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Autore: Walt96    04/08/2016    12 recensioni
Quando il potere oscuro minaccia l'equilibrio dei mondi i Custodi del Keyblade non bastano, c'è un altro gruppo di personaggi pronti a difendere la Luce: i Referenti.
Si tratta dei più saggi e potenti personaggi reclutati nei vari mondi da Yen Sid e Re Topolino in persona.
Alcuni di essi possiedono la Magia, altri la Forza ma tutti sono pronti a utilizzare le loro leggendarie abilità al servizio al fianco del Re per difendere il bene.
Walt è uno di questi Referenti, controlla l'elettricità ma le sue reali capacità e la sua origine sono avvolti nel mistero.
Nessuno sa davvero quanto sia ampio il suo potere.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Kingdom Hearts W'
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Capitolo 3
 
 
The Other Dark one
 
 
 
I due uomini apparvero dal nulla, a pochi metri di distanza, nel viottolo illuminato dalla luna. Per un istante rimasero immobili, la bacchetta puntata l’uno contro il petto dell’altro; poi si riconobbero, riposero le bacchette sotto i mantelli e si avviarono rapidi nella stessa direzione.
«Tu sei riuscito a vederlo? Quel personaggio che si dice prenderà parte alla riunione di stasera?» disse la prima figura.
«No Mulciber, lo vedrò oggi per la prima volta» rispose Severus Piton con la più totale neutralità.
Il viottolo era delimitato da entrambi i lati da due siepi altissime molto curate, che occultavano la vista del paesaggio, i mantelli svolazzavano attorno alle loro caviglie.
I tratti rozzi di Mulciber venivano segnati sul suo volto ogni volta che oltrepassavano un palo della luce.
Voltarono a destra lungo il viale e l’alta siepe svoltò con loro, sparendo in lontananza oltre i poderosi battenti di ferro di un cancello finemente decorato che sbarrava la strada.
Nessuno dei due si fermò: levarono la bacchetta verso l’alto e, nella più completa tranquillità, oltrepassarono le inferriate del cancello come se fossero di fumo nero.
L’erba attutiva il rumore dei loro passi mentre si dirigevano verso l’ingresso della casa, ad un certo punto un rumore allarmò Mulciber che sfoderò la bacchetta sopra la testa del compagno.
Ma la fonte del rumore si rivelò un candido pavone bianco che passeggiava sul prato, «Pavoni… si è sempre trattato bene, Lucius» disse varcando la porta d’ingresso con lo sguardo ancora perso verso l’uccello.
La villa era in un favoloso stile architettonico inglese, attraversarono un ampio ingresso e si diressero verso il salotto.
Li attendeva un lungo tavolo nero con attorno una ventina di sedie altrettanto scure, tutte occupate tranne le loro.
Ciò che saltò subito all’occhio dei due fu un personaggio seduto alla destra del Signore Oscuro: era alto, biondo e indossava dei vestiti molto stravaganti tra cui una giacca di piume rosa e degli occhiali da sole molto vistosi e particolari; non sembrava aver degnato di uno sguardo i nuovi arrivati.
«Severus siediti qui, vicino a me. Tu Mulciber prenderai il posto di Lucius» disse Voldemort, e loro eseguirono senza indugi.
«Come procede l’infiltrazione al Ministero, Yaxley?» chiese l’Oscuro Signore ignorando il fatto che gli sguardi di tutti erano posati sul suo nuovo braccio destro, a loro ancora sconosciuto.
Un Mangiamorte distrasse lo sguardo e rispose «Bene Mio Signore, ora che salirà in carica Scrimgeour, abbiamo deciso di imporre la maledizione Imperius a Pius O’Tusoe, che lo sostituirà come Direttore dell’Ufficio Auror».
«E quando io farò fuori Scrimgeour, O’Tusoe diventerà Ministro giusto?»
«Sì, è questo il piano, Mio Signore» disse Yaxley con un alone di dubbio nella sua voce, di sicuro dentro di se pregò perché avesse successo.
«Severus…» continuò Voldemort, «ora che la tua presenza non è più richiesta ad Hogwarts vorrei che ti trasferissi qui per qualche giorno, così avremo modo di parlare delle tue nuove mansioni».
«Ma certo Mio Signore» rispose lui mellifluamente.
