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Autore: kaitoary    08/08/2016    1 recensioni
DESTIEL AU
Come reagiresti se l'amore della tua vita all'improvviso ti lasciasse? E se quest'ultimo dopo aver incontrato Dio fosse così tanto testardo e insistente da riuscire a convincerlo dell'inimmaginabile? Dean e Castiel stanno insieme da due anni, quando la vita di uno dei due viene brutalmente interrotta a causa di un incidente, grazie alla sua insistenza però questo riesce a tornare sulla Terra nel corpo di un giovane dagli occhi blu. Non avendo nessuno ricordo della sua vita passata riuscirà Castiel a tirar fuori Dean dall'inferno in cui sta vivendo?
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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Ma cosa diavolo? 

Sentiva una leggera pressione sulla sua guancia, come se qualcuno lo stesse toccando.
Nonostante i suoi occhi fossero gonfi, cercò di aprirli un po' di più, cercando di capire cosa stesse succedendo. Non c'era nessuno. 
Ma allora cos'era quella sensazione. Proprio lì, sulla guancia, sentiva il calore di qualcuno. Al pensiero della possibile risposta sentì uno strano formicolio percorrergli tutto il corpo.
I suoi occhi si riempirono nuovamente di lacrime.

Non è possibile. Non può accadere. I fantasmi non esistono. 

Eppure nonostante cercasse di dare una spiegazione logica a quello che stava provando, nel suo cuore sapeva, o per meglio dire voleva credere che la risposta fosse una sola.
Si ritrovò a fissare lo spazio davanti a sè ma, a parte il muro della cucina, non riusciva a vedere nulla. 
"Cas" provò a chiamarlo.
Si sentiva uno stupido a credere che il suo ragazzo potesse essere lì, insieme a lui, nella loro casa ma, ormai cos'altro aveva da perdere. 

"Castiel, ti prego...se sei tu, fa qualcosa"

**

Castiel. Questo è il mio nome.
All'improvviso si ricordò non solo delle persone che lo avevano circondato in vita, ma anche di chi fosse lui prima. E fu in quel momento che una verità sconcertante lo colpì. 
Io sono morto. Dean piange perchè io non ci sono più.
Sentì nuovamente quel dolore che gli affliggeva il petto. Com'era possibile che fosse morto? Come aveva potuto lasciare da solo Dean? 
Il suo Dean. 

Doveva fare qualcosa, qualsiasi cosa per fargli capire che non sarebbe rimasto da solo, che lui lo avrebbe protetto e osservato per il resto della sua vita. 
Guardò gli occhi del ragazzo, che si stavano nuovamente riempendo di lacrime. La sua mano era appoggiata sulla sua guancia, ma questo non era abbastanza. 
Voleva fargli capire che era lì con lui. 

Si avvicinò al ragazzo e lo abbraccio.
Sentì il corpo del ragazzo sussultare mentre lo toccava, forse aveva paura. Così appoggio la sua testa sopra la spalla del ragazzo, si girò verso il suo orecchio e disse: "Sono qui. Sono con te, e non ti lascerò mai".
Il ragazzo rabbrividì non appena Castiel ebbe pronunciato quelle parole ma, prima che lui potesse fare qualcosa per calmarlo, sentì una voce lo chiamava.

"Castiel, Castiel, Castiel."

Quella voce continuava a chiamarlo. Era forte e potente, e Castiel si sentì rabbrividire a forza di sentirle pronunciare il suo nome. 
In un qualche modo sapeva che non poteva farla attendere.  
Sapeva che, se ti stava chiamando, bisognava rispondere immediatamente. 

Si staccò dal ragazzo ma, ancora prima che potesse vedere come stava, se il suo abbraccio lo avesse consolato o meno, si sentì come risucchiato all'indietro da una forza invisibile. Venne allontanato da Dean senza che potesse fare nulla. 
Non voleva, non ancora. L'aveva appena ritrovato.

