Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: giambo    03/08/2016    3 recensioni
Alaska, primavera del 1896.
Goku Bardacksson è un giovane svedese giramondo di 27 anni, apparentemente in cerca di avventure più che di ricchezza. Per una serie di circostanze, sarà costretto a fare società con Crilin McKame, un argonauta irlandese ormai disilluso nei confronti del Sogno Americano. I due andranno a nord, partecipando così alla sfrenata corsa all'oro del Klondike, l'ultima frontiera dove il progresso non è ancora arrivato. Qui, tra paesaggi magnifici e selvaggi, i due arriveranno a Dawson, dove incontreranno numerose persone, non tutte amichevoli: 18 Goldie, la magnifica proprietaria della Bolla D'Oro, la quale sogna di fare fortuna in Europa a spese degli sciocchi cercatori d'oro, suo fratello 17, elegante e spietato complice di lei, e Vegeta Prince, ultimo, violento, arrogante e spietato discendente di una nobile famiglia inglese ormai decaduta, il quale vuole costruirsi un patrimonio per tornare in Inghilterra.
La corsa all'oro è iniziata, ma solo uno otterrà la ricchezza tanto agognata. Solo uno potrà ambire al titolo di Re del Klondike, all'essere "Il più duro dei duri, il più furbo dei furbi". Tanti contendenti per un solo trono, ai confini del mondo conosciuto.
Genere: Avventura, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: 17, 18, Crilin, Goku, Vegeta | Coppie: 18/Crilin
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 2

 

 

Freddo.

Crilin non riusciva a pensare a nient'altro, mentre percepiva le proprie ginocchia bruciare come tizzoni ardenti, un contrasto bizzarro se avesse avuto il tempo per rifletterci. Sconsolato, l'irlandese volse lo sguardo attorno a sé, vedendo solo nudo ghiaccio.

Erano partiti da tre giorni. Lui e quello strano svedese si erano messi in marcia, carichi di attrezzi e provviste, verso nord, per lo Yukon. Per raggiungere quella regione, la pista più veloce passava per il passo dello Stambecco: un inferno di ghiaccio che li avrebbe accompagnati per oltre tre giorni. Non importava che fosse primavera, estate o inverno. Da quelle parti, raramente si andava sopra i cinque gradi centigradi. L'argonauta irlandese quasi rimpiangeva il fango denso e viscoso che li aveva accolti per i primi due giorni del loro viaggio. Poteva essere stato brutto, scomodo e puzzolente, ma almeno non era ghiacciato.

“Non credi che dovremmo trovare un posto dove accamparsi?” urlò Goku dietro di lui, cercando di sovrastare l'ululato del vento. “Tra poco tramonterà il sole!”

“Lo so!” replicò Crilin. Quest'ultimo aguzzò la vista verso l'alto, alla ricerca del valico che li avrebbe portati dall'altra parte, ma tutto ciò che vedeva era neve, scalini di ghiaccio, e nuvole scure che minacciavano il futuro del loro viaggio.

“Non vedo nulla che possa farci da rifugio!” dichiarò, girandosi. “Leghiamoci una corda attorno alla vita e proseguiamo! Forse avremo più fortuna andando avanti!”

Lo svedese si limitò ad annuire, troppo intirizzito per dire qualcosa. Era da quando aveva lasciato il suo paese natale che non provava così tanto freddo. Il Transvaal e l'Australia potevano essere stati posti pericolosi, ma almeno erano caldi. Dopo oltre dieci anni di vagabondaggio, Goku fu costretto ad ammettere di aver perso smalto nei confronti dell'inverno.