Il fuoco del camino alle spalle di Voldemort scoppiettava e emanava un calore rilassante, Doflamingo non aveva idea di tutte quelle cose che stavano organizzando.
Dopo l’incontro al cimitero di Little Hangleton era stato portato in quella casa, “Villa Malfoy”, e gli era stata data una camera.
Voldemort si ripresentò la mattina dopo e gli ripeté l’offerta di diventare un suo alleato e offrirgli i suoi servigi, in cambio di un trattamento di favore una volta conquistata Hogwarts e fatto fuori un certo Harry Potter.
Non aveva altra scelta che accettare, dopotutto in quella posizione avrebbe goduto delle più forti difese che sembravano essere disponibili.
Per tutto il resto della giornata, Doflamingo non aveva pensato ad altro che alla sua ciurma, nascosta dietro quello scoglio nella Fascia di Bonaccia, sarebbero stati al sicuro fino al suo ritorno?
Jolla avrebbe di sicuro insistito per rimanere lì ad aspettarlo, invece Trebol avrebbe dato il suo ritorno come una cosa impossibile.
D’un tratto la sua mente fece ritorno al presente e capì subito perché: l’attenzione era stata attratta da un movimento sulla moquette.
Un enorme serpente stava strisciando nella stanza attraverso la porta, si contorse tra le gambe della sedia di Voldemort, salì e si appollaiò sulla sua spalla.
Lui l’accarezzò dolcemente con le sue lunghe dita bianche con aria completamente distratta, come se non ci fosse nessuno.
Poi parve accorgersi che la precedente conversazione era finita e disse «Molti di voi si staranno chiedendo chi è questo nuovo personaggio e perché non è un Mangiamorte come voi» proseguì senza attendere assenso «vi presento Doflamingo. È un pirata proveniente da un altro mondo, e possiede un potere che piace molto al vostro Signore Voldemort».
«Non si fidi di lui, Mio Signore!» disse ad alta voce una donna dai lunghi capelli ricci e neri. Ne seguì un mormorio da parte dei presenti.
«Sei molto indisposta verso il nostro ospite, Bellatrix» disse Voldemort accennando con la mano verso la sua destra.
«Lui è diverso da noi! Non si deve fidare! E se è vero che ha un potere a noi sconosciuto…» ma questa volta il Signore Oscuro la interruppe: «credi che io non lo sappia tenere a bada?».
Bellatrix diventò di un bianco candido e il suo volto fu invaso dall’imbarazzo di aver fatto un grave errore. Il suo sguardo in automatico ricadde su Piton, verso il quale provava una scarsa fiducia proprio come per il nuovo arrivato, poi si ritrasse nella sedia come per rimpicciolire.
«Molto bene» concluse Voldemort, «Vorresti raccontarci com’è il tuo mondo, Doflamingo, e da dove deriva il tuo potere?».
Lui sentì una sorta di imbarazzo, non si immaginava di dover descrivere il suo mondo in quattro e quattr’otto al manipolo di schiavetti che lo circondava, però si schiarì la voce e disse: «Beh il mio mondo è quasi tutto ricoperto dal mare, perciò molti prendono il largo con l’istinto di diventare pirati o membri della Marina. Esistono ovviamente molti personaggi che solcano gli oceani ma il potere è manipolato dal Governo Mondiale, che sguinzaglia la Marina contro noi pirati».
Voldemort ascoltava con interesse mentre continuava ad accarezzare il capo dell'enorme serpente nero sul suo braccio.
«Per quanto riguarda il potere, come voi avete la magia nel mio mondo crescono dei frutti particolari, chiamati Frutti del Diavolo, che conferiscono a chi li mangia un’abilità particolare. Nessuno può ingerirne più di uno e il proprio Frutto si rimaterializza solo dopo la morte del suo ultimo proprietario, in un luogo a caso. Il mio potere…» e così dicendo unì le dita di una mano insieme e nel separarle mostrò a tutti che erano unite l’una all’altra con dei sottilissimi fili, «è quello di poter creare e manipolare sottili ma resistentissimi fili, in grado di essere molto affilati» e mentre pronunciò l’ultima frase con un fulmineo movimento del dito medio tagliò in due una candela posta sulla mensola sopra il camino.
