che non era vero. E non è davvero qualcosa che vorresti raccontare a qualcuno. Che sei un immigrato clandestino.
Presto dovrò andare, quindi voglio dirti giusto un paio di cose. Mi dispiace per averti fatto preoccupare. Andrà tutto bene, te lo prometto. Staremo con la famiglia di Yixing, almeno per un po'. Ti chiamerò non appena avremo risolto qualche cosa, okay? Prenditi cura di te, Seok-ah. Scusa se ti ho rovinato il compleanno. Mi mancherai.
Con amore,
Luhan

PS. sai dov'è la chiave di riserva del nostro appartamento, vero? Potresti andare e prendere alcune delle nostre cose? L'affitto è fra una settimana – ti prego metti da parte alcune delle nostre cose prima di allora. Significherebbe tanto!
PPS. Ti darò il numero di Yixing, in caso di emergenza, okay? Le chiamate internazionali sono costose, quindi non chiamare a meno che non sia molto importante!

Minseok prese un profondo, tremolante respiro e passò un pollice sulle parole Con amore sopra il nome di Luhan. Era una cosa stupida su cui soffermarsi, considerando tutto quello che aveva appena letto, ma Minseok era un persona stupida. Sapeva che c'erano cose che Luhan non gli aveva detto, certo che lo sapeva, ma perché non aveva mai chiesto? Non sarebbe stato in grado di aiutare, certo, ma avrebbe potuto fare qualcosa. Perché non l'aveva capito? C'erano stati così tanti indizi. Il fatto che la famiglia di Luhan continuasse ad avere quasi niente, nonostante lavorassero tanto quanto era umanamente possibile. Il fatto che Luhan si rifiutasse di dirgli qualcosa circa il suo lavoro notturno a parte che lavorava per un 'amico' di famiglia. Il suo rifiuto di andare dal dottore, nonostante avesse dovuto avere la tessera sanitaria. Ora aveva tutto molto più senso, e Minseok era così stupido.
Il cervello di Minseok gli diceva di darsi un contegno, di portare la lettera a Kyungsoo così che il più piccolo potesse dirgli cosa sarebbe accaduto, ma Minseok sentiva troppo dolore anche solo per considerare l'idea di fare qualsiasi cosa se non trascinarsi in camera e crollare sul letto. Rilesse la lettera un bel po' di volte, sebbene gli facesse ancora più male, e cercò di concentrarsi sulla parte in cui Luhan gli diceva che sarebbe andato tutto bene, ma non riusciva a crederci, e dubitava che anche Luhan ci credesse davvero. Sapeva che non avevano soldi, non avevano un lavoro, non avevano un posto in cui andare se non la casa del suo amico generoso (e Minseok sapeva che anche la famiglia di Yixing non era esattamente benestante).
Erano passati solo due giorni dall'ultima volta che aveva visto Luhan, e già gli mancava da impazzire. C'erano state altre volte in cui erano stati separati prima, ma questa volta, Minseok non aveva idea di quando sarebbe riuscito a rivederlo. Non sapeva nemmeno se lo avrebbe mai rivisto.
Gli faceva male il cuore. Non era nemmeno riuscito a dire a Luhan che lo amava.
Minseok non aveva idea di quanto tempo fosse passato quando sentì qualcuno bussare, e poi la porta si aprì. (Luhan entrava sempre così, sussurrò il cervello di Minseok, come se Luhan fosse morto o qualcosa del genere.) “C'è qualcuno?” chiamò una voce che Minseok riconobbe subito come quella di Jongdae.
Hey,” gracchiò Minseok, senza fare cenno di volersi alzare a sedere sul letto.
Jongdae entrò nella stanza, indossava dei vestiti normali – doveva essere passato a casa a cambiarsi – e aveva qualcosa in mano. “Sono venuto a controllare come stai,” disse gentilmente.
Minseok tirò su col naso. “Sto bene,” disse, ma non sembrava convincente nemmeno a se stesso.
“Lo so,” disse comunque Jongdae, sedendosi sul bordo del suo letto e accarezzandogli la schiena confortante. “Qualche notizia?”
Minseok annuì debolmente, porgendo la lettera all'amico. “Luhan mi ha mandato questa.”