Il distacco così violento dal suo ragazzo gli fece venir voglia di ignorare la voce che continuava a chiamarlo. Voleva solo urlare contro tutta quella paura e quel dolore che aveva sentito stando vicino a Dean.
Così quando si ritrovò di nuovo su quell'enorme prato in cui aveva passato, anzi no, sprecato Dio solo sa quanto tempo, gli venne voglia di correre e di urlare e, anche se poco ambientalista, di distruggere tutto. 
Quelli stupidi alberi, l'erba, il cielo, era tutto dannatamente perfetto e questo lo faceva sentire peggio. Voleva che tutto intorno a lui tutto si adeguasse con il suo stato d'animo. Voleva che tutto fosse distrutto, a pezzi e rovinato. 
Ma prima che potesse anche solo muovere un muscolo, quella voce lo chiamò di nuovo.

"Castiel, cosa sono tutti questi sentimenti? Tu sei morto, sei in paradiso. Devi calmarti, Castiel". Il suono di quella voce gli fece cambiare obiettivo.
Se c'era qualcosa che adesso voleva distruggere era quella stupida voce.

"Il paradiso? Questo per te è il paradiso? Le persone sulla Terra soffrono,  si disperano e io dovrei starmene qui a cantare con gli uccellini?! " Castiel non ce la faceva proprio a sopportare quelle cavolate, cioè solo perchè si trovava in paradiso avrebbe dovuto calmarsi e dimenticarsi di Dean.
"Che cosa mi avete fatto? Perchè non riuscivo più a ricordarmi di Dean? Chi diavolo sei?"

"Credo che quello non sia il modo corretto per rivolgersi a me, ma d'altro canto voi umani avete questa tendenza a lasciarvi andare ai vostri istinti, per cui per adesso ci passerò su. Ma, Castiel, devi capire che tu non sei più un umano."
Quella strana voce rispose alle urla frenetiche di Castiel parlando in modo costante e lento, come se avesse ripetuto quelle parole molte volte prima di allora.

Castiel cercò di calmarsi, doveva ancora assimilare quello che gli era stato appena detto. Non sono più un umano? E allora cosa sono? Beh, forse ci sarei potuto arrivare anche da solo ma...la cosa non ha senso. Io sono un umano, lo sono sempre stato, non posso mica smettere così da un momento all'altro.

"Ma non è stato da un momento all'altro. Dopo che sei morto, hai impiegato molte settimane per ritrovare il tuo stato di pace iniziale, quello di poco fa era solo un episodio isolato, hai tutto il tempo per ritrovare quello stato adesso".
Quella voce aveva parlato di nuovo e sembrava aver risposto ai suoi dubbi, eppure Castiel non aveva parlato. Quelli di poco fa erano stati solo pensieri, non parole.

"Non hai bisogno di parlare, Castiel. Io so tutto quello a cui pensi."

Cosa? Alla faccia della privacy! Questi pensieri colpirono Castiel, prima che potesse rendersi conto che ormai erano di dominio pubblico.

"Non c'è bisogno di privacy quando gli unici pensieri nelle mente degli spiriti è pace e armonia."

"Spiriti? Io sono uno spirito?" Castiel non capiva più nulla. Continuava a avere mille domande che gli frullavano per la testa, e più risposte otteneva, più domande gli nascevano spontanee.

"Sì, Castiel. Tu sei uno spirito, hai ancora qualche tendenza umana ma, sei decisamente uno spirito. Col tempo riuscirai a liberarti di tutti quei pesi mortali. In realtà ero abbastanza fiducioso nelle tue potenzialità, almeno fino a quando non ti sei lasciato trasportare dal dolore di quell'umano. A quanto pare il tuo vincolo con lui è più forte di quel che pensassi. Ora devi solo assicurarti che non succeda più, non devi più farti richiamare più nel suo mondo."
Adesso era proprio arrabbiato.
Come diavolo si permetteva di usare quello stupido tono di voce monotono, manco stesse elencando gli elementi della tavola periodica, mentre parlava (anzi insultava) il suo ragazzo.

