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Autore: valechan91    06/08/2016    2 recensioni
Tutti conosciamo l'AU ufficiale della serie, il videogioco Quest. E se la storia fosse andata un po' diversamente dal gioco? Se ci fossero dei sottintesi e dei retroscena?
Genere: Angst, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Tooru Oikawa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6- Fuochi fatui

 

Quando il gruppetto si svegliò, era ormai mattina inoltrata.
Il Cavaliere era ancora profondamente assopito, e Hinata per poco non lo svegliò, ridacchiando. Iwaizumi dormiva scomposto, con le sopracciglia inarcate e un ghigno infastidito ad incorniciargli il volto.
Kenma, fissandolo attentamente, notò un particolare che lo fece preoccupare: i lineamenti del bel Cavaliere Reale  erano distesi, nonostante la smorfia, ma la mano sinistra stringeva la maglia all’altezza del cuore.
Iniziava a temere.
“Scendiamo a far colazione, sveglieremo il Cavaliere una volta ritornati” disse piano il Mago
Aone annuì e i ragazzi scesero… Kageyama fu costretto a tirarsi dietro Shoyo, che preso da una strana euforia, era decisamente intenzionato a svegliare in malo modo il loro compagno ancora tra le braccia di Morfeo.
Prima della toletta, fu Kenma a svegliare Hajime. Con il suo bastone, colpì il giovane sulla fronte.
“Ahi!” si lamentò appena
“Ben svegliato, Cavaliere” il Mago lo fissò intensamente da capo a piedi, indicandogli poi con lo sguardo l’armatura sulla sedia lì vicino “ preparati. Siamo vicini all’attacco definitivo per salvare la Principessa. Il tempo è ormai quasi giunto”

 

 


Al castello, Tooru ricevette una lettera dal un messaggero in vesti viola. Il Re fece una smorfia, e stizzito la strappò in mille pezzi.
Dal trono, si rifugiò solitario nelle sue stanze, dove ormai passava la maggio parte del suo tempo.
“ Quello… Ushi…Ushi..waka…  Non è buono nemmeno come alleato” commentò irato, gettando i pezzi della lettera al vento, dalla finestra da cui ammirava le due terre. Il suo sorriso rivelò la sua natura demoniaca “ forse potrei sfruttarlo… ma non ne ho voglia”.
Riprese il proprio ciondolo e lo indossò nuovamente “ Tu … puoi ancora donarmi speranza” disse, rigirandosi tra le mani il vecchio anello. Il suo Hajime lo portava, era un buon segno.
Voleva solo un uomo al suo fianco. E non era l’essere insensibile e freddo che tentava di conquistarlo con dei doni, senza una parola, senza uno sguardo.
Era il fuoco, quello che lui voleva.  E voleva il potere.
“Posso arrivarci da solo”, pensò, convinto.  Voleva fuoco e potere.
Non aveva senso il mondo, se era freddo e desolato.  Se li sarebbe presi da solo, senza l’aiuto di nessuno, ma con accanto il suo Primo Cavaliere.
Tooru aveva una gran voglia di spezzare l’ospite malgradito che aveva avuto nel proprio castello per qualche giorno, di far scorrere su quel viso glaciale delle calde lacrime. L'odio si stava impadronendo di lui come mai prima.
Sapeva, però, essere un Sovrano controllato, e lo avrebbe fatto lentamente. Da demone qual’era.
“ Senza Iwa-chan, mi è rimasto solo l’esser demone” pensò, amaro.
Il Demone prese la propria sfera di cristallo  e iniziò a divinare.
Voleva sapere. Capire.
Per la prima volta, però, preso dall’istinto, si lasciò guidare dalla sua natura di demone.  Da uno scaffale tirò fuori un cristallo, nero come la notte e grande quanto il palmo di una mano.
Forse iniziava a comprendere quell’antica profezia…
Divinò il Mago Nero, intento a girovagare per chissà quale scopo.
Poi si soffermò sul gruppo del suo Cavaliere, che era in marcia verso le colline  ad ovest.
“ Cosa…perché vai lì…Iwa-chan? Oh, Hajime, cosa ti porta lontano?” si domandò, un po’ in pensiero ed infantilmente invidioso di quei giovano che gli erano accanto “ è la zona più rocciosa del regno”
La cosa che lo stupì di più fu vedere Ushijima, a cavallo, diretto chiaramente al castello e proveniente dalle montagne innevate del nord.
“ Cosa vuole ancora quel tipo?” fissò la palla di cristallo, indispettito.
Oikawa notò che i cavalli di Ushijima, stavolta con due servitori al seguito, stava cambiando direzione.
Notò, poi, che anche Kuroo, con i suoi poteri, volava a gran velocità.
Erano diretti…
“ Va verso ..ovest!” commentò sorpreso “Hajime…”