Jongdae rimase in silenzio per un po', studiando il foglio. Poi disse semplicemente, “Wow. Questo è – non ne avevo idea. Spero stia bene.”
Minseok scrollò le spalle e nascose il viso nel cuscino.
Hey,” disse piano Jongdae. “Tu starai bene? È mio compito assicurarmi che stia bene, sai. È mio dovere come migliore amico. Hai bisogno che faccia qualcosa?”
Minseok sospirò, scuotendo la testa. Non è che Jongdae potesse fare qualcosa per aiutare, comunque. Nessuno poteva. “Mi sento una merda,” mormorò. “Sono solo preoccupato, e – vorrei soltanto – vorrei che fosse qui.”
“Lo so,” disse gentilmente Jongdae. “Hey, guarda, ti ho portato una cosa.”
Minseok rotolò per vedere cosa avesse in mano l'amico. Era una scatola di cioccolatini assortiti, probabilmente ancora dal giorno di San Valentino, e grugnì. “Jongdae, lo sai che non posso mangiarli.”
Hey,” disse severamente Jongdae. “Solo perché tua madre è una maniaca della salute non significa che debba esserlo anche tu. Sei depresso, e il cioccolato è il miglior rimedio. Non lo dirò a nessuno.”
Minseok si passò una mano sul viso, frustrato. Tutto questo era troppo. Era troppo e Minseok non poteva gestirlo e voleva semplicemente smettere di pensare, per cinque secondi. Voleva smettere di pensare a come sarebbe stato aggiustare la propria vita senza Luhan, e preoccuparsi se sarebbe stato bene, oltre che a preoccuparsi se Minseok stesso stesse bene. Voleva essere un adolescente normale, per una volta, e mangiare i propri problemi e non interessarsi a niente se non a quanto fosse triste. Voleva soffrire come soffrivano le persone normali, e vivere come vivevano le persone normali, e solo. Voleva semplicemente smettere di avere tutti questi problemi tutto il tempo. Era chiedere troppo?
“D'accordo,” disse, l'amarezza e il risentimento crebbero nel suo stomaco prima di collassare in qualcosa di molto più semplice, e molto più terrificante se ci pensava un secondo. Ma Minseok aveva smesso di pensare. “Lasciali.”
“Questo è il mio ragazzo,” rise Jongdae, scompigliandogli i capelli prima di alzarsi. “Comunque, hyung, vado a dare questa lettera a Kyungsoo. Prenditi cura di te, ok?”
Minseok deglutì e annuì. Nel momento in cui Jongdae se ne andò, però, aprì la scatola e si infilò due cioccolatini in bocca, per poi gettare la scatola sotto il letto. Il sapore di cioccolato sulla lingua era stucchevolmente dolce, quasi sconosciuto a questo punto, e sapeva di peccato e ribellione e rimorso e liberazione, tutto allo stesso tempo.
Nessuno doveva sapere.


Sin da quando era bambino, Sehun aveva imparato i vantaggi di saper nascondere le proprie emozioni. Rifiutarsi di mostrare un sentimento era equivalente a rifiutarsi di mostrare una debolezza, perché lasciare che un'emozione ti controllasse era una debolezza. Paura, rabbia, delusione, dolore, persino felicità – erano tutte debolezze, e il piccolo Sehun conosceva le conseguenze del mostrarle. Le persone che le conoscevano potevano ferirti con molta più facilità, e molto più in profondità. Rimanendo impassibile e imperturbabile nonostante le circostanze, Sehun era riuscito a proteggersi.
Ma Jongin aveva tirato fuori diverse cose dal passato di Sehun, dal più piccolo dei sorrisi ad un completo scioglimento, e forse Sehun aveva anche imparato i vantaggi di lasciarsi andare, di tanto in tanto. Non significava che l'avrebbe fatto senza lottare, però.
Sehun…” la voce di Jongin era debole ed esitante, come se non fosse sicuro di dover continuare. “Stai bene?”
Sehun non avrebbe mentito, quindi non disse nulla, fissando il muro accanto a sé invece del ragazzo che aveva davanti. Erano nella sala prove, anche se Jongin non aveva lezione oggi; Sehun aveva detto che gli sarebbe piaciuto andare in un posto silenzioso, e questo era il miglior posto che Jongin conoscesse. C'erano solo loro due, ma Jongin era in piedi da un lato, mentre Sehun era seduto in un angolo, con le ginocchia tirate al petto, e si rifiutava di guardarlo.