Gli sguardi di tutti erano di nuovo incollati su Doflamingo e sull’incredibile potere del suo frutto che descrisse come Frutto Ito Ito.
Voldemort era compiaciuto dalla piccola esibizione del suo nuovo compagno e sembrava essere davvero convinto che avrebbe fatto grandi cose con lui.
Piton lo guardava con aria schifata, la sua mente lavorava febbrile: Silente andava avvisato di questo nuovo ambiguo personaggio, ma sapeva bene che non avrebbe avuto alcun modo di comunicare con lui da lì ai prossimi giorni.
«Lasciateci soli» ordinò Voldemort senza nessun sentimento nella voce e subito la maggior parte dei Mangiamorte si alzarono e con un sonoro crac, si smaterializzarono lasciando dietro di loro solo la poltrona vuota, il resto si dileguò fuori dal salotto. Rimasero solo Voldemort e Doflamingo.
«Non crescono frutti del genere in questo mondo, vero?» chiese.
«Non credo».
«Come temevo…» e si alzò dalla poltrona iniziando a fare avanti e indietro per il salone rimanendo nascosto da Doflamingo, che invece non si era alzato.
«Come hai fatto ad arrivare qui, hai detto di aver attraversato un portale ma come lo hai aperto?» chiese, rallentando un po’ il passo. Nagini, il boa gigante che prima era salito sulla sua spalla ora gli strisciava dietro, descrivendo traiettorie curvilinee.
«Esiste un Frutto, che si chiama Frutto World World, chi lo mangia acquisisce la capacità di aprire quei portali. È molto particolare anche nel mio mondo, perché è l’unico frutto di cui ne esistono sei copie identiche e perciò può essere posseduto da sei persone contemporaneamente, una di queste ha aperto il varco per me. Per quanto ne so, il portale è di sola andata e gli altri possessori del frutto potrebbero già essersene andate per sempre».
«Ho da affidarti una missione, Doflamingo, di vitale importanza, e se la eseguirai come si deve, sarà la prova che potrò davvero definirti un mio alleato. Vedi, il mio desiderio più grande, oltre a uccidere il ragazzo Potter, è prendere il controllo della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. È la scuola in cui ho studiato, e mi permetterebbe di imporre le Arti Oscure a tutti i giovani maghi e streghe per il mio esercito. Il che mi renderebbe invincibile e allora potrei espandere il mio dominio ad altri mondi, apprendere altri tipi i magia e altri poteri, magari anche mangiare uno dei tuoi Frutti del Diavolo... Ma per fare questo, necessito dell’abilità di viaggiare tra i mondi, e deduco che anche tu ne abbia bisogno, visto che il canale che non hai modo di andartene».
«…Esattamente».
«Sospetto che Silente abbia in qualche modo percepito la tua presenza, visto che Severus mi ha riferito che per tutta la serata di ieri non è uscito dal suo studio… vedi, Silente è un mago abile e potente quasi quanto me e protegge la scuola con incantesimi difensivi impenetrabili, ma visto che tu sei un Babbano non credo che avrai alcun problema a superarli. La missione che ti affido è semplice: devi infiltrarti nel castello senza farti vedere, entrare nella biblioteca, nel reparto proibito e prendere un libro per me. Il titolo è “De potentissimis Incantesimus”.
Lo lessi in giovane età, quando ancora frequentavo Hogwarts, e sono sicuro che in questo libro ci fosse la spiegazione di un potente incantesimo oscuro che permetteva di varcare le dimensioni e l’esistenza».
«Devo semplicemente prendere il libro e tornare indietro?» chiese Doflamingo sospettoso che il compito fosse così facile.
«Esattamente. Io ti aspetterò al di fuori dei confini del castello».
Voldemort appoggiò una mano sulla spalla di Doflamingo e lui capì che non ammetteva un “no” alla sua proposta di affidargli quella missione.
«Quando?»
«Domani notte. Non preoccuparti il castello è grande ma immetterò nella tua mente la strada, così saprai dove andare» dicendo così si voltò, la sua sottile veste nera volteggiò nell’aria e in un attimo era fuori dal salotto.
Nagini si fermò, guardò l’intruso di quel mondo come pronta a morderlo.
Doflamingo per la prima volta da quando si era seduto a quella tavola voltò la testa e puntò le dita verso il boa posizionandole a mo’ di pistola.
