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Autore: Angel TR    02/08/2016    1 recensioni
She saw my silver spurs and said let's pass some time
And I will give to you summer wine

Lana del Rey - Summer Wine.
{Avvertimenti e note all'interno | Raccolta disomogenea | LilixAsuka}
{Storie partecipanti alla "Le situazioni di lei&lei" indetta da starhunter Challenge indetta su EFP}
{Partecipa alla challenge "Just stop for a minute and smile" indetta da Sou_Shine su EFP}
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Shoujo-ai | Personaggi: Asuka Kazama, Emily Rochefort
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: Bondage, Gender Bender
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Belle Époque'
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Non potevo resistere! XD

Rating: giallo
41. War!AU
Nickname: Angel Texas Ranger
Titolo: La Schifosa Guerra dei mondi

Lili alzò il braccio per ripararsi dalla nuvola di polvere grigia e sporca sollevatasi allo sbattere della grossa trave arrugginita dall'incuria e dal tempo.

«Mon Dieu» sbuffò, stizzita.

Erano due settimane che non si faceva una doccia come Cristo comanda per cui — orrore degli orrori — puzzava.
Aveva strisciato lungo dei sotteranei, ignorando lo zampettare di creaturine non identificate e lo sgocciolare viscido sulla sua testa.

I suoi splendidi capelli lavati con TIGI! Marcia funebre, s'il vous plaît.

Aveva visto con i suoi occhi — sissignori — un fantoccio di legno animarsi ed attaccarla, urlando nella sua fottuta testa che quella non era la loro guerra.
Porca bubbazza, e di chi diavolo era, se no?

Quella maledetta guerra aveva spazzato via la vita di Lili Rochefort, staccando una per una le cinque stelle che indicavano il livello della sua vita — la vita di una splendida figlia sedicenne di un magnate del petrolio.

Puff! Tutto svanito, proprio come quella schifosissima nuvola di polvere davanti ai suoi occhi.

«Andiamo, oca bionda!»

Due mani guantate che si sfregavano. Lili soffocò un'imprecazione — la vecchia Lili non avrebbe mai imprecato, non era chic.
Qual era la parte peggiore di tutta quella missione stupida?

Asuka Kazama.

Lì, di fianco a lei.

Neppure lei si era fatta una doccia in quelle due settimane passate a lottare con le unghie e con i denti per sopravvivere al Sesto Torneo del Pugno Di Ferro, eppure quello sporco le donava un'aria da valchiria.
Lo sguardo scuro era determinato e intelligente, il sudore che imperlava le sue braccia non faceva altro che metterne in risalto i muscoli slanciati. Il top bagnato sembrava il risultato di una gara a Miss Maglietta Bagnata e non di una nuotata furiosa in un fiume per sfuggire ad un branco di scagnozzi di Jin Kazama.

Perché lei è un rozzo maschiaccio, pensò Lili, innervosita.

Puntò i piedi, come una bambina capricciosa. «Non voglio. Questo treno non mi piace per niente.»

Asuka le rivolse un'occhiataccia prima di scavalcare la trave che bloccava l'accesso al treno.

«Siamo in una fottuta foresta perché ci siamo fottutamente perse e quel fottuto treno è la nostra unica, fottuta speranza. Ora sali o no?» ribatté Asuka, allargando le braccia nude e abbronzate, la voce che saliva di un'ottava.

Lili incrociò le braccia al petto per tutta risposta, imbronciata, scoccandole uno sguardo da sotto le ciglia bionde — perché il mascara si era sciolto, per la miseria.

«Sboccata» borbottò. Quando Asuka sollevò una gamba per posarla sul treno malandato, Lili scattò.

«E va bene, va bene! Vengo!» acconsentì con il tono più annoiato che riuscì a ottenere.

Asuka la ripagò con un sorriso di vittoria. «Muovi quel culetto francese, oca»

«Monegasco, monegasco!» la corresse la bionda. Sapeva che diceva così solo per farla stizzire. Dopo quelle due settimane di convivenza, ormai conoscevano ogni particolare della vita l'una dell'altra.
Sbuffando come una locomotiva a vapore, Lili scavalcò la trave — ghignando quando percepì gli occhi avidi di Asuka sulla sua gamba snella — e saltò graziosamente sul...treno.
Se treno poteva essere chiamato quell'ammasso di pezzi di legno tenuti insieme da malandate catene di ferro. Asuka e Lili riuscivano a vedere il vagone di comando, null'altro.

«E ora... facciamo ballare questa ferraglia vecchia» strillò Asuka, piazzandosi le mani sui fianchi.

E la ferraglia vecchia... cominciò a ballare.

Lili si sforzò di mantenere l'equilibrio aggrappandosi al braccio di Asuka. Si scambiarono uno sguardo terrorizzato
.
«Il comandante deve averci viste. Beh, magari ci risparmia la guida illegale da alcolizzate. Vado a controllare.» Asuka cercava una spiegazione logica. Si avviò verso la cabina di controllo.