"L'umano? Pesi mortali? Come diavolo ti permetti? Io non mi libererò mai dei ricordi di chi ero, okay? Non m'interessa nè la pace nè l'armonia eterna, io voglio solo potermi assicurare che Dean stia bene."

"Ma lui starà bene. Vivrà la sua vita e, quando sarà giunta la sua ora, verrà qui, insieme a te. Accadrà prima di quando tu possa immaginare. Quando quel momento arriverà, verrete uniti nuovamente e a te sembrerà che siano passati solo pochi istanti da quando abbiamo avuto questa conversazione."

"Ma per lui non sarà così! Nel frattempo lui soffrirà a causa mia! Non m'importa se per me il tempo sarà insignificante, a me importa solo di Dean. Si può mai sapere chi diavolo sei, per essere così egoista e manipolatore? Come cavolo fai a fregartene del dolore degli altri? Come puoi anche solo pensare che per me sarà soddisfacente restarmene a fissare le nuvole mentre l'amore della mia vita soffre le pene dell'inferno?!"

"Ancora non hai capito, Castiel? Io sono Dio, e non me ne 'frego', ma devi capire che quello che Dean sta affrontando è qualcosa che deve sconfiggere con le sue sole forze. Non ho nulla contro di te o contro di lui, ma io non posso fare nulla al riguardo. Nè puoi tu. Noi staremo qui, ad aspettare che tutto quello che accade nella Terra trovi una soluzione spontanea. L'unica cosa che puoi fare è attendere. Attendere e sperare che il tuo ragazzo ti raggiunga quando verrà la sua ora."
Questa fu la prima volta in cui quella voce parlò con una qualche specie di sentimento.
Le sue parole erano state più incerte e, Castiel poteva giurare di averlo sentito fare qualche pausa di tanto in tanto, come se stesse cercando le parole giuste da dire. Ma Castiel, nel frattempo, le parole giuste le aveva sentite.

"Che vuol dire sperare? Prima mi avevi detto che dovevo solo aspettare, e ora mi dici che dovrei sperare".
A questo punto la voce non rispose. 
Castiel si guardò intorno, rendendosi conto solo allora che fino a questo momento aveva parlato con una voce che non aveva nè un corpo nè un volto.
 
"Allora?! Come funziona? Tu puoi leggere tutti i miei pensieri, ma per me non vale il contrario? Non avevi detto che non c'era privacy in paradiso? Che vuol dire, forse non sono l'unico a non avere in testa solo pace e armonia, giusto?"
In un certo senso Castiel si sentiva in parte colpevole a rivolgere certe parole a Dio (cavolo, sto realmente parlando con Dio!), forse a causa della sua educazione cristiana, ma ora non poteva tirarsi indietro, non se questo significava lasciare da solo Dean. Se poteva finire in un posto diverso dal paradiso, di certo quello non sarebbe stata l'Europa. 
E se il suo ragazzo avesse fatto qualche follia, se in un qualche modo si fosse assicurato un biglietto per i piani inferiori? 
Oh Dio, nella Bibbia non si dice che chi si suicida finisce all'inferno? Cavolo, non ricordo, ma se fosse così. E se con il mio gesto di poco fa, avessi dato a Dean il messaggio sbagliato? E se lui fosse già...morto? NO,NO,NO.... Non può essere. Ma in fondo io che ne so. Non so neanche quanto tempo è passato.

"Calmati. Il tuo ragazzo sta bene". La voce era tornata. 

Sembrava leggermente scossa, come se tutto ciò che Castiel gli avesse detto prima l'avesse leggermente offesa. "E se vuoi saperlo, il tuo gesto l'ha turbato non poco, ma non ha intenzione di commettere nessun gesto sconsiderato. In un modo che non riesco a capire, sta pensando che poter sentire nuovamente la tua presenza al suo fianco è una ragione più che valida per continuare a vivere".
Al sentire quelle parole, Castiel avrebbe pianto se solo avesse potuto  ma, tutto quello che riuscì a manifestare fu un sorriso di sollievo.

