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Autore: Ilenia_Pedrali    06/08/2016    2 recensioni
Clarke e Bellamy sono vicini di casa e non si sopportano. Tuttavia c'è qualcosa che li lega, qualcosa che nemmeno loro riescono a spiegarsi e che riguarda il loro passato e i loro demoni interiori.
Fanfiction tutta Bellarke!
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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11.
 
Clarke si paralizzò di fronte al corpo nudo, e perfetto, di Raven. Mentre sentiva una rabbia feroce prendere possesso della sua mente, Bellamy uscì dal bagno, con solo dei boxer addosso, asciugandosi i capelli.
Appena si rese conto della situazione, si voltò verso Clarke.
«Clarke! Ferma, non è come pensi» esclamò, guardandola implorante affinché lei capisse.
La ragazza si limitò a guardarlo, i pugni talmente stretti da aver fatto diventare bianche le nocche. Lo sguardo era feroce ma impassibile.
«Davvero Clarke, non è come pensi» si scusò anche Raven, le mani in segno di resa, consapevole di essere al centro di un bel casino.
«Buona serata» disse semplicemente Clarke, senza mai staccare gli occhi dal ragazzo, «Non voglio vederti mai più» aggiunse, chiudendo la porta dietro di sé con un tonfo.
 
Bellamy rimase immobile a guardare la porta per qualche secondo prima di precipitarsi fuori.
«Clarke!» gridò, «Fermati! Ti prego, aspetta! Lasciami spiegare!»
Ma per quanto avesse fatto in fretta, si ritrovò ad urlare contro una porta chiusa.
«Clarke, stai fraintendendo tutto! Non ho fatto niente, te lo giuro!»  gridò, battendo un pugno sulla porta.
«Ah quindi Raven ci è finita per sbaglio nuda nel tuo letto?» sbraitò Clarke dietro la porta chiusa, sentendo le lacrime riempirle gli occhi.
Un’altra delusione. Da Bellamy, poi. Perché? Si sentiva così ferita, nonostante la loro storia fosse all’inizio di tutto ancora.
«Clarke, fammi entrare, ti prego. Lasciami spiegare»
«Vattene Bellamy»
«Clarke…ti prego»
La ragazza si stava trattenendo a stento dall’aprire la porta. Per quanto fosse infuriata, non riusciva a credere che Bellamy potesse aver fatto una cosa del genere, non dopo le giornate appena trascorse e il modo in cui il ragazzo la guardava.
Ma d’altra parte… come spiegare quella scena appena vista? Lui appena uscito dalla doccia, lei nuda sul letto. Sembravano una coppia, perfetta per giunta.
Non voleva parlargli adesso, non poteva proprio.
«Vattene Bellamy» ripeté, anche se con meno convinzione della volta precedente.
Lui sembrò percepire qualcosa e si arrese.
«Ok Clarke… ma non ti libererai di me così facilmente»
E la ragazza sentì i suoi passi allontanarsi.
 
