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Autore: Carme93    03/08/2016    0 recensioni
Anno 2020.
L'ombra sta nuovamente calando sulla comunità magica inglese (o forse europea) ed ancora una volta toccherà ad un gruppo di ragazzi fare in modo che la pace, con tanta fatica raggiunta, non venga meno.
Tra difficoltà, amicizie, primi amori e litigi i figli dei Salvatori del Mondo Magico ed i loro amici saranno coinvolti anche nel secolare Torneo Tremaghi, che verrà disputato per la prima volta dal 1994 presso la Scuola di Magia e stregoneria di Hogwarts.
Questo è il sequel de "L'ombra del passato" (l'aver letto quest'ultimo non è indispensabile, ma consigliato per comprendere a pieno gli inevitabili riferimenti a quanto accaduto precedentemente).
Genere: Avventura, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, James Sirius Potter, Un po' tutti | Coppie: Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Capitolo quattordicesimo

La società alchemica
 

 
«Ragazzi, ho trovato questo libro oggi pomeriggio. Credo che sia quello ci serve» annunciò visibilmente eccitato Albus.
«Di che parla?» chiese Alastor.
«Anche questo è scritto in rune. Sembrerebbe il diario redatto dal capo di una tribù druida, una certa Kyla. Ho bisogno di tempo per tradurlo, però».
«Al, l’hai detto anche la volta scorsa ed hai perso solo tempo. Quel libro in rune non ti è servito a nulla!» gli fece notare James.
«Stavolta è quello giusto, lo sento».
«Tu sei pazzo» commentò Rose. «Tutte queste ricerche sulle virtù mi sembrano inutili, basta usare quell’incantesimo che attiva le rune e siamo apposto!».
«È necessario anche comprendere il significato delle rune! Dobbiamo capire a che servono. Anche se le attiviamo, non si metteranno a recitarci in rima che virtù rappresentano e come dobbiamo usarle!» si alterò Albus.
«E comunque Jonathan è sparito. Non si fa più vivo» gli venne in aiuto Alastor.
«E che fine ha fatto?» domandò Rose.
«Questo ve lo posso spiegare io» disse con un sorriso saputo Scorpius.
«E se lo sai, che aspetti a dircelo!?» sbottò Rose.
«L’altra sera l’ho visto fuori dalla mia Sala Comune insieme ad Alexandra Dolohov».
«E che ci faceva lì? Con lei poi…» chiese Rose.
«Ed io che ne so… però sembravano in confidenza…» replicò Scorpius, scrollando le spalle.
«Andiamo bene… Il nostro unico Corvonero si è preso una cotta per la Dolohov. Quanto pensate ci metterà a ficcarlo nei guai?» sbuffò Rose.
«Perché? Che ha questa ragazza?» chiese James.
«Non conosci la Dolohov?» replicò Rose, ridendo.
«Diciamo che se c’è qualcuno del nostro anno, oltre Rose, che gli insegnanti non tollerano, quella è la Dolohov. Non ha un minimo della cosiddetta eleganza purosangue» gli spiegò Alastor.
«Allora qualcuno deve compiere l’incantesimo al posto di Jonathan» disse James come se fosse la soluzione più logica. Osservò Dorcas, che scosse la testa.
«Io non sono brava in Aritmanzia».
«Alastor?».
«Neanche per idea, Jamie. Vedi, Jonathan è davvero uno dei migliori».
«Non guardare noi» chiarì Cassy, indicando se stessa, Rose e Scorpius.
«Io non seguo Aritmanzia» disse subito Frank, quando l’amico posò lo sguardo su di lui.
«Ed Isobel? Elphias? A proposito dove sono?».
«Si sono tirati fuori» disse Albus.
«Beh insomma, non conoscete nessuno che sia in grado?» sbottò il ragazzo.
«Beh sì» iniziò lentamente Albus, «ma bisogna raccontare ad un'altra persona ancora tutto ciò! Papà mi ucciderà. Lo sanno troppe persone!».
«Basta che siano fidate. Non abbiamo scelta. I Neomangiamorte fanno sul serio! Avete letto il giornale di oggi?».
Albus annuì. «Elphias si è abbonato e ci aggiorna. Hanno rapito Horace Lumacorno».
«Ma perché? Insomma è molto vecchio ormai. Dicono che cominci a non ragionare più» disse Dorcas.
«E che ne sappiamo noi che passa per la testa a quelli» replicò James. «Allora, Al, a chi stai pensando? Chi potrebbe sostituire Jonathan?».
«Virginia Wilson, è una Corvonero del nostro anno. È davvero brava».
Rose gemette: «No, lei no Merlino!».
«È una ragazza simpatica» pigolò Dorcas.
«È più secchiona di Al e Jonathan messi insieme. Mi sento male solo a stare nella sua stessa stanza».
«Eppure in tre anni non sei ancora morta» la provocò Albus piccato.
«Che c’è, ti piace?» ribatté ella.
«Ok, ora finitela» li bloccò James. «Credi che ci si possa fidare?».
«Jamie, hai presente, vero, il sotto vice-capitano di cui hai fatto conoscenza la settimana scorsa?» replicò Albus.
«Come no. Mi sembra uno forte. E se non lo fosse, papà di certo non l’avrebbe scelto».
«Beh, Virginia è sua figlia».
«Ah, ok. Però, Al, questo non basta. Ricordi che uno dei tre Serpeverde con cui ho duellato nel vicolo è Jesse Steeval, figlio del Capitano della Squadra Speciale Magica? Non basta un cognome» lo ammonì James.
«Va bene, hai ragione. Però ti assicuro che è affidabile».
«Io non la conosco, quindi non so che dirti. Del mio anno non c’è nessuno cui lo chiederei».
«Vediamo prima che intenzioni ha Jonathan, magari» propose Dorcas.