 

 

Intanto, il gruppo di eroi, guidato da Kenma, si diresse ad ovest. Dopo ore di cammino, arrivarono in una radura.
Erano seguiti da Kuroo, che nascosto tra gli alberi, decise di  sbirciare. Ricordava quella radura, piena di calendule e primule: in una vecchia casa in legno, aveva incantato il Re Demone ancora bambino, affinchè i suoi poteri esplodessero e la profezia si compisse.
Nel folto della foresta, c’era una grotta.
“Eccoci” sentenziò intanto Kenma “ siamo arrivati. Quella che vedete è la Grotta dell’Incanto. La conosco perché… io e Kuroo abbiamo terminato qui il nostro apprendistato di Stregoni” disse, rivangandolo mesto il passato.
Iwaizumi si guardò intorno, e improvvisamente spalancò gli occhi: lo aveva riconosciuto.
Il vento sferzava leggero tra le fronde, ma ricordò l’intenso profumo dei fiori.
“ Perdonatemi, devo… controllare  una cosa. Torno subito” e così iniziò a correre a perdifiato verso la parte più profonda e rocciosa.
La zona ad ovest del regno era scoscesa e piena di rocce, ma anche piena di boschi, valli e ruscelli.
Hajime corse in preda ai pensieri verso il folto del bosco.



 

Il Cavaliere, con il respiro quasi mozzato, si fermò di fronte ad una casetta di legno, per poi sorridere in preda ai ricordi. Si guardò intorno, godendosi il venticello sul viso e il profumo delle primule.
Ricordò di quando da bambino, insieme a Oikawa, si era allontanato più del dovuto per esplorare i boschi in cerca di cervi volanti.  Quell’impiastro del Principe aveva anche rischiato di cadere da più di un dirupo!
Lì, però, vi tornarono una volta ragazzini e si allenavano insieme. Quella casa era diventata un rifugio segreto, soprattutto per quel frignone di Tooru.
“ Stai in guardia, anche se sei Principe!” “ Pensa tu a non ferirti con la mia magia, Iwa-chan!”
Poteva ancora sentire l’eco delle loro voci, se chiudeva gli occhi.
Kuroo, che lo aveva seguito, sogghignò. Aveva indovinato.
Iwaizumi rifletté. Non ricordava di quella grotta, da bambino.  Si chinò a osservare i fiori.
“ è anche per questi ricordi che devo salvarlo” sospirò, guardandoli mesto, ma con un po’ di speranza.
Stava per tornare dai compagni, quando sentì dei passi. Voltandosi, si trovò davanti un giovane, vestito di viola, con una spada al fianco.
Doveva avere più o meno la sua età, ma era più alto, e fiero. 
“ Tu devi essere il Cavaliere Reale, Iwaizumi Hajime” commentò dopo averlo squadrato per qualche secondo
“ Con chi ho l’onore di parlare?” chiese il Cavaliere.
“ Non hai bisogno di sapere chi sono, Cavaliere” commentò. Si tratta di Ushijima Wakatoshi.
“Chiedilo al tuo Sovrano, chi sono. Sono venuto a chiedergli una risposta”
Il Cavaliere lo fissò.
“  Si tratta di questioni politiche. I miei genitori vogliono che abbia un consorte, poco importa chi. Ma vogliono il meglio per me e mi hanno mandato qui per lui. Non so cosa sia l’amore e poco mi importa, come ben poco mi importa di chi condivida la vita con me “ continuò “  ma so che al momento sono il futuro Sovrano più forte delle terre vicine, e il potere mi accomuna a lui”
“Credi forse che ti lasci fare ciò che vuoi con il mio Re?” Iwaizumi sguainò la spada. Quelle parole erano state una doccia fredda, ma non si sarebbe lasciato incantare da uno sconosciuto. “ Lui non è così. Non osare parlare di chi non conosci! Non mi importa chi sei. Non mancherai di rispetto al mio Sovrano”
Non si considerava una Guardia Reale, non più, ma l’orgoglio parlava per lui
“ Riponi la tua spada, non mi interessa combattere” fece Ushijima “forse… sei tu il Cavaliere che ha il suo cuore. Ho percepito qualcosa incontrandolo. Poco importa. Né tu né lui potete battermi”
“Scommetti?” disse Hajime, fissandolo
L’altro lo ignorò e se andò via, il lungo mantello viola svolazzava al ritmo dei suoi passi.
Il Cavaliere ripose la spada, tirando poi un pugno ad un albero e osservando la casetta.
“ A che gioco stai giocando, Tooru?” sospirò “ poco importa, ti salverò”


