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Autore: erikadance92    03/08/2016    0 recensioni
Erano le 23.30 del 5 Novembre 2012, faceva freddo, nevicava, per le strade di Verona non c'era nessuno, era una serata tranquilla, non avrei mai immaginato che quella notte, in cui usci da casa dopo una brutta litigata con i miei genitori, accompagnata dal mio migliore amico, avrei assistito ad una scena, avrei ricevuto un oggetto, uno stranissimo oggetto, che avrebbe cambiato la mia vita per sempre.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Rimasi con lo sguardo fisso sulla televisione. Non riuscivo a credere a ciò che stavo vedendo e sentendo. Non poteva essere vero. Non poteva essere lui. Forse stavo sognando. Si, sicuramente era così: era solo un sogno,un brutto sogno. Mi diedi un pizzico sul braccio, < Ahi, che male!! Allora, non è un sogno, ma la realtà! > pensai tra me e me. Ero così sconvolta che non mi accorsi nemmeno che nel frattempo mio padre era ritornato di sotto indossando un’altra camicia e mia madre aveva finito di preparare la lavastoviglie e l’aveva già avviata. Entrambi vedendo le immagini e sentendo ciò che i giornalisti stavano comunicando alla popolazione, si erano avvicinati a me e mi stavano guardando aspettandosi una qualsiasi reazione da me. Io, però, non riuscivo né a muovermi né a dire nulla, mi sentivo come congelata, intrappolata, legata. Non riuscivo a muovere nessun muscolo. Continuavo a fissare lo schermo della televisione. Dentro di me cercavo di convincermi che sicuramente non erano sicuri al 100% di ciò che stavano dicendo. Improvvisamente, sentii qualcosa di caldo bagnarmi le guance: senza accorgermene avevo iniziato  a piangere. Alla vista delle mie lacrime, mia madre si sedette sul divano vicino a me e mi abbracciò, dicendomi: < Piccola, devi essere forte: lui non avrebbe mai voluto vederti così. All’inizio lo so sarà difficile, ma piano piano tutto ritornerà come prima. Devi solo metterci tutto il coraggio che hai per accettare e superare questa tragedia. Ricorda una cosa, anche se lui non è più su questa terra, sarà sempre nel tuo cuore ed accanto a te per proteggerti. Immagina che sai diventato il tuo angelo custode. Sii forte per lui >. Alle sue parole, mi staccai immediatamente da lei < Smettila. Stai zitta!! Non voglio ascoltare quello che stai cercando di dirmi > < Tesoro, per favore, calmati. Io non sto cercando di dire niente, sto solo provando ad aiutarti ad affrontare .. > < No, non dire quella parola > < Quale parola? > < Lui non è morto, chiaro. Non sono ancora riusciti a capire di chi è il corpo ritrovato nel bosco. C’è una piccola possibilità che sia il suo e poi lui è fuori per le vacanze natalizie. La presunta data del decesso che hanno detto non corrisponde > < Tesoro, mi dispiace contradirti ma la data del decesso che hanno comunicato coincide con l’ultima volta che lo hai visto. Devi sapere che non è vero che è partito in anticipo per le vacanze natalizie. > < Che cosa? > < Tesoro, perdonaci. Eri così vulnerabile, avevi perso la memoria,non volevamo che avessi un dispiacere > < Che cosa state cercando di dirmi? > < Vedi, Andres quest’anno non è mai partito per le vacanze natalizie. Siamo stati noi, d’accordo con lo psichiatra e lo psicologo che ti seguono, a chiedere a Cassandra e a tutti gli altri ragazzi di dirti questo. > < Lui, allora, in realtà dove è? > < Non lo sa nessuno > < Come? > < Nessuno sa dove sia. Quella notte, quando tu credevi ci fosse successo qualcosa perché non eravamo tornati la mattina e tutta la città era deserta e i negozi chiusi, Andres è scomparso, senza lasciare nessun traccia dietro di sé, né un biglietto. Se ne è andato, senza dare una spiegazione a nessuno. Per caso, te ricordi se ti aveva parlato o detto qualcosa? Magari ha accennato ad un posto dove sarebbe voluto andare > < Mi avete quindi mentito. Tutti, nessuno escluso. Ora, spiegatemi perché, qualora Andres mi avrebbe detto qualcosa, dovrei dirlo proprio a voi, a quelle persone che mi hanno ingannato. > < Noi l’abbiamo fatto per li tuo bene >< Non vi voglio ascoltare. Non avete pensato che magari lui era in pericolo ed aveva bisogno del mio aiuto, io forse potevo salvarlo, ma voi con le vostre bugie, non me lo avete permesso e ora lui non c’è più. Magari forse sarà anche deluso dal mio comportamento. > < No, tesoro. Tieni a mente una cosa, anche se ti avremmo detto la verità non avresti potuto fare niente. Ti sei dimenticata che hai perso la memoria. Come avresti potuto aiutarlo, se non ricordavi? >. Non sapendo cosa risponderle, decisi di tornare in camera mia, di uscire non ne avevo proprio voglia, sicuramente appena uscita di casa sarei stata circondata da milioni di persone che mi avrebbero fatto milioni di domande sul mio migliore amico. < Ok, ho capito avete agito per il mio bene. Scusatemi tanto se vi ho risposto male, non volevo. Sono solo sconvolta da quello che mi avete detto e da come potrebbe finire questa storia del ritrovamento di un corpo. Se non vi dispiace, vorrei tanto andare a sdraiarmi > < Certo, che ti perdoniamo. Vai pure a stenderti se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi >.