Sehun, che c'è che non va?” chiese il ragazzo, sembrando così triste e preoccupato, e Sehun non riusciva a guardarlo, non sapeva cosa fare, non sapeva come gestire queste situazioni. “È per Luhan-hyung?”
Sebbene Sehun non volesse mostrare niente, non riuscì a contenere il piccolo suono che sfuggì dalle sue labbra, e c'era troppo silenzio nella sala perché Jongin non lo sentisse.
Hey,” disse gentilmente, avvicinandosi a Sehun e accovacciandosi accanto a lui. Sehun si ostinò a fissare il muro. “Andrà tutto bene. Lui starà bene. Non sappiamo nemmeno perché è stato deportato, giusto? Potrebbe tornare presto.”
Sehun voleva spingere via Jongin, dirgli di smetterla di mentire, dirgli che Luhan sarebbe potuto essere bandito dal Paese per sempre, ma invece strinse i denti e tenne la bocca chiusa.
Sehun, ti prego,” disse Jongin, sembrando leggermente disperato mentre posava una mano sul ginocchio del ragazzo. “Ti prego, parla con me. Se non dici mai niente, come posso aiutarti?”
Sehun spinse via la mano, e sapeva che c'era qualcosa di seriamente sbagliato in lui quando volle immediatamente che Jongin provasse ancora, come un gioco malato di Toccami Non Toccarmi. Jongin non lo fece, però, indietreggiò leggermente, e Sehun ruggì e sbatté la testa al muro abbastanza forte da farlo sussultare, perché voleva sempre che Jongin sapesse quello che Sehun voleva e che facesse sempre quello di cui aveva bisogno, ma non sapeva come dirglielo. La metà delle volte, nemmeno Sehun sapeva che cavolo voleva.
Prese un profondo respiro e disse, con esitazione, “È solo che – non se ne sarebbe dovuto andare.”
“Chi? Luhan?” chiese Jongin.
Sehun deglutì e annuì.
“Non se ne voleva andare, Sehun,” disse piano Jongin. “Non se ne sarebbe andato se non fosse stato costretto, lo sai questo.”
“Lo so,” sputò Sehun, e non era arrabbiato con Jongin, era arrabbiato con se stesso, ma Jongin questo non lo sapeva e si allontanò da lui, sembrando ferito. Sehun si odiava. “Ma ho solo due persone, Jongin,” disse, prendendo un respiro e sentendosi terribilmente vicino ad un altro crollo. “Ho solo te e Luhan. Ed entrambi avete promesso che non ve ne sareste andati e ora Luhan non c'è più e io – non so – non me l'ha nemmeno detto.”
Ha fatto quel che poteva, Sehun,” gli disse velocemente Jongin, e Sehun lo sapeva questo, ma non cambiava nulla. “Ha detto a Minseok quello che poteva dirgli, e Minseok lo ha detto a te. Non voleva andarsene.”
“Ma lo ha fatto, Jongin,” disse Sehun. “Anche se non voleva, lo ha fatto, e come faccio a sapere che anche tu non te ne andrai?” Si morse immediatamente la lingua, sentendosi nauseato. Aveva detto troppo.
Ci fu un lungo, pesante silenzio, e Sehun deglutì a fatica, aspettando. Ma Jongin non disse niente, e invece si alzò e si allontanò, e Sehun si sentì tremare leggermente. Jongin prese quattro o cinque passi di distanza e fissò il soffitto passandosi una mano tra i capelli sembrando perso, poi si voltò e offrì una mano a Sehun. “Alzati.”
Sehun sbatté le palpebre, ancora tremante. “Cosa?”
Jongin fece qualche passo verso di lui. “Alzati.”
Con esitazione, Sehun prese la mano offerta dal ragazzo, il quale lo aiutò ad alzarsi e lo guidò al centro della stanza. Con le mani sulle spalle, Jongin lo fece voltare verso uno dei muri coperto di specchi e lo rispinse giù. Confuso e titubante, Sehun si sedette, gli occhi sulla figura di Jongin nello specchio mentre si sedeva direttamente dietro di lui, il petto contro la sua schiena. “Così va bene?” chiese Jongin. Sehun annuì lentamente, e Jongin fece scivolare le braccia attorno ai suoi fianchi. “Così?” Sehun annuì ancora. Jongin posò il mento sulla spalla di Sehun. “Così?”
