Aiutami
Le crepe grigiastre che attraversano il soffitto della
prigione si riflettono nelle tue iridi scure come se vi fossero state
tatuate a
fuoco. Hai i palmi rivolti a guardare un cielo di cui a stento ricordi
le
sfumature; le ciocche nere, intrise di sudore e umidità,
giacciono sparse sul
pavimento gelido che è ormai un tutt’uno col tuo
corpo debole e smilzo. La
bocca è socchiusa, le labbra screpolate e aride bruciano
inspiegabilmente anche
se ormai non riesci più a muovere un singolo muscolo. Non
sai quale forza
misteriosa spinga il diaframma ad alzarsi e abbassarsi ritmicamente per
permetterti di respirare; dentro le orecchie riesci a percepire solo il
battito
debole e incerto del tuo cuore.
Ad
un tratto, però, un rumore improvviso e sordo ti rimbomba
nella testa, facendo sussultare appena quel muscolo che ancora ti tiene
in
vita.
«La tua cena!» Esclama in malo modo una voce roca,
poi apre
una finestrella in basso alla porta blindata e vi lancia una ciotola in
legno,
facendone rovesciare metà del contenuto.
«Dov’è quella di stamattina?»
si lamenta poco dopo, non
trovando il contenitore del pranzo che solitamente posizionavi accanto
all’apertura,
rigorosamente pieno fino all’orlo, così come te lo
avevano consegnato.
Non sentendo risposta, la guardia sbuffa sonoramente e si
alza, gettando un’occhiata dietro le quattro sbarre poste in
cima alla porta. È
buio dentro, ma di solito riesce ad identificare la tua sagoma
rannicchiata ad
un angolo della stanza.
«Dove cazzo sei?» sbotta ad un certo punto,
tastandosi le
tasche per cercare le chiavi. «Non puoi fare come ti pare qui
dentro» borbotta
tra sé e sé, mentre armeggia con la serratura.
Chiudi gli occhi, un sospiro impercettibile fa vibrare le ciglia. Non hai più un briciolo di energia nelle membra: l’eco del tuo respiro è tutto ciò che ti rimane.
«Porca
puttana!»
La guardia è entrata e si è fiondata verso di te,
chinandosi
a sentire il polso. «Brutto bastardo, lo sai che non puoi
morire adesso, vero?»
Potresti alzare di poco le palpebre, ma non ne vedi più il
senso. In fondo l'uomo si è premurato bene di gettare nel
secchio la tua
porzione di cibo tutti i giorni, in modo che nessuno sospettasse che ti
stessi
volontariamente rifiutando di mangiare. Ora però che la
situazione gli è
sfuggita di mano, pretende che tu gli dia una risposta immediata, pena
il
rischio del posto di lavoro.
«Komamura! Chiama il dottore! Sbrigati!»
Si volta e parla a un suo collega, il tono di voce tremulo e in preda all’agitazione. Probabilmente dovrà inventarsi una scusa plausibile per giustificarsi con i suoi superiori: in ogni caso meglio un detenuto in fin di vita che uno morto.
Tu, dal canto tuo, non sei molto interessato a ciò che ti succederà; d’altronde, al te stesso razionale basterà spiegare che volevi farla finita, dopotutto ci hai pensato tante volte. Ma è davvero così, Sasuke?
Se lo porta in giro per la prigione come fosse un cagnolino ammaestrato e a guardarlo in faccia non gli daresti più di diciotto anni: ha gli occhi chiarissimi, di un blu acquamarina, incorniciati da due spaventosi aloni violacei; i capelli color rosso acceso, quasi innaturale, contrastano con il colorito pallido della pelle, ravvivato solo da qualche lentiggine sulle guance. Ha l’aria smarrita, sembra spaventato a morte da tutto ciò che lo circonda, quasi lì dentro ci fosse finito per sbaglio. Un’ideogramma nero tatuato sul collo a caratteri spessi cozza violentemente con quei lineamenti da bambino, corrugati a delineare un’espressione di costante preoccupazione. La corporatura è simile alla tua, forse più basso di qualche centimetro, eppure ha l’aria di essere parecchio fragile.