Sottovoce disse «Tamaito», e un proiettile formato da un paio di fili schizzò a velocità immane verso la testa del serpente, che stava sibilando.
Il colpo però non andò a segno, quando sarebbe dovuto avvenire il contatto con la pelle del serpente il proiettile deviò di lato e andò a colpire la moquette.
Doflamingo sorrise «Sei molto importante per lui, vero?».
 
 
 
 
La sera stessa, Voldemort lo convocò in un salotto privato nel retro di villa Malfoy per discutere i dettagli del piano, il serpente era aggrovigliato su se stesso in un angolo.
Il stanza era più piccola di quella della mattina ma fondamentalmente era identica, solo la tappezzeria era più rossiccia e rifletteva di più il bagliore del fuoco acceso.
Non sembrava troppo difficile, una volta conosciuta la posizione della biblioteca avrebbe dovuto semplicemente recuperare il libro e sperare di non incontrare nessuno. Ovviamente il rischio c’era ma non si fece scoraggiare.
«Molto bene, allora domani sera a quest’ora ci smaterializzeremo da qui e compariremo ai confini della scuola, da lì dovrai proseguire da solo» concluse Voldemort.
Fece per voltarsi ed andarsene quando un rumore alle sue spalle attrasse l’attenzione di entrambi.
Nell’angolo opposto a quello in cui si trovava Nagini, era comparso uno strano alone nero, come se la moquette stesse bruciando.
Voldemort aveva la bacchetta bianca stretta in mano e la puntava contro quel denso fumo senza la minima espressione in volto, Doflamingo invece si era alzato dalla poltrona e puntò la mano pronto a colpire ma senza capire bene cosa stesse succedendo, di sicuro se Voldemort era allarmato da ciò che stava accadendo davanti ai loro occhi voleva dire che non era opera dei suoi Mangiamorte e neanche sua.
L’alone nero si mosse, si avvinghiò, si contrasse per poi ricomparire più nitido e netto e consolidarsi in un ovale nero verticale, come una porta.
Voldemort strinse con più forza la bacchetta nella mano.
La prima cosa che uscì dall’alone nero ormai divenuto un apertura fu la punta di un lungo bastone di legno, che toccò il terreno.
Uscendo completamente, entrambi capirono che era più di un bastone di legno, era uno scettro alto quasi un metro e mezzo con in cima una meravigliosa sfera di cristallo verde scuro.
La pelle della mano che reggeva lo scettro era anch’essa di uno strana sfumatura verdognola, decorata con lunghe e affilate unghie rosse; era chiaramente di una femmina.
Con straordinaria eleganza dalla porta oscura uscì una donna vestita di un lungo mantello nero con l’interno viola, aveva il colletto aderente e finiva a punta verso l’esterno.
Aveva il viso e tagliente con le labbra rosse e gli occhi decorati con ombretto viola in pendant con il resto dell’abbigliamento.
La cosa che saltava più all’occhio oltre allo scettro era il paio di corna ondulate sul capo della donna, benché fosse un elemento ambiguo, su di lei erano particolarmente naturali.
Voldemort e Doflamingo fissarono la donna stupefatti e indubbiamente entrambi notarono che anche lei aveva quell’aspetto fuori luogo e con una definizione diversa da tutto il resto: veniva da un altro mondo.
La strega (perché proprio così appariva) sembrava perfettamente a suo agio e non sembrò neanche notare la presenza degli altri due nella stanza, anzi, osservava con molto interesse l’arredamento.
Voldemort, come aveva fatto con il pirata, tentò di invadere la mente della donna. Ma con incredulità non ci riuscì, avverti solo un grande sfondo nero senza alcun informazione disponibile: effettivamente era dentro la sua testa, ma non riusciva comunque a vedere niente, come se avesse spento le luci e abbassato le tende per mantenere la privacy.
Lei alzò infine gli occhi verso di loro «Che imbarazzante situazione» disse appoggiando la mano libera sulla sfera dello scettro.
«Credevo di trovarti solo, Tom» disse rivolta a Voldemort.
Doflamingo non comprese perché l’avesse chiamato “Tom” ma evidentemente aveva ottenuto l’effetto desiderato perché fece arrabbiare parecchio il mago
«Come osi chiamarmi così? Avada Kedavra!» disse il mago ad alta voce e con un movimento della bacchetta scagliò un lampo di luce verde verso la donna.