«E poi parleremo con Virginia» concluse Alastor.
*
La mattina dopo in tutte le Sale Comuni era apparso un cartello nella bacheca che avvisava dell’imminente arrivo delle Scuole straniere.
Pergamena 2: Torneo Tremaghi
Le delegazioni di Beauxbatons e Durmstrang arriveranno alle 6 in punto di mercoledì 30 ottobre. Le lezioni termineranno con mezz’ora d’anticipo.
Gli studenti riporteranno borse e libri nei rispettivi dormitori e si riuniranno davanti al castello per salutare i nostri ospiti prima del Banchetto di Benvenuto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

«Che abbiamo il venerdì l’ultima ora?» chiese eccitata Rose.
Albus sbuffò ed Alastor rise. «È possibile che tu non conosca il tuo orario di lezione?» chiese esasperato il primo.
«Abbiamo Trasfigurazione. Piuttosto vi sentite pronti per il compito di Incantesimi?» replicò Alastor.
«È oggi?» chiese Rose, cadendo dalle nuvole.
Albus scosse la testa e non rispose, avviandosi verso il buco del ritratto.
«Sì, Rose» rispose pazientemente Alastor.
«Non ho fatto nulla. Sono stata occupata con gli allenamenti. Sabato giocheremo con Tassorosso, ricordate? Non possiamo mica farci battere da loro! Fred ed Albert Abbott, il Capitano dei Tassorosso, hanno scommesso sulla partita. Naturalmente Freddie è intenzionato a vincere».
«Ti prego, non usare questa scusa con la Shafiq» la supplicò Alastor.
«Non è una scusa! È la pura verità!» s’indignò Rose.
«Sì, ma per lei lo studio viene sempre prima di ogni altra cosa. Anche di se stessi» borbottò Albus, contrariato.
«Dai, Al non essere noioso. Per una volta che un insegnante non stravede per te…» disse Rose.
«Non è questione di stravedere!» sbottò arrabbiato, mentre prendeva posto al tavolo di Grifondoro. «È che mi impegno un sacco e lei nemmeno mi calcola! Con Vitious era diverso…».
«Eri il primo della classe» disse seccata Rose, «ma che te ne frega?».
«Al, non è colpa tua. La Shafiq ha dei criteri di valutazione disumani!» lo confortò Alastor.
«Buongiorno! Di che parlate?» chiese uno Scorpius entusiasta, sedendosi accanto a Rose.
«Tutta questa energia?» bofonchiò Rose, riempiendosi il piatto di bacon e salsicce.
Scorpius si strinse nelle spalle. «Avete visto il cartello? Voi non siete eccitati? E poi la Baston è riuscita a convincere la Shafiq a far giocare di nuovo Steeval».
«Le hanno donato un cuore negli ultimi giorni?» domandò speranzoso Alastor.
«Direi di no. Semplicemente, Steeval non è un cretino e si è impegnato un po’ di più. La Baston piangeva dalla gioia quando me l’ha comunicato. Forse Corvonero non ci straccerà domenica. Ma che hai Alastor?».
«Abbiamo la verifica con la Shafiq. La prima è stata un disastro» replicò avvilito il ragazzino.
«Noi l’abbiamo fatta ieri. Ti assicuro che la Shafiq continua ad essere senza cuore. Mi chiedo se si ricorda com’è essere ragazzi» bofonchiò Scorpius. Rose sputacchiò il succo di zucca: «Ti prego, sto mangiando. Non mi far pensare ad una Shafiq adolescente. Chissà com’era. Sicuramente peggio di mia madre».
«Che cos’è successo?».
«Oh, niente di anormale. Ha beccato Collins con dei polsini copiativi. Warrington e Roockwood con piume a risposta pronta. Ma la migliore è stata sicuramente la Dolohov» disse ridendo Scorpius.
«Perché?» chiese Albus.
«Si era trascritta tutte le definizioni sulle braccia. Vi giuro, erano tutte scritte! Anche la Shafiq è rimasta basita».
I tre Grifondoro risero di gusto, poi Rose chiese: «Ma come ha fatto a beccarla?».
«Boh. Quella ha gli occhi dappertutto. Immagino che Alex abbia spostato troppo la manica per leggere le risposte. Comunque li ha espulsi dall’aula a tutti e quattro. Le gemelle Danielson hanno tentato di copiare da Dorcas, ma per fortuna le ha solo richiamate. È stata una strage comunque. Le domande erano molto precise e difficili. Vi dico solo che Annabelle Dawlish alla fine è scoppiata in una specie di pianto isterico».
Alastor spinse il piatto intoccato lontano da sé.
«Grazie tante, Scorpius» bofonchiò Albus prendendo lo zaino ed alzandosi. «Tu sì che sai confortare gli amici».
«Ehi! Io vi ho detto solo la verità. E poi me l’avete chiesto voi!» si difese Scorpius.
«Ragazzi! Ragazzi!». Cassy correva verso di loro.
«Anche tu hai dimenticato il compito di Incantesimi? Tranquilla anche io» le disse subito Rose, porgendole un cornetto al cioccolato.
«Grazie. Ah, sì me l’ero dimenticato. Ho fatto un sogno strano. Confuso».
«Che hai sognato?» chiese preoccupato Albus.
«Eravamo in classe ed ha un certo punto siamo stati attaccati da un esercito di rane».
Albus scoppiò a ridere e sentì la tensione sciogliersi. Per un attimo aveva pensato ad un nuovo attacco dei Neomangiamorte. «Un sogno divertente, insomma. Andiamo o la Shafiq ci ucciderà».
«Io vado a Storia della Magia. Buona fortuna, eh. Ci vediamo dopo» disse Scorpius.