"Ma non capisci? Non è quello il motivo per cui dovrebbe voler vivere. Noi restiamo qui per un motivo, non dobbiamo sconvolgere le vite degli umani. Ti potrà sembrare strano detto da un 'essere così egoista e manipolatore' ma, gli essere umani hanno libero arbitrio. Possono scegliere quello che ritengono meglio per loro e noi non dobbiamo condizionare le loro scelte. Come credi si sentirà il tuo ragazzo quando, tra due mesi, tu non gli avrai più fatto sentire la tua presenza?"
A queste parole Castiel raggelò. Non ci aveva proprio pensato, in quel momento la cosa più normale per lui era stato pensare che sarebbe sempre stato al suo fianco. 

"E allora cosa dovrei fare? Abbandonarlo? Lasciare che se la cavi da solo? No, non posso. Ti prego fammi tornare giù, solo per dirgli, per spiegargli quello che hai spiegato a me". Castiel non sapeva neanche cosa stava dicendo, le parole gli erano semplicemente uscite da sole. Capiva da sè, che non era una cosa giusta e che la risposta sarebbe stata negativa ma, cos'altro poteva fare.

"Sai bene che non posso permetterlo. Un'altro incontro del genere sarebbe troppo per lui. Rischieresti solo di confonderlo ancora di più".
Castiel rimase in silenzio. Non sapeva più cosa dire. Si sarebbe volentieri lasciato cadere su quel prato cercando di non pensare più a nulla ma aveva paura che, se lo avesse fatto, avrebbe dimenticato Dean per sempre.

"Ora, se vuoi scusarmi ho altre faccende di cui occuparmi". Detto questo la voce sparì, ma a Castiel ora come ora, poco importava.
Si lasciò lo stesso cadere, si sdraiò sull'erba ma, invece di non pensare, incominciò a ricordare tutto quello che poteva su Dean. 

Il suo volto gli venne immediatamente alla mente.
Era così bello, occhi verdi e capelli biondo cenere corti con un piccolo ciuffo davanti che teneva sempre su con del gel.
Quel adorabile sorriso che spuntava sempre sulle sue labbra e che avrebbe saputo rubare il cuore anche a una suora. 
Il suo viso.
Quel viso su cui aveva visto spuntare ogni tipo di espressione, come quando aveva messo in lavatrice i suoi maglioni di lana e questi erano usciti così piccoli da poter essere indossati solo da una bambola. Aveva tirato sia spalle che mani in alto come per dire: Non ho la più pallida idea di quello che sia successo, mentre le sue sopracciglia si erano alzate quasi a toccare l'attaccatura coi capelli, e sul volto si era dipinto un'espressione di finto innocente che era semplicemente adorabile.
Castiel aveva provato ad arrabbiarsi (era la terza volta che Dean  lavava i panni e i danni erano sempre peggiori) ma non c'era semplicemente riuscito. Così trattenendo a stento le risate si era avvicinato con volto impassibile e, quando si era trovato a pochi centimetri da lui, lo aveva baciato sorprendendo l'altro.
Era stato un bacio semplice, solo labbra che si sfioravano, ma era proprio questo che ora lo faceva soffrire di più. Tutto quello che aveva costruito con Dean, ogni cosa, ogni piccolo gesto quotidiano era sparito. Era tutto perso ormai, niente sarebbe più tornato. Si strofinò gli occhi, cercando di asciugare le lacrime che cominciavano a fare la loro comparsa. 
Ma guardati Castiel, ti trovi in paradiso, nel posto che milioni di persone sognano di poter vedere e raggiungere, e cos'è che fai? Piangi?
In un qualche modo riuscì anche a immaginare quello che Dean gli avrebbe risposto. Avrebbe roteato gli occhi e con aria teatrale avrebbe detto che qualsiasi posto dove non c'era lui era, ovviamente, deprimente.
Castiel si ritrovò a ridere pensando a lui mentre diceva quelle cose.
Le lacrime caddero dal suo volto.