Una volta legatisi una corda alla vita, per evitare di perdersi, i due argonauti proseguirono, risalendo lentamente gli infidi scalini di ghiaccio, incastonati verso l'interno della montagna. Non era una via facile: il ghiaccio dava un appoggio infido, sia per le mani che per i piedi, e sarebbe bastata un piccola disattenzione per cadere nel vuoto o scivolare all'indietro. Una prospettiva che non piaceva a nessuno dei due. L'unico modo per andare avanti con una certa rapidità era di afferrare gli scalini davanti a loro con le mani, piantandoci le dita, issandosi goffamente facendo leva sulle ginocchia. Nonostante gli abiti pesanti, i due viaggiatori stavano provando un freddo terribile, oltre che pericoloso: la mancanza di sensibilità ai piedi ed alle mani era l'ultima cosa che serviva loro in quei frangenti.

Dopo circa un'ora, Crilin non aveva ancora visto nulla che potesse fornire loro un rifugio, e la cosa lo preoccupava. Il sole stava tramontando, e proseguire durante la lunga notte artica sarebbe stato troppo pericoloso. Alla fine, quando ormai sentiva di non poter fare un solo passo di più, l'irlandese arrivò su uno scalino leggermente più largo dei precedenti: lo prese come un segno per fermarsi.

“Ci fermiamo qui.” boccheggiò, mentre Goku arrivava anche lui sul piccolo spiazzo, ormai in carenza di aria. “Non sarà un rifugio, ma almeno potremo distenderci per dormire.”

“Senza un fuoco?” domandò lo svedese, asciugandosi la punta del naso gelata.

“Se riesci a trovare della legna fammi un fischio.” replicò sarcasticamente l'altro. “Tireremo fuori la tenda che c'è nel tuo zaino, e faremo dei turni di guardia. Il primo lo farò io.” in realtà, Crilin non avrebbe desiderato altro che un caldo letto dove addormentarsi in quel momento, ma non si fidava ancora del tutto del suo nuovo compagno di viaggio: preferiva tenerlo d'occhio il più possibile.

Goku si limitò a scrollare le spalle, iniziando a tirare fuori la tenda dallo zaino, salvo poi doversi accorgere dell'incapacità di fissarla sul terreno ghiacciato sotto di loro. Alla fine, i due argonauti tirarono fuori tutte le coperte che possedevano, creandone un unico giaciglio, da usare a turno.

“Forse avremmo dovuto seguire il corso del fiume.” mormorò Goku, mentre si sdraiava a terra. “Avremmo evitato quest'inferno di ghiaccio quanto meno.”

Crilin non rispose, preferendosi cacciare in bocca un mozzicone di sigaro ed iniziare a masticarlo. Era tutto il giorno che si chiedeva se avesse fatto il passo più lungo della gamba. Da quando la voce si era sparsa, sempre più gente si stava muovendo verso nord, alla ricerca di fortuna e ricchezza nello Yukon. Bruciare la concorrenza era fondamentale, per evitare che i terreni auriferi migliori finissero in mano d'altri. Il passo dello Stambecco fungeva al caso loro: in soli tre giorni avrebbero percorso l'equivalente di dieci giorni di marcia lungo il corso del fiume. Il solo problema era che l'attraversamento di quel valico montano era pericoloso anche d'estate. Percorrerlo in piena primavera, quando ancora la gelida morsa dell'inverno non era svanita del tutto, rappresentava un vero e proprio azzardo.

Goku si addormentò velocemente, sfinito dalla lunga scarpinata, mentre Crilin tentava di resistere al sonno in ogni modo. Addormentarsi in quei luoghi poteva essere pericoloso, perché c'era il rischio di non svegliarsi mai più. Conscio di questo pericolo, l'irlandese svegliava bruscamente, ad intervalli regolari, il compagno.

“Grazie Scozzese.” sbadigliò l'ultima volta l'argonauta di Malmo. “Ora cerca di dormire un po' tu. Tra qualche ora sarà l'alba.” Crilin non se lo fece ripetere due volte. Il suo cervello era troppo stanco per sospettare di qualcosa.

