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Autore: luna nueva 96    02/08/2016    4 recensioni
Quattro one-short sui Malandrini
1) Di come James e Sirius persero la testa per un pettegolezzo
2) Di come Sirius si trasformò in cane per la prima volta
3) Di come Lily sabotò due appuntamenti
4) Di come Lily scoprì il segreto di Remus
[Jily; Wolfstar; Remus/Lily friendship]
Genere: Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: James Potter, Lily Evans, Marlene McKinnon, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: James/Lily, Remus/Sirius
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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2) Di come Sirius si trasformò in cane per la prima volta
 
Una goccia di sudore scese lentamente lungo la tempia di James Potter, attraversò la guancia, il mento e poi si infranse a terra in mille cristalli.
Proprio in quel momento il ragazzo perse la pazienza, urlando maledizioni di ogni genere e tuffandosi a terra con un tonfo; una mano, quella del suo miglior amico Sirius Black, si posò sulla sua spalla; poco distante da loro un terzo ragazzo, di sembianze più paffute e minute si esibiva in un sospiro rassegnato.

“Non ce la faremo mai” esclamò proprio quest’ultimo

“Non dire idiozie,  Peter” lo rassicurò Black “Diventare Animagus non è semplice e sapevamo che ci sarebbe dovuto del tempo. Non possiamo arrenderci alla prima occasione”

“La fai facile, tu” lo interruppe arcigno James “Tu sei già riuscito a trasformarti. Proprio tu che non hai mai ascoltato la McG per più di dieci secondi a lezione!”

Sirius rise, poi scompigliò i capelli dell’amico in un gesto affettuoso. Sapeva quanto James detestasse essere secondo in qualunque cosa.

“Ehi Sirius” lo chiamò debolmente Peter “M-magari puoi darci qualche dritta. Insomma, tu ce l’hai fatta no? Potrebbe farcela anche James. Deve esserci un segreto per riuscirci”

Sirius  sentì su di se lo sguardo di James e Peter e le loro orecchie pronte a captare ogni sua parola,ogni balbettio, ogni  palpitazione del cuore e arrossì. Lo conoscevano bene, forse anche troppo per non capire.

“Dobbiamo essere un branco ok? Lui è l’elemento da tenere a bada e proteggere, in questo caso. Noi dobbiamo trovare un equilibrio. Ognuno di noi deve avere una propria funzione ben precisa all’interno del branco, un proprio scopo d’essere”

James si scompigliò i riccioli corvini. “Si, questo ce l’hai già spiegato ed è più o meno chiaro, in teoria. Ma come facciamo ad attivare l’Incanto? Cioè, voglio dire… manca qualcosa”

“Beh… diciamo che bisogna trovare la giusta motivazione”

“La sappiamo la motivazione: è Remus!”

“Si… si, è Remus”

****

Qualcosa di oscuro sembrava aleggiare nell’aria nel Dormitorio di Grifondoro, creando un clima tetro e poco amichevole, e nessuno riusciva a spiegarsi bene il perché. Non si sentivano schiamazzi, urla, risate o quant’altro. Non si avvertiva l’ingombrante presenza dei Malandrini da nessuna parte.

La giornata era iniziata con una notizia che aveva fatto strozzare Remus Lupin con il proprio succo di zucca e poi l’aveva fatto impallidire e ammutolire. Sirius, a causa della sua secolare cotta segreta che costringeva i suoi occhi argentei a soffermarsi sulla figura del licantropo più spesso di quanto in realtà desiderasse, aveva subito captato questo cambiamento e gli aveva con forza strappato la Gazzetta dalle mani. A quel punto era impallidito anche lui. Fenrir Greyback era fuggito da Azkaban e ora vagava in libertà chissà dove, mietendo  vite, trasformando altri fanciulli. Già questa notizia avrebbe fatto ammutolire chiunque, quindi Sirius non fu sorpreso di incontrare lo sguardo terrorizzato e perso nel vuoto di Remus, personalmente ed emotivamente coinvolto.I Malandrini avevano provato a parlare con lui per tutto il giorno, per farlo sfogare, esternare i suoi sentimenti, ma nulla era servito. Remus si era rinchiuso nel suo mutismo, aveva saltato i pasti, le lezioni-ha saltato le lezioni Sirius, santo cielo, dobbiamo fare qualcosa!- e si era ritirato nel suo elegante silenzio nel Dormitorio.

A quel punto i Malandrini avevano discusso arrivando alla conclusione di star utilizzando una tattica sbagliata. Remus era una persona decisamente atipica: non si apriva facilmente con gli altri, preferiva riflettere sui suoi problemi e risolverli da solo, senza gravare sulle spalle di nessuno. Aveva bisogno di restare da solo con se stesso e metabolizzare quella notizia sconcertante.

Tuttavia a Sirius non riusciva proprio lasciarlo solo per tutto il giorno. C’era sempre stata una forza misteriosa ad attrarlo verso Remus, come il bianco verso il nero, il sole verso la luna, il nord verso il sud. Un legame complementare e magnifico. Essenziale.