Il giorno seguente, calde lacrime continuavano a bagnarle le guance. E lei si odiò perché non riusciva a sopportare la propria debolezza, neanche quando era lei l’unica ad assistervi.
Eppure con Bellamy ti sei mostrata fragile.
La vocina nella sua testa si sentì in dovere di farle notare quel particolare.
Doveva sfogare la sua rabbia e il suo dolore.
Si rifugiò in camera sua, dove afferrò un bloc-notes e dei pastelli. Si sedette alla finestra, come era solita fare nelle sue tante notti d’insonnia, come quella appena trascorsa, e si immerse nell’arte.
Disegnò suo padre, il tramonto che avvolgeva il fiume, una ragazza in lacrime… e Bellamy. Non se ne rese conto fino a quando non vide delinearsi il suo profilo e non vide la matita nera concentrarsi sui suoi occhi scuri.
Bellamy Blake.
Si voltò verso la casa del ragazzo e con sua grande sorpresa lo vide appollaiato alla finestra, lo sguardo rivolto a lei. Era uno sguardo deciso, rifletté, non uno sguardo disperato o colpevole. E Clarke aveva imparato a cogliere le emozioni del ragazzo grazie ai suoi sguardi.
Improvvisamente però Bellamy sparì e dei colpi alla porta le annunciarono la sua presenza.
Si precipitò di sotto.
«Clarke» la voce di Bellamy risuonò forte e decisa, «Aprimi, per favore»
Stavolta la ragazza si decise. Appena aprì la porta però Bellamy l’aveva stretta a sé, le sue labbra già contro le sue. La baciò con tale slancio da farla rientrare in casa.
Clarke si spostò da quelle labbra e fece per parlare ma lui la zittì, anticipandola:
«Clarke, è dal primo momento in cui ti ho vista che desidero stare con te… secondo te rovinerei tutto per Raven? Siamo stati a letto insieme, è vero, ma non è più successo, te lo giuro. Lei si è presentata da me perché ha saputo della mia promozione e voleva festeggiare. Si è presentata nuda nel mio letto, ma non l’ho toccata. Lei non sapeva che io stessi con qualcuno e appena l’ha saputo se ne stava andando. Credimi Clarke, non potrei neanche pensare di stare con un’altra persona, sei nella mia testa 24 ore al giorno. Sei tu quella che voglio, il sesso facile non mi interessa più»
Clarke rimase in silenzio, soppesando le parole del ragazzo con estrema attenzione.
«Come faccio ad essere certa che tu non mi stia mentendo? O che tu non mi stia facendo questo bel discorsetto solo per scopare con me?» domandò, fredda.
«Devi solo fidarti di me, Clarke, per quanto difficile possa essere. A me interessi solamente tu e ti assicuro che non dico mai cose del genere»
La ragazza continuò a fissarlo intensamente, per cui il ragazzo si sentì improvvisamente denudato e senza difese, come se lei gli leggesse dentro.
«Ok… ti credo» sentenziò infine.
Il cuore di Bellamy fece una capriola.
«Ottima scelta, Principessa» disse sorridendo.
Poi le si avvicinò lentamente per baciarla, ma Clarke si scostò.
«Promozione?» domandò accennando un sorriso.
«Sono il detective Blake ora, signorina» esclamò lui ridendo, sollevato.
«Complimenti… Detective Blake» gli sorrise Clarke.
Lui fece per baciarla di nuovo, ma lei si scostò ancora una volta.
«Non così in fretta Detective» lo canzonò.
«Cosa devo fare per convincerti?» le chiese, un sopracciglio alzato e le braccia incrociate al petto.
«Mmmmm, non lo so. Ci vorrebbe qualcosa di speciale» disse Clarke, fingendo di essere profondamente concentrata.
Nel profondo, aveva creduto subito a Bellamy, ma preferiva tenerlo un po’ sulle spine, onde evitare di immergersi completamente in lui dopo così poco tempo.
«Basta una settimana alle Maldive?»
Clarke per poco non si slogò la mascella per quanto la spalancò.
«Come scusa?» domandò, sconvolta.
«È il premio per essere diventato Detective. Mi hanno offerto un viaggio di una settimana e mi hanno chiesto chi avrei voluto al mio fianco e… beh, ho scelto te» mormorò Bellamy, improvvisamente sulle spine.
La mascella di Clarke quasi toccava terra. Poi si rese conto che così non sarebbe sembrata affatto attraente, per cui si affrettò a richiuderla.
«Hai scelto me? Davvero? Non Octavia?» domandò, scossa e lusingata.
Il ragazzo si avvicinò, le mani le accarezzarono il volto arrossato.
«Voglio te, Clarke» le confidò, semplicemente.
La ragazza non sarebbe stata in grado di spiegare l’onda di emozioni che la travolse in quel momento. Aveva paura, tanta. Di cedere il suo cuore a quel ragazzo che sembrava così perfetto per lei. E il fuoco che sentiva dentro? Quello era di tutt’altra origine.
Clarke era una ragazza cerebrale e razionale, tutt’altro che istintiva. Soppesava ogni parola, ogni emozione con la dovuta cautela. Per cui si stupì di sé stessa quando si sentì baciare quel ragazzo stupendo con tale foga da farlo barcollare.
Lui era Bellamy. Non le avrebbe fatto del male, non l’avrebbe ferita. E lei ci credeva.
 
 
Molto più tardi, Bellamy la guardava disegnare con aria pensosa e stanca. Non doveva aver dormito molto, pensò, sentendo una fitta di colpa.
«Stai bene?» le chiese.
Clarke alzò la testa bionda dal foglio e sorrise mestamente:
«Si, tutto ok. Credo» rispose, imbarazzata.
«Com’è andata con tua madre?»
Il sorriso di Clarke svanì.
«Non troppo bene… sai, lei e Markus si sposano» snocciolò.
«Sul serio?»
«Si ma niente di che, davvero» tentò di minimizzare lei con la mano.
«Non penso sia una cosa da niente, Clarke»
Lei scosse la testa e Bellamy capì che l’argomento era chiuso. Lei si era chiusa a riccio, nonostante avesse condiviso quella notizia con lui. Doveva essere molto dura per lei, immaginare la madre con un’altra persona e non con suo padre.
La corazza di Clarke si presentava con una regolarità imbarazzante quando si trattava di suo padre, di questo Bellamy era consapevole. E giurò a sé stesso che l’avrebbe amata al punto da concederle di aprire quella corazza a lui e di consentirgli di sostenerla.
Anche lui aveva i suoi demoni, però. E sentiva che condividendoli lei lo avrebbe fatto sentire meglio e l’avrebbe trasformato in un uomo migliore.
Con quei pensieri le si avvicinò e le sfiorò le labbra con un bacio, inspirandone il profumo.
«Sono qui» le disse, e tutte le promesse sembravano già sancite.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti :D
Scusate il ritardo ma ho avuto davvero pochissimo tempo a disposizione!
Grazie a tutte le persone che hanno scoperto questa storia, a chi la sta leggendo da un po’, a chi mi fa sapere che ne pensa! Grazie di cuore, spero che la mia storia possa continuare a piacervi!
Vi abbraccio,
Ile
   
 
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