“Sì,” sussurrò Sehun. Jongin non sorrise, invece rimase seduto lì, avvinghiato attorno a lui a fissare le loro figure nello specchio.
“Non posso prometterti che non mi accadrà qualcosa come è accaduto a Luhan,” disse alla fine Jongin, e Sehun trattenne il fiato. “Sarebbe una promessa stupida da fare, perché a volte non puoi controllare queste cose.”
“Lo so,” disse piano Sehun.
Jongin rimase in silenzio per un momento, e poi girò la testa per premere un bacio sul collo del ragazzo, e Sehun era imbarazzato per come le sue guance arrossirono. “Lo sai che ci tengo a te, vero?”
Sehun esitò, deglutendo prima di mormorare, “Sì.”
Jongin sorrise allo specchio. “Bene. E sai che anche Luhan-hyung tiene a te, vero?”
Sehun si fermò un attimo a pensare a tutte le volte che Luhan lo aveva raggiunto al suo tavolo, alle volte in cui gli aveva parlato nonostante lui non volesse parlare, a quando lo aveva presentato ad altre persone, a quando gli aveva sorriso, lo aveva abbracciato. “Sì.”
“Bene, perché è così. Ora chiudi gli occhi.”
“Cosa?”
Chiudi gli occhi,” ripeté Jongin, guardandolo severamente dallo specchio.
Mordendosi il labbro, Sehun fece quello che gli era stato detto. “E ora?”
Jongin fece un suono vago e lo strinse ancora più forte. “Riesci ancora a sentire che tengo a te”
Sehun aggrottò le sopracciglia confuso, ma non aprì gli occhi. “…Sì?”
“E quando torno a casa e non puoi sentirmi o toccarmi? Potrai ancora percepirlo?”
Io—sì, penso di sì.”
“E se andassi in Cina? Crederesti ancora che abbia tenuto a te se dovessi andare in Cina?” chiese piano Jongin.
Sehun prese un profondo respiro e si lasciò andare contro il petto caldo di Jongin. “Non lo so.”
Altri baci contro il suo collo e lungo suo profilo. “La risposta esatta è sì,” gli disse gentilmente Jongin. “Perché sarebbe così, terrei a te tanto quanto qui e ora. Proprio come Luhan.”
Sehun sospirò e piegò la testa per esporre di più il collo, perché non sapeva come dire a Jongin che gli piaceva quando lo baciava lì. Il ragazzo sembrò capire, comunque, allo stesso modo in cui sembrò capire quando Sehun disse, “È solo che – non so perché sia così difficile per me.”
Jongin annuì contro la sua pelle. “Nemmeno io,” confessò. “Ma ci stiamo lavorando.”
“Sì?” chiese Sehun, con voce piccola.
“Sì,” sussurrò Jongin. “Lentamente.”


Baekhyun, possiamo andare a casa per favore?”
No.” Baekhyun si accigliò e si alzò in piedi. “Non abbiamo finito nemmeno l'Atto I ancora.”
“Forse perché nessuno dei nostri protagonisti sa le battute,” disse il direttore di scena, alzando gli occhi al cielo. “Andiamo, Baek, siamo qui da ore, tutti cominciano ad andare fuori di testa. Forse dovremmo semplicemente tornare lunedì, quando voi due avrete avuto tempo di riguardare meglio le battute.”
Baekhyun trattenne il fiato e si premette le mani sugli occhi. Gli bruciavano ferocemente sotto le palpebre. “Finiamo – finiamo solo il primo atto e poi possiamo andare a casa,” disse.
“Riuscirai a mettere insieme un costume in tempo per lo spettacolo?” chiese scetticamente il pianista. “Ci sono voluti mesi per creare quello di Chanyeol—”
“Non—” lo interruppe velocemente Baekhyun, prendendo un profondo respiro. “Non... parlarne. Mi inventerò qualcosa. Riproviamo questa scena.”