Il ragazzone dai capelli color carota ti è davanti in tutta
la sua imponenza. Troppo occupato a studiare i movimenti di Orochimaru,
non ti
eri minimamente accorto del suo arrivo.
«Perché non lo lasciate in pace? Sarà a
mala pena
maggiorenne» replichi con sdegno, puntando nuovamente le
iridi sul giovane
arrivato.
«Se ti riferisci a Gaara, Orochimaru si è offerto
di
proteggerlo e di insegnargli come funziona qui dentro».
Fai fatica a trattenere una risata amara. «Deve proprio
avervi fatto il lavaggio del cervello».
L’espressione solitamente apatica di Juugo si incupisce.
«Bada a come parli».
«Come potete anche solo pensare di dar retta ad un
pedofilo?» Lo dici a tuo rischio e pericolo, percependo il
respiro di Juugo
farsi più instabile. Sai che può bastare un
nonnulla per scatenare uno dei suo
attacchi d’ira, ed anche se solitamente Kimimaro si fionda
non appena viene
dato l’allarme, nel frattempo potrebbe anche averti rotto il
setto nasale.
Stranamente decide di voltarti le spalle. «Tu non lo conosci.
Se aveste
accettato le sue richieste a tempo debito, forse a quest’ora
il tuo compagno
non sarebbe in isolamento».
«Sasuke non avrà problemi» ribatti
pronto, senza avere il
tempo di pensare al perché, di nuovo, hai avuto bisogno di
esternare quel
pensiero ad alta voce. Tra l’altro, ti sembra che dirlo non
migliori affatto le
cose, anzi; stai iniziando ad avere un brutto presentimento che ti
suggerisce l’esatto
contrario.
Juugo si lascia scappare uno strano verso che sembra
compatirti e nel frattempo Suigetsu gli piomba letteralmente addosso,
poggiandogli una mano sulla spalla in modo spavaldo, per poi ritirarla
mezzo
secondo dopo su ordine dell’occhiata inteneritrice che il
Titano non esita a lanciargli.
«Che si dice, biondino? Ti manca il tuo amichetto?»
Sogghigna mostrando i canini aguzzi e un barlume sembra luccicare in
quegli
occhi dai riflessi violacei mentre mima con entrambe le mani dei gesti
non
propriamente casti.
«Vaffanculo» rispondi gentilmente, mal celando
un’espressione
disgustata. «Tornatevene da Mamma Serpe ».
Il ragazzo albino finge di ridacchiare senza troppa enfasi,
poi di scatto ti afferra il mento, stringendolo tra pollice e indice.
«Ringrazia
Fragolino per aver attirato
l’attenzione del capo». Storci il naso nel sentire
il soprannome sdolcinato che
hanno appioppato al ragazzo e cerchi invano di allentare la sua presa
sul tuo
volto.
«Ma non pensare che si sia dimenticato di voi due
bastardi»
continua a denti stretti, poco prima che il soggetto della vostra
conversazione
faccia la sua comparsa quasi magicamente, avanzando con
quell’andamento
strisciante che a mala pena ne annuncia la presenza.
«L’aspetto trasandato ti dona, Naruto
caro». È il saluto
mellifluo con il quale rimarca, nel modo peggiore, le pessime
condizioni in cui
hai passato gli ultimi cinque giorni.
La tua risposta si tramuta in uno sguardo carico di rancore
e rabbia: sai che se lui non ci fosse stato ti saresti risparmiato un
sacco di
grane e forse avresti anche potuto aspirare alla diminuzione di pena
per buona
condotta. Nel periodo in cui sei stato solo in cella, purtroppo durato
poco,
hai avuto un attimo di respiro, ma poi l’arrivo di Sasuke ha
risvegliato l’olfatto
sinistro di Orochimaru, facendolo tornare all’attacco
più carico di prima. Un
tempo forse avresti accusato il
tuo
compagno di cella, ma molte cose sono cambiate da quel giorno in cui ti
diede
dell’idiota. Beh, non proprio tutte.