Una volta chiusa la porta della mia camera, mi accasciai a terra con la schiena appoggiata alla porta e scoppiai a piangere. Non riuscivo a credere che quell’amico che fino ad allora mi era stato sempre accanto, sempre pronto ad aiutarmi, a consolarmi, a starmi accanto nei momenti difficili, l’unico che fin dall’inizio era stato sempre sincero con me, accentando i miei pregi ed i miei difetti, non c’era più. Già dovevo accettare che non l’avrei mai più rivisto, abbracciato, … perché lui, si lui, proprio lui, ANDRES ERA MORTO.
 
Il funerale si tenne il 30 Dicembre, in un freddo pomeriggio, il cielo era nerissimo, tuonava fortissimo da ormai tre giorni, ma nemmeno una goccia d’acqua era ancora caduta; solo quando fece il suo ingresso in chiesa la bara contenete il corpo di Andres, che purtroppo era stato confermato essere il suo, dal cielo inizio a cadere con una forza inaudita ed inarrestabile la pioggia. Io fisicamente ero presente, ma non mentalmente, no perché la mia mente insieme ai miei occhi, stavano analizzando l’espressione facciale di ogni singola persona presente: ero più che sicura che chi la aveva ucciso fosse presente al suo funerale. Mi ero anche ripromessa un’altra cosa, oltre a scovare l’assassino di Andres, cercare di recuperare la memoria, sicuramente tra i ricordi perduti c’è qualcosa che sia io che Andres abbiamo visto, ma che non dovevamo vedere, per questo lui è stato ucciso subito, mentre io no. La perdita di memoria almeno per il momento mi ha salvato la vita.
Passai il resto delle vacanze natalizie chiusa in camera a cercare su internet tutti i possibili modi che mi avrebbero potuto far recuperare la memoria, ma nessuno di questi funzionò su di me. Con la fine delle vacanze anche la scuola ricominciò.
Il ritorno a scuola fu molto strano, tutti mi fissavano sorpresi di vedermi lì; ovviamente, tutti avevano immaginato che dopo quanto accaduto non sarei ritornata immediatamente a scuola, ma come potevano vedere si erano tutti quanti sbagliati. Non potevo saltare scuola perché non potevo perdere tempo non vedevo l’ora di trovare l’assassino di Andres per fargliela pagare ed ero più che sicura che frequentasse la nostra stessa scuola.
Stavo osservando ogni singola persona che transitava per i corridoi del liceo, sperando che alla vista di un viso qualche ricordo perduto mi sarebbe riaffiorato, ma purtroppo nessuna persona mi diceva nulla. Ero così concentrata nel mio obiettivo, che non mi accorsi di una presenza alle mie spalle. < Ehi, ci si rivede finalmente > per lo spavento sobbalzai e mi girai con l’intento di digliene quattro per il quasi infarto che mi aveva fatto prendere, ma mi precedette < Scusami non volevo spaventarti. Ti ho chiamato varie volte, ma non mi hai mai risposto, quindi ho deciso di avvicinarmi, credevo mi avessi sentito > < Aspetta, un attimo: tu chi saresti? > < No, non ti ricordi di me? > < No, mi spiace. Non mi ricordo > < Il mio povero cuore. Complimenti, mi hai appena spezzato il mio piccolo cuoricino. A parte gli scherzi, lo sospettavo che non ti ricordassi di me, dopo tutto ci siamo visti solo due volte, o meglio una quando ti ho accompagnato davanti a questa scuola perché non volevi dire l’indirizzo di casa ad uno sconosciuto > < Oh si, ora che mi dici questo mi ricordo di te. Sei il ragazzo inglese venuto qui per il concorso. Scusami tanto non ti avevo riconosciuto > < Scuse accettate. > < Perché mi cercavi? > oh si, giusto. Tutti sono riuniti in aula magna,mancavi solo tu, per questo sono venuto a cercarti. Ora andiamo prima che inizino > < Inizino  a fare cosa? >  < A dire i nomi dei cinque studenti che domani partiranno per l’Inghilterra > < Si parte domani? > < Si, non hai letto l’e-mail che il preside ha mandato a tutti gli studenti delle classi quinte? > < Ehm no, ho avuto altro per la testa durante le vacanze. > < Capisco. Ora, però , lo sai >.