Jung Eunji gli lanciò un'occhiata stanca dal centro del palco. “Sei sicuro che sia una buona idea?” chiese. “Perché non trovi semplicemente un nuovo protagonista maschile, e tu tieni il tuo ruolo? Almeno così qualcosa sarebbe decente.”
Baekhyun rifiutò immediatamente la proposta, facendo una smorfia. “No. Non - non voglio nemmeno essere l'eroina. Possiamo solo – possiamo solo finire di provare per oggi? Vi prego?”
Ci fu un mormorio scontento di assenso, e tutti tornarono lentamente ai propri posti. Baekhyun prese il copione e lo fissò, fingendo di non sentire quando qualcuno mormorò, “Byun Baekhyun, ridotto ad implorare senza Chanyeol intorno.”
Il suono del suo nome gli faceva ancora venire voglia di vomitare.
Erano passati quattro giorni dalla dichiarazione di Baekhyun. Quattro terribili giorni spaccacuore da quando Chanyeol era uscito dall'auditorium lasciandolo solo. Il primo giorno, Baekhyun era rimasto a casa, troppo distrutto per andare a scuola, ma il secondo giorno era tornato, spaventato ma anche un pizzico speranzoso.
Non avrebbe dovuto esserlo. La prima cosa che notò fu un bigliettino nel suo armadietto, coperto dalla calligrafia familiare di Chanyeol. Il cuore di Baekhyun si era gonfiato, in quel modo pericoloso proprio prima che qualcosa potesse riempirlo o distruggerlo. Stupidamente – Baekhyun era così stupido – aveva sperato che il biglietto iniziasse con un “Mi dispiacee si concludesse con un “Ti amo anche io.”
In effetti, era iniziato con delle scuse, ma la sua fantasia finì lì.

Baekhyun,
Mi dispiace davvero, davvero tanto per quello che sta succedendo al momento. So che probabilmente non vorrai sentirlo, ma è così, e voglio che lo sappia. Sono solo... sono così... dispiaciuto. Non so cos'altro dire. Per prima cosa, immagino, mi dispiace per averti lasciato in quel modo. Sapevo di non doverlo fare, anche mentre lo stavo facendo. Ma non sapevo davvero cosa fare. Ero così confuso e perso e spaventato e sono stato un codardo, sono scappato invece di gestire la cosa, e mi dispiace.
Non ho mai saputo, giuro sulla mia vita, non ho mai immaginato che provassi quelle cose, nemmeno per un secondo. Forse sono uno stupido per non averlo saputo, non lo so, ma ero così scioccato. Lo sono ancora.
Prima di tutto, voglio che sappia che non ti odio. Non sono disgustato e non penso tu faccia schifo e davvero non ti odio, non potrei mai e mai lo farò. È solo che... non posso. Non posso, Baekhyun. Lo capisci, vero? Sei il mio migliore amico, lo sei stato per più di quanto io ricordi, e mi conosci più di chiunque altro. Quindi capisci perché non posso, vero? E non posso semplicemente dimenticare, o fingere che non cambi nulla. Vorrei che non cambiasse nulla, ma non è così, e potrei essere un bravo attore, ma recitare non è credere, o sentire.
Non so nemmeno più cosa sto dicendo. Sono solo dispiaciuto per così tante cose. Mi dispiace per non averlo notato, per averti reso le cose difficili, per averlo reso strano per te, per non essere in grado di gestirlo. Ho solo... bisogno di un po' di spazio. Ho bisogno di capire un po' di cose. E voglio che tu sappia che questo non significa che non tenga più a te, okay? Perché ci tengo, questo non è cambiato. Penso che la colpa sia mia qui, e mi dispiace davvero, davvero tanto.
-Chanyeol

Baekhyun aveva pianto ancora, la prima volta che aveva letto la lettera. Era arrivato tardi in classe, perché era stato impegnato a nascondersi in bagno e a strofinarsi gli occhi per farli smettere di lacrimare. La seconda volta che l'aveva letta, aveva usato una penna rossa per cerchiare tutte le volte che Chanyeol aveva detto scusa. Sette volte. Baekhyun non riusciva a decidere se fossero troppe o troppo poche.