Lo stomaco di Lili si contrasse. Non le piaceva quella situazione. Maledetta guerra. Il mio stivale di vera pelle non avrebbe mai calpestato un mezzo di trasporto che non fosse il mio jet privato.

Un urlo squarciò l'aria.

Lili voltò la testa di scatto: avrebbe riconosciuto quella voce ovunque — l'aveva tormentata per due settimane.

Asuka.

«Asuka!» gridò, muovendo le braccia per acquistare velocità durante la corsa. «Arrivo!»

Rallentò quando la vide immobile davanti alla cabina, un braccio ancora teso a mantenere la porticina aperta.
Quell'immobilità faceva paura.

«Asuka?» chiamò, la voce gracchiante. Ne aveva viste troppe e si era sempre aggrappata alla ragazza come se fosse una questione di vita o di morte. Ora era il suo turno di fungere da àncora; il problema è che non sapeva se ne era in grado.

«È vuota» rispose finalmente la sua amica, in un filo di voce incredula. « Lili, non c'è nessuno a guidare questo stronzo. »

Lili non rispose. Se un fantoccio di legno poteva animarsi da solo, perché non un treno? Scrollò le spalle.

«Non importa. Un lavoro in meno. Cerchiamo di capire dov'è diretto» disse. Afferrò Asuka per un braccio. La sua amica aveva il viso pallido. « Andiamo a vedere se ci sono le ostriche e lo champagne? »

Asuka si riscosse e le scoccò un'occhiata spiazzata, del tipo 'Sei fusa?' «Ostriche e champagne? E chi cazzo dovrebbe servirci, un fottuto cameriere fantasma?»

Le diede un buffetto sul braccio — il suo modo di essere affettuosa e riconoscente per averla sottratta da quello stato di shock. Lili sorrise.

«Magari ci fosse un cameriere! Garçon!» esclamò in tono sognante, facendo schioccare due dita come a richiamare l'attenzione di un cameriere immaginario.

«Oca.» Asuka scosse la testa. «Ma cercare provviste è una buona idea. Laggiù c'è una cabina. Andiamo.»

Rinvigorita, Asuka avanzò impettita — dannati quegli airbag — verso la cabina. Poi, come scottata, si allontanò.

«Qualcuno è già passato di qui» sussurrò.

Lili le si avvicinò alle spalle, inalando l'odore di qualcosa di sinistro. «Qualcuno parecchio arrabbiato, direi.»

Indicò con l'indice affusolato le tracce lasciate sulla porta di legno. Graffi. Artigli.

«Qualcuno con gli artigli se l'è presa con questa povera porta malandata» concluse Asuka.

«Bene. L'ennesimo non umano che incontriamo. Ma che guerra è? La guerra dei mondi?!» gridò Lili, al limite della pazienza.

Si portò le dita scheggiate alla fronte, come se volesse costringerla a contenere quell'orrore.

Tutto quello che pensavi fosse leggenda esiste. Fattene una ragione.

Improvvisamente, un'aura di malvagità la colpì forte al petto. La avvolse, l'annegò in sé, la circondò. Lili si piegò in due, boccheggiando.

Non respiro! Non respiro!

Annaspò, i suoi polmoni imploravano per una boccata d'aria. Lontanissima, avvertiva la voce di Asuka che la chiamava in preda al panico.
Le scoppiarono i capillari.
Fin quando due mani non l'afferrarono per le braccia e la scossero, riportandola alla vita.
Respirò quanta più aria era possibile, con un risucchio orribile.

Il volto deformato dalla preoccupazione di Asuka era l'unica cosa che riusciva a vedere avanti a sé.

«Lili? Kami, cosa ti è successo?» domandò Asuka, urlando per la paura. «Bionda stronza! Non ti permettere mai più!»

Appena Lili ne fu capace, aprì la bocca per parlare. «Non l'hai sentito?» chiese. Era ancora scossa e si sentiva infinitamente fiacca. Non aveva più voglia di scherzare. Voleva andarsene da lì, immediatamente. Aveva ignorato il brutto presentimento — il tipico presentimento delle prede- e ora ne stava pagando le conseguenze.

Negli occhi nocciola di Asuka danzava una luce inquieta. «Sì. Ma non mi ha fatto quell'effetto. Kami! Pensavo saresti morta! Oca!» la scosse forte prima di stringersela al petto, battendole la schiena, ancora in preda al panico.
Mentre l'abbracciava, Lili avvertiva l'energia scorrere di nuovo nelle vene, come se Asuka l'avesse rimessa in moto. Mi si dev'essere annebbiata la vista perché vedo tutto bianco , pensò.
Sbatté le palpebre un paio di volte prima di rendersi conto che la sua vista funzionava sin troppo bene.

Mon Dieu, Asuka brilla.

Poi il bagliore si affievolì e Lili si convinse che fosse stata tutta colpa della sua immaginazione a briglia sciolta.
Decise di non farne parola con l'amica altrimenti l'avrebbe fatta preoccupare ancora di più.
Asuka la sciolse dall'abbraccio.