Lo notte trascorse lenta, tra brevi e scomode dormite, in un perenne stato di dormiveglia. Alla fine, quando ormai entrambi erano più stanchi di quando si erano accampati, il sole fece la sua lenta apparizione, donando un colore giallastro al mondo attorno a loro. Durante la notte il tempo era peggiorato, ed il rischio di nevicate era concreto.

“Da qui inizia la parte peggiore, temo.” osservò Crilin, durante la fredda e rapida colazione che si erano concessi. “La strada diventa più ripida, ed il tempo sta peggiorando. Sospetto che lassù ci imbatteremo in una tormenta coi fiocchi.”

“Non abbiamo molta scelta.” replicò Goku, fissando la cima ricoperta di nubi scure sopra di loro. “Giunti a questo punto, possiamo solo andare avanti.”

Rifecero rapidamente i bagagli. Poi, si misero in marcia, con Goku ad aprire la strada questa volta.

Come aveva previsto l'irlandese, il tempo peggiorò. Non passarono due ore che i primi fiocchi iniziarono a vorticare attorno a loro. Tempo un'altra ora, ed una vera e propria bufera si era scatenata, rendendo la visibilità quasi nulla. Se il giorno prima Crilin aveva creduto di avere freddo, ora era praticamente surgelato.

La salita prosegui molto più lentamente. Le fatiche del giorno prima li aveva infiacchiti, e il vento che ululava attorno a loro li sfiniva, disorientandoli. Il ragazzo più basso avrebbe proposto molto volentieri una pausa al compagno, ma non aveva abbastanza fiato per sovrastare il rumore del vento. Anche Goku, da come si muoveva, sembrava sfinito, eppure, per qualche motivo ignoto all'irlandese, non si fermò mai, proseguendo verso la cima.

Ad un tratto, difficile dire quando in mezzo a quell'inferno ghiacciato, il vento e la neve sembrarono diminuire d'intensità. All'inizio fu un cambiamento impercettibile, ma con il passare del tempo si poté percepire. Verso fine giornata, un grande silenzio arrivò attorno a loro, mentre gli ultimi raggi di sole della giornata brillavano sopra di loro. Il miglioramento del tempo diede nuova forza alle stanche membra dei due cercatori, i quali percorsero le ultime miglia della giornata con molta più leggerezza di tutte quelle fatte precedentemente. Alla fine, quando il sole era ormai tramontato da quasi un'ora, Goku trovò uno spiazzo più ampio di quello della sera prima, dove i due caddero addormentati in breve tempo, ormai spossati.

Il giorno dopo, il sole brillò alto sopra di loro. Fecero molta fatica a svegliarsi, a causa del freddo che li aveva intorpidito le membra. Dopo una rapida colazione, Goku sì legò la corda alla vita, passandola successivamente al compagno, con il chiaro intento di andare avanti lui anche quel giorno. Crilin glielo concesse senza battere ciglio: sapeva bene che il giorno prima era sopravvissuto soltanto grazie alla determinazione dello svedese.

Stranamente, l'ultima parte fu la meno ripida. Percorsero rapidamente le ultime miglia, con il sole che brillava sempre più intenso sopra le loro teste. Alla fine, quando era passato da poco mezzodì, i due argonauti arrivarono in cima, dove ad attenderli c'era un paesaggio di inqualificabile bellezza. Sotto i raggi del sole, la neve brillava come oro, mentre le nuvole si estendevano sotto di loro come un oceano bianco, con forme e dimensioni da levare il fiato. Quasi senza accorgersene, Crilin e Goku si sedettero a riposare, sorridenti, rapiti dalla bellezza di quel posto.

“C'è l'abbiamo fatta.” osservò infine l'irlandese, gli occhi che brillavano di gioia. Tutte le fatiche dei due giorni prima scomparivano d'innanzi ad un simile spettacolo.

“Già, siamo in cima al mondo.” mormorò Goku, il fiato che si condensava ritmicamente. Faceva un freddo terribile lassù, ma sotto il sole era sopportabile. “E' per cose come questa che scelsi di lasciare la Svezia.”

