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Autore: Afrodyte    05/08/2016    3 recensioni
E se, dopo la famosa notte del ballo, Oscar decidesse di abbandonare il comando delle guardie reali? Quali sarebbero le conseguenze? Io ho immaginato un matrimonio imposto: da chi? Con chi? Questa è una sorpresa!
E' una storia a più capitoli, scritta alternando i pensieri di Oscar in un capitolo e quelli di Andrè in quello successivo.
Con questo, spero di aver stuzzicato, almeno un po', la vostra curiosità!
Buona lettura a tutti :)
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti, Victor Clemente Girodelle
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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Oscar, è così bello svegliarmi con te al mio fianco.
Poterti strigere di nuovo fra le mie braccia.
Sapere che non hai mai smesso di amarmi.
Avrei dovuto affrontarti, piuttosto che scappare.
Avrei dovuto capire che qualcosa non andava.
Ma l'importante è che adesso siamo quì.
Insieme.
Abbracciati l'uno all'altra.
"Basta così poco per stare bene" dici appoggiando la testa sul mio petto "Io potrei vivere così per il resto della vita"
Sorrido.
Mi hai tolto le parole di bocca, amore mio.
Ti stringo a me e appoggio la testa sulla tua.
"Andrè" dici con voce speranzosa "Promettimi che anche dopo il matrimonio troveremo un modo per vederci"
Ti do un leggero bacio sulle labbra.
"Te lo prometto, Oscar, te lo prometto"
E lo ripeto due volte, per farti capire che non sto scherzando.
Per farti capire che sono deciso, questa volta.
Che non ti voglio perdere di nuovo.
Tu ti stringi a me e giuro che non c'è sensazione più bella di questa.
Passiamo la mattinata così, insieme.
Abbracciati l'uno all'altra.
Senza che nessuno ci veda.
Senza che nessuno ci disturbi.
Nel pomeriggio, mentre tu discuti con Girodelle su come organizzare il matrimonio, io passo a trovare Alain.
"Ciao Andrè" dice sua sorella aprendomi la porta.
"Ciao Diane, c'è Alain in casa?"
"Si, vieni, è di là in cucina" dice facendomi entrare.
Mi accompagna nell'altra stanza, dove si trova suo fratello.
"Ciao Alain" dico entrando.
"Oh, ciao Andrè" dice sedendosi attorno al tavolo "Accomodati"
Faccio come mi viene detto e prendo posto accanto a lui.
"Io vado al mercato" dice Diane uscendo "E' stato un piacere rivederti, Andrè"
"Anche per me" le sorrido.
"Diane" urla Alain prima che lei richiuda la porta "Fà attenzione"
Lo guardo con la faccia interrogativa.
Fare attenzione per andare al mercato?
Siamo davvero messi così male?
"Non mi piace l'idea che vada in giro da sola, di questi tempi" mi risponde portandosi le mani dietro la testa "La situazione continua a peggiorare e ho sentito dire dal mio colonnello che, a breve, arriveranno a Parigi vari reggimenti, tra i quali pure quello del Royal Allemand"
"Dici davvero Alain?" esclamo sorpreso e, allo stesso tempo, spaventato.
Se i sovrani hanno preso una simile decisione, significa che temono una sommossa.
"Si, Andrè, purtroppo è così, tra meno di un mese Parigi verrà assediata e questo scatenerà la reazione del popolo"
"Si ribellerà? E' questo che pensi?"
Poggia le mani sul tavolo e mi guarda serio.
"No, Andrè, farà la rivoluzione"
"La rivoluzione, è a questo che siamo arrivati.."
No, non ci credo.
Non può essere vero.
"Sai, amico, credo che ti convenga allontanarti da quì con la tua bella biondina, tra poco i nobili non passeranno momenti tanto piacevoli"
Lo guardo e capisco che ha ragione.
Ma io non posso farci niente.
Assolutamente niente.
"Non sono io che ho il potere decisionale, Alain, se solo potessi cambiare le cose non la farei sposare con un altro, non credi?"
"Già" dice sputando lo stuzzicadenti che teneva in bocca fino a un attimo fa "Ma, se fossi in te, io cercherei di fare qualcosa"
Alain, anch'io vorrei fare qualcosa.
Anch'io, dannazione.
Ma cosa potrei fare?
Non sono un nobile, io.
Non posso proporre al padre di farla sposare a me, anzichè a Girodelle.
Proprio non posso.
E non faccio altro che tormentarmi, per questo.
Ogni santo giorno.
Ogni santa ora.
Ogni santo minuto.
Ogni secondo della mia vita.
Ma sono impotente, purtroppo.
"Alain" dico alzandomi in piedi "Adesso devo andare"
"Va bene, amico" dice porgendomi la mano "Grazie per la visita"
Lo saluto e mi dirigo a palazzo, sperando che, adesso, Girodelle se ne sia andato.
"Allora? Com'è andata?"
Dico entrando in camera tua, prima di darti un leggero bacio sulle labbra.
"Oh, è stato molto cordiale, pensa che mi ha persino lasciato la libertà di scegliere il mio vestito" dici ironicamente.
Alzo un sopracciglio
"Il tuo vestito?" ripeto
"Si, perchè inizialmente voleva regalarmene uno lui, poi ha parlato con Nanny"
Dici prima di iniziare a ridere.
"Cosa c'è di tanto divertente?" ti domando.
"Girodelle" dici cercando di trattenere le risate "Avresti dovuto vederlo! Era così buffo tutto impacciato"
E ridi ancora.
Io, invece, ti guardo serio: non mi piace che tu ti diverta insieme a lui o, peggio ancora, pensando a lui.
"E la data?" domando "Avete deciso la data?"
"Si" dici tornando seria "Il 12 luglio"
"Beh, non manca molto" dico.
"Infatti"
Ti bacio.
"Nel frattempo, trascorriamo insieme questi ultimi giorni che ci rimangono"
"Si" dici sorridendomi.
E mi baci.
   
 
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