 

 

Kageyama era innervosito. Hinata, euforico ma allo stesso tempo intimorito, gli stava appiccicato. Il braccio andava meglio e tendeva facilmente l’arco, ma quell’impiastro non se lo levava di torno.
Per tutto il tempo, Shoyo lo aveva riempito di parole ed era tentato davvero di spiaccicargli la faccia contro qualcosa. Bastava che stesse zitto, altrimenti dopo il braccio gli avrebbe fatto male la testa.
Quando Iwaizumi si allontanò, Hinata prese a saltellargli intorno, chiedendogli se sapesse qualcosa.  D’istinto, Kageyama lo afferrò e lo scaraventò a terra. “ Taci, Hinata. Adesso falla finita, davvero”
Hinata si scusò, era molto preoccupato per lui.
Kageyama incrociò le braccia. “ Sto bene, quindi smettila” e gli mise una mano sulla spalla.
Al ritorno del Cavaliere, fu Kenma a prendere la parola.
“ Dovete potenziarvi. Io vi attenderò qui. Entrate nella grotta” sentenziò Kenma “ avete un’ora di tempo”
I ragazzi entrarono.
“ Dovrete superare i vostri peggiori incubi per uscire” pensò il Mago.


 

 


Per ognuno di loro, quell’avventura fu un incubo.
Il segreto della grotta era l’avvolgere l’ignaro visitatore in una bolla, facendo emergere le più segrete paure. In realtà, la grotta era ampia, quasi un labirinto.
Per Aone, l’incubo fu un incendio e non poter salvare i suoi amici, non solo quelli del tempio, ma anche il gruppo di amici.
Per Kageyama, si trattava di vedersela faccia a faccia con il Re Demone, solo sopravvissuto dei suoi amici.
Furono i primi ad uscire dalla grotta, riuscendo a rimanere lucidi. Arrivarono sul fondo della grotta, una parte fredda e coperta di cristalli di ghiaccio. Dalla sommità, si staccarono due pezzi, che assunsero i colori del mattone e dell’azzurro. I cristalli entrarono come in risonanza con l’arco e con i guanti del Monaco, per poi avvicinarsi e… quasi scomparire all’interno.
Per Iwaizumi, fu qualcosa di peggio.
La sua visione fu quella di vedere i ragazzi uccisi per mano di Tooru. E lui, unico sopravvissuto, a doverlo affrontare. La visione gli fece vedere anche il corpo senza vita dello strano Principe che aveva incontrato prima, che continuava a dargli sui nervi.
Ma la visione gli provocò un senso di nausea e dolore al petto quando capì che la sola via d’uscita, per salvare se stesso e la persona che continuava ad amare… era privarla del dono più prezioso: la vita.
Il Cavaliere sorrise amaramente, spezzò l’incanto facendo roteare la spada vorticosamente.
“ Grotta del cavolo, non osare prenderti gioco dei miei sentimenti” mormorò a denti stretti.
Arrivò anche lui sul fondo della grotta, e stavolta il cristallo che gli si avvicinò era di un color bianco puro.
“ Bianco…” disse, sospirando amaro “ speriamo che mi porti fortuna” commentò, osservando il cristallo scomparire nella sua spada.