“Credevo fossi in cerca dell'oro.” replicò l'altro.

“Anche, ma quello che cerco principalmente è l'avventura. Possedere una vita avventurosa, all'aria aperta, con il sangue che ti pulsa nelle vene d'innalzi ai doni della Natura, tipo questo.” il volto del ragazzo di Malmo si illuminò più della neve mentre parlava. “Varrebbe la pena vivere anche cento anni in miseria, pur di assaporare un istante come questo.”

Tra i due calò un silenzio profondo, come solo in un luogo come quello poteva avvenire. Crilin era rimasto colpito dalle parole del suo compagno. Quando aveva parlato di una vita all'aria aperta, passando da un'avventura all'altra, il volto di Goku si era illuminato di pura gioia, qualcosa che neppure il migliore attore del mondo avrebbe potuto imitare, se non l'avesse sentita veramente dentro di se, scaldandogli il cuore.

Dopo un veloce pranzo, iniziarono la discesa. Il versante settentrionale del passo era più ripido ed accidentato, ma in discesa risultava abbastanza facile percorrere il terreno. Il tempo fu bello, ed il sole luminoso per tutta la discesa, quasi che la montagna avesse deciso, una volta messi alla prova, di lasciarli andare. Alla sera del secondo giorno di discesa, davanti a loro si estendevano i primi alberi di aghifoglie. Avevano lasciato dietro di loro il passo dello Stambecco ed il suo ghiaccio. Di ottimo umore per la riuscita dell'impresa, quella sera i due argonauti accesero un fuoco, concedendosi una cena calda come non capitava dalla partenza da Skagway.

“Bene! Dopo il passaggio del passo dello Stambecco, siamo a circa metà strada.” esclamò davanti al fuoco Crilin, osservando una consumata cartina, mentre la cuccuma del caffè bolliva. “A poche miglia da qui ci sono le sorgenti dello Yukon. Se seguiamo il corso del fiume, tempo una una ventina giorni e saremo a Dawson, da dove potremo poi inoltrarci nel Klondike, verso l'oro!

“Perché non ci costruiamo una canoa ed usiamo il fiume? Sarebbe più comodo.” osservò Goku, servendo il caffè ad entrambi.

“Perché adesso è primavera, ed è in atto il disgelo.” spiegò l'irlandese. “Le acque sono ribollenti e impetuose. Finiremmo a fare compagnia ai salmoni entro due giorni.”

“Capisco. Sembra che tu abbia dedicato molto tempo per organizzare questo viaggio. C'è qualche motivo in particolare, oltre al trovare l'oro, che ti spinge lassù?” domandò il grosso svedese, appoggiandosi ad un albero con la schiena.

Crilin non rispose subito. Sapeva che prima o poi quella domanda sarebbe giunta, ma nonostante tutti i pericoli corsi fianco a fianco sulla montagna, non si fidava ancora dell'uomo di fronte a lui.

“Fin da quando ero piccolo non ho conosciuto altro che povertà e miseria.” dichiarò infine. “Ho lasciato la mia patria quattordici anni fa, e da allora non faccio altro che arrabattarmi, per campare alla giornata.” si cacciò un sigaro in bocca, dopo averlo acceso con le fiamme del falò. “Sono stanco di questo genere di vita. Questa è la mia occasione per fare soldi, e non la voglio buttare via.”

Tra loro cadde il silenzio, ma Crilin lo ruppe quasi subito.

“E tu? C'è qualche motivo per cui hai deciso di lasciare la Svezia, oltre che cercare avventure?”

Anche Goku si accese un sigaro, aspirandone il tabacco con soddisfazione prima di parlare.