Lei incrociò fulmineamente lo sguardo di Voldemort, spostò leggermente il suo scettro e assorbì il fiotto di luce letale nella sua sfera, che si illuminò dello stesso verde, per poi rispegnersi.
Voldemort era senza parole. Era la seconda volta nella sua vita che una persona neutralizzava l’effetto del suo Anatema che Uccide.
Doflamingo percepì la preoccupazione di Voldemort ma decise di non intervenire, probabilmente sarebbe servito a ristabilizzare un po’ la gerarchia.
«Chi sei?» chiese lentamente il Signore Oscuro senza abbassare la bacchetta, Nagini sibilava.
«Mi chiamo Malefica. E voglio quello che vuoi tu Tom, che conquisti questo mondo, ma, in cambio, dovrai dare una mano a me quando ne avrò bisogno» disse lei.
Lui la guardò di traverso, con sguardo indagatore, non rinunciando al tentativo di utilizzare la Legilimanzia per penetrargli la mente.
«Non voglio il tuo aiuto» disse Voldemort disprezzandola con la voce.
«Oh, ma tu ne hai bisogno. Hai metà dei Referenti alle calcagna già in questo momento».
«Chi?» chiese.
«I più potenti difensori del bene e della giustizia di ogni mondo disponibile, al momento sono già in quattro contro di voi, e vi stanno cercando».
Voldemort non riusciva ancora a immaginarsi altri personaggi provenienti da altri mondi, l’idea era ancora estranea per lui.
Fu lei a rompere di nuovo il silenzio «So cosa sei capace di fare, e mi affascina il tuo tipo di magia. Sono qui per offrirti il mio aiuto e spiegarti come fare a conquistare comodamente il tuo mondo, in cambio del tuo per conquistarne un altro».
«Di che mondo parli?» chiese secco Voldemort.
«Del Castello Disney».
«Cos’ha di speciale per volerlo conquistare?» interruppe Doflamingo, gli altri due sembrarono essersi dimenticati della sua presenza.
«Vedi» iniziò a rispondere Malefica «il Castello Disney racchiude nelle sue fondamenta la più grande fonte fisica di Luce esistente, che se trasformata a dovere in Oscurità diventerebbe la mia dimora ideale, grazie alla quale otterrei la mia adorata vendetta contro i Custodi del Keyblade» spiegò lei.
«E quale piano avresti in mente per conquistare questo mondo?».
«Lo saprete a tempo debito, ma ho bisogno delle capacità di entrambi per metterlo in atto».
«Mhuhuhuh! Accetto» confermò Doflamingo senza pensare altro, l’alleanza con un altro elemento come Malefica, che fosse o no più forte di Voldemort, significava maggiore protezione e maggiore possibilità di tornare nel proprio mondo.
Il Signore Oscuro parve doverci pensare di più, «Dimmi il tuo piano e poi valuterò se accettarti come mia sottoposta» disse.
«Ho detto che lo saprai a tempo debito, quello che ti posso dire finora è che avevi ragione, serve quel libro per poterti insegnare a spostarti tra i mondi, e procurarcelo è la prima cosa da fare» confermò Malefica.
«Perché non puoi aprire un passaggio per noi come il tuo?» chiese Doflamingo con un tono di indisposizione.
«Voi non siete come me, per quanto siate malvagi non potete attraversare il corridoio, l’Oscurità vi ucciderebbe, è necessario quell’incantesimo. E mentre voi due tenterete di recuperarlo, io andrò a reclutare il nostro ultimo alleato per quest’impresa».
La conferma della prima fase come l’aveva già pensata parve rassicurare Voldemort sulle intenzioni della strega e chiese «Chi sarà?»
«Ha una cosa in comune con te Tom: possedeva un nome e l’ha cambiato in un altro. Prima si chiamava Erik Lehnsherr, ma ora si fa chiamare Magneto».






Angolo dell'autore:
Critiche, consigli e nuove idee sono sempre ben accetti! Cosa ne pensate di questa alleanza di cattivi? Voldemort avrà fatto bene a fidarsi? Quali sono le vere intenzioni di Malefica? Perché proprio Magneto? Fatemi sapere le vostre idee !
   
 
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