«In ogni caso, come sai trovo scortese saltare le
presentazioni». Si volta a cercare la sua prossima vittima
che, approfittando
della momentanea disattenzione della Serpe, aveva pensato bene di
eclissarsi
dietro la sagoma imponente di Juugo. Orochimaru lo prende per un
braccio e,
afferrandogli le spalle con entrambe le mani, lo porta davanti a
sé, come fosse
orgoglioso di quella conquista.
«Non mi interessa» cerchi di bloccarlo,
perché sei
fermamente convinto che quel ragazzo preferirebbe sotterrarsi piuttosto
che
essere mostrato all’intera prigione nella veste di un debole
sottomesso. Volti
il capo, non vuoi incrociare lo sguardo di Gaara, né
tantomeno provare pena per
lui: sarebbe comunque inutile e peggiorerebbe solo la situazione.
A fermarti è un sussurro, quasi un lamento, generato da un
timbro flebile e grave. «Ti prego» dice la voce, e
presto ti accorgi che è
stato Gaara a parlare, perché ora ha la mano tesa davanti a
sé, in un saluto
occidentale insolito, e sembra chiederti di stringerla con tutte le sue
forze.
Resti immobile, stupito da quel comportamento. Pensavi che
non sarebbe riuscito neanche a parlare e invece è pronto ad
assecondare gli
inutili convenevoli di Orochimaru. Esiti un poco, poi qualcosa ti dice
che stai
sbagliando, che forse c’è altro; è
quando ricambi la stretta, quando senti
delle dita fredde ma sicure avvolgere le tue con tanta foga, allora
percepisci
la tacita richiesta di quel gesto, il messaggio insito in una supplica
disperata.
«Io sono Gaara» dice ad alta voce, ma subito dopo
le sue
labbra si muovono di nuovo a formare una frase priva di suono, che solo
tu puoi
percepire. Sobbalzi in modo impercettibile, spalancando le palpebre;
Orochimaru
ti sta guardando con insistenza, mentre Juugo e Suigetsu ti riservano
occhiate
sospette. Impieghi un secondo per ricomporti e rispondere alla
presentazione.
«Naruto».
Lasci la mano del ragazzo come se ti allontanassi da una
pietra incandescente ed osservi il gruppo allontanarsi, percependo gli
ultimi
saluti come suoni ovattati, lontani anni luce.
Adesso, nella tua testa, c’è solo quella parola
percepita
poco prima dalle sue labbra, che ti rimbomba nelle tempie come il
più acuto
degli urli.
Io sono Gaara. Aiutami.
Ormai neanche mi scuso più, tanto l'avete capito che sono una ritardataria cronica.
Per quanto riguarda la prima scena con Sasuke, è volutamente ambigua; o meglio, più o meno si capisce cosa succede, ma non è molto chiaro il ragionamento che gli passa per la testa. Ciò che si chiede, in sostanza, è il perchè si sta comportando in quel modo. Di nuovo Sasuke Gollum, per intenderci.
Sul resto non dico nulla, lascio commentare a voi. Prima di andare, però, vorrei ringraziare Lemonguess, grazie alla quale ho trovato la voglia di revisionare e pubbliare questo capitolo. Assieme a lei, ringrazio tutti coloro che stanno continuando a seguire la storia, in particolare chi commenta i vari capitoli: grazie di cuore. A questo punto mi permetto anche di fare una piccolissima richiesta: se qualche lettore silenzioso ha voglia di esprimere la sua opinione è certamente il benvenuto. Ricevere qualche parere in più sulla storia può solo aiutarmi a migliorare. <3
Vi mando un bacione e alla prossima! :)
Vavi