"Castiel?"
La voce di Dio era tornata. Castiel si alzò e si guardò intorno, ricordandosi solo dopo che era inutile. 
"Tu stai...piangendo?"  
Ma che domande erano? Adesso non si poteva neanche più essere tristi.
E poi Castiel capì. Lui non poteva piangere, non lì. Era uno spirito e gli spiriti non piangevano ma, si toccò rapidamente le guance, erano bagnate. Quelle erano proprio lacrime.
"Perchè piango? Credevo non fosse possibile..."

"La tua parte umana è più forte di quello che credevo. Potrebbe essere un problema.Devi cercare di controllarla, può essere un grosso problema per gli altri."

"Altri? Quali altri? Io non vedo nessuno, e poi che vuol dire controllarla? Ora non posso più nemmeno essere triste?"
Castiel non riusciva proprio a capire, come si fa a chiamare paradiso un luogo con così tante regole? Un luogo dove potevi provare solo quello che volevano loro.

"Il luogo in cui ti trovi ora è una sorta di sala d'attesa, diciamo che non sei proprio nel 'paradiso paradiso'. Hai a disposizione un po di tempo da trascorrere qui per prepararti, per calmare i tuoi istinti, ma poi dovrai entrare. E lì non potrai lasciarti andare. Te l'ho già detto solo pace e armonia." 

"Pace e armonia? E come dovrei fare? Dimenticandomi di Dean? Neanche per sogno. Non è colpa mia! Sei stato tu a dirmi che forse non lo rivedrò mai più". 
Era proprio così, non era completamente colpa dei suoi istinti, se solo Dio non gli avesse detto quelle cose, forse col tempo Castiel sarebbe riuscito a farsene una ragione, ma adesso come poteva?

"Le probabilità che non vi rivediate sono molte basse, quasi zero. Stai calmo Castiel, e continua a sperare, prima che te ne accorga sarete di nuovo insieme".
La voce aveva assunto di nuovo quel tono pacato e distante, segno che stava nuovamente leggendo il suo copione, ma Castiel non si sarebbe più lasciato ingannare.

"Già, adesso dici così, ma prima ti è sfuggita la verità! Non posso accettare tutto questo, non voglio. Questo posto, le sue regole, non le capisco...ti prego, riportami sulla Terra."  
L'aveva fatto. L'aveva detto. Quello a cui aveva pensato non appena aveva visto Dean ma che, in cuor suo sapeva essere una richiesta troppo egoistica e folle. Eppure adesso quelle parole gli erano sfuggite e non se le sarebbe rimangiate per nulla al mondo.

"Castiel, anche se volessi non posso. Lo sai, un altro incontro con te e Dean ne resterebbe sconvolto."

"Non era quello che intendevo." Com'era possibile che non capisse. In fondo, Castiel ci aveva pensato fin da subito. Che Dio volesse che lui gliene parlasse in modo chiaro e conciso.

"E che cos'è che intendevi?"

"Fammi tornare sulla Terra...in un corpo. Uno qualsiasi però, ti prego voglio potermi assicurare che Dean stia bene".
Ora che lo aveva detto, le opzioni erano solo due secondo Castiel.
Uno, lo avrebbe fulminato per aver anche solo osato chiederglielo. Due, lo avrebbe ignorato.
Beh, forse c'era anche tre, in cui lo avrebbe deriso ma, Dio non sembrava il tipo da poter anche solo abbozzare un sorriso.

"è davvero questo che desideri?"

"Sì".
Il fatto che la conversazione continuasse così come se niente fosse, metteva Castiel in agitazione. Perchè mai Dio avrebbe dovuto concedergli quello che stava chiedendo.

"La reincarnazione è concessa a pochi. A coloro che nella vita hanno compiuto atti di grande amore e che possono, volendo, tornare per continuare a migliorare il mondo, oppure a coloro che dopo molto tempo passato in paradiso mi danno prova delle loro buone intenzioni e del loro cuore. Tu non appartieni a nessuno dei due gruppi, dunque perchè dovrei concederti questo onore?" 
C'era il trucco allora.

Castiel ci pensò su per un momento.
In effetti non trovava davvero un valido motivo per cui potesse essergli  concesso un simile onore. Naturalmente tutti quelli che si reincarnavano lo facevano per un qualche motivo degno di nota, qualcosa che avrebbe potuto cambiare l'intera sorte dell'umanità, allora perchè lui? 
Sapeva che Dio stava attendendo una sua risposta e, stava quasi per arrendersi quando gli venne in mente l'unica persone per la quale non poteva farlo.
Dean.
Forse l'avrebbe dimenticato, forse sarebbe stato mandato all'inferno ma, non poteva arrendersi. Doveva rischiare tutto per lui.

"Tu dici che qui c'è solo pace e armonia eterna. Io ti sto chiedendo di tornare sulla Terra, dove sai benissimo  quello che c'è. Non voglio una vita intera per cambiare tutto, ma solo pochi istanti per vedere Dean, poi potrai anche inviarmi all'inferno. Chiedi un atto di grande amore. Non oso paragonarmi a quelli a cui tu ti riferisci ma, il mio è lo stesso un atto di amore".
Cercò di utilizzare il tono di voce più umile e educato possibile, un enorme cambiamento se considerato che fino a pochi istanti prima lo aveva praticamente insultato.

"Pochi istanti? E poi indipendentemente da tutto quello che può o meno essere successo, tornerai qui senza causare altri problemi".

"Sarò lo spirito modello del mese per ogni mese che verrà". Non sapeva se Dio avesse o meno senso dell'umorismo ma, se c'era una cosa che Dean gli aveva insegnato era che, ogni tanto, fa bene a tutti ridere.

"Ami davvero così tanto questo ragazzo, da mettere a repentaglio il destino della tua anima?"

"Sì".

"Visto che in parte è colpa mia, ti concedo una sorta di reincarnazione. Non tornerai nelle sembianze di un neonato come avviene di solito, ma ti occuperai di un corpo con cui sto avendo qualche problema.
C'è uno spirito che è preoccupato per il suo corpo mortale, è rimasto coinvolto in un incidente e lui ha preferito lasciarsi indietro tutto ma, i medici continuano a mantenere in vita il suo corpo. I costi sono molto elevati e la sua famiglia non può permetterseli. Se vuoi puoi prendere il suo corpo, una volta che lo avrai occupato l'energia che hai assorbito da quando sei arrivato qui servirà per ripararlo, così tu potrai tornare e l'altro spirito potrà finalmente riposare in pace".


"Ma non sarebbe scorretto far credere alla sua famiglia che lui è tornato in vita?"
Se Dean stava soffrendo, sicuramente quella famiglia stava provando lo stesso, come poteva lui arrivare ed andarsene senza tener in conto i loro sentimenti. Una cosa del genere sarebbe stati quasi al pari di una possessione demoniaca, sempre che queste esistessero.
Ora come ora Castiel non aveva troppe difficoltà a credere a qualsiasi cosa, persino al coniglietto di Pasqua.

"Ma tu non ricorderai nulla, per loro ma anche per la tua coscienza, tu sarai realmente quell'uomo, e in ogni caso come hai detto tu sarà solo per pochi istanti, dopo il corpo perderà nuovamente energia vitale quando il tuo spirito tornarà qui". Castiel provò a controbattere ma Dio lo precedette. "Se davvero confidi nell'amore che nutri per quell'uomo, non dovrebbero esserci problemi, giusto?"
Castiel non era nella posizione di poter rifiutare.
Ci pensò qualche istante ma alla fine sapeva già cosa rispondere. "Accetto, ma vorrei sapere quanto tempo avrò a disposizione".

"In nome del tuo atto di amore, ti concedo due anni. E prima che tu possa rispondere, sappi che per me due anni sono realmente pochi istanti. Allora sei pronto?"

Non aveva capito che tutto si sarebbe svolto in quell'istante.
Chissà perchè si era aspettato una specie di strana cerimonia dove gli avrebbero detto che era degno o cose del genere, ma a quanto pare non ce n'era bisogno.
Dean sto tornando pensò, pur sapendo che era di dominio pubblico.

La risposta invece la diede forte e chiara. "Certo."

"Bene. Ora chiudi gli occhi".

Castiel obbedì ma prima che potesse accadere qualcosa Dio parlò di nuovo.
"Mi sento obbligato a dirti che potresti non fare ritorno qui, tutto dipende dalle scelte che farai, lo capisci vero?"
Castiel mantene gli occhi chiusi. "Lo capisco...ma vorrei porti una domanda prima di andarmene".
Ma che diavolo stava facendo? Sul serio voleva sembrare stupido fino a questo punto?

"Dalla tua voce non si capisce ma..." non sapeva bene come porre la domanda senza sembrare un perfetto idiota "..tu sei" non sapeva neanche perchè volesse saperlo, cioè cosa mai sarebbe cambiato per lui, però sapere che forse non avrebbe mai conosciuto la risposta lo fece proseguire"...un uomo o una donna?"

Uno strano silenzio calò tra loro. Castiel non sapeva come interpretare la cosa e aveva appena iniziato a preoccuparsi di quello che aveva appena osato chiedere quando qualcosa interruppe i suoi pensieri.

Era Dio che rideva.
Non credeva fosse possibile, ma la sua risata era vera e riscaldava l'animo di Castiel. 

"Questo te lo dirò se mai tornerai da me, ma devi sapere che la maggior parte di voi che mi pone questa domanda resta scioccato dalla risposta".
Castiel sorrise, cercando di pensare a quale delle due risposte per lui fosse la più ovvia, ma prima che potesse anche solo porsi la questione, sentì una corrente attraversare il suo corpo. 

Divenne tutto buio e silenzioso, poi all'improvviso sentì un dolore al petto e una voce in lontananza.
Sembrava che qualcuno si fosse seduto sopra la sua cassa toracica.
Ancora e ancora. Premeva e poi si allontanava, solo per ricominciare il tutto qualche istante dopo. Poi senti bene la voce, diceva : "Libera!"





Da quel momento in poi Castiel non si ricordò più nulla.




















Mi pequeño rincòncito:
Allora credo di dovervi qualche spiegazione. 
Prima di tutto la questione delle lacrime e degli spiriti. Nel prologo Castiel si rende conto di non aver bisogno di respirare né tanto meno di dormire perchè era (senza che lo sapesse) uno spirito, e allo stesso modo non può piangere perchè fa sempre parte delle funzioni corporee che sono condizionate dalle "debolezze umane" per così dire. Non so bene come spiegarlo -.-"
Secondo punto la domanda davvero stupida e che non c'entra assolutamente nulla con la storia, scusate ma volevo assolutamente metterla. Abbiate pietà ma non so chi tempo fa mi mise la pulce nell'orecchio e boh, volevo che anche Castiel avesse la stessa pulce.
Terzo, non so se sono riuscita a farlo capire dal capitolo, ma Castiel viene prima catapultato sulla Terra a causa dei forti sentimenti di Dean che lui, grazie al suo amore riesce a sentire. Quando la voce lo richiama, lui si distrae (per così dire) e quindi Dio riesce a riportarlo di nuovo in paradiso.
Ultimo ma non meno importante, mi prostro ai vostri piedi chiedendo perdono per eventuali errori ma ho riletto la storia così tante volte che potrei recitarla a memoria, per cui alcuni errori proprio non li vedo. Perdon!!!
Ultimo per davvero, ringrazio chiunque abbia avuto la pazienza di leggere la storia e spero vi sia piaciuta fin'ora.  
Se avete altre domande visto che sono una capra a spiegare quello che ho in testa, chiedete pure ;)
Alla prossima, Ariana
   
 
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