Le lezioni erano state un incubo. Chanyeol si era seduto davanti invece che al solito posto accanto a Baekhyun, dicendo all'insegnante che gli si erano rotti gli occhiali e aveva perso le lenti a contatto e non riusciva a vedere (era già successo prima, ma Baekhyun dubitava che questa fosse una coincidenza). Non era andato a parlare con Baekhyun durante la pausa, non si era fatto vedere al loro triste tavolo solitario a pranzo – sapeva almeno che Luhan se n'era andato? Jongdae gli aveva chiesto se avessero litigato, e Baekhyun aveva risposto semplicemente, “Qualcosa del genere.” E dopo la scuola, quando Baekhyun aveva fatto l'appello per le prove dello spettacolo, Chanyeol non si era presentato. Avevano fatto ciò che potevano senza di lui, e Baekhyun aveva accettato di parlare con il loro principe assente. Non lo aveva contattato.
Chanyeol non si presentò neanche alle prove del venerdì. Sabato, Baekhyun aveva chiamato Jung Eunji del coro per chiederle se avesse voluto prendere il ruolo dell'eroina, così che lui potesse riempire il vuoto che Chanyeol aveva lasciato nel cast. Non voleva essere l'eroina se Chanyeol non era il protagonista, comunque.
Imparare un'intera parte nuova – un'enorme parte nuova – avrebbe portato via a Baekhyun un sacco di tempo per poterla recitare perfettamente dopo un mese. Ma a Baekhyun non dispiaceva. Avrebbe fatto di tutto per tenersi occupato, davvero. Avrebbe fatto di tutto pur di non pensare a Chanyeol, che era stato un presenza quasi costante nella sua vita per i precedenti tredici anni, solo per andarsene completamente per una stupida cosa che aveva detto Baekhyun. Penso che la colpa sia mia qui, aveva scritto Chanyeol.
Ma era stato Baekhyun ad innamorarsi di lui. Stupido, stupido Baekhyun.


Jongdae conosceva Minseok meglio di chiunque altro al mondo. Conosceva tutte le sue piccole strane abitudini, tutte le sue stranezze, i suoi difetti e i suoi punti di forza. Sapeva cosa piaceva a Minseok, e le cose che fingeva gli piacessero ma che in realtà odiava. Conosceva Minseok.
Quindi sapeva quando c'era qualcosa che non andava nel migliore amico.
All'inizio, quando Minseok era rimasto a casa il giorno del suo compleanno, Jongdae aveva pensato che fosse davvero malato. Ma poi si era scoperto che era solo l'effetto di tutta la situazione di Luhan, che era spaventosa e dolorosa per tutti, ma specialmente per Minseok. Jongdae sapeva che Minseok non reagiva bene ai cambiamenti. Non gli piaceva quando le cose si incasinavano, ed era per questo che all'inizio era stato così restio all'arrivo di Luhan. (Divertente, come fosse andata a finire.) E Jongdae non era stupido. Sapeva che Minseok era più che leggermente affezionato a Luhan. Quindi capì perché avesse avuto un impatto così grande sul migliore amico, quando Luhan se ne fu dovuto andare, forse per sempre. Lo capiva.
Ma dopo un paio di giorni in cui vedette di più Minseok, Jongdae cominciò a pensare che quello non fosse l'unico problema. Minseok si stava semplicemente... comportando in modo strano. Faceva cose che non aveva mai fatto. Tipo spazzare via il pranzo di Jongdae, chiedendogli se poteva mangiare alcuni dei suoi snack. Scambiava le sue mele e le barrette ai cereali con biscotti e altri cibi poco salutari. Jongdae glielo lasciava fare, perché sapeva che non aveva quel tipo di cose a casa e forse sarebbe stato un bene per Minseok lasciarsi un po' andare, ma dopo un po' cominciò a farlo preoccupare. Cominciò anche a non seguire più la sua routine. A pranzo arrivava sempre in mensa prima di Jongdae, il che significava che non andava in bagno, e questo non era un grande problema o niente del genere, ma era comunque strano. E poi mandava giù litri d'acqua, come se la sua vita dipendesse da quello. Rendeva Jongdae un po' nervoso, perché Minseok non si comportava normalmente ed era difficile non notarlo.