Quando entrarono in classe, videro che i Corvonero erano già arrivati, così come Elphias ed Isobel. Presero posto vicino a loro, altrettanto tesi. Albus si guardò intorno e si rese conto che in realtà i Corvonero non erano tutti presenti. «Dov’è Jonathan?». Non ebbe alcuna risposta dai suoi amici e quindi si rivolse a Virginia Wilson.
«Non lo so, mi spiace. Ultimamente è molto strano. Nemmeno gli altri lo sanno. Dexter mi ha detto che quando si sono svegliati, Jonathan era già uscito. A colazione, però, non l’ha visto nessuno».
«Ok, grazie».
Pochi secondi prima del suono della campanella il Corvonero entrò correndo e si sedette nell’unico posto libero rimasto in fondo all’aula. Albus non fece, però, in tempo a chiedergli nulla che la professoressa Shafiq entrò in classe.
«Spero per voi che non abbiate sprecato tempo ad architettare stupidi trucchetti» esordì immediatamente senza nemmeno salutarli. Si avviò tra i banchi ed iniziò a controllare che non avessero polsini copiativi o simili. «Userete le mie piume oggi. Sono anti-imbroglio proprio come quelle degli esami. Inoltre siete pregati di spostare tutti gli zaini nell’angolo vicino alla porta. Sul banco dovranno esserci solo la piuma ed i fogli che vi darò io. Anche le pergamene sono incantate. Non tollero essere presa in giro e soprattutto i bambini che non studiano e tentano di imbrogliare» sibilò.
Nessuno ritenne opportuno farle notare che in realtà avevano quattordici anni e non erano più dei bambini; si limitarono ad eseguire le sue istruzioni. Distribuì loro il materiale e disse: «Iniziate. Non voglio sentire volare una mosca».
Albus con un sospiro iniziò a leggere la prima domanda: Chi ha inventato l’Incantesimo di Appello ed in quale anno?
Non fece in tempo a poggiare la punta della piuma sulla pergamena che Chantal White di Corvonero strillò: «Ah, che schifo una rana».
Si guardò intorno e vide che non era una rana sola, ma centinaia. Un esercito. Si voltò verso Cassy, lei e Rose ridevano come matte ed indicavano la Shafiq. La professoressa era rimasta come pietrificata. E quando una rana saltò sulla cattedra di fronte a lei, fece un balzo all’indietro e scappò letteralmente dall’aula dopo aver assunto un brutto colore verdastro in viso. In classe scoppiò il putiferio, mentre le rane vi prendevano dimora senza problemi. Poco dopo arrivò Sawyer correndo, ma quando vide che non riusciva a prenderle, si voltò verso di loro e urlò:
«VI GIURO CHE SE È STATO UNO DI VOI, VE LE FARÒ RACCOGLIERE CON LA BOCCA! ORA SPARITE».
«O Merlino, questa sì che è fortuna» trillò Rose, abbracciandosi con Cassy, come se Grifondoro avesse appena vinto la Coppa del Quidditch.
«La fortuna dev’essere aiutata» disse sibillina una voce. Albus incrociò lo sguardo divertito di una ragazza con i capelli fucsia.
«È stato magnifico! Avresti dovuto vedere la faccia della Shafiq» strillò Jonathan, abbracciandola di slancio.
«Oh, l’ho vista eccome. Non me la sarei mai persa. Beh andiamo a fare un giro. Ci si vede Grifondoro».
Albus e gli altri rimasero a guardarli basiti allontanarsi lungo il corridoio quasi saltellando.
«Ma lei non dovrebbe essere a Storia della Magia?» chiese titubante Alastor.
«Evidentemente se l’è giocata» replicò Rose.
«Secondo voi Jonathan centra qualcosa?» domandò in sussurro Virginia Wilson, accanto a lei c’erano altri due ragazzi di Corvonero. Albus li conosceva entrambi, anche se non erano particolarmente in confidenza: Dexter Fortebraccio e Raj Kumar. Tutti e tre sembravano preoccupati per il compagno.
«Non c’è nessuna prova contro di lui» mormorò Albus, ma avevano visto il comportamento di Jonathan: non era per niente sorpreso dall’accaduto.
«Speriamo che non le trovi la Shafiq» commentò Dexter, mostrando di aver pensato le stesse cose.
«Andiamocene di qui, però. Non sia mai che Sawyer voglia essere aiutato» bofonchiò Rose.
*
«Potter… James… Aspetta…».
James, sentendosi chiamare, si voltò e si trovò faccia a faccia con Alan Avery.
«Ciao, Alan. Peter ti ha dimesso?».
«Già, volevo ringraziarti per essere venuto a trovarmi in infermeria in questi giorni».
«Figurati» sorrise James. «Ora devo andare. Scusami. Tra poco comincia la partita e mi stanno aspettando».
«Aspetta» lo bloccò il ragazzino, trattenendolo per un braccio. «Non andare».
James lo osservò stupito: Alan stringeva le mani convulsamente e tremava lievemente. «Perché non dovrei?» chiese sospettoso.
«Mio fratello ed i Serpeverde stanno preparando un brutto colpo. Non ho capito contro chi però. Non andare, potresti benissimo essere tu il bersaglio».
«Dillo ai professori!» disse James.
«No!» disse terrorizzato Alan. «Norris mi ucciderebbe e mio padre è peggio di lui… I-io ti ho avvertito…» aggiunse scappando via.