“Diciamo che mi annoiavo.” rispose. “Mia madre è morta quando ero piccolo, e mio padre era un semplice soldato, uno di quelli che non sai mai se tornerà a casa alla sera. La Svezia non è tanto diversa dalla Scozia, caro il mio Scozzese. Anche lì un uomo può morire di fame senza che nessuno muova un dito. Dalle mie parti si dice che per non morire di fame o si fa il bandito oppure il prete.” un sorriso illuminò il suo volto. “A me non ispirava nessuna di queste due carriere. Così, quando ho avuto 15 anni, ho salutato mio padre e me ne sono andato in America.” il ragazzo di Malmo si prese una pausa per aspirare del fumo. “Da allora ho fatto un po' di tutto, ed ho viaggiato molto: Stati Uniti, Indocina, Transvaal, Australia... poi ho sentito una voce che parlava di oro in Alaska, e così ho voluto fare un salto.” lo svedese sorrise. “Ormai sono dodici anni che ho lasciato la Svezia.”

“Pensi di tornarci un giorno?”

“E tu pensi di tornarci in Scozia?” domandò a sua volta Goku.

“No.” rispose seccamente Crilin. Il pensiero dell'orfanotrofio di Dublino era ancora radicato nella sua mente. “Non ho più alcun legame con quel posto.”

L'altro non rispose, limitandosi a fissarlo con sguardo penetrante per qualche secondo. Infine si girò, lasciando al compagno il primo turno di guardia. Crilin passò il proprio turno a tenere vivo il fuoco, per poi lasciarlo morire lentamente, mentre i suoi pensieri andarono verso un futuro di ricchezza ed agio.

Forse improbabile... ma forse no.

 

 

Dawson, due giorni dopo, Yukon

 

 

La porta del locale si aprì con un cigolio, lasciando entrare una zaffata di aria fredda, oltre che una persona. Quest'ultima si guardò attorno più volte, quasi volesse dare un giudizio all'ambiente, prima di incamminarsi verso il bancone.

Il locale 'Bolla D'Oro' era l'edificio più grande di Dawson. Tuttavia, nonostante questo titolo, non era altro che un sordido pub di legno scuro, con qualche tavolo, ed un bancone unto in fondo alla sala. In teoria aveva un secondo piano, ma la scala mangiata dalle tarme non assicurava particolare solidità. Tuttavia, il grande numero di attrezzi di lavoro sparsi per terra stavano ad indicare come i proprietari avessero intenzione di rimodellarlo.

“Un whisky.” grugnì il nuovo arrivato, appoggiando una moneta d'argento sul bancone.

Il barista era un ragazzo alto, magro, e con un volto accuratamente rasato. Lunghi capelli neri incorniciavano un viso affascinante, con due occhi di un azzurro limpidissimo. Indossava degli abiti consunti, ma puliti e stirati, che gli donavano un aspetto strano, come una macchia bianca su sfondo nero.

“Un Whisky!” ripeté con tono aggressivo il cliente. “E dimmi chi comanda in questa topaia!”

Nonostante il tono aggressivo e maleducato, il barista non si scompose. Servì il whisky, intascò la moneta d'argento, e riprese a pulire il bancone.

Il cliente, un uomo di media altezza, muscoloso e con una grande massa di capelli neri su cui spiccava un volto severo e dai tratti duri, ingollò il liquore in un colpo solo, appoggiando con forza il bicchiere sul tavolo.

“Uno schifo!” borbottò. “Il piscio degli orsi è più bevibile.”

Il barista sorrise, ma la cosa non sfuggì al secondo uomo.

“Perché invece di sorridere non mi dici chi comanda qua? Non ho tempo da perdere!”

“Se hai un paio di minuti lo scoprirai tu stesso.” replicò con tono amabile il ragazzo, il cui nome era 17. “In questo momento è occupata.”

“Vuoi dire che il proprietario di questa baracca è una femmina?!” c'era una lieve sorpresa nel tono del nuovo arrivato. “Questo potrebbe rendere le cose interessanti...”