 

Il Cavaliere uscì, e un urlo agghiacciante riechieggiò anche al di fuori della grotta.
“Hinata!” esclamò Kageyama
“No. Resta fermo, Arciere” disse Kenma, esibendo un cristallo dall’intenso color rosso.
Kuroo, che stava ancora osservando, sospirò: lui aveva un cristallo dello stesso colore.
I cristalli di quella grotta erano usati da maghi e guerrieri per aumentarne i poteri, lo sapeva, ma non capiva le intenzioni del suo piccolo amico.
Shoyo se la stava vedendo brutta. Per un ragazzino con un sogno, veder morire i propri amici per salvargli la vita era atroce. Il peggio fu vedere Kageyama fargli da scudo con il corpo.
Non capiva perché, ma da un po’ il suo cuore reagiva in modo strano alla vicinanza con l’arciere, e non capiva se per l’altro era lo stesso.
Riuscì a superare la paura e il dolore, benchè in preda ad un pianto disperato, sguainando la spada, che immediatamente dissolse l’illusione con una luce accecante. Barcollando, il ragazzo arrivò su fondo della grotta e nella sua spada entrò un cristallo dal color arancione.
Quando uscì, tentando di asciugarsi le lacrime, Hinata li fissò.
“Ce l’hai fatta” commentò Kenma, accennando un sorriso.
Hinata scoppiò in lacrime, gettandosi tra le braccia di Kageyama. L’arciere ricambiò l’abbraccio e lo strinse forte, quell’idiota lo aveva fatto preoccupare.

 

 


Iwaizumi li guardo, accennando un sorriso quasi intenerito. Gli sembrò di rivedere lui  e Tooru.
Il Re Demone, intanto, aveva convocato Shimi.
“ Voglio che fai amicizia con la Principessa Yui. Vai” le aveva ordinato.
Improvvisamente, Re e Cavaliere, a chilometri di distanza, sentirono qualcosa al petto. Portandosi la mano al cuore, persero i sensi. Il Re si lasciò scivolare sul letto, mentre il Cavaliere cadde al suolo.
“ Portiamolo alla locanda” sentenziò Kenma, fissando Aone che solleva Hajime come fosse un fuscello e lo portava sulla schiena “ Tobio, Shoyo, quanto tempo volete stare ancora abbracciati, voi due?” concluse con una lieve nota di stizza
Arciere ed eroe si staccarono imbarazzati, e Kageyama tirò un pugno in testa al compagno.
“ Non farmi preoccupare, razza di idiota!”
“Ahia! Kageyama, stupido! Mi fai male!”
Kenma sospirò, e fece segno ad Aone di incamminarsi, mentre gli altri due li seguivano.
Kuroo, intanto, aveva assistito a tutto, e con una sfera di cristallo tra le mani, anche a ciò che era successo ad Oikawa.
“Kenma, credi davvero di farcela? Ho una carta che ho già giocato e che sta per fare la sua mossa da sola”


Intanto, al castello arrivò una lettera, che Nishi pensò bene di portare al Sovrano, lasciandogliela vicino, credendolo addormentato.
Ushijima Wakatoshi aveva perso la vita insieme alla sua scorta in una delle zone più impervie della parte ovest del regno.

   
 
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