James, preoccupato, si avviò verso gli spogliatoi dove lo stava già aspettando il resto della squadra. Ascoltò a malapena la ramanzina di Fred e facendolo arrabbiare di più. Finalmente la partita con i Tassorosso era arrivata. Il tempo, come ormai da più di una settimana, faceva schifo. Quando la partita iniziò pioveva sommessamente e con il suo procedere la pioggia anziché diminuire aumentò di intensità. James non sapeva più come togliersi i capelli bagnati dal volto. Arthur, però, era in maggiori difficoltà: non aveva mai giocato con un tempo del genere; ma comunque James non poté non ammirarne le capacità. Sarebbe diventato davvero bravo. A peggiorare la situazione fu il dilungarsi della partita molto più del solito. Le raffiche di pioggia impedivano ai due ragazzi di prendere il boccino d’oro. I cacciatori delle due squadre erano molto forti. L’unica differenza era che il giovane Portiere di Grifondoro, Vernon Dursley, non aveva l’esperienza di quello avversario, Daniel Mcnoss. Comunque i battitori sopperivano a questa mancanza e le squadre erano alla pari. La differenza e quindi la vittoria stava nelle mani dei due Cercatori. Dopo quasi due ore, il punteggio era di 150 a 150 ed ormai tutti i giocatori mostravano evidenti segni di stanchezza. La pioggia non accennava a diminuire. Con un tuffo al cuore finalmente James vide il boccino. Scattò ma subito sentì al suo fianco il cugino che lo tallonava stretto. Fu un testa a testa impegnativo. Per un attimo Arthur si illuse di aver vinto, quando James rimase lievemente indietro, e si ripromise di dare qualche consiglio al cugino dopo la partita: mai abbassare la guardia. James si sollevò sulla scopa e basandosi sulla sua corporatura più robusta e la sua maggiore altezza, si sporse in avanti. Il suo braccio superava nettamente quello di Arthur. Stava per stringere il boccino, quando vide un bagliore con la coda dell’occhio.
«James!» strillò Arthur con la voce roca. Il ragazzo non solo aveva abbassato la mano, ma era anche caduto in avanti. Lo acciuffò per un braccio, lasciando cadere la scopa. «Aiuto!». Era troppo pesante per lui.
«Ti aiuto io. Scendi lentamente» disse Albert Abbott.
Appena atterrarono furono raggiunti dai professori e dai loro compagni.
«Che cos’ha?» chiese spaventato Arthur alla Preside che si era chinata sul cugino, ma la donna si limitò a far apparire una barella e dirigersi verso il castello. Madama Jones nel frattempo tentò di riportare l’ordine.
«Va bene, tornate sulle scope».
Arthur la guardò agghiacciato. Stava scherzando?!
«Io non ho intenzione di giocare!» sbottò. «Mio cugino è infermieria!».
La donna gli gettò un’occhiata di sufficienza. «Ed allora vedi di prendere il boccino in fretta. Muovetevi! Riprendete a giocare!».
I componenti delle due squadre rimasero fermi: i Grifondoro erano mesti e preoccupati, i Tassorosso confusi.
«I Grifondoro non hanno il Cercatore. Devono almeno sostituirlo» tentò Albert. La Jones sbuffò e guardò eloquentemente Fred.
«Non abbiamo riserve» sospirò quest’ultimo.
«Bene, allora giocherete con un giocatore in meno. Anche perché non esistono le sostituzioni, dovreste saperlo».
I Grifondoro rassegnati alla sconfitta salirono sulle scope, i Tassorosso fecero per fare lo stesso, ma il loro capitano li bloccò: «Siamo 150 a 150. Chiudiamo in pareggio. Per te va bene, Fred?».
L’altro assunse un’espressione sorpresa e si rivolse alla sua squadra. Dopo aver confabulato con loro per un paio di minuti disse: «Per noi va bene».
«Certo, che siete scemi» commentò Madama Jones. «Non avrete altre possibilità di battere Grifondoro».
Albert la gelò con lo sguardo: «Vedremo».
Madama Jones si puntò la bacchetta alla gola e disse: «Sonorus». Poi si rivolse a tutto lo stadio: «I CAPITANI SONO GIUNTI AD UN ACCORDO. LA PARTITA SI CONCLUDE IN UN PAREGGIO. 150 A 150».
Arthur e Rose ignorarono il resto delle loro squadre e corsero verso il castello. Si fermarono solo di fronte all’infermeria, completamente zuppi. Qui trovarono Lily ed Albus palesemente preoccupati.
«Che succede?» domandò Rose affannata.
«Non lo so. Non ci fanno entrare» sospirò Albus.
«Ma che cavolo è successo?» chiese Lily rivolgendosi ad Arthur.
«Non lo so» rispose con voce tremolante. «Stava per prendere il boccino, poi c’è stata una luce che l’ha preso in pieno».
«Una luce?» ripeté Albus perplesso.
La Preside uscì all’improvviso dall’infermeria mettendo fine alle loro chiacchiere. Subito i quattro l’accerchiarono.
«Si riprenderà» li disse subito, ma la sua voce era turbata. Intanto gli altri Weasley si stavano aggiungendo a loro.
«Che ha?» chiese Fred, precedendo Albus.
«È stato colpito da…» la professoressa, però, fu interrotta. «Mi voleva vedere?».
Un Auror si stagliava alle loro spalle.
«Sì, su uno studente è stata usata la Maledizione Dolohoferio».
«Capisco. Me ne occuperò personalmente insieme agli altri uomini dislocati qui ad Hogwarts. Naturalmente dovrò avvertire il Capitano Potter, probabilmente vorrà partecipare all’interrogatorio dei ragazzi…».
«Si tratta dei miei studenti. Non farà un bel niente senza la mia autorizzazione».
«Ho già convocato, Harry» disse Neville sopraggiungendo. «Sarà qui a momenti».
«Chi è il ragazzo che è stato colpito?» chiese l’Auror colto da un enorme sospetto.
La Preside lo guardò malissimo: «Danielson, non eri alla partita? Che cosa stavi guardando, per l’amor di Merlino? È stato colpito James Potter».
«Anche se non possiamo stabilire che James fosse il vero bersaglio» disse il professor Williams apparendo all’improvviso.
«In che senso, Maxi?» domandò Danielson.