La sua curiosità venne soddisfatta poco dopo. Con un'agile salto, una figura atterrò davanti ai due uomini. Era una donna magra, sui venticinque anni, di un'incredibile bellezza: era alta, oltre il metro ed ottanta, con capelli dorati che scendevano fino alle spalle, ad incorniciare un volto dalle sembianze perfette. Aveva il naso diritto, labbra sottili, ed una mascella leggermente marcata. Tuttavia, ciò che colpiva più di tutto erano i suoi occhi: di un azzurro così chiaro e freddo da competere con il cielo più remoto dell'Alaska.

“Siete voi la proprietaria di questo posto?” domandò il moro, per nulla impressionato dalla bellezza della ragazza.

“Sì.” replicò seccamente lei, il volto inespressivo. Indossava vestiti da uomo, e ciò sorprese moltissimo il suo interlocutore, seppure tentò di non darlo a vedere. “Chi siete?”

“Il mio nome non ha importanza, per ora.” rispose il moro. “Vorrei proporle un affare.”

La bionda ascoltò in silenzio ciò che il nuovo arrivato le propose, il tutto mantenendo un'espressione impassibile.

“Dunque lei vorrebbe aprire un tavolo da gioco nel mio locale, dico bene?” riassunse alla fine la ragazza.

“Esattamente. Presto a Dawson scorrerà molto denaro. Sarebbe un affare conveniente per tutti, signorina...”

“Goldie, 18 Goldie.” rispose con noncuranza la bionda. “Che dici, fratellino?” chiese successivamente al giovane dietro al bancone. Quest'ultimo, una volta chiamato in causa, appoggiò lo strofinaccio, unendosi alla conversazione quasi di malavoglia.

“Stiamo preparandoci a restaurare il locale, e di certo qualche soldo in più non fa male.” esordì con voce bassa e vellutata. “Nelle ultime settimane sono arrivate a Dawson più persone di quante se ne erano viste negli ultimi dieci anni. È innegabile che presto da queste parti ci saranno parecchi potenziali affari...”

“Stringi ragazzo!” sbottò l'uomo. “Accettate o no la mia proposta? Posso darvi il dieci per cento dei guadagni.”

“Ne voglio un quarto.” dichiarò seccamente 18. “Prendere o lasciare. O mi dai un quarto di quanto guadagni, oppure aprirai il tuo tavolo da gioco in fondo al fiume.” aggiunse, precedendo il moro, il quale stava già per replicare.

L'uomo ci pensò per qualche secondo prima di rispondere.

“Accetto.” rispose seccamente. Si vedeva chiaramente che l'accordo non lo soddisfaceva, eppure si arrese facilmente. “Nei prossimi giorni un mio uomo di fiducia verrà per installare l'occorrente.”

Fece per andarsene, ma 17 lo bloccò.

“Non ci ha ancora detto il suo nome.” osservò il fratello moro, con voce pericolosamente morbida. “Non crederà che daremo la nostra fiducia ad una persona di cui non conosciamo neanche il nome, spero.”

Il moro si voltò, osservandolo con disgusto per un istante. Poi, un sorriso maligno gli deformò il volto.

“Il mio nome?” ripeté, con voce bassa. “Vegeta Prince. Tientelo a mente bamboccio, perché presto qui a Dawson lo sentirete molto spesso.”

E non solo a Dawson!

Quando Vegeta Prince uscì, i due fratelli si fissarono negli occhi, rimanendo in silenzio per alcuni istanti.

“Credi che sia stato un buon affare?” chiese infine 17.

“E' un lupo.” osservò 18, tirando fuori una sigaretta ed accendendosela. “E come tutti i lupi ha zanne e pelliccia. Lasciamo pure che lustri la pelliccia. Sarà compito nostro poi scuoiarla.”

Il sorriso che sfoderò 17 fu molto più sanguinario e crudele di quello sfoderato da Vegeta Prince pochi istanti prima.

Le cose si fanno interessanti...

 

 

CONTINUA

 

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: giambo