Non si preoccupò seriamente fino a sabato, però, quando Minseok cancellò la propria festa di compleanno – non che fosse una grande cosa comunque – e invece chiese a Jongdae di aiutarlo a pulire la casa di Luhan. Non appena arrivò a casa di Minseok, notò quanto sembrasse stanco e letargico l'amico, anche se si comportava come se stesse perfettamente bene davanti alla madre. Subito dopo essere usciti, però, le sue spalle si abbassarono e il suo sguardo si spense immediatamente.
“Ti senti bene?” chiese con cautela Jongdae. “Sembri un po'... sotto tono.”
Minseok scosse la testa stancamente. “Sto bene,” rispose. “Solo stanco.”
“Sembri un po' malaticcio,” Jongdae misurò le parole.
Minseok si accigliò. “Potrei starmi ammalando un pochino,” disse. “Non dirlo a Kyungsoo, uscirebbe di testa.”
Jongdae allungò una mano per sentirgli la fronte, e Minseok si scansò al contatto, poi sbatté le palpebre e fece una smorfia. Sorpreso, Jongdae gli sentì ancora la fronte, e Minseok gli lasciò fare, ma non sembrava avesse la febbre. Decise di lasciar perdere.
Jongdae non era mai stato a casa di Luhan prima – non aveva mai avuto un motivo per farlo – ma dopo la lettera del ragazzo, si aspettava che fosse un po' malmessa. Non rimase deluso. Sentiva che avrebbe avuto una reazione più grande, però, se il loro arrivo non fosse stato interrotto da Minseok che insisteva di dover fare la pipì, spingendolo via per dirigersi nel bagno di Luhan. E anche quello non sarebbe stato strano, se Minseok non avesse fatto la stessa identica cosa prima di uscire da casa sua. Forse se avesse smesso di bere così tanta acqua
Non c'era tanto da mettere da parte nell'appartamento di Luhan. Era ovvio che se ne fossero andati di fretta, afferrando poche cose ciascuno prima di essere costretti a uscire. Minseok nominò alcune cose che aveva notato mancassero – il barattolo dei risparmi di Luhan, il suo zaino, qualche libro e alcuni dei suoi vestiti. I suoi vestiti invernali erano ancora lì, però, il suo giubbotto rosso e i guanti, e Minseok li raccolse e li fissò a lungo prima di infilarli in una grande busta nera della spazzatura che avrebbe riportato a casa.
Non sapevano davvero cosa prendere e cosa lasciare, quindi passarono la maggior parte del tempo ad aprire cassetti e guardare dentro gli armadi per poi allontanarsi senza toccare niente. Jongdae passò molto tempo a recupare libri cinesi dalla camera dei genitori di Luhan, poi tornò in camera del ragazzo trovando Minseok seduto sul pavimento, staccando con attenzione le foto dal muro e guardandole per poi metterle sulla pila accanto a sé. Jongdae rimase sull'uscio e guardò in silenzio per un momento mentre il migliore amico staccava una foto di sé e Luhan con i visi piuttosto vicini, guancia a guancia, seduti su una panchina da qualche parte. Minseok la fissò per venti secondi buoni, poi sospirò all'improvviso e si buttò sul materasso di Luhan, coprendosi il viso e grugnendo piano. Jongdae se ne andò velocemente, pensando di lasciare un po' di spazio all'amico.
Nelle due ore che Minseok e Jongdae usarono per raccogliere tutto ciò che potevano dal piccolo appartamento, il maggiore andò in bagno tre volte, e fu allora che il cervello di Jongdae registrò qualcosa. “Hyung,” disse mentre trasportavano le loro buste verso la fermata della metro più vicina. “Non ti stai ammalando come l'anno scorso, vero?”
La testa di Minseok scattò su e lo guardò con occhi ardenti. “No,” disse con decisione. “Non è così. Sto bene.”
Jongdae lo guardò a lungo, poi disse semplicemente, “Se lo dici tu.”
Minseok era un ragazzo grande. Poteva prendersi cura di se stesso. Vero?

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Nuovo capitolo! Come previsto sono riuscita a trovare un passaggio, quindi rimarrò a casa per uno o due giorni... prevedo già ore e ore passate al pc per recuperare il tempo perduto senza internet ahahah Il capitolo successivo verrà postato questo fine settimana, spero ;___; Alla prossima 

  
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