«Nel senso che Arthur e James erano vicinissimi. È stata una questione di millisecondi. La maledizione avrebbe potuto essere indirizzata ad Arthur».
Il ragazzino deglutì ancora più spaventato.
«Ma che cos’è la Maledizione Dolohoferio?» chiese Albus, rivolto al professore di Difesa.
«È una maledizione inventata da Antonin Dolohov, uno dei Mangiamorte di Lord Voldermort. È un incantesimo oscuro e non verbale. Provoca nella vittima gravi ferite interne, senza lasciare alcun segno esterno» spiegò il professor Williams.
«Mio fratello?» chiese allarmato Albus.
«Starà bene. Il signor Lux me l’ha assicurato» rispose la Preside.
In quel momento arrivò Jonathan insieme ad Alexandra Dolohov, la ragazza oggi esibiva dei capelli di un verde brillante.
«Ehi Al, come sta tuo fratello?» gli chiese avvicinandosi.
«Bene, ma lei che l’hai portata a fare?» si alterò.
«Che problemi hai con lei?» replicò allibito il Corvonero.
«Che cos’ho?» sbraitò Albus sotto gli occhi di tutti, Alastor tentò di trattenerlo invano, «È stato suo nonno ad inventare l’incantesimo che ha colpito mio fratello! Chi ce lo dice che non è stata lei a scagliarla?».
«Potter!».
«Albus Severus Potter!».
Fu la seconda voce a gelare Al, che si voltò incrociando gli occhi irati della madre, con accanto il padre che lo osservava altrettanto severamente.
«Non vi scaldate tanto, me ne vado eh» sibilò Alexandra, subito seguita da Jonathan che lanciò un’occhiata delusa all’amico.
«Direi che con la tua sparata meriti almeno di perdere dieci punti» sbuffò il professor Williams.
«Facciamo due chiacchiere, Albus» disse Harry senza distogliere lo sguardo da lui.
*
«Louis, che hai?» chiese Drew preoccupato per l’amico. Li aveva trascinati di nuovo nel laboratorio alchemico, affermando che doveva parlarli di una cosa importante, ma ora taceva.
«James mi ha detto che mentre era in infermeria è andato a trovarlo un Tassorosso, non mi ha voluto dire il suo nome, e quello gli ha rivelato che non era il reale bersaglio. Volevano colpire Arthur. Volevano un Weasley».
Annika, Drew e Brian sgranarono gli occhi. «Perché?» chiese la prima.
«Perché i Neomangiamorte vogliono vendicare la sconfitta del loro signore. Questo l’ha ipotizzato zio Harry. A quanto pare hanno minacciato diverse famiglie Purosangue» rispose Louis.
«Ed ora cercano di colpire voi? Ma siete solo dei ragazzi!» strillò Annika.
«Shhh! Non dobbiamo farci sentire!» le ricordò Drew.
«Ho paura» ammise Louis. «Io ricordo perfettamente quanto spiega Flamel sulla pietra filosofale, quello che dice sull’errore comune compiuto da tutti coloro che hanno tentato prima e dopo di lui! E voglio provare a realizzarla».
«Ma che cavolo dici?» sbottò Brian. «Hai paura e vuoi fare una cosa del genere?».
«Quanto tempo pensate che i Neomangiamorte impiegheranno per entrare al Ministero francese e rubare il grimorio se già si sono infiltrati? Se loro avranno la pietra filosofale a disposizione, dovremmo avercela anche noi!» replicò serio ma molto pallido Louis.
«Forse hai ragione, ma dillo a Mcmillan. Siamo solo al primo anno!» tentò di nuovo Brian.
«E secondo te crederà a noi?» disse scuotendo la testa Drew.
«Perché non dovrebbe?».
«Ci direbbero di starne fuori» sospirò Annika. «Gli adulti fanno sempre così».
«Mi aiuterete?» chiese agitato Louis.
I tre annuirò e misero una mano sopra l’altra. «Sarà il nostro segreto» disse Annika con solennità.
«Abbiamo appena fondato un gruppo segreto» disse eccitato Drew.
«Come lo chiamiamo?» domandò Annika.
«Società alchemica?» propose Louis. Gli altri tre furono subito d’accordo.
«Bene, allora mettiamo un po’ d’ordine qua dentro» disse Annika.
«Sì, ma per gli ingredienti della pozione come facciamo?» chiese Drew.
«Nella dispensa di Mcmillan ci saranno del mercurio e dello zolfo per iniziare, no?» disse Louis. I suoi compagni lo guardarono come se fosse impazzito.
«Vuoi rubare dalla dispensa personale del prof?» gli chiese Annika.
«E poi mercurio? zolfo? Quando mai usiamo simili sostanze per le pozioni?» domandò a sua volta Drew.
«Non mi piace» riassunse, però, Brian.
«Non abbiamo scelta. Lo facciamo per una buona causa. Magari lo troveremo in un’altra maniera. Devo cercare di approfondire l’argomento in biblioteca» replicò Louis.
*
«Allora ragazzi come tutti voi saprete questa sera arriveranno le delegazioni delle Scuole di Beauxbatons e Durmstrang, per cui mi sembra giusto darvi alcuni cenni storici sul Torneo Tremaghi in questi ultimi dieci minuti» esordì la professoressa Dawson, dopo aver concluso la spiegazione del giorno ed aver segnato i compiti per la lezione successiva. «Il Torneo è stato istituito verso la metà del XIII secolo d.C. Ogni cinque anni le Scuole più prestigiose d’Europa, quindi Hogwarts, Beauxbatons e Durmstrang, proponevano degli studenti, i Campioni, le cui capacità e doti magiche venivano messe alla prova in tre competizioni. Le Scuole si sarebbero alternata nell’ospitare il Torneo. Fu sospeso nel 1792 a causa dell’elevato tributo di morti. Addirittura in un’occasione rimasero feriti anche i giudici perché un basilisco sfuggì al controllo dei Campioni. Il Torneo è stato riportato in auge nel 1994. Purtroppo anche in quest’occasione uno dei Campioni ha perso la vita, come sapete tutti, Cedric Diggory; perciò negli anni successivi non è mai più stato organizzato. Il Torneo del 1994 è estremamente importante per la nostra storia contemporanea, perché durante la terza prova ritornò Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato. Le tre Scuole come immaginerete sono in forte competizione tra loro. Hogwarts e Beauxbatons sono quelle che vant-».
Qualcuno bussò alla porta interrompendola, pochi secondi dopo Norton Sawyer faceva il suo ingresso in classe con uno strano ghigno soddisfatto disegnato sul volto, che non piacque a nessuno dei ragazzi. «Professoressa, la Preside vuole vedere Goldstain. Adesso». Un mormorio si levò dalla classe e Jonathan ad un segno d’assenso della Dawson si alzò, abbastanza pallido in faccia.
«Dici che è per lo scherzo delle rane?» sussurrò Rose ad Albus.
«Non capisco come possano incolparlo, ma spero che non abbia fatto altro» bofonchiò il ragazzo in risposta.
«Stavo dicendo che la nostra Scuola e l’Accademia di Magia di Beauxbatons sono quelle che hanno vinto più volte la competizione».
«Hogwarts una volta in più, però» la interruppe Rose, che almeno queste cose le ricordava. La classe proruppe in un applauso e la professoressa Dawson sorrise.
«Speriamo solo che questa volta non si faccia male nessuno» sospirò l’insegnante, smorzando il loro entusiasmo.
«Prof, ma se la sede del Torneo si deve alternare perché si terrà di nuovo ad Hogwarts?» chiese Dexter Fortebraccio.
«Bella domanda. La motivazione ufficiale è che Hogwarts può finalmente dimostrare di essere tornata agli antichi splendori dopo le distruzioni della guerra».
«Ma sono passati più di venti anni!» disse Albus.
«Già. La vera motivazione non ci è data saperla e speriamo di non comprenderlo a nostre spese» replicò mesta e preoccupata la professoressa Dawson.
*
«Ehi Jamie, allora Peter ti ha lasciato andare! Evvai!» esultò Robert, tirando una gran pacca sulla spalla all’amico, mentre si metteva in fila con loro.
«Ahi. Robi, sono ancora dolorante! Non è trascorsa nemmeno una settimana! E comunque mi ha dovuto lasciare andare. Sono due giorni che lo supplico. Ha detto che non mi sopportava più».
«Sei ancora pallido» mormorò preoccupata Benedetta.
«Sì, ma sto meglio. Devo tornare a farmi controllare, comunque. Peter è stato tassativo. Ha detto che se non ci vado di mia volontà viene a cercarmi lui» replicò James alzando gli occhi al cielo dopo aver provato ad imitare la voce del giovane medimago.
«Mettetevi in fila» ordinò Neville. «I più piccoli avanti. Forza e smettete di chiacchierare.
James e gli amici presero posto accanto agli altri Grifondoro del quarto anno. Erano stati divisi per Casa vicino al portone di legno. Loro erano posizionati a destra con i Tassorosso; di fronte a loro molto più composti c’erano Corvonero e Serpeverde. Lily gli dava le spalle; mentre Albus con i suoi amici fece in modo di trovarsi poco distante e si premurò di chiedergli come stesse. Tutti chiacchieravano, nonostante i professori tentassero di zittirli, neanche a dirlo l’unica insegnante che non faceva nessuna fatica era la Shafiq. I Caposcuola erano accanto ai Responsabili delle Case ed in teoria li aiutavano a mettere in ordine gli altri studenti. La Preside era davanti a tutti insieme ad Hagrid ed altri insegnanti e poco dopo fu raggiunta da Neville.
«Ehi guardate il lago!» urlò un ragazzino del primo anno di Grifondoro. La superficie del Lago Nero aveva iniziato ad incresparsi.
Tutti iniziarono ad allungare il collo ed a mormorare, alcuni degli studenti che avevano i genitori che nel 1994 frequentavano la scuola sapevano già cosa aspettarsi: qualcuno lo raccontavano ai vicini, altri inventavano storie confondendo lei idee per divertimento. Comunque gradualmente dalle acque emerse l’albero maestro di una nave. Varie furono le espressioni di sorpresa dei ragazzi, mentre emergeva anche la nave stessa.
«È arrivata la delegazione di Durmstrang» annunciò la Preside, mentre muoveva qualche passo verso il gruppetto che stava sbarcando. Trascorsero diversi minuti prima che i nuovi arrivati fossero ben visibili agli studenti grazie alle torce che illuminavano l’ingresso del castello. «Benvenuto, professor Vulchanova» disse, porgendo austera una mano, la professoressa McGranitt al Preside di Durmstrang, alla testa dei suoi studenti.
«Grazie, professoressa» rispose quello con un inglese sorprendentemente corretto, ma con un forte accento.  Era un omino basso e tozzo, con una faccia rubiconda e dall’espressione apparentemente sorridente ma gli occhi erano freddi e distanti. James percepì un brivido sulla schiena e cercò lo sguardo degli amici per sapere se avessero la sua stessa sensazione: Robert osservava attentamente i due Presidi scambiarsi alcune parole sotto voce, ma con un certo disgusto dipinto in volto; Benedetta era crucciata ed incrociò il suo sguardo sussurrando: «Non mi piace». James annuì. Gli studenti che seguivano il Preside Vulchanova erano circa una quindicina e tutti tra i diciassette ed i diciotto anni, a parte una ragazzina che ne dimostrava sì e no dodici. Si muovevano rigidi, tanto che a James ricordarono i militari babbani che aveva visto o nelle strade di Londra o nei film babbani. Avevano i capelli a spazzola o quasi rasati; la ragazzina invece li aveva lunghi e legati in una morbida treccia.
«Madame Maxime arriverà a momenti» disse la professoressa McGranitt. «Vuole accomodarsi o attende con me?».
«Attenderò con piacere qui con lei, professoressa» replicò l’uomo in tono freddo e formale, limitandosi ad un lieve cenno ai suoi studenti che prontamente si schierarono sugli attenti in tre file da cinque dietro di lui. L’attenzione dei ragazzi fu presto attirata da un puntino nel cielo. Tutti iniziarono ad additarlo. Più si avvicinava più diventava grande.
«Una casa volante» strillò un Tassorosso del secondo anno.
«No! È un drago!» lo contraddisse un compagno. «Non vedi che ha le ali?».
James s’infastidì nel vedere che gli allievi di Durmstrang non avevano mosso un muscolo e non sembravano minimamente colpiti, solo la ragazzina si sporse un po’ per vedere meglio, ma tornò subito al suo posto ad un’occhiataccia del suo Preside.
«Ma gli incantesimi di protezione non impediscono che chiunque si avvicini in volo al castello?» chiese agli amici.
Robert si accigliò: «Credo che mi zia abbia abbassato le difese».
«Non è molto saggio. Avremmo dovuto farli arrivare fuori dai confini del castello e farli entrare solo dopo un’attenta perquisizione da parte degli Auror».
Robert scrollò le spalle e Benedetta si limitò ad una smorfia preoccupata.
Nel frattempo la carrozza di Beauxbatons sotto gli occhi entusiasti della maggior parte degli studenti ed anche di James, che dovette ammettere che era molto più impressionante dal vivo che dai racconti dei suoi genitori. Il primo a correre verso la carrozza ed aiutare la Preside a scendere fu Hagrid, che molto galantemente le fece anche il baciamano. James si ritrovò a fischiare insieme a molti altri studenti. Fischi e risatine si dissolsero immediatamente ad un’occhiata glaciale dei Direttori delle Case.
Hagrid tutto rosso in volto lasciò la mano a Madama Maxime, mentre ella salutava calorosamente la professoressa McGranitt. Gli studenti di Beauxbatons sembravano decisamente più tranquilli, si stringevano addosso i loro eleganti e raffinati mantelli, sul cui petto era ricamato il blasone della Scuola, lo stesso che era inciso sulla porta della carrozza: due bacchette d’oro incrociate da cui spuntavano tre stelle ciascuna.
«Prego, accomodatevi» disse la Preside facendo strada agli altri due, che furono seguiti dai loro studenti.
James entrò poco dopo nella Sala d’Ingresso dopo che ormai tutti gli studenti di Hogwarts si erano tranquillamente mescolati nuovamente.
«Quanto sono belle le francesi!» strillò eccitato Tylor, poco distante da loro. Kalvin Calliance, un altro Grifondoro del loro anno, sembrava altrettanto preso dalle ragazze e ci mancava poco che si mettesse a sbavare.
Quando stava per mettere piede in Sala Grande James si sentì artigliare la spalla e fu costretto a voltarsi: «C’è Apolline!».
James deglutì: Dominique sembrava sul punto di affatturare qualcuno. Non riuscì a dire nulla di concreto: sapeva che Domi non poteva sopportare la cugina e la convivenza forzata non la esaltava per niente. Negli ultimi giorni era stata parecchio nervosa, od almeno così gli avevano raccontato, fortunatamente stando in infermieria aveva evitato la sua furia.
«Che stanno a fare lì impalati? Vogliono l’invito scritto?» sbuffò Robert infastidito. James seguì il suo sguardo e vide che quelli di Durmstrang si erano bloccati sulla porta; al contrario gli studenti di Beauxbatons si stavano già togliendo i mantelli, lievemente infreddoliti. Le loro divise era di un azzurro pallido. Una ragazza, alta e slanciata, si mosse verso il loro tavolo ed abbracciò Domi.
James chiuse gli occhi. «Spero che non l’ammazzi».
La risata di Robert lo riscosse: «Apri gli occhi, la francesina è ancora viva. Tua cugina è troppo attaccata al suo posto di Caposcuola per compiere un omicidio. Secondo me ti dovrai preoccupare durante le vacanze di Natale».
James ridendo prese posto vicino ad Albus ed ai suoi amici, Lily come sempre era distante da entrambi. Solo perché le avevano detto di darsi una calmata dopo l’ultima strillettera della mamma. Insomma imbarazzava anche loro sentire le urla della madre un paio di volte alla settimana. Per tutta risposta aveva iniziato ad evitarli. Albus aveva saggiamente deciso di assecondarla, lui no. Così avevano litigato.
«Perché Sawyer ha aggiunto ben quattro sedie vicino a quella della Preside?» chiese Benedetta.
«Sono per Draco Malfoy e Gregory Mullet» rispose Albus. «Sono stati loro ad organizzare il Torneo. Così presenziarono al Banchetto di Benvenuto e quindi all’apertura del Torneo… Ah, eccoli…».
Il gruppetto si voltò verso l’ingresso dove i Presidi erano stati raggiunti da due uomini dalle vesti eleganti e raffinate. Un mormorio si diffuse tra gli studenti: Draco Malfoy non metteva piede ad Hogwarts da quella fatidica mattina del 2 maggio, quando era scappato con i suoi genitori. I più avevano accettato Scorpius, ma nessuno aveva dimenticato il marchio inciso a fuoco sul braccio di Draco e di Lucius Malfoy. La professoressa McGranitt, seguita da gli altri Presidi e dai due membri del Ministero, percorse il corridoi tra i tavoli di Corvonero e Tassorosso diretta al Tavolo delle Autorità. Gli studenti di Beauxbatons si alzarono in piedi all’entrata della loro Preside e si sedettero solo dopo che ella prese posto.
«Benvenuti a tutti i nostri ospiti. Come vedete, a noi questa sera si sono aggiunti anche Draco Malfoy, Direttore dell’Ufficio di Cooperazione Magica Internazionale, e Gregory Mullet, Direttore dell’Ufficio per gli Sport Magici. Il Torneo Tremaghi ed il Torneo di Quidditch verranno ufficialmente inaugurati alla fine del Banchetto. Vi auguro buon appetito» disse la professoressa McGranitt e mentre si sedeva i tavoli si riempirono di portate.
«Questo cos’è?» chiese Cassy osservando attentamente un vassoio davanti a lei.
«Papà ci ha raccontato che ci sono cibi stranieri in onore degli ospiti» rispose Rose, che si stava generosamente riempiendo il piatto di un po’ di tutto.
«Quella è una soupe gratinée à l’oignon» disse Dominique, facendosi spazio di forza tra James ed un ragazzino, che intimorito le lasciò il posto. Evidentemente era scappata da Apolline, che si trovava dall’altra parte del tavolo.
«Cioè?» domandò Cassy, che non aveva capito una parola.
«In pratica una zuppa di cipolle» disse con un gesto impaziente della mano Dominique, che non perdeva di vista la cugina.
«E quello?» chiese Rose, dopo aver ingoiato un enorme boccone indicando un vassoio pieno apparentemente di carne spezzettata.
Dominique annoiata lo osservò per qualche secondo, poi decretò: «Non è francese. Quello sì che è buono, passamelo» disse indicando un altro piatto di portata.
«Che sarebbe?» le chiese Rose.
«Confit de canard. Il mio piatto preferito» rispose felice, poi vedendo le loro espressioni da sì, certo. Abbiamo capito tutto, aggiunse: «Cosce di anatra».
«Domi,» disse con voce dolce James verso la fine del banchetto, «se scrivo a zia Fleur e le dico che è la mia zia preferita… anzi no, la zia migliore del mondo… dici che mi prepara questa… come l’hai chiamata?».
Domi sbuffò: «Coulant di cioccolato».
«Sì, appunto questa collant al cioccolato…» riprese James facendo ridere tutti.
«Coulant, James. No, collant!» gli spiegò Robert dopo aver smesso di ridere.
«Dettagli. Allora dici che tua mamma me la cucina?» chiese James con gli occhi a cuoricini.
«No. Tutti sanno che tu stravedi solo per nonna Molly».
«Infatti ho detto zia preferita. Non mi crederà mai, vero?» chiese mogio James.
«No, ma puoi provare con Vic. Lei è bravissima a fare i dolci e poi è sempre felice di essere utile agli altri» replicò Domi con una smorfia che mostrava chiaramente di non essere della stessa idea della sorella.
«Vada per Vic».
«Ehi, io voglio quest’altra» s’intromise Albus.
«Al, mangi troppi dolci. Che cos’è quella? la decina fetta?» replicò James.
«Spiritoso, solo la quarta. Sei peggio di mamma». Tutti risero alla finta indignazione di James alle parole del fratello.
«E comunque quella torta è molto comune. Si trova in molte pasticcerie babbane di Londra» gli fece notare Domi.
«Un attimo di attenzione, prego» disse la Preside, mentre i piatti si svuotavano. «È giunto il momento di inaugurare il Torneo. Lascio al signor Malfoy il compito di spiegarvi le regole».
Draco Malfoy con un’espressione distaccata e fredda si alzò in piedi e disse: «Da stasera inizierà ufficialmente il Torneo Tremaghi, cui, come già saprete, potranno prendere parte solo gli studenti che hanno già compiuto i diciassette anni. Verrà scelto un Campione per ogni Scuola. Il compito della scelta tocca al Calice di Fuoco, un oggetto magico di grande antichità» fece un attimo di pausa, mentre il signor Sawyer portava di fronte a lui uno scrigno. La professoressa McGranitt lo aprì con un colpo di bacchetta e fuoriuscì una specie di calice. «Coloro che vogliono candidarsi come Campioni» riprese il signor Malfoy, «devono scrivere il proprio nome e la Scuola di appartenenza su un foglietto di pergamena e lanciarlo nel Calice. Ci sarà tempo fino a domani sera per iscriversi. Mi raccomando, non prendete impulsivamente la decisione di pareggiare, perché chi sarà scelto non potrà tornare indietro. Il Calice di Fuoco costituisce un contratto magico vincolante. E per i minorenni che pensano di poter far i furbi, badate bene, intorno al Calice sarà tracciata una Linea dell’Età. Solo ed esclusivamente i maggiorenni potranno attraversarla. I tre Campioni dovranno affrontare tre prove. Ulteriori dettagli saranno comunicati dopo la selezione. I giudici delle gare saranno i Presidi delle Scuole partecipanti, io ed il mio collega Mullet».
«Bene, la ringrazio signor Malfoy. Ora signor Mullet spieghi le regole del Torneo di Quidditch, per favore».
«Le regole di questo Torneo, che si disputerà per la prima volta, sono abbastanza semplici. Inizierà solo a gennaio, in quanto la Scuola di Hogwarts sarà rappresentata dalla squadra che vincerà in consueto Torneo Scolastico che, eccezionalmente, quest’anno si concentrerà in questo primo trimestre. Le partite saranno sorteggiate solo il giorno dell’inizio ufficiale del Torneo. In quell’occasione avrete ulteriori chiarimenti».
«Credo che il signor Malfoy ed il signor Mullet siano stati chiari, per cui a questo punto ritengo che sia arrivato per tutti il momento di andare a riposare. Buona notte a tutti» concluse la professoressa McGranitt.
 
   
 
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