Aveva fatto forza su se stesso per non gettarsi ai suoi piedi e scongiurarlo di aprirsi con lui, gettargli addosso le sue inquietudini per condividerle insieme, lasciarsi amare insomma; aveva costretto in una morsa il suo prorompente ego e si era fatto piccolo piccolo,  era rimasto nell’ombra per tutto il giorno, chiuso in se stesso anche lui. Senza dire una parola, ma soffrendo ad ogni sospiro di Remus, ad ogni sguardo di terrore per il mostro che c’era fuori o quello che aveva dentro di sé- Sirius aveva imparato a distinguerli, quelli sguardi.

Si era posizionato nella stessa stanza ma senza entrare nel suo spazio. Abbastanza vicino per poterlo tenere d’occhio, abbastanza lontano per evitare di comprimerlo. Era stata la sua ombra silenziosa per tutto giorno, e adesso… adesso non ce la faceva più.

Quanta voglia aveva di prenderlo tra le sue braccia, stringerlo forte, consolarlo? Di dirgli “piangi, sono qui, sono la tua spalla, sarò vicino a te qualunque cosa succederà”. Con lui avrebbe funzionato, sicuro. Se Remus gli avesse detto quelle cose, Sirius non avrebbe atteso un attimo di più prima di gettarsi tra le sue braccia. Perché Sirius era questo, era plateale anche nei momenti difficili, era bisognoso d’affetto e di contatto fisico. Remus no. Remus era riservato, impacciato, nervoso quando qualcuno si avvicinava troppo al proprio territorio, sempre con le orecchie alzate nel caso di un agguato.

La verità era che loro due erano troppo diversi e proprio per quello Sirius lo amava così tanto. Non sopportava di vederlo con le mani tremanti e gli occhi vacui, nemmeno un po’.

Voleva renderlo felice. Si, era decisamente questo che voleva. Voleva cancellare la tristezza da quel volto e sostituirla con quella risata che ormai scandiva le sue giornate. Troppo sentimentale? Come ho già detto, Sirius Black era esagerato in tutto, anche nei sentimenti. Era passato un solo giorno da quando Remus aveva smesso di occuparsi del mondo circostante- di lui- e già si sentiva morire.

Ma come fare a rendere felice Remus, Remus che era così diverso? Desiderò riuscire a leggerlo un po’ di più, così come Remus era solito fare con lui.
Chiuse gli occhi e pensò.

Pensò a Remus mentre mangiava la cioccolata e finiva per impasticciarsi tutte le dita.
Pensò a Remus mentre con un sorrisetto amabile gli concedeva di copiare i suoi compiti.
Pensò alla ruga di espressione sulle fronte mentre studiava.
Pensò agli sbalzi d’umore prima della luna piena.
Pensò a quando gli urlava contro che era proprio un impiastro però poi gli scompigliava i capelli.
Pensò a quando gli infondeva coraggio prima di ogni partita di Quidditch.
I libri tutti in ordine.
Gli abbracci, pochi e rubati.
Gli occhi un po’ invidiosi ma felici per Lily e per il suo massimo voto in pozioni.
Le occhiate furtive a cui si sentiva avvampare e morire.
Pensò a tutto questo e pensò ancora a Remus. Remus felice.
Remus

Felice

Remus

Felice

Remus
REMus
REM US
REMUS
REMUS
 
 
Quando aprì gli occhi qualcosa era cambiato.
La prima cosa che notò era che gli occhi del licantropo, che per tutto il giorno erano stati persi nel vuoto, ora erano finalmente su di lui. Lo guardavano con un misto di incredulità e stupore, lui con la bocca leggermente aperta, senza parole-non che durante il giorno ne avesse dette tante.

Quell’attenzione e quelle cure  gli erano mancate così tanto per tutto il giorno che in un primo momento non riuscì a distogliere lo sguardo dagli occhi color miele, che in quel momento gli sembravano più grandi e più belle che mai. E cos’erano poi quelle leggere sfumature nocciola all’interno delle iridi? Perché non le aveva notate prima?
Per non parlare del suo odore, poi. Aveva sempre pensato che Remus avesse un buon odore, ma oggi gli arrivava forte e chiaro, più forte e più chiaro. Era sicurezza a adrenalina insieme. Era amore, coccole e attenzioni. Era tutto ciò che gli serviva.

“S-sirius”

Fu in quel momento che il giovane Black si accorse del grande cambiamento. Pelo nero, zampe, sensi sviluppati. Ancora lui, ma non proprio lui.  Non aveva bisogno di guardarsi allo specchio per sapere di essere un cane, sentiva di esserlo; in fondo, una parte di se l’aveva sempre saputo.
Curioso che inconsciamente fosse riuscito a far scattare l’incantesimo Animagus proprio in quel momento…

Riportò la sua attenzione a Remus, che ancora lo guardava esterrefatto.

“Sirius” ripetè “Tu… tu ce l’hai fatta!”

E in quel momento, proprio in quel momento Remus si aprì in un sorriso che fece capitolare il cuore di Sirius. Qualcosa nei suoi nuovi istinti scattò: prese la rincorsa e si gli buttò addosso, e fu tutto pelo, coccole e risate.

Senza imbarazzo, censure o convenzioni sociali. Senza sentimenti repressi o amicizie quinquennali di mezzo.

Perché Padfood esisteva ed era possibile per rendere felice Moony. Solo per questo.

 
  
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