«Abbiamo bisogno di rifocillarci e di armi. Non bastano i nostri pugni, Lili, a quanto pare. Ce la stiamo vedendo con il fottuto soprannaturale!»

«È così che mi chiamate, umani?» chiese una voce profonda, inconfondibilmente maschile, in un giapponese venato da un accento irriconoscibile.

Di nuovo quella maledetta sensazione, eppure ora non l'aggrediva, si manteneva ai margini. Lili si accorse di stringere ancora la mano di Asuka.

E quella brillava.

Alzò lo sguardo, sbalordita, sulla sua migliore amica. Una vera valchiria con i superpoteri. Poi aggrottò la fronte quando vide che aveva gli occhi sbarrati. Ne seguì la direzione.
Anni addietro, avrebbe pensato che quello era un costume perfetto per Halloween, un po' creepy ma davvero fatto bene.
Avrebbe allungato la mano verso le ali e le corna ricurve e avrebbe esclamato 'E dove hai trovato questi materiali?!'
Avrebbe gridato che voleva un costume così figo anche lei. Chi l'avrebbe mai battuta?
Tutto questo prima di partecipare al Torneo nel bel mezzo di una maledettissima guerra, prima che i suoi occhi vedessero manichini di legno muoversi, giganteschi robot assassini con nomi di donna, orsi parlanti e ora...

«Cosa vuoi, demone?»

La sua coraggiosa Asuka. Avrebbe voluto averle detto quanto ci teneva a lei prima di morire.
Di morire per mano di un demone. Con tanto di ali nere e di corna. Ali d'angelo nere. Corna.
Armandosi di coraggio, si costrinse a guardare i suoi occhi. Schiacciò la mano di Asuka, le nocche completamente bianche.
Gli occhi del demone erano bianchi cerchiati di nero. Ma non osservavano lei, proprio no; erano fissi su Asuka, sconcertati.

Con grande stupore di Lili, il mostro mosse un passo indietro. Ringhiò, scoprendo i canini affilati.
Moriremo dissanguate. O forse no.
Sentì Asuka irrigidirsi al suo fianco, pronta a combattere o a scappare. Conoscendola, era più probabile che si lanciasse in uno spietato e disperato duello con quel demone dagli occhi di neve.

«Cosa vuoi?» chiese ancora Asuka.

«Taci, ragazzina!» intimò il demone, la voce tonante.

Asuka avrebbe potuto sputare fuoco per quanto era furiosa. Lili sapeva che odiava essere data ordini ed essere chiamata 'ragazzina'. Quello lì aveva fatto entrambe le cose.
Ora che si era calmata, Lili notò che il demonio aveva dei lineamenti cesellati e un corpo da combattente, con quel petto muscoloso che si gonfiava per la rabbia. Quel volto...

Lili si paralizzò. «Jin Kazama!» urlò, indignata. «Quello è tuo cugino, Asuka! Ora ti spacco quelle corna e le do in pasto agli orsi! »

Snap. L'elastico si ruppe nella testa di Lili. Si avventò sulla versione demoniaca dell'uomo che le aveva rovinato la vita a cinque stelle.

Con un movimento deciso del grosso braccio, il mostro la fece volare dritta contro la cabina di legno.

«Insolente» commentò. «Chi diavolo è Jin Kazama? E non osare imparentarmi con un'umana!» gridò, furioso, come se l'avessero insultato.

Impegnato com'era a inveire contro Lili, non si era accorto che Asuka si era avvicinata e gli aveva afferrato l'avambraccio rivestito dai paracolpi. Una luce bianca si sprigionò a quel tocco.

«Non toccare la mia amica, stronzetto.»

Il demone strinse i denti, mangiandosi un grido di dolore. «Lasciami, maledetta!»

Scrollò il braccio, mandando Asuka a terra, sulle polverose assi di legno.
Lei indietreggiò, rendendosi improvvisamente conto di chi aveva sfidato. O di cosa.

Un brivido corse lungo la spina dorsale di Lili. Cugino o non cugino, in quel momento Jin era assente e al suo posto c'era un demone incredibilmente potente.

E le avrebbe massacrate.

Presto.

Si alzò in piedi, dolorante, e corse barcollando davanti ad Asuka, parandosi per difenderla. Inutile.
Si sarebbe umiliata purché risparmiasse loro la vita. Erano due ragazzine, che cosa potevano fargli?

«Non ucciderci, ti prego.»

Alle sue spalle, sentì Asuka mugolare. Non le era piaciuta quella mossa.
Eppure il demone indietreggiò, portandosi una mano alla fronte, con un ringhio di dolore.

«Me la pagherai, umana, per questo» tuonò, spalancando le immense ali e spiccando il volo.

Due cigolii, uno stridere che le stonò le orecchie come le unghie sulla lavagna. Il treno si fermò.

Una fottuta guerra dei mondi. Lili crollò a terra, affianco ad Asuka.

«Sono troppo bella perché mi si dica di no, non è vero?»

  
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