Senza dirmi niente, mi prese per mano e iniziò ad avviarsi verso l’aula magna. Non appena fummo arrivati, lasciò andare la mano e girandosi verso di me mi disse < Buona fortuna! > < Grazie! > entrò nell’aula seguito subito dopo da me. 
Come immaginavo, dato che ero arrivata per l’ultima i posti a sedere erano tutti occupati, decisi allora di appoggiarmi al muro, vicino alla porta d’entrata. Dopo pochi secondi fece il suo ingresso il preside.
< Cari studenti e studentesse, spero con il tutto il cuore che abbiate passato delle tranquille e serene vacanze natalizie con le vostre famiglie, nonostante la terribile notizia che ha scosso la nostra tranquilla cittadina > a quelle parole pronunciate dal preside, ogni singolo ragazzo e ragazza presenti in quel momento si girarono verso di me, aspettandosi una qualsiasi mossa da me. Sentivo tutti gli occhi puntati su di me, vi era un silenzio assordante spezzato solamente dal ronzio del microfono che il preside teneva in mano, ripensando a  quello che avevo passato durante le vacanze, sentii i miei occhi farsi sempre più umidi: una cosa era certa da lì a poco sarei scoppiata a piangere, proprio qui di fronte a tutti. Dovevo assolutamente evitarlo, non volevo mostrare a nessuno le mie debolezze, così feci l’unica cosa che in quel momento mi passò per la testa: corsi lontano da tutto e da tutti. Non mi importava nulla del concorso indetto dal preside, per poteva benissimo vincere chi gli pareva, l’unica cosa che a me importava veramente era vendicare il mio migliore amico Andres.
Nella vita non sono mai stata una persona sicura di se stessa,né vendicativa, anzi sono l’esatto opposto, ma questa volta era diverso volevo vendetta e niente e nessuno mi avrebbe impedito di attuarla.
Rimasi con lo sguardo fisso sulla televisione. Non riuscivo a credere a ciò che stavo vedendo e sentendo. Non poteva essere vero. Non poteva essere lui. Forse stavo sognando. Si, sicuramente era così: era solo un sogno,un brutto sogno. Mi diedi un pizzico sul braccio, < Ahi, che male!! Allora, non è un sogno, ma la realtà! > pensai tra me e me. Ero così sconvolta che non mi accorsi nemmeno che nel frattempo mio padre era ritornato di sotto indossando un’altra camicia e mia madre aveva finito di preparare la lavastoviglie e l’aveva già avviata. Entrambi vedendo le immagini e sentendo ciò che i giornalisti stavano comunicando alla popolazione, si erano avvicinati a me e mi stavano guardando aspettandosi una qualsiasi reazione da me. Io, però, non riuscivo né a muovermi né a dire nulla, mi sentivo come congelata, intrappolata, legata. Non riuscivo a muovere nessun muscolo. Continuavo a fissare lo schermo della televisione. Dentro di me cercavo di convincermi che sicuramente non erano sicuri al 100% di ciò che stavano dicendo. Improvvisamente, sentii qualcosa di caldo bagnarmi le guance: senza accorgermene avevo iniziato  a piangere. Alla vista delle mie lacrime, mia madre si sedette sul divano vicino a me e mi abbracciò, dicendomi: < Piccola, devi essere forte: lui non avrebbe mai voluto vederti così. All’inizio lo so sarà difficile, ma piano piano tutto ritornerà come prima. Devi solo metterci tutto il coraggio che hai per accettare e superare questa tragedia. Ricorda una cosa, anche se lui non è più su questa terra, sarà sempre nel tuo cuore ed accanto a te per proteggerti. Immagina che sai diventato il tuo angelo custode. Sii forte per lui >. Alle sue parole, mi staccai immediatamente da lei < Smettila. Stai zitta!! Non voglio ascoltare quello che stai cercando di dirmi > < Tesoro, per favore, calmati. Io non sto cercando di dire niente, sto solo provando ad aiutarti ad affrontare .. > < No, non dire quella parola > < Quale parola? > < Lui non è morto, chiaro. Non sono ancora riusciti a capire di chi è il corpo ritrovato nel bosco. C’è una piccola possibilità che sia il suo e poi lui è fuori per le vacanze natalizie. La presunta data del decesso che hanno detto non corrisponde > < Tesoro, mi dispiace contradirti ma la data del decesso che hanno comunicato coincide con l’ultima volta che lo hai visto. Devi sapere che non è vero che è partito in anticipo per le vacanze natalizie. > < Che cosa? > < Tesoro, perdonaci. Eri così vulnerabile, avevi perso la memoria,non volevamo che avessi un dispiacere > < Che cosa state cercando di dirmi? > < Vedi, Andres quest’anno non è mai partito per le vacanze natalizie. Siamo stati noi, d’accordo con lo psichiatra e lo psicologo che ti seguono, a chiedere a Cassandra e a tutti gli altri ragazzi di dirti questo. > < Lui, allora, in realtà dove è? > < Non lo sa nessuno > < Come? > < Nessuno sa dove sia. Quella notte, quando tu credevi ci fosse successo qualcosa perché non eravamo tornati la mattina e tutta la città era deserta e i negozi chiusi, Andres è scomparso, senza lasciare nessun traccia dietro di sé, né un biglietto. Se ne è andato, senza dare una spiegazione a nessuno. Per caso, te ricordi se ti aveva parlato o detto qualcosa? Magari ha accennato ad un posto dove sarebbe voluto andare > < Mi avete quindi mentito. Tutti, nessuno escluso. Ora, spiegatemi perché, qualora Andres mi avrebbe detto qualcosa, dovrei dirlo proprio a voi, a quelle persone che mi hanno ingannato. > < Noi l’abbiamo fatto per li tuo bene >< Non vi voglio ascoltare. Non avete pensato che magari lui era in pericolo ed aveva bisogno del mio aiuto, io forse potevo salvarlo, ma voi con le vostre bugie, non me lo avete permesso e ora lui non c’è più. Magari forse sarà anche deluso dal mio comportamento. > < No, tesoro. Tieni a mente una cosa, anche se ti avremmo detto la verità non avresti potuto fare niente. Ti sei dimenticata che hai perso la memoria. Come avresti potuto aiutarlo, se non ricordavi? >. Non sapendo cosa risponderle, decisi di tornare in camera mia, di uscire non ne avevo proprio voglia, sicuramente appena uscita di casa sarei stata circondata da milioni di persone che mi avrebbero fatto milioni di domande sul mio migliore amico. < Ok, ho capito avete agito per il mio bene. Scusatemi tanto se vi ho risposto male, non volevo. Sono solo sconvolta da quello che mi avete detto e da come potrebbe finire questa storia del ritrovamento di un corpo. Se non vi dispiace, vorrei tanto andare a sdraiarmi > < Certo, che ti perdoniamo. Vai pure a stenderti se hai bisogno di qualcosa non esitare a chiamarmi >.
Una volta chiusa la porta della mia camera, mi accasciai a terra con la schiena appoggiata alla porta e scoppiai a piangere. Non riuscivo a credere che quell’amico che fino ad allora mi era stato sempre accanto, sempre pronto ad aiutarmi, a consolarmi, a starmi accanto nei momenti difficili, l’unico che fin dall’inizio era stato sempre sincero con me, accentando i miei pregi ed i miei difetti, non c’era più. Già dovevo accettare che non l’avrei mai più rivisto, abbracciato, … perché lui, si lui, proprio lui, ANDRES ERA MORTO.
 
Il funerale si tenne il 30 Dicembre, in un freddo pomeriggio, il cielo era nerissimo, tuonava fortissimo da ormai tre giorni, ma nemmeno una goccia d’acqua era ancora caduta; solo quando fece il suo ingresso in chiesa la bara contenete il corpo di Andres, che purtroppo era stato confermato essere il suo, dal cielo inizio a cadere con una forza inaudita ed inarrestabile la pioggia. Io fisicamente ero presente, ma non mentalmente, no perché la mia mente insieme ai miei occhi, stavano analizzando l’espressione facciale di ogni singola persona presente: ero più che sicura che chi la aveva ucciso fosse presente al suo funerale. Mi ero anche ripromessa un’altra cosa, oltre a scovare l’assassino di Andres, cercare di recuperare la memoria, sicuramente tra i ricordi perduti c’è qualcosa che sia io che Andres abbiamo visto, ma che non dovevamo vedere, per questo lui è stato ucciso subito, mentre io no. La perdita di memoria almeno per il momento mi ha salvato la vita.
Passai il resto delle vacanze natalizie chiusa in camera a cercare su internet tutti i possibili modi che mi avrebbero potuto far recuperare la memoria, ma nessuno di questi funzionò su di me. Con la fine delle vacanze anche la scuola ricominciò.
Il ritorno a scuola fu molto strano, tutti mi fissavano sorpresi di vedermi lì; ovviamente, tutti avevano immaginato che dopo quanto accaduto non sarei ritornata immediatamente a scuola, ma come potevano vedere si erano tutti quanti sbagliati. Non potevo saltare scuola perché non potevo perdere tempo non vedevo l’ora di trovare l’assassino di Andres per fargliela pagare ed ero più che sicura che frequentasse la nostra stessa scuola.
Stavo osservando ogni singola persona che transitava per i corridoi del liceo, sperando che alla vista di un viso qualche ricordo perduto mi sarebbe riaffiorato, ma purtroppo nessuna persona mi diceva nulla. Ero così concentrata nel mio obiettivo, che non mi accorsi di una presenza alle mie spalle. < Ehi, ci si rivede finalmente > per lo spavento sobbalzai e mi girai con l’intento di digliene quattro per il quasi infarto che mi aveva fatto prendere, ma mi precedette < Scusami non volevo spaventarti. Ti ho chiamato varie volte, ma non mi hai mai risposto, quindi ho deciso di avvicinarmi, credevo mi avessi sentito > < Aspetta, un attimo: tu chi saresti? > < No, non ti ricordi di me? > < No, mi spiace. Non mi ricordo > < Il mio povero cuore. Complimenti, mi hai appena spezzato il mio piccolo cuoricino. A parte gli scherzi, lo sospettavo che non ti ricordassi di me, dopo tutto ci siamo visti solo due volte, o meglio una quando ti ho accompagnato davanti a questa scuola perché non volevi dire l’indirizzo di casa ad uno sconosciuto > < Oh si, ora che mi dici questo mi ricordo di te. Sei il ragazzo inglese venuto qui per il concorso. Scusami tanto non ti avevo riconosciuto > < Scuse accettate. > < Perché mi cercavi? > oh si, giusto. Tutti sono riuniti in aula magna,mancavi solo tu, per questo sono venuto a cercarti. Ora andiamo prima che inizino > < Inizino  a fare cosa? >  < A dire i nomi dei cinque studenti che domani partiranno per l’Inghilterra > < Si parte domani? > < Si, non hai letto l’e-mail che il preside ha mandato a tutti gli studenti delle classi quinte? > < Ehm no, ho avuto altro per la testa durante le vacanze. > < Capisco. Ora, però , lo sai >.
Senza dirmi niente, mi prese per mano e iniziò ad avviarsi verso l’aula magna. Non appena fummo arrivati, lasciò andare la mano e girandosi verso di me mi disse < Buona fortuna! > < Grazie! > entrò nell’aula seguito subito dopo da me. 
Come immaginavo, dato che ero arrivata per l’ultima i posti a sedere erano tutti occupati, decisi allora di appoggiarmi al muro, vicino alla porta d’entrata. Dopo pochi secondi fece il suo ingresso il preside.
< Cari studenti e studentesse, spero con il tutto il cuore che abbiate passato delle tranquille e serene vacanze natalizie con le vostre famiglie, nonostante la terribile notizia che ha scosso la nostra tranquilla cittadina > a quelle parole pronunciate dal preside, ogni singolo ragazzo e ragazza presenti in quel momento si girarono verso di me, aspettandosi una qualsiasi mossa da me. Sentivo tutti gli occhi puntati su di me, vi era un silenzio assordante spezzato solamente dal ronzio del microfono che il preside teneva in mano, ripensando a  quello che avevo passato durante le vacanze, sentii i miei occhi farsi sempre più umidi: una cosa era certa da lì a poco sarei scoppiata a piangere, proprio qui di fronte a tutti. Dovevo assolutamente evitarlo, non volevo mostrare a nessuno le mie debolezze, così feci l’unica cosa che in quel momento mi passò per la testa: corsi lontano da tutto e da tutti. Non mi importava nulla del concorso indetto dal preside, per poteva benissimo vincere chi gli pareva, l’unica cosa che a me importava veramente era vendicare il mio migliore amico Andres.
Nella vita non sono mai stata una persona sicura di se stessa,né vendicativa, anzi sono l’esatto opposto, ma questa volta era diverso volevo vendetta e niente e nessuno mi avrebbe